I dati che ho raccolto

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I dati che ho raccolto
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Grindadráp: i dati che ho raccolto
Fatti tratti da testi scientifici e fonti ufficiali
La caccia può avvenire in qualunque periodo dell’anno e prende
avvio quando qualcuno avvista un branco di balene. Non tutti gli
avvistamenti danno luogo a una battuta di caccia, ma tale
valutazione viene effettuata da persona preposta a tale scopo
(riconosciuta come esperta), previa segnalazione alla polizia del
distretto di riferimento. La valutazione tiene conto della posizione
del branco rispetto alle 23 spiagge dell’arcipelago ove la caccia è
autorizzata, alle dimensioni del branco e degli esemplari.
Qualora si ritenga ci siano le condizioni per procedere alla caccia, il
segnale viene diffuso sulle isole e, mentre le imbarcazioni dal mare
spingono il branco verso la spiaggia più vicina, da terra chiunque
voglia partecipare si porta sulla riva ove avverrà l’uccisione
dell’intero branco.
Le scrupolose registrazioni a disposizione a partire dal 1500
mostrano che il numero di individui varia annualmente, ma in
media si aggira sui 2000 esemplari cacciati.
Sea Shepher e gli oppositori
La caccia è un festival in cui la popolazione delle Faroe uccide senza
vergogna interi branchi di globicefali.
Ogni avvistamento può portare alla strage con conseguente
distruzione dell’eredità genetica di interi branchi.
I globicefali sono animali sociali per cui durante la mattanza i
membri del branco assistono inermi alla macellazione dei propri
famigliari.
E’ aberrante il fatto che i faroesi consentano ai bambini di
partecipare a questo evento sanguinario in cui l’oceano si tinge di
rosso, gli uomini sono eccitati dalla caccia e alla fine i bambini
giocano con i corpi delle balene e prendono in mano i feti trovati
nelle femmine incinte.
La specie comunemente più cacciata è quella dei globicefali
(Globicephala melas), ma possono essere coinvolte occasionalmente
anche alcune specie di delfini:
•
il lagenorinco acuto (Lagenorhynchus acutus);
•
•
il lagenorinco rostrobianco (Lagenorhynchus albirostris);
il tursiope (Tursiops truncatus);
•
il grampo (Grampus griseus).
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La parola dei Faroesi
Non è un festival, ma un metodo di caccia che viene utilizzato
durante tutto l’anno.
Non tutti gli avvistamenti portano alla caccia.
Proprio perché i globicefali sono animali sociali risulta meno
dannoso per l’equilibrio del branco ucciderlo interamente piuttosto
che procedere selettivamente.
E’ un’attività intensa e simbolica, ma non trova il suo fine
nell’uccisione gratuita degli animali, ma in quello di procurare
sostentamento per la comunità.
L’oceano diventa rosso, come diventano rossi i macelli dove voi
uccidete i vostri animali. Almeno gli esemplari che uccidiamo hanno
vissuto in libertà, mentre la carne di cui voi vi cibate spesso proviene
da allevamenti intensivi ove gli animali non hanno nemmeno lo
spazio per muoversi e si alimentano con mangimi industriali.
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Fatti tratti da testi scientifici e fonti ufficiali
La caccia è regolata dalla legge faroese e non ricade sotto la
giurisdizione della Commissione Internazionale della Caccia alla
Balena (IWC) in quanto le specie interessate dalla caccia faroese non
rientrano nella lista dei cetacei a cui si applica la moratoria del 1986.
Le Isole Faroe per altro fanno parte del Regno di Danimarca che
comprende, oltre alla Danimarca stessa e alle Faroer, anche la
Groenlandia; tuttavia costituiscono una regione autonoma e la
Danimarca rappresenta il Regno in linea di massima per questioni
internazionali, ma, per esempio, la Danimarca è membro UE,
mentre le Faroer ne sono estranee. Ugualmente la Danimarca è
membro dell’IWC, mentre le Isole Faroe non lo sono.
Russell Fielding in una delle sue pubblicazioni segnala che, secondo
un rappresentante del governo danese, la caccia alle balene è oggetto
di governo autonomo da parte delle Isole Faroe.
