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ENNIO & CO.
TEATRO
Ricardo Bartís, Calixto Bieito, Romeo
Castellucci, Jan Fabre, Rodrigo García,
Jan Lauwers, Thomas Ostermeier
nel festival diretto da Alex Rigola
di Gabrielle Lucantonio
Percorsi paralleli
Sempre più spesso i compositori
che lavorano principalmente per il
cinema si ritrovano a scrivere musiche per altri generi musicali, sempre legati in qualche modo all'universo «audiovisivo». Carlo Crivelli,
che ha vinto l'anno scorso il premio «France Musique SACEM pour
la musique de film» per la meravigliosa colonna sonora di «Vincere»
di Marco Bellocchio, eseguirà con
l'Orchestra Filarmonica di Radio
France, durante la serata di premiazione del 25 ottobre 2011 a Parigi,
«Rondeau pour L'Aquila», scritto
per raccontare con la musica il terremoto del 6 aprile 2009 e la vita
nella città abruzzese dopo l'evento
sismico. Un brano (20 minuti) di
musica contemporanea per «ottavino solista e orchestra» composto
per manifestare le emozioni provate in questi ultimi due anni (Crivelli
è residente a L'Aquila, dove insegna al Conservatorio Alfredo Casella) per un premio conferito alla
musica applicata al cinema. Il 1˚
giugno, a Torino, nell'ambito di «Torino Spiritualità», nell'Ex-Carcere
«Le nuove», il violoncellista Mario
Brunello e il compositore Teho Teardo (le splendide musiche di Rasputin di «Louis Nero» e di «Il Goiellino» di Andrea Molaioli) hanno
reinterpretato «L’arte della fuga» di
Johann Sebastian Bach, con l'ausilio di alcuni grandi musicisti come
il violinista Alexander Balanescu.
Un concerto con interpreti decentrati e che si trovano in diversi punti della città. Il quartetto d’archi funge da sala operativa all’interno della struttura carceraria, da cui gestire
la rete virtuale di percorsi musicali
degli altri musicisti, tramite collegamenti video streaming. La musica,
le immagini e internet. Lo spettacolo sarà riproposto il 14 al Palladium a Roma. Il bravo compositore
Francesco Di Fiore, che sta lavorando alle musiche del suo primo lungometraggio «Ore 18 in punto», il
film d'esordio di Giuseppe Gigliorosso, proviene dalla musica applicata al teatro (ha musicato una
trentina di spettacoli) e dal cortometraggio («Come sedie di profilo»
di Rosario Palazzolo, il cortometraggio vincitore della 63ma Mostra del
Cinema di Venezia nella sezione
CinemAvvenire). Ha elaborato un
progetto Miniature2011, che nutrendosi della sua intimità e della
sua vita, è una specie di diario musicale. Ogni settimana (ogni sabato) mette online sul suo sito (http://www.francescodifiore.com/ita/
miniature2011.html) un brano per
pianoforte solo o a quattro mani
che gli è stato ispirato dalle emozioni provate durante i giorni precedenti. Per ogni miniatura, l'artista
Giorgio Gristina crea una «trascrizione figurata» unica. Le persone possono quindi ascoltare la musica
guardando l'opera che lo ha ispirato. Il progetto durerà fino al 31 dicembre 2011 e conterrà 53 composizioni. La condivisione è gratuita e
sul suo sito sarà disponibile, oltre
al nuovo brano per pianoforte, lo
spartito in formato pdf. Alla fine del
progetto, la durata totale dovrebbe
toccare i 180 minuti. La tecnologia
permette di elaborare nuovi modi
di scrivere musica, e creare percorsi
paralleli.
8) ALIAS N. 39 - 8 OTTOBRE 2011
di Gianni Manzella
C
hi pensa che il teatro
sia un atto politico e che la politica
del teatro sia il suo linguaggio ha
una bella possibilità di verifica dello «stato delle cose» durante i sette
giorni del festival che Venezia si appresta a ospitare. Nominato un po'
a sorpresa direttore del settore teatro della Biennale veneziana, l'anno scorso, Alex Rigola porta a compimento il suo mandato tornando
alla forma festival che nella memoria dello spettatore rimanda ad anni altrimenti memorabili – non è
forse un caso che per molti degli artisti convocati si tratti di un ritorno, quasi a voler segnare un tratto
di continuità. Il regista catalano,
dal 2003 alla testa del celebre Teatro Llure di Barcellona, ha pensato
un festival laboratorio, concentrato nel tempo oltre che nello spazio,
e oltre modo denso di eventi, non
solo spettacoli ma incontri, conferenze, seminari che toccheranno
anche la scenografia e l'illuminotecnica...
