Rassegna Stampa

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Martedì 30 giugno 2009
TREVISO
Martedì 30 giugno, pag. 2
Cariche esplosive per cercare l’oro nero
Via libera alla campagna di esplorazione: in preallarme i paesi interessati
La Provincia dà il via libera per la ricerca di petrolio e idrocarburi nel trevigiano. Dopo il tira e
molla di inizio anno la Celtique Energie Petroleum Ltd, società londinese con sedi italiane tra
Ferrara e Matera, nei prossimi giorni potrà iniziare l’attività esplorativa “di acquisizione sismica”
all’interno del progetto denominato “Carità”.
L’obiettivo è quello di passare al setaccio il sottosuolo di 35 comuni della Marca alla ricerca di
giacimenti di idrocarburi non ancora sfruttati realizzando, in seconda battuta, dei pozzi esplorativi
profondi sino a quattro chilometri.
Per la prima parte della ricerca la commissione per la Valutazione di impatto ambientale, riunitasi
una settimana fa, ha deciso di non chiedere ulteriori studi e di evitare la procedura di Via per le
indagini geologiche mostrando, di fatto, il disco verde al progetto di screening che la società
londinese ha presentato a metà marzo, dopo una richiesta di “migliore definizione” da parte della
Provincia. Le ispezioni dovrebbero durare circa sei mesi, su un’area che da Conegliano a Monastier,
sino
a
Vedelago
e
Montebelluna,
si
estende
per
circa
530
chilometri
quadrati.
Il procedimento era stato avviato all’inizio del 2007 presso il Ministero dello Sviluppo economico
e dopo le iniziali perplessità, ora è arrivato un primo via libera che consente la ricerca di idrocarburi
liquidi e gassosi a ridosso di una zona che la Celtique definisce “molto interessante”.
«Nella pianura padano veneta l’attività di ricerca è sempre stata molto più modesta che nel resto
dell’Italia settentrionale. I primi pozzi esplorativi risalgono agli anni ’30 (Sacile), mentre la prima
scoperta significativa risale al 1974 con il campo di Cavalletto – si legge nello studio ambientale –
in questa parte sono stati scoperti sei giacimenti a idrocarburi gassosi (Anzano, Cavalletto,
Conegliano, Sant’Antonio, Nervesa e Arcade) tutti concentrati nell’area di istanza di permesso di
ricerca».
Nei prossimi giorni, quindi, dovrebbe iniziare la raccolta di dati attraverso la riflessione di onde
sismiche captate dai ricevitori e originate da diversi strumenti che si potranno incrociare lungo le
strade della Marca: la massa battente, installata su mezzi agricoli, il “Vibroseis”, mezzo pesante
dotato di una piastra vibrante da appoggiare al suolo; e il metodo esplosivo, con la detonazione di
cariche dentro pozzetti di scoppio a una profondità massima di 40 metri. Gli abitanti verranno
avvisati in anticipo e la Provincia ha chiesto di mantenere “un’adeguata distanza dalle costruzioni”.
La prima fase servirà per individuare i siti sensibili dove realizzare i pozzi esplorativi profondi sino
a 4 chilometri e indagare più in profondità. Ma questo è un altro capitolo. «Una volta individuati i
siti – scrive il presidente della commissione per la Valutazione di impatto ambientale, Carlo
Rapicavoli – si ritiene necessario assoggettare a procedura Via le attività relative alla realizzazione
dei
pozzi
esplorativi».
Insomma,
per
ora
si
ricerca,
poi
serviranno
nuovi
studi.
Mauro Favaro
I test in trentacinque comuni
La Provincia ha deciso che la Celtique Energie Petroleum può iniziare la ricerca di petrolio e
idrocarburi nel trevigiano. L’attività esplorativa è alle porte. L’indagine si estenderà su un’area di
530 chilometri quadrati e comprende 35 comuni. Questi i paesi che verranno passati al setaccio:
Arcade, Breda di Piave, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Cimadolmo, Codognè, Conegliano,
Fontanelle, Giavera, Istrana, Mareno di Piave, Maserada, Monastier, Montebelluna, Nervesa,
Ormelle, Paese, Ponte di Piave, Ponzano, Povegliano, Roncade, San Biagio di Callalta, Santa Lucia
di Piave, San Vendemiano, San Polo di Piave, Silea, Spresiano, Susegana, Trevignano, Treviso,
Vazzola, Vedelago, Villorba e Volpago del Montello.
