analisi comparata, sui costi dei laboratori analisi di alcune strutture
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ANALISI COMPARATA, SUI COSTI DEI LABORATORI ANALISI DI ALCUNE STRUTTURE SANITARIE: UN’INDAGINE PER LA DETERMINAZIONE DEI COSTI DELLE PRESTAZIONI EROGATE Il Responsabile scientifico: Prof. Vittorio Pederzoli Dott.ssa Paola Gandini 1 ANALISI COMPARATA, SUI COSTI DEI LABORATORI ANALISI DI ALCUNE STRUTTURE SANITARIE: UN’INDAGINE PER LA DETERMINAZIONE DEI COSTI DELLE PRESTAZIONI EROGATE INDICE 1. Il contesto di riferimento..................................................................................... 3 2. Evoluzione degli aspetti normativi 2.1 Il D. Leg.vo 229/99 .............................................................................................. 7 2.2 Il D. Leg.vo n. 56/2000 e la riforma del finanziamento del SSN........................... 9 3. Le cause di dilatazione della spesa.................................................................... 12 4. I sistemi contabili in ambito sanitario .............................................................. 14 5. Il laboratorio analisi .......................................................................................... 18 6. Una prima comparazione.................................................................................. 19 7. La ripartizione dei costi per esame e confronto tra le diverse strutture......... 28 8. I dieci esami più significativi............................................................................. 90 9. Per non concludere............................................................................................ 98 2 1. Il contesto di riferimento Negli ultimi anni è stata fortemente avvertita, in Italia come in altri paesi industrializzati, l’esigenza di accrescere l’efficienza delle strutture sanitarie, l’efficacia nell’erogazione dei servizi e la capacità di riscontrare adeguatamente i diversi bisogni nel campo della salute. Essa deriva dalla necessità di porre sotto controllo il continuo aumento della spesa sanitaria, caratterizzata ormai da tassi di crescita decisamente superiori a quelli del PIL. Le cause della crescita del fabbisogno finanziario, sono dovute principalmente ad un’evoluzione della “domanda di salute” (progresso scientifico, invecchiamento della popolazione, diversificazione qualitativa nella domanda di servizi sanitari); dall’altra è attribuibile ad una molteplicità di carenze nel funzionamento del sistema rispetto al modello iniziale. Tra le cause si evidenzia l’assenza di una adeguata programmazione sanitaria, la non razionale distribuzione delle risorse disponibili, l’inefficiente gestione di molte delle unità economiche preposte alla produzione ed alla erogazione dei servizi sanitari. 1 Dalla fine anni ’80 si ha una maggior consapevolezza della necessità di implementare le qualità manageriali per rendere efficienti ed efficaci le metodologie e i processi da utilizzare nei servizi sanitari. Il controllo manageriale è quello cui si deve tendere nelle aziende sanitarie perché rappresenta l’insieme di “analisi e valutazioni, decisioni ed azioni” atte a migliorare l’interrelazione tra gli aspetti tecnici, professionali ed economici pur nella consapevolezza che le aziende sanitarie pubbliche producono ed erogano sevizi pubblici ed hanno finalità di natura sociale, cioè finalità di garantire la tutela della salute a tutti i cittadini e non la realizzazione del profitto (aziende non profit). Per cercare di far fronte alla nuova realtà sono stati introdotti alcuni elementi volti a migliorare il livello di efficienza dei servizi. Al riguardo, nel nostro paese si è dato corso al processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie anche attraverso analisi economiche e finanziarie, strumenti di progettazione organizzativa e sviluppo manageriale, nonchè nuovi sistemi contabili di controllo gestionale finalizzati alla razionalizzazione delle scelte e a far fronte ai maggiori bisogni della popolazione. Con i decreti legislativi 502/92 e 517/93, è stata favorita la separazione tra la responsabilità dei soggetti preposti all’acquisizione/commissionamento dei servizi per la salute e quella dei soggetti più direttamente deputati all’erogazione/vendita di prestazioni sanitarie; nel primo ambito si possono comprendere le Ulss mentre nel secondo le Aziende ospedaliere, gli Ospedali accreditati ed i plessi ospedalieri delle Ulss (in quest’ultimo caso ipotizzando un sistema di remunerazione interna al medesimo soggetto giuridico). Sono stati poi promossi meccanismi di incentivo e l’applicazione di tariffe connesse alla quantità, alla qualità ed alla complessità delle prestazioni effettuate. Con i decreti legislativi citati è stato immesso un sistema basato sulla 1 Le aziende sanitarie pubbliche, Michele Rea, Giappicchelli Torino, 1998 3 compravendita di prodotti2, anziché sul finanziamento diretto dei produttori. Inoltre, è stato introdotto il concetto di pagamento per numero di prestazioni erogate, diversamente da quanto avveniva precedentemente quando il finanziamento avveniva sulla base della spesa sostenuta, senza alcun controllo sul numero e sulla qualità delle prestazioni erogate. Con il D. Lgs. n. 502 del 1992 “riordino della disciplina in materia sanitaria”, viene proposto il riordino del SSN, definendo come suo cardine un sistema regolamentato in cui le istituzioni sanitarie, pubbliche e private accreditate, avrebbero potuto offrire i loro servizi ai cittadini, liberi di scegliere la struttura alla quale rivolgersi. Gli standard di accreditamento, strutturali ed organizzativi, sono uguali per entrambe le realtà, sottolineando quindi la necessità di uniformarsi agli stessi requisiti, data l’analogia del servizio offerto. Infine, fissati gli obiettivi, lo Stato lasciava alle Regioni, secondo la propria sensibilità ed orientamento la piena libertà di scelta su come perseguirli. E’ necessario un esame sulle opportunità positive e negative che tali sistemi di controllo possono fornire al governo delle aziende sanitarie per contribuire al miglioramento dell’economicità e della qualità del servizio sanitario nel suo complesso. Tutto ciò richiede altresì il coinvolgimento dei dirigenti sanitari per coniugare le capacità etiche e professionali al fine di ottenere una qualità elevata e l’ottimizzazione del rapporto benefici/risorse. 3 Il periodo successivo (1995-2000) è stato oggetto di difficoltà di attuazione del riordino a causa dell’inadeguatezza culturale dell’apparato nel suo complesso per sostenere ed accettare un cambiamento così radicale e profondo e soprattutto per le difficoltà nel comprendere come l’orientamento dei cittadini verso gli ospedali più efficienti avrebbe inciso sui bilanci delle Regioni, le quali, nel breve periodo avrebbero dovuto comunque tenere in considerazione anche quelli meno efficienti4. Dal ’95 le ASL e le Aziende Ospedaliere hanno dovuto adottare: - bilancio economico pluriennale di previsione5; - bilancio preventivo economico annuale; - destinazione eventuale avanzo e modalità copertura eventuale disavanzo di esercizio; - contabilità analitica per centri di costo e di responsabilità; 2 Le ASL o le A.O. hanno una sufficiente “autonomia” di scelta per l’acquisizione dei fattori produttivi, per la loro combinazione nell’utilizzo degli stessi e per le modalità di cessione dell’attività svolta. 3 I sistemi di controllo nell’economia della aziende sanitarie pubbliche, C. Salvatore, Cedam, 2000. 4 Le aziende sanitarie pubbliche, Michele Rea, Giappicchelli Torino, 1998 5 Quest’ultimo è redatto in coerenza con il programma di attività ed è riferito allo stesso arco temporale; è adottato dal direttore generale entro il 31 ottobre di ciascun esercizio, coincidente con l’anno solare; è riferito all’esercizio successivo a quello in cui è adottato; viene trasmesso alla regione entro il 30 novembre; è redatto sulla base del programma di attività, nel limite del budget autorizzato ed assegnato dalla giunta regionale e considerati gli altri ricavi di gestione nonché la situazione patrimoniale. . 