La vera patria di Babbo Natale

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La vera patria di Babbo Natale
stop & go
Bari
solstizio d'inverno (cioè il 21 dicembre).
Siamo insomma già quasi al Babbo Natale che tutti conosciamo, mancano ancora due cose: come si arriva al costume rosso, alle renne e a tutto il resto e
cosa c'entra Bari. Per la prima faccenda
bisogna andare negli Stati Uniti. Ai primi
dell'Ottocento un poeta di New York,
tale Clement Clarke Moore, scrive la poesia "A Visit from Saint Nicholas" dove il
santo viene descritto come un elfo paffutello dalla barba bianca, i vestiti rossi
orlati di pelliccia e una slitta trainata da
renne con un sacco pieno di giocattoli
per i bambini. Qualche anno dopo l'illustratore Thomas Nast lo raffigurò così
sulla rivista Harper's Weekly e da allora
è l'incubo delle mamme all'ingresso dei
centri commerciali nel periodo natalizio.
Per Bari bisogna fare un passo indietro.
Intorno alla fine dell'anno 1000 si pensa
La vera patria
di Babbo Natale
di Marco Valente
C
on buona pace di finlandesi, renne e aurore
boreali, Babbo Natale è di Bari e con i paesaggi innevati non c'entra proprio nulla. E c'entra
ancora meno con una notissima bevanda gassata americana. Anzi, a dirla tutta, e se si sorvola su
un bislacco gioco di parole, è la Licia, oggi in Turchia,
ad aver dato i natali a Babbo Natale. La storia di come
sia accaduto che una figura che probabilmente era più
a suo agio con la canicola, il mare e le palme si sia
trovata a un certo punto intabarrata in panni pesanti
bordati di pelliccia a condurre una slitta trainata da renne ha dell'incredibile. Nicola è il vescovo di Myra, in
Lidia, e tutti lo considerano un santo. Quando muore
dalle considerazioni si passa ai fatti e Nicola santo lo
diventa davvero. Siamo nel IV secolo e da pochi anni
Costantino ha stabilito che il Cristianesimo è la religio-
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ne ufficiale dell'Impero: basta poco perché il culto si
diffonda anche nelle Province più lontane. I Germani
notano una certa somiglianza fra San Nicola e il loro
Odino e non ci mettono molto a sovrapporre le due
figure: il santo orientale diventa prima Sint Nicolaas
e poi Santa Claus. Peraltro San Nicola, già in vita, era
particolarmente legato al mondo dell'infanzia e nelle
Terre del Nord esisteva una leggenda nella quale Odino distribuiva dolci e regali ai bambini in occasione del
In questa pagina: porticciolo di Bari
photo: Andrea Cardano
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Bari a tavola
Parlando di gastronomia barese se si mancasse di iniziare con le Orecchiette si
rischierebbe di essere banditi
a vita. Tuttavia, anche se è un
piatto che più barese non si
può, c'è da dire che la pasta
secca di grano duro venne introdotta in Puglia da mercanti
provenzali. Il classico è con
le cime di rapa passate in padella con aglio, olio, peperoncino e a volte alici, ma vanno
benissimo anche i broccoli. Il
grano, si sa, è una delle colture più diffuse in Puglia e focacce, calzoni, taralli, friselle e pani conditi la fanno da padrone
in tavola. Anzi, il rapporto fra grano e cultura gastronomica pugliese è così stretto che qualche
anno se ne occupò anche il cinema. Focaccia
blues è un bel film di Nico Cirasola che racconta una vicenda realmente accaduta. Nel 2001,
un bel giorno, viene inaugurato ad Altamura il
primo fast food McDonald's. Non passa nemmeno un mese che il panettiere Luca Di Gesù,
con il fratello Giuseppe, apre lì vicino una piccola focacceria. Davide contro Golia, insomma. Un
vero e proprio suicidio si diceva. E invece, dopo
appena un anno, incredibilmente il fast food è
costretto a chiudere per mancanza di clienti: la
focaccia pugliese aveva mangiato il re dell'hamburger. Solo, si fa per dire, focacce e panzerotti?
Macché, come dimenticare che Bari si affaccia
su uno splendido mare?
Dentice alle olive, orata alla San Nicola, linguine al sugo di seppia, alici arracanate e polipetti
in casseruola. E ancora la teglia di riso, patate
e cozze retaggio della dominazione spagnola e
la ciambotta, uno stufato di verdure profumato
al basilico che occasionalmente viene arricchita
con pesce. Nel bicchiere ovviamente l'immancabile Primitivo o il rubino intenso del NegroAmaro.
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Cattedrale di San Nicola
Che Bari sia ancora un importante scalo marittimo per tutto il Mediterraneo
orientale lo testimonia il fatto che ogni
anno, dal 1930, data della prima esposizione, la Fiera del Levante polarizza
l'interesse di migliaia di investitori e
espositori e che negli ultimi anni è arrivata a richiamare oltre un milione di visitatori. La manifestazione principale è la
a una spedizione per trafugare le spoglie del santo in una terra ormai sotto
il dominio musulmano.
