Carità e verità sono l`essenza stessa di Dio. Sono

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Carità e verità sono l`essenza stessa di Dio. Sono
Carità e verità sono l’essenza stessa di Dio. Sono dunque inseparabili.
Infatti la verità senza la carità ferisce, la carità senza la verità fallisce.
XXIII dom: Ez 33,1.7-9 Sal 94 Rm 13,8-10 Mt 18,15-20
VERITA’:Vita interiore e sacramenti
Quando un fratello o una sorella sbaglia, a quali sentimenti diamo spazio nel
cuore? Giudizio? Rabbia? Rischiamo di etichettare le persone senza aiutarle a
capire, o cerchiamo di giustificarle e usar loro misericordia, come Dio la usa
verso di noi?
CARITA’:Testimonianza di vita
La conclusione del Vangelo di questa domenica è davvero impegnativa: l’indifferenza
non è e non sarà mai una virtù: la preoccupazione della salvezza eterna deve portarci a
usare ogni strategia (anche quella scomoda e impopolare) per salvare il fratello che si è
allontanato dalla via del Signore (A. Comastri). Quando vedo qualcuno che sbaglia, mi interesso di lui? Cerco di correggerlo, di aiutarlo? O finisco solo con
l’essere maldicente?
Per vivere questo Vangelo, questa settimana prenderò questo proposito:
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A cura dei Missionari della Via
www.piccolifratelliesorelledellavia.net
ACCOGLIAMO LA PAROLA: Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20)
In
quel
tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: «Se il
tuo fratello
commetterà
una colpa
contro di
te, va’ e
ammoniscilo fra te
e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se
non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché
ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi
non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà
neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà
sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla
terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il
Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono
due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Nel Vangelo di oggi Gesù tratta due temi meravigliosi: il primo riguarda la correzione
fraterna, che è un’opera di misericordia spirituale spesso caduta in disuso nelle nostre
comunità e parrocchie, sulla quale ci concentriamo maggiormente; l’altra è sulla potenza della preghiera fatta insieme, che è come una freccia d’amore dritta al cuore di Dio,
perché elevata da cuori uniti nell’amore, in mezzo ai quali è presente Gesù!
Ci soffermiamo sulla correzione fraterna: Matteo ne parla nell’ambito della comunità cristiana. Quando qualcuno sbaglia nei nostri confronti, generalmente che facciamo? Tutto
tranne che correggerlo! O cadiamo nell’indifferenza, che come diceva Madre Teresa, è il
più grande male; oppure, lasciandoci andare alla tentazione, o lo giudichiamo nel cuore,
facendo “bella faccia e cattivo gioco”, o peggio ancora, lo diciamo agli altri e non a lui, infettandoli così con giudizi negativi… Quanto è diffusa purtroppo la “sindrome delle cicale”: chiacchiere e pettegolezzi, che sono le armi del diavolo con le quali passo passo ci divide gli uni dagli altri… e lui se la ride… Ma perché non riusciamo a correggere? Generalmente perché pesiamo che siano fatti suoi; oppure per paura che la correzione non venga
accettata cosicchè l’altro possa allontanarsi da noi; oppure per amore del quieto vivere…
Ma se ci facciamo caso, son tutte colpevoli mancanze: mancanze di coraggio, e soprattutto, mancanze di amore, segno che al centro non c’è il Signore e la salvezza dell’altro, ma il
nostro io: teniamo più a noi stessi e all’idea che gli altri possono avere di me che non alla
verità. Solo se capiamo che siamo custodi degli altri, che anche noi siamo responsabili
della loro salute fisica e spirituale, solo allora, amando il Signore e di conseguenza loro mi
farò forza per dire ciò che va detto, anche se costa fatica, anche se fa male. Ma è tanto
importante! È una grazia aver qualcuno che ci corregge, altrimenti non cresciamo: magari
commettiamo colpe delle quali nemmeno ci rendiamo conto e se nessuno ce lo fa notare,
continueremo a compierle con grave danno per noi e per altri. È dunque fondamentale
correggere, e anche saper accettare la correzione, senza giustificarsi e offendersi a
priori, considerando l’altro o gli altri come nemici o gente che non ci vuol bene, quando
invece ci hanno reso un’opera di carità meravigliosa!
