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12 IL GIORNALE DI VICENZA GT18774 Venerdì 7 Novembre 2014 CRONACADIVICENZA Ilproverbio Chicavalca dinotte, convienriposi digiorno Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: [email protected] LOSCONTRO. L’ufficiale americanodi ritornodallaLiberia non èin condizioni diessere dimessoe quindiresta ricoverato in cardiologia. Intantomonta lapolemica Quarantena,RegioneeUlss ai ferri corti Ieriè arrivataaVicenzal’ispettrice voluta da Zaia Angonese:«Sono stati rispettatitutti i protocolli» MaVeneziaritienechesi dovesseusare piùcautela L’americano reduce dalla Liberia infestata da ebola resta al San Bortolo. Rapido e obbligato dietrofront dell’Ulss. Due giorni fa il direttore generale Ermanno Angonese annunciava il cessato allarme sulle condizioni dell’ufficiale ricoverato al San Bortolo per un attacco alle coronarie e il suo rientro al Del Din per completare la quarantena anti-ebola e attendere nel suo alloggio la chiamata dell’ospedale per il già programmato intervento di by pass. Ieri mattina, dopo un consulto medico, la decisione di trattenere il colonnello Usa nella stanza singola del reparto di cardiologia in cui si trova da sabato sotto stretta osservazione. CRITICITÀ. Le condizioni generali sono migliorate ma la criticità permane, la coronarografia ha mostrato una diffusa ostruzione dei vasi, per cui si preferisce non rischiare e si continuerà a sottoporre il paziente a terapia semi-intensiva. Il bypass verrà innestato dai cardiochirurghi non appena l’evoluzione clinica lo consentirà. Ieri, una volta cancellata l’intenzione di dimettere il militare, la direzione medica ha anche emanato il primo bollettino sullo stato dell’uomo, che viene costantemente monitorato. Impossibile avvicinarlo. L’azienda ha disposto una cortina impenetrabile. Per primario, medici e infermieri la consegna del silenzio più assoluto. settore malattie infettive, ovvero la stessa dirigente venuta a Vicenza qualche giorno fa per una riunione con lo stato maggiore dell’Ulss e una delegazione Usa, prima che il ministro della salute Beatrice Lorenzin facesse sapere che l’accordo con il Pentagono era di spedire i casi sospetti di ebola negli Stati Uniti senza più appoggiarsi al San Bortolo, come fino a quel momento si era concordato su richiesta degli americani delle due basi Del Din e Ederle. FACCIA A FACCIA. Erano le 8,20 quando l’ispettrice regionale ha bussato alla porta del direttore medico del San Bortolo Ennio Cardone. Un lungo faccia a faccia. Cardone ha spiegato la vicenda, ha motivato il comportamento dell’azienda, e ha consegnato referti e documenti, che la Russo, a sua volta, ha portato al direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan. Sarà, poi, lo stesso Zaia, a esaminare le carte vicentine e a dettare la sentenza finale. Il presidente, già da subito contrario a quarantene in territorio italiano, non ha preso bene l’iniziativa dell’Ulss berica, e si è fatto sentire con il dg Ermanno Angonese. C’è ora da stabilire se Vicenza abbia agito nel modo più ido- L’ISPEZIONE.Sempre ieri mattina, è iniziata l’ispezione, ordinata dal governatore Luca Zaia con effetto immediato subito dopo il comunicato trasmesso dall’Ulss mercoledì pomeriggio. Venezia non ha perso tempo. Dei tre ispettori annunciati, Mario Saia, Milvia Marchiori, Francesca Russo, si è, però, presentata solo quest’ultima, cioè la responsabile, nell’assessorato alla sanità, del Abbiamo agitocon trasparenza percurareun paziente ERMANNOANGONESE DIRETTORE GENERALEULSS6 Ebolaallavicentina elapsicosidell’ignoranza neo o se le modalità adottate siano censurabili. ULSS VS REGIONE. Angonese non arretra di un millimetro. Ha ricevuto - dice - decine di messaggi di solidarietà da parte di vicentini che approvano la linea operativa dell’Ulss e spronano ad andare avanti in questa direzione. E lui conferma senza tentennamenti: «In qualsiasi parte del mondo una persona in quarantena che abbia bisogno di cure viene assistito. Le nostre procedure sono state corrette, ortodosse, perfette. Davanti a noi c’era un malato, per il quale è stata esclusa qualsiasi patologia infettiva, e che correva il pericolo di morire per infarto». Il dg non cambierebbe nulla di quanto fatto: «Non abbiamo nulla da temere o da nascondere. Abbiamo agito con trasparenza, alla luce del sole, per curare un paziente. E questa è la cosa che, anche eticamente, viene prima di tutto». A Venezia, invece, si ragiona diversamente. L’Ulss - questa, secondo