Martedì 30 giugno, pag. 26
Martedì 30 giugno, pag. 16
Parte la corsa al petrolio
Da oggi iniziano i sondaggi Al setaccio 259 chilometri
Federico Cipolla
La Provincia ha autorizzato le analisi del terreno Accertamenti condotti dalla londinese Celtique
Energy
Nulla osta della Via
Scatta lo screening in 35 comuni trevigiani
Parte la corsa all’oro nero nella Marca. La Provincia ha autorizzato con decreto la Celtique
Petroleum Energy a compiere analisi su un’area che va da Conegliano a Roncade, da
Trevignano e Oderzo (35 comuni interessati), per cercare il petrolio. Il progetto «Carità» della
società londinese prende ufficialmente il via da oggi.
Secondo la Celtique Petroleum ci sono ottime possibilità di trovare un «sistema petrolifero
completo» nel sottosuolo di 35 comuni trevigiani, in un’area vasta 259 chilometri quadrati. La
commissione Via ha emesso il 23 giugno un decreto che autorizza la società a compiere il primo
screening: nel dettaglio si tratta di collocare alcuni sensori in tutta l’area individuata. Dal risultato
che ne deriverà i tecnici della società londinese decideranno poi se proseguire con le analisi. La
commissione provinciale Via ha autorizzato solo la prima parte dell’intervento; nel caso in cui si
rivelassero necessarie le trivellazioni, i progetti dovrebbero tornare in mano ai commissari. «E’ stato
deciso così perché in questa fase non ci sarà alcun impatto ambientale - ha spiegato il presidente
della provincia Leonardo Muraro - per il resto invece l’analisi andrà approfondita e richiede una
procedure diversa». Secondo il progetto della Celtique Petroleum, la ricerca dell’oro nero della
Marca durerà sei anni. Il primo obiettivo della società con sede operativa in Charlotte Street, a
Londra, è verificare con i sensori la possibile presenza di idrocarburi e in un secondo momento con
le trivellazioni verificare che vi sia un giacimento di petrolio (ma anche metano, butano ed etano)
sotto la provincia di Treviso. Se il progetto Carità (cosi è stata denominata la campagna di ricerca)
darà buon esito, solo allora potranno intervenire le multinazionali del petrolio. Tra tutte la Avista
Capital Partners, principale finanziatrice della caccia all’oro nero.
Martedì 30 giugno, pag. 7
Inceneritori, è battaglia fra tecnici
Ieri in municipio a Silea la task force comunale: obiettivo "smontare" il progetto di Unindustria
Silea
Si concretizza a Silea l’entrata in campo della task force di esperti che farà muro contro i disegni di
Unindustria che prevedono la realizzazione di due inceneritori, uno dei quali nel territorio
amministrato da Silvano Piazza. Tre mesi e 138mila euro stanziati a disposizione di un’iniziativa
che vanta, a quanto pare, il primato italiano assoluto.
La formazione: Umberto Bellucco, Stefano Montanari, Edoardo Manetti, Guido Salvi. Gli
scienziati si sono presentati ieri mattina in municipio per ufficializzare il proprio impegno
professionale diretto a smontare il progetto. Sono tra i massimi esperti mondiali del settore e con le
proprie analisi e le rispettive competenze, contrasteranno i pareri dei tecnici che, in Commissione
Via, valuteranno la possibile realizzazione dell’impianto nel feudo Piazza. «Mi piace pensare sia
una grande opportunità anche a livello provinciale per informare i cittadini e le autorità. Se sarà
necessario, troverò altri fondi affinché anche gli altri Comuni possano beneficiarne, a cominciare da
quelli limitrofi, con i quali ho già instaurato dei buoni rapporti. Mi voglio preoccupare anche per
Treviso, che finora invece ha dormito».
Bellucco, uno dei massimi esperti in chimica a livello mondiale, sottolinea subito come sia
fondamentale ribaltare l’iter sistematicamente adottato in Italia di far presentare dai privati proposte
“libere” alle Regioni. «E’ necessario che siano invece le istituzioni a dare le necessarie direttive per
le eventuali realizzazioni di impianti del genere, predisponendo un apposito piano. Il nostro compito
sarà quello di verificare in modo critico il progetto di Unindustria, tenendo ben presenti le
cosiddette ‘condizioni al contorno’, cioè non solo le caratteristiche tecnico impiantistiche,
funzionali, gestionali, di ricaduta al suolo e di garanzia che lo contraddistinguono, ma anche il
contesto morfologico, ambientale e culturale sul quale la realizzazione andrebbe ad influire». «E per
favore, non chiamatelo termovalorizzatore – puntualizza acceso Montanari, sostenuto dai tre
colleghi – perché la Comunità Europea ci ha espressamente vietato di usare questo termine, non
solo inappropriato, ma proprio sbagliato. Noi italiani siamo gli unici ad usarlo, facendo delle
pessime figure, manipolati da chi vorrebbe indorarci la pillola».