Ma l'attenzione va inevitabilmente agli artisti scelti da Rigola
per andare in scena nei molteplici
spazi della città. Sono sette, già protagonisti nei mesi passati della fase
laboratoriale della manifestazione
e chiamati a dar vita, nella giornata
conclusiva, a un progetto comune,
un percorso di altrettanti brevi
spettacoli sul tema dei sette peccati capitali che si snoderanno in diversi luoghi della città. Ma presenti
anche, ciascuno di loro, con uno
spettacolo che li rappresenta. Sette
campioni della contemporaneità,
si potrebbe dire di questi artisti. Ricardo Bartís e Calixto Bieito, Romeo Castellucci e Jan Fabre, Rodrigo García, Jan Lauwers, Thomas
Ostermeier. La scelta ovviamente è
arbitraria, trattandosi appunto di
una scelta. Alcuni nomi sono indiscutibili, altri potrebbero essercene, inevitabile è un certo slittamento verso la scena iberica che però
offre l'occasione per incontrare
qui esperienze meno conosciute –
è il caso ad esempio di Bieito, che
■ VENEZIA ■ 41˚ FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO ■
I magnifici sette
viene da Barcellona come Rigola e
ha fama soprattutto quale regista
d'opera, o lo stesso Bartís che viene da Buenos Aires ed è molto amato in Francia. Quel che rileva è piuttosto la diversità che riflette.
Il contrasto è già evidente fra le
due tradizioni che si confrontano
nei nomi che aprono il programma. La tradizione della regìa novecentesca, nella forma di una sempre più radicale libertà interpretativa assunta nella seconda metà del
secolo scorso, che ha oggi come
massimo interprete il tedesco Thomas Ostermeier. E quella che potremmo ancora chiamare tradizione della ricerca, teatro di creazione
scenica prima ancora che di testo,
impersonata da Jan Fabre.
Ostermeier lo avevamo conosciuto proprio qui a Venezia, giovanissimo, alla fine degli anni 90,
quando ancora era un astro nascente della scena tedesca. Proclamava allora la sua lontananza dall'ambito registico ritenuto moderno, dalla decostruzione dei testi
«per lo più mal fatta»; mentre rivolgeva il proprio interesse alla drammaturgia contemporanea, il lavoro
con gli attori e la narrazione. Si era
presentato infatti con un sorprendente Shopping and Fucking di
Mark Ravenhill, campione di quella new wave britannica che avrebbe toccato il culmine espressivo
nei pochi anni di Sarah Kane. Oggi
Ostermeier è direttore artistico della prestigiosissima Schaubühne
berlinese che fu di Peter Stein, è
Da sin.: «Sul concetto del volto nel Figlio di Dio» di Romeo Castellucci (foto
Klaus Lefebvre) e «Muerte y reencarnación en un cowboy» di Rodrigo García
stato artista associato alla direzione del festival di Avignone, e si confronta volentieri anche con la modernità di Shakespeare e Ibsen
(peccato non sia sia vista in Italia la
sua esplosiva Nora, un capolavoro
assoluto...). E ha rimesso mano alla questione della regìa, che non
vuol dire cosa fare del patrimonio
di testi ereditato dal passato ma
piuttosto quale senso dargli oggi,
come farlo vivere al presente e non
come filologica riproposizione di
un lontano momento creativo. Ne
dà una buona prova l'Hamlet con
cui si presenta ora: Ostermeier fa a
pezzi e ricompone il capolavoro
scespiriano, condensa i cinque atti
in meno di tre ore e per soli sei attori, riunisce i ruoli ma moltiplica
per tre il celebre monologo, soprattutto ribalta l'immagine severa del
protagonista in un bad boy grassoccio e frenetico.
Dall'altro lato il teatro di Jan Fabre, visionario e vibrante di fisicità
(e a dar conto della vitalità della
scena fiamminga, se manca qui la
genialità di Alain Platel, c'è però
Jan Lauwers con quella Isabella's
Room che è diventato quasi un
classico della scena contemporanea, la creazione risale al 2004). Anche Fabre aveva debuttato a Venezia, in anni più lontani, con uno
spettacolo di dichiarate ambizioni
programmatiche già nel titolo, Il
potere della follia teatrale – quando la sua fama di artista era ancora
legata piuttosto alla performance e
alle arti visive, dalle opere disegna-
te con la penna biro a quelle costruite con migliaia di insetti, che per altro
ha continuato a praticare con successo (a Venezia, presso la Nuova Scuola
Grande di Santa Maria della Misericordia a Cannaregio, si può ancora vedere, in questi giorni, l'opera marmorea dedicata da Fabre al tema della
Pietà, ovviamente non meno «discussa» dei lavori teatrali). Con Prometheus – Landscape II Fabre torna sulla proprie tracce, a uno spettacolo
con cui più di vent'anni fa interrogava il destino dell'eroe ribelle del mito,
il ladro del fuoco, e il nostro bisogno di eroi, innestando la narrazioIL PROGRAMMA
ne in un paesaggio apocalittico
che non a caso si conquista un ruoIl 41˚ Festival Internazionale del Teatro
lo di protagonista nel titolo dello
si svolgerà a Venezia dal 10 al 16 ottospettacolo.
bre, sviluppando il precedente LaboraSullo stesso versante di un teatorio di arti sceniche pensato dal direttro visionario, connotato da una
tore del settore teatro della Biennale, il
forte carica di denuncia, si colloca
catalano Àlex Rigola.
