Van cen heede - SoloVela.net
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B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Curutchet/DPPI/Rivacom di Pietro Fiammenghi opo 122 giorni, 14 ore, 3 minuti e una manciata di secondi di navigazione in solitario, senza scalo e senza aiuti esterni, il navigatore francese Van Den Heede ha letteralmente sgretolato il precedente record di circumnavigazione del mondo “dalla parte sbagliata”. Un periplo durissimo, compiuto navigando da est verso ovest, risalendo le correnti e i venti dominanti del pianeta. Questa caparbia impresa, la più dura nel mondo della vela, migliora di oltre 29 giorni il precedente record di Philippe Monnet stabilito nella primavera del 2000 coronando, con un meritato successo, una vita interamente dedicata a scrivere il proprio nome nell’elenco prestigioso dei detentori di questo stoico primato: il Global Challenge. Volli, volli, fortissimamente volli. Il nuovo leggendario record stabilito il 9 marzo scorso dal navigatore bretone Jean Luc Van Den Heede, appare la perfetta trasposizione velica della celebre autoimposizione alfieriana. L’indiscussa protagonista del nuovo record nel Global Challenge, la circumnavigazione del mondo contro i venti e le correnti dominanti, non è infatti una persona, una barca o uno sponsor ma solamente e unicamente lei: la volontà. Lo stesso Jaques Chirac - l’inflessibile presidente della Repubblica francese - ha, con un breve quanto emblematico comunicato, tratteggiato lo spessore del gesto compiuto: “quest’impresa s’inscrive a lettere d’oro nella storia del mare suscitando grande ammirazione in tutti noi”. D B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom Dopo sei anni di frustranti delusioni, il coriaceo navigatore francese Jan Luc Van Den Heede si è impossessato del record più estenuante della vela oceanica, il Global Challenge. Un’impresa maiuscola che consacra l’attempato navigatore nell’olimpo dei solitari Finalmente! Sopra, “Il Professore” davanti al quadro strumenti di “Adrien”. A lato, mentre lavora a base d’albero con 35 nodi di vento al traverso. Sotto, in un momento di relax all’equatore B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom VAN DEN HEEDE, IL CROCIATO DELL’OCEANO Un burbero bretone, ex insegnante di liceo, dai più ormai descritto quale attempato navigatore inesorabilmente instradato sul viale del tramonto, ha orgogliosamente, testardamente e quotidianamente ribattuto colpo su colpo agli strali della sorte avversa, disegnandosi un destino radicalmente diverso da quello che la semplice lettura dei suoi trascorsi lascerebbe supporre. In questa romantica epopea d’altri tempi, l’orgoglioso comandante bretone sembra essersi trasformato, più che in un consunto navigatore, in una leggenda velica. Una specie di crociato oceanico, gagliardo depositario di una missione sovrumana: sconfiggere, assieme alle correnti e ai venti dominanti, anche il corso del destino stesso, modificando una vita da eterno piazzato in quella di solare vincente. Un’impresa, la sua, cementata su una volontà ferrea che paradossalmente, più è stata osteggiata e bersagliata dalla sfortuna, più è diventata granitica. L’incarnazione velica della legge del contrappasso, in cui più la iella si accaniva sul burbero bretone, più la sua caparbia volontà diventava cieca e determinata. A sinistra, “Adrien” il cutter d’alluminio di 26 metri disegnato da Gilles Vaton con cui Van Den Heede ha sgretolato, abbassandolo di quasi un mese, il precedente primato di Monnet B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom Aprile 2004 35 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Rivacom/DPPI B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom Rivacom/DPPI Sopra, Philippe Monnet con Jan Luc Van Den Heede, ovvero il precedente dentore del Global Challenge (151 giorni) con il neo detentore (122). I due sono legati da una sincera amicizia. Sotto, Van Den Heede a prua del suo cutter in bolina con trinchetta e due mani di terzaroli mente centrato il suo obiettivo. Tra i due, si è infatti instaurato un profondo rispetto che le disavventure degli anni precedenti altro non avevano che cementato fortemente; un’ulteriore conferma dello spessore umano dei protagonisti di quest’impresa. UNA REGATA LUNGA SEI ANNI La sua grande impresa, contrariamente a quanto i diffusi comunicati stampa lasciano trasparire, non è affatto iniziata 122 giorni prima della sua data di arrivo. Il suo record e la sua straordinaria epopea, sono iniziati ben prima, nell’autunno del lontano 1998. Già allora “Il Professore”, mosso unicamente dalla sua ferrea volontà, aveva iniziato la prima