Bari si candida in competizione con Venezia e un
gruppo di commandos
baresi parte per la missione impossibile che,
incredibilmente, riesce.
I resti di san Nicola arrivano in città, San Nicola
diventa San Nicola di Bari
e intorno a lui sorge prima un culto, poi una basilica e infine la Bari
Vecchia di stampo normanno che, in parte, esiste ancora oggi. Bari
Vecchia è il cuore della città, anzi fino all'Ottocento, era la sola Bari
esistente. Oggi ce ne sono altre due disposte ad anello intorno alla
prima: il Borgo Nuovo voluto da Gioacchino Murat all'esterno delle
mura medievali e più all'esterno la Bari moderna. Per un barese doc,
tuttavia, Bari è nell'intrico delle stradine della parte vecchia: i vicoli
Bari è nell'intrico
delle stradine
della parte vecchia:
i vicoli che si perdono
fra le abitazioni,
le donne che preparano
le orecchiette davanti
all'uscio di casa,
gli odori che si
diffondono
all'ora del pranzo
Bari Vecchia
"Campionaria di settembre", tuttavia già
da alcune edizioni la Fiera ospita sezioni
tematiche come EdilLevante - Costruire,
EdilLevante - Abitare, il Salone dell'arredamento, Motus il Salone dell’Auto,
della Moto e degli Accessori, Bi-Mu la
fiera biennale delle macchine utensili e
le meccatronica e AgriMed. Espositori
da tutto l'Oriente mediterraneo, dai Balcani, dall'Africa settentrionale e dal sudest asiatico si danno convegno qui e c'è
da dire che per Bari, ormai, la Fiera del
Levante è anche un vero e proprio evento visto che in occasione della settimana fieristica la città ospita moltissime
manifestazioni legate al mondo dello
spettacolo e della cultura. Obiettivo dichiarato è costituire un punto di incontro
fra mercati europei e realtà commerciali
del sud e dell'est, una formula così indovinata che la Fiera del Levante negli
ultimi tempi è stata esportata anche
all'estero, in Albania, in Macedonia, in
Libia, in Romania e anche in Germania.
Fiera del Levante, Bari
quartiere di MarconiSan Girolamo-Fesca,
Lungomare Starita 4
dall'8 al 16 settembre 2012
Voli diretti per Bari da Catania da
Palermo con
– Tutti i giorni eccetto il sabato
– Da Palermo: martedì ore 13:30
giovedì e domenica ore 18:30
– Da Catania: lunedì, mercoledi
e venerdì ore 20:00
Prezzo minimo: 39,98€ +7€ spese
di gestione amministrativa a tratta e
a passeggero.
che si perdono fra le abitazioni, le donne che preparano le orecchiette davanti
all'uscio di casa, gli odori che si diffondono all'ora del pranzo, il profumo del
basilico, del rosmarino e della salvia nei
vasi sui davanzali delle finestre. Credi di
sapere tutto, ti rilassi, ti fai cullare dalla
quiete sonnolenta e poi, di colpo, ti trovi
davanti l'imponenza della severa geometria del Castello Svevo di Federico II
o il capolavoro romanico della Basilica di
San Nicola. Bari in fondo è così: prima ti
strappa il cuore parlandoti sottovoce, poi
ti lascia a bocca aperta facendosi ammirare in tutto il suo splendore che sa d'Oriente e di mirra. Come nella Cattedrale
di San Savino, il più importante edificio
romanico di tutta la Puglia dove, nonostante i rimaneggiamenti rinascimentali,
persiste quell'aria molle e levantina che
Bari, seconda città dell'Impero Bizan-
tino dopo Costantinopoli, ha avuto per
secoli. E per chi ama l'arte Bari riserva
sorprese straordinarie. La Pinacoteca,
all'interno del Palazzo Provinciale, ospita
insieme a icone e sculture medievali numerosi dipinti di scuola veneziana – fra
cui opere di Tintoretto e Paolo Veronese
– macchiaioli toscani (Fattori, Signorini)
e grandi dell'arte moderna come Carrà,
Morandi e De Chirico; al Museo Archeologico, invece, c'è la storia più antica di
tutta la regione con testimonianze, oltre
a quelle romane e bizantine, del popolo
dei Dauni, dei Messapi e dei Peucezi.
Uscendo dalle mura si entra in un altro
mondo: è la città a scacchiera di Murat,
le vie ordinate, gli edifici squadrati. Un
monumento alla razionalità che stride
col carattere orientale della parte vecchia. E ancora più all'esterno, l'architettura della contemporaneità: lo stadio
di Renzo Piano, la struttura della Fiera.
Mille anime, insomma, fuse in una sola
città di appena quattro lettere; come
l'altra, Roma, che condivide con Bari la
vocazione a accogliere culture diverse e
trasformarle in un'unica grande espressione dell'arte.
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