Sea Shepher e gli oppositori
Le Isole Faroe fanno parte del regno di Danimarca e, avendo
quest’ultima aderito all’IWC, non è ammissibile che consenta il
mantenimento di questa pratica e, ancor peggio, ne supervisioni
l’esecuzione con proprie navi e forze dell’ordine.
E’ deplorevole che persone impegnate al fine di tutelare gli animali
marini possano essere arrestate e multate per aver cercato di
opporsi alla loro strage.
Infine:
1- per quanto le specie coinvolte nella Grindadráp non siano
segnalate come a rischio estinzione, è altrettanto vero che la
scienza segnala una mancanza di dati in merito all’effettiva
dimensione delle popolazioni per cui non si ha certezza del
fatto che la caccia delle Faroer non arrechi loro dei danni;
2- le specie coinvolte non sono locali, non appartengono alle
Isole Faroe, ma sono patrimonio comune pertanto i faroesi
non hanno alcun diritto di possesso e di caccia e devono
rendere conto della loro attività a livello internazionale.
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La parola dei Faroesi
Non solo le Isole Faroe non sono membro dell’IWC, ma nemmeno
dell’UE. Inoltre sono una regione autonoma per gli aspetti interni
tra cui ricade la caccia alle balene.
Il coinvolgimento della Danimarca è apparente in quanto, essendo le
forze dell’ordine gestite dal Regno di Danimarca, esse portano tale
vessillo, ma nel territorio faroese si limitano a far rispettare la legge
dell’arcipelago secondo la quale la caccia alle balene è legale, mentre
è illegale ostacolare tale pratica. Pertanto chi, in nome di valori
legittimi, ma estranei a quelli su cui si basa la legge delle Isole Faroe,
si oppone alla Grindadráp viola le norme in vigore.
In quanto Stato autonomo, le Isole Faroe hanno il diritto di definire
le proprie leggi.
La NAMMCO (The North Atlantic Marine Mammal Commission),
organizzazione di cui fanno parte Isole Faroe, Groenlandia, Islanda e
Norvegia e il cui scopo è quello di favorire la cooperazione per la
conservazione, la gestione e lo studio dei mammiferi marini nel
Nord Atlantico, ritiene che lo sfruttamento della popolazione dei
globicefali da parte delle Faroe ammonti a circa lo 0,1% della
popolazione complessiva, ossia sia molto inferiore al limite del 2%
che viene considerato come critico per il mantenimento di una
risorse marina.
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Fatti tratti da testi scientifici e fonti ufficiali
Sea Shepher e gli oppositori
La parola dei Faroesi
E’ una tradizione che si è evoluta nel tempo per tenere conto delle
nuove scoperte scientifiche: non solo i metodi di uccisione degli
esemplari sono stati adeguati al fine di ridurre il più possibile la
sofferenza degli stessi, ma si prevede anche che solo coloro che sono
in possesso di specifica formazione certificata possano occuparsi
dell’uccisione degli animali.
In particolare:
1) sulla base delle indicazioni di un veterinario locale si è
provveduto a modificare il gancio che vien inserito nello
sfiatatoio degli animali per poterli trascinare verso riva e lo
strumento con cui si procede alla loro uccisione recidendone
il midollo spinale, in entrambi i casi con la finalità di limitare
la sofferenza delle prede;
2) viene aggiornato l’elenco delle spiagge ove la caccia è
consentita in funzione dell’evoluzione della morfologia del
fondale a seguito di fenomeni erosivi o di apporto al fine di
garantire l’efficacia dell’azione di caccia e la sua sicurezza;
3) se è vero che tutti possono partecipare alla caccia, solo coloro
che sono in possesso di formazione specifica nell’utilizzo degli
strumenti per l’uccisione, possono eseguire tale attività.
La rilevanza culturale della Grindadráp è rappresentata nell’arte
locale e nella musica e testimoniata dal sentimento di fierezza che
provano i cacciatori per l’esito favorevole della caccia per l’intera
popolazione.
