seleucia al tigri le terrecotte figurate
Transcript
seleucia al tigri le terrecotte figurate
Monografie di M E S O P O T A M I A XVI CENTRO RICERCHE ARCHEOLOGICHE E SCAVI DI TORINO PER IL MEDIO ORIENTE E L’ASIA MISSIONE IN IRAQ VI ROBERTA MENEGAZZI SELEUCIA AL TIGRI LE TERRECOTTE FIGURATE DAGLI SCAVI ITALIANI E AMERICANI Prefazione di Antonio Invernizzi volume I LE LETTERE FIRENZE In copertina: Figura femminile nuda dagli scavi italiani (2.S103). Copyright © 2014 by Casa Editrice Le Lettere - Firenze ISBN 978 88 6087 554 9 ISBN e-book 978 88 6087 891 5 www.lelettere.it Stampa: Tipografia ABC - Sesto Fiorentino (FI) - Settembre 2014 PREFAZIONE Le campagne di scavo effettuate a Seleucia al Tigri tra il 1964 e 1976 e tra il 1985 e il 1989 dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e lAsia hanno portato allacquisizione di reperti straordinariamente abbondanti per tre classi di materiali: ceramica, glittica e coroplastica. Se la quantità della documentazione ceramica, sia per quanto riguarda i vasi interi sia per i frammenti, può rientrare nella media della produzione mesopotamica, la ricchezza e la qualità delle testimonianze della glittica e della coroplastica costituiscono invece un caso raro nella Mesopotamia seleuco-partica. Per la glittica si tratta della fortunata scoperta delledificio degli Archivi cittadini e del suo straordinario contenuto di migliaia di sigillature dargilla, oggetto della pubblicazione di un catalogo in tre volumi: Seleucia al Tigri. Le impronte di sigillo dagli Archivi, a cura di A. Invernizzi, testi di A. Bollati, V. Messina, P. Mollo («Mnème». Documenti, culture, storia del Mediterraneo e dellOriente Antico, 3), Alessandria, Edizioni dellOrso, 2004. Le testimonianze della coroplastica si basano invece non solo e non tanto sul ritrovamento sporadico di un gran numero di frammenti praticamente in ogni livello della successione stratigrafica (come è stato per i reperti della Missione dellUniversità del Michigan), ma anche e soprattutto sul reperimento di tre gruppi omogenei di figurine riconducibili alla produzione di tre diversi ateliers in tre diversi luoghi della città e in tre momenti distinti della sua vita. È subito evidente che il caso eccezionale di disporre di differenti contesti organici di produzione offre condizioni di studio eccezionalmente favorevoli. Si verificano infatti qui per la prima volta circostanze che permettono di appoggiare su dati di scavo oggettivi e relativamente certi la valutazione dello sviluppo cronologico della coroplastica seleucena e della stessa Mesopotamia coeva, in rapporto sia alle scelte iconografiche sia allo stile di esecuzione delle figurine. Labbondanza e la varietà della produzione di figurine di terracotta di Seleucia al Tigri e la loro relativa importanza per le nostre conoscenze sulla cultura della Mesopotamia seleuco-partica e dellAsia ellenizzata, erano da tempo cosa nota, fin dalla pubblicazione nel 1939 ad opera di W. van Ingen del catalogo pur parziale degli esemplari portati alla luce nel corso degli scavi americani. Vista la disponibilità di questo materiale, e valutato il fatto che i frammenti recuperati dalla missione torinese nelle sue prime campagne, solitamente sporadici, portavano a un aumento significativo delle testimonianze e accrescevano i tipi iconografici correnti nella città, avevo assunto io stesso il compito di redigere il catalogo dei reperti via via effettuati campagna dopo campagna. La stesura del catalogo dei nuovi reperti, descrittivo ma strutturato in modo da riservare particolare attenzione agli aspetti storico-artistici della coroplastica seleucena, procedeva quindi in parallelo con lo sviluppo degli scavi fin dalla prima campagna, con il proposito di giungere a una pubblicazione in tempi rapidi. Il dattiloscritto aveva ormai ampiamente superato un numero di cartelle che ne raccomandava la stampa, tanto più che la presenza tra i reperti di un piccolo gruppo di figurine riconducibili a uno stesso atelier (v. qui la sezione P) rappresentava una novità importante, quando il materiale disponibile aumentò a dismisura in tempi considerevolmente rapidi e concentrati. Infatti lo scavo in corso sul lato ovest dellagorà degli Archivi incominciò a rivelare i prodotti di una bottega più antica e ancor più ricca rispetto al primo gruppo (v. qui la sezione W). Non solo, a queste acquisizioni seguì, nel saggio sul lato sud della medesima piazza, il ritrovamento di un terzo gruppo di terrecotte, che includeva non solo prodotti finiti, ma anche matrici e scarti di lavorazione (v. qui la sezione S). La presenza di questo abbondantissimo nuovo materiale non imponeva soltanto un sensibile rivolgimento della sistemazione del catalogo predisposto in precedenza, ma richiedeva di riconsiderare completamente gli stessi criteri alla base della sua redazione. Esso rendeva anzitutto inevitabile un drastico ridimensionamento non solo degli aspetti descrittivi ma anche e soprattutto dei commenti storico-artistici, che la mole inusitata dei dati necessariamente consigliava di demandare in gran parte a successivi approfondimenti e a studi specifici. La sorte del catalogo prima redatto pertanto non poteva che essere quella di una sua definitiva archiviazione nel cestino. Tuttavia, facendo fede al primitivo impegno di pubblicare le figurine di terracotta, nonostante la contemporanea gestione di una provvisoria sistemazione del catalogo delle cretule degli Archivi, ancora da me curata, procedevo a una prima sommaria catalogazione delle figurine e a una schedatura telegrafica di ogni piccolo frammento delle due botteghe della piazza degli Archivi non inventariato nel registro ufficiale. Questi frammenti, che erano particolarmente VI PREFAZIONE numerosi, appartenevano per lo più a esemplari prodotti dalle medesime matrici. Era infatti ben evidente la loro importanza per effettuare uno studio delle seriazioni nel relativo processo di fabbricazione. Le operazioni di scavo a Seleucia dovettero però venire sospese per partecipare, a partire dal 1978, alle campagne di salvataggio archeologico lanciate dalle Autorità iraqene nel bacino delle dighe in costruzione sulla Diyala prima, e sullEufrate poi. Veniva di conseguenza sospesa anche la catalogazione dettagliata del corpus di figurine portate alla luce a Seleucia, ma non veniva certo meno il proposito di approfittare delle straordinarie aperture offerte dal nuovo materiale per una valutazione storico-artistica e cronologica di questa produzione. Al contrario, proprio questa disponibilità dava nel frattempo origine a un progetto ambizioso: la catalogazione e lo studio di tutto linsieme delle terrecotte messe in luce a Seleucia dalla missione americana e da quella italiana. Limpressione generale infatti era che nel complesso gli esemplari degli scavi americani già pubblicati da W. van Ingen appartenessero soprattutto a fasi recenti del periodo partico, mentre buona parte di quelli degli scavi italiani non solo documentavano fasi anteriori, ma offrivano appigli cronologici concreti per definire uno sviluppo cronologico della produzione seleucena. Daltra parte il lavoro di W. van Ingen necessitava di aggiornamenti e correzioni, mentre restavano ancora inedite le figurine portate alla luce nellultima campagna della missione americana, e tra queste spiccava un numero considerevole di esemplari particolarmente significativi. Il progetto fu accolto favorevolmente dalla direzione del Kelsey Museum of Archaeology dellUniversità del Michigan ad Ann Arbor, e rivolgo i miei più vivi ringraziamenti a Elaine Gazda, Sharon Herbert e Margaret Cool Root per aver prestato con grande efficacia il loro supporto alla realizzazione di un lavoro per la sua mole destinato a durare più anni. In seguito il tempo preso dagli impegni accademici e della direzione generale delle missioni dei progetti Hamrin e Haditha, iniziò ad essere intervallato da periodi di vacanze-studio ad Ann Arbor, durante i quali potei esaminare tutte le figurine là conservate, prendere note e, in attesa di poterne farne il catalogo, scattare fotografie di lavoro di tutti gli esemplari. Questa attività fu grandemente facilitata dallassistenza preziosa prodigatami del personale addetto alla conservazione delle collezioni del Kelsey Museum. A tutti coloro che nel tempo si sono succeduti nellesercizio di queste funzioni anche nei tempi successivi alla mia frequentazione, e in particolare a Robin Meador-Woodruf e a Sebastian Encina, è rivolto il mio più sentito ringraziamento. Il continuo accrescersi del carico degli impegni accademici e direttivi mise tuttavia termine alla mia possibilità di curare direttamente ledizione del corpus di figurine di Seleucia, e comportò la mia rinuncia allo studio complessivo delle terrecotte così come già era avvenuto per la pubblicazione delle cretule degli Archivi. Dapprima lo studio di una specifica classe di figurine fu assegnato allA. come parte del materiale oggetto della sua tesi di laurea Liconografia degli dei fanciulli nellOriente ellenistico (1998). Visti i promettenti risultati di questo studio, lintero progetto fu affidato allA. prima per la sua tesi di specializzazione (2002), e quindi per quella di dottorato (2007). Tanti anni non furono sufficienti, data la mole del materiale, a concludere lo studio complessivo. Ma fortunatamente lA. assicurò la propria disponibilità a proseguire il suo impegno e a portare a termine ledizione dellintero corpus ben al di là della conclusione del suo curriculum di studi universitari. La stampa di questo suo catalogo che finalmente ora si realizza è frutto delle sue cure attente ed affettuose, non solo avendo Ella proceduto allesame diretto di tutti gli esemplari conservati ad Ann Arbor e di quanto degli scavi italiani era ancora disponibile in Iraq, ma avendo potuto affrontare alcuni aspetti particolari, tecnici e storico-artistici, di dettaglio. Molti approfondimenti non potendo essere accolti in un catalogo di questa estensione, non si può che auspicare che Essa continui a rivolgere la sua attenzione alle figurine di Seleucia, il cui repertorio costituisce un punto di riferimento centrale per le manifestazioni artistiche dellAsia ellenizzata. In tanto materiale mancano purtroppo le figurine degli scavi americani conservate in Iraq, a causa dei drammatici eventi bellici, e manca lo studio delle seriazioni dei tipi riferibili alle botteghe della piazza degli Archivi. Questo argomento in particolare non poté essere affrontato a causa delle difficoltà operative conseguenti allembargo subito dallIraq dopo la prima guerra del Golfo, e lo studio delle seriazioni fu infine impedito dallobbligo imposto nel 2002 dalle Autorità iraqene di seppellire nellarea archeologica di Seleucia tutti i frammenti di figurine ancora conservati in loco nella sede della missione, prima che ne fosse stato possibile effettuare la schedatura ragionata in funzione di quellobiettivo. Tuttavia, malgrado questi limiti contingenti, è evidente limportanza di disporre di un lavoro con caratteristiche di sostanziale completezza e delle valutazioni organiche di un solo autore profondo conoscitore della materia. Per la Mesopotamia seleuco-partica limportanza delle figurine di terracotta va ben al di là dello specifico caso della coroplastica; esse costituiscono infatti un materiale altamente rappresentativo per giudicare del carattere della cultura generale del Paese in quel periodo, della continuità con il millenario passato, dei mutamenti portati dal presente e delle interrelazioni instauratesi con altre culture, quella ellenistica e quella iranica soprattutto, sia nel campo artistico e iconografico sia in quello della religione, dato il peso quantitativo e qualitativo dei soggetti in senso lato religiosi. E ciò ad un livello sociale generalizzato ma con particolare riferimento al livello delle classi popolari, situazione tanto più preziosa questa, nella quasi totale mancanza di opere di scultura e pittura nella Babilonia seleuco-partica. Il presente catalogo PREFAZIONE VII costituirà dunque unopera insostituibile di riferimento e viene stampato con laugurio che possa stimolare riflessioni e approfondimenti di varia natura da parte dellA. e degli studiosi della materia. Al termine di questa prefazione ritengo doveroso rivolgere un affettuoso pensiero a Giorgio Gullini, che nel scegliere Seleucia al Tigri come obiettivo degli scavi torinesi ha ben compreso il ruolo storico e culturale di primo piano svolto dalla città in antico. Ritengo inoltre necessario ricordare in particolare due membri della missione torinese per il loro specifico contributo alla cura delle figurine di terracotta: Enrico Bertazzoli per le prime cure di restauro e conservazione durante le campagne di scavo, e Grazia Perrone, autrice delle riprese fotografiche e da ultimo digitali di quasi tutto il materiale. Senza dimenticare Stefano Rolle, che è riuscito ad armonizzare in maniera più che soddisfacente immagini di varia epoca e tecnica, migliorando per quanto possibile anche le poche precarie riprese di lavoro da me eseguite ad Ann Arbor qui talvolta utilizzate. Antonio Invernizzi RINGRAZIAMENTI Al termine di un lavoro così lungo e impegnativo da diventare una parte della mia vita sono molte le persone che desidero ringraziare. Il primo ringraziamento va ad Antonio Invernizzi, che anni fa mi ha affidato questo straordinario repertorio probabilmente intravedendo in me doti di perseveranza che ancora non sapevo di possedere e che nel tempo ha seguito, incoraggiato e indirizzato la mia ricerca. Prezioso è stato il sostegno del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e lAsia, che con Antonio Invernizzi prima, Stefano de Martino e Carlo Lippolis poi, ha offerto un indispensabile supporto ai miei studi e ne ha reso possibile la pubblicazione. Di fondamentale importanza sono stati i soggiorni ad Ann Arbor, ospite del Kelsey Museum of Archaeology: allallora direttrice Sharon Herbert, a Sebastian Encina, Claudia Chemello, Suzanne Davis, Michelle Fontenot e a tutto lo staff vanno i miei ringraziamenti più sinceri per aver agevolato in tutti i modi il mio lavoro. Per la stessa ragione, la mia gratitudine va a Brian P. Kennedy e a Sandra Knudsen, direttore e conservatrice del Toledo Museum of Art di Toledo (Ohio), e a Enrica Pagella e Cristina Maritano, direttrice e conservatrice del Museo Civico di Arte Antica Palazzo Madama di Torino. Durante il breve periodo passato in Iraq, ho condiviso la prima fase di schedatura dei materiali dagli scavi italiani con Ariela Bollati; coordinatore di quella missione di studio era Paolo Fiorina, che mi piace ricordare in queste righe. Molto utile, in tutte le fasi del lavoro, è stato il confronto con la compianta Maria Maddalena Negro Ponzi e con Carlo Lippolis, Vito Messina, Eleonora Pappalardo ed Elisabetta Valtz, che qui desidero ringraziare. Ricche di spunti sono state le conversazioni con St John Simpson e Janet Ambers, grazie ai quali mi è stato possibile affidare ai laboratori del Department of Conservation and Scientific Research del British Museum le analisi sui pigmenti impiegati nella decorazione delle figurine. Sono grata a Giacomo Chiari, direttore del Getty Conservation Institute di Los Angeles, per avermi dedicato il suo tempo durante un breve soggiorno a Torino, aiutandomi nelle indagini sulla policromia. La documentazione fotografica che accompagna il catalogo è in larghissima parte opera dellinfaticabile Grazia Perrone, fotografa della missione italiana a Seleucia negli anni 60 e 70 e compagna di avventure durante le più recenti trasferte negli Stati Uniti. Per la digitalizzazione e il ritocco delle fotografie analogiche ringrazio Claudio Fossati e Irene Mondino. A Claudio Mondino va il mio grazie per aver creato un database in grado di gestire una mole così grande di materiale. Per la revisione dei testi in inglese ringrazio Daniel Di Salvo e Roberto Marsengo. Per il lungo e accurato lavoro di redazione ringrazio Stefano Rolle. Un grazie affettuoso va alla mia famiglia per avere imparato a convivere con le mie terrecotte. Lultimo, grande ringraziamento va ai miei genitori e in particolare a mia madre, che per molto tempo mi ha sostenuta e appoggiata: a lei questo lavoro, e il mio lavoro di ogni giorno, è dedicato. INDICE VOLUME I Prefazione di Antonio Invernizzi ............................................................................................................. p. V Ringraziamenti ........................................................................................................................................ » VIII Bibliografia ............................................................................................................................................. » XI I. SELEUCIA AL TIGRI: GLI SCAVI E LE TERRECOTTE FIGURATE ...................................... 1. Seleucia al Tigri: la stagione delle ricerche sul terreno .............................................................. 2. La distribuzione delle terrecotte figurate ..................................................................................... 3. Organizzazione del catalogo ........................................................................................................ 4. Note per la lettura delle singole schede ...................................................................................... 5. Contesti di ritrovamento e cronologia generale ........................................................................... » » » » » » 1 1 3 4 6 7 » » » » 8 8 12 15 » 19 III. I SOGGETTI DEL REPERTORIO SELEUCENO ....................................................................... 1. I soggetti della tradizione vicino-orientale .................................................................................. 2. I soggetti di ispirazione occidentale ............................................................................................ 3. Originalità e forza di irradiazione del repertorio seleuceno ........................................................ » » » » 23 23 24 27 IV. CRONOLOGIA E STILE ............................................................................................................... 1. Le indicazioni cronologiche fornite dai dati di scavo ................................................................. 2. La distribuzione dei soggetti nelle principali fasi di vita della città ........................................... 3. Cronologia e stile delle figurine: alcune annotazioni .................................................................. » » » » 29 29 30 31 V. FUNZIONE E SIGNIFICATO ....................................................................................................... 1. I contesti di ritrovamento dei fittili ............................................................................................. 2. Sulle funzioni e sul significato di alcuni dei soggetti più popolari ............................................. » » » 35 35 36 English translation .................................................................................................................................. » 41 I. SELEUCIA ON THE TIGRIS: THE EXCAVATIONS AND THE TERRACOTTA FIGURINES ......................................................................................................................... 1. Seleucia on the Tigris: the site investigations ................................................................... 2. The distribution of the terracotta figurines ....................................................................... 3. Outline of the catalogue ................................................................................................... 4. Reading the catalogue entries ........................................................................................... 5. Find contexts and general chronology ............................................................................... » » » » » » 43 43 44 45 47 47 II. TECHNIQUES AND PROCESSES OF PRODUCTION .................................................. 1. Techniques ........................................................................................................................ 2. Surface treatment .............................................................................................................. 3. The workshops at Seleucia: structure and organization .................................................... » » » » 49 49 52 55 II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI ................................................................................................................................. 1. Le tecniche di fabbricazione ....................................................................................................... 2. La finitura delle figurine ............................................................................................................. 3. Struttura e organizzazione delle botteghe seleucene .................................................................... Appendice: ANALYTICAL RESULTS FOR PIGMENT TRACES ON SELECTED SELEUCID TERRACOTTA AND PLASTER FIGURINES FROM THE KELSEY MUSEUM, di Emma Passmore ................................................................ X VI. 1. 2. 3. 4. 5. INDICE III. THE SUBJECTS .................................................................................................................. 1. The subjects of the Near Eastern tradition ....................................................................... 2. The subjects of Western inspiration and their models ...................................................... 3. Originality and spread of the Seleucian repertoire ........................................................... » » » » 59 59 60 62 IV. CHRONOLOGY AND STYLE ............................................................................................ 1. The information from the archaeological context ............................................................. 2. The chronological distribution of the subjects .................................................................. 3. Chronology and style: some notes ..................................................................................... » » » » 64 64 65 66 V. FUNCTION AND MEANING ............................................................................................. 1. The finding contexts of the figurines ................................................................................ 2. Functions and meaning of some of the most popular subjects ......................................... » » » 69 69 70 CATALOGO Divinità ed esseri mitologici greci ................................................................................................... Figure femminili nude e seminude ................................................................................................. Figure femminili panneggiate .......................................................................................................... Nutrici ............................................................................................................................................. Recumbenti ...................................................................................................................................... » » » » » 77 106 135 182 193 TAVOLE .................................................................................................................................................... Tavv. 1-207 ...................................................................................................................................... Tavv. A-H TAVOLE A COLORI VOLUME II VI. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. CATALOGO Figure maschili nude e seminude ................................................................................................... Figure maschili vestite ..................................................................................................................... Figure in armi e combattenti .......................................................................................................... Cavalieri .......................................................................................................................................... Musici e danzatori ........................................................................................................................... Fanciulli .......................................................................................................................................... Grotteschi ........................................................................................................................................ Teste femminili ................................................................................................................................ Teste maschili .................................................................................................................................. Teste di fanciulli .............................................................................................................................. Figure di incerta classificazione ...................................................................................................... p. » » » » » » » » » » 237 247 264 278 316 352 398 413 471 488 518 TAVOLE .................................................................................................................................................... Tavv. 208-468 VOLUME III VI. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. CATALOGO Maschere ......................................................................................................................................... Parti del corpo ................................................................................................................................. Animali .......................................................................................................................................... Modellini ......................................................................................................................................... Oggetti .......................................................................................................................................... Rilievi .......................................................................................................................................... Elementi di decorazione ceramica e recipienti figurati ................................................................... Elementi architettonici ..................................................................................................................... Matrici .......................................................................................................................................... p. » » » » » » » » 539 586 628 695 720 734 776 790 802 TAVOLE ............................................................................................................................ Tavv. 469-751 BIBLIOGRAFIA ABU AL-SOOF, B. 1970 - Mounds in the Rania Plains and excavations at Tell Basmusian (1956), Sumer, XXVI, 65-104. ADFU Ausgrabungen der Deutschen Forschungsgemeinschaft in Uruk-Warka. Alessandro Magno 1995 - Alessandro Magno, storia e mito, Catalogo alla Mostra, Roma, 21 dicembre 1995 - 21 maggio 1996, Roma. AMBOS, C. 2003 - Nanaja - eine ikonographische Studie zur Darstellung einer altorientalischen Göttin in hellenistischpartischer Zeit, Zeitschrift für Assyriologie und Vorderasiatische Archäologie, 93, 231-272. AMIET, P. 2001 - La sculpture susienne à lépoque de lempire parthe, Iranica Antiqua, XXXVI, 239-291. AMIN, A. 1979 - Tell Baradan, Sumer, XXXV, 503-511. AMY, R. - SEYRIG, H. 1936 - Recherches dans la nécropole de Palmyre, Syria, XVII, 229-266. ANDRAE, W. - LENZEN, H.J. 1933 - Die Partherstadt Assur (Ausgrabungen der Deutschen Orient-Gesellschaft in Assur, 8), Leipzig. ANDRONICOS, M. 1984 - Vergina: the royal tombs and the ancient city, Athens. AUGÉ, C. - LINANT DE BELLEFONDS, P. 1986 - Eros (in peripheria orientalis), LIMC, III: Atherion-Eros, Zürich und München, vol. 1, 942-952, vol. 2, 406-419. AUWE Ausgrabungen in Uruk-Warka Endberichte. Babylone 2008 - Babylone. Catalogue de lexposition. Paris, Musée du Louvre, 14 mars - 2 juin 2008, Paris. BAHRANI, Z. 1996 - The Hellenization of Ishtar: Nudity, Fetishism, and the Production of Cultural Differentiation in Ancient Art, The Oxford Art Journal, 19:2, 3-16. 2001 - Women of Babylon. Gender and Representation in Mesopotamia, London and New York. BANAKA-DIMAKI, A. 1997 - La coroplathie dArgos. Données nouvelles sur les ateliers dépoque hellénistique, in A. MULLER (ed.), Le moulage en terre cuite dans lAntiquité. Création et production dérivée, fabrication et diffusion. Actes du XVIIe Colloque du CRA Lille 3, Lille déc. 1995, Villeneuve dAscq, 315-331. BARRA BAGNASCO, M. 2009 - Locri Epizefiri V. Terrecotte figurate dallabitato, Alessandria. BARRELET, M.T. 1968 - Figurines et reliefs en terre cuite de la Mésopotamie antique. I Potiers, termes de métier, procédés de fabrication et production (Institut Français dArchéologie de Beyrouth, Bibliothèque Archéologique et Historique, Tome LXXXV), Paris. BCH Bulletin de Correspondance Hellénique. BEER, C. 1994 - Temple-boys. A Study of Cypriote Votive Sculpture. Part 1. Catalogue (Studies in Mediterranean Archaeology, vol. CXIII), Jonsered. BEGG, P. 1991 - Late Cypriote terracotta figurines: a study in context (Studies in Mediterranean Archaeology and Literature. Pocket-book 101), Jonsered. BELL, M. 1981 - Morgantina Studies I. The Terracottas, Princeton. BERNABÒ BREA, L. 1981 - Menandro e il teatro greco nelle terrecotte liparesi, Genova. 2001 - Maschere e personaggi del teatro greco nelle terrecotte liparesi (Bibliotheca archaeologica, 32), Roma. BESQUES, S. 1986 - Catalogue raisonné des figurines et reliefs en terre cuite grecs, étrusques et romains, IV.1. Époques hellénistique et romaine. Italie méridionale, Sicile, Sardaigne, Paris. BESQUES, S. - KASSAB, D. 1978 - Deux ateliers de coroplathes de Myrina, La Revue du Louvre et des Musées de France, 28, 323-329. XII BIBLIOGRAFIA BIAGIOLA, S. 1984 - Mesopotamica, musica, Dizionario Universale della Musica, Volume terzo: Liz-Pra, 94-96. tamodelle von Tischen, Stühlen und Betten aus dem Alten Orient (Altertumskunde des Vorderen Orients, 1), Münster. BIGNASCA, A.M. 2000 - I kernoi circolari in Oriente e Occidente. Strumenti di culto e immagini cosmiche (Orbis biblicus et orientalis: Series archaeologica, 19), Freiburg. CONNELLY, J.B. 1990 - The Terracotta Figurines. Greek Types and Cults, in Y. CALVET, J. GACHET (dir.), Faïlaka, Fouilles Françaises 1986-1988, Lyon, 209-220. BITTNER, S. 1985 - Tracht und Bewaffnung des persischen Heeres zur Zeit der Achämeniden, München. CONNOR, P.J. 1994 - Terracottas from Seleucid Jebel Khalid, in P.J. CONNOR (ed.), Ancient Macedonia: An Australian Symposium. Papers on the second International Congress of Macedonian Studies, The University of Melbourne, 8-13 July 1991 (Mediterranean Archaeology, 7), Sydney, 7781. BOARDMAN, J. 1988 - Herakles, LIMC, IV: Eros (in Etruria) - Herakles, Zürich und München, vol. 1, 728-838, vol. 2, 444559. 1990 - Herakles, LIMC, V: Herakles - Kenchrias, Zürich und München, vol. 1, 1-192, vol. 2, 6-161. 2000 - Persia and the West. An Archaeological Investigation of the Genesis of Achaemenid Art, London. BOEHMER, R.M. - PEDDE, F. - SALJE, B. 1995 - Uruk. Die Gräber (AUWE, 10), Mainz am Rhein. BONGHI JOVINO, M. 1990 - Artigiani e botteghe nellItalia preromana. Appunti e riflessioni per un sistema di analisi, in M. BONGHI JOVINO (a cura di), Artigiani e botteghe nellItalia preromana. Studi sulla coroplastica di area etrusco-lazialecampana (Studia Archaeologica, 56), Roma, 19-59. BOURGEOIS, B. 2010 - Arts and Crafts of Colour on the Louvre Tanagra Figurines, in Tanagras, 238-243. CORÒ, P. 2012 - Galateo e offerte alimentari nella Babilonia di I millennio a.C.: la preparazione della tavola, in L. MILANO (a cura di), Mangiare divinamente: pratiche e simbologie alimentari nel Vicino Oriente (Eothen, 20), Firenze, 279-288. CUMONT, F. 1926 - Fouilles de Doura-Europos (1922-1923), Paris. 1927 - Deux anses damphores rodiennes trouvées à Suse, Syria, VIII, 49-52. DALTON. O.M. 1964 - The Treasure of the Oxus with Other Examples of Early Oriental Metal-Work, Third Edition, London. BRECCIA, E. 1930-1934 - Terrecotte figurate greche e greco-egizie del Museo di Alessandria, Bergamo. DASEN, V. 1993 - Dwarfs in Ancient Egypt and Greece, Oxford. 2006 - Nains et pygmées. Figures de laltérité en Egypte et Grèce ancienne, in J. WILGAUX, F. PROST (éd.), Penser et représenter le corps dans lAntiquité, Rennes, 95113. BREITENSTEIN, N. 1941 - Catalogue of terracottas. Cypriote, Greek, Etrusco-Italian and Roman, Copenhagen. DEBEVOISE, N.C. 1934 - Parthian Pottery from Seleucia on the Tigris, Ann Arbor. BURN, L. - HIGGINS, R. 2001 - Catalogue of Greek Terracottas in the British Museum. Volume III, London. DELCOURT, M. 1966 - Hermaphroditea: recherches sur lêtre double promoteur de la fertilité dans le monde classique, Bruxelles. BURR THOMPSON, D. 1952 - Three Centuries of Hellenistic Terracottas. I, A. The Coroplasts Dump, Hesperia, 21, 116-164. 1963 - Troy. The Terracotta Figurines (Troy: Supplementary Monograph, 3), Princeton. DELIVORRIAS, A. - BERGER-DOER, G. - KOSSATZ-DEISSMANN, A. 1984 - Aphrodite, LIMC, II: Aphrodisias - Athena, Zürich und München, vol. 1, 2-151, vol. 2, 6-153. CADARIO, M. 2004 - La corazza di Alessandro. Loricati di tipo ellenistico dal IV secolo a.C. al II d.C., Milano. CHÉHAB, M. 1951-1954 - Les terres cuites de Kharayeb (Bulletin du Musée de Beyrouth, X-XI), Paris. CHOLIDIS, N. 1992 - Möbel in Ton. Untersuchungen zur archäologischen und religionsgeschichtlichen Bedeutung der Terrakot- DENTZER, J.M. 1982 - Le motif du banquet couché dans le Proche-Orient et le monde grec du VIIe au IVe siècle avant J.C. (Bibliothèque des Écoles Françaises dAthènes et de Rome, Fascicule deux cent quarante sixième), Rome. DINTSIS, P. 1986 - Hellenistische Helme (Archaeologica, 43), Roma. Dizionario Universale della Musica Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti. Il Lessico. Le Biografie, diretto da A. Basso, Torino. BIBLIOGRAFIA DIzmir à Smyrne 2009 - DIzmir à Smyrne. Découverte dune cité antique. Catalogue de lexposition. Paris, Musée du Louvre, 11 octobre 2009 - 18 janvier 2010, Paris. DÖRIG, J. 1958 - Von griechischen Puppen, Antike Kunst, 1, 41-52. DOULGERI-INTZESILOGLOU, A. 1997 - Un atelier hellénistique de produits céramiques moulés à Pheres (Thessalie), in A. MULLER (ed.), Le moulage en terre cuite dans lAntiquité. Création et production dérivée, fabrication et diffusion. Actes du XVIIe Colloque du CRA Lille 3, Lille déc. 1995, Villeneuve dAscq, 295-314. DOWNEY, S.B. 1977 - The Stone and Plaster Sculpture: The Excavations at Dura-Europos, Conducted by Yale University and the French Academy of Inscriptions and Letters, Final Report III (Monumenta Archaeologica, 5), Los Angeles. 1988 - Mesopotamian Religious Architecture. Alexander through the Parthians, Princeton. 1993 - Hellenistic, Local and Near-Eastern Elements in the Terracotta Production of Dura Europos, in A. INVERNIZZI, J.F. SALLES (eds.), Arabia Antiqua. Hellenistic Centres around Arabia (Serie Orientale Roma, LXX:2), Roma, 129-145. 2003 - Terracotta Figurines and Plaques from Dura Europos, Ann Arbor. DOWNS, R.T. 2006 - The RRUFF Project: an integrated study of the chemistry, crystallography, Raman and infrared spectroscopy of minerals, Program and Abstracts of the 19th General Meeting of the International Mineralogical Association in Kobe, Japan. DUCHESNE-GUILLEMIN, M. 1997 - Strumenti Musicali. Iran, EAA, Secondo Supplemento, Volume V: Roman-Z, Roma, 445-448. DUNAND, F. 1973 - Le culte dIsis dans le bassin oriental de la Méditerranée I. Le culte dIsis et les Ptolémées (EPRO, 26), Leiden. 1979 - Religion populaire en Égypte gréco-romain (EPRO, 76), Leiden. 1990 - Catalogue des terres cuites gréco-romaines dÉgypte, Paris. EAA Enciclopedia dellArte Antica, Classica e Orientale. EASTAUGH, N. - WALSH, V. - CHAPLIN, T. - SIDDALL, R. 2008 - Pigment compendium, Amsterdam and London. EILAND, M.L. 1998 - Parthians and Romans at Niniveh, in E. DABROWA (ed.), Ancient Iran and the Mediterranean World (Electrum, 2), Kraków, 55-68. EMPEREUR, J.Y. 1998 - (ed.), Commerce et artisanat dans lAlexandrie hellénistique et romaine, Actes du Colloque dAthènes, déc. 1988 (BCH, Suppl. 33), Athènes. XIII EPRO Études Préliminaires aux Religions Orientales dans lEmpire Romain. ERLICH, A. - KLONER, A. 2008 - Maresha Excavations Final Report II. Hellenistic Terracotta Figurines from the 1989-1996 Seasons (IAA Reports, 35), Jerusalem. FORSÉN, B. 1996 - Griechische Gliederweihungen. Eine Untersuchung zu ihrer Typologie und ihrer religions- und sozialgeschichtlichen Bedeutung (Papers and Monographs of the Finnish Institute at Athens, vol. IV), Helsinki. FOSTER, G.V. - MORAN, P.J. 1989 - Plants, paints and pottery: identification of madder pigment on Cypriot ceramic ware, in Y. MAth NIATIS (ed.), Archaeometry: proceedings of the 25 international symposium, Amsterdam, 183-189. FROEHNER, W. 1886 - Terres cuites dAsie, Paris. GIBSON, MCG. 1976 - Excavations at Nippur, Eleventh Season (Oriental Institute Communications, 22), Chicago and London. GHEDINI, F. 1997 - Trasmissione delle iconografie: Grecia e mondo romano, EAA, Secondo Supplemento, Volume V: Roman-Z, Roma, 824-837. GHIRSHMAN, R. 1962 - Arte persiana. Parti e Sassanidi, Milano. 1976 - Terrasses sacrées de Bard-è Néchandeh et Masjidi Solaiman (Mémoires de la Délégation Archéologique en Iran, Tome LXV), Paris. GILBERT, A.S. 2002 - The native fauna of the Ancient Near East, in B.J. COLLINS (ed.), A History of the Animal World in the Ancient Near East, Leiden, Boston, Köln, 3-75. GOÈEVA, Z. - POPOV, D. 1986 - Bendis, LIMC, III: Atherion - Eros, Zürich und München, vol. 1, 95-97, vol. 2, 73-74. GOLDMAN, H. 1950 - The Terracotta Figurines, in Excavations at Gözlü Kule, Tarsus. Vol. I: The Hellenistic and Roman Period, Princeton, 297-383. GOODNICK WESTENHOLZ, J. 1997 - Nanaia: Lady of Mystery, in I.L. FINKEL, M.J. GELLER (eds.), Sumerian Gods and their Representations, Groeningen, 57-84. GRAINDOR, P. 1939 - Terres cuites de lEgypte gréco-romain, Anvers. GRAZIOSI, G. 1968-1969 - Excavations in squares CLXXI, 54/55/56/ 64/65/66 (Porticoed Street), Mesopotamia, III-IV, 4352. XIV BIBLIOGRAFIA GRAEPLER, D. 1997 - Tonfiguren im Grab: Fundkontexte hellenistischer Terrakotten aus der Nekropole von Tarent, München. GRAEVE, V. 1970 - Der Alexandersarkophag und seine Werkstatt (Istanbuler Forschungen, 28), Berlin. GREEN, J.R. 1996 - Theatre in Ancient Greek Society, London and New York. GREEN, J.R. - HANDLEY, E.W. 1994 - Images of the Greek Theatre, London. GULLINI, G. 1966 - Problems of Excavations in Northern Babylonia, Mesopotamia, I, 7-38. 1967 - Un contributo alla storia dellurbanistica: Seleucia sul Tigri, Mesopotamia, II, 135-163. 1968-1969 - Trial Trench on the Canal, Mesopotamia, III-IV, 39-41. GUGGISBERG, M. 1988 - Terrakotten von Argos. Ein Fundkomplex aus dem Theater, BCH, 112, 167-227. HADZISTELIOU PRICE, T. 1978 - Kourotrophos. Cults and Representations of Greek Nursing Deities (Studies of the Dutch Archaeological Society, vol. VIII), Leiden. HAMZA, A. et alii 1997-1998 - Final Report on the excavations at Tell Murdhi, Sumer, XLIX, 251-304. HASSELIN ROUS, I. 2009 - Les sujets de genre, les types ethniques et les types réalistes, in DIzmir à Smyrne, 156-157. Hauch des Prometheus 1996 - R. WÜNSCHE (ed.), Hauch des Prometheus. Meisterwerke in Ton, München. HIGGINS, R.A. 1954 - Catalogue of the Terracottas in the Department of Greek and Roman Antiquities, British Museum. Volume I. Greek 730-330 B.C., London. 1967 - Greek Terracottas, London. HISHAM, A. - HILMI - DAKHIL, M. 1997-1998 - Excavations of Tell Abu Thar, Sumer, XLIX, 197-218. HOOD, I. - DYER, J. - LANG, J. - AMBERS, J. 2011 - Defence and decoration: new findings on a late fourteenth-century kettle hat helmet found in London, The British Museum Technical Research Bulletin, Vol. 5, 73-80. HOPKINS, C. 1972 - Topography and Architecture of Seleucia on the Tigris, Ann Arbor. HROUDA, B. 1962 - Tell Halaf, 4: Die Kleinfunde aus historischer Zeit, Berlin. INVERNIZZI, A. 1968-1969 - Problemi di coroplastica tardo-mesopotamica I-II, Mesopotamia, III-IV, 227-292. 1970-1971 - Problemi di coroplastica tardo-mesopotamica III, Mesopotamia, V-VI, 325-389. 1972 - The excavations at the Archives Building, Mesopotamia, VII, 13-16. 1973-1974 - Figure panneggiate dalla Mesopotamia ellenizzata, Mesopotamia, VIII-IX, 181-228. 1989a - Héraclès a Séleucie du Tigre, Revue Archéologique, I, 65-113. 1989b - LHéraclès Epitrapezios de Ninive, Archaeologia Iranica et Orientalis, II, 623-633. 1989c - Recensione a DOWNEY 1988, Mesopotamia, XXIV, 181-186. 1990 - Arte seleucide in Mesopotamia, in Akten des XIII. internationalen Kongresses für klassische Archäologie. Berlin 1988, Mainz am Rhein, 19-23. 1991a - Séléucie du Tigre, métropole grecque dAsie, in O Ellenismos sten Anatole, Delfoi 1986, Atene, 339359. 1991b - Fra novità e tradizione: la fondazione di Seleucia sul Tigri, in S. MAZZONI (ed.), Nuove fondazioni nel Vicino Oriente Antico: realtà e ideologia, Pisa, 115129. 1992a - Les chapiteaux du Temple de Bel de Palmyre et les chapiteaux à éléments rapportés dans lAsie hellénistique, in Palmira and the Silk road, International colloquium - Palmyra 1992 (Les Annales Archéologiques Arabes Syriennes, XLII), Damascus, 355-361. 1992b - Dal Tigri allEufrate I. Sumeri e Accadi, Firenze. 1993a - Seleucia on the Tigris: Centre and Periphery in Seleucid Asia, in P. BILDE et alii (eds.), Centre and Periphery in the Hellenistic World (Studies in Hellenistic Civilization, IV), Aarhus, 230-251. 1993b - Terracotta Pinakes with erotic scenes from Seleucia on the Tigris, in A. INVERNIZZI, J.F. SALLES (eds.), Arabia Antiqua. Hellenistic Centres around Arabia (Serie Orientale Roma, LXX:2), Roma, 155-165. 1994a - Hellenism in Mesopotamia. A view from Seleucia on the Tigris, Al-Râfidân, XV, 1-24. 1994b - Capitelli smaltati dal teatro di Seleucia sul Tigri, Mesopotamia, XXIX, 107-146. 1995 - Corinthian terracotta assembled capitals in Hellenized Asia, in A. INVERNIZZI (ed.), In The Land of the Gryphons (Monografie di Mesopotamia, V), Firenze, 3-12. 1996, Gli archivi pubblici di Seleucia sul Tigri, in M. FR. BOUSSAC, A. INVERNIZZI (a cura di), Archives et Sceaux du monde hellénistique - Archivi e sigilli nel mondo ellenistico. Torino, Villa Gualino, 13-16 gennaio 1993 (BCH, Suppl. 29), Athènes, Paris, 131-141. 1997a - Near-eastern incense-burners and pyraeums (I Millennium B.C. - I Millennium A.D.), Al-Râfidân, XVIII, 241-261. 1997b - Coppe e bracieri da incenso nellOriente classico, in A. AVANZINI, G. SALMERI (a cura di), Profumi dArabia, Atti del Congresso, Pisa 19-21 ottobre 1993 (Studi di Storia Antica, 11), Roma. 1998a - Osservazioni in margine al problema della religione della Mesopotamia ellenizzata, in E. DABROWA (ed.), Ancient Iran and the Mediterranean World (Electrum, 2), Kraków, 87-99. 1998b - Bruciaprofumi dalla Mesopotamia partica, in Parfums dOrient (Res Orientales, XI), Leuven. 1999a - Sculture in metallo da Nisa. Cultura greca e cultura iranica in Partia (Acta Iranica, 35/XXI), Leuven. BIBLIOGRAFIA 1999b - Una amazzone di terracotta da Seleucia al Tigri, Parthica, 1, 107-115. 2003 - Isiac Themes at Seleucia on the Tigris, Parthica, 5, 63-75. 2004 - (a cura di), Seleucia al Tigri. Le impronte di sigillo dagli Archivi (Mnéme, 3), Alessandria. 2007 - Introduzione allarte della Mesopotamia ellenizzata, in Sulla via di Alessandro, 63-71. JACKSON, H. 2006 - Jebel Khalid on the Euphrates, Volume Two: The Terracotta Figurines (Mediterranean Archaeology Supplement, 6), Sidney. JACOBS, B. 1994 - Drei Beiträge zu Fragen der Rüstung und Bekleidung in Persien zur Achämenidenzeit, Iranica Antiqua, XXIX, 125-167. JEAMMET, V. - KNECHT, C. - PAGÈS-CAMAGNA, S. 2010 - The polychrome decoration on Hellenistic terracottas: figurines from Tanagra and Myrina in the collection of the Musée du Louvre, in Tanagras, 245-249. JENTEL, M.O. 1984 - Aphrodite in peripheria orientali, LIMC, II: Aphrodisias - Athena, Zürich und München, vol. 1, 154166, vol. 2, 156-168. KAWAMI, T.S. 1987 - Monumental Art of the Parthian Period in Iran (Acta Iranica, Trosième Série - Volume XIII), Leiden. KAHIL, L. 1984 - Artemis, LIMC, II: Aphrodisias - Athena, Zürich und München, vol. 1, 618-753, vol. 2, 442-563. KAKOULLI, I. 2009 - Greek Painting Techniques and Materials: From the fourth to the first century BC, London. KARVONEN KANNAS, K. 1995 - The Seleucid and Parthian Terracotta Figurines from Babylon in The Iraq Museum, the British Museum and the Louvre (Monografie di Mesopotamia, IV), Firenze. KASSAB TEZGÖR, D. 2007 - Tanagréennes dAlexandrie. Figurines de terre cuite hellénistiques des nécropoles orientales (Études alexandrines, 13), Le Caire. KLENGEL BRANDT, E. 1978 - Terrakotten aus Assur im vorderasiatischen Museum Berlin, Berlin. 1993 - Die hellenistische Kultur in Babylon: das Zeugnis der Terrakotten, in A. INVERNIZZI, J.F. SALLES (eds.), Arabia Antiqua. Hellenistic Centres around Arabia (Serie Orientale Roma, LXX:2), Roma, 183-199. KLENGEL BRANDT, E. - CHOLIDIS, N. 2006 - Die Terrakotten von Babylon im vorderasiatischen Museum in Berlin. Teil 1. Die anthropomorphen Figuren (WVDOG, 115), Saarwellingen. XV KNUDSTAD, J. 1968 - A preliminary report on the 1966-67 excavations at Nippur, Sumer, XXIV, 95-106. LAMBRINUDAKIS, W. et alii 1984 - W. LAMBRINUDAKIS, P. BRUNEAU, O. PALAGIA, M. DAUMAS, G. KOKKOROU ALEVRAS, E. MATHIOPOULOU TORNARITOU , Apollon, LIMC, II: Aphrodisias - Athena, Zürich und München, vol. 1, 183-327, vol. 2, 183-279. LANDELS, J.G. 1999 - Music in Ancient Greece and Rome, London-New York. LANGIN-HOOPER, S.M. 2007 - Social Networks and Cross-Cultural Interaction: a new interpretation of the female terracotta figurines of Hellenistic Babylon, Oxford Journal of Archaeology, 26 (2), 145-165. 2013 - Problematizing Typology and Discarding the Colonialist Legacy: Approaches to Hybridity in the Terracotta Figurines from Hellenistic Mesopotamia, in W.P. VAN PELT (ed.), Archaeology and Cultural Mixture (Archaeological Review from Cambridge, vol. 28.1), 95-113. LANZA, A. 1983 - Kithara, Dizionario Universale della Musica, Volume secondo: D-Liv, 641. 1984 - Lyra, Dizionario Universale della Musica, Volume terzo: Liz-Pra, 16-17. La terra tra i due fiumi 1985 - La terra tra i due fiumi. Venti anni di archeologia italiana in Medio Oriente. La Mesopotamia dei tesori, Catalogo alla mostra, Torino 1985, Alessandria. LAUGIER, L. 2009 - Les grotesques de Smyrne, types pathologiques et caricatures, in DIzmir à Smyrne, 170-173. LAUMONIER, A. 1921 - Catalogue des terres cuites du Musée Archéologique de Madrid, Bordeaux. 1956 - Délos. Les figurines de terre cuite (Exploration Archéologique de Délos faite par lÉcole Française dAthènes, Fascicule XXIII), Paris. LAYARD, A.H. 1853 - The Monuments of Nineveh from Drawings made on the spot, 2 voll., (2nd ed.), London. LAZARIDES, D. 1993 - Amphipolis, Athina. LEGRAIN, L. 1930 - Terra-cottas from Nippur, Philadelphia. LE RIDER, G. 1998 - Séleucie du Tigre. Les monnaies séleucides et parthes (Monografie di Mesopotamia, VI), Firenze. LEYENAAR-PLAISIER, P.G. 1979 - Les terres cuites grecques et romaines. Catalogue de la collection du Musée National des Antiquités à Leiden, Leiden. XVI BIBLIOGRAFIA LIMC Lexicum Iconographicum Mythologiae Classicae. LINSSEN, M.J.M. 2004 - The cults of Uruk and Babylon. The temple ritual texts as evidence for Hellenistic cult practices (Cuneiform Monographs, 25), Leiden-Boston. LIPPOLIS, C. 2008 - Materiali, tecniche costruttive e catalogo degli elementi architettonici dalla Sala Rotonda e dallEdificio Rosso, in A. INVERNIZZI, C. LIPPOLIS (a cura di), Nisa Partica. Ricerche nel complesso monumentale arsacide 1990-2006 (Monografie di Mesopotamia, IX), Firenze, 216-268. LIPPOLIS, E. 2001 - Culto e iconografie della coroplastica votiva. Problemi interpretativi a Taranto e nel mondo greco, MEFRA, 113-1, 225-255. LOMBARDO, G. 2002 - Lo sport nel Vicino e Medio Oriente antico, in Lo sport e lOriente, Catalogo alla Mostra, Roma 20022003, Roma. MADHLOOM, T. 1959 - The excavation at Tel Abu Thar, Sumer, XV, 85-97. MANASSERO, N. 2008a - The têtes coupées on the cornices of the Nysa rhyta. Nothing to do with Dionisus?, Parthica, 10, 8197. 2008b - Rhyta e corni potori dallEtà del Ferro allepoca sasanide (BAR International Series, 1750), Hockley. MARTINEZ-SEVE, L. 1997 - La dame à la fleur. Contribution à létude des ateliers de coroplathes susiens, in A. MULLER (ed.), Le moulage en terre cuite dans lAntiquité. Création et production dérivée, fabrication et diffusion. Actes du XVIIe Colloque du CRA Lille 3, Lille déc. 1995, Villeneuve dAscq, 257-278. 2002 - Les figurines de Suse. De lépoque néo-élamite à lépoque sassanide, Paris. 2004 - Les figurines de Masjid-i Soleiman et les relations entre Suse et lÉlimaïde, Parthica, 6, 179-201. MASTURZO, N. 2011 - Le foglie dacanto di Nisa: studio per la ricomposizione del capitello corinzio, in C. LIPPOLIS, S. DE MARTINO (a cura di), Un impaziente desiderio di scorrere il mondo. Studi in onore di Antonio Invernizzi per il suo settantesimo compleanno (Monografie di Mesopotamia, XIV), Firenze, 265-271. MATHIESEN, H.E. 1982 - Ikaros. The Hellenistic Settlements, vol. 1, The Terracotta Figurines (Jutland Archaeological Society Publications, XVI:1), Copenhagen. 1992 - Sculpture in the Parthian Empire. A Study in Chronology, 2 voll., Aarhus. MCCOWN, D. - HAINES, R. - BIGGS, R. 1978 - Nippur II. The North Temple and Sounding E. Excavation of the Joint Expedition to Nippur of The American Schools of Oriental Research and The Oriental Institute of Chicago (the University of Chicago Oriental Institute Publications, volume XCVII), Chicago. MEFRA Mélanges de lÉcole Française de Rome. Antiquité. MENDEL, G. 1908 - Catalogue des figurines grecques de terre cuite des Musées Impériaux Ottomans, Constantinople. MENEGAZZI, R. 2005a - Le figure femminili ammantate nella coroplastica di Seleucia al Tigri, Parthica, 7, 81-91. 2005b - (ed.), An Endangered Cultural Heritage. Iraqi Antiquities Recovered in Jordan (Monografie di Mesopotamia, VII), Firenze. 2007 - La coroplastica della Mesopotamia ellenizzata, in Sulla via di Alessandro, 129-133. 2009a - Seleucia al Tigri. Il saggio sul versante meridionale della piazza degli Archivi, Mesopotamia, XLIV, 147-176. 2009b - La figura del cavaliere nella coroplastica di Seleucia al Tigri, in E. Dabrowa (ed.), Orbis Parthicus. Studies in Memory of Professor Jósef Wolski (Electrum, 15), Kraków, 67-81. 2012 - Creating a new language: the terracotta figurines from Seleucia on the Tigris, in R. MATTHEWS, J. CURTIS (eds), Proceedings of the 7th International Congress on the Archaeology of the Ancient Near East. 12 April -16 April 2010, the British Museum and UCL, London. Volume 1. Mega-cities & Mega-sites, The Archaeology of Consumption and Disposal, Landscape, Transport and Communication, Wiesbaden, 157-167. 2013 - E lontano, lontano nel tempo Una figurina fuori contesto dagli scavi italiani di Seleucia al Tigri, in A. INVERNIZZI (a cura di), Ìíçìåé÷ïí. Scritti in onore di Paolo Fiorina, Alessandria, 213-218. MENEGAZZI, R. - MESSINA, V. 2011 - Tell Umar, il tempio addossato al teatro. Le fasi architettoniche e le figurine in terracotta, in C. LIPPOLIS, S. DE MARTINO (a cura di), Un impaziente desiderio di scorrere il mondo. Studi in onore di Antonio Invernizzi per il suo settantesimo compleanno (Monografie di Mesopotamia, XIV), Firenze, 123-137. MESSINA, V. 2006 - Seleucia al Tigri, ledificio degli Archivi. Lo scavo e le fasi architettoniche (Monografie di Mesopotamia, VIII), Firenze. 