crociata. In quel lontano dicembre, aveva mollato gli ormeggi per tentare l’incredibile periplo del pianeta contromano, ma lo scafo del “Algimouss”, il suo primo yacht studiato per l’impresa, urtò un container semiaffondato costringendolo al primo ritiro di una lunga serie. Naturalmente ci riprovò con una barca nuova. Era il 2001 ma un nuovo problema tecnico, dovuto proprio alla mancanza di affidabilità del mezzo, lo costrinse nuovamente ad abortire l’impresa. Quindi l’anno successivo - siamo ormai nell’inverno del 2002 - sembrava la volta buona. “Adrien”, il suo potente e ora affidabile cutter, navigava con oltre 15 giorni di vantaggio sul precedente primato quando, in pieno Oceano Indiano a cedere fu la base del tecnologico albero. Chiunque - fisicamente e finanziariamente spossato da cinque anni di fallimenti consecutivi e con una barca disalberata ormeggiata agli antipodi - avrebbe mestamente gettato la spugna. Non lui, non il nostro crociato. Sor36 Aprile 2004 retto ostinatamente dalla sua fede e dalla sua ferrea volontà, ha nuovamente stupito i pochi appassionati che ancora lo seguivano nella sua sfortunata odissea. Nella fredda Tasmania ha scovato un nuovo albero e, anche se con un armo sottodimensionato, ha silenziosamente ripreso il largo per raggiungere lentamente la Francia, ultimando così tristemente, quel periplo che avrebbe voluto compiere da trionfatore. Quello, probabilmente, deve essere stato il momento più buio nella vita di Van Den Heede. Poi, lo scorso 7 novembre, la partenza per l’ennesimo tentativo, il quarto. Lo spirito stoico col quale il nostro inossidabile navigatore si è lanciato nell’impresa, traspare sottile da una dichiarazione rilasciata poco dopo aver ultimato le oltre 25500 miglia nautiche necessarie per tornare a doppiare la linea virtuale che unisce Cap Lizard con Ouessant: “Monnet (il detentore del precedente primato) aveva definito questa sfida un’esperienza durissima e aveva affermato d’aver trascorso solo dieci giornate (su un totale di 151) relativamente piacevoli, io invece” - ha dichiarato raggiante Van Den Heede - “fatico a dire di averne trovate dieci relativamente brutte. Per me sono state tutte belle”. Una dichiarazione emblematica, che dimostra quanto la volontà di quest’uomo lo abbia a portato a ritenere piacevole persino un’esperienza che altri duri navigatori non temono definire massacrante. EROE D’ALTRI TEMPI B. Stichelbaut/DPPI/Rivacom DIO LI FA, E POI LI ACCOPPIA Dietro a ogni grande impresa, c’è sempre un grande sponsor. Anche dietro al successo di Van Den Heede c’è uno sponsor importante, monsieur Adrien, anziano pescatore bretone, tarchiato e brevilineo, una specie di Van Den Heede in piccolo, dalla faccia cotta dalla salsedine, trasformatosi, dopo infiniti anni di pesca nelle gelide acque atlantiche, in imprenditore del pescato. Legato da profonda amicizia, ha supportato economicamente e condiviso umanamente gli ultimi quattro anni di peripezie oceaniche del suo amico navigatore, garantendogli l’appoggio umano e finanziario, necessario a rialzarsi dopo ogni sconfitta. Nelle dichiarazioni rilasciate da Michel Adrien, dopo il prestigioso successo ottenuto, spicca unicamente il compiacimento per l’amico navigatore e non la classica dichiarazione di facciata di uno sponsor che ha piena- A Jean Luc Van Den Heede, a quest’uomo maturo e granitico, spettano non tanto gli onori per un’impresa sportiva dai contenuti comunque strabilianti, quanto l’ammirazione per una perseveranza e un’abnegazione che oggi non sembrano neppure più appartenere a questo mondo. La sua incredibile volontà e la sua ferma determinazione, sembrano quasi stridere con l’incostanza dilagante anche nel caotico mondo della vela oceanica. Quest’uomo sembra essersi finalmente appropriato dell’unico primato che rispecchia fedelmente la sua indole; l’unico primato che, dall’alto della sua difficoltà, non può essere oscurato dalla quotidianità delle mode; l’unico record che esalta più la consistenza mentale che il dinamismo fisico. L’ultimo primato figlio di una concezione dell’andar per mare ancestrale - dislocante e boliniera - perfettamente antitetica all’isterica e planante interpretazione attuale. Concezione forse demodè, che si sposa con una visione matura e ostinata della vita stessa, quella visione dura e pragmatica che non prevede sconti e che si richiama direttamente ai valori più profondi dell’animo umano, quelli su cui si fonda, non a caso, la forza di volontà. Proprio lei, la volontà, la protagonista indiscussa di questa splendida pagina di storia di mare. Bravo Jean Luc, sei un grande velista, ma soprattutto, sei un grande uomo. Aprile 2004 37