Dal 2005, Montanari è a capo di un’unità di ricerca denominata Nanopathology voluta dalla CE e,
anche a tal proposito, lo studioso precisa che «è assolutamente certo che i fumi di un inceneritore
producano nanoparticelle tossiche, come è certo che queste nuocciano in modo permanente alla
salute». Non si tratta di ipotesi o catastrofismi, quindi, e Piazza spera di poter allargare lo studio alla
valutazione di tutte le possibili soluzioni alternative all’inceneritore. «Sfruttando il confronto delle
quattro grandi teste che lavorano in questo eccezionale team, potremo dare un esempio al resto
d’Italia» perché tra l’altro, come puntualizza Montanari, «è dal 1979 che negli Usa non si
costruiscono più inceneritori».
Aldina Vincenzi
Martedì 30 giugno, pag. 10
RIESE PIO X
A Vallà torna la paura
Il fortunale blocca la sagra
Riese Pio X
L’altra sera un fortunale si è abbattuto anche sulla castellana riportando in auge antiche paure tra la
gente della zona.
In particolare a Vallà di Riese si sono vissuti momenti di paura nel corso della sagra, voluta
nonostante quello che è recentemente successo.
E proprio il ricordo della tromba d’aria del sei giugno ha aleggiato per qualche minuto sui presenti
alla manifestazione.
Manifestazione che alla fine è stata sospesa più per precauzione che per altro.
Fortunatamente alla fine i danni si sono rivelati pressochè inesistenti, anche se la festa è stata
rovinata e la gente ha dovuto abbandonare in tutta fretta il campo.
Per la cronaca glòi organizzatori hanno deciso di posticipare alla prossima domenica il gran finale
della sgara stessa. Un modo forse per esorcizzare la paura e cercare di guardare con fiducia al
domani e a quanto aspertta i cittadini di vallà in fatto di ricostruzione delle loro abitazioni.
Nella Castellana ci sono state tre ore di interventi, dalle 22 all’una per i vigili del fuoco di
Castelfranco a causa del fortunale.
Fortunatamente non ci sono da registrare danni particolari alle abitazioni se non qualche ramo
abbattuto e qualche scantinato allagato nelle zone di Castelfranco, S.Andrea, Vedelago, Fanzolo,
Castello di Godego.
Martedì 30 giugno, pag. 12
Sernaglia affonda di nuovo: «Fermate il dissesto»
Il diluvio di domenica sera, abbattutosi su Farra, ha spinto acqua e fango in diverse abitazioni del
paese, "vittima" di un rischio idraluco costante
Sernaglia della Battaglia
Un fiume di acqua e fango all’improvviso domenica sera si è abbattuto sul territorio di Sernaglia,
tornata a fare i conti con il dissesseto idrogeologico del territorio. E a pagarne le conseguenze,
ancora una volta, i cittadini. Oltre un metro e mezzo d’acqua in diversi garage e abitazioni di via
Farra, di via Croce nella parte che va verso via Letteria, e in via Patean. Strade chiuse, Vigili del
fuoco in azione fino alle 2 di notte, amministratori e polizia locale attivi e in sopralluogo.
«Nella serata di domenica - spiega il neo sindaco Sonia Fregolent - un nubifragio si è abbattuto sul
territorio del Comune di Farra di Soligo, che confluisce nel bacino scolante del nostro Comune. Nel
territorio sernagliese si son verificate esondazioni in più parti del territorio, colpendo punti critici
già noti all’Amministrazione comunale. Abbiamo già contattato gli organi competenti, in particolare
il Consorzio di bonifica per gli interventi urgenti di competenza, con particolare attenzione alla
tutela dell’incolumità delle persone».
Insomma il territorio ancora una volta ha gridato aiuto. Perchè quel che è andato in scena domenica
è semplicemente la dimostrazione che tutto il sistema di scolo delle acque meteoriche del territorio
è al collasso e va rivisto, adeguato a un clima che eccezionale non si può più definire, a