Didone, per esempio - Liceo Majorana

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Didone, per esempio - Liceo Majorana
INTERVISTA A MARIANGELA VAGLIO
DIDONE
1. Prof.ssa Vaglio, il suo libro "Didone, per esempio" contiene un’ampia galleria di personaggi greci e
romani: perché tra tanti ha scelto proprio Didone per il titolo?
Risposta
Il titolo è stato scelto dalla casa editrice perché il post Didone, ovvero perché le donne toste si
innamorano degli Enea, era quello che aveva avuto un incredibile successo su internet,
diventando il più letto del mio blog. Per cui Didone è la mia portafortuna.
2. Ci potrebbe narrare un episodio che metta in evidenza il carattere determinato di Didone?
Risposta
Didone è una donna che fa una cosa che le donne nel mondo antico non fanno: fonda una città. È
una donna manager, abituata a gestire la sua vita e quella di tutti gli altri, un capo di Stato.
L'episodio più divertente è quello in cui imbroglia il capo barbaro per farsi dare il terreno su cui
fondare Cartagine.
3. Valutando i pro e i contro di Didone, se potesse, vorrebbe essere questo personaggio?
E se lo fosse, pensa che riuscirebbe a comportarsi come la donna forte nella Didoneide del suo
sogno, dopo l'abbandono di Enea?
Didone è un bellissimo personaggio. Peccato che si perda completamente dietro ad Enea, che
non lo merita. Spero che le donne, soprattutto quelle più giovani, possano imparare a non farsi
fregare da questa cosa che ci hanno insegnato per secoli, anche a quelle della mia generazione:
che amore è annullarsi per l'altro. No, è una stupidaggine, che tu sia un uomo o una donna. Per
cui se un Enea ti molla, non ci si rattrista, anzi, si va a festeggiare.
IPAZIA
4. Passando a Ipazia, lei scrive, “non è una regina, e nemmeno un’imperatrice. Non è neanche una
concubina, un’amante di qualche principe, o di un fortunato condottiero. A dire il vero, in senso
stretto, non si occupava nemmeno di politica, anche se della politica fu vittima.” (p.220).
Quali allora sono i meriti grazie a cui questa donna riuscì a distinguersi all'interno del mondo
antico?
Risposta
Era una intellettuale, anzi di più: era la direttrice della Biblioteca di Alessandria, l'equivalente
oggi di fare il rettore ad Harvard. Era intelligente, ma anche capace di gestire una grande
struttura accademica dentro ad una città come Alessandria, già difficile di per sè. Quindi una
donna tostissima che si era affermata in due settori, la matematica e la filosofia, che ancora
oggi sono piuttosto chiusi alle donne.
5. Ipazia è stata colpita da una vera e propria damnatio memoriae. Il suo nome ancora oggi fatica ad
entrare nei libri di testo ed è ignoto ai più. Non meriterebbe un posto più importante? Quali sono
le reali cause della morte di Ipazia? Perché tanto odio da parte della Chiesa e, più in particolare, di
Cirillo, vescovo di Alessandria?
Risposta
Era odiata perché contraddiceva ed in parte contraddice ancora tutti gli stereotipi sulle donne,
perché era indipendente, intelligente, colta e anche capace di gestire situazioni spinose in modo
equilibrato. Fra i suoi allievi c'erano pagani e cristiani, come Sinesio di Cirene. Era tutto ciò che
Cirillo e tutti i fanatici odiano: la dimostrazione che si può vivere non da fanatici, amando la
scienza e la cultura, ed essendo persino donne.
LESBIA
6. E Lesbia? Chi era Lesbia o Clodia o Pulcra, questa donna dai tanti nomi, chi era?
Risposta
Una grande aristocratici romana, erede di una famiglia che aveva fatto la storia di Roma. Anche
lei ne fece in fondo una piccola parte, di quella storia.
7. Perché venne chiamata Lesbia?
Risposta
Perché Catullo, il suo amante, era un fanatico dei poeti greci e di Saffo, e quindi la chiamò così,
essendo impossibile usare il nome vero nelle poesie che venivano lette in pubblico.
1) Inserimento di Saffo, Ode della gelosia [fr.31V]
felice come un dio
lui che ti sta di fronte
e attento segue il suono
della voce
la tua fresca risata.
E soprassalto mi scuote tutta.
Appena il tempo di vederti
e non so più parlare.