4 - conto consuntivo annuale. Inoltre hanno dovuto adottare strumenti di controllo gestionale allo scopo di assicurare efficacia ed efficienza ai processi di acquisizione e utilizzo delle risorse. Le aziende sanitarie devono quindi obbligatoriamente applicare la contabilità analitica ed utilizzare il bilancio preventivo allo scopo di pervenire alla formulazione di articolate e puntuali previsioni sui risultati da conseguire, attività da realizzare, risorse da acquisire e utilizzare nonché investimenti da effettuare. La rilevanza di tale contabilità è incentrata sul risultato economico e non sull’autorizzazione alla spesa. Il sistema di controllo di gestione può contribuire alla trasformazione da un modello burocratico ad un modello manageriale. Il controllo gestionale è inteso come: - conferimento delle responsabilità manageriale agli organi interni = maggior efficienza/efficacia; - passaggio dalla rilevazione contabile della partita semplice alla partita doppia; - passaggio dalla contabilità finanziaria alla contabilità economica. La pianificazione strategica, la programmazione e il controllo, con il supporto dell’organizzazione aziendale, permettono di guidare e coordinare l’attività dell’azienda, esaminare, valutare efficienza/efficacia ed eventualmente riorientarlo al fine di pervenire al raggiungimento degli obiettivi programmati. Nelle aziende pubbliche il processo di programmazione necessita: - di un sistema di riferimento informatico dettagliato per conoscere ed interpretare le interferenze di variabili critiche sul futuro sviluppo dell’attività aziendale e per anticipare i risultati di bilancio; - di una corretta ed articolata elaborazione delle alternative; - di una attenta valutazione e comparazione delle alternative al fine di raggiungere la linea di azione più soddisfacente. Se nel passato l’atteggiamento dei manager pubblici è stato caratterizzato da una visione gestionale di breve termine, ora si rafforza la convinzione della necessità di introdurre il processo di programmazione anche nel settore pubblico. Negli anni più recenti, controllo non significa solo individuare a consuntivo (ex post) gli scostamenti tra dati di budget e risultati (feed back) ma anche il controllo concomitante alle azioni di gestione (feed forward) che permette di correggere l’andamento gestionale durante lo svolgersi del processo operativo. Diventa necessario individuare le cause degli scostamenti, responsabilizzare gli operatori coinvolti e attuare un controllo concomitante alle attività di gestione per riprogrammare le attività. Spesso la 5 programmazione viene effettuata a costi standard. L’individuazione dei costi standard è indispensabile per la creazione di programmi e di bilanci preventivi da confrontare con i risultati raggiunti. Sia la configurazione dei bilanci, sia gli standard, permettono una preparazione di rapporti e di indici di rendimento più idonei ad effettuare un’analisi di efficienza, di efficacia e di economicità e quindi ad effettuare un controllo appropriato. Il confronto è possibile solo se i valori sono comparabili con un criterio di misurazione costante ed omogeneo nel tempo. Nei sistemi di programmazione la forma non deve prevalere sulla sostanza, per cui se il sistema di programmazione è affiancato al processo di controllo si possono avere risultati migliori. E’ necessario che programmazione e controllo non si limitino a rilevare solo dati finanziari, ma anche economico-patrimoniali. Si tratta di integrare la responsabilità finanziaria, volta a governare correttamente l’impiego di capitale, con la responsabilità economica, volta alla produzione del reddito e al contenimento dei costi; ciò impone che non solo il bilancio preventivo, ma anche i consuntivi debbano prevedere un tipo di contabilità economico-patrimoniale, al fine di facilitare il confronto di dati.6 E’ indispensabile la predisposizione di programmi e la loro articolazione in progetti e in budget perché si possa procedere verso l’attuazione di un reale controllo economico-aziendale e non più solo giuridico-formale. Nelle aziende pubbliche, la programmazione diventa un processo assolutamente necessario soprattutto in vista dei cambiamenti che si stanno verificando nella pubblica amministrazione. Con la programmazione si vogliono definire gli obiettivi, decidere i modi attraverso i quali raggiungere questi obiettivi e predisporre i mezzi a ciò necessari. E’ necessario un cambiamento da una mentalità previsiva ad una mentalità programmatica che richiede e presuppone il passaggio ad un tipo di contabilità economico-patrimoniale. Un modello base di programmazione dovrebbe, partire dall’indagine prospettiva dell’ambiente, passare attraverso l’assunzione delle scelte strategiche, formulare un programma articolato in vari budget annuali ed infrannuali e poi procedere ai controlli relativi. Il processo di programmazione deve essere effettuato mediante il continuo rilevamento delle differenze accertate tra dati di budget e la realtà. Le fasi del processo di programmazione e di controllo di gestione devono essere le seguenti: 6 - progettazione e gestione del sistema informativo di supporto alle decisioni; - definizione degli obiettivi di lungo periodo di natura strategica; - definizione degli obiettivi di breve periodo, coerenti con gli obiettivi di lungo periodo; - esecuzione di attività amministrativa e di rilevazione consuntiva dei risultati; I sistemi di controllo nell’economia della aziende sanitarie pubbliche, C. Salvatore, Cedam, 2000. 6 - misurazione ed analisi degli scostamenti tra obiettivi e risultati effettivi; - reporting aziendale; - azione correttiva volta a riportare l’attività esecutiva e i risultati in linea con quelli programmati. Il controllo di gestione è un processo di controllo interno per il management e per gli operatori sanitari; è lo strumento che permette la responsabilizzazione manageriale. E’ prevalentemente finalizzato a: - verificare che le azioni svolte nell’azienda abbiano prodotto risultati in linea con quelli desiderati e previsti; - prendere decisioni di natura strategica; - stimolare le persone che operano ai vari livelli dell’organizzazione ad agire in coerenza con le decisioni prese; - permettere interventi correttivi nel corso della gestione. L’introduzione del controllo nelle aziende sanitarie significa un cambiamento di cultura, quello della misurazione e del rendere conto, per indirizzare l’attività dell’azienda, che vive in un ambiente competitivo complesso, senza soffocare la creatività dei soggetti che vi lavorano. 2. Evoluzione degli aspetti normativi 2.1 Il Decreto Legislativo 229/99 Al fine di raggiungere gli obiettivi di efficacia ed efficienza, perseguiti senza successi dalla legislazione precedente7, la materia sanitaria viene rivista nuovamente, a più riprese, nei periodi successivi. I presidi ospedalieri continuano ad essere finanziati per fattori produttivi anziché a tariffa, il principio della concorrenza stenta ad affermarsi, senza contare che i numerosi adempimenti richiesti alle Regioni ed al Governo dai decreti legislativi n. 502/92 e n. 517/93 sono stati attuati solo in parte8. In particolare, solo poche regioni, alla vigilia della riforma del 1999 (decreto Bindi), applicano un piano regionale attuativo del piano sanitario nazionale, che dovrebbe limitarsi a stabilire le linee generali di indirizzo del SSN, gli obiettivi fondamentali da raggiungere, i livelli di assistenza uniformi su tutto il territorio nazionale ed i finanziamenti. 7 Giorgetti R., Legislazione e organizzazione del servizio sanitario, Maggioli Editore, Rimini, 2002 Le singole regioni avrebbero dovuto emanare norme di attuazione per l’introduzione della contabilità economicopatrimoniale. 