Analisi degli strati sovrapposti di un dipinto: come si è scoperto un
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Analisi degli strati sovrapposti di un dipinto: come si è scoperto un
Analisi degli strati sovrapposti di un dipinto: come si è scoperto un originale di Caravaggio. Anna Pelagotti e Luciano Marras, Art-Test, presso l’Incubatore del Polo Tecnologico, via Giuntini 13, Navacchio, Pisa [email protected] Recentemente le indagini diagnostiche effettuate da Art-Test hanno permesso di studiare una tela dipinta e di attribuirla a Michelangiolo Merisi, detto il Caravaggio. Fig. 1 Immagine fotografica della tela al momento delle indagini Le indagini scientifiche effettuate su questa opera sono state di diverso tipo, Art-Test ha realizzato quelle ottiche ad immagine. In particolare sono analizzate la risposta agli infrarossi, visualizzata con lo scanner piano motorizzato Vis-Ir, la risposta multispettrale nel visibile e la risposta multispettrale in fluorescenza, queste ultime acquisite per mezzo di una camera scientifica raffreddata ed un apposito set di filtri. L’indagine della emissione per fluorescenza, stimolata nell’UV, in particolare, si è resa particolarmente utile. Un dipinto può essere generalmente considerato un sistema multistrato. Vernici recenti Vernici antiche Strato pittorico Preparazione Supporto (legno, tela, carta, ecc.) Eventuali restauri Crepe Fig. 2 Struttura tipica di un dipinto Sul supporto, generalmente costituito da una tela o una tavola, viene steso uno strato preparatorio, che ha il compito di rendere la superficie più uniforme e liscia possibile. Su questa l’artista appone, strato dopo strato, i materiali pittorici. In alcuni casi poi, altre mani aggiungono altri strati, sia in fase di restauro per supplire alla mancanza del colore originale, sia per integrare aree vicine, sia, in seguito a mutazioni del gusto del proprietario, per “aggiornare” e quindi modificare l’immagine dipinta. Gli ultimi strati sono generalmente quelli delle vernici, normalmente trasparenti a occhio nudo, sono intesi per proteggere lo strato pittorico e conferirgli brillantezza. Spesso in fase di restauro, soprattutto in passato, si toglievano aggiungevano strati di vernice con relativa noncuranza. L’indagine della fluorescenza effettuata con il metodo multispettrale permette la visualizzazione distinta degli ultimi strati, una sorta di stratigrafia, qualitativa, ad immagine. Con alcuni limiti, si possono visualizzare gli strati delle vernici e gli strati pittorici superficiali. Fig. 3 Esempio campione di stratigrafia di La stratigrafia effettuata su singoli campioni prelevati da un dipinto, inglobati in una resina, lucidati ed osservati al microscopio, generalmente in luce visibile e in fluorescenza, è una tecnica molto usata e permette riconoscere quanti strati sono presenti e di identificare i materiali che costituiscono i singoli strati. Il sistema da noi messo a punto, e brevettato, consente di visualizzare l’immagine complessiva di questi strati. Si è rivelato uno strumento di indagine molto potente, in quanto consente di individuare le varie fasi di intervento e di localizzarle spazialmente, permettendo allo stesso tempo di ricostruire, anche se approssimativamente, la loro successione temporale. Nel caso del dipinto di Caravaggio, che era stato recentemente sottoposto ad un intervento di restauro, si sono evidenziati, in immagini distinte, i ritocchi dati sopra l’ultima vernice (fig. 4), gli strati omogenei della verniciatura, i ritocchi dati sopra il colore originale, per integrare le lacune e accentuare certi dettagli, e il colore originale. E’ stata naturalmente la possibilità di vedere la composizione originale, senza aver dovuto rimuovere gli strati soprastanti, che ha sorpreso positivamente e ha dato il via allo studio approfondito del dipinto. Fig. 4 Lo strato più superficiale, del dipinto. Dove in scuro sono evidenziati i ritocchi dati sopra la vernice canonizzato per la tecnica classica. Questo, insieme ad altri indizi, ha lasciato ipotizzare che facesse uso della camera ottica, ovvero di un sistema ottico per “proiettare” sulla tela l’immagine della scena che aveva davanti. Questo sostituiva l’ideazione della composizione basata su un disegno con una sorta di allestimento di una scenografia. Sulle tele autografe di Caravaggio non si trovano quindi disegni preparatori, ma “abbozzi”, ovvero stesure preliminari di colore, in particolare dei chiari, su un fondo preparato con un colore scuro. I pentimenti, ovvero le variazioni di composizione che si riscontrano, sono quindi variazioni di stesure di colore. Nel caso del dipinto che abbiamo analizzato, c’è una curiosa coincidenza dell’abbozzo realizzato sulla preparazione e della versione consegnata al proprietario dal restauratore. Questo quasi il restauratore, nostro contemporaneo, si fosse fatto guidare da questo strato nascosto nel completare il ritocco, dimenticando che si trattava solo di un abbozzo, dal quale il pittore partiva soltanto. Senza la possibilità di osservare gli strati superficiali con la tecnica da noi messa a punto, non si sarebbe ipotizzata quindi una stesura originale diversa anche dopo l’indagine ottica più tradizionale. In questo modo invece la presenza di una pittura sottostante di qualità decisamente più elevata di quella visibile, è stata decisiva per il proseguimento delle indagini e la riscoperta di un capolavoro, guidando la restauratrice nella rimozione degli strati superficiali non autentici. Fig. 5 Dettaglio della fig. 4 Le indagini ottiche sono generalmente effettuate per vedere ciò che è invisibile all’occhio. Tra queste la riflettografia, ovvero l’indagine della radiazione infrarossa riflessa, è da qualche anno abbastanza popolare, ed ha consentito di mettere in luce molti “inediti” disegni preparatori. Caravaggio non era solito disegnare sopra la preparazione della tela, come invece era Fig. 6 Dettaglio del volto in luce visibile al momento dell’ingresso in laboratorio. Altre tecniche sono state tentate per ottenere una stratigrafia non invasiva dei dipinti. In particolare quella che ha ottenuto i risultati più convincenti è la tomografia ottica computerizzata (oct), che permette la quantificazione degli spessori coinvolti. E’ uno strumento molto potente. Tuttavia si tratta di una tecnica piuttosto complessa, ancora indubbiamente da laboratorio, che viene utilizzato ancora per pochi millimetri quadri di superficie. La nostra tecnica viene presentata qui per la prima volta. Fig. 6 Dettaglio riflettografia IR del volto in Fig. 7 Dettaglio della pittura originale di Caravaggio, così come restituita dall’indagine in multibanda Fig. 8 Imagine del dipinto nello strato più profondo analizzabile conla nostra tecnica.