Rodrigo García. E come nel caso
Il programma si apre con l’Amleto di
dell'artista di Anversa o di Jan LauThomas Ostermeier, al Teatro Goldoni.
wers, anche l'argentino (ma ormai
L’11 ottobre la scena sarà condivisa da
spagnolo di adozione, a Madrid è
due artisti della scena fiamminga: Jan
basata la sua Carnicería) è autore
Fabre con il suo ultimo Prometheus
dei testi che poi per sua mano diLandscape II, al Teatro Piccolo Arsenaventano scrittura scenica. Ma le sole, e la Needcompany di Jan Lauwers,
miglianze non vanno molto oltre.
interprete al Teatro alle Tese di IsabelSe l'orizzonte poetico di Fabre è la
la’s Room. Il pugilato si fa metafora di
bellezza, e guerrieri della bellezza
un paese in El Box dell'argentino Ricardefinisce i suoi interpreti, quello di
do Bartís, al Teatro alle Tese il 12 ottoRodrigo García è irrimediabilmenbre. Protagonisti della giornata del 13
te sporco e molesto, politicamente
ottobre sono due personalità quasi
scorrettissimo e capace infatti di
antitetiche come Romeo Castellucci e
spiacere a destra e a manca. García
Rodrigo García: il regista della Socìetas
cura con meticolosa attenzione la
Raffaello Sanzio presenta il secondo
sgradevolezza dell’impianto, l’apstudio Sul concetto del volto nel Figlio
parente disordine, la mancanza di
di Dio al Teatro Piccolo Arsenale, menattrazione dei corpi. Inscena l'unitre il regista ispano-argentino è al Teaverso dei consumi come specchio
tro alle Tese con Muerte y reencarnae metafora delle disuguaglianze e
ción en un cowboy. Di Calixto Bieito, si
delle ingiustizie che dividono il
vedrà il 14 ottobre al Teatro Goldoni,
mondo. Per dire che da lì bisogna
Desaparecer, un «poema-concerto»
passare, non ci si può sottrarre alla
che fonde le due passioni del regista,
sua materia, se si vuol guardare al
teatro e musica. Stefan Kaegi con il
mondo qual è e non a una sua fincollettivo Rimini Protokoll presenta
zione. A cui oppone una sorta di
Bodenprobe Kaschstan, il 15 ottobre
pedagogia negativa, così ci appare
al Teatro Piccolo Arsenale, dove si inanche il gioco a due di Muerte y retrecciano il percorso del petrolio e i
encarnación en un cowboy, che si
flussi migratori. Josef Nadj e Virgilio
era già visto a Torino l'anno scorSieni, figure atipiche del mondo coreoso, messa in discussione del machigrafico, presentano rispettivamente
smo che passa per i corpi di due deWoyzeck ou l’ébauche du vertige, il 15
gli interpreti in cui maggiormente
ottobre al Teatro alle Tese, e Osso,
si identifica il teatro di García, Juan
intimo dialogo tra un padre e un figlio,
Navarro e Juan Loriente.
il 16 ottobre. L'ultimo giorno del festiÈ qui che bisogna cercare la polival, dalle ore 11.00 alle 22.00, si svilupticità di questo teatro, in quella zoperà anche il percorso dei Sette peccana d'ombra che non tranquillizza
ti, 7 spettacoli brevi prodotti per l'occalo spettatore ma lo eccita a uno
sione dai registi del festival. Dall'11 al
sforzo di comprensione, lo sfida a
15 ottobre inoltre, alle ore 13.00, brunessere all'altezza dell'evento scenich con «La nuova creazione scenica
co, che vuol dire non cercare nelitaliana». Cinque giovani compagnie
l'evento una organicità di indicaitaliane presentano al Teatro Fondazioni da consumare ma farne promenta Nuove un assaggio del panoraprio il metodo compositivo, la conma nazionale. Sono Santasangre con
trapposizione violenta di materiali
Sei gradi, Teatropersona con A u r e,
semantici anche eterogenei che si
Anagoor con Fortuny, Muta Imago in
illuminano reciprocamente, per
Displace #1 La rabbia rossa e ricci/
creare da lì una sintesi personale.
forte con Grimmless.(g.m)