8 7 Se gli interventi normativi precedenti miravano all’immediato contenimento della spesa sanitaria, tramite la correzione degli squilibri del sistema, si avverte ora la necessità di ridisegnare l’intero quadro di riferimento della materia. Il fine rimane l’ottenimento di un risparmio sulla spesa, senza trascurare però la necessità di garantire un’assistenza elevata, efficiente e di qualità, ovvero ottimizzare le risorse del servizio sanitario favorendo il processo di aziendalizzazione. Si arriva così alla legge n. 419 del 1998, che delega al Governo l’emanazione di un decreto legislativo (D Lgs. n. 229/99) contenente “norme per la razionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale”. Caratteristiche del decreto sono: - il completamento del processo di regionalizzazione, in base al quale le competenze delle Regioni vengono ulteriormente specificate ed arricchite, anche tramite l’istituzione della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria; - la più incisiva aziendalizzazione9 delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, richiamandosi ancora una volta a criteri di efficienza, efficacia ed economicità; - la riaffermazione del principio della libera scelta del cittadino tra le diverse strutture accreditate presso il Servizio Sanitario Nazionale, garantendo peraltro che tutto ciò avvenga nell’ambito della programmazione sanitaria; - la definizione di un procedimento parzialmente differente tramite il quale le strutture sanitarie ottengono l’accreditamento istituzionale (e quindi l’inserimento in una sorta di “albo dei fornitori”) e quindi la possibilità di stipulare accordi contrattuali con le diverse ASL, acquirenti delle prestazioni sanitarie per conto degli assistiti10. Il nuovo modello di accreditamento, infatti, subordinato a determinati requisiti di qualificazione, alla loro funzionalità rispetto agli indirizzi di programmazione regionale ed alla verifica dell’attività svolta e dei risultati raggiunti, si configura come un attestato di qualità da parte del Servizio Sanitario Nazionale; - l’imposizione al personale medico di scegliere tra il rapporto di lavoro esclusivo e la libera professione fuori dal Servizio Sanitario Nazionale. - Il D. Leg.vo 229/99 prevede l’abolizione della contabilità finanziaria e l’adozione della contabilità economica11; questo permette di rilevare risultati di sintesi della gestione, determinare le conseguenze economiche delle scelte effettuate evidenziando le conseguenze sull’equilibrio economico e sulla struttura delle fonti finanziarie all’interno delle ASL e A.O. 9 Balduzzi R., Di Gaspare G., L’aziendalizzazione nel D. Lgs. 229/99, Giuffrè, Milano, 2001 Così recepita dalla Regione Veneto attraverso la L. R. 22/2002, Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali. 11 Qualora non vi abbiano già provveduto, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del d. lgs. n. 229/1999, le regioni emanano norme per la gestione economico finanziaria e patrimoniale delle unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere, informate ai principi del codice civile, così come integrato e modificato con d.lgs. n. 127/91. 10 8 E’ prevista la tenuta del libro delle deliberazioni del direttore generale, l’adozione del bilancio pluriennale di previsione, del bilancio preventivo economico annuale e il conto consuntivo annuale nonché la destinazione dell’eventuale avanzo e le modalità di copertura degli eventuali disavanzi di esercizio. Il bilancio pluriennale si fonda su indicazioni contenute nel P.S.N.12 e nel piano generale che sintetizza scelte strategiche di politica sanitarie (investimenti) e tariffarie (finanziamenti) poste in essere da ogni singola azienda sanitaria. E’ un preventivo economico, ha durata triennale e viene aggiornato annualmente. Secondo le norme civilistiche, tale bilancio è composto da: - preventivo economico che riporta costi, oneri, ricavi e proventi per ciascun anno; - prospetto fonti e impieghi che riporta flussi in entrata ed uscita per ciascun anno. E’ un documento contabile, prodotto della funzione di pianificazione operativa e programmazione; viene inoltre suddiviso in previsioni finanziarie “di competenza” e “di cassa”; in tale bilancio vengono date informazioni sui limiti di spesa che devono essere rispettati; il conto consuntivo annuale è inteso come bilancio d’esercizio e rappresenta la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’esercizio (S/P, C/E e nota integrativa)13. La riforma ha previsto l’obbligo del pareggio di bilancio e del finanziamento a prestazione; tutto misurato sulle prestazioni effettivamente erogate. Si ha una maggior competizione tra le aziende sanitarie; si rende necessario razionalizzare l’uso delle risorse senza pregiudicare però il risultato dell’attività, cioè l’efficacia dei trattamenti diagnostici, curativi e riabilitativi. 2.2 Il Decreto Legislativo n. 56/2000 e la riforma del finanziamento del SSN Il metodo di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale è stato interessato, negli anni, da diverse riforme, che hanno attribuito una sempre minore importanza al Fondo Sanitario Nazionale, fino alla sua abolizione ad opera del D. Lgs.vo n. 56 del 2000. Con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale da parte della legge n. 833 del 1978, si era previsto che lo stesso ricevesse le risorse necessarie dal Fondo Sanitario Nazionale, cioè tramite fondi “definiti a priori in sede di stesura annuale del bilancio statale”14. Già nel 1992, le norme modificano lo status della materia, attribuendo al Fondo Sanitario Nazionale un ruolo di carattere puramente integrativo, focalizzando l’attenzione sui contributi sanitari regionali. Nel 1997 poi, vengono aboliti i contributi sanitari, sostituendoli con l’introduzione dell’Irap, Imposta Regionale sulle Attività Produttive e, al contempo, viene consentito alle regioni “di applicare una ulteriore aliquota sul reddito delle persone fisiche (Addizionale Regionale Irpef) nella 12 Piano Sanitario Nazionale I sistemi di controllo nell’economia della aziende sanitarie pubbliche, C. Salvatore, Cedam, 2000. 14 Pederzoli V., I nuovi criteri di finanziamento del servizio sanitario nazionale, in Sanità pubblica, n. 6/2002, pag. 735. 13 9 misura compresa tra lo 0,5% e l’1%”15. Tale sistema di contribuzione non consente di assorbire risorse sufficienti, richiedendo, ancora una volta, il supporto e l’integrazione del Fondo Sanitario Nazionale. Il processo di riforma trova, infine, completa attuazione col D. Lgs. n. 56 del 2000, che prevede l’abolizione a decorrere dal 2001 dei trasferimenti erariali a favore delle Regioni a statuto ordinario (in particolare del Fondo Sanitario Nazionale di parte corrente). Come immediata conseguenza, vi è ora la necessità di reperire le risorse finanziarie necessarie all’attività sanitaria, attraverso altre fonti: - viene stabilita la compartecipazione delle regioni al gettito dell’Iva, attraverso una redistribuzione alle regioni del 25,7% dell’imposta complessiva raccolta a livello centrale16; - viene attribuita alle regioni la facoltà di intervenire sull’addizionale Irpef, incrementando l’aliquota di spettanza regionale dal 0,5 allo 0,9%; - si prevede la compartecipazione regionale all’accisa sul carburanti; alle regioni vengono attribuite 0.129 - per ogni litro di benzina consumato sul proprio territorio; la previsione di un fondo perequativo nazionale- alimentato da una parte del gettito della compartecipazione all’IVA – che attui meccanismi perequativi delle risorse regionali in funzione di parametri riferiti alla popolazione residente, alla capacità fiscale, ai fabbisogni sanitari e alla dimensione geografica17. - non vengono previste invece modifiche relativamente all’Irap, che si applica sempre con un’aliquota del 4,25%; è data però alle regioni la facoltà di aumentare o diminuire l’aliquota per una percentuale pari all’1%, con una variazione conseguente della stessa da 3,25% a 5,25%. Per le regioni non sussiste alcun vincolo nella destinazione di questi tributi, non essendo presente nel decreto “alcun collegamento diretto e specifico tra i tributi e la destinazione all’attività sanitaria”. Nel DPEF18 del 2001, l’obiettivo cardine per la sanità era quello di ridurre la dinamica della spesa lasciando invariate le prestazioni. Nel dettaglio il documento prevedeva interventi, informatizzazione dei sistemi e politiche di acquisto fornendo parametri medi di costo da rispettare a livello regionale. A seguito di lunghe trattative si arriva all’accordo con le Regioni all’inizio 15 Pederzoli V., op. cit., pag. 737. L’aliquota di compartecipazione all’IVA è fissata nel decreto legislativo n. 56/2000al 25,7%. L’importo di tale compartecipazione è attribuito alle Regioni utilizzando come indicatore di base imponibile la media dei consumi finali delle famiglie rilevati dall’ISTAT a livello regionale negli ultimi tre anni disponibili. 17 Le distanze rispetto alla media della capacità fiscale dovranno essere ridotte del 90%, le differenze dalla media dei fabbisogni sanitari dovranno essere perequate al 100% e quelle dalla media dei fabbisogni derivanti dalle dimensioni geografiche dovranno essere compensate al 70%. Nel 2001 la perequazione avviene in base alla spesa storica, dal 2002 inizia una fase transitoria sino al 2012 in cui si abbandonerà progressivamente il criterio della spesa storica, per arrivare al 2013 in cui la perequazione sarà basata totalmente sui nuovi parametri individuati. 18 Documento di Programmazione Economica e Finanziaria. 