se la legge non è uguale per tutti una crisi di regime
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se la legge non è uguale per tutti una crisi di regime
la Repubblica MARTEDÌ 9 MARZO 2010 LETTERE,COMMENTI&IDEE ■ 48 UNA CRISI DI REGIME SE LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI STEFANO RODOTÀ o Stato non può ora invadere questo spazio, sostituendo con proprie norme quelle legittimamente approvate dal Consiglio regionale. Il decreto, in conclusione, non è applicabile nel Lazio. I giudici amministrativi, inoltre, hanno messo in evidenza come non sia possibile dimostrare alcune circostanze che, in base al decreto del 5 marzo, rappresentano una condizione necessaria per ritenere ammissibile la lista del Pdl. In quel decreto, infatti, si dice che il termine per la presentazione delle liste si considera rispettato quando «i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale». Il Tar mette in evidenza due fatti. Il primo riguarda l’assenza proprio del delegato della lista che ha chiesto la riammissione. E, seconda osservazione, non è possibile provare che lo stesso delegato, presentatosi in ritardo, avesse con sé il plico contenente la documentazione richiesta. Se il primo rilievo sottolinea l’approssimazione di chi ha scritto il decreto, il secondo svela la volontà di usare il decreto per coprire il “pasticcio” combinato dai rappresentanti del Pdl. Che non è frutto, lo sappiamo, di insipienza. È stato causato da un conflitto interno a quel partito sulla composizione della lista, trascinatosi fino all’ultimo momento, anzi oltre l’ultimo momento fissato per la presentazione della lista. È una morale politica, allora, che deve essere ancora una volta messa in evidenza. Per risolvere le difficoltà di un partito non si è esitato di fronte ad uno stravolgimento delle regole del gioco. La prepotenza ha impedito anche di avere un minimo di pazienza, visto che la riammissione da parte dei giudici dei listini di Formigoni e Polverini ha eliminato il rischio maggiore, quello di impedire in regioni come la Lombardia e il Lazio che il partito di maggioranza avesse un suo candidato. Si dirà che, una volta di più, i giudici comunisti hanno intralciato l’azione di Berlusconi e dei suoi mal assortiti consorti? È possibile. Per il momento, però, dobbiamo riconoscere che proprio i deprecati giudici hanno arrestato, sia pure provvisoriamente (si attende la decisione del Consiglio di Stato), una deriva verso la sospensione di garanzie costituzionali. Non possiamo dimenticare, infatti, che la democrazia è anche procedura: e il decreto del governo manipola proprio le regole del momento chiave della democrazia rappresentativa. La democrazia è tale solo se è assistita da alcune precondizioni: e le sciagurate decisioni della Commissione parlamentare di vigilanza e del Consiglio d’amministrazione della Rai hanno obbligato al silenzio una parte importante dell’informazione, rendendo così precaria proprio la L precondizione che, nella società della comunicazione, ha un ruolo decisivo. Non dobbiamo aver paura delle parole, e quindi dobbiamo dire che proprio la congiunzione di questi due fatti, se dovesse permanere, altererebbe a tal punto le dinamiche istituzionali, politiche e sociali da rendere giustificata una descrizione della realtà italiana di oggi come un tempo in cui garanzie costituzionali essenziali sono state sospese. Comunque si concluda questa vicenda, il confine dell’accettabilità democratica è stato comunque varcato. Una crisi di regime era già in atto ed oggi la viviamo in pieno. Nella storia della Repubblica non era mai avvenuto che una costante della vita politica e istituzionale fosse rappresentata dall’ansiosa domanda che accompagna fin dalle sue origini gli atti di questo Governo e della sua maggioranza parlamentare: firmerà il Presidente della Repubblica? Questo vuol dire che è stata deliberatamente scelta la strada della forzatura continua e che si è deciso di agire ai margini della legalità costituzionale (un tempo, quando