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Data: 08-12-07
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Suo cugino Oman Biyik è stato Pallone d’Oro africano
Padre Bidjeck il talentuoso calciatore della Clericus Cup
Sacerdote da 11 anni, è uno dei componenti della squadra dell’Istituto San Paolo Apostolo, una
multinazionale che conta giocatori di nove paesi africani: ‘’La mia seconda chiesa è il calcio’’. Per
coltivare la sua passione si divide tra gli studi di liturgia a Sant’Anselmo e gli allenamenti.
Suo cugino Oman Biyik è stato Pallone d’Oro africano, e anche lui non se la cava male a
giocare a calcio. È padre Bidjeck(Guarda le foto), un camerunese di quarant’anni considerato
uno dei giocatori più talentuosi della Clericus Cup, il torneo di calcio dedicato agli iscritti degli
istituti pontifici di Roma e organizzato dal CSI, il Centro sportivo italiano.
Difensore per scelta tecnica del mister, padre Jacques Victor Bidjeck, sacerdote da 11 anni, è uno
dei componenti della squadra dell’Istituto San Paolo Apostolo (una multinazionale che conta
giocatori di nove paesi africani), e per coltivare la sua passione si divide tra gli studi di liturgia a
Sant’Anselmo e gli allenamenti.
“La mia seconda chiesa è il calcio. Quello che mi piace particolarmente è lo spirito: condividere
assieme una passione che ci rende una comunità”. A molti può sembrare inconsueto unire la
religione ed il pallone... “Possiamo fare tutto con tutti senza perdere il nostro ruolo. A me piace
pensare di essere un sacerdote con la Bibbia sul piede, ovvero annunciare Cristo senza
frontiere”, dice padre Bidjeck.
“Il pallone ha un grande potere. Ad esempio è riuscito, assieme alla Chiesa, a far conoscere
l’Africa per qualcosa di positivo che va al di là della guerra e dei tanti problemi”, continua.
Ma quando ha scoperto la sua vocazione religiosa? “A cinque anni. Di fronte a casa c’era la
chiesa. Ho sentito subito questa voce, questo grosso richiamo dentro di me. E ho fatto mio quanto
mi diceva mia mamma: la messa non deve essere subita ma partecipata attivamente. Così nell’85
sono entrato in seminario”, racconta il sacerdote camerunense.
Da quanto tempo è in Italia? “Sono qui da tre anni. Nel Collegio San Paolo siamo in 205
provenienti da oltre 52 paesi. La mia giornata comincia alle 5 con le preghiere, prosegue con
lo studio fuori dal Collegio e poi nuovamente all’Istituto. Dormo solo 4 ore per notte”. Cosa le
manca del suo Paese? “A Natale e Pasqua cresce la nostalgia. Mi mancano i canti natalizi.
Tutta la comunità si raduna al villaggio, in molti arrivano facendo molti chilometri a piedi, per
passare tre giorni di preparazione al Natale in parrocchia. Per noi il 25 dicembre è anche il periodo
di battesimi e cresime. E poi mi manca il “bango” il piatto tipico delle mie parti”.
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Torniamo al pallone. Cosa ricorda di suo cugino Oman Biyik calciatore? “In famiglia
siamo tutti calciatori. Di mio cugino ricordo bene il mondiale ’90 in Italia. Contro
l’Argentina, quella di Maradona, segnò un goal”. E dell’ultimo mondiale che ne pensa?
“Beh, nonostante il Camerun sia di lingua francese, tifavamo tutti per l’Italia. Quando
Zidane è stato espulso ho capito che gli azzurri avrebbero vinto”.
È tifoso? Ha dei giocatori a cui vorrebbe somigliare? “Mi piace il Milan ma anche lo
spirito di squadra della Roma. E poi ammiro la calma di Gigi Buffon, che mi ricorda il
grande portiere del Camerun Nkono, poi c’è Del Piero”.
A fare gli elogi di Bidjeck, a segno nell’ultimo incontro, è il suo allenatore, padre
Mandefu Jeannot, che non ha ancora digerito l’ultima sconfitta per 8 a 3 e che si richiama
alla Roma di Spalletti: “Lo spirito della mia squadra è quello di Mister Spalletti. In campo
tutti attaccano e tutti ripiegano in difesa. Così ha fatto padre Bidjeck, si è portato in avanti
ed ha segnato. Degli 8 goal presi la metà erano giusti, ma due erano in fuorigioco, e in
altri due c’era fallo per noi. Non c’era bisogno degli sbagli dell’arbitro, avremmo perso
comunque”.
Che insegnamento arriva dalla Clericus Cup? “La religione e il calcio non sono separate,
entrambe fanno parte della vita. La religione deve illuminare il calcio e il pallone può
essere uno strumento per portare alla religione. La Chiesa non deve rimanere nella
sacrestia, la Clericus Cup sta dimostrando che si può catechizzare portando il
messaggio del vangelo su un campo di calcio”.
Ma com’è padre Bidjeck nelle vesti di difensore? “E’ lo spirito del calcio camerunese. Alle
volte devo urlare per portarlo all’ordine. Mi ricorda il giocatore del Barcellona Samuel
Eto’o, è piccolo ma sa difender palla”. Quale calciatore vorrebbe nella sua squadra? “Io
sono romanista di cuore e di sangue. Io sono un “tottofilo” e a Francesco avrei dato
anche il Pallone d’Oro”.