16 10 dell’agosto del 200119. Si tratta di un accordo importante che avrà impatti significativi su molti successivi interventi dell’Esecutivo e delle Regioni. A fine marzo 2002 si assiste al primo importante cambiamento attraverso la presentazione di un Progetto di Salute condiviso ed attuato con le Regioni in modo sinergico ed interattivo, in sostituzione dei precedenti Atti programmatici imposti dal Governo. Il nuovo Progetto si basava sui principi elaborati a Tavistock, alcuni anni prima, da un gruppo di esperti internazionali con l’obiettivo di muoversi verso una maggiore tutela dei diritti del cittadino e verso l’onestà e trasparenza nel comportamento degli operatori sanitari. Nel mese di novembre 2003, si avvia il confronto con le Regioni sulle Utap20 che dovrebbero diventare dei nuovi poli di tutela della salute a livello territoriale. Parte delle proposte discusse in tale contesto diventeranno poi concrete nella nuova convenzione di medicina generale siglata nel 2005. A novembre 2005 il Parlamento vara la nuova riforma costituzionale in materia ed inserisce per la sanità la devolution totale delle competenze legislative alle Regioni in materia di assistenza e organizzazione sanitaria. L’autorità regionale è divenuta il vero soggetto decisore del sistema sanitario. Con la programmazione regionale vengono stabilite le allocazioni delle risorse e vengono determinate le linee di intervento future in base alla recente adozione di strumenti di finanziamento, quali il sistema di classificazione delle prestazioni sanitarie: DRG. Inoltre l’azione delle ASL e AO è condizionata da vincoli all’espansione delle prestazioni, dalla qualità delle stesse e dalla spesa globale. Tali vincoli sono definiti in sede di programmazione regionale consentendo alle singole aziende di stabilire: - livelli di attività e livelli economici da raggiungere; - criteri di incentivazione in caso di superamento dei livelli minimi di produttività e di penalizzazione in caso di insuccesso. Emerge la necessità che l’azione delle aziende sanitarie pubbliche sia oggetto di contrattazione con l’amministrazione regionale al fine di definire: - gli obiettivi quantitativi; - i livelli qualitativi di assistenza; - le fasce e i tetti d’incentivazione, nel caso in cui i livelli di produttività vengano superati; - i provvedimenti da adottare, quali le modifiche organizzative e la mobilità del personale, nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi. 19 L’accordo prevedeva uno stanziamento iniziale cospicuo per il SSN, contro l’impegno da parte delle Regioni alla completa ed autonoma gestione dei disavanzi gestionali. 20 Unità Territoriale di Assistenza Primaria 11 L’unitario sistema sanitario si articola, dunque in documenti regionali ed aziendali: tra l’amministrazione centrale e le aziende si instaurano flussi informativi continuativi, di carattere preventivo e consuntivo, tali che gli accadimenti di tutte le unità siano tempestivamente conosciute e valutate dagli opportuni livelli decisionali. E’ stato superato il criterio secondo cui le risorse da destinare all’assistenza sanitaria a carico del bilancio dello Stato erano determinate in funzione del fabbisogno indicato nel PSN. Lo Stato, determina lo stanziamento a favore del FSN e lo ripartisce tra le Regioni in proporzione alla popolazione residente; queste sono libere di incrementare le risorse a favore della sanità attraverso proprie economie di bilancio ovvero attraverso l’imposizione di specifici prelievi regionali. La capacità di una azienda sanitaria di sopravvivere viene a dipendere dalla sua capacità di attrarre pazienti, divenuti portatori di fatturato: infatti, quanto maggiore sarà la domanda di prestazioni, tanto maggiore sarà la quota di risorse attribuita alla struttura e ciò sarà di stimolo a più alti livelli di efficienza ed efficacia. La tutela della salute resta però materia di legislazione nazionale. Nello stesso mese, il Consiglio dei Ministri approva il Piano Sanitario Nazionale per il triennio 2006/2008 predisposto dal Ministro Storace. Il piano si articola in quattro linee strategiche: - raccordo tra politiche nazionali ed europee; - rilancio della prevenzione sanitaria, il governo clinico e la qualità, la riorganizzazione delle cure primarie e l’integrazione tra prevenzione, cure primarie e percorsi di diagnosi e cura; - promozione dell’innovazione, ricerca e sviluppo; - promozione delle forme di partecipazione dei cittadini. Il Piano non viene accolto dalle Regioni che lo giudicano in contrasto con l’autonomia regionale e superato nei contenuti. 21 La materia sanitaria abbiamo visto essere stata interessata, a più riprese, da numerosi interventi di riforma per porre rimedio agli squilibri del sistema. 3. Le cause di dilatazione della spesa I passi compiuti sono accomunati, da un lato, dall’obiettivo di garantire un’assistenza di livello qualitativo sempre più elevato ed uniforme in tutto il territorio del Paese, dall’altro, dalla necessità di tenere conto della limitatezza delle risorse e della sempre maggiore crescita registrata sul versante dei costi. 21 La Professione Medicina, Scienza, Etica e Società; Anno VIII Nr. 4/2006; pagg. 3-4 12 Si tratta quindi di conciliare esigenze molto diverse, che appaiono a volte in una situazione di contrasto insanabile. La spesa sanitaria tende ad incrementarsi sempre più con il passare degli anni, spinta:22 1) dal lato della domanda da: - lo sviluppo economico, il miglioramento del tenore di vita ed il più elevato livello di istruzione influiscono positivamente sulla crescita della spesa sanitaria; - l’estensione dei regimi di sicurezza sociale, con una maggiore copertura della popolazione ed una più ampia gamma di servizi erogati in regime di gratuità; - l’invecchiamento della popolazione che porta ad un aumento dei consumi sanitari; - la nuova concezione della salute, intesa anche dall’OMS, non più come assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico, psichico e sociale; 2) dal lato dell’offerta da: - l’aumento della densità dei medici è direttamente proporzionale all’aumento delle visite, delle prescrizioni farmaceutiche e dei vari accertamenti diagnostici; - gli interessi espressi da chi opera nel settore, situazione che si verifica nella generalità dei sistemi pubblici, la cui politica si rifà spesso alle esigenze delle categorie professionali in essi operanti; - la tendenza dei costi sanitari a crescere con tassi superiori rispetto a quelli inflattivi, situazione che può trovare una spiegazione tenendo conto che i beni sanitari presentano un crescente contenuto innovativo; - gli effetti del progresso scientifico e tecnologico in campo medico; a questo proposito è necessario distinguere l’innovazione di processo dall’innovazione di prodotto. L’innovazione di processo consiste nella possibilità di ottenere, a seguito dell’introduzione di nuove tecnologie produttive, lo stesso prodotto ad un costo inferiore; l’innovazione di prodotto, invece, si ha quando vengono resi disponibili prodotti diversi ed innovativi, in grado di appagare nuovi bisogni o di meglio soddisfare i vecchi23. Il settore sanitario è senz’altro caratterizzato da un contenuto innovativo assai elevato, ma nella maggioranza dei casi le nuove tecnologie determinano un’innovazione di prodotto: oggi è possibile fronteggiare malattie un tempo incurabili, straordinari passi avanti sono stati compiuti non solo nel campo terapeutico, ma anche in quello profilattico, riabilitativo e diagnostico. Tutto ciò, peraltro, non fa che comportare una crescita dei costi: non soltanto le innovazioni scientifiche hanno prezzi elevati, ma, offrendo la possibilità di intervenire su soggetti prima 22 23 Brenna A., Manuale di economia sanitaria, CIS Editore, 2003. Brenna A., Manuale di economia sanitaria, CIS Editore, 2003. 13 incurabili o di migliorare la qualità di funzioni già svolte in passato, determinano una nuova fonte di spesa. Alla luce della modificata realtà si comprende il motivo per il quale è necessario un controllo dei costi ed un loro contenimento. 