si diceva che una persona viveva ai margini della legalità, il giudizio era già definitivo). Questa scelta è divenuta la vera componente di una politica della prevaricazione, che Berlusconi ha fatto diventare guerriglia continua, voglia di terra bruciata, pretesa di sottomettere ogni altra istituzione. Da questa storia ben nota è nata l’ultima vicenda, dalla quale nessuno può essere sorpreso e che, lo ripeto, rivela piuttosto quanto profondo sia l’abisso nel quale stiamo precipitando, A questo punto, la scelta di Napolitano, ispirata com’è alla tutela di “beni” costituzionali fondamentali, deve assumere anche il valore di un “fin qui, e non oltre”, dunque di un presidio dei confini costituzionali che arresti la crisi di regime. Ma non mi illudo che la maggioranza, dopo aver lodato in questi giorni l’essere super partes di Giorgio Napolitano, tenga domani lo stesso atteggiamento di fronte a decisioni sgradite in materie che già sono all’ordine del giorno. Ora i cittadini hanno preso la parola, e bene ha fatto il Presidente della Repubblica a rispondere loro direttamente. Qualcosa si è mosso nella società e tutti sappiamo che la Costituzione vive proprio grazie al sostegno e alla capacità di identificazione dei cittadini. È una novità non da poco, soprattutto dopo anni di ossessivo martellamento contro la Costituzione. Oggi la politica dell’opposizione dev’essere tutta politica “costituzionale”. Dopo tante ricerche di identità inventate o costruite per escludere, sarebbe un buon segno se la comune identità costituzionale venisse assunta come la leva per cercar di uscire da una crisi che, altrimenti, davvero ci porterebbe, in modo sempre meno strisciante, a un cambiamento di regime. © RIPRODUZIONE RISERVATA SAFILO GROUP S.p.A. Sede Legale: 32044 Pieve di Cadore (BL), Piazza Tiziano n. 8 C.F., P.IVA e Registro Imprese di Belluno 03032950242 - R.E.A. della CCIAA di Belluno 90811 Estratto di variazione dell’accordo parasociale sottoscritto in data 19 ottobre 2009, fra HAL Holding NV ed il Dott. Roberto Vedovotto (l’“Accordo”), avente ad oggetto azioni di Safilo Group S.p.A. *** Ai sensi dell’articolo 122 del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998 n. 58 (“TUF”) e dell’art. 131, comma 2, del Regolamento Emittenti, approvato con delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 e sue successive integrazioni e modificazioni (il “Regolamento Emittenti”), si rendono note le intervenute variazioni delle partecipazioni detenute dai soggetti aderenti all’Accordo nel capitale sociale di Safilo Group S.p.A. (“Safilo”), con sede legale in Pieve di Cadore (BL), Piazza Tiziano n. 8, che risultano oggetto dell’Accordo (le “Azioni Sindacate”), a conclusione dell’offerta in opzione relativa all’aumento del capitale sociale di Safilo deliberato dall’assemblea straordinaria degli azionisti in data 15 dicembre 2009 (l’”Aumento di Capitale”). Soggetti aderenti all’Accordo I soggetti aderenti all’Accordo, alla data di chiusura del periodo di offerta in opzione relativo all’Aumento di Capitale, sono i seguenti (gli “Azionisti”): (i) HAL Holding NV, società di diritto olandese, avente sede legale in Willemstad, Curcacao (Antille Olandesi), iscritta al Registro Imprese al n. 46339; (ii) il Dott. Roberto Vedovotto, attuale Amministratore Delegato di Safilo. Azioni o strumenti finanziari oggetto dell’Accordo Le Azioni Sindacate oggetto dell’Accordo sono tutte le azioni detenute, direttamente e indirettamente, dagli Azionisti. A tal riguardo, alla data di chiusura del periodo di offerta in opzione relativo all’Aumento di Capitale: (i) HAL Holding NV detiene indirettamente, tramite la società controllata Multibrands Italy BV, n. 423.114.893 Azioni Sindacate, pari al 42,86% del capitale sociale di Safilo; (ii) il Dott. Roberto Vedovotto risulta titolare di n. 4.800.00 Azioni Sindacate, pari allo 0,49% del capitale sociale di Safilo. 