Mafia da bere

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Mafia da bere
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Milano, locali della movida in corso Como
MAFIA da bere
allarga il controllo dei clan sui locali della movida milanese. Dopo
gli ultimi sequestri eccellenti, spunta l'ipotesi del racket delle bevande:
tra le società nel mirino della magistratura anche la Milano Beverage.
Il pm Ester Nocera: «Non si possono escludere profili estorsivi» di SOFIA BASSO
Si
a mafia sta mettendo le mani sui
locali della movida meneghina e
Milano fa spallucce. Scoperchiato dall'inchiesta Vallettopoli del
2007, l'interesse di Cosa nostra e della
'ndrangheta per l'industria del divertimento è emerso in modo eclatante negli
anni successivi, tra incendi dolosi e locali sequestrati per indagini su traffico di
a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione
droga, bancarotta, estorsione, usura e
infiltrazioni manose. Perché controllare
le discoteche più "in" di Milano per i boss
non significa solo raccogliere il pizzo in
ambienti dove girano molti soldi, ma
anche vendere droga in un contesto protetto, dato che molto spesso a occuparsi
della security sono gli stessi mafiosi o i
loro amici. Sp
della vita notturna vuoi dire anche profitti sicuri e relazioni con imprenditori e
rampolli della buona borghesia. L'ultimo
sequestro, ordinato dall'autorità giudiziaria milanese in agosto, ha fatto scattare i sigilli al Luminal, al Café Solaire e
in altri locali della movida meneghina.
L'accusadei pm Ester Nocera e Giovanni
Narbone è di gestione fittizia per conto di
del 30/09/11 Estratto da pagina 28
Guglielmo Fidanzati, figlio di Gaetano,
capomandamento dell'Acquasanta a Palermo. Dalle intercettazioni e dagli interrogatori è emerso anche il nome di Leie
Mora, l'agente dei vip indagato assieme a
Silvio Berlusconi nell'inchiesta milanese
sulle escort. Un testimone ha sostenuto
che Fidanzati jr, arrestato in aprile per
traffico intemazionale di droga, sarebbe
«socio occulto» in diversi locali, tra cui il
Borgo Karma di Mora. In alcune di queste discoteche, ha aggiunto il testimone,
«Fidanzati smercia cocaina». Ha evitato
i sigilli, invece, lo Shocking Club, gestito
da un'azienda pulita, anche se fonnalmente ancora in mano alla Emilia sri,
coinvoltanell'ultimo sequestro.
adesso si profila anche l'ipotesi del racket
delle bevande. Tra le società sequestrate
nell'ultima operazione, infatti, c'è anche
la Milano Beverage sri, un'azienda che
forniva da bere a tutti i locali coinvolti
E
nell'inchiesta. Praticamente un monopolio. I magistrati della Procura di Milano devono capire se questa "associazione
di soggetti" imponesse le bevande ad
altri locali. «La certezza è che la Milano
Beverage dava le bevande a questi locali
spiega a left Ester Nocera, pm della Dda
di Milano - ed era solo lei. Se in questo
caso non c'era da imporre niente, perché
la regia era unica, in altri non lo possiamo escludere. Stiamo ancora indagando,
dobbiamo vedere chi erano i creditori e
se ci sono profili estorsivi nei confronti di
altri soggetti che hanno avuto a che fare
con le società in questione». Le aziende
colpite dai magistrati al momento sono
11: Emilia, Vero, Pr09, Lux, Sector, Milano Beverage, Witamine, Aleo immobiliare, Aron, Ced, Givar. Tutte con locali
di movida come rami d'azienda e tutte
coinvolte in un sospetto giro di compravendite, prestanomi e cambi di gestione.
E tra quote azionarie, immobili e auto, il
sequestro ammontaa 15 milioni di euro.
«Queste società erano gestite a diverso
titolo dai medesimi soggetti con un'unica regia che sostanzialmente dovrebbe
risalire a Guglielmo Fidanzati - riepiloga
Nocera - il reato in contestazione è una
gestione fittizia di denaro per conto terzi. Se questa produzione di soldi sia poi
finalizzata a foraggiare altri canali della
criminalità organizzata per il momento
non lo sappiamo». L'indagine è parlila
a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione
da un controllo della Guardia di finanza sulle capacità economiche dei protagonisti: gli investigatori hanno rilevato
una sproporzione tra quanto dichiarato
al fisco dai titolari e le loro possibilità di
acquistarle. Il metodo ormai è noto ai
magistrati: «Alcuni soggetti con buone
conoscenze nel settore - spiega ancora la
pm della Dda milanese - vanno a cercare
i locali più redditizi, comprano quote di
maggioranza a credito, incassano tutto
quello che c'è da mettere in tasca, non
pagano i creditori, svuotano tutto e poi
ricedono la società, ormai a secco, dopo
una o due stagioni. In questo caso siamo
riusciti a intervenire prima della bancarotta». Per il resto bocche cucite in Procura. Il magistrato non vuole aggiungere
particolari per timore di compromettere
le indagini e di scoraggiare le denunce.
«Purtroppo l'omertà è assoluta: la gente
ha paura. Del resto, Fidanzati è un soggetto noto, vederselo all'intemo della
propria attività commerciale può intimorire», spiega il pm.
Un'inchiesta, quella in corso, che va nella
stessa dirczione di altre indagini della
magistratura, milanese e non solo. Come l'operazione Redux Caposaldo che
nel rnarzo scorso aveva rivelato interessi
della cosca calabrese Plachi sul De Sade,
oppure la All Inside del luglio 2010, che
aveva scoperto che uno 'ndranghetista
aveva affidato la sua pistola a un dipendente della security dell'Hollywood. Ma
i ragazzi e le ragazze che ogni sera fanno
la fila per entrare nei locali più alla moda
non si scompongono. A metà settembre
la stagione è ripartita come se nulla fosse
successo: «Non mi preoccupo di chi gestisce le discoteche che frequento», dice
serena una ragazza incontrata in giro per
i locali in corso Como, cuore pulsante
della movida milanese. Al Luminal c'era
pure stata, «perché c'erano serate particolari con giocatori di basket». Del resto,
ribatte un altro, «come si fa a capire se il
locale è in mani oneste o no? Sono tutti
uguali». Certo, ammettono i frequentatori, «quando fai la fila in bagno capisci
che gira la droga». Inoltre «tanti locali,
come l'Hollywood, chiudono e riaprono,
la sensazione che qualcosa non sia in regola c'è». La maggioranza nemmeno sa
degli ultimi sequestri perché non ha ancora visto le saracinesche tirate giù sulle
ampie vetrine del Luminal qualche metro più in là. Quei pochi che hanno letto
la notizia preferiscono non usare la parola mafia: «Sigilli», spiega un ragazzo, prima di riprendere il giro. «Ci muoviamo
da un locale all'altro non perché lo scegliamo noi, ma perché sono tutti piccoli
e si riempiono facilmente», raccontano.
E intanto, tra un'alzata di spalle, la disinformazione e l'omertà, la mafia si mette
in tasca un altro pezzettino di Milano. •
Luminal, uno dei locali sequestrati ad agosto
Molte inchieste rivelano legami tra cosche e locali
notturni. Ma chi li frequenta non si preoccupa