4. I sistemi contabili in ambito sanitario In passato il sistema contabile si basava sulla contabilità finanziaria o pubblica, con funzione autorizzativa sulle decisioni di spesa. Oggetto della contabilità era la rilevazione delle uscite (spese sostenute per soddisfare i bisogni collettivi pubblici) e delle entrate (allo scopo di finanziare le suddette uscite). La differenza tra le uscite e le entrate determinava il risultato finanziario che poteva essere un avanzo, un pareggio o un disavanzo. Regioni, Province e Comuni avevano l’obbligo del pareggio mentre lo Stato aveva come obiettivo prevalente, il rispetto della situazione economico-sociale del paese. Tale sistema contabile è stato impiegato, in misura pressoché esclusiva, in ambito sanitario fino a qualche anno fa, ma l’aziendalizzazione delle strutture sanitarie ha imposto il graduale passaggio ad una contabilità di tipo economico-patrimoniale, costituita dall’insieme di rilevazioni attraverso le quali si individuano i costi e i ricavi collegati agli scambi di mercato e si seguono i movimenti finanziari e patrimoniali della gestione. Gli obiettivi principali, in tal senso, sono: - la determinazione analitica del reddito di esercizio e del capitale di funzionamento; - la determinazione e il controllo dei movimenti monetari e finanziari derivanti da operazioni di gestione. L’importanza del controllo gestionale nel settore sanitario, in aggiunta al controllo contabile deriva dal fatto che se la contabilità gestionale rileva i risultati dell’azienda nella sua globalità, la contabilità analitica dei costi e gli altri strumenti del controllo di gestione rilevano i risultati di parti specifiche dell’azienda, che permettono di individuare le diverse problematiche di gestione, di analizzare i risultati economici particolari della gestione, per ciò che riguarda i costi e le diverse attività. E’ necessario il passaggio dal sistema di rilevazione contabile del metodo della partita semplice (rilevazione del singolo valore numerario) al metodo della partita doppia (rilevazione valori numerari e non numerari). E’ fondamentale inoltre il coinvolgimento dell’operare del medico per ottenere maggior economicità in sintonia però con il paziente (“relazione terapeutica”).24 Lo strumento riepilogativo di tale forma contabile è il bilancio d’esercizio, che si compone di tre documenti: 24 Stato Patrimoniale: analizza gli elementi attivi e passivi, materiali e immateriali, che I sistemi di controllo nell’economia della aziende sanitarie pubbliche, C. Salvatore, Cedam, 2000. 14 costituiscono gli impieghi di risorse e le fonti di finanziamento ed il patrimonio netto, riferiti ad un determinato momento; - Conto Economico: riepiloga i componenti positivi e negativi che, per somma algebrica, determinano il risultato economico dell’esercizio; - Nota Integrativa: è il documento nel quale sono forniti elementi di conoscenza utili per la comprensione dei prospetti contabili25. Il bilancio deve essere redatto con chiarezza, così da rappresentare, in modo veritiero e corretto, la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico26. A tal fine è necessario il rispetto di alcuni principi di redazione27, quali la prospettiva di continuità dell’attività dell’impresa, la prudenza nelle valutazioni, la competenza, ecc. Un’ulteriore forma di contabilità è quella analitica, definita anche contabilità industriale o dei costi che si occupa di analizzare, elaborare e integrare con altre informazioni i dati provenienti dalla contabilità generale, al fine di renderli disponibili per poter essere utilizzati a supporto dei processi decisionali e per l’attività di pianificazione, programmazione e controllo di gestione. Rappresenta, quindi, lo strumento tecnico-contabile a disposizione di chiunque, in azienda, abbia delle responsabilità e sia tenuto a prendere decisioni sull’impiego dei fattori produttivi. Per contabilità dei costi si intende “l’insieme di determinazioni economico-quantitative che consentono di calcolare il costo dei dati oggetti di riferimento, in relazione a determinati fini conoscitivi”28. Tali informazioni sono classificate in gruppi omogenei definiti “costi”, che raggruppano tutti i movimenti aventi la stessa natura; ad esempio “Costo del personale”, “Costo di manutenzioni e riparazioni”, “Costo dei beni sanitari”, “Costo dei servizi non sanitari”. Lo scopo della contabilità dei costi è di mettere in condizione coloro che impiegano risorse di utilizzarle in modo consapevole, ponderato e responsabilizzato. Il graduale passaggio per le aziende sanitarie pubbliche ad un sistema di finanziamento a tariffa per prestazione, ha reso fondamentale poter disporre di una buona conoscenza degli elementi di costo. La necessità di confrontarsi con una tariffa è comunque un forte incentivo a ridurre i costi unitari delle prestazioni erogate e, quindi, a far recuperare efficienza al sistema sanitario.29 La contabilità analitica riprende i costi e i ricavi rilevati dalla contabilità generale, integrandone le rilevazioni e facendo riferimento ai fatti interni di gestione: le informazioni sono riclassificate per centri di costo, che raggruppano tutti i movimenti aventi la stessa destinazione, cioè lo stesso 25 Vedi Art.2427 c.c. Vedi Art.2423 c.c. 27 Vedi Art.2423 bis c.c. 28 Mechelli A., Processo di aziendalizzazione e analisi dei costi nelle aziende ospedaliere, Cedam, Padova, 2000, pag. 132 29 Grandi, La contabilità analitica, pag. 92. 26 15 utilizzatore. I dati ottenuti da questa rielaborazione possono essere impiegati per : - accertare la remuneratività delle tariffe; - controllare i costi e l’efficienza aziendale; - orientare le decisioni aziendali; - predisporre piani economici e finanziari (budget). Infine, a differenza della contabilità generale, quella analitica, ad eccezione di alcuni casi30, non è obbligatoria per le aziende private. In ambito ospedaliero un’attività di analisi dei costi può dimostrarsi assai utile, soprattutto ai fini di verificare i risultati economici raggiunti, cioè il rapporto tra i costi sostenuti a fronte dei DRG prodotti e quindi valutare anche il grado di efficienza delle singole unità operative e della struttura nel suo complesso. L’argomento è divenuto particolarmente attuale a seguito delle innovazioni introdotte dal D. Lgs. n. 502/92, e successive modificazioni e integrazioni, in materia di finanziamento delle aziende sanitarie e responsabilità sull’equilibrio economico-finanziario. Si è generato, infatti, un rinnovato interesse per le informazioni economiche relative alle attività svolte, non soltanto per sensibilizzare o responsabilizzare i diversi reparti sulla quantità delle risorse impiegate o sulla tipologia delle stesse, ma anche per avere un valido strumento di supporto decisionale a livello di direzione ospedaliera. Il nuovo sistema di finanziamento, precedentemente fissato su un diaria pro-capite per giorno di degenza, passa ad una tariffa omnicomprensiva per caso clinico trattato. Si passa quindi da un concetto di copertura dei costi ad una nuova remunerazione per il servizio reso. Gli effetti di questa profonda innovazione non hanno tardato, portando le giornate medie di degenza da 12 a 7,5. A seguito dell’introduzione del sistema di tariffazione delle prestazioni, si rende necessario valutare il contributo fornito da ciascuna unità decisionale autonoma, all’equilibrio economico complessivo: ai costi sostenuti da ciascuna unità si affiancano quindi i relativi ricavi espressi dai DRG. Tale prassi, peraltro, viene seguita non soltanto nelle aziende ospedaliere, dove ciò appare normale, visto che in esse il sistema di finanziamento è direttamente ancorato ai sistemi di tariffazione, ma anche nelle aziende USL, dove si arriva così ad avere una dimensione, confrontabile con i costi, del valore generato dall’attività delle diverse unità decisionali. 30 Le imprese che operano su commesse di durata pluriennale sono tenute, ai fini fiscali, a rilevare periodicamente lo stato di avanzamento dei lavori. 