2010 - Seleucia al Tigri, il monumento di Tell Umar. Lo scavo e le fasi architettoniche (Monografie di Mesopotamia, XIII), Firenze. MICHELI, M.E. - SANTUCCI, A. 2000 - (a cura di), Il santuario delle Nymphai Chthoniai a Cirene. Il sito e le terrecotte (Monografie di archeologia libica, XXV), Roma. MIDDLETON, A. 2001 - Analysis of the white grounds on some of the polychrome decorated figurines, in BURN, HIGGINS 2001, 307-312. BIBLIOGRAFIA XVII MILLER, S.G. 1991 - Terracotta figurines. New finds at Ilion, 19881989, Studia Troica, 1, 39-68. 64/74 (Porticoed Street), Mesopotamia, V-VI, 31-39. 1972 - Excavations in the Agora (s.c. Porticoed Street), Mesopotamia, VII, 17-25. MOLLARD-BESQUES, S. 1963 - Catalogue raisonné des figurines et reliefs en terre cuite grecs, étrusques et romains, II. Myrina, Paris. 1972 - Catalogue raisonné des figurines et reliefs en terre cuite grecs, étrusques et romains, III. Époques hellénistique et romaine. Grèce et Asie Mineure, Paris. NICHOLLS, R.V. 1952 - Type, Group and Series: a Reconsideration of some Coroplastic Fundamentals, Annual of the British School at Athens, XLVII, 217-226. MOLLO, P. 2001 - Le sigillature da Nisa Vecchia, Parthica, 3, 159210. MOOREY, P.R.S. 1970 - Pictorial Evidence for the History of HorseRiding in Iraq before the Cassite Period, Iraq, XXXII, 36-50. 2000 - Iran and the West: the Case of the terracotta Persian Riders in the Achaemenid Empire, in R. DITTMAN et alii (Hgs.), Variatio Delectat. Iran und der Westen. Gedenkschrift für Peter Calmeyer (Alter Orient und Altes Testament, 272), Münster, 469-486. MORETTO, L.M. - ORSEGA, E.M. - MAZZOCCHIN, G.A. 2011 - Spectroscopic methods for the analysis of celadonite and glauconite in Roman green wall paintings, Journal of Cultural Heritage, 12 (4), 384-391. MROGENDA, U. 1996 - Die Terrakottafiguren von Myrina: eine Untersuchung ihrer möglichen Bedeutung und Funktion in Grabzusammenhang (Europäischer Hochschulschriften, Reihe XXXVIII, Archäologie, Band 63), Frankfurt am Main. MULLER, A. 1994 - La coroplathie: un travail de petite fille? Les figurines de terre cuite de latelier à la publication: questions de méthode, Revue Archeologique, VI, 177-187. 1996 - Les terres cuites votives du Thesmophorion de Thasos: de latelier au sanctuaire (Études Thasiennes, XVII), Paris. 1997 - Description et analyse des productions moulées. Proposition de lexique multilingue, suggestions de méthode, in A. MULLER (ed.), Le moulage en terre cuite dans lAntiquité. Création et production dérivée, fabrication et diffusion. Actes du XVIIe Colloque du CRA Lille 3, Lille déc. 1995, Villeneuve dAscq, 437-460. 2000 - Artisans, techniques de production et diffusion, in F. BLONDÉ, A. MULLER (eds.), Lartisanat en Grèce ancienne. Les productions, les diffusions. Actes du Colloque de Lyon (10-11 décembre 1998), Lille, 91-106. NOVÁKOVÁ, N. 1971 - Terres cuites de Tell Erfad, Praque. OATES, J. - OATES, D. 2001 - Nimrud. An Assyrian Imperial City Revealed, London. OPIFICIUS, R. 1961 - Das altbabylonische Terrakottarelief (Untersuchungen zur Assyriologie und vorderasiatischer Archäologie, 2), Berlin. PAGÈS-CAMAGNA, S. 2010 - Terracottas and colour, in Tanagras, 250-251. PAPPALARDO, E. 2010 - Nisa Partica, i rhyta ellenistici (Monografie di Mesopotamia, XII), Firenze. 2011 - Il sonno della menade, la morte dellamazzone. Iconografie a confronto nellAsia ellenizzata, in C. LIPPOLIS, S. DE MARTINO (a cura di), Un impaziente desiderio di scorrere il mondo. Studi in onore di Antonio Invernizzi per il suo settantesimo compleanno (Monografie di Mesopotamia, XIV), Firenze, 139-148. PARLASCA, K. 1990 - Hellenistische und parthische Statuetten in Mesopotamia. Zur Problematik ihrer Typologie und Chronologie, Akten des XIII. internationalen Kongresses für klassische Archäologie. Berlin 1988, Mainz am Rhein, 329-330. 1993 - Chronologische Probleme der hellenistischen und parthischen Statuetten in Mesopotamien, in A. INVERNIZZI , J.F. S ALLES (eds.), Arabia Antiqua. Hellenistic Centres around Arabia (Serie Orientale Roma, LXX:2), Roma, 147-154. PAUL, E. 1962 - Tanagrafiguren aus den Staatlichen Museen zu Berlin (Die Schatzkammer, Band 9), Leipzig. PAZ, S. 2007 - Drums, Women and Goddesses. Drumming and Gender in Iron Age II Israel (Orbis Biblicus et Orientalis, 232), Friburg. Museo Civico di Torino 1966 - A. INVERNIZZI, Museo Civico di Torino, sezione darte orientale: catalogo, Torino. POLITO, E. 1998 - Fulgentibus armis. Introduzione allo studio dei fregi darmi antichi (Xenia Antiqua. Monografie, 4), Roma. MUSHIN, A. 1979 - Tell Irshaidah, Sumer, XXXV, 487-489. POPOV, D. 1976 - Essence, origine et propagation du culte de la déesse thrace Bendis, Dialogues dhistoire ancienne, 21, 289-303. NEGRO PONZI, M.M. 1968-1969 - Excavations in squares X 6/XXX 96 (Agora), Mesopotamia, III-IV, 53-55. 1970-1971 - Excavations in squares CLXXI, 54/55/63/ RASHID, M. 1978 - Excavations at Tell Haidar, Sumer, XXXIV, 75118. XVIII BIBLIOGRAFIA READE, J.E. 1998 - Greco-Parthian Nineveh, Iraq, LX, 65-83. ROLLEY, C. 1970 - Nattes, rubans et pendeloques, BCH, 94, 551565. 1999 - La Sculpture Grecque 2. La Période Classique, Paris. ROSTOVTZEFF, M. 1937 - The Squatting Gods in Babylonia and at Dura, Iraq, IV, 19-20. ROUSSELL, A. 1958 - A Hellenistic terracotta workshop in the Persian Gulf, Kulm, 191-200. RUMSCHEID, F. 2006 - Die figürlichen Terrakotten von Priene. Fundkontexte, Ikonographie und Funktion in Wohnhäusern und Heiligtümern im Licht antiker Parallelbefunde, Wiesbaden. RUTTEN, M. 1935 - Scènes de musique et de danse (Musée du Louvre - Antiquités Orientales), Revue des Arts Asiatiques, IX, 218-224. RZEPLINSKA, M. 2010 - Terracottas from Bijan Island, Parthica, 12, 4767. SAATSOGLOU-PALIADELI, C. 1995 - Labbigliamento degli antichi Macedoni, in Alessandro Magno, 113-115. SALLES, J.F. 1986 - Les figurines de Tell Khazneh, in Y. CALVET, J.F. SALLES (dir.), Faïlaka, Fouilles Françaises 1984-1985, Lyon-Paris, 143-200. SAMIOU, C. 1988 - Ellenisticò necrotafeio Abderon, To archaiologichò ergo ste Makedonìa kai Thrake, 2, 471-487. SARKHOSH CURTIS, V. 1994 - More Parthian Finds from Ancient Elymais in southwestern Iran, Iranica Antiqua, XXIX, 201-214. 1998 - The Parthian Costume and Headdress, in J. WIESENHÖFER (Hrsg.), Das Partherreich und seine Zeugnisse (Historia Einzelschriften, 122), Stuttgart, 61-73. 2000 - Parthian Culture and Costume, in J. CURTIS (ed.), Mesopotamia and Iran in the Parthian and Sasanian Periods: Rejection and Revival. C. 238 BC - AD 642, London, 23-34. 2001 - Parthian Belts and Belt Plaques, Iranica Antiqua, XXXVI, 298-327. SCHÄFER, J. 1968 - Hellenistische Keramik aus Pergamon (Pergamenische Forschungen, II), Berlin. SCHMIDT-COLINET, C. 1981 - Die Musikinstrumente in der Kunst des Alten Orients, Bonn. SEIDL, U. 2005 - Priester. B.I. Nach Archäologische Quellen. Mesopotamien, in D.O EDZARD, M.P. STRECK (Hrsg.), Reallexikon der Assyriologie und Vorderasiatischen Archäologie, Band 10, 7./8. Lieferung, Pflanzerkunde - Priesterverkleidung, Berlin, New York, 643-647. SIMPSON, ST J. - AMBERS, J. - VERRI, G. - DEVIESE, T. - KIRBY, J. 2012 - Painted Parthian Stuccoes from Southern Iraq, in R. MATTHEWS, J. CURTIS (eds.), Proceedings of the 7th International Congress on the Archaeology of the Ancient Near East. 12 April -16 April 2010, the British Museum and UCL, London. Volume 2. Ancient & Modern Issues in Cultural Heritage, Colour & Light in Architecture, Art & Material Culture, Islamic Archaeology, Wiesbaden, 209220. SISMONDO RIDGWAY, B. 2001 - Hellenistic Sculpture I, Madison. SGUAITAMATTI, M. 1984 - Loffrante du porcelet dans la coroplathie géléenne, étude typologique, Mainz am Rhein. SMITH, G.D. - CLARK, R.J.H. 2004 - Raman microscopy in archaeological science, Journal of Archaeological Science, 31 (8), 1137-1160. SPYCKET, A. 1981 - La statuaire du Proche-Orient ancien (Handbuch der Orientalistik, 7), Leiden-Köln. 1991 - Abû Qubûr. Les Figurines de la Résidence Achéménide, in L. DE MEYER, H. GASCHE (eds.), Mesopotamian History and Environment. Series 1, Northern Akkad Project Reports, 5, 47-55. 1992 - Les figurines de Suse. Les figurines humaines IVeII e millénaires av. J.-C. (Mémoires de la Délégation Archéologique en Iran, t. LII), Paris. Sulla via di Alessandro 2007 - V. MESSINA (a cura di), Sulla via di Alessandro. Da Seleucia al Gandhâra, Catalogo alla Mostra, Torino 2007, Cinisello Balsamo. SUMMERER, L. 1996 - Karikaturen und Grotesken, in Hauch des Prometheus, 171-177. Tanagras 2010 - V. JEAMMET (ed.), Tanagras. Figurines for Life and Eternity. The Musée du Louvres Collection of Greek Figurines, Valencia. TINTORI, G. 1983 - Liuto, Dizionario Universale della Musica, Volume secondo: D-Liv, 754-764. TOPPERWEIN, E. 1976 - Terrakotten von Pergamon (Pergamenische Forschungen, Band 3), Berlin. UHLENBROCK, J. 1990 - (ed.), The Coroplasts Art. Greek Terracottas of the Hellenistic World, New Rochelle, N.Y. VALTZ, E. 1986 - Trench on the East Side of the Archives Square (Seleucia, 12th Season), Mesopotamia, XXI, 11-20. 1988 - Trench on the East Side of the Archives Squa- BIBLIOGRAFIA re. Seleucia, 13th Season, Mesopotamia, XXIII, 19-29. 1990 - Trench on the East Side of the Archives Square. Seleucia, 14th Season, Mesopotamia, XXV, 13-25. 2007 - La ceramica da Seleucia al Tigri e dalla Mesopotamia seleucide e partica, in Sulla via di Alessandro, 135-139. BUREN, E.D. 1930 - Clay Figurines of Babylonia and Assyria, New Haven-London. VAN DER TOORN, K. 1996 - Domestic religion in ancient Mesopotamia, in K.R. VEENHOF (ed.), Houses and Households in Ancient Mesopotamia, Papers read at the 40th Rencontre Assyriologique Internationale, Leiden, July 5-8, 1993, Leiden, 69-78. VAN ESS, M. - PEDDE, F. 1992 - (Hrsg.), Uruk. Kleinfunde. II Metall und Asphalt, Farbreste, Fritte/Fayence, Glas, Holz, Knochen/Elfenbein, Leder, Muschel/Perlmutt, Schmucke, Schilf, Textilien (AUWE, 7), Mainz am Rhein. VAN INGEN W. 1939 - Figurines from Seleucia on the Tigris, discovered by the expeditions conducted by the University of Michigan with the cooperation of the Toledo Museum of Art and the Cleveland Museum of Art, 1927-1932, Ann Arbor. VAN VERRI, G. 2009 - The spatial characterisation of Egyptian blue, Han blue and Han purple by photo-induced luminescence digital imaging, Analytical and Bioanalytical Chemistry, 394 (4), 1011-1021. VERRI, G. - COLLINS, P. - AMBERS, J. - SWEEK, T. - SIMPSON, ST J. 2009 - Assyrian colours: pigments on a neo-Assyrian relief of a parade horse, The British Museum Technical Research Bulletin, Vol. 3, 57-62. VERRI, G. - OPPER, T. - DEVIESE, T. 2010 - The Treu Head: a case study in Roman sculptural polychromy, The British Museum Technical Research Bulletin, Vol. 4, 39-54. GALL, H. 1990 - Das Reiterkampfbild in der iranischen und iranisch beeinflussten Kunst parthischer und sasanidischer Zeit (Teheraner Forschungen, Band VI), Berlin. VON XIX WATERMAN, L. 1931 - (ed.), Preliminary Report upon the Excavations at Tel Umar, Iraq, conducted by the University of Michigan and the Toledo Museum of Art, Ann Arbor. 1933 - (ed.), Second preliminary Report upon the Excavations at Tel Umar, Iraq, conducted by the University of Michigan, the Toledo Museum of Art and the Cleveland Museum of Art, Ann Arbor. WEBSTER, T.B.L. 1967 - Monuments Illustrating Tragedy and Satyr Play, Second Edition with Appendix (Institute of Classical Studies, Bulletin Supplement No. 20), London. 1995 - Monuments Illustrating New Comedy. Third Edition revised and enlarged by J.R. Green and A. Seeberg, London. WESTHOLM, A. 1955 - The Cypriote Temple Boys, Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae. Opuscula Atheniensia, II, 75-77. WIGGERMANN, F.A.M. 1992 - Mesopotamian Protective Spirits. The ritual texts (Cuneiform Monographs, 1), Groeningen. WREDE, N. 1985 - Uruk-Warka XXXVII. Survey des Stadtgebietes von Uruk. V. Terrakotten, Baghdader Mitteilungen, 16, 109-117. 1990 - Katalog des Terrakotten der Archäologischen Oberflächenuntersuchung (Survey) des Stadtgebietes von Uruk, Baghdader Mitteilungen, 21, 215-301. 1991 - Terrakotten und Objekte aus gebranntem Ton, in U. FINKBEINER et alii, Uruk Kampagne 35-37, 19821984. Die Archäologischen Oberflächenuntersuchung (Survey) (AUWE, 4), Mainz am Rhein, 151-176. 2003 - Uruk. Terrakotten I. Von der Ubaid- bis zur altbabylonischen Zeit (AUWE, 25), Mainz am Rhein. WVDOG Wissenschaftliche Veröffentlichungen der Deutschen Orient-Gesellschaft. YEIVIN, S. 1933 - The tombs found at Seleucia. Season 1929-30 and 1931-32, in WATERMAN 1933, 33-64. ZIEGLER, C. 1962 - Die Terrakotten von Warka (ADFU, 6), Berlin. I. SELEUCIA AL TIGRI: GLI SCAVI E LE TERRECOTTE FIGURATE I.1. Seleucia al Tigri: la stagione delle ricerche sul terreno Gli scavi americani Nel corso del ventesimo secolo, il sito di Seleucia al Tigri nellodierno Iraq, una trentina di chilometri a sud di Baghdad fu oggetto di intense e approfondite indagini sul terreno che videro avvicendarsi due grandi missioni archeologiche. Protagonisti della prima stagione di ricerche furono gli archeologi della University of Michigan che fra il 1927 e il 1937, in collaborazione con i musei di Toledo e Cleveland, condussero sei campagne di scavo sotto la direzione di Leroy Waterman e, nellultima, di Robert H. McDowell1. Le prime due campagne della missione archeologica americana furono dedicate allesplorazione di un piccolo tell a sud-est di Tell Umar, il più imponente dei rilievi artificiali che punteggiano il sito. Le indagini portarono alla luce un edificio isolato, misurante allincirca 55x40 m e composto da una serie di ambienti disposti intorno a un cortile centrale. Sulla base di uniscrizione frammentaria in greco rinvenuta allinterno di una delle stanze, ledificio venne interpretato come Heroon dedicato al culto dei sovrani seleucidi. Costruito intorno agli anni 145140 a.C., esso rimase in uso, con rimaneggiamenti successivi, fino alla seconda metà del II sec. d.C.2. A partire dalla terza stagione e fino al termine delle indagini sul terreno nel 1937, gli sforzi degli archeologi americani si concentrarono prevalentemente nellarea dellisolato di abitazione G6, localizzato a sud del grande canale navigabile che taglia approssimativamente in due la città nel senso della lunghezza. Gli scavi, che raggiunsero i livelli seleucidi solo in punti estremamente limitati, portarono allesplorazione completa delle fasi partiche dellisolato. La successione stratigrafica dei tre livelli di occupazione individuati rispettivamente datati alla prima, alla piena e alla tarda età partica3 consentì di seguire levoluzione dellarchitettura domestica, individuando nel periodo compreso fra la metà del I e gli inizi del II sec. d.C. il momento di passaggio dalla casa con cortile porticato a due colonne alla casa con iwan, ambiente rettangolare completamente aperto su un lato breve e affacciato su un cortile. Durante lultima stagione di scavo si procedette inoltre allesplorazione di due vaste aree aperte localizzate immediatamente a nord del grande canale centrale, occupanti ciascuna uno spazio allincirca corrispondente a quatto isolati. Più estese furono le indagini dellarea collocata in prossimità del limite orientale del perimetro urbano, denominata Temple A. Al suo interno venne identificato un grande cortile quadrato chiuso da un muro in mattoni quasi completamente spogliato e circondato da un corridoio coperto. Di fronte al lato meridionale del cortile sorgeva un piccolo teatro in mattoni crudi, di cui si conservavano dieci file di sedili. Un piccolo teatro venne rinvenuto anche nella seconda delle due aree aperte (Temple B), situata nella porzione occidentale della città, il cui scavo non venne completato per linterrompersi dei lavori al termine della sesta campagna di scavo. Per entrambe le aree, che presentano evidenti analogie, fu proposta uninterpretazione come santuari, sebbene non vi siano elementi in grado di suggerire a quali divinità essi fossero dedicati. Sulla base dei ritrovamenti monetali, il periodo di vita dei due complessi si collocherebbe fra la prima età partica e la fine del II sec. d.C.4. Della trincea aperta nel massiccio di Tell Umar si darà conto in seguito. In un tell di forma semicircolare collocato allestremità meridionale dellarea archeologica oltre la grande strada est-ovest che correva lungo il margine sud del perimetro urbano e indagato per poche settimane durante la campagna di scavo 1928-1929, gli archeologi americani credettero di riconoscere il teatro di Seleucia5. Gli scavi italiani Dopo uninterruzione di quasi trentanni, le indagini a Seleucia ripresero ad opera del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e lAsia. Sotto la guida di Giorgio Gullini, gli archeologi italiani condussero quattordici campagne di scavo: undici fra il 1964 e il 1976 e tre fra il 1985 e il 1989. Le prime tre stagioni di lavori furono esclusivamente dedicate allindagine di Tell Umar, il grande rilievo artificiale collocato allestremità settentrionale del perime- 1 HOPKINS 1972, iii. I risultati degli scavi americani, oggetto di pubblicazioni preliminari negli anni 30 del secolo scorso (WATERMAN 1931; IDEM 1933), sono stati raccolti in HOPKINS 1972. 2 Ibidem, 13-25. 3 Le indagini della missione archeologica americana portarono allindividuazione di quattro principali livelli di occupazione (HOPKINS 1972, 6): il liv. IV corrisponde al periodo seleucide; il liv. III alla fase partica iniziale (141 a.C.-43 d.C.); il liv. II alla piena età partica (43-116 d.C.); il I alla tarda età partica (116-227 d.C.). 4 HOPKINS 1972, 119-126. 5 Ibidem, 26-27. Tale interpretazione, non supportata da prove documentarie, fu messa in discussione da A. Invernizzi (INVERNIZZI 1989c), al quale si deve lidentificazione del teatro greco di Seleucia. 2 ROBERTA MENEGAZZI Fig. 1 - Seleucia al Tigri, gli scavi. tro urbano. Larea era già stata oggetto di studio da parte della missione archeologica americana, che durante la campagna di scavo del 1931-32 aveva aperto una trincea nella parte sud-orientale del massiccio6. Lesplorazione del tell impegnò gli archeologi italiani fino al 1970: gli scavi rivelarono una sequenza stratigrafica complessa, che andava dal periodo seleucide a quello sassanide. Le strutture in crudo di periodo seleucide-partico successivamente inglobate nelle sostruzioni di una torre di guardia sassanide si rivelarono essere i resti del grande teatro cittadino. Tale interpretazione, elaborata dallallora direttore di scavo A. Invernizzi in un momento successivo alla chiusura delle indagini sul terreno7, è stata recentemente confermata dagli studi che hanno portato alledizione finale dello scavo8. Nel 1967, un secondo cantiere venne aperto a sudovest di Tell Umar, lungo il margine occidentale di unarea che gli studi topografici di G. Gullini avevano individuato come un vasto spazio aperto9. I lavori, protrattisi nelle sei stagioni successive, portarono alla luce le strutture che occupavano il lato occidentale della grande piazza, in seguito identificata come agora cittadina. Al di sotto delle abitazioni e delle botteghe di età partica furono rinvenuti gli Archivi cittadini, ospitati nellunica struttura di epoca seleucide indagata in estensione: al suo interno, ammassate sui pavimenti delle stanze giacevano oltre 25.000 sigillature in argilla, combuste durante lincendio che distrusse ledificio nellultimo quarto del II sec. a.C.10. Allesplorazione del lato orientale dellagora furono dedicate le tre campagne di scavo condotte negli anni 80, che portarono alla luce parte di una stoa a camere di età seleucide coperta da botteghe e abitazioni di epoca successiva11. Un saggio aperto nel 1972 e ampliato nel 1976 permise di individuare il limite meridionale della piazza, portando alla luce una ricchissima serie di depositi di terrecotte figurate, frammenti ceramici ed elementi di decorazione architettonica12. La vocazione artigianale dellarea, suggerita dalla presenza dei depositi, fu confermata da alcuni sondaggi effettuati durante lultima stagione di scavo13. Presso unarea già oggetto di indagine da parte degli archeologi americani, quella del cosiddetto Heroon, fu aperto un sondaggio di 10x25 m che portò alla luce resti di canalizzazioni e di strutture in crudo verosimilmente datate al periodo partico14. Parallelamente al procedere delle indagini nel settore settentrionale, dove si concentrarono maggiormente gli sforzi degli archeologi italiani, un cantiere di scavo venne aperto allestremità meridionale della città15, lungo la grande strada commerciale est-ovest già citata a proposito degli scavi americani. Larea, prima indicata come via Porticata e successivamente denominata Piazza sud, subì sensibili trasformazioni nel corso del tempo. Quartiere di abitazione durante il periodo seleucide, sviluppò HOPKINS 1972, 8-12. INVERNIZZI 1991b, 354-356. 8 MESSINA 2010. 9 GULLINI 1967. 10 Per ledizione finale dello scavo sul versante occidentale della piazza degli Archivi si veda MESSINA 2006. Per il catalogo delle impronte di sigillo, si veda INVERNIZZI 2004. 11 VALTZ 1986; EADEM 1988; EADEM 1990. 12 MENEGAZZI 2009a. Nelle pagine che seguono, il saggio verrà indicato come saggio sud. 13 VALTZ 1990, 22-23. 14 NEGRO PONZI 1968-69. 15 GRAZIOSI 1968-1969; NEGRO PONZI 1970-71; EADEM 1972. 6 7 I. SELEUCIA AL TIGRI: GLI SCAVI E LE TERRECOTTE FIGURATE Fig. 2 - Seleucia al Tigri, distribuzione delle terrecotte dagli scavi americani. una più marcata vocazione commerciale e artigianale durante la prima età partica. Successivamente, una parte degli edifici venne abbattuta per creare un vasto spazio aperto quadrangolare affacciato lungo il lato sud del grande asse di scorrimento. I.2. La distribuzione delle terrecotte figurate I materiali dagli scavi americani Sei stagioni di scavo portarono alla luce una notevole quantità di materiali fra cui moltissime terrecotte figurate, per lo più in condizioni frammentarie. Degli oltre 4.000 esemplari ritrovati, circa 600 furono consegnati allIraq Museum di Baghdad; gli altri formano la ricchissima collezione del Kelsey Museum of Archaeology di Ann Arbor16. Grazie allaccuratezza della documentazione prodotta in fase di scavo, possediamo indicazioni circa il luogo di rinvenimento del 75% delle figurine rinvenute. Come illustra il grafico riportato alla Fig. 2, la maggior parte di esse proviene dalle due aree in cui si concentrò maggiormente lattività della missione archeologica americana, ovvero lisolato di abitazione G6 e lHeroon, mentre soltanto il 5% proviene dagli altri cantieri di cui si è dato conto nel paragrafo I.1. In alcuni casi, le schede relative agli esemplari rinvenuti nellisolato di abitazione e nellHeroon forniscono indicazioni circa il contesto di giacitura degli oggetti (sul pavimento; allinterno di una giara; in tomba; nella muratura in crudo); più spesso, tuttavia, si limitano a riportare lambiente e il livello di rinvenimento. Si tratta in ogni caso di informazioni estremamente preziose. Lattribuzione dei singoli esemplari a uno dei quattro livelli di vita individuati dalla missione archeologica americana17 consente ad esempio di osservare la distribuzione delle figurine allinterno delle fasi partiche dellisolato G6, attestando una concentrazione maggiore di materiali nel periodo partico iniziale, a cui corrisponde una progressiva flessione nella piena e tarda età partica18. Decisamente diversa la situazione registrata nellarea del cosiddetto Heroon, dove le figurine per le quali possediamo indicazioni circa il livello di provenienza si distribuiscono in maniera omogenea allinterno delle quattro fasi di vita della città, con una concentrazione maggiore nei livelli seleucide e tardo partico19. 3 Fig. 3 - Seleucia al Tigri, distribuzione delle terrecotte dagli scavi italiani. I materiali dagli scavi italiani Ancora più numerose sono le terrecotte provenienti dagli scavi italiani: oltre 9000, anchesse in condizioni generalmente frammentarie. Degli oltre 2600 esemplari inventariati, 270 furono portati in Italia ed entrarono a far parte delle collezioni del Museo dArte Antica - Palazzo Madama di Torino, mentre gli altri furono consegnati allIraq Museum di Baghdad20. Gli oltre 7000 frammenti non inventariati furono conservati per quasi trentanni nei magazzini della casa della missione italiana a Tell Umar. Nel 2002 fu organizzata una campagna di schedatura al termine della quale, secondo le disposizioni del locale Dipartimento di Antichità21, essi furono interrati in una fossa appositamente scavata nelle adiacenze dei sopra citati magazzini. Come illustrato dal grafico alla Fig. 3, le figurine dagli scavi italiani risultano ripartite in misura ineguale fra i vari settori. La più alta percentuale di fittili (42%) proviene dalla più piccola delle aree investigate, il saggio aperto sul versante meridionale della piazza degli Archivi. Su una superficie di 214 mq vennero rinvenute oltre 3000 figurine, per lo più frammentarie, accatastate in strati di accumulo o gettate nelle grandi fosse scavate allinterno dei piccoli ambienti individuati o nellarea aperta ad essi antistante. I depositi, in numero di 15, si 16 Dal 2012, presso il Kelsey Museum è conservato anche il piccolo lotto di terrecotte dagli scavi americani una cinquantina di esemplari di proprietà del Toledo Museum of Art di Toledo (Ohio). 17 Sulla ripartizione in livelli operata dalla missione archeologica americana si veda la nota 3. 18 Del totale delle figurine dellisolato G6 di cui è riportato il livello di rinvenimento, soltanto il 4% è riferibile alla fase seleucide (ricordiamo che i livelli seleucidi furono raggiunti soltanto in punti molto limitati del cantiere). Il 50% è riferibile alla fase partica più antica (liv. III), il 36% a quella intermedia (liv. II) e il 10% a quella recente (liv. I). 19 Il 25% delle terrecotte dallHeroon è stato rinvenuto nel liv. IV, il 20% nel liv. III, il 20% nel liv. II e il 35% nel liv. I. 20 A pochi anni dallinizio degli scavi italiani, nel 1969, una nuova prassi giuridica pose termine alla fino ad allora praticata divisione paritetica dei reperti archeologici fra le autorità iraqene e le istituzioni straniere artefici degli scavi. 