9 marzo 2010 Community (segue dalla prima pagina) entile signor Augias, leggo con dolore le notizie dall’Italia che non merita queste sventure. Voglio raccontare un fatto della vescova Kaessmann, presidente della conferenza dei vescovi protestanti (il comitato più alto della chiesa protestante), prima donna con questo incarico, donna eccezionale, 51 anni, molto credente, molto convincente, anche affascinante, con un divorzio ed un cancro alle spalle che ha gestito in modo aperto, pubblicamente (problemi che possono capitare a tutti). È stata presa al volante della sua macchina con 1,5 per mille di alcool nel sangue. Il giorno dopo ha dato le dimissioni dichiarando che doveva farlo perché dato il suo «errore terribile» avrebbe perso ogni autorità, per esempio di fronte al governo quando, come ritiene suo dovere, avrebbe dovuto sostenere posizioni scomode. Poco fa, per esempio, aveva fatto una predica sulla guerra dell’Afghanistan. Chiedo scusa per accostare questo episodio a quelli così diversi che succedono in Italia, un Paese che amo e che spero di vedere presto guarito. Sabine Heymann [email protected] G CORRADO AUGIAS [email protected] er la prima volta da quando curo questa rubrica noto un fatto senza precedenti. Ricevo parecchie lettere dall’estero. Segno che l’eco dei fatti vergognosi di cui soffriamo è vasta, quanto meno in Europa. Non è impossibile, spero, che il cumulo di mascalzonate da cui siamo sommersi svegli qualcuno dallo stato di ipnosi in cui molti sembrano precipitati. Dall’Italia arrivano infatti due tipi di lettere: quelle scoraggiate piene di amarezza e quelle furenti piene di collera. Ancora una volta andremo comunque a votare con sentimenti che hanno poco a che vedere con lo scopo di elezioni “regionali”. Mi scrive Giovanni Allegretti (allegretto70@ hotmail.com): «Mi trovo in Africa per lavoro, e qui leggo del “decreto interpretativo” per riammettere le liste Pdl di Lazio e Lombardia. Sono sconcertato. Allora perché le regole esistono? Credo P Mio figlio dislessico uscito dal tunnel Lettera firmata Vicenza SONO mamma di un bambino dislessico e leggo nuovamente di insegnanti contrari al riconoscimento della dislessia e degli altri disturbi specifici di apprendimento (disgrafia, disortografia e discalculia). Non reputo mio figlio né diverso, né malato, né tantomeno disabile. Piuttosto un po’ speciale: è un bambino intelligente ed arguto che può seguire il percorso scolastico ed apprendere come e meglio dei suoi compagni, come sta peraltro dimostrando con ottime pagelle. Ma lo può fare attraverso modalità diverse perché leggere e scrivere risultano attività molto faticose che assorbono tutte le sue energie senza lasciare alcuno spazio alla comprensione e all’apprendimento. A qualcuno verrebbe mai in mente di togliere gli occhiali ad un miope per farlo leggere alla lavagna “come tutti gli altri” e di dirgli che non ci riesce perché non si impegna? Ci ha messo 4 lunghi anni ad uscire dal trauma della sua disastrosa prima elementare, annientato dalla rigidità degli insegnanti. Ora ha trovato invece persone che hanno rispettato le sue particolarità e non gli hanno imposto un rigido e standardizzato metodo didattico. Avrei votato no come gli islandesi Emma Scotti [email protected] desi hanno votato un secco no al rimborso di quanto gli investitori inglesi e olandesi hanno perso investendo in una banca islandese che ha dichiarato bancarotta. Io mi sarei stupita del contrario. La Icesave Bank era una banca privata e come accade in tutte le banche private, in tutte le imprese, chi investe i propri averi in azioni di quel tipo sa benissimo che può perdere il capitale. Se dovesse passare il concetto della responsabilità collettiva per coprire le malefatte di una società privata, un domani tutti gli italiani potrebbero essere chiamati a mettere mano al borsellino per indennizzare tutti gli investitori stranieri bruciati dai crac Parmalat e Cirio. Almeno gli islandesi hanno potuto votare. L’AMACA che per il futuro sarò tentato di presentarmi come un “italiano in esilio volontario”». Mi scrive il signor Pierre-Antoine Garnier da Parigi (pagarnier@wanadoo. fr): «Chiedo com’è possibile che un Paese con le tradizioni dell’Italia non riesca a risollevarsi da una crisi politica e morale così grande». Scrive il maestro Riccardo Capasso che dirige l’orchestra di San Pietroburgo: «Un insigne personaggio cinese mi ha detto che per lui era incredibile che un Paese come l’Italia, protagonista della storia, dell’arte, della cultura, in una parola della civiltà, potesse tollerare un simile degrado. Per amor di patria non ho risposto come avrei voluto». Francesca Violano (indiana1982@hotmail. it): pone una semplice domanda: «Perché nei tribunali si continua a scrivere “La legge è uguale per tutti”, se poi così non è?». © RIPRODUZIONE RISERVATA te non solo ha maggiori e crescenti difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro che favorisce una fascia di persone più giovani, ma non può nemmeno confidare in aiuti di altro tipo. Vorrei anche per me un decreto interpretativo Adriana Pennino Roma SONO, disoccupata, ho 47 anni e nessuna prospettiva di un lavoro serio e dignitoso pur avendo un’istruzione universitaria. Anch’io vorrei il mio «decreto interpretativo». Lo vorrei per tutte quelle persone che come me hanno perso il lavoro a 47 anni e non hanno la possibilità di usufruire di alcun «assegno» di sostentamento perché quello previsto dalla Provincia di Roma è valido per chi rientra nei 44 anni di età. Chi supera questo limi- MICHELE SERRA n Piemonte c’è un tipo che è riuscito a federare ben dieci listerelle elettorali (da Forza Toro a Forza Nuova, dal Partito degli under 30 a una delle tante vice-Leghe, più altre esilaranti frattaglie) con l’evidente scopo di sommare al voto dei buontemponi quello dei distratti. Tra i candidati, tanto per intenderci, è riuscito a scovare anche un Giuseppe Grillo detto Beppe più altri quasi omonimi (c’è perfino una Lista Cota). In termini politici, una truffa lampante. In un’impagabile intervista a Radio 24, il tipo, che parla come parlava Macario quando voleva far ridere, ha spiegato che tutto è lecito, in Italia, pur di contrapporsi al potere dei partiti. Se la cantava, insomma, da intrepido oppositore, da eccezione alla regola, da disturbatore del potere. Non ha capito oppure non sa (ed è in buona compagnia) che niente è più di governo, in Italia, della furbizia. Che lo stratagemma, la bravata da bar, la scappatoia astuta, sono l’essenza stessa del carattere italiano egemone, e soprattutto della sua immutabilità. Che i “partiti maggiori”, contro i quali crede di fare politica, sono pieni di tipi come lui (vedi la pazzesca vicenda delle liste del Pdl), e lui, dunque, non è che il fiancheggiatore ideale. Un arcitaliano convinto, come tutti gli arcitaliani, di essere unico e differente: mentre è più uguale degli altri. I © RIPRODUZIONE RISERVATA C’È chi si stupisce perché gli islan- Chi controlla l’operato di Arcus Spa Ettore Pietrabissa Direttore generale Arcus Spa GENTILE direttore, con riferimento all’articolo di Carmelo Lopapa «Arcus, la società per la cultura che regala le mance di Stato» pubblicato il 28 febbraio, e tralasciando gli errori e le imprecisioni tendenziose, occorre precisare che il presunto «nodo dei controlli» davvero non sussiste. In effetti, sarebbe bastato poco per verificare che: – Arcus è attentamente controllata da un collegio sindacale composto da funzionari pubblici di tutto rispetto; – La società è seguita costantemente da un magistrato della Corte dei Conti addetto al controllo concomitante; – Ogni anno il ministro per i Beni e le attività culturali presenta al Parlamento una relazione sull’attività di Arcus; – Ogni anno la Corte dei Conti presenta al Parlamento il periodico ampio referto sull’attività di Arcus. Nessuna imprecisione tendenziosa. Nell’articolo su Arcus, solo dati e notizie che il direttore generale ora conferma: come denunciato anche da deputati del Pdl, non c’è nessun esame preventivo del Parlamento sugli atti di spesa della Spa. (c.l.) 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