16 Ulteriore conseguenza del meccanismo basato sui DRG è, poi, il focalizzarsi dell’interesse informativo sul costo della singola prestazione, piuttosto che sui costi prodotti dalla singola unità decisionale autonoma o dal singolo centro di costo31. Solo riuscendo ad attribuire un valore alle risorse impiegate ad alle attività prestate nell’ambito di quel particolare ricovero, ad individuare un costo in grado di riassumere quanto è stato effettivamente speso, sarà poi possibile operare un confronto con la tariffa ottenuta, col DRG che individua l’ammontare chiamato a coprire le spese sostenute. Ecco quindi perché risulta sempre più importante essere in grado di capire “quanto costano” ad una struttura ospedaliera o ad una azienda USL tutta quella serie di attività necessarie per la cura di un paziente, tenendo conto che, se obiettivo primario resta la salute dello stesso, non si può non considerare la limitatezza delle risorse. Infine, si ricorda che le aziende sanitarie devono, ai sensi dell’art. 5, comma 5 D. Lgs. 229/99, tenere una contabilità analitica per centri di costo e responsabilità. I centri di costo, base per lo sviluppo di un sistema di contabilità analitica, individuano un’area/settore della struttura aziendale destinata a svolgere un’attività che comporta il consumo di risorse (reparto, ufficio, laboratorio): in capo a tale centro si possono individuare i costi inerenti lo svolgimento di un’attività produttiva. In ambito di contabilità analitica, si parla spesso anche di centri di responsabilità, ossia unità organizzative aziendali nelle quali si svolgono determinate attività sotto la direzione e il controllo di un responsabile; possono coincidere con un centro di costo o raggrupparne più di uno. La suddivisione dell’azienda in centri di costo ha, quindi, la finalità di permettere la localizzazione o imputazione dei costi, mentre l’articolazione in centri di responsabilità fa riferimento all’individuazione dei responsabili delle unità organizzative dell’azienda. Esistono anche centri misti che svolgono attività sia per l’esterno che per l’interno (es. servizi diagnostici ospedalieri quali il laboratorio di analisi, la radiologia). Il controllo di gestione è un processo di breve termine attraverso il quale il management si assicura che le risorse vengano acquisite ed impiegate in modo efficiente/efficace in vista del raggiungimento degli obiettivi esplicitati nella pianificazione strategica e dalla programmazione. E’ un processo di controllo interno per il management e per gli operatori sanitari. E’ proprio il controllo di gestione che permette la responsabilizzazione manageriale; esso è anche uno strumento guida per gli operatori ai quali vengono assegnati obiettivi e da questo hanno la possibilità di confrontare i risultati con gli obiettivi. Il sistema di programmazione e controllo serve inoltre come strumento di comunicazione per i soggetti, per stimolarli al raggiungimento degli obiettivi. 31 CASATI G., Programmazione e controllo di gestione nelle aziende sanitarie, Mc Graw – Hill, Milano, 2000, pag. 167 17 5. Il laboratorio analisi Il laboratorio analisi è un settore specifico e strategico di una struttura sanitaria, anche se contribuisce solamente in misura ridotta a generare ricavi e costi nonché ad assorbire i costi generali dell’intera realtà di cui fa parte (l’incidenza del laboratorio varia solitamente tra il 3% ed il 5%). E’ un’unità essenziale destinata ad una specifica attività, ovvero analizzare e repertare sangue e altri liquidi biologici, dietro richiesta medica. Gli esami possono essere distinti in: - esterni: se effettuati su pazienti non ricoverati all’interno della struttura ospedaliera ed inviati da medici convenzionati con il S.S.N o provenienti da altre strutture o centri di prelievo; - interni: effettuati su pazienti ricoverati. Tali esami sono necessari per le diagnosi sulle diverse patologie e per il follow up (controllo) delle cure mediche e chirurgiche durante la degenza; - in service (o outsourcing): analisi che non possono essere effettuate all’interno del laboratorio ma devono essere inviate in altri centri specializzati. Questo avviene principalmente per due motivi: per la mancanza di attrezzature tecnologicamente idonee ad effettuare determinati esami o perché taluni esami sono in numero ridotto e quindi non giustificano l’acquisizione di attrezzature. Appare opportuno ricordare la tipologia dei costi che di norma si utilizzano in contabilità analitica per ottenere una corretta nonché utile imputazione degli stessi. La distinzione tra costi diretti e costi indiretti dipende dalla possibilità di imputare le spese ai singoli test in modo diretto, oppure in funzione di criteri di ripartizione quando il costo viene sostenuto per più test. I costi diretti o speciali sono costi specificatamente sostenuti per la produzione di un determinato test, e come tali riferibili esclusivamente a quell’oggetto. I costi diretti si classificano in tre distinte categorie: - i costi diretti di materiali (reagenti, calibratori, materiale disposable, ecc); - i costi diretti di manodopera (lavoro pesato e non pesato pagato per un test); - i costi speciali diversi (energia, manutenzione dello strumento, etc). Appartengono invece alla categoria dei costi indiretti quelli che non possono venire attribuiti direttamente al test preso in considerazione; questi tipi di costo possono venire classificati in base all’area funzionale che li produce, come: - costi di produzione (pulizia, disinfezione, gestione del magazzino, manutenzione, ammortamento, ecc); - costi generali amministrativi; 18 - eventuali costi commerciali. Relativamente alla categoria costi indiretti si riscontra il problema relativo alla ripartizione tra i vari “centri di costo”, dei costi sostenuti dai centri di supporto (CUP32, bilancio, personale non direttamente impiegato, provveditorato, servizio informatico, farmacia, direzione sanitaria di presidio, pronto soccorso, centralino, ecc) che concorrono e contribuiscono alla realizzazione della produzione. La ripartizione di tali costi tra i vari “centri di costo” viene effettuata con l’impiego di appositi cost drivers oggettivi e rappresentativi dell’attività erogata dalla struttura generale a favore di ciascun “centri di costo”. I costi possono essere ulteriormente classificati in base alla loro variabilità in relazione al variare del volume produttivo. L’utilità di questa ulteriore classificazione consiste nella possibilità di poter meglio controllare i costi ed i processi che li determinano. Il costo di produzione di una data prestazione si compone, nella quasi totalità dei casi, di una parte fissa ed una variabile. - I costi fissi sono relativi a tutte quelle attività generali e di supporto, non direttamente imputabili a ciascuna prestazione, ma indispensabili per il funzionamento della struttura. L’attribuzione dei costi fissi alla singola prestazione viene effettuata in base a parametri di “ribaltamento” che includono il fatturato, il numero di persone operanti nell’unità, i metri quadri o altri parametri selezionati ad hoc. Il valore totale dei costi fissi rimane tale sia in assenza di attività (nessuna prestazione), sia al massimo dell’utilizzazione della capacità produttiva della struttura. Raggiunto il limite di utilizzo della capacità produttiva, i costi fissi ritornano a crescere per adeguare le dimensioni della struttura alle nuove capacità richieste. Sono tali i costi di adeguamento strutturale ad esempio, gli ammortamenti, i costi del personale, gli affitti, le assicurazioni, il riscaldamento, le spese di pulizia ecc; - i costi variabili rappresentano una minima percentuale sul totale dei costi e variano in misura proporzionale al variare del numero di referti prodotti; i principali sono soprattutto rappresentati dai reagenti e altri materiali, energia elettrica ad eccezione delle quote fisse, carico di lavoro direttamente attribuibile. 6. Una prima comparazione L’obiettivo del presente lavoro era di riuscire a determinare i costi di ciascuna prestazione dei laboratori analisi delle strutture prese in considerazione relativamente all’anno 2006, affinché ciò potesse essere un iniziale ed utile strumento di consultazione e controllo per le strutture stesse nonchè un valido ausilio in un’ottica di benchmarking attraverso l’evidenziazione delle strutture più 32 Centro Unico di Prenotazione 19 efficienti, laddove comparabili, con la prospettiva del miglioramento continuo da parte dei singoli laboratori. Tuttavia, dopo una prima riflessione sul processo produttivo si è compresa la difficoltà dovuta proprio alla complessità dell’attività stessa. Si tratta di un processo fortemente automatizzato ed i macchinari utilizzati effettuano simultaneamente diversi tipi di esami con quantità di reagenti e tempi macchina diversi da un esame all’altro. Per lo stesso motivo i laboratori presi in esame non sono riusciti ad oggi, a quantificare il tempo impiegato dagli addetti ai macchinari e suddividerlo per gli esami effettuati. Non è stato possibile quindi determinare i costi diretti relativamente ad ogni esame effettuato. Considerando che l’obiettivo della presente analisi è la comparazione tra diverse realtà, si è ritenuto opportuno quindi continuare l’analisi attraverso l’imputazione di tutti i costi, utilizzando un coefficiente di riparto