indiscrezioni, la versione regionale - era presente con il suo dipartimento prevenzione al tavolo che, davanti al sindaco di Vicenza e ai vertici americani, decise di sottoporre a quarantena nella caserma di Vicenza i militari di ritorno dalla Liberia. Insomma, secondo Venezia, il colonnello arrivato in Italia da una delle aree più martoriate dal virus dell’ebola era un caso sospetto a tutti gli effetti, per cui l’Ulss avrebbe dovuto far scattare tutte le misure di cautela stabilite da un protocollo interno, dal massimo isolamento all’uso del materiale protettivo fino alla distruzione di ausili e presidi che fossero venuti a contatto con il paziente. È su questa diversità di pensiero che si gioca ora la partita. Fra chi ritiene che il San Bortolo sia sotto attacco per aver compiuto il proprio dovere, e chi lo accusa di non avere osservato le regole e di essersi dimostrato inefficiente. • © RIPRODUZIONERISERVATA di ARIO GERVASUTTI S Precauzioniper ebola.IlSanBortolo è al centrodiun caso Ildocumento delSan Bortolo «Nonsononecessarie altremisurepreventive» Ieril’Ulss,per tranquillizzare la popolazione,ha purediffuso un comunicato,approvatocon le altre treaziendedella provincia, sul rischiodi importazionedell’Ebola. «Iprofughi chearrivano nel nostroterritorio -diceil documento- non rappresentanounpericolo per questimotivi:le nazionalitànon sonoquelle deitrepaesi interessatidall’epidemia; vengono visitatial momento dello sbarcoe quandoarrivano aVicenza; il tempo che impieganoperarrivaredai paesidi origineinItalia è molto maggiorerispetto altempo massimodiincubazione della malattia».Alivello localespiegaancorailcomunicato -le Ulssvicentine hannoattivatole procedureospedaliere e COGLI L’OPPORTUNITÀ! MUTUI CASA TASSO 1,50% A PARTIRE DA LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE TRA TASSO VARIABILE E TASSO FISSO www.centroveneto.it Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Le condizioni contrattuali sono riportate nei Fogli Informativi a disposizione del pubblico presso le filiali della Banca e nel sito www.centroveneto.it. La concessione dei finanziamenti è subordinata all’approvazione della Banca. *L’offerta promozionale è valida fino al 28/02/15 per finanziamenti fino all’80% del valore dell’immobile ed è relativa sia a mutui nella versione a tasso fisso che variabile. L’offerta per il mutuo a tasso variabile prevede un tasso per il primo anno pari all’1,50%, successivamente sarà indicizzato alla media aritmetica del parametro Euribor-6m/365 maggiorato di uno spread a partire dal 2%. Taeg del 2,53% per mutuo di euro 100.000, durata 10 anni, rate mensili. L’offerta per il mutuo a tasso fisso sarà determinato dal costo banca della provvista al momento della stipula, calcolato come da “Convenzione Plafond Casa” tra ABI e Cassa Depositi e Prestiti Spa più uno spread dell’1,50%. Taeg del 3,67% per mutuo euro 100.000, durata 10 anni, rate mensili. (Esempi calcolati il 01/09/14). Per i soci della Banca è riservata una riduzione delle spese di istruttoria. Franco Pepe L'editoriale territorialiper individuare e gestireeventuali casisospetti. C’è,poi, unpreciso riferimentoal casodell’ufficiale Usaricoverato alSan Bortoloper la sindrome coronaricachelo ha colpito durantela quarantena: «Vistele modalitàditrasmissionedelvirus, lasua contagiosità soloquando sonogià presenti i sintomi,le aree interessatedall'epidemia, le misuredicontrollo,il rischiodi importazionee trasmissione dell'infezione deve considerarsi nonescludibilema estremamente improbabile,e nonsi rendono necessarieulteriori misure preventive o dicontrollo rispetto a quelleinatto, ancheper quanto riguardalapresenza negli ambientidivita, dilavorodi personeche hannosoggiornato nei21giorni precedentiinquei paesi». • F.P. L’INCONTRO. Stasera Pellizzer svela i segreti delvirus L'associazione culturale “Il cenacolo: leggiamo insieme” stasera alle 20,45, nella sala conferenze del Comune di Sovizzo, accende i riflettori su Ebola. L'appuntamento avrà come relatore Giampietro Pellizzer, direttore del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali del San Bortolo, medico volontario del Cuamm che ha lavorato e vissuto in Africa per anni. Pellizzer spiegherà la natura del virus e si soffermerà sulla cronaca più recente che ha visto ricoverati in quarantena i militari Usa rientrati dalla Sierra Leone. • AN.MA. iamo stati facili profeti: la surreale gestione dei reduci dalle zone colpite da ebola avrebbe ingenerato confusione e, nel peggiore dei