21 Lo SBAH, State Board of Antiquities and Heritage. 4 ROBERTA MENEGAZZI Fig. 4 - Seleucia al Tigri, Tell Umar e la piazza degli Archivi. collocano lungo un arco cronologico che va dalla seconda metà del II sec. a.C. al II sec. d.C.22. Dal quartiere di abitazioni sorto in età partica sui resti delledificio degli Archivi proviene il 18% delle figurine dagli scavi italiani. Tale percentuale non include le terrecotte rinvenute nei depositi localizzati nella porzione nord-occidentale del quartiere, legati allattività di una bottega artigiana e formatisi lungo un arco cronologico che va dalla fine del II sec. a.C. alla metà del I sec. d.C.: da sole, esse rappresentano il 16% del totale delle terrecotte dagli scavi italiani. Percentualmente analogo (17%) è il numero delle terrecotte provenienti dallarea della Piazza sud, concentrate in prevalenza nei livelli di tarda epoca partica; una parte di esse fu rinvenuta in un piccolo deposito legato ancora una volta ad attività artigianali23. Decisamente più bassa (6%) la percentuale di fittili portati alla luce durante gli scavi di Tell Umar. Allincirca un quarto di essi proviene dallarea del tempietto addossato alla fronte occidentale del teatro, ed è verosimilmente da considerarsi di originaria pertinenza templare24; gli altri furono rinvenuti negli strati di accumulo che progressivamente sigillarono il teatro nelle fasi successive al suo abbandono, costituendo le sostruzioni della torre di epoca sassanide. Il restante 1% è costituto da esemplari rinvenuti durante le indagini del lato orientale della piazza degli Archivi (larea della stoa) e del saggio aperto nel settore nord della città, nei pressi dellHeroon; decisamente scarse, e dunque irrilevanti sotto il profilo percentuale, sono le figurine di provenienza incerta o non indicata. Fig. 5 - Seleucia al Tigri, il lato occidentale della Piazza sud. I.3. Organizzazione del catalogo Lorganizzazione di un corpus così vasto e articolato formatosi nel corso degli anni grazie allimpegno di due diverse missioni archeologiche si è rivelata molto complessa e ha richiesto una lunga riflessione. In effetti, negli ultimi decenni i criteri di classificazione delle terrecotte hanno rappresentato una tematica ampiamente dibattuta negli studi coroplastici, in particolar modo di ambito greco. Ricerche esemplari25 generalmente condotte su lotti di materiali provenienti da contesti sacri hanno posto il processo della produzione derivata alla base della classificazione delle figurine26, organizzando il materiale per tipi, generazioni, versioni e varianti27. Per MENEGAZZI 2009a. NEGRO PONZI 1970-71, 37. Sulle caratteristiche dei depositi individuati in fase di scavo e sullorganizzazione del lavoro allinterno delle botteghe seleucene, cf. infra, par. II.3. 24 MENEGAZZI, MESSINA 2011, 129-136. 25 Si pensi al lavoro condotto da A. Muller sulle terrecotte dal Thesmophorion di Thasos (MULLER 1996). 26 Il primo ad esaminare e codificare il sistema della produzione derivata fu R.V. Nicholls (NICHOLLS 1952); in anni recenti, la problematica è stata ripresa e rivisitata da A. Muller (MULLER 1996, 27-59), al quale si deve anche la creazione di un dizionario multilingue della produzione coroplastica (IDEM 1997, 437-461). 27 Per le definizioni dei termini, si veda MULLER 1997, 451-454. 22 23 I. SELEUCIA AL TIGRI: GLI SCAVI E LE TERRECOTTE FIGURATE molte ragioni, un sistema di questo genere non poteva essere adottato nella presentazione dei fittili da Seleucia. In primo luogo come del resto sottolineato in una recente pubblicazione28 esso appare difficilmente adattabile a materiali provenienti da aree di abitato, generalmente molto eterogenei per soggetti rappresentati e contesti di rinvenimento29. Nel caso di Seleucia, inoltre, ad unanalisi puntuale dei materiali sul piano della produzione derivata si opponevano anche condizioni legate alla disponibilità fisica dei materiali, divisi fra musei differenti e in parte non accessibili30. Alla luce di tali considerazioni, si è ritenuta opportuna unorganizzazione del materiale su base sostanzialmente tematica, nel solco una tradizione ampiamente consolidata negli studi sulla coroplastica mesopotamica31. Il catalogo è stato suddiviso in venticinque capitoli, indicati con un numero arabo progressivo (1. Divinità ed esseri mitologici greci; 2. Figure femminili nude e seminude; 3. Figure femminili panneggiate, ecc.). Ogni capitolo è preceduto da unintroduzione nella quale vengono discussi i caratteri generali dei materiali presentati. Nella maggior parte dei casi ad ogni capitolo corrisponde effettivamente un determinato soggetto32: divinità; figure femminili nude; figure femminili panneggiate; nutrici; figure recumbenti e così via. In alcuni casi però è la funzione dei fittili a rappresentare il criterio ordinatore del materiali: si pensi, ad esempio, ai capitoli sulla decorazione ceramica, sugli elementi architettonici o sulle matrici. Altrove, infine, ai capitoli corrispondono insiemi fittizi: ciò vale per le teste adespote maschili, femminili e di fanciullo e per i frammenti di figure di incerta identificazione33. Sulla base delle affinità iconografiche individuate fra i materiali in esame, allinterno di ciascun capitolo sono stati individuati diversi gruppi34, ciascuno contrassegnato da una lettera dellalfabeto maiuscolo. Per fare un esempio, le figurine inserite nel capitolo 2. Figure femminili nude e seminude, si divideranno in A - Nude, stanti, B - Nude, sedute, C - Seminude, stanti. Ciascun gruppo è stato quindi suddiviso in sottogruppi che raccolgono figurine con caratteri di affinità iconografica ancora maggiore. Nel caso delle terrecotte raffiguranti figure umane, i sottogruppi corrispondono in genere ai tipi iconografici35. Ciascun tipo iconografico può comprendere figurine appartenenti a serie diverse, differenti per stile e per caratteristiche di fabbricazione ma accomunate dallidentità dellimpostazione di base, che si traduce in genere nellidentità di atteggiamento e abbigliamento. Nel catalogo, la definizione del sottogruppo/tipo iconografico riportata in corsivo e indicata da una lettera dellalfabeto minuscolo corrisponde dunque alla descrizione generale delle figurine ad esso riconducibili. Ad essa seguono le schede contenenti le informazioni sui singoli esemplari: nella presentazione dei materiali riconducibili a un determinato sottogruppo/tipo iconografico, gli esemplari modellati a mano e a matrice semplice precedono quelli realizzati a matrice doppia. Ogni scheda riporta nella prima riga il numero di inventario della figurina e i dati riguardanti locus e livello di ritrovamento; seguono, nella seconda riga, le informazioni relative a tecnica di fabbricazione, colore dellimpasto, dimensioni e parti mancanti. La scheda è generalmente completata dalla descrizione dei caratteri 5 individuali del pezzo in esame, esposti secondo un ordine prestabilito. Nel caso delle terrecotte rappresentanti figure umane, prima viene la notazione dei dettagli iconografici non considerati rilevanti ai fini dellindividuazione del tipo iconografico e quindi non inseriti nella descrizione generale36. Seguono, separate ciascuna da un punto fermo, le indicazioni relative a stile37, caratteristiche di fabbricazione e stato di conservazione della figurina. Nel caso di esemplari già editi, lultima riga riporta gli estremi delle pubblicazioni precedenti. Da sola, limpostazione sopra illustrata, funzionale ad evidenziare ricchezza iconografica del repertorio seleuceno, non teneva conto delle le peculiarità legate alle diverse provenienze degli oggetti, che verranno in queste pagine più volte evidenziate38: il riferimento, in particolare, è ai materiali provenienti dai grandi depositi e a quelli dalla Piazza sud. Per valorizzare e rendere immediatamente evidenti al lettore i caratteri individuali di questi insiemi espressione di diverse tendenze della produzione seleucena si è pertanto deciso di dividere ogni capitolo del catalogo in quattro sezioni distinte. Nella prima, contrassegnata dalla lettera G, vengono raccolti i materiali provenienti dalle diverse aree indagate dalla missione archeologica americana e italiana39: si tratta della sezione generale del catalogo, la più numerosa, quella che meglio di tutte dà conto della varietà iconografica e stilistica della produzione coroplastica seleucena. Nella seconda, contrassegnata dalla lettera S, vengono presen- BARRA BAGNASCO 2009, 86-87. A Seleucia le diverse aree investigate, legate a momenti diversi della storia della città, hanno restituito figurine riconducibili a una grandissima varietà di tipi, spesso rappresentati da un solo esemplare. 30 Al riguardo, si vedano i paragrafi I.2 e II.3. 31 Esempi recenti sono forniti dai cataloghi di KLENGEL-BRANDT, CHOLIDIS 2006, JACKSON 2006, ERLICH, KLONER 2008. Sui limiti di un approccio rigidamente tipologico allo studio delle terrecotte, si veda LANGIN-HOOPER 2013. 32 Si tratta di quello che K. Karvonen Kannas definisce come motif, adottandolo come criterio ordinatore del catalogo delle figurine da Babilonia (KARVONEN KANNAS 1995, 40). 33 La scelta di indicare con il termine generico di capitoli i 25 nuclei tematici individuati, che formano lossatura del catalogo, appare motivata proprio dalla pluralità dei criteri ordinatori adottati nellorganizzazione del materiale. Definizioni comunemente utilizzate negli studi coroplastici come quella di classe, intesa come insieme di figurine aventi lo stesso tema (BARRA BAGNASCO 2009, 88), male si adatterebbero, ad esempio, allinsieme delle matrici o degli elementi di decorazione ceramica. 34 Si tratta di quelli che A. Muller definisce gruppi tematici (MULLER 1997, 459); sullargomento, si veda anche BONGHI JOVINO 1990, 32-33. 35 Per ovvie ragioni, non possono essere definiti come tipi iconografici i sottogruppi che riuniscono le teste adespote. 36 Nel caso delle figure femminili panneggiate stanti in atteggiamento solenne (tipo iconografico 3B,a), ad esempio, la distribuzione del peso sulla gamba destra piuttosto che sulla gamba sinistra è considerata un elemento irrilevante ai fini dellindividuazione del tipo iconografico, e in quanto tale viene riportata nelle schede relative ai singoli esemplari. 37 Per la distinzione fra iconografia e stile, si veda MARTINEZSÈVE 2002, 14. 38 Si vedano in particolare i paragrafi II.3 e IV.3. 39 Ad esclusione, naturalmente, di quelli dai depositi e dalla Piazza sud. 28 29 6 ROBERTA MENEGAZZI tati i materiali portati alla luce nel saggio aperto lungo il lato meridionale della piazza degli Archivi, dove furono rinvenuti ben 15 depositi di terrecotte. Ai giacimenti sul lato occidentale della stessa piazza è dedicata la terza sezione del catalogo, contrassegnata con la lettera W, mentre con la lettera P viene indicata la sezione del catalogo che raccoglie i materiali dalla Piazza sud. Le quattro sezioni seguono esattamente la stessa impostazione, mantenendo la stessa numerazione e le stesse sigle non solo per i capitoli, ma anche per i gruppi e i sottogruppi nei quali essi si articolano. Tale criterio è stato adottato principalmente per esigenze di chiarezza: per fare un esempio, il tipo iconografico 2A,g corrisponderà in tutte le sezioni alla figura femminile (capitolo 2) nuda e stante (gruppo A) con le braccia lungo i fianchi (tipo iconografico g). Può accadere che un sottogruppo o un gruppo attestato in una sezione generalmente quella generale, che comprende il maggior numero di pezzi sia assente in una delle altre40: le lacune nella sequenza di gruppi e sottogruppi permettono di evidenziare, per lo meno sotto il profilo iconografico, le peculiarità dei materiali rinvenuti nei grandi depositi e nella Piazza sud41. Allinterno di ciascuna sezione, la numerazione delle schede riparte da 1 ad ogni capitolo. Il numero progressivo assegnato ad ogni singola scheda (e dunque a ciascun esemplare) è pertanto preceduto dallindicazione del capitolo e della sezione del catalogo di appartenenza. La sigla 2.G1, ad esempio, indicherà ad esempio la prima delle figure femminili nude (capitolo 2) della sezione generale del catalogo (lettera G); la sigla 2.P1 indicherà la prima delle figure femminili nude dallarea della Piazza sud. Lordine seguito nel testo è ripreso nelle tavole, che per ciascun capitolo presentano per primi i materiali della sezione generale (G) seguiti dai materiali provenienti dai depositi localizzati sul versante meridionale della piazza degli Archivi (S), da quelli provenienti dai depositi localizzati sul lato occidentale della stessa piazza (W) e da quelli dalla Piazza sud (P). Dove non altrimenti indicato, le immagini sono presentate in scala 1:1. Le fotografie dei materiali dagli scavi italiani degli anni 60-70 furono scattate sul campo allepoca del rinvenimento utilizzando macchine fotografiche analogiche. Le foto dei materiali dagli scavi americani conservati al Kelsey Museum of Archaeology furono realizzate fra il 2010 e il 2011 con lausilio di una fotocamera digitale. Le differenti tecniche fotografiche impiegate sono la ragione delle differenze nella resa delle immagini pubblicate: nel bianco e nero, le fotografie analogiche risultano infatti maggiormente contrastate rispetto a quelle digitali42. I.4. Note per la lettura delle singole schede Nel catalogo, ciascuna scheda si apre con lindicazione del numero dinventario assegnato alloggetto. Nei materiali dagli scavi americani conservati presso il Kelsey Museum of Archaeology di Ann Arbor, si tratta di un numero di cinque cifre (es. 14306; 32213); in quelli di proprietà del Toledo Museum of Art di Toledo, il numero progressivo è preceduto dallindicazione dellanno di rinvenimento, da cui è separato da un punto (es. 29.103; 1931.156). Il numero dinventario dei materiali italiani consegnati allIraq Museum di Baghdad e al Museo civico dArte Antica - Palazzo Madama di Torino si apre con la lettera S. Per gli oggetti rinvenuti durante le prime cinque stagioni di scavo, la lettera è seguita da un numero progressivo (es. S2; S527; S1452); a partire dalla sesta stagione, il numero dinventario contiene lindicazione della campagna di scavo, seguita da un numero progressivo che riparte da 1 alla campagna successiva (es. S6,514; S8,588; S11,624). I materiali non consegnati al Museo di Baghdad sono contrassegnati da un numero progressivo preceduto da una lettera dellalfabeto minuscolo43. Nella sezione generale del catalogo, dopo lindicazione del numero dinventario è riportata una sigla che sta ad indicare larea di provenienza delloggetto44. Questo lelenco delle sigle utilizzate: - G6 He TU Ar = = = = - St NI = = isolato di abitazione G6 Heroon Tell Umar (scavi italiani) area degli Archivi (lato occidentale della piazza degli Archivi) stoa (lato orientale della piazza degli Archivi) area di provenienza non indicata. Seguono i dati relativi al luogo e al livello di rinvenimento riportati negli inventari e nelle schede di scavo. Nel caso delle terrecotte provenienti dagli scavi americani dellisolato G6 e del cosiddetto Heroon, tali dati comprendono generalmente lindicazione dellambiente e del livello di provenienza, in alcuni casi completata da informazioni circa il contesto di giacitura45. Per i materiali dagli scavi italiani, le schede riportano invece il riferimento al quadrato della griglia topografica utilizzata in fase di scavo e al livello o alla quota di rinvenimento. Tale sistema è stato abbandonato nelle edizioni finali di due delle principali aree investigate, quali larea degli archivi e tell Umar, che hanno assegnato una numerazione agli ambienti portati alla luce e riorganizzato la successione in livelli operata in fase di scavo46. Nel caso degli Nel caso del capitolo 25, lintera sezione W è assente, dal momento che nei depositi localizzati sul lato occidentale della piazza degli Archivi non furono rivenute matrici. 41 Per fare un esempio, le sezioni 2.S e 2.W del catalogo si aprono con il tipo iconografico 2A,g: da quelle aree non provengono infatti figurine riconducibili ai tipi iconografici 2A,a-2A,f. 42 La quasi totalità delle fotografie pubblicate nelle tavole è opera di Grazia Perrone, fotografa della missione archeologica italiana negli anni 60 e 70, che ha eseguito anche le riprese fotografiche dei materiali conservati al Kelsey Museum of Archaeology. Chi scrive ha fotografato soltanto gli esemplari di proprietà del Toledo Museum of Art. 43 Le lettere utilizzate sono t, h, k, tc e y. I numeri dinventario inizianti con le lettere h, k e y sono generalmente attribuiti a lotti di frammenti contrassegnati da un numero progressivo seguito da una lettera dellalfabeto minuscolo che identifica ciascuno dei singoli frammenti (es. k276a-v; y12a-d). 44 Le sigle sono state attribuite soltanto alle principali aree investigate, quelle che hanno restituito il maggior numero di fittili. Per le trincee e i sondaggi aperti negli altri punti della città ci si è limitati a riportare testualmente i dati di rinvenimento contenuti negli inventari e nelle schede compilate al momento dello scavo. 45 Si veda a tale proposito il paragrafo I.2. 46 Cf. MESSINA 2006, 17-22; IDEM 2010, 11-14. 40 I. SELEUCIA AL TIGRI: GLI SCAVI E LE TERRECOTTE FIGURATE Periodo seleucide (III sec. a.C. seconda metà/fine II sec. a.C.)51 Periodo partico (seconda metà/fine II sec. a.C. inizi I sec. d.C.) Periodo partico (I sec. d.C. inizi II sec. d.C.) Periodo partico (II sec. d.C. inizi III sec. d.C.) - 7 Livello IV degli scavi americani Livello V Area degli Archivi Livelli V-IV Complesso della Stoa Livello V Area della Piazza Sud Livelli VIII-VI di Tell Umar Livello III degli scavi americani Livelli IV-IIIa dellArea degli Archivi Livello IIIa del Complesso della Stoa Livello IV dellArea della Piazza Sud Livello V di Tell Umar Livello II degli scavi americani Livelli IIIb-c dellArea degli Archivi Livello IIIb-(II?) del Complesso della Stoa Livello III dellArea della Piazza Sud Livello IV di Tell Umar Livello I degli scavi americani Livelli II-I dellArea degli Archivi Livello I del Complesso della Stoa Livelli II-I dellArea della Piazza Sud Livello III di Tell Umar Tabella 1 - Seleucia al Tigri: cronologia generale dei livelli di scavo individuati dalle missioni americana e italiana. esemplari provenienti dalle suddette aree, accanto alle indicazioni offerte dai quaderni e dagli inventari di scavo si è pertanto deciso di riportare, fra parentesi, il riferimento al livello individuato nelle pubblicazioni più recenti. Per gli esemplari rinvenuti nei grandi depositi localizzati nellarea del cosiddetto saggio sud, fra parentesi è indicato il numero corrispondente al deposito di provenienza47. La seconda riga si apre con lindicazione della tecnica di fabbricazione delloggetto. Anche in questo caso sono state utilizzate delle sigle: - MS = matrice semplice; - MD = matrice doppia; - MM = modellatura a mano. Segue lindicazione circa il colore dellimpasto. Nel caso dei materiali conservati nei musei italiani e americani, che chi scrive ha avuto modo di esaminare con attenzione, lindicazione del colore utilizza come riferimento le tavole Munsell; per i materiali dagli scavi italiani conservati allIraq Museum e per quelli non inventariati sono stati riportate le annotazioni fatte al momento dello scavo48. Vengono poi riportate le dimensioni massime conservate delloggetto, in centimetri. Ove non diversamente indicato, esse sono da intendersi come altezza x larghezza x spessore49. Segue lindicazione delle parti mancanti o, nel caso degli esemplari fortemente frammentari, di quelle conservate. Nellindicazione delle parti mancanti e nella descrizione, i termini destra e sinistra sono abbreviati come d e s. Ove non altrimenti indicato, i termini sono riferiti alla figura rappresentata e non allosservatore. I.5. Contesti di ritrovamento e cronologia generale Le indicazioni circa il livello di provenienza dei materiali meritano un cenno di approfondimento. Come appare evidente da quanto sopra specificato, le singole schede si limitano a riportare i dati raccolti al momento dello scavo, in taluni casi affiancati dalle indicazioni fornite dalle pubblicazioni più recenti. Deve essere sottolineato, tuttavia, che la suddivisione in livelli operata dagli archeologi americani non corrisponde a quella adottata durante le indagini della Piazza sud o a quella elaborata nelledizione finale dello scavo dellarea degli Archivi o di Tell Umar. Pertanto, le indicazioni circa il livello di provenienza degli esemplari riuniti nella sezione generale del catalogo e di quelli dalla Piazza sud sono tradotte in termini di cronologia assoluta nella tavola di concordanza sopra riportata50 (tabella 1). Per rendere immediatamente fruibili al lettore tali dati, in calce allintroduzione di ogni capitolo è inserita una tabella nella quale gli esemplari per i quali possediamo indicazioni circa il livello di rinvenimento sono distribuiti nelle quattro grandi fasi di vita della città individuate nella tavola di concordanza. Una seconda tabella è dedicata alla distribuzione cronologica dei materiali dai depositi del saggio sul versante meridionale della piazza degli Archivi, formatisi lungo un arco cronologico che va dalla metà del II sec. a.C. al II sec. d.C.52 Non necessitano di indicazioni cronologiche particolari gli esemplari dai depositi sul lato occidentale della piazza degli Archivi, genericamente ascrivibili a un arco temporale che va dalla fine del II sec. a.C. alla metà del I sec. d.C.53. Per lindividuazione dei depositi del saggio sud, cf. MENE2009a. 48 Come sottolineato nel paragrafo II.3, chi scrive non ha avuto modo di osservare di persona i materiali conservati allIraq Museum di Baghdad, mentre i tempi ridotti della campagna di schedatura del 2002 hanno impedito lesame accurato dei materiali non inventariati sotto il profilo tecnico. 49 Di parte delle figurine vengono riportate soltanto altezza e larghezza, di alcune la sola altezza. Nel caso delle figurine di quadrupedi, le dimensioni sono da intendersi come altezza x lunghezza x spessore. 47 GAZZI 50 In proposito, si veda anche la cronologia generale delle aree indagate di Seleucia in MESSINA 2010, 22, Fig. 10. 51 Sul termine della fase seleucide è da registrare una piccola sfasatura fra le indicazioni fornite dalla missione italiana e quelle della missione americana. Per gli americani, il termine della fase seleucide coincide approssimativamente con la conquista della città da parte di Mitridate II (cf. HOPKINS 1972, 6); nei livelli seleucidi dagli scavi italiani si registra invece una continuità di vita fino alla fine del II sec. a.C. (cf. MESSINA 2006, 21, fig. 14, 66-69). Per questa ragione, come data di inizio della prima fase partica si è proposta la doppia indicazione seconda metà/fine II sec. a.C.). 52 Cf. MENEGAZZI 2009a. 53 Sulla cronologia dei depositi sui lati meridionale e occidentale della piazza degli Archivi, si veda il par. II.3. II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI II.1. Le tecniche di fabbricazione Il repertorio seleuceno è composto da figurine realizzate con tecniche differenti: a matrice, semplice o doppia, e a mano. Come è noto, in ambito mesopotamico la modellatura a mano e la matrice semplice hanno alle spalle una tradizione plurimillenaria: le prime figurine modellate in argilla cruda risalgono addirittura al neolitico, mentre le prime figurine e placchette a stampo si collocano nel periodo a cavallo fra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C.1. Per contro, non si hanno attestazioni di statuette a matrice doppia di periodo pre-seleucide. Lintroduzione della matrice doppia rappresenta dunque la più significativa innovazione tecnologica della coroplastica di periodo seleucide e partico: il suo utilizzo è ampiamente attestato nei repertori della Mesopotamia centro-meridionale, della vicina Susiana e della regione del Golfo. Se la coesistenza delle tre differenti tecniche di fabbricazione appare una caratteristica comune ai principali centri di produzione dellarea geografica sopra indicata2, i dati relativi alla loro incidenza calcolati sulla base della tecnica di fabbricazione delle figurine rinvenute e illustrati nella tabella 2 evidenziano le peculiarità del repertorio seleuceno. Matrice doppia Seleucia Babilonia3 Uruk4 Susa5 72% 22% 32% 28% Matrice semplice 24% 44% 55% 37% Modellatura a mano 4% 34% 13% 35% Tabella 2 - Incidenza percentuale delle diverse tecniche di fabbricazione nei principali repertori di periodo seleucide-partico. Rispetto agli altri siti, decisamente maggiore, a Seleucia, è lo spazio riservato alla matrice doppia6. Il dato non stupisce: è ragionevole immaginare che la nuova tecnica, verosimilmente diffusasi in Mesopotamia a seguito della conquista macedone, abbia trovato terreno più fertile in una metropoli greca come Seleucia, così come è ragionevole ipotizzare una maggiore resistenza delle due tecniche tradizionali in centri di antichissima cultura locale come Uruk, Babilonia o Susa. Rispetto alla produzione seleucena, le percentuali riportate nella tabella meritano una riflessione ulteriore. Esse sono state infatti calcolate sulla base dellintero corpus delle figurine pubblicate, comprendente esemplari per i quali lutilizzo della matrice semplice appare una scelta obbligata: si pensi alle maschere, ai rilievi, agli elementi di decorazione architettonica, ai modellini di letti o di piatti per offerte, agli incensieri realizzati tramite assemblaggio di lastre realizzate singolarmente, alle rosette. Escludendoli dal nostro computo, e limitando la nostra analisi alle sole terrecotte antropomorfe e zoomorfe7, si ottengono percentuali ancora più nette: l88% del totale delle raffigurazioni umane e animali da Seleucia risulta prodotto a matrice doppia, l8% a matrice semplice e il restante 4% modellato a mano8. Le figurine a matrice doppia Come abbiamo evidenziato, a Seleucia limpiego della matrice doppia è assolutamente prevalente: scendendo ancora più nel dettaglio, risulta prodotto entro stampi bivalvi l89% delle figure umane e il 79% delle figure animali. La tecnica è utilizzata inoltre per la realizzazione di buona parte dei modellini9, dei recipienti cilindrici Cf. BARRELET 1968, 54-95. Decisamente differenti i dati relativi alla produzione della Mesopotamia settentrionale, in cui la tecnica della modellatura a mano risulta decisamente prevalente e il ricorso alla matrice doppia piuttosto sporadico. Cf. KLENGEL-BRANDT 1978 (Assur), DOWNEY 2003, 9-10 (Dura Europos). 3 Dati ricavati da KARVONEN KANNAS 1995, KLENGEL-BRANDT, CHOLIDIS 2006. 4 Dati ricavati da ZIEGLER 1962. 5 Dati ricavati da MARTINEZ-SÈVE 2002. 6 Il ricorso alla matrice doppia risulta prevalente anche nel corpus coroplastico di Jebel Khalid, insediamento di epoca seleucide nella Siria del nord. La larga maggioranza degli esemplari da Jebel Khalid ha tuttavia il retro non modellato (JACKSON 2006, 14-15). 7 Nel computo sono state inserite anche le terrecotte raffiguranti parti del corpo di figure umane e animali, rispettivamente presentate nel cap. 18 e 19 del catalogo. 8 Nel caso della produzione degli altri centri considerati nella tabella 2, il correttivo applicato alla produzione di Seleucia ha un peso decisamente minore. Il catalogo delle figurine da Babilonia di E. Klengel-Brandt e N. Cholidis comprende infatti soltanto figurine antropomorfe, rilievi e maschere; nel catalogo delle figurine da Babilonia pubblicato da K. Karvonen Kannas il numero delle terrecotte non antropomorfe e zoomorfe è decisamente limitato (cf. KARVONEN KANNAS 1995, 200-203, n. 715-756), mentre in quello delle terrecotte da Uruk è praticamente nullo (cf. ZIEGLER 1962, 140, n. 967). Piuttosto significativo, invece, è il numero delle appliques a matrice semplice pubblicate nel catalogo delle terrecotte da Susa (cf. MARTINEZ-SÈVE 2002, 559-609, n. 920-1033). 9 A matrice doppia sono realizzati i modellini di frutta (20A,a20A,c), i modellini di ceste intrecciate (20D,a-b) e molti dei modellini di recipienti ceramici, strumenti musicali, mobili, barche e elementi architettonici. 1 2 II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI interpretati come bruciaprofumi e dei relativi coperchi (21A,d-21A,e), dei coni in terracotta (21C,a), dei sonagli (21D,a-21D,b), di parte delle anse zoomorfe e dei versatoi (23A,a, 23C,b-23C,c), delle lucerne (23E,a23E,f) e dei vasi configurati (23F,a). Guardando alle figurine umane e animali, non di rado è possibile rilevare una certa disparità nel trattamento delle due valve. Il retro delle figure antropomorfe e il lato sinistro delle figure teriomorfe sono spesso meno curati rispetto alla parte anteriore o destra: a risultare semplificati sono la descrizione anatomica e, nel caso delle figure panneggiate, la resa del drappeggio. Particolarmente significativo in tal senso è lEracle a riposo 1.G46: al naturalismo della vista frontale corrisponde un retro sommariamente modellato, con le gambe ridotte ad un unico blocco indistinto10. Talvolta, il grado di stilizzazione della valva posteriore è ancora più accentuato e il retro della statuetta risulta appena abbozzato o non lavorato. Per contro, altrettanto numerosi sono gli esemplari caratterizzati dal trattamento omogeneo delle due valve: è il caso delle figure nude rigidamente stanti e, più in generale, delle statuette provenienti dai depositi sul lato meridionale della piazza degli Archivi. Alcune figurine si distinguono infine per la grande cura riservata al trattamento stampo posteriore, che risulta comunque coerente con la parte anteriore della statuetta: si vedano, a titolo di esempio, la recumbente seminuda 5.S6, di qualità eccezionale, o la figura di fanciulla 11.G17511. Losservazione delle caratteristiche di fabbricazione dei materiali in catalogo evidenzia che per la realizzazione delle figurine a matrice doppia potevano essere seguiti due diversi procedimenti: lartigiano poteva infatti pressare nella matrice una o più sfoglie di argilla per formare delle pareti di spessore allincirca regolare oppure riempire completamente o quasi le due valve12. Il risultato sono statuette cave in un caso, piene o quasi completamente piene nellaltro. Il primo procedimento è generalmente utilizzato per la produzione di figurine di grandi dimensioni, mentre il secondo risulta decisamente comune tra le figurine di piccolo formato. Ragioni di tipo pratico e consuetudini legate alla tradizione locale potrebbero aver indirizzato gli artigiani verso il secondo procedimento. Da un lato, latto del riempire completamente le due valve poteva risultare naturale a maestranze abituate a lavorare a matrice semplice; dallaltro, nel caso di figurine di piccole dimensioni la creazione di una cavità interna poteva rivelarsi poco agevole, a fronte di una diminuzione non significativa del peso delloggetto e del materiale impiegato per la sua realizzazione. Inoltre, le statuette piene presentavano il vantaggio di una maggiore stabilità e robustezza, vantaggio non trascurabile se si considera che la cavità interna della statuetta di grandi dimensioni 3.G187 risulta completamente riempita di stucco. Le considerazioni sopra esposte spiegano probabilmente perché, nelle figurine di medie dimensioni, la testa, il collo e le altre parti piccole e maggiormente delicate si pensi ai polpacci delle figure femminili nude, alle gambe dei cavalieri con le gambe divaricate o dei nani a gambe storte siano in genere piene o quasi completamente piene a fronte di un tronco cavo, dalle pareti più o meno spesse. La presenza, su alcune delle matrici rinvenute, di chiavi e incisioni lungo i bordi indica che la giunzione delle valve 9 doveva di regola avvenire quando le due parti della figurina si trovavano ancora allinterno della matrice; osservazioni condotte su alcuni esemplari suggeriscono tuttavia che loperazione potesse avvenire anche in un momento successivo allestrazione delle valve dalla matrice13. Si trattava comunque di un passaggio delicato: non infrequenti, fra i materiali in catalogo, sono i casi di giunzione imperfetta, con valve più o meno sfalsate14. Nel caso della testa di fanciullo 15.G233, il retro, non lavorato, è di dimensioni decisamente inferiori rispetto alla parte anteriore, tanto da far sorgere il dubbio che si tratti di valve pertinenti a figurine differenti. Successivamente alla rimozione dallo stampo, nel retro della figurina veniva spesso praticato un foro circolare, generalmente di piccole dimensioni, la cui collocazione poteva essere indicata direttamente nella matrice, come mostrano lo stampo per parte posteriore di figura maschile 25.S16, con una piccola massa di argilla applicata allaltezza delle scapole, o le figurine 1.G145 e 3.G354, che presentano in corrispondenza della schiena una depressione corrispondente al foro non tagliato15. Linterpretazione del foro come sfiatatoio non risulta del tutto convincente: già W. van Ingen aveva osservato che, probabilmente a causa della porosità dellargilla e delle basse temperature di cottura, la sua presenza non era indispensabile16. In effetti, il foro può essere presente in figurine terminanti in una base cava, e dunque completamente aperte su un lato17, o, più di frequente, risultare assente in statuette completamente chiuse18. Più verosimilmente doveva svolgere la funzione di finestra di assemblaggio, favorendo il consolidamento dallinterno della sutura fra le due valve e, nel caso di figurine con parti riportate, il fissaggio di queste ultime al corpo della statuetta19. Una volta saldate le due parti delloggetto, lesubero di argilla lungo la linea di giunzione veniva generalmente eliminato tramite steccatura. Loperazione era nella maggior parte dei casi condotta in modo rapido e poco accurato e lasciava in corrispondenza della linea di giunzione una banda piatta di larghezza variabile; non di rado, il passaggio della stecca giungeva persino ad alterare il Lo stesso trattamento delle gambe caratterizza, fra gli altri, gli esemplari 1.G47 e 1.G144. 11 Anche la matrice per stampo posteriore di fanciulla 25.S26 si distingue per la ricchezza, la chiarezza e la leggibilità dei dettagli. 12 I due procedimenti sono attestati anche nella contemporanea produzione di Susa (MARTINEZ-SÈVE 2002, 659-660). 13 Particolarmente significativo in tal senso lesemplare 9.G69. Cf. infra, allinterno dello stesso paragrafo. 14 Si vedano a titolo di esempio gli esemplari 2.G49, 2.G126, 10.G246. 15 Lesistenza di questo tipo di indicazione sulla matrice era stata ipotizzata da W. van Ingen (VAN INGEN 1939, 9-10), ipotesi contestata da L. Martinez-Sève (MARTINEZ-SÈVE 2002, 669). 16 VAN INGEN 1939, 12. 17 È il caso ad esempio degli esemplari 3.G187 e 8.G6. 18 Si pensi alle figure femminili nude con le braccia lungo i fianchi (2A,f), alle danzatrici (3A,p), alle recumbenti, ai nani a gambe storte. 19 È il caso della figura di dimensioni medio-grandi 1.S1, e, forse, delle figure femminili nude senza braccia 2A,h (al riguardo, si veda lintroduzione al capitolo 2 del catalogo). Il foro non compare invece sulle figure di putti seduti di grandi dimensioni. 10 10 ROBERTA MENEGAZZI profilo delle figurine20. Decisamente meno frequenti sono gli esemplari accuratamente rilavorati, così come sono rari gli esemplari in cui lesubero dargilla non completamente asportato forma una sottile ma evidente sutura. Una parte delle figurine antropomorfe a matrice doppia era destinata a essere completata da parti riportate: le braccia, le gambe, e, nel caso di statuette di grandi dimensioni, anche la testa potevano essere modellate a parte, a mano o in matrici separate. Generalmente, le parti modellate a mano venivano applicate prima della cottura: è il caso delle braccia degli esemplari 3.G31G34. In particolare, su spalle e braccia di 3.G34 sono ancora visibili le impronte digitali lasciate dallartigiano durante loperazione di modellatura e saldatura al corpo delloggetto. Rozzamente modellate a mano sono le gambe dei cavalieri a matrice singola 9A,c, che garantivano il fissaggio della figurina al dorso del cavallo. A mano venivano realizzate anche le zampe coniche dei quadrupedi a matrice doppia: talvolta, come illustra lesemplare 19.G69, il punto di attacco della zampa al tronco era internamente rinforzato tramite linserzione di una piccola massa dargilla. Non possedendo le figure di animali alcuna finestra di assemblaggio, se ne ricava che le zampe dovessero (o potessero) essere fissate al tronco prima dellassemblaggio delle due valve: questultima operazione doveva pertanto avvenire in un momento successivo rispetto allo stacco dalla matrice. Le parti realizzate a matrice venivano invece applicate successivamente alla cottura, probabilmente per evitare il rischio di deformazioni durante il fissaggio; come collante erano utilizzati stucco o bitume. Con questa tecnica erano assemblate le figurine di putti seduti di grandi dimensioni (11G,a-c) e lAfrodite 1.S1. Arti realizzati a matrice potevano completare anche figurine di formato minore: ne sono esempio i fanciulli arcieri 8.S7-S11, con braccia e polpacci realizzati in matrici parziali, o la figura di corridore 6.S20, con gambe possenti fissate tramite bitume. Le figure di grandi dimensioni potevano essere completate con elementi realizzati in altro materiale: in stucco sono i capelli della testa di fanciullo 15.G261 e la corta veste della fanciulla seduta 11.G314. Nel caso della già citata statuetta 3.G187, raffigurante una figura femminile panneggiata in atteggiamento solenne, in stucco è modellato il drappeggio che ricopre il lato anteriore dellalta base quadrata, creando leffetto di una figura dalle gambe sproporzionatamente lunghe. Negli esemplari frammentari 3.G154-G155 e nella statuetta di grandi dimensioni 3.G186 lo stucco, oltre a modellare il panneggio del manto, serviva a fissare le mani, realizzate in pietra. Anche le figurine di formato minore potevano essere arricchite tramite linserimento di accessori in altro materiale: molte delle figure di nani a gambe storte presentano un foro in corrispondenza di una o di entrambe le mani, verosimilmente per linserzione di unarma21. Allo stesso modo, nelle recumbenti panneggiate di tipo iconografico 5C,c, i due piccoli fori frequentemente praticati alla base della kyrbasia potevano servire per lalloggiamento di un ornamento (diadema o ghirlanda) in metallo. Piuttosto raro, a Seleucia, è invece luso ampiamente attestato nel mondo greco e documentato anche in ambito vicino orientale22 di arricchire o modificare laspetto di una figurina tramite lapplicazione di accessori modellati a parte: lo scudo modellato a mano permette lidentificazione con Atena della figura femminile panneggiata su bassa base 1.G38; stephane e ghirlande modellate a mano ornano le teste femminili 13.G131 e 13.G375. Le figurine a matrice semplice Limitato, nel repertorio seleuceno, è il ricorso alla matrice semplice: con la tecnica in questione è prodotto il 9% delle figure antropomorfe e soltanto il 2% di quelle teriomorfe. Se le rappresentazioni animali sono concepite quasi esclusivamente come statuette a tutto tondo23, esemplari a matrice singola compaiono, più o meno numerosi, fra i vari soggetti delle raffigurazioni antropomorfe: uniche eccezioni, recumbenti e grotteschi, realizzati esclusivamente, o quasi, a matrice doppia24. Percentuali significative oscillanti fra il 12 e il 26% di figurine a matrice semplice sono attestate fra divinità greche, figure femminili nude e panneggiate, nutrici, figure in armi e musici25. Nel caso delle figure maschili vestite, le percentuali sono addirittura invertite: il 66% delle statuette in catalogo è infatti a matrice semplice, contro il 34% a matrice doppia. In particolare, la tecnica è impiegata per la quasi totalità degli uomini in abiti orientali (gruppo 7A). A matrice semplice sono inoltre realizzate quasi tutte le figure femminili nude con le mani ai seni26 (2A,a) e i caratteristici cavalieri in tunica e manto tagliati allaltezza dei fianchi (9A,c), ricavati dalle stesse matrici utilizzate per produrre le figure maschili in abiti greci riconducibili ai tipi iconografici 7B,b-7B,c. La maggior parte delle figurine in catalogo si caratterizza per il profilo più o meno incurvato in avanti in corrispondenza della testa. Nella matrice, limpronta della testa era più profonda rispetto al resto del corpo: la curvatura è dunque conseguenza della pressione della sfoglia dargilla allinterno dello stampo. Nel caso del cavaliere in tunica e manto 9.G16, una netta impronta digitale costituisce la traccia evidente della forte pressioSi considerino, a titolo di esempio, le figure di nani a gambe storte 12.W2, 12.W5, o le teste di putti 15.G126, 15.G223, 15.G226. 21 Si considerino gli esemplari 12.G28-G29, 12.G33, 12.G43, 12.W6, 12.P1. 22 Un celebre esempio di utilizzo di questa pratica in ambito vicino-orientale è rappresentato dalla figura maschile in trono da Failaka: al corpo della figura in abbigliamento iranico, modellata a mano, è applicata una testa femminile realizzata a matrice e modificata tramite laggiunta di una corona e di una lunga barba (MATHIESEN 1982, 30-36, n. 67). 23 A matrice semplice sono realizzati alcuni esemplari di scimmie (19.G3, 19-G9-G12, 19.G14-G16, 19.P5), cani (19.G42), elefanti (19.G58, 19.P10), cavalli (19.G63-G64), cammelli (19.G224) e un quadrupede di incerta identificazione (19.G395). 24 Tutte le figure recumbenti in catalogo sono a matrice doppia; fra i grotteschi, soltanto lesemplare 12.G88 è realizzato a matrice semplice. 25 La tecnica risulta decisamente meno popolare fra figure maschili nude, cavalieri e putti. 26 Soltanto gli esemplari 2.G41-G42 sono realizzati a matrice doppia. La tecnica è attestata anche fra le figure femminili nude con una mano al seno e un braccio al fianco (2A,b, 2A,d, 2A,e) e fra quelle con le braccia lungo i fianchi (2A,g). 20 II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI ne esercitata dallartigiano per assicurare la buona adesione dellargilla allo stampo in corrispondenza della testa. La sfoglia dargilla utilizzata per la fabbricazione delle figurine doveva riempire completamente la matrice: le statuette a matrice semplice sono infatti piuttosto spesse e in corrispondenza di tronco e gambe hanno il retro completamente piatto o appena concavo; più rare ma ugualmente attestate sono quelle leggermente convesse27. Solitamente, il retro veniva lisciato con più o meno cura; su alcuni esemplari sono visibili le tracce dello strumento utilizzato per la lisciatura28. In altri casi, invece, il retro è irregolare e reca le impronte digitali lasciate dallartigiano durante la lavorazione delloggetto29. La figurina 19.G3, raffigurante una scimmia accovacciata, risulta insolitamente spessa per la presenza di un grossolano riporto dargilla che doveva probabilmente servire a garantire la stabilità dellappoggio. Successivamente allo stacco dalla matrice, lesubero di impasto lungo i bordi della figurina veniva accuratamente asportato. Soltanto in corrispondenza del collo esso veniva conservato oppure ripiegato indietro, evidentemente allo scopo di rinforzare un punto di fragilità delloggetto30. Rispetto alle figurine antropomorfe e zoomorfe, nel complesso meno accurato risulta il trattamento del retro delle placchette a rilievo. Generalmente, la parete posteriore dei pinakes seleuceni è lisciata in modo sommario, talvolta a mano, o è irregolare e reca i segni delle impronte lasciate durante la lavorazione delloggetto; in corrispondenza delle aree a più alto rilievo vi sono degli incavi più o meno profondi causati dalla pressione della sfoglia dargilla allinterno della matrice. Le figurine modellate a mano Come evidenzia la tabella 2, sopra riportata, nel repertorio seleuceno lo spazio riservato alla modellatura a mano è del tutto marginale. Con la più antica delle tecniche tradizionali è realizzato soltanto il 2% delle figurine antropomorfe: si tratta di esemplari isolati31, accanto ai quali vanno citati i cosiddetti abbozzi, figure maschili nude rozzamente modellate a mano (gruppo 6D), alcune teste maschili32 e alcuni dei cavalieri da montare su cavalcatura realizzata a parte (tipi iconografici 9A,a9A,b). Percentualmente più rilevanti (19%) sono gli animali modellati a mano. Il dato può essere spiegato alla luce del conservatorismo del soggetto nella tradizione mesopotamica33; va comunque rilevato che nel computo sono state incluse anche le raffigurazioni di parti del corpo di animale, ovvero zampe coniche (19P,e) e corna (19P,f-19P,i). Fatte salve alcune eccezioni34, gli esemplari modellati a mano sono in genere pieni. Il loro esame evidenzia comunque profonde differenze nellaspetto, e dunque nel processo di modellatura, delle figurine. Gli abbozzi (6D,a6D,f) e i cavalieri completamente modellati a mano (9A,a) appaiono caratterizzati da una schematizzazione estrema dei caratteri anatomici, resi attraverso la manipolazione dellargilla: il torso è ridotto a una massa allungata dalla quale si distaccano arti appena accennati, il più delle volte ridotti a corti moncherini. La testa è dominata dal naso sottile e allungato ottenuto premendo fra due dita la massa di argilla del volto; il gesto genera anche 11 le ampie cavità orbitali, che possono essere arricchite dalla presenza di pupille incise o di grandi occhi a pastiglia applicata35. In alcuni casi, unincisione orizzontale più o meno marcata indica la bocca. La caratterizzazione dei tratti del viso può essere completata dalle orecchie leggermente sporgenti (6.G46) o indicate da due piccoli fori laterali (6.G55). Un analogo grado di stilizzazione è apprezzabile nella maggior parte delle figure di animali, non a caso di non sempre facile identificazione. Il tronco dei quadrupedi è in genere di forma cilindrica più o meno allungata, con corte zampe coniche; un elemento caratterizzante è rappresentato dalla coda, sollevata nei cani, corta e arrotondata nelle pecore, di forma triangolare allungata nei cavalli. Più interessante, anche nel caso degli animali, è il trattamento della testa: le teste di cavallo 19.G160-G176, 19.P26-P30, cui vanno sommati i cavalli montati 9.G114-G120, si caratterizzano per il lungo muso abbassato e premuto contro il collo36. Del tutto simili luna allaltra, esse illustrano efficacemente il carattere seriale e standardizzato di almeno una parte delle figurine modellate a mano, opera di artigiani specializzati nella produzione di determinati soggetti, realizzati meccanicamente attraverso la ripetizione di gesti ben precisi37. Caratteri del tutto differenti hanno invece alcuni degli esemplari isolati citati alla nota 31. Essi riproducono soggetti e tipi iconografici ampiamente diffusi nella produzione a stampo la figura femminile nuda con le braccia lungo i fianchi (2.G63); la figura ammantata in atteggiamento solenne, con il braccio destro piegato al petto (3.W32); il fanciullo stante (11.G6-G7) e più che prodotti di serie sembrano piuttosto pezzi unici, nati forse dalla volontà di imitare, utilizzando una tecnica diversa, temi ben noti nella coroplastica locale. In particolare, gli esemplari 3.W32 e 11.G6 si segnalano per il naturalismo della resa, semplificata nel caso della descrizione anatomica del fanciullo stante, dettagliata nel caso della figura femminile panneggiata: i tratti delicati del volto della donna sono resi grazie a uno strumento 27 Si vedano a titolo di esempio gli esemplari 2.G36, 7.G38, 7.G43-G44. 28 Si considerino a titolo di esempio gli esemplari 2.G6, 7.G35. 29 È il caso dellesemplare 7.G9. 30 Procedimenti analoghi sono attestati nel repertorio di Susa (MARTINEZ-SÈVE 2002, 665-666). 31 Le figure femminili nude 2.G63 e 2.G153, accanto alle quali va citato lesemplare 2.P1, palesemente fuori contesto, databile fra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C. (in proposito, cf. MENEGAZZI 2013); la figura femminile panneggiata 3.W32; la suonatrice di tamburello 10.P20; i fanciulli nudi 11.G6-G7. 32 Si tratta degli esemplari 14.G1-G5, 14.G20-G21, 14.G51, 14.G54, 14.G128, 14.G145. 33 WREDE 2003, 28. 34 Si tratta degli esemplari 6.W1 e 9.G216. Il primo ha forma tubolare e si direbbe modellato intorno a un bastoncino o a un dito; il secondo ha pareti regolari e piuttosto spesse alla frattura. 35 Si considerino a titolo di esempio gli esemplari 6.G45-G46, 6.G55 (occhi a pupilla incisa), 6.P9, 9.G2 (occhi a pastiglia applicata). 36 Al riguardo, si veda lintroduzione al capitolo 19 del catalogo. 37 Osservazioni analoghe, a proposito dei materiali da Susa, in MARTINEZ-SÈVE 2002, 679. 12 ROBERTA MENEGAZZI a punta sottile, verosimilmente utilizzato anche di piatto per definire meglio il volume del braccio e i bordi del manto. Tracce dellutilizzo di una stecca o spatola sono visibili sulla schiena del putto 11.G6. Accurata e ricca di dettagli è anche la testa 14.G51: sul volto piatto spiccano i volumi degli zigomi appena accennati, lievemente asimmetrici, e del mento prominente; gli occhi, con iride profondamente incisa, sono bordati da palpebre gonfie e da sopracciglia a rilievo; plasticamente modellata è anche la bocca, con labbro inferiore più netto. Per la definizione dei volumi e delle parti a rilievo, lartigiano si è servito di una stecca, il cui passaggio ha lasciato tracce visibili su fronte, zigomi e guance. Schematica eppure efficace è invece la resa della figura femminile nuda 2.G63: le braccia modellate a parte e applicate alla massa di argilla del corpo aderiscono ai fianchi arrotondati; una profonda incisione su entrambi i lati della figurina separa le due gambe rigidamente unite; i piedi, appena accennati, sono resi premendo con un dito largilla allestremità inferiore delle gambe; una serie di picchiettature indica il triangolo pubico, mentre le mani sono segnate da linee profondamente incise. Un cenno a parte meritano i cosiddetti cavalieri persiani, figurine con il corpo modellato a mano e la testa realizzata a stampo (9A,b). Diffusi fin dallepoca achemenide su tutti i territori del Vicino Oriente antico, essi non sembrano godere di scarsa fortuna allinterno del repertorio seleuceno: forse, la tecnica ibrida impiegata per la loro creazione non risultava particolarmente familiare agli artigiani locali, più versati nella produzione a matrice38. II.2. La finitura delle figurine Lingubbiatura Come emerge dalla lettura del catalogo, la superficie di gran parte delle figurine presenta una colorazione più chiara rispetto a quella dellimpasto: a impasti di colore rossastro (Munsell 2.5YR 6/6, 7/6) corrispondono superfici rosate (Munsell 7.5YR 7/4, 8/3); a impasti di colore giallo rossiccio (Munsell 5YR 7/6) corrispondono superfici beige (Munsell 10YR 7/3, 8/2, 8/3) o rosate; a impasti di colore marrone chiaro (Munsell 7.5YR 6/4), marrone chiaro rossiccio (Munsell 5YR 6/4) o rosato corrispondono superfici beige; a impasti beige corrispondono superfici di tonalità più chiare (Munsell 2.5YR 8/2) o gialline (Munsell white page, 2.5Y 8.5/2). Per alcuni esemplari, in verità piuttosto rari, è possibile stabilire con certezza che la colorazione più chiara è dovuta alla presenza di un ingobbio39; nella maggior parte dei casi, tuttavia, lidentificazione dellingobbio è per lo meno dubbia. In effetti, come già aveva rilevato W. van Ingen40, potrebbe trattarsi di un ingobbio naturale, creato dallo spostamento verso la superficie delle particelle argillose più fini durante il processo di asciugatura41. Daltra parte, a Seleucia la presenza dellingobbio non sembrerebbe indispensabile: le terrecotte seleucene erano infatti prodotte con unargilla fine e compatta42, ed erano almeno in parte destinate ad essere rivestite da una decorazione dipinta, monocroma o policroma. La decorazione dipinta Circa il 12% degli esemplari dal Kelsey Museum e meno del 5% di quelli dagli scavi italiani presenta tracce più o meno abbondanti di rivestimento pittorico. Alla luce di tali percentuali è legittimo dubitare del fatto che tutte le figurine da Seleucia fossero originariamente dipinte43; tuttavia, è necessario considerare che le particolari condizioni di umidità del terreno, causate dal periodico innalzamento della falda dacqua sotterranea, possono aver contribuito al decadimento del fragile strato di pittura. Le differenze nella concentrazione delle tracce di colore sulle terrecotte delle due missioni archeologiche sono invece almeno in parte imputabili alle energiche operazioni di pulitura cui i materiali dagli scavi italiani furono sottoposti44. Su alcuni esemplari corrispondenti allincirca al 5% delle figurine che conservano tracce di pittura il colore, generalmente rosso, era steso direttamente sulla superficie delloggetto, a rivestimento dellintera figura o, più spesso, di alcune parti di essa, secondo un uso documentato in Mesopotamia fin da epoca preistorica45. Originariamente ricoperte per intero da un sottile strato di colore rosso erano alcune figurine di animali, arti e modellini di oggetti46: un rosso acceso sottolinea bargigli e cresta del gallo 19.G481 (Tav. B); strisce di colore rosso bordano i petali di alcune delle rosette47. Nel caso del bruciaprofumi 21.S1 (Tav. C), attraverso il colore la superficie si arricchisce di dettagli decorativi come la decorazione a losanghe dellarchitrave e le palmette degli 38 Numerosi studiosi hanno sottolineato la complessità del processo di fabbricazione di figurine con il corpo modellato a mano e il volto realizzato a stampo, domandandosi le ragioni di tale soluzione tecnica. In proposito, cf. MARTINEZ-SÈVE 2002, 679. 39 È il caso ad esempio delle teste di fanciulli 15.G26 e 15.G232 o della maschera 17.G140, in cui il sottile strato di superficie risulta in parte sfogliato. 40 VAN INGEN 1939, 13, 15. 41 Sullingobbio naturale, o auto-ingobbio, cf. MULLER 1997, 440. 42 In occasione del presente studio non sono state condotte analisi sulla composizione delle argille utilizzate per la produzione delle terrecotte seleucene. Losservazione autoptica dei materiali conservati presso il Kelsey Museum di Ann Arbor ha permesso tuttavia di identificare due differenti tipi di impasto: sabbioso il più diffuso, la cui colorazione copre i toni del giallo rossiccio, del marrone chiaro e del beige; più duro e caratterizzato dalla presenza di piccolissimi inclusi neri laltro, la cui colorazione copre i toni del marrone e del marrone rossiccio. Al riguardo, cf. anche VAN INGEN 1939, 15-17. 43 Osservazioni analoghe sono fatte da K. Karvonen Kannas a proposito delle figurine da Babilonia (KARVONEN KANNAS 1995, 27) e da L. Martinez-Sève a proposito delle terrecotte da Susa (MARTINEZ-SÈVE 2002, 682). 44 La pulitura di ceramica e terrecotte figurate avveniva per immersione in acqua e successiva spazzolatura dei singoli pezzi. 45 Si considerino in proposito le numerose tracce di pittura sulle figurine di periodo Ubaid da Uruk pubblicate in WREDE 2003. Sulluso del colore nella coroplastica mesopotamica cf. anche BARRELET 1968, 51. 46 Si considerino a titolo di esempio i cavalli 19.G69 e 19.G142, le braccia 18.G29 e 18.G84, il melograno 20.P5. 47 Si considerino a titolo di esempio gli esemplari 21.G48, 21.S28, 21.S30, 21.S58, 21.S71. II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI acroteri; allo stesso modo, con il colore è indicata la testiera dei cavalli 19.G72 e 19.G116. La maggior parte delle figurine che conservano tracce di pittura presenta tuttavia un diverso tipo di finitura, non attestato in Mesopotamia prima delletà seleucide: una decorazione monocroma o policroma stesa su uno strato di preparazione bianca, più o meno spesso, che veniva distribuito sulla superficie della statuetta allo scopo di renderla idonea a ricevere il colore. I pigmenti utilizzati non avevano infatti un elevato potere coprente: se stesi direttamente sulla superficie della figurina avrebbero lasciato trasparire il colore dellargilla sottostante48. Generalmente, per i motivi sopra accennati, delloriginario rivestimento pittorico si conservano solo pochi frammenti: resti più o meno estesi dello strato di preparazione, maggiormente concentrati in zone protette fra le pieghe delle vesti; agli angoli di occhi e bocca; nei sottosquadri fra testa e copricapo , che possono recare tracce di uno o, più raramente, due o più colori. Nei casi più fortunati, invece, le tracce di colore sono decisamente più importanti: le figurine 1.G34, 1.G128 e 8.G3 (Tav. A-B), ad esempio, sono quasi completamente ricoperte da uno strato monocromo di pittura nera (1.G34, 8.G3) o rossa (1.G128); altre, invece, conservano abbondanti resti della policromia originaria. Nella statuetta di grandi dimensioni 3.G187 (Tav. A) il manto, dipinto di rosso, è bordato da una larga fascia rosa inquadrata da una sottile striscia gialla; il rosa ritorna anche sulla tunica, con il fascio centrale giallo come la lunga collana con crescente. La testa femminile 13.G233 (Tav. A), con volto ricoperto da un sottile strato di preparazione, ha grandi labbra rosse disegnate49 e occhi con contorno e pupilla indicati in nero; W. van Ingen segnala la presenza di colore rosa sulle guance, oggi non più visibile50. Percentualmente, i colori di gran lunga più diffusi sulle terrecotte seleucene sono il rosa e il rosso. Molto meno comune il nero che, come abbiamo visto, poteva rivestire completamente la superficie delle figurine (1.G34, 8.G3) o caratterizzarne alcuni dettagli: è il caso degli occhi dellesemplare 13.G233, ma anche dei capelli e delle bande che decorano la veste della coppia di suonatrici 10.G191, con il volto e le braccia dipinti di colore rosa intenso (Tav. B). Scarsamente attestati sono il verde che compare sulla veste della figura femminile panneggiata 3.G167, sulla tunica del cavaliere a gambe divaricate 9.G49 e sulla superficie dello scudo 20.G68 (Tav. B) e il giallo, presente sulla già citata statuetta femminile di grandi dimensioni 3.G187, sullApollo citaredo 1.G118 e sulla criniera del leone 19.G5251. Il blu compare, in tracce non chiaramente distinguibili a occhio nudo, soltanto sul manto della figura femminile panneggiata di grandi dimensioni 3.G186 (Tav. A). Nei suoi toni più chiari, è invece frequentemente utilizzato sugli elementi di decorazione architettonica, in stucco e in terracotta: azzurro e rosa, arricchiti da tocchi di nero e rosso, costituiscono i colori base del rivestimento policromo di capitelli e basi di lesene realizzati attraverso il montaggio di lastre a matrice singola (24B,a, 24C,a). Il viola non compare sulle terrecotte figurate: per contro, se ne conservano abbondanti tracce su un frammento di stucco modellato a forma di piede umano di dimensioni piuttosto grandi, calzato in sandali indicati in colore giallo (Tav. D)52. 13 Analisi condotte nei laboratori del Department of Conservation and Scientific Research del British Museum hanno portato allidentificazione dei pigmenti utilizzati per la decorazione dipinta delle terrecotte da Seleucia53. Le analisi sono state effettuate su campioni dello strato di preparazione e dei pigmenti rosa, rosso, nero, giallo, verde e viola, prelevati da 28 esemplari 27 terrecotte e una figurina in stucco54 appartenenti alle collezioni del Kelsey Museum of Archaeology di Ann Arbor55. Le metodologie di indagine adottate e i risultati ottenuti sono riportati nella relazione scientifica a cura di E. Passmore, pubblicata in appendice al presente capitolo56. Per lidentificazione del blu si è invece fatto ricorso alla tecnica della visible-induced luminescence (VIL), che permette di registrare, attraverso una fotocamera digitale opportunamente adattata, le emissioni prodotte nella scala degli infrarossi dal blu egiziano, il pigmento sintetico comunemente utilizzato nellantichità per il blu57. Se illuminato con luce visibile, il blu egiziano produce infatti una forte luminescenza nello spettro degli infrarossi, registrabile attraverso una fotocamera digitale cui sia stato asportato il filtro blocca IR: il risultato sono immagini in cui le parti delloggetto ricoperte di blu egiziano risultano di un bianco brillante, emergendo con forza sullo sfondo nero o grigio. La tecnica presenta il duplice vantaggio di essere non distruttiva e di dare risultati immediati; essa consente inoltre di individuare anche particelle minime di pigmento, identificandone la presenza al di sotto di patine di sporco e incrostazioni. Per queste ragioni, si è deciso di esaminare tramite VIL un campione significativo delle terrecotte conservate presso il Museo Civico dArte Antica di Torino, includendo tutte le figurine che presentavano tracce visibili di colore e/o di preparazione: le immagini sono state scattate nel gennaio 2011 da Giacomo Chiari, direttore del Getty Conservation Institute di Los Angeles, e non hanno rilevato tracce di blu egiziano. Grazie alle indicazioni di G. Chiari, chi scrive ha avuto la possibilità di applicare la stessa tecnica alle figurine conservate presso il Kelsey Museum di Ann Arbor, utilizzando una fotocamera di- Janet Ambers, comunicazione personale. Il rilievo delle labbra è infatti quasi del tutto impercettibile. 50 VAN INGEN 1939, 256, n. 1041. 51 Il volume di W. van Ingen sui materiali dagli scavi americani registra la presenza di tracce di colore verde e giallo anche sui seguenti esemplari, conservati allIraq Museum di Baghdad: VAN INGEN 1939, 97-98, n. 200 (verde); 116, n. 295 (giallo); 149, n. 456c (verde); 151, n. 464 (verde); 156-157, n. 494a (giallo?); 214, n. 792 (verde); 240, n. 941a (verde). 52 Inv. 15678, conservato al Kelsey Museum di Ann Arbor. H. 9,9; lungh. 11; largh. al tallone 3,2 cm. 53 Le suddette analisi sono state possibili grazie alla disponibilità di J. Ambers, del Department of Conservation and Scientific Research del British Museum, e dello staff del Kelsey Museum of Archaeology di Ann Arbor, che ha acconsentito alla campionatura dei materiali. 54 Si tratta del sopra citato piede in stucco 15678, da cui sono stati prelevati un campione di pigmento viola e uno di giallo. 55 Le operazioni di campionatura sono state eseguite da Claudia Chemello e Suzanne Davis, conservatrici del Kelsey Museum. 56 Infra, 19-22. 57 VERRI 2009; VERRI et alii 2009. 48 49 14 ROBERTA MENEGAZZI Fig. 6-7 - Immagine ottenuta con metodologia VIL della figurina in terracotta 3.G186. (foto Roberta Menegazzi) Fig. 8-9 - Immagine ottenuta con metodologia VIL della figurina in stucco Inv. 15678. (foto Roberta Menegazzi) gitale Canon Eos 350D cui era stato rimosso il filtro blocca IR: le immagini ottenute hanno permesso di identificare come blu egiziano il colore presente in tracce sul manto della figura femminile panneggiata 3.G186 (Fig. 6-7) e lazzurro utilizzato sugli elementi architettonici in stucco. Abbondanti tracce di blu egiziano sono state evidenziate anche sul piede in stucco 15678 (Fig. 8-9). Le analisi condotte sui materiali dal Kelsey Museum evidenziano ancora una volta gli stretti legami di Seleucia con il bacino del Mediterraneo. Non soltanto il tipo di decorazione dipinta e la tavolozza di colori utilizzata, ma anche i pigmenti impiegati risultano largamente attestati nella coroplastica di produzione occidentale58: robbia o un misto di ematite e gesso per il rosa, ocra rossa (identificata grazie alla presenza del suo componente principale, lematite) e cinabro per il rosso, nero di carbone per il nero, ocra gialla (identificata grazie alla presenza del suo componente principale, la goethite) per il giallo, terra verde per il verde, blu egiziano per il blu, blu egiziano misto a robbia per il viola. Lunica differenza significativa è rilevabile nella composizione dello strato di preparazione, che a Seleucia è sempre in gesso, un materiale scarsamente utilizzato per la preparazione delle figurine di ambito mediterraneo59. Di contro, è interessante segnalare la corrispondenza perfetta fra i pigmenti utilizzati sulle terrecotte seleucene e quelli utilizzati per il rivestimento pittorico di una serie di elementi di decorazione architettonica in stucco dai livelli partici di Uruk: le analisi recentemente condotte da un team di studiosi del British Museum hanno permesso lidentificazione di robbia, cinabro, ocra rossa, ocra gialla, nero di carbone, blu egiziano e gesso60. Assente, a Uruk, il viola, attestato sul frammento in stucco 15678 da Seleucia; per contro, documentato fra gli stucchi di Uruk e apparentemente assente nella tavolozza seleucena è larancio, ottenuto attraverso una mistura di ocra rossa e gialla61. Linvetriatura Percentualmente irrilevante, a Seleucia, è il numero delle figurine invetriate: una sessantina di esemplari, concentrati in prevalenza nella sezione generale del catalo- Si vedano, a titolo di esempio, i risultati delle analisi sui pigmenti delle terrecotte da Tanagra in PAGÈS-CAMAGNA 2010. 59 Al riguardo, si vedano i risultati delle analisi sullo strato di preparazione di una selezione di terrecotte greche di periodo ellenistico conservate al British Museum in MIDDLETON 2001. 60 SIMPSON et alii 2012. 61 Ibidem, 213-214. 58 II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI go62. Nel computo sono compresi numerosi elementi di decorazione ceramica (23.G11-G13, 23.G19-G23, 23.G26-G27, 23.G29-G30, 23.G32, 23.G35-G36, 23.G43-G44, 23.G61, 23.G63, 23.P3-P6), il vaso configurato 23.G133 e alcune parti di capitelli assemblati (24.G1-G6, 24.G9). Estremamente limitato è dunque il ricorso allinvetriatura per la finitura delle figurine antropomorfe e zoomorfe: si tratta di esemplari generalmente modellati a mano, raffiguranti cavalieri sul dorso di una cavalcatura di non facile identificazione (9.G212G217, 9.S183), figure umane (14.G145, 15.G128, 15.G268, 16.G77) e animali (19.G13, 19.G47, 19.G57, 19.G282, 19.G348, 19.G398, 19.G405, 19.P1). Il colore più utilizzato nei rivestimenti invetriati è il verde, seguito dal giallo; esclusivamente attestato fra gli elementi di decorazione ceramica è il bianco, che riveste anche linterno del vaso configurato 23.G133, turchese allesterno. Va detto tuttavia che sono molti gli esemplari in cui le tracce di invetriatura sono così degradate da impedire di stabilire il colore originario del rivestimento. II.3. Struttura e organizzazione delle botteghe seleucene Anche in assenza di analisi di laboratorio sulla composizione delle argille utilizzate per la produzione delle figurine, le caratteristiche omogenee degli impasti ma soprattutto il gran numero di esemplari portati alla luce e la presenza di depositi legati ad attività artigianali non lasciano alcun dubbio sul carattere locale della produzione seleucena63. I depositi di terrecotte rappresentano dunque il punto di partenza ideale per una riflessione mirante ad indagare, per quanto è possibile, gli aspetti legati alla struttura e allorganizzazione delle botteghe artigiane. I depositi più grandi furono localizzati sul versante meridionale della piazza degli Archivi grazie a un saggio aperto per individuarne il limite sud64: in unarea di circa 214 mq vennero scoperti ben 15 giacimenti fosse e strati di accumulo formatisi in tempi differenti lungo un arco cronologico molto ampio, che va dalla seconda metà del II secolo a.C. al II secolo d.C.65. La quantità e la varietà degli oggetti rinvenuti lasciano supporre che tali depositi fossero legati allattività di una bottega artigiana di grandi dimensioni: la bottega di un vasaio misti alle terrecotte vi erano numerosi frammenti ceramici, concentrati in particolare in due grandi fosse66 specializzata nella produzione di terrecotte figurate e di elementi di decorazione architettonica. Sebbene non sia stata localizzata sul terreno, è legittimo ipotizzare che essa potesse trovarsi non lontano dallarea dei depositi: ulteriori sondaggi lungo il margine meridionale della piazza hanno rilevato la presenza di scarichi di materiale ceramico e di installazioni artigianali, fra cui una fornace di epoca partica67. Le figurine rinvenute allinterno dei depositi e negli strati ad essi immediatamente adiacenti68 testimoniano di una produzione estremamente ricca e varia, che abbraccia tutti i soggetti più popolari del repertorio seleuceno: figure femminili nude e panneggiate, recumbenti, cavalieri, musici, fanciulli, grotteschi, animali. Tale produzione risente fortemente dellinflusso occidentale, come emer- 15 ge in primo luogo dalla tecnica di produzione utilizzata: la quasi totalità delle figurine antropomorfe e teriomorfe dal saggio sud risulta infatti realizzata a matrice doppia. Due soltanto sono le figurine provenienti dai sopra citati depositi realizzate a matrice singola (10.S71) o a mano (19.S9); accanto ad esse vanno citati 7 esemplari a matrice singola rinvenuti fuori contesto allinterno del saggio. Linflusso occidentale è evidente anche nella selezione dei tipi iconografici: particolarmente significativa al riguardo è lassenza delle figure femminili nude con le mani ai seni (2A,a) uno dei tipi iconografici di più antica tradizione mesopotamica , dei sacerdoti e più in generale delle figure maschili in abiti orientali (gruppo 7A), dei cavalieri modellati a mano e a matrice singola (9A,a9A,c). Lesame dei tipi iconografici permette inoltre di evidenziare alcuni tratti di originalità nella produzione della bottega: concentrati in prevalenza nellarea del saggio sud e apparentemente senza confronti in ambito mesopotamico sono i fanciulli cavalieri finiti allaltezza dei fianchi (9A,d-9A,h). Verosimilmente, la bottega produttrice delle terrecotte rinvenute nei depositi del saggio sud non si limitava alla realizzazione seriale di figurine: essa doveva avvalersi della presenza di un coroplasta, un maestro in grado di modellare i prototipi dai quali ottenere le matrici per la produzione di massa. In effetti, la ricchezza e la leggibilità dei dettagli di molte delle figurine dai depositi del saggio sembrano suggerire una loro produzione a partire da matrici di prima generazione69. A giudicare dagli esemplari rinvenuti, gli artigiani che si avvicendarono nella creazione di nuovi prototipi dovevano essere di formazione greca: in misura ancora maggiore rispetto alliconografia, lo stile delle figurine risulta infatti chiaramente improntato ai modelli occidentali, raggiungendo in alcuni casi risultati di un livello qualitativo decisamente Gli esemplari provenienti dallarea della Piazza sud sono 5, di cui 1 figurina di animale (19.P1) e 4 elementi di decorazione ceramica (23.P3-P6). Dal saggio sud proviene una figurina di cavaliere (9.S183), mentre nessun esemplare invetriato proviene dai depositi localizzati sul lato occidentale della piazza degli Archivi. 63 Nella sua pubblicazione delle terrecotte dagli scavi americani, W. van Ingen segnala la presenza di soltanto 4 possibili pezzi di importazione (VAN INGEN 1939, 5, nota 6). Nellesame dei materiali conservati al Kelsey Museum di Ann Arbor, chi scrive non ha riconosciuto in alcun esemplare caratteristiche tecniche, iconografiche o stilistiche che facciano pensare a importazioni. 64 Come specificato nel par. I.3, i materiali dal suddetto saggio, il cosiddetto saggio sud, sono pubblicati nella sezione S del catalogo. 65 MENEGAZZI 2009a. Sulla distribuzione cronologica dei materiali dal saggio sud, si veda la Fig. 11, allinterno del par. IV.1. 66 Ibidem, 155. 67 VALTZ 1990, 21-24. 68 Molte delle terrecotte rinvenute in strati di riempimento sono da considerarsi originariamente pertinenti ai suddetti depositi di figurine. Bisogna considerare infatti che larea fu disturbata in antico dalla presenza di 13 sepolture (MENEGAZZI 2009a, 165-170). 69 Si considerino, a titolo di esempio, la recumbente seminuda 5.S6, i fanciulli cavalieri 9.S1.S2, 9.S14-S15, la maschera dionisiaca 17.S171. 62 16 ROBERTA MENEGAZZI elevato70. Vale la pena di sottolineare che al di là dei picchi qualitativi e delle differenze stilistiche evidentemente imputabili alla mano di diversi maestri lispirazione occidentale rappresenta una costante della produzione della bottega, essendo ravvisabile anche negli esemplari rinvenuti nel deposito più recente, formatosi nel corso del II secolo d.C. Il dato non deve stupire: come abbiamo più volte sottolineato nelle introduzioni ai singoli capitoli in cui è suddiviso il catalogo71, numerose sono le prove della persistenza, in epoca partica, di scambi e contatti culturali con il bacino del Mediterraneo. Oltre che sulla formazione degli artigiani modellatori, le figurine dal saggio sud offrono alcune informazioni sui meccanismi alla base della produzione di massa delle figurine. Decisamente numerosi, allinterno dei vari giacimenti, sono gli esemplari verosimilmente prodotti dalla stessa matrice72. Più raramente, esemplari chiaramente riconducibili a una stessa serie presentano differenze di dimensioni che sembrano suggerire la presenza di generazioni successive73. La prudenza nellidentificare repliche da una stessa matrice o generazioni diverse di una stessa serie nasce dal fatto che il lavoro di descrizione e catalogazione dei materiali dagli scavi italiani è stato in buona parte condotto sulla base della documentazione fotografica e delle schede compilate al momento del ritrovamento degli oggetti. Chi scrive ha infatti avuto modo di visionare direttamente solo i frammenti non inventariati, conservati nei magazzini della casa della missione a Seleucia e schedati durante una breve missione di studio fra lottobre e il novembre del 2002. La totale indisponibilità delle figurine conservate al Museo di Baghdad e i tempi forzatamente ridotti della campagna di schedatura74 hanno impedito di condurre unanalisi tecnica approfondita sui singoli pezzi, mirante ad individuarne caratteristiche di produzione e di fabbricazione75. Che la bottega in questione facesse ricorso al cosiddetto surmoulage è suggerito dalla presenza di esemplari dai dettagli indistinti a causa dellutilizzo di matrici non di prima generazione76. Tuttavia, rispetto al mondo greco il ricorso alla produzione derivata sembra essere più limitato. Le figurine seleucene evidenziano infatti la tendenza, da parte degli artigiani, a produrre tipi simili piuttosto che a ottenere nuovi matrici partendo da positivi esistenti77: esemplari in tal senso sono i numerosi tipi raffiguranti figure femminili nude con braccia lungo i fianchi (2A,g) o figure panneggiate in atteggiamento solenne, con il braccio destro piegato al petto (3B,a). In particolare, le figure femminili nude con braccia lungo i fianchi 2.S1-S20 e 2.S24-S49 mostrano la coesistenza, allinterno dello stesso deposito e dunque nel medesimo arco cronologico, di esemplari riconducibili a tipi differenti ma riproducenti lo stesso tipo iconografico78 e addirittura allincirca corrispondenti per dimensioni e dettagli iconografici. Fra i prodotti della bottega in questione vi erano inoltre statuette che riproducevano lo stesso tipo iconografico in formati differenti, verosimilmente per essere venduti a prezzi diversi: è il caso delle maschere dionisiache 17.S171-S177 e 17.S183-S187, rinvenute allinterno dello stesso deposito e modellate con grande cura, verosimilmente dallo stesso artigiano, ma evidentemente riconducibili a due tipi distinti, come mostrano con chiarezza numerosi dettagli fra cui il diverso trattamento delle ciocche di capelli sulla fronte. Differenti sotto molti profili sono i caratteri delle figurine rinvenute nei depositi rinvenuti sul lato ovest della piazza degli Archivi79: essi furono localizzati nel settore nord-occidentale dellisolato sorto sui resti delledificio degli archivi di epoca seleucide, allinterno degli ambienti denominati 28 e 64 nel rapporto finale e nel tratto di strada ad essi antistante80. I diari di scavo e i rapporti preliminari ci informano che le terrecotte si trovavano in parte sui piani pavimentali dei sopra citati ambienti, in parte nelle numerose e profonde buche che li tagliavano in più punti81. Sfortunatamente, tuttavia, non è possibile ricostruire lesatto contesto di giacitura dei singoli esemplari: come sottolineato nel rapporto finale82, a causa dellintenso lavoro di inventariazione delle migliaia di sigillature emerse durante lo scavo delledificio degli archivi, la schedatura di alcuni dei materiali provenienti dagli altri ambienti fu rimandata alle campagne successive. Nei magazzini, esemplari provenienti da diversi contesti di giacitura furono accorpati e ciò portò inevitabilmente a una perdita di informazioni83. Per questa ragione, non è possibile distinguere fra le figurine provenienti dai contesti di livello IV e quelle, che dai diari e dai ricordi del direttore di scavo risultano ben più numerose, di livello IIIa-b: la datazione per esse proposta abbraccia pertanto un arco cronologico che va dalla fine del II sec. a.C. alla metà del I sec. d.C.84. Sullo stile delle figurine dal saggio sud, si veda il par. IV.3. Al riguardo, si veda anche il par. III.2. 72 Si considerino, a titolo di esempio, gli arcieri 8.S7-S11, i fanciulli dormienti 11.S75-S104 o le gazzelle accovacciate 19.S66S75. 73 È il caso delle figure di recumbenti 5.S34-S52. 74 Nellautunno 2002, il rapido degenerare degli avvenimenti politici in Iraq imponeva di operare in tempi brevi: in un periodo di sei settimane sono stati schedati 7693 frammenti. 75 In accordo con A. Muller, (MULLER 1997, 457) per caratteristiche di produzione si intendono le caratteristiche derivanti dal tipo di matrice utilizzata (...place dans la série, qualité du rendu, raisonnement et nombre de pièces, possibilité ou non de combinaisons...), mentre per caratteristiche di fabbricazione si intendono quelle legate allartigiano che ha materialmente prodotto loggetto, ... celles qui reflètent sa façon de travailler (preparation de la pâte, épaisseur des croûtes, lissage ou non de linterieur, techniques dassemblage...) 76 Un caso particolarmente evidente è rappresentato dalle figure di recumbenti 5.S53-S60. 77 A considerazioni analoghe arriva L. Martinez-Sève a proposito del repertorio di Susa (MARTINEZ-SÈVE 2002, 693-694). 78 Sulla differenza fra tipo e tipo iconografico, cf. MULLER 1997, 449-451. 79 Come specificato nel par. I.3, i materiali dai suddetti depositi sono stati raccolti nella sezione W del catalogo. 80 MESSINA 2006, 84-85, 97-100. 81 INVERNIZZI 1972, 15. 82 MESSINA 2006, 73-75, nota 12. 83 È questa la ragione per cui buona parte delle figurine reca unindicazione generica di luogo e quota di rinvenimento: i quadrati CVI, 78gdh/78gmn corrispondono infatti sia agli ambienti 28/64 sia alla strada ad essi antistante, mentre le quote 97,5097,10-96,50 sono relative ai livelli IIIab e IV. 84 Si tratta dellarco cronologico coperto dai livelli IV e IIIab dellarea degli archivi: cf. MESSINA 2006, 135-136. 70 71 II. LE TERRECOTTE DA SELEUCIA: TECNICHE DI FABBRICAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI Sul piano della tecnica di fabbricazione, i materiali dai depositi sul lato occidentale della piazza corrispondono perfettamente a quelli del saggio sud: con le uniche eccezioni degli esemplari 3.W32, 6.W1, 19.W89-W94, modellati a mano85, tutte le figurine antropomorfe e teriomorfe sono infatti realizzate a matrice doppia. Decisamente più ristretto risulta invece il repertorio iconografico: le rappresentazioni femminili si limitano quasi esclusivamente ai due tipi iconografici più popolari a Seleucia, la figura nuda con le braccia lungo i fianchi (2A,g) e la figura panneggiata in atteggiamento solenne (3B,a-3B,f); le figure maschili nude, vestite e in armi sono quasi completamente assenti86; scarse sono le attestazioni di soggetti popolari come recumbenti, musici e fanciulli. Del tutto assenti, o quasi, sono gli elementi di decorazione ceramica e gli elementi architettonici87. Per contro, piuttosto numerosi sono nani a gambe storte, maschere e placchette a rilievo, in particolare a soggetto erotico. Sotto il profilo stilistico, i materiali in esame sono caratterizzati da una certa eterogeneità. Una parte delle figurine risulta infatti di chiara ispirazione greca: se i pinakes a soggetto erotico sono direttamente riconducibili a modelli microasiatici88, linflusso occidentale risulta altrettanto evidente sia nelle maschere, estremamente vivide e accurate nella resa dei tratti fisionomici89, sia nei molti esemplari dai dettagli indistinti che rappresentano una parte numericamente importante delle terrecotte dai depositi ovest. Nonostante lindeterminatezza talora estrema dei particolari, chiaramente imputabile alluso di matrici di generazione lontana dalla prima, limpostazione di stampo occidentale è ancora leggibile ad esempio nella ponderazione delle figure femminili panneggiate 3.W20W22 o nella resa dei volti delle figure femminili nude 2.W16-W32, delle nutrici con cassone 4.W1-W24 e dei nani a gambe storte riconducibili al tipo iconografico 12A,b. Per contro, altre figurine evidenziano unimpronta stilistica del tutto differente, frutto della rielaborazione e della stilizzazione di elementi iconografici e stilistici occidentali. Esse formano un insieme coerente e facilmente identificabile grazie alla forte caratterizzazione dei tratti del volto: il viso rotondo, inquadrato da una fronte bassa, è dominato dai grandi occhi spalancati; la bocca è piccola e collocata immediatamente sotto il corto naso; i capelli formano una calotta compatta90. Alla luce delle caratteristiche e dei contesti di giacitura delle figurine è possibile fare alcune osservazioni circa struttura e organizzazione della bottega che le ha prodotte. Le dimensioni e il contenuto dei depositi sembrano riferibili allattività di una piccola bottega artigiana, da collocarsi proprio negli ambienti 28/6491: si tratterebbe dunque di una cosiddetta cottage factory, unofficina di piccole dimensioni situata allinterno di unabitazione e dipendente dalla bottega di un vasaio per lacquisto dellargilla e la cottura dei pezzi92. Coerenti con questo tipo di struttura sono il numero relativamente ristretto dei tipi iconografici prodotti e lutilizzo di matrici non di prima generazione: lofficina in questione si limitava infatti alla produzione seriale dei tipi iconografici più richiesti avvalendosi di matrici acquistate o ottenute tramite surmoulage da esemplari prodotti da botteghe più importanti. Da questo punto di vista, particolarmente interessante risulta la presenza, fra i materiali dai 17 depositi ovest e quelli del saggio sud, di figurine verosimilmente appartenenti alla stessa serie: è il caso dellEracle a riposo 1.W2, che trova precise corrispondenze iconografiche e stilistiche negli esemplari 1.S16-S17, o dei nani a gambe storte 12.W30 e 12.S6. Proprio la grande bottega verosimilmente situata in prossimità del lato meridionale della piazza potrebbe dunque aver fornito alla piccola officina una parte delle matrici o dei positivi utilizzati come prototipi secondari. I due gruppi stilistici sopra evidenziati sono evidentemente riconducibili a prototipi realizzati in botteghe differenti: purtroppo, a causa dellincompletezza delle informazioni relative al contesto di giacitura dei singoli pezzi non ci è possibile stabilire se le figurine dai tratti stilizzati e quelle di ispirazione occidentale appartengano a due differenti fasi di attività della bottega o se, al contrario, fossero prodotte contemporaneamente. Unaltra questione destinata a restare senza risposta è se ai due diversi gruppi stilistici corrispondessero differenze etniche o sociali negli acquirenti delle figurine. Ciò che può essere sottolineato, e che verrà ripreso in seguito, è che in ogni caso le figurine dai larghi occhi testimoniano la contemporanea esistenza, a Seleucia, di botteghe artigiane con impostazioni stilistiche sensibilmente differenti: larco cronologico a cui le suddette figurine possono essere riferite fra la fine del II sec. a.C. e la metà del I sec. d.C. coincide infatti con la fase di formazione di una parte dei depositi del saggio sud, che hanno restituito materiali di genuina ispirazione greca. Come abbiamo accennato nel paragrafo I.2, un piccolo giacimento di terracotte venne individuato anche nellarea della Piazza sud. Sfortunatamente, le informazioni contenute nei rapporti preliminari e nei quaderni di scavo sono decisamente limitate e non ci consentono di stabilirne la natura (fossa o strato di accumulo), né di individuarne i limiti. Il rapporto di scavo relativo alla campagna del 1969 segnala il ritrovamento di un gran numero di figurine allinterno di uno degli ambienti di epoca tarda, in associazione a una coppa rovesciata contenente tracce di colore rosa acceso, lo stesso utilizzato nella decorazione policroma delle terrecotte. Lipotesi avanzata dallautrice del rapporto, che potesse trattarsi di una piccola bottega destinata alla finitura ed eventualmente alla vendita delle figurine93, vale la pena di essere Ad essi vanno sommate le zampe coniche 19.W122-W124. Gli esemplari in catalogo sono soltanto 5: 6.W1, 7.W1-W2, 8.W1-W2. 87 I depositi hanno restituito due sole lucerne a sette becchi (23.W1-W2). 88 Al riguardo, si veda lintroduzione al capitolo 22 del catalogo. 89 Si considerino in particolare gli esemplari 17.W94-W102. 90 Si considerino, a titolo di esempio, le figure femminili nude 2.W1-W15, la figura femminile panneggiata 3.W39, i nani a gambe storte 12.W31-W34. Sui caratteri stilistici delle figurine dai suddetti depositi si veda il par. IV.3. 91 Con la riorganizzazione degli spazi di liv. IIIab, sul pavimento dellambiente 64 compaiono alcune installazioni artigianali: un piano di lavoro in mattoni, un fornetto e una canalina cieca (MESSINA 2006, 98). 92 MULLER 2000, 99. 93 NEGRO PONZI 1970-71, 37. 85 86 18 ROBERTA MENEGAZZI presa in considerazione. In effetti, studi recenti sulla policromia delle terrecotte di età ellenistica prodotte in ambito mediterraneo hanno messo in luce come la decorazione pittorica delle figurine richiedesse limpiego di tecniche e competenze specifiche, differenti da quelle del maestro coroplasta addetto alla creazione dei modelli e decisamente superiori a quelle degli artigiani incaricati della produzione meccanica dei singoli pezzi94. Non si può dunque escludere che artigiani addetti alla finitura delle figurine potessero lavorare in sedi differenti rispetto a quelle di produzione. I dati sulla provenienza delle figurine in catalogo ci permettono di individuare un insieme di materiali provenienti dai livelli tardi dellambiente citato nel rapporto di scavo95: con ogni probabilità essi rappresentano il contenuto del deposito individuato al suo interno, costituito in prevalenza da frammenti di maschere e raffigurazioni di arti. Occorre sottolineare inoltre che i dati di rinvenimento delle figurine evidenziano una concentrazione si- gnificativa di esemplari in unarea adiacente a quella considerata96. Si tratta ancora una volta di pezzi generalmente frammentari: abbastanza numerose sono le teste adespote, accanto alle quali si segnala una presenza significativa di arti, figure recumbenti, figure femminili panneggiate e, in proporzioni leggermente minori, figure femminili nude e maschere. In questo caso, tuttavia, non siamo in possesso di informazioni di alcun tipo che permettano di riconoscere la presenza di un deposito. Cf. BOURGEOIS 2010, 240-243; JEAMMET, KNECHT, PAGÈS-CA2010, 248. 95 Si tratta delle figurine rinvenute nei quadrati 54r e 64d della griglia topografica utilizzata in fase di scavo. 96 Si tratta degli esemplari rinvenuti nei liv. II-I del quadrato 54o. Essi corrispondono al 18% del totale delle figurine dalla Piazza sud, mentre i materiali dai quadrati 54r/64d insieme corrispondono al 12%. 94 MAGNA ANALYTICAL RESULTS FOR PIGMENT TRACES 19 Appendice EMMA PASSMORE * ANALYTICAL RESULTS FOR PIGMENT TRACES ON SELECTED SELEUCID TERRACOTTA AND PLASTER FIGURINES FROM THE KELSEY MUSEUM A number of samples of pigment traces collected from Seleucid terracotta and plaster figurines in the collections of the Kelsey Museum, Ann Arbor, Michigan, USA, were analysed in the laboratories of the British Museum. A range of techniques have been used to identify the colourants present on the figurines, including optical microscopy, Fourier transform infrared (FTIR) spectroscopy, Raman spectroscopy and scanning electron microscopy with energy dispersive X-ray (SEM-EDX) analysis. Unfortunately, because the permissible sample size was limited, it was not possible to identify any of the binders used with the pigments. In the majority of the objects sampled the pigments were applied on top of a white ground (in some cases a surprisingly thick layer), while for the remainder they seem to have been applied directly to the terracotta or plaster surface. The composition of the white ground was also investigated. Details of the figurine substrates and grounds are given in Table 1. Methodology Samples were taken of all the colours identified on the Kelsey collection (red, pink, purple, green, yellow, black and white) with the exception of blue. Prior to the work described here all blue areas and purple areas were imaged using the visible-induced luminescence technique (VIL)1, which confirmed the presence in these areas of Egyptian blue, a synthetic pigment in common use during the Seleucid period. Small samples (of a few grains each) were collected from coloured areas on the objects by Claudia Chemello and Suzanne Davis, conservators from the Kelsey Museum, and transferred onto glass microscope slides for analysis in London. Samples of the white ground were taken in the same way. While this sampling technique minimises damage to the figurines it does mean that no stratigraphic information is retained. All samples were examined using optical microscopy prior to analysis and found to consist of individual grains less than 1 mm across. The majority of the samples were analysed using two complementary techniques: microRaman spectroscopy for inorganic compounds; and Fourier transform infrared (FTIR) spectroscopy for selected inorganic and all organic compounds. Both techniques are non-destructive, give results after short count times (generally less than 1 minute per analysis) and permit the analysis of sub-millimetre sized particles. The spectra generated by both techniques are characteristic of the compounds being analysed, rather than just the elements present in the sample. As such, specific minerals or materials can be identified using these techniques by comparing spectra acquired from the sample with inhouse and web-based databases of reference spectra2. Both techniques are long-established in archaeological science, with particular applications to the study of polychromy3. One sample, number 15678, contained individual deep blue grains that could not be identified by either microRaman or FTIR spectroscopy. This sample was additionally analysed using a scanning electron microscope with an energy dispersive X-ray detector (SEM-EDX), which reveals the elemental composition of a sample. For full details of the analytical results see Table 1 (Appendix). Results White samples The five white samples (14416, 15620, 16272, 16302, 16385), which were all taken from white grounds applied to the surfaces of the objects, were analysed by Raman spectroscopy and all matched the reference spectrum for gypsum. Red samples Individual red grains within six of the seven red samples were shown by Raman spectroscopy to be hematite (Fe2O3; samples 14332, 14546, 15619, 15712, 16126, 16222), a non-hydrated iron oxide. Hematite can be found in nature as a pure mineral but is much more commonly found mixed with clay, quartz and other earth components in the form of red ochre. Three of the hematite-containing samples also contained individual white grains that were identified as gypsum (CaSO4·2H2O; samples 14332, 14546, 16222). Gypsum is also a common component of natural ochre4, but here is most likely to represent transfer from the white ground beneath the red layer (all the white grounds identified in this study proved to be gypsum). The remaining red sample was shown by Raman spectroscopy to contain vermilion (HgS; sample 15620), a mercury sulphide that can occur naturally as the red mineral cinnabar. * Mellon Research Fellow, Conservation and Scientific Research, The British Museum, London WC1B 3DG 1 VERRI 2009; see 13-14 this volume. 2 E.g. DOWNS 2006. 3 E.g. SMITH, CLARK 2004; VERRI et alii 2010; HOOD et alii 2011; MORETTO et alii 2011. 4 EASTAUGH et alii 2008. 20 EMMA PASSMORE Pink samples Nine pink samples, variously described as bright pink, light pink and pink, were submitted for analysis. Three of the bright pink samples (14117, 15620 and 16425) were analysed using Raman spectroscopy but did not produce interpretable spectra because of high fluorescence, suggesting that either the pigment or binder is organic in origin. All three samples were further analysed by FTIR and produced spectra that matched reference spectra for madder, an organic colourant. A light pink and a pink sample (samples 16313 and 15678 respectively), gave similar results to the bright pink samples described above, producing FTIR spectra suggesting the presence of madder. Sample 16313 also contained gypsum, which is most likely to have come from the underlying white ground, but could have been deliberately applied to tone the colour. The three remaining light pink samples (16213, 16326 and 16340) and one bright pink sample (16409) were shown by Raman spectroscopy to contain hematite. Samples 16213, 16340 and 16409 also contained gypsum. All three have white grounds but, given the ultimate colour, here it seems most probable that the gypsum is associated with producing the desired tone rather than coming from the ground. However it is not clear if the colour is the result of the deliberate mixing of two raw materials or of a careful choice of ochre deposit (pink ochres are rare but do occur in nature). Purple sample Prior to sampling, the one purple area, on 15678, was imaged by VIL and found to glow in the infrared suggesting the presence of Egyptian blue. The sample collected from this region was examined by optical microscopy and seen to be a mixture composed largely of pale pink material with interspersed deep blue grains. Both the pink material and the blue grains were analysed by Raman spectroscopy but no interpretable spectra could be collected due to high levels of fluorescence. The blue grains were too small to be successfully manually separated from the pink material, so the bulk sample was examined by FTIR and produced a spectrum that suggested the presence of madder. This sample was also analysed by SEM-EDX to investigate the elemental composition of the blue pigment. Compositional analyses performed over an area of the sample containing several blue grains showed that these contained copper (Cu), which is probably the chromophore responsible for the blue colour of the grains, and also contained calcium (Ca), silicon (Si) and oxygen (O). Given these data and the results of the VIL examination the copper-based material is interpreted as Egyptian blue (CaCuSi4O10). Green samples Three green samples (14168, 14390 and 16221) were analysed by Raman spectroscopy, but did not produce interpretable spectra. All were then analysed by FTIR and samples 14390 and 16221 produced spectra which matched reference spectra for celadonite, a potassium-, iron- and magnesium-bearing mineral (K(Mg,Fe2+)Fe3+ (Si4O10)(OH)2 ). Celadonite is a variety of mica and the colourant present in many green earths5. In the case of 14390 some gypsum, probably from the underlying ground, was also present. Sample 14168 produced a spectrum matching that of gypsum, suggesting that only material from the underlying white ground was present on the slide. Yellow samples Optical microscopy of the three yellow samples (15620, 15678, 16492 showed they differ in appearance. Sample 15620 contained only yellow-coloured amorphousshaped grains, whereas samples 15678 and 16492 contained similar yellow material plus individual opaque white grains. Despite this all gave Raman spectra for goethite (FeO(OH)), an hydrated iron oxide which is the major mineral component of yellow ochre, and gypsum, which may be part of the ochre or could represent material from the ground or plaster. Black samples Five of the six black samples (14006, 14375, 14390, 15229 and 31491) produced Raman spectra that matched a reference spectrum for amorphous carbon. None of the samples produced spectra that contained a phosphate peak, so the black pigment is unlikely to be burnt bone (bone black), while the small grain size suggests the use of carbon black, derived from soot, rather than the use of crushed charcoal. Sample 14375 produced a composite spectrum that also matched the reference spectrum for gypsum, and when observed by optical microscopy was seen to contain individual white gypsum grains, probably coming from the underlying ground. The spectrum for sample 31491 also contained an as yet unidentified peak at ~650 cm-1. Sample 31552 is as yet unidentified; the material produced a Raman spectrum that has no known matches with the in-house British Museum database and produced an FTIR spectrum that was a poor match for burnt umber. Umber is a naturally-occurring iron and manganese clay that intensifies in colour when burnt from an earthy brown to shades of deep brown/red. Discussion Perhaps surprisingly, given their number, little investigation seems to have been made of the pigments used on terracotta and plaster figurines of this period. However the colourants employed in wall paintings, architectural elements and stone sculpture are much better reported6 and provide a framework with which these results can be compared. All of the white samples were shown to be gypsum (CaSO4·2H2O), a common mineral. This differs from the palette reported by Kakoulli (2009) where calcium carbonate was the most common white found, with multiple occurrences of kaolinite and lead white also being identified. From observation (Menegazzi, pers comm) it is clear that the gypsum represents a deliberately applied white ground, which is present on nearly all of the objects (Table 1). From the frequent appearance of gyp- 5 6 Ibidem. See for example KAKOULLI 2009. ANALYTICAL RESULTS FOR PIGMENT TRACES sum in all the analyses it is likely that this ground has contaminated some of the pigment samples. Unfortunately, given the sampling method, it was not possible to differentiate between gypsum applied as a ground and transferred to the pigment samples and gypsum which might be a natural component of the pigment, for example, in the case of the natural earth pigments. The green and yellow and all but one of the red samples seem to represent the use of a range of earth pigments (yellow, green and red ochres). Many of these samples also contained gypsum, which also occurs as a component of ochre7, but most probably represent transfer from a deliberately applied ground. In some cases, such as some of the light pink samples it seems highly likely that the gypsum has been deliberately mixed with the hematite to produce the lighter pink colour. Coloured ochres were readily available throughout the Seleucid empire and are known to have been commonly used as pigments in the region since prehistoric times8. They are well known from Greek contexts contemporary with the Seleucid terracottas9. The remaining red sample (15620) was found to be coloured by vermilion (HgS), which occurs naturally as the mineral cinnabar. While vermilion is not unusual in Hellenistic contexts10 it is less common than red ochre and is likely to have been more expensive; in this case it is notable that it has been used on one of the larger and more intricately modelled pieces. The majority of the black samples analysed were shown to be amorphous carbon, a common and very cheap pigment in most ancient palettes, and the predominant black throughout the Greek influenced world. The remaining black sample was a poor match for burnt umber, a naturally-occurring iron- and manganese-rich clay. Kakoulli (2009) reports the presence of a probable umber amongst a number of powered pigments found in terracotta vessels in Hellenistic layers at Delos, Greece. The one purple sample, 15678, was taken from a plaster figurine that had been imaged at the Kelsey Museum using the VIL technique and shown to be coloured with Egyptian Blue. The sample contained a mixture of bright pink grains, which were shown by FTIR to be madder, and deep blue grains, which were shown by SEM-EDX to contain Cu. It seems likely that these blue grains are Egyptian Blue (CaCuSi4O10), the synthetically-produced pigment which was the predominant blue colourant throughout this region until the mid first millennium AD. Pliny refers to use of similar mixtures to yield purples in his Natural History (XXV; 26). The majority of the bright pink samples were shown by FTIR to be coloured by madder. Madder is an organic dyestuff derived from the roots of various members of the Rubiaceae family, which has been used to produce pigments that range in colour from yellows, reds, pinks and oranges to purples and browns11. The use of madder as both a dyestuff and a pigment in the region predates the Seleucid empire; for example, madder pigment survives on Cypriot pottery shards dating back to the eighth century BC12. 21 Conclusion The pigments found on these objects were all been in widespread use before and during the period of the Seleucid empire and are similar to known palettes from contemporary contexts13. EASTAUGH et alii 2008. Ibidem. 9 KAKOULLI 2009. 10 Ibidem. 11 EASTAUGH et alii 2008. 12 FOSTER, MORAN 1989. 13 E.g. KAKOULLI 2009. 7 8 22 EMMA PASSMORE Table 1 - Analytical Results for Pigment and Ground Samples from Seleucid Terracottas in the Kelsey Museum. Inventory no. 14416 15620 16272 16302 16385 Catalogue no. 8.G32 3.G187 11.G40 5.G162 9.G19 Sample Substrate Ground layer Raman Results FTIR results white ground white ground white ground white ground white ground terracotta terracotta terracotta terracotta terracotta white ground white ground white ground white ground white ground N/A N/A N/A N/A N/A 14332 14546 15619 15620 15712 16126 10.G207 22.G1067 10.G231 3.G187 8.G39 1.G128 red pigment red pigment red pigment red pigment red pigment red pigment terracotta terracotta terracotta terracotta terracotta terracotta gypsum gypsum gypsum gypsum probably gypsum, very weak Raman signal hematite with some gypsum hematite with some gypsum hematite vermilion hematite hematite 16222 14117 10.G183 8.G35 terracotta terracotta 15620 3.G187 16409 9.G135 16425 5.G368 red pigment bright pink pigment bright pink pigment bright pink pigment bright pink pigment white ground white ground none white ground none white ground probably present but completely covered by red pigment white ground hematite with some gypsum white ground no spectra due to high fluorescence white ground no spectra due to high fluorescence white ground small proportion of hematite with much gypsum white ground no spectra due to high fluorescence 16213 16313 14.G141 9.G140 light pink pigment terracotta light pink pigment terracotta white ground white ground hematite, plus some gypsum no spectra due to high fluorescence 16326 16340 15678 1.G142 8.G74 light pink pigment terracotta light pink pigment terracotta pink pigment plaster white ground white ground none purple pigment plaster none hematite hematite, plus some gypsum no spectra due to high fluorescence no Raman spectra due to high fluorescence; SEM-EDX showed the blue grains to contain copper, calcium, silicon and oxygen suggesting Egyptian blue. no spectra due to high fluorescence no spectra due to high fluorescence no spectra due to high fluorescence mixture of goethite and gypsum goethite plus some gypsum goethite plus some gypsum amorphous carbon amorphous carbon plus some gypsum amorphous carbon amorphous carbon plus one unidentified spectrum amorphous carbon plus one unidentified peak at 650 cm-1 unidentified spectrum 15678 terracotta terracotta terracotta 14168 9.G49 green pigment terracotta white ground 14390 20.G68 green pigment terracotta white ground 16221 3.G167 green pigment terracotta white ground 15620 15678 16492 14006 14375 3.G187 1.G118 10.G191 13.G150 yellow pigment yellow pigment yellow pigment black pigment black pigment terracotta plaster terracotta terracotta terracotta white ground none white ground white ground white ground 14390 15229 20.G68 1.G34 black pigment black pigment terracotta terracotta white ground white ground (?) 31491 22.G3 black pigment terracotta none (?) 31552 8.G3 black pigment terracotta white ground N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A madder madder N/A strong gypsum signal; small peak suggesting madder N/A strong gypsum signal, small peak suggesting the presence of madder N/A N/A madder madder gypsum celadonite and gypsum celadonite N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A poor match for burnt umber III. I SOGGETTI DEL REPERTORIO SELEUCENO 1 Come emerge dalla lettura del catalogo, le terrecotte da Seleucia sono il risultato dellincontro e del dialogo fra cultura greca e tradizione mesopotamica2. I complessi equilibri fra le due componenti sono alla base della ricca e articolata produzione cittadina: influssi occidentali e elementi di tradizione locale sono apprezzabili, in diverse proporzioni, quale che sia langolo visuale scelto per analizzarne le caratteristiche. Guardando ai soggetti dei fittili, limpatto della cultura greca si traduce in un significativo ampliamento delle tematiche rappresentate rispetto alla coroplastica di epoca pre-seleucide: accanto a soggetti di più o meno antica tradizione locale quali figure femminili nude, nutrici, musici, cavalieri, animali, modellini, entrano a far parte del repertorio cittadino divinità ed esseri mitologici greci, figure femminili in tunica e manto, recumbenti, figure maschili nude e seminude, fanciulli, grotteschi, maschere teatrali. Lintroduzione di soggetti greci presuppone, da parte degli artigiani seleuceni, una conoscenza diretta e approfondita dei modelli occidentali; daltro canto, la persistenza di soggetti di tradizione orientale sembra implicare, in Mesopotamia come nella vicina Susiana, una continuità di produzione maggiore di quanto il limitato numero di terrecotte di periodo achemenide lasci supporre3. È importante sottolineare che, a Seleucia, soggetti greci e orientali non formano due gruppi distinti e impermeabili alle influenze reciproche: al contrario, proprio i continui e profondi contatti e scambi fra le due tradizioni portano alla nascita di un linguaggio iconografico e formale nuovo e originale. III.1. I soggetti della tradizione vicino-orientale È alla luce della produzione mesopotamica di periodo pre-seleucide che le figurine riproducenti soggetti tradizionali vanno considerate per poterne apprezzare appieno elementi di continuità e aperture alle influenze occidentali. Il peso della tradizione è particolarmente forte nel caso della figura femminile nuda, uno dei soggetti più antichi e longevi della coroplastica mesopotamica. Nel repertorio cittadino trovano infatti spazio, in proporzioni differenti, tutti i tipi iconografici elaborati nel corso del tempo, in unevoluzione allinsegna della continuità: basti pensare che il tipo più popolare nella coroplastica di periodo seleucide e partico, quello della figura femminile con le braccia lungo i fianchi (2A,g), risulta già attestato nella produzione della prima metà del I millennio. Per contro, va osservato che la maggior parte degli esemplari in catalogo è realizzata in stampi bivalvi e che dettagli iconografici di ispirazione greca come il diadema delle figure 2.G4-G6 o lalta acconciatura di 2.G28 sono associati persino al più conservatore dei tipi iconografici, la figura femminile con mani ai seni (2A,a). Inoltre, va rilevato che il ventaglio delle rappresentazioni tradizionali si arricchisce di due nuovi tipi iconografici, di ispirazione occidentale ma perfettamente integrati nel repertorio locale a causa dellimpostazione rigidamente frontale, con le gambe strettamente unite: la figura femminile senza braccia (2A,h) e quella con braccia mobili (2A,i). Nel caso delle nutrici la produzione di periodo seleucide e partico, seppure numericamente piuttosto ristretta, appare caratterizzata da una varietà di soluzioni espressive maggiore rispetto alle epoche precedenti. Le terrecotte di periodo neobabilonese si limitavano infatti a raffigurare donne frontali rigidamente stanti o più raramente sedute intente ad allattare, mentre le nutrici seleucene sono ritratte con il fanciullo al seno oppure in grembo o a cavalcioni sul fianco. Inoltre, alle figure in pose di presentazione se ne affiancano altre, di evidente ispirazione occidentale, illustranti un dialogo più intimo e spontaneo fra la donna e il bambino: è il caso degli esemplari 4.G39-G42, con un fanciullo stante che abbraccia la donna o cerca rifugio fra le sue vesti. È da rilevare infine che la maggior parte degli esemplari in catalogo risulta vestita e acconciata alla greca: la figura 4.G39, realizzata a matrice semplice, ha il corpo avvolto in un manto che nasconde la parte inferiore del volto e i capelli raccolti nella cosiddetta acconciatura a melone. La libertà nella rielaborazione dei modelli e la grande varietà nelle soluzioni compositive caratterizzano le raffigurazioni di cavalieri. Come abbiamo visto, nella coroplastica mesopotamica il soggetto è relativamente recente: esso si afferma nel corso del I millennio, conoscendo una grande popolarità in epoca achemenide. A Seleucia, la continuità con la produzione di periodo achemenide è evidente nei cosiddetti cavalieri persiani (9A,b), figure modellate a mano con il volto realizzato a stampo, che rappresentano un insieme estremamente ridotto; molto maggiore è il peso delle figurine di genuina ispirazione occidentale, rappresentate dai cavalieri generalmente fanciulli realizzati in un unico stampo con la cavalca- 1 Per unanalisi dettagliata dei soggetti del repertorio seleuceno, corredata di confronti e riferimenti bibliografici, si rimanda alle introduzioni dei capitoli in cui è suddiviso il catalogo. 2 Come approfondiremo in queste pagine, decisamente minore è lapporto della componente iranica. 3 MARTINEZ-SÈVE 2002, 741. 24 ROBERTA MENEGAZZI tura (gruppo 9B). Più numerose delle figurine pienamente inquadrabili nel solco della tradizione greca o vicinoorientale sono tuttavia quelle caratterizzate dalla rielaborazione autonoma e originale di elementi di diversa origine. Realizzati a matrice semplice ma vestiti alla greca sono i cavalieri ricavati da matrici destinate alla creazione di figure maschili stanti (9A,c), pratica che trova un antecedente nella produzione di periodo neobabilonese. Abbigliamento e stile di esecuzione occidentali caratterizzano i cavalieri a matrice doppia finiti allaltezza dei fianchi (9A,d-9A,f), apparentemente senza confronti in ambito mesopotamico. Il caratteristico costume iranico composto di casacca incrociata sul petto e pantaloni compare su alcuni dei cavalieri con le gambe arcuate (9A,m) e dei sopra citati cavalieri realizzati in un unico stampo con la cavalcatura (9B,d, 9B,l). La veste indossata dai cavalieri riconducibili ai tipi iconografici 9A,m, 9B,d e 9B,l ci dà lo spunto per ampliare il quadro dei riferimenti culturali alla base della coroplastica seleucena: accanto alla componente mesopotamica e a quella greca occorre citare infatti anche la componente iranica, intesa nella doppia accezione di achemenide e partica. Come appare evidente dalla lettura del catalogo, il suo peso nella formazione del repertorio iconografico seleuceno è molto limitato4. Decisamente rari sono i tipi iconografici di chiara ascendenza achemenide, tutti documentati da un numero estremamente ristretto di esemplari: oltre ai già citati cavalieri persiani ricordiamo la figura femminile con mani ai seni in casacca e lunga veste aderente (22.G30, tipo iconografico 22C,b) e la figura maschile frontale in tunica al ginocchio, calzoni e kandys che cade in due falde ai lati del corpo (7.G63-G65, tipo iconografico 7A,h). Verosimilmente databile allepoca partica è invece il tipo iconografico della figura maschile frontale con piccolo attributo nella mano destra e ghirlanda nella sinistra (7A,f ). Al repertorio iconografico dellIran partico sono inoltre riferibili la sopra citata veste composta di casacca incrociata sul petto e pantaloni indossata anche da liutisti e danzatori con le gambe mobili (10C,n, 10I,a) e alcuni dettagli come lacconciatura tripartita delle teste maschili 23.G29-G35, 23.P6. Il peso della tradizione locale è forte nelle raffigurazioni di musici, soggetto che gode di una particolare popolarità nella coroplastica di periodo seleucide e partico: gli strumenti rappresentati sono per lo più quelli della tradizione vicino-orientale, e i suonatori sono generalmente ritratti frontali, in pose di presentazione piuttosto rigide. Legata allinflusso greco è invece la presenza piuttosto consistente di fanciulli musicisti, così come greci sono i dettagli iconografici abbigliamento, acconciatura e accessori che compaiono su molte delle figure in catalogo: si considerino a titolo di esempio labito delle arpiste a matrice semplice 10.G54-G64, lacconciatura a due crocchie di molte delle arpiste con cassa di risonanza dello strumento alta a lato del viso (10B,a) o lornamento per il capo più diffuso, la ghirlanda, comune alle rappresentazioni femminili, maschili e infantili5. Nel caso delle raffigurazioni di animali, il legame con la tradizione pre-ellenistica è evidente in primo luogo sotto il profilo tecnologico, nella persistenza della modellatura a mano con cui è realizzato il 19% delle figurine teriomorfe in catalogo6. Particolarmente interessante è il caso dei cavalli: come sottolineato nellintroduzione al capitolo 19, gli esemplari modellati a mano con il lungo muso abbassato (19.G160-G176, 19.P26-P30) trovano puntuali paralleli nelle figurine di epoca achemenide da Abû Qubûr7, evidenziando una continuità assoluta con la produzione di periodo precedente. Per contro, lapporto della componente occidentale si misura non solo con la grande diffusione delle figurine a matrice doppia, ma anche con la presenza di soggetti caratteristici della produzione di ambito mediterraneo come il gallo (19M,c), apparentemente sconosciuto nella coroplastica di periodo pre-seleucide, o il cosiddetto cane di razza maltese, fedelmente riprodotto negli esemplari 19.G42-G44. Lequilibrio tra elementi di antica tradizione mesopotamica ed elementi di origine occidentale caratterizza anche i modellini di oggetti. Sostanzialmente identici agli esemplari delle epoche precedenti sono i modellini di letto con piano in paglia intrecciata (20I,c) e i modellini di barche (20J,a); verosimilmente mutuato dalla kline greca è invece il materasso che compare sui modellini di letti di tipo 20I,b. Il legame con il mondo occidentale è evidente nel caso del kalathos, il cesto di vimini a profilo svasato che compare fra le terrecotte di produzione microasiatica (20D,a-20D,b). Confronti con la coroplastica di ambito mediterraneo sono individuabili anche per i piatti da offerta (20C,a-20C,d) e per i modellini di elementi architettonici. Il modellino di capitello 20.G171 trova invece un parallelo piuttosto stretto con un capitello in arenaria da Bard-e Neânda. III.2. I soggetti di ispirazione occidentale Come appare evidente anche ad unosservazione superficiale, le terrecotte da Seleucia mostrano un forte legame con la cultura figurativa greca. In particolare, il contatto con il mondo occidentale è alla base della straordinaria ricchezza iconografica del repertorio cittadino: unanalisi delle figurine di ispirazione occidentale non potrà dunque prescindere da una riflessione sui possibili modelli delle terrecotte seleucene. Nelle introduzioni ai singoli capitoli in cui il catalogo è suddiviso, cui ancora una volta si rimanda per una analisi dettagliata dei caratteri iconografici e stilistici dei vari soggetti, sono stati di volta in volta evidenziati i paralleli, in taluni casi molto stretti, fra le figurine seleucene e quelle prodotte nel bacino orientale del Mediterraneo. Tali paralleli sono troppo numerosi per essere ricordati uno a uno in questa sede. Piuttosto, è importante sottolineare che gli esemplari per i quali è possibile trovare confronti puntuali con la produzione del Mediterraneo orientale sono estremamente vari e comprendono figure 4 Il peso della componente iranica è marginale anche nella contemporanea produzione di Susa. Cf. MARTINEZ-SÈVE 2002, 752-753. 5 La ghirlanda compare anche sul capo dei liutisti con le gambe mobili, in abbigliamento iranico (10C,n). 6 Al riguardo, si veda il paragrafo II.1. 7 SPYCKET 1991, 51, n. 17. III. I SOGGETTI DEL REPERTORIO SELEUCENO femminili panneggiate8, figure maschili nude9 e vestite10, figure grottesche e caricaturali11, fanciulli12, ma anche animali13 e modellini14. In particolare, i paralleli individuati dimostrano la familiarità degli artigiani seleuceni con i repertori coroplastici di Smirne, Myrina, Priene e Tarso: figurine o matrici provenienti da quelle aree potrebbero dunque aver svolto la funzione di modelli per la produzione locale15. A questo proposito è opportuno citare un torso maschile rinvenuto durante gli scavi americani e conservato presso lIraq Museum di Baghdad, che W. van Ingen considera importato16: se si accetta la lettura della studiosa americana17, lesemplare in questione potrebbe rappresentare il modello di probabile provenienza microasiatica, visti i sopra citati paralleli con la produzione di Smirne per i torsi maschili riuniti nel tipo iconografico 6B,c. Accanto alle terrecotte, anche il vasellame a rilievo può essere indicato come veicolo di trasmissione delle iconografie dallAsia Minore alla Mesopotamia: una chiara indicazione in tal senso è fornita dalle placchette con scene erotiche da Seleucia (22D,d), che trovano corrispondenze precise sul piano dei soggetti, della composizione e dei dettagli iconografici con le raffigurazioni presenti sulla ceramica a rilievo pergamena datata fra la metà del II e gli anni 60 del I secolo a.C.18. Come la ceramica a rilievo, molte delle sopra citate terrecotte di provenienza microasiatica, potenziali modelli degli esemplari seleuceni, sono datate al II-I secolo a.C. o addirittura al I secolo d.C., testimoniando una continuità degli scambi non solo commerciali ma anche culturali che va ben al di là dei limiti cronologici del dominio seleucide sullAsia. Va comunque rilevato che la circolazione di figurine, vasellame e altri oggetti di piccolo formato non esclude la presenza, a Seleucia, di artigiani greci con il loro bagaglio di conoscenze e competenze tecniche, iconografiche e stilistiche. La grande scultura può aver rappresentato unaltra fonte di ispirazione per gli artigiani seleuceni. In effetti, molte fra le rappresentazioni di divinità e figure mitologiche greche riproducono tipi statuari: è il caso dellAfrodite accovacciata comunemente conosciuta come Afrodite di Doidalsas (1A,b), dellEracle a riposo del tipo Farnese e delle sue varianti (1D,a-1D,b), dellEracle Epitrapezios (1D,f), della cosiddetta Urania di Francoforte (1J,b). Tali statuette potrebbero essere direttamente ispirate a sculture in pietra o in bronzo esposte, e forse anche prodotte, a Seleucia. In effetti, è stato autorevolmente sostenuto che una produzione fittile ricca come quella seleucena presupponga la presenza, in città, di una scuola di scultori19. In questottica, le numerose figurine raffiguranti Eracle a riposo con mano destra al fianco (1D,b) sono state utilizzate come argomento a favore dellattribuzione a un atelier seleuceno della ben nota statua bronzea di Eracle portata a Seleucia come bottino di guerra dopo la vittoria del re partico Vologese IV sul re di Mesene e collocata nel tempio di Apollo20. Labbondanza di temi e iconografie occidentali a disposizione degli artigiani locali è testimoniata dalla varietà dei tipi iconografici di ispirazione greca presenti in catalogo. Tale varietà costituisce indubbiamente un tratto peculiare della coroplastica seleucena; essa appare tuttavia bilanciata da un altro carattere, apparentemente 25 antitetico ma altrettanto significativo, ovvero dallo speciale favore accordato ad alcuni tipi iconografici, non necessariamente i più popolari in ambito occidentale21. Entrambi i caratteri sono presenti in uno dei soggetti maggiormente attestati nel repertorio seleuceno, quello della figura femminile panneggiata. Gli esemplari in catalogo sono infatti riconducibili a un gran numero di tipi iconografici e ritraggono figure in pose di presentazione o in movimento variamente abbigliate: in tunica con apoptygma, in tunica cinta alla vita, in tunica senza cintura o in tunica e manto avvolto intorno al corpo in fogge differenti. A dominare, tuttavia, sono le figure stanti in atteggiamento solenne, il braccio destro piegato al petto, avvolte in un manto con lembo sollevato sul capo (3B,a). Come abbiamo visto, si tratta di un tipo iconografico di ispirazione statuaria, sporadicamente attestato nella coroplastica macedone e nella produzione di alcuni centri dellAsia Minore22: la grande fortuna da esso Si considerino a titolo di esempio le figurine in tunica e manto riconducibili al tipo iconografico 3B,j, che trovano un confronto piuttosto puntuale nella produzione di Myrina (MOLLARD-BESQUES 1963, 98, pl. 114e). 9 Si pensi al parallelo fra il torso maschile 6.G26 (tipo iconografico 6B,c) e un esemplare da Smirne di analoghe dimensioni, in atteggiamento identico ma speculare (MOLLARD-BESQUES 1972, 131, pl. 161d; DIzmir à Smyrne, 116, n. 51). 10 Attestato nella produzione di diversi siti dellAsia Minore è il tipo iconografico dellefebo stante avvolto in un manto, con braccio sinistro piegato al petto (7B,c); i paralleli più puntuali per le figurine da Seleucia sono ancora una volta con Myrina (MOLLARD-BESQUES 1963, 119-122, pl. 143, b-f, 146, a, c-f, 147, a-f, 148, d, f). 11 I volti dei recumbenti 4.S197-S200 trovano un parallelo abbastanza puntuale in una testa da Priene (RUMSCHEID 2006, 501, n. 288). 12 Decisamente stretto è il confronto fra le figurine 11.S14-S19 e un esemplare nel medesimo atteggiamento da Myrina (MOLLARDBESQUES 1963, 131, pl. 157f). 13 Oltre ai già citati cani maltesi, universalmente diffusi nella coroplastica greca di periodo ellenistico, le figurine di zebu (19I,a) trovano un interessante parallelo nella produzione di Priene (RUMSCHEID 2006, 520, n. 351-352). 14 Si considerino i già citati modellini di kalathos, con confronti da Tarso, di piatti per offerte, con confronti da Priene, di tavolini e elementi architettonici, con confronti da Myrina. 15 La circolazione di manufatti di piccole dimensioni è considerata un importante veicolo per la trasmissione delle iconografie nel mondo greco e romano (GHEDINI 1997, 825). 16 VAN INGEN 1939, 116, n. 295, pl. XX, 136-137. La figura (Fig. 13) è riprodotta nellintroduzione al capitolo 6, dedicato alle figure maschili nude e seminude, cui si rimanda per un approfondimento ulteriore. 17 Chi scrive non ha avuto lopportunità di osservare direttamente il pezzo. 18 SCHÄFER 1968, 93. 19 INVERNIZZI 1990, 22. 20 Le informazioni circa provenienza e dedica sono contenute nella iscrizione bilingue, greca e partica, incisa sulle cosce della statua. Trascrizione e traduzione di entrambe le versioni sono riportate in INVERNIZZI 1989a. 21 Sullargomento, si veda anche MENEGAZZI 2012. 22 Cf. LAZARIDES 1993, 75-78, eik. 93 (da Anfipoli); MOLLARDBESQUES 1963, 106, tav 128,d (da Myrina); TOPPERWEIN 1976, n. 32, taf. 5 (da Pergamo). 8 26 ROBERTA MENEGAZZI goduta nella produzione di Seleucia rappresenta dunque un tratto di originalità del repertorio cittadino. Le ragioni di tale popolarità verosimilmente legata allidentità del personaggio rappresentato, solo in apparenza generico verranno analizzate in seguito23. In questa sede va comunque rilevato che dal punto di vista dellimpostazione generale il tipo iconografico in questione appare perfettamente in linea con le tendenze espresse dalla produzione cittadina, che alla naturalezza e allespressività delle figure in movimento mostra di preferire la fissità delle pose di presentazione. Caratteristiche analoghe a quelle evidenziate a proposito delle figure femminili panneggiate sono rilevabili a proposito dei putti, soggetto sconosciuto nella coroplastica mesopotamica di periodo pre-seleucide. Grande è la varietà iconografica espressa dalle figurine in catalogo, che ritraggono fanciulli nudi, seminudi o panneggiati nei più diversi atteggiamenti: stanti, seduti o distesi, in pose di presentazione o in movimento, con dittico sulle ginocchia, in groppa a un animale, intenti a giocare con un volatile e/o con un grappolo duva. Per il numero delle attestazioni e loriginalità dellimpostazione, a colpire tuttavia sono da un lato i portatori di vaso (gruppo 11E) giovinetti intenti a sorreggere un recipiente, spesso collocati sulla sommità di un supporto conico riccamente decorato dallaltro i fanciulli seduti di grandi dimensioni (gruppo 11G). Se per i portatori di vaso seleuceni non sono individuabili confronti puntuali al di fuori dellambito mesopotamico, le figure di putti seduti di grandi dimensioni appaiono caratterizzate da una rigidità nellatteggiamento che contrasta con il naturalismo e la vivacità delle rappresentazioni di fanciulli accovacciati di ambito mediterraneo e che trova una corrispondenza precisa nelle figurine di piccolo formato riunite nei tipi iconografici 11D,b, 11D,d. Guardando ai cosiddetti grotteschi figure caricaturali e/o affette da deformità fisiche, particolarmente in voga nella coroplastica prodotta nel bacino orientale del Mediterraneo ad emergere con forza è ancora una volta la capacita di selezione e rielaborazione degli artigiani seleuceni: la figura di gran lunga più popolare nel repertorio cittadino è infatti quella del nano a gambe storte (gruppo 12A). Il soggetto è piuttosto comune nella contemporanea produzione microasiatica e alessandrina, ma la lettura che di esso offrono le terrecotte seleucene è decisamente originale: del tutto assente è infatti quel crudo, esasperato realismo che caratterizza le realizzazioni di ambito mediterraneo. Ancor più significative sul piano della capacità di selezione e rielaborazione da parte degli artigiani locali degli stimoli di matrice occidentale sono le figure recumbenti. In questo caso, va rilevato innanzi tutto come in epoca ellenistica la diffusione del soggetto in ambito mediterraneo sia assai disomogenea: se nei repertori occidentali, e in particolare in quelli della Magna Grecia, la figura semidistesa gode di una grande fortuna, essa risulta scarsamente attestata in quelli microasiatici. Tanto più attenta, e mirata, appare dunque la scelta operata dai coroplasti locali, che del motivo danno uninterpretazione del tutto differente da quella diffusa nel bacino occidentale del Mediterraneo. Nei repertori di Grecia propria e Magna Grecia, ad essere rappresentata recumbente è una figura maschile, generalmente seminuda e distesa su una kline. A Seleucia si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di figure femminili nude, seminude o panneggiate sprovviste di kline e con il braccio sinistro generalmente appoggiato su un cuscino. La popolarità del soggetto si misura con il numero di attestazioni dei tipi iconografici più diffusi, quello della figura femminile seminuda (5B,a), quello della figura in tunica aderente con i capelli raccolti in due masse gonfie sulle spalle (5C,a) e quello della figura in tunica a maniche lunghe e capo coperto da una kyrbasia con falde abbassate sulle spalle (5C,c). Allinsegna della varietà sono invece le rappresentazioni di divinità ed esseri mitologici greci. Le 251 figurine in catalogo ritraggono infatti 15 personaggi differenti24, alcuni dei quali attestati da un numero decisamente ristretto di esemplari: 7 sono le raffigurazioni di Arpocrate25, 3 quelle di Dioniso26, 4 di Psiche27, 6 di figure alate dubitativamente interpretate come Nikai. Addirittura limitate ad un solo esemplare sono le raffigurazioni della dea Artemide (1.G45), di unamazzone morente (1.G177), della musa Urania (1.G178) e di un centauro (1.P22). Una certa varietà è riscontrabile anche fra le raffigurazioni delle tre divinità maggiormente attestate, Eracle, Afrodite e Eros: esse sono infatti riconducibili a un buon numero di tipi iconografici differenti, nessuno dei quali sembra godere di grande popolarità ad eccezione dellEracle in posizione di riposo con clava appoggiata nellincavo dellascella sinistra e mano destra al fianco (1D,b). A giudicare dal numero degli esemplari rinvenuti, uno spazio nel complesso marginale è quello riservato alle figure maschili nude, seminude e in abiti greci. Analogamente alle raffigurazioni di divinità, esse documentano tuttavia con efficacia lampiezza del repertorio di temi e iconografie occidentali a disposizione degli artigiani locali. Nel caso delle maschere, invece, la fedeltà ai modelli greci sembra coniugarsi con la fortuna del soggetto. Gli esemplari in catalogo testimoniano infatti di una produzione ricca, varia e largamente debitrice al mondo del teatro greco: numerose, come abbiamo sottolineato nellintroduzione al capitolo 17, sono le maschere riconducibili a caratteri della commedia nuova, e ancora più numerosi sono i tipi satireschi, alcuni dei quali si distinguono per limpostazione genuinamente occidentale anche sul piano della resa formale. Cf. infra, par. V.2. Sullinterpretazione in chiave religiosa del tipo iconografico in questione si veda anche MENEGAZZI 2005a. 24 Il gruppo I (divinità femminili alate), comprende infatti raffigurazioni di Psiche, Atena Nike e di un personaggio dubitativamente interpretato come Nike, mentre fra gli esseri mitologici (gruppo J) compaiono unAmazzone, la musa Urania e un centauro. 25 Nel computo sono stati inclusi anche gli esemplari 1.G136 e 1.G138, di dubbia attribuzione. 26 Si tratta della testina 1.G120 e delle due statuette frammentarie 1.G131-G132, dubitativamente interpretate come Dioniso e Arianna. 27 Accanto ad esse vanno citate le raffigurazioni di Eros e Psiche (1H,j). 23