che ci è sembrato comunque idoneo all’attribuzione degli stessi sulle prestazioni, ovvero il fatturato di ciascun esame. Nell’analisi sono stati inseriti i dati di attività del 2006 delle seguenti strutture: - Borgo Trento (laboratorio, microbiologia, fibrosi cistica); - Legnago (laboratorio, microbiologia); - Thiene (n. 1 UO di laboratorio con n. 2 sedi produttive: Thiene e Schio) ; - Bussolengo (n. 1 UO di laboratorio e n. 4 punti di prelievo: Villafranca, Malcesine, Caprino, Isola della Scala); - Casa di cura Pederzoli (laboratorio). I primi quattro fanno parte di strutture pubbliche e l’ultimo di un presidio ospedaliero di proprietà privata. Le classi di costo utilizzate per tutti i laboratori analisi sono: - costo del personale; - ammortamenti,; - costo per diagnostici e reagenti; - farmaci; - costi indiretti; - canoni di noleggio; - altri costi. Il costo del personale di laboratorio a sua volta è stato suddiviso in: - personale medico; - altro personale laureato (biologi); - personale amministrativo; 20 - tecnico; - infermieristico, ausiliario ed OTA. Il costo del personale è una voce di costo tra le più importanti e data la specificità dell’attività, il personale tecnico ovvero i tecnici di laboratorio hanno un peso significativo (vedi tab. n. 3 delle risorse umane). Per quanto riguarda il fatturato si rileva che la remunerazione degli esami di laboratorio effettuati per i pazienti ricoverati rientra nei DRG33; mentre le prestazioni per gli esami effettuati ai pazienti esterni sono remunerate a tariffa e sono definite dal nomenclatore tariffario regionale delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Le strutture in esame, ad eccezione della Casa di Cura, attualmente valorizzano tutte le prestazioni, sia interne che esterne, a tariffa come da nomenclatore. Data la difficoltà enunciata poc’anzi relativa all’attribuzione dei costi alle singole prestazioni, non sono ancora disponibili dei “valori di trasferimento” per gli esami interni; sarebbe auspicabile tuttavia un’ulteriore approfondimento di indagine nel tentativo di addivenire ad una corretta determinazione di tali valori per evitare sotto o sopra valutazioni. Il “prezzo di trasferimento” dovrebbe comprendere l’intero costo di produzione dell’esame a cui può aggiungersi una percentuale di margine per il laboratorio e dovrebbe essere applicato a tutti gli esami effettuati per i pazienti ricoverati nonché per coloro che usufruiscono del Day Hospital e Day Surgery al fine di ottenere una corretta valorizzazione all’interno del DRG. Ciò è utile anche nel caso in cui un laboratorio effettui esami in service per altri laboratori in modo tale da garantirsi la copertura dei costi ed un’adeguata remunerazione. La conoscenza del costo per esame permette anche ai dirigenti di ottimizzare le dimensioni dei laboratori e/o di conoscere se è possibile beneficiare di eventuali economie di scala. Si passa ora alla rappresentazione ed al commento dei dati elaborati. Nella tab. 1 è stato inserito il costo totale del personale separato per le aree professionali ritenute più significative nonché l’incidenza percentuale delle singole classi di costo sul totale del costi generali di struttura34. 33 DGR Veneto n. 916/2006: la revisione e l’aggiornamento periodico delle tariffe associate a ciascun DRG fa riferimento a un metodo che utilizza un costo standard di produzione calcolato sulla base dei costi pieni rilevati presso un campione di soggetti erogatori, pubblici e privati pre-accreditati. La Regione Veneto con DGR n. 3537 del 12/11/2004, ha dato avvio al progetto di ridefinizione dei costi standard di produzione delle prestazioni ospedaliere nella Regione Veneto, al fine di una più corretta tariffazione degli stessi poiché non vi sono riferimenti recenti sui costi di produzione effettivamente sostenuti nell’erogazione delle prestazioni ospedaliere, anche alla luce di sviluppi scientifici e dell’introduzione di nuove tecnologie. Alla luce dei primi risultati dell’analisi dei costi la Giunta Regionale, con la DGR n. 69/2006, ha ritenuto di riconoscere un incremento medio del 3% delle tariffe DRG specifiche e previste dalla DGR n. 62/2005. Non è stato tuttavia possibile recuperare tali risultati relativamente alla determinazione dei costi standard per vedere se e in quale modo le singole prestazioni che rientrano in ogni DRG avevano un peso a cui poter far risalire un costo di produzione. 34 Il totale dei costi di struttura è indicato in tab. 5. 21 Nella tab. 2 si è mantenuta la medesima suddivisione calcolando l’incidenza delle singole aree professionali sul costo totale del personale. Analizzando l’incidenza del costo del personale medico (vedi tab. 2) sul costo totale del personale che, a livello globale35 è del 23.66%, si nota che vi sono due strutture che si discostano in maniera considerevole e sono: Legnago con il 5.74% (n. 1 dirigente medico) e CdC con il 38.01% (n. 1 dirigente medico); inoltre il valore più alto si ha nella struttura di Bussolengo con il 40.7% dove però sono presenti n. 7.66 unità equivalenti. Analogamente il costo del personale medico (vedi tab. 1) di Legnago pesa per il 3.07% sul totale dei costi di laboratorio; per la Cdc invece tale percentuale arriva al 17% e passa al 26.85% di Bussolengo. L’altro personale laureato (vedi tab. 2) ha un’incidenza globale del 15.97% e similmente al personale medico, si registrano i valori più alti a Legnago relativamente al peso del costo di centro sul totale dei costi del personale pari al 30.32% (n. 8 unità equivalenti) ed in relazione ai costi totali di struttura per il 16.2% (vedi tab. 1). I valori più bassi sono a Bussolengo rispettivamente con il 3.62% (tab. 2) e il 2.39% (tab. 1 ) con n. 2.04 unità equivalenti (tab. 3) e CdC con il 4.66% (tab. 2) ed il 2.08% (n. 1.5 unità equivalenti). Il costo del personale amministrativo a livello globale è del 10.62% e qui il valore più basso si registra a Thiene sia in relazione al costo totale del personale (2.93% vedi tab. 2) sia in relazione ai costi totali di struttura (1.41% vedi tab. 1) seguito da Bussolengo con un 8.68% (tab. 2) e un 5.72% (tab. 1). Si confrontino tali valori con le unità equivalenti evidenziando che a Thiene sono 3.5 rispetto alla CdC che ha invece 2 unità. Il valore globale del costo del personale tecnico è del 25.97% e Borgo Trento registra un 8.18% (vedi tab. 2) rispetto al costo totale del personale ed un 3.78% (vedi tab. 1) sui costi complessivi di struttura. Tali percentuali si discostano notevolmente da tutte le altre strutture che hanno valori attorno al 40% rispetto al costo del personale con una punta del 46.91 alla CdC (tab. 2) e del 20% rispetto ai costi totali di struttura con una punta del 28.05% di Bussolengo (tab. 1). Il costo del personale infermieristico, OTA ed ausiliario è stato raggruppato in un unico centro di costo; tale classe di costo è completamente assente nella CdC e ciò si può notare anche dalla tab. 3; esso presenta un valore globale di riferimento del 23.78%. Il valore più alto si ha nella struttura di Borgo Trento (40.28% vedi tab. 2) rispetto al costo totale del personale e del 18.62% se si considerano i costi totali di struttura (tab. 1). Il valore più basso si registra a Bussolengo con un 4.48% (tab. 2) sul costo del personale ed un 2.95% sul totale costi di struttura (tab. 1). 35 Per calcolare tale valore si sono sommati tutti i costi dei singoli centri e sono stati divisi per il totale di tutti i costi del personale; ciò per calcolare un valore medio di riferimento. 