casi, psicosi. Così è stato. Con l’aggravante, per pochi, di un abisso di ignoranza e stupidità manifestato dall’accusa a questo giornale di aver raccontato esattamente ciò che è accaduto. Ricapitoliamo. A metà settembre Il Giornale di Vicenza rivela che spetterà ai militari americani della base Del Din andare in Liberia e costruire presidi sanitari anti ebola. Scriviamo che le procedure di sicurezza al loro ritorno sono le stesse previste in tutto il mondo, con un controllo due volte al giorno per 21 giorni (tempo di incubazione di un eventuale contagio) e la predisposizione di una stanza isolata al San Bortolo nell’ipotesi remota che un “reduce” manifesti sintomi febbrili. Rischi, pari a zero virgola. Tutto inutile: l’ignoranza la fa da padrona e ad alimentarla contribuiscono il sovrapporsi di interventi - anche politici a tutti i livelli - che invocano ulteriori misure di precauzione a carico dei militari Usa. Questi ultimi, per evitare discussioni, acconsentono e decidono di trattenere in quarantena i reduci facendo infuriare perfino Obama che scopre dalla Cnn l’adozione di protocolli non previsti dalle norme americane e internazionali. Ma ormai la macchina infernale si è messa in moto, e basta un servizio della Tv americana dal titolo “Soldati americani reduci dalla missione anti ebola in quarantena a Vicenza” per mobilitare i mezzi d’informazione nazionali e internazionali: se li mettono in quarantena pensano - vuol dire che c’è qualche rischio. Non è così, ovviamente, e questo giornale lo ha spiegato ben prima e anche dopo il ritorno dei soldati Usa. La psicosi ormai ha però iniziato a diffondersi: finchè sabato sera un nostro collaboratore casualmente vede un’ambulanza del San Bortolo uscire dalla Del Din. Una telefonata all’interno della base conferma che un soldato è stato colto da malore, ma né gli americani né l’ospedale ammettono che si tratti di uno dei “reduci” dall’Africa. E allora perché gli infermieri indossavano gli scafandri? Lunedì ovviamente scopriamo la verità, cioè che un ufficiale in quarantena ha avuto un infarto e che è stato ricoverato in cardiologia. È del tutto evidente - quin- di - che ebola in questa storia non esiste (altrimenti non sarebbe stato di certo ricoverato in mezzo agli altri pazienti). La notizia, lo ripetiamo a uso dei ciechi e dei sordi, è nella grottesca gestione dei protocolli di sicurezza: non nel pericolo di un contagio. Gestione completata, tanto per non farci mancare nulla, dalla programmata uscita dell’ufficiale dall’ospedale e dal suo ritorno... in quarantena. Uscita che poi ieri è stata revocata alla luce - purtroppo - di un aggravamento delle condizioni del paziente. Un teatro dell’assurdo. La quarantena a fasi alterne ci mancava. Ebola non c'entra niente, e lo abbiamo scritto dal primo all’ultimo giorno (titolo in prima pagina di martedì: “Altro che ebola”). C'entra invece la psicosi che ha spinto tutti a costruirsi protocolli “ad personam”, ignorando ciò che i medici e l'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno sempre spiegato. Perciò assistiamo al paradosso che ogni giorno arrivano con i barconi dall' Africa migliaia di sconosciuti senza controlli né screening, e si spargono per l'Italia e l'Europa in barba a qualsiasi norma di prevenzione; invece soldati che sono andati in Africa a fare il loro dovere superprotetti e controllati, quando ritornano devono sottostare a una quarantena inutile che ha solo contribuito a alimentare ulteriormente la psicosi. E che la quarantena sia inutile lo dimostra proprio l'episodio che Il Giornale di Vicenza ha raccontato: un infartuato è stato ricoverato in ospedale in mezzo agli altri pazienti. Quindi i casi sono due: o non è portatore di alcun rischio di ebola (e allora non ha senso che stia in quarantena) o è un potenziale portatore (e allora è assurdo ricoverarlo insieme agli altri pazienti). Non esiste una terza opzione. Noi, ovviamente, propendiamo per la prima ipotesi e riteniamo che i medici di Vicenza abbiano tenuto un comportamento coerente e razionale. Ciò che abbiamo denunciato è il ridicolo sovrapporsi di protocolli inutili. La stragrande maggioranza dei vicentini, per fortuna, l’ha capito perfettamente; non così quei pochi che non sapendo né leggere né scrivere delirano di allarmismi, complotti, attacchi a destra e sinistra, retroscena politici. Se una persona legge il contrario di ciò che c'è scritto sul giornale, è questa persona ad avere bisogno di un medico. Ma di uno bravo. • © RIPRODUZIONERISERVATA