«La rinascita dei comunisti non è merito di Berlusconi»

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«La rinascita dei comunisti non è merito di Berlusconi»
«La rinascita dei comunisti non è merito di
Berlusconi»
Venerdì 03 Giugno 2011 LETTERE, pagina 54
Ho letto il suo editoriale su “Il Giornale di Vicenza” di martedì “Il dito e la luna”. Resto, come mi
succede spesso, affascinato dalle sue argomentazioni anche se non le condivido.
Mi sembra di aver capito che, secondo quanto lei scrive, il problema che il Paese dovrà affrontare in
un prossimo futuro è la “rinascita dei comunisti”. Vorrei, a questo proposito, dire alcune cose.
Prima di tutto bisognerebbe rimarcare come l'assenza della sinistra e dei comunisti in parlamento
sia dovuta si a una dura sconfitta della lista “sinistra, l'arcobaleno” alle ultime elezioni politiche, ma
anche a una legge elettorale con sbarramenti che hanno impedito la rappresentanza di oltre un
milione di cittadini elettori.
Poi bisognerebbe anche evidenziare come questa assenza non abbia provocato calma e concordia,
ma abbia aggravato la situazione politica, economica e morale del nostro Paese. Basta leggere i dati
della corruzione imperante e del suo aggravamento proprio in questi ultimi anni di trionfo del
berlusconismo e di torpore dell'opposizione parlamentare.
Ma non si diceva che erano i comunisti il freno allo sviluppo? Non si affermava che, senza di loro
in parlamento, si sarebbe andati verso un futuro migliore? Senza i comunisti, si dichiarava, sarà più
semplice fare le privatizzazioni, rendere moderno il Paese. Loro sono “il vecchio”, la
“conservazione”. I fatti, e non le promesse (o le chimere), sono là a smentire quanto “lorsignori” ci
dicevano. Il Paese è in una situazione disastrosa: si dirà che è colpa della crisi, ma la crisi non
l'hanno né provocata, né voluta i comunisti. I responsabili sono da cercare altrove. Bisogna cercarli
tra chi ha gioito della sconfitta della sinistra.
Forse, allora, non sono gli errori tattici di Silvio Berlusconi a far “rinascere i comunisti”. Forse è la
perdita di credibilità di un modello di sviluppo profondamente ingiusto qual è il capitalismo
cialtrone che dobbiamo subire. Forse è la voglia di cambiare, ma veramente.
Un desiderio di ritornare ad essere protagonisti che, anche se ancora in embrione, si sta diffondendo
e che si sta trasformando nella convinzione di poter costruire un futuro migliore. Sentimenti e
speranze che questo governo (e anche un'opposizione troppo omologata) hanno cancellato
progressivamente negli anni.
Lei scrive che Pisapia “è espressione di un'area radicale lontana anni luce da un riformismo di
stampo occidentale”. Può anche essere vero. Ma non si deve confondere il riformismo vero (quello
che fa progredire una società) da quello truffaldino che vuole trasformare i diritti di tutti in privilegi
di pochi seguendo quanto impone “il mercato”.
Un'ultima osservazione. Il paragone tra Bin Laden e Ocalan non regge e, penso che lei lo sappia
bene. Bin Laden è un terrorista (che, tra l'altro, fu aiutato e finanziato anche dall'occidente). Ocalan
è il leader del popolo kurdo. Un popolo che è stato, ed è tutt'ora, perseguitato. Un popolo la cui terra
è stata smembrata e accorpata in altre nazioni. Un popolo diviso che non ha più una patria.
Un popolo la cui lotta va sostenuta. Non faccia questi paragoni, signor direttore, sono falsi e
fuorvianti. E non li faccia quando il leghista Borghezio, esponente di un partito di governo,
giustifica Ratko Mladic, accusato di genocidio perché responsabile del massacro di Srebrenica.
Su queste cose si dovrebbe avere almeno un po' di pudore.
Giorgio Langella
pdci – FdS di Vicenza
_______
Caro Langella,
peccato. Non fosse per quell'ultima riga, il suo ragionamento poteva sembrare pacato e, ancorchè
opinabile ed esageratamente lungo (perciò è stato ridotto), in alcune parti perfino condivisibile.
Peccato che inizi e si concluda con due asserzioni prive di fondamento. Non ho scritto infatti che il
problema dell'Italia è la rinascita dei Comunisti, ma che Berlusconi è riuscito nell'impresa di ridare
linfa a un'area che è scomparsa da tutti i Paesi occidentali. Lei sostiene che la vittoria delle sinistre a
Milano e Napoli è figlia della proposta politica comunista, io sostengo che è figlia della sequenza di
errori marchiani del centrodestra: secondo lei ha vinto Pisapia, secondo me i milanesi hanno
cacciato la Moratti. Il risultato è lo stesso, ma è chiaro che sono due situazioni ben diverse. Ma è
soprattutto la sua conclusione che mi lascia perplesso. Ocalan non è il leader del popolo kurdo, ma è
il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan, organizzazione separatista armata che tra il 1984 e
il 2003 con attacchi e attentati ha provocato la morte di circa 30mila tra militari e civili in Iraq, Iran
e Turchia ed è considerata terroristica dall'Unione Europea. Confondere il leader di un popolo con il
leader di una forza militare (perdipiù terroristica) è un vecchio vizio - mi perdoni - tipico del
comunismo di un tempo, concetti che resistono solo a Cuba e in Corea del Nord. O nella Bosnia di
Mladic e Karadzic. Se volete fare a gara con Borghezio su chi le spara più grosse, accomodatevi. A
quel livello, per fortuna, vi seguono in pochi. (a.g.)