22 Tab. 1 Costo del personale ed incidenza dello stesso sul totale dei costi di struttura (laboratorio) Pers.le Altro p.le P.le tecnico P.le amm.vo medico laureato Struttura (%) (%) (%) (%) Legnago 178,388.91 942,151.63 405,316.44 1,216,822.63 (3.07) (16.2) (6.97) (20.93) Bussolengo 2,396,494.25 213,423.97 510,831.03 2,503,938.75 (26.85) (2.39) (5.72) (28.05) CDC 253,875.69 31,125.00 69,600.00 313,356.00 (17) (2.08) (4.66) (20.98) Thiene 794,110.56 575,536.50 102,694.22 1,371,698.75 (10.91) (7.91) (1.41) (18.84) Borgo Trento 2,131,096.25 2,122,001.75 1,493,645.38 911,884.56 (8.83) (8.79) (6.19) (3.78) P.le inf/OTA/aus (%) 364,875.66 (6.28) 263,670.31 (2.95) 0 0 665,037.31 (9.13) 4,491,578.50 (18.62) Tab. 2 Suddivisione classi di costo del personale e incidenza sul costo totale del personale Pers.le Altro p.le P.le tec/p.le P.le amm.vo/tot p.le med/tot p.le laur/tot p.le Struttura (%) tot (%) (%) (%) Legnago Bussolengo CDC Thiene Borgo Trento 5.74 40.70 38.01 22.63 19.11 30.32 3.62 4.66 16.4 19.03 13.04 8.68 10.42 2.93 13.4 P.le inf-OTAaus/p.le tot (%) 39.16 42.52 46.91 39.09 8.18 11.74 4.48 0 18.95 40.28 Nella tab. 3 sono state inserite le risorse umane in quantità equivalenti per fare un confronto tra unità e valori. Tab. 3 Risorse umane in unità equivalenti Pers.le unità Personale medico Altro laureato Personale amm.vo Personale tecnico Personale inf/OTA/aus Legnago Bussolengo CDC Thiene Borgo Trento 1 7.66 1 6 14 8 2.04 1,5 6 5,57 7 7 2 3,5 9 27 28.32 9 33,34 34,42 15 4.68 20,53 19,5 Nella tab. 4 sono stati inserite tutte le componenti di costo delle strutture inserendo i valori di ciascuna classe e la percentuale di ognuno sul totale dei costi di struttura. Relativamente al costo del personale tutte le strutture hanno un incidenza attorno al 50% ad eccezione di Bussolengo che ha un’incidenza del costo del personale pari al 65.97% sui costi totali di laboratorio. 23 I canoni di noleggio espliciti risultano presenti solamente nella struttura di Legnano; è verosimile pensare che qualche struttura comprenda qualche forma di canone inserita nei contratti di manutenzione dei macchinari ma, non avendo la possibilità di vedere i singoli contratti, non si può affermare quali siano ed in quale misura. La Casa di Cura ha un contratto di comodato gratuito dei macchinari stipulato con le aziende che forniscono i reagenti, le quali si occupano anche della manutenzione ed eventuale sostituzione degli stessi per l’intera durata del contratto. Il centro di costo relativo ai diagnostici e reagenti (tab. 4) è, insieme al costo del personale il centro con la maggior incidenza ma anche il centro più significativo poiché fondamentale per l’attività propria del laboratorio analisi. Si tratta infatti del materiale necessario per lo svolgimento di tutti gli esami effettuati in laboratorio. Esso registra un’incidenza che va dal 29.99% di Legnago, al quale dovrebbero essere aggiunti i canoni di noleggio, al 52.09% di Bussolengo. Gli ammortamenti, i costi indiretti, altri costi e farmaci (vedi tab. 4) sono abbastanza omogenei in termini sia di valore che di incidenza sui costi totali per tutte le strutture in esame ad eccezione della voce altri costi sulla struttura di Borgo Trento che presenta un’incidenza del 15.21% sui costi totali. Tab. 4 Componenti dei costi totali e incidenza sui costi totali Struttura Legnago Costo Personale (%) Canoni noleggio (%) Amm.ti (%) Costi indiretti (%) Altri costi (%) 3.107.555,25 351.055,63 161.828,81 295.717,94 152.060,03 (53.44) (6.04) (2.78) (5.09) (2.62) Bussolengo 5.888.358,50 0 34.609,16 0 111.436,67 (65.97) 0 (0.63) 0 (2.02) CDC 667.956,69 0 5.931,63 61.812,90 74.011,36 (44.72) 0 (0.4) (4.14) (4.96) Thiene 3.509.077,25 0 92.389,93 124.570,59 184.941,48 (48.2) 0 (1.27) (1.71) (2.54) Bgo Trento 11.150.206,00 0 185.002,00 1.015.266,00 3.670.387,00 (46.21) 0 (0.77) (4.21) (15.21) Diagnostici e reagenti (%) Farmaci (%) 1.743.558,88 2.948,18 (29.99) (0.05) 2.879.040,75 12.480,31 (52.09) (0.23) 672.817,00 11.106,00 (45.05) (0.74) 3.364.096,75 5.061,14 (46.21) (0.07) 7.914.589,00 192.105,00 (32.8) (0.8) La tab. 5 riprende i costi totali delle singole strutture ed il rapporto tra i costi totali ed il fatturato in percentuale nonché il fatturato totale. Da ciò si evince che la struttura con l’incidenza minore rispetto al fatturato è la CdC (44.94%) e quella con i costi maggiori è Bussolengo (95.84%). Non si può tuttavia parlare di maggior o minor efficienza poiché si tratta di strutture con dimensioni diverse sia in termini dimensionali che di fatturato e quindi non è possibile fare un benchmarking. Un’osservazione ulteriore si può fare tra le strutture di Legnago e Bussolengo che presentano invece un fatturato simile; la struttura di Legnago ha un’incidenza di costi totali sul fatturato pari al 71.13% (58 dipendenti) contro Bussolengo che registra invece un 95.84% (49.7 dipendenti). 24 Tab. 5 Costi totali e fatturato Codice struttura Legnago Bussolengo CDC Thiene Borgo Trento Costi totali costi tot/fatt (%) Fatturato totale ( ) 5,814,724.72 (71.13) 8,925,925.00 (95.84) 1,493,635.58 (44.94) 7,280,137.14 (58.16) 24,127,555.00 (79.02) 8,175,124.50 9,313,390.00 3,323,527.25 12,517,259.00 30,532,588.00 Graf. 1 percentuale costi totali su fatturato 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 Legnago Bussolengo Costi CDC Thiene Borgo Trento Fatturato fonte: ns. elaborazione Nella tab. 6 sono state suddivise le prestazioni interne, esterne e in libera professione e sono stati inseriti i valori e la percentuale sul totale prestazioni per evidenziare rispettivamente, i pesi e le quantità di ciascuna struttura. Le prestazioni di laboratorio vengono distinte in: - interne per pazienti ricoverati; - esterne per pazienti esterni che si presentano con impegnativa; 25 - in libera professione per pazienti esterni paganti. Non sono state considerate le prestazioni urgenti poiché non era presente tale distinzione in tutte le strutture. Le prestazioni in libera professione sono una voce residuale e presente solamente in alcune strutture36. Come si può vedere dalla tabella, nelle strutture di Legnago e Bussolengo le prestazioni esterne sono sostanzialmente superiori a quelle interne; nella Casa di Cura e a Thiene sono in misura quasi uguale e nella struttura di Borgo Trento invece la percentuale si capovolge portando le prestazioni esterne al 36.83%37. Data la particolarità del processo produttivo del laboratorio analisi, caratterizzato da innumerevoli esami che vengono effettuati simultaneamente dallo stesso macchinario con tempi macchina e quantità di reagenti diversi gli uni dagli altri, l’attribuzione dei costi del centro è stata fatta sulla base del fatturato delle prestazioni. Per quanto riguarda il fatturato, nelle strutture osservate si è visto che la valorizzazione viene effettuata per tutti gli esami indistintamente secondo il nomenclatore tariffario regionale che è il documento di riferimento che comprende tutte le tariffe da applicare per le prestazioni specialistiche ambulatoriali38. Questo sistema è tanto più approssimativo quanto maggiori sono gli esami interni poiché nella realtà, gli esami effettuati ai pazienti ricoverati rientrano nei rispettivi Drg e quindi la loro valorizzazione dovrebbe essere effettuata secondo un prezzo di trasferimento. Tab. 6 Suddivisione delle prestazioni N° Prestaz. Interne Struttura (%) Legnago 801,857 (38.42) Bussolengo 520,305 (26.6) CDC 436,109 (54.54) Thiene 1,230,578 (46.21) Borgo Trento 4,243,796 (62.92) N° Prestaz. Esterne (%) 1,285,446 (61.58) 1,435,587 (73.4) 339,352 (42.44) 1,422,502 (53.42) 2,484,030 (36.83) Prest. Libera prof. (%) 0 0 0 0 24,096 (3.01) 9,803 (0.37) 17,267 (0.26) Prestazioni Totali 2,087,303 1,955,892 799,557 2,662,883 6,745,093 36 E’ verosimile pensare che anche nelle altre strutture vi sia stata attività in libera professione ma trattandosi comunque di una voce residuale probabilmente non sono stati rilevati. 37 Si osservi che la struttura di Borgo Trento è l’ospedale di riferimento della città di Verona, di grandi dimensioni e con tutte le specialità al suo interno; ciò potrebbe giustificare la prevalenza di esami interni per i pazienti ricoverati rispetto agli esterni. 38 DGR Regione Veneto n. 4304 del 29/12/04 contenente aggiornamento tariffe del nomenclatore tariffario regionale coma da DGR n. 486 del 5/3/2004. 26 Graf. 2 prestazioni percentuali 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Legnago Bussolengo prestaz interne CDC Thiene prestaz esterne Borgo Trento prest lp Nella tab. 7 si inserisce il peso del fatturato rispettivamente delle prestazioni interne, esterne ed in libera professione sul fatturato totale. La struttura di Thiene presenta una percentuale del 46.21% (vedi tab. 6) relativamente al peso delle prestazioni interne sul totale ma, pesi invece per il 37.93% in termini di fatturato sul totale. Tab. 7 Suddivisione fatturato per prestazioni Struttura Legnago Bussolengo CDC Thiene Borgo Trento Fatt prest. int/fatt. tot (%) fatt. prest est/fatt. tot (%) fatt. prest LP/fatt. tot (%) 31.56 24.98 50.01 37.93 56.51 68.44 75.02 48.13 61.71 43.31 0 0 1.85 0.36 0.18 27 Graf. 3 fatturato prestazioni suddivise su fatturato totale 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Legnago Bussolengo Fatt prest. int/fatt. tot (%) CDC fatt. prest est/fatt. tot (%) Thiene Borgo Trento fatt. prest LP/fatt. tot (%) Fonte ns. elaborazione 28