La lingua si spezza
brivido di fuoco rapido corre
sulla pelle
l’occhio non vede, ronzano le orecchie
sudore freddo
e tremito mi prende
e più verde dell’erba
mi sembra di morire.
2) Inserimento di Catullo, Carme LI
Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
Egli mi sembra esser simile a un dio,
egli, se è lecito, mi sembra superare gli dei,
lui che sedendo di fronte a te ininterrottamente
ti guarda e ti ascolta
dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
...
mentre con dolcezza sorridi, il che a me infelice
annulla tutti i sensi: infatti non appena ti vedo,
o Lesbia, non mi resta più niente
...
lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.
Ma la lingua si intorpidisce, una sottile fiamma
mi scorre nelle vene, di un suono incessante
fischiano le orecchie, su entrambi gli occhi
scende la notte.
8. Prof.ssa, Lei scrive a proposito di Lesbia: “Non le resistette nessuno: non Cesare, non Cicerone, due
perle di nomi in una lista che oggi definiremmo rigorosamente bipartisan, perché Clodia era una di
quelle donne che quando vogliono, vogliono, e non c’è nessuno che si possa opporre. Doveva
essere inarrestabile, questa femmina così spregiudicatamente avversa alle convenzioni che non
esitò un attimo a rinunciare al patriziato, per consentire al fratello di candidarsi, lui nobile, come
tribuno della plebe, che non si preoccupò delle chiacchiere fatte sul suo divorzio da Metello, sui figli
abbandonati, sulle accuse di incesto. Parte del suo fascino doveva essere anche questo: essere una
donna che nessuno riusciva mai ad avere, in un mondo in cui gli uomini riuscivano ad avere sempre
tutto.”
Inserimento di Cicerone, Pro Caelio, 49
Se questa donna non sposata avesse aperto la sua casa al desiderio di chiunque, se si fosse messa
apertamente a condurre una vita da meretrice, se avesse stabilito di frequentare banchetti di
uomini assai sconvenienti, se si comportasse così in città, nei giardini, nell'affollata spiaggia di Baia,
se infine si comportasse così non solo nel portamento, nell'abbigliamento, nella scelta degli
accompagnatori, non solo nei giochi di sguardi e nella libertà di linguaggio, ma anche negli
abbracci, negli sbaciucchiamenti, nelle feste in spiaggia, nelle gite in barca, nei banchetti non
sembrerebbe forse non solo una meretrice, ma anzi una meretrice sfrontata e insolente?
Secondo lei, questo comportamento è encomiabile, per l'astuzia e la capacità di sfruttare le
proprie doti e ritagliarsi un posto in quel mondo, o è invece deplorevole, in quanto Clodia/Lesbia
usò il proprio corpo per scopi materiali?
Risposta
Ma tutti all'epoca, usavano, per così dire, il corpo per scopo materiali. Anche Giulio Cesare ebbe
decine di amanti maschi e femmine perché lo aiutavano a far carriera. All'epoca la morale era
diversa. Le aristocratiche romane venivano maritate per esigenze politiche, e gli uomini si
sceglievano la moglie per gli stessi motivi. Collida non fece nulla di diverso dai suoi
contemporanei.
9. Perché l’amore tra Catullo e Lesbia si deteriorò passando dall’entusiasmo all’odio?
Risposta
Perché l'amore finisce. Anche se quando comincia sembra destinato a durare in eterno, è una
cosa umana. E molto spesso quando finisce si arriva ad odiare colui o colei che prima
adoravamo. Si può essere anche i più grandi poeti del mondo, e Catullo lo era, ma si è sempre,
semplicemente, esseri umani.
Inserimento di Catullo, Carme V, LXX, LXXV, LXXXV
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus...
e i rimbrotti dei vecchi inaciditi
non teniamoli in nessun conto.
[...]
Dammi mille baci, poi cento,
poi altri mille, e ancora cento,
e di seguito ancora mille e poi cento.
[...]
A nessuno dice la donna mia vorrebbe unirsi
se non a me, neppur la chiedesse Giove in persona.
Dice: ma ciò che dice una donna a un amante innamorato
nel vento dovresti scriverlo e nell’acqua che veloce dilegua.
A questo la mia mente si è ridotta per colpa tua, mia Lesbia,
e a tal punto da se stessa si è persa,
che né volerti bene ormai potrebbe, fossi tu la più casta,
né cessare di amarti, qualsiasi mal le facessi.
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
FINE