Ma come fare la correzione fraterna? Ce lo insegna Gesù nel Vangelo. Anzitutto è fraterna, cioè fatta a un fratello (o sorella) per il suo vero bene secondo la parola di Dio, e
non perché io lo voglio a mia immagine e somiglianza! Lo scopo della correzione fraterna
non è né l’arroganza di chi vuol mostrare agli altri i propri torti, così da risultare migliori,
né scaricarsi la coscienza dicendo: “Ah, hai visto, te l’avevo detto”; nè deve essere mossa
dal nostro orgoglio ferito e vendicativo, ma dall’amore per la verità e per il bene
dell’altro; lo scopo della correzione è guadagnare un fratello!, perché possa migliorarsi e
non compromettersi, mettendo a rischio il suo cammino spirituale e la sua salvezza eter-
na. Il fratello era perso: ha commesso una colpa, forse vive nel male; se poi ce l’ha con
me, ho perso un fratello. Chi si può permettere di perdere un fratello? La strategia di
questo testo è orientata a salvarlo: non possiamo permetterci di presentarci davanti al
Signore senza i nostri fratelli, Lui che per la nostra salvezza ha dato tutto.
Gesù poi ci propone tre gradini: prima da soli con l’interessato; se non ascolta davanti a
due testimoni, e se non ascolta nemmeno costoro, davanti a tutta la comunità.
Primo gradino: se un tuo fratello pecca, vai da lui e correggilo; sì, tu e lui soli, affinchè
possa aprirsi, spiegarsi in tutta libertà, percependo che il nostro intento è solo spinto dal
desiderio di vederlo ritornare sulla via di Dio. È importante che uno possa spiegarsi: molte volte infatti quello che a un osservatore esterno sembra una colpa, nelle intenzioni di
chi l’ha commessa non lo è; è importante non fermarsi solo al piano delle azioni, ma andare a quello delle intenzioni e chiarire con l’interessato. La cosa peggiore sarebbe correggere una persona per la prima volta in presenza di altri, specialmente di coloro alla cui
stima tiene di più: ne va della sua dignità! Ma se poi non accetta? Beh, tu chiedi la grazia
al Signore che ti metta sulla bocca le parole giuste, poi affida ogni cosa allo Spirito Santo: è Lui che lavora i cuori. Se ti ascolta, sappi che hai guadagnato un fratello; qui si parla
di guadagno, quello vero: non i soldi, ma le anime, anime che si salvano, anime che possono
ritrovare la retta via, evitando tante sofferenze e crescendo nel bene! San Giacomo ci
dice: fratelli miei, se uno si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui… sal-
verà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati (Gc 5,19-20).
E se non ascolta? Secondo gradino. Prendi con te due o tre testimoni e riprova facendo
parlare anche loro, così che non sia più solo la mia parola contro la tua: Attraverso il
coinvolgimento di un’altra persona che partecipa della stessa fede e delle stesse esigenze si può incidere efficacemente nel male che attanaglia un fratello (G. Ravasi).
E se ancora si ostina? A quel punto tutta la comunità è chiamata correggerlo, cercando
i mezzi adatti per aiutarlo: e se dopo tutto questo dovesse rimanere ostinatamente
fermo nel male, andrà trattato come un pagano! Cioè lo si ami ancor di più, si preghi per
lui anche se in quel momento fosse necessario prendere le giuste “distanze educative”,
perché, anche attraverso una strategia brusca (come l’antica prassi della scomunica
sacramentale) possa riflettere, non trascinare altri nel suo errore e prendere coscienza della situazione di pericolo per la sua anima. Ma ricordiamoci bene: tutto sia mosso
dall’amore per guadagnare quel fratello o quella sorella!
Signore, donaci la grazia di amarci davvero, di saperci aiutare e correggere gli uni
gli altri, non mossi da astio e orgoglio che divide, ma dal tuo amore che unisce!
fr. Umile mdv; disegno: sorella Claudia mdv.