Inoltre questa attività rappresenta una fonte alimentare gratuita
limitando la dipendenza dal sistema economico mondiale e, in
particolare, dalla Danimarca, rispetto alla quale le Isole Faroe
vorrebbe ottenere la completa indipendenza, ma a cui sono legate da
sovvenzioni che garantiscono la sopravvivenza della loro economia.
Non importa quale modalità venga utilizzata, la caccia alla balena è
una pratica barbara e primitiva che nega il diritto alla vita di questi
animali che per la loro sensibilità e socialità sono come esseri
umani.
La loro uccisione è un omicidio.
Le tradizioni non possono essere conservate ad ogni costo in nome
del loro valore culturale: se una pratica risulta obsoleta deve essere
dismessa.
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I Faroesi non pretendono che i loro valori vengano accolti da
chiunque, ma non accettano imposizioni dall’esterno, soprattutto se
si fondano su false informazioni e accettano di fornire una
rappresentazione parziale della cultura e della vita del popolo delle
Isole Faroe.
La caccia alla balena contribuisce in modo significativo alla
sussistenza autonoma dell’arcipelago, abbandonarla significherebbe
essere maggiormente esposti alle fluttuazioni dei mercati mondiali e
dipendere da alimenti che hanno costi di produzione e trasporto
esorbitanti se paragonati a quelli della carne e del grasso di balena.
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Fatti tratti da testi scientifici e fonti ufficiali
Sea Shepher e gli oppositori
La parola dei Faroesi
Studi scientifici condotti sull’arcipelago hanno messo in luce la
pericolosità del consumo eccessivo della carne e del grasso degli
animali cacciati a causa dell’accumulo nei loro tessuti di
sottoprodotti industriali (mercurio e PCB) che sono noti per il loro
potenziale mutageno.
A tale scopo le autorità sanitarie faroesi hanno fornito delle
indicazioni a tutta la popolazione con il fine di:
a) ridurre in generale il consumo di questi alimenti;
b) evitare il consumo da parte di donne in gravidanza o che
vogliano avere dei figli.
Voi sostenete che balene e delfini che cacciamo sono una risorsa
globale che noi non abbiamo diritto di sfruttare e che
danneggiammo, ma gli inquinanti che si accumulano nei tessuti di
questi animali sono il prodotto di processi industriali che noi non
svolgiamo sulle nostre isole: voi state avvelenando balene e delfini e
mettete in pericolo la nostra salute.
Nonostante alcune iniziali resistenze, la popolazione sta
progressivamente prendendo atto di tale pericolo e una fetta non
trascurabile, a cui appartengono molte donne, si è fatta portavoce di
un parere contrario al mantenimento di questa pratica.
Tuttavia la forte campagna mediatica contro la Grindadráp che è
stata portata avanti da Sea Shepherd è stata vissuta da molti faroesi
come una minaccia o un’aggressione alle usanze e all’autonomia
dell’arcipelago, il che ha determinato un affievolirsi delle voci
contrarie alla caccia alle balene.
Gli studiosi Fielding e Singleton concordano nel ritenere che:
1- il rischio sanitario potrebbe essere l’elemento più
determinante per il declino di questa pratica;
2- la pressione mediatica ha prodotto un fenomeno di difesa
che, di fatto, gioca contro la messa in discussione di questa
pratica avviatasi anche all’interno della stessa comunità
faroese.
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Sea Shepher e gli oppositori
La caccia ai globicefali non è un’esclusiva delle Isole Faroe:
1- sull’isola di Terranova la pratica è stata dismessa nel 1972, ma
le notizie a disposizione raccontano di una caccia per il mero
sfruttamento del solo grasso di balena e senza alcuna
preoccupazione per la sofferenza dell’animale;
2- nell’isola di St. Vincent, la più grande delle isole che
compongono lo stato di St Vincent and The Grenadines, la
pratica è tuttora in corso, tuttavia con alcune differenze
rispetto all’attività faroese
a. il numero di esemplari coinvolti è dell’ordine di 300 unità
all’anno;
b. la caccia alla balena è un’attività economica condotta da
professionisti;
c. la caccia avviene da piccole barche con l’utilizzo di arpioni
lanciati a mano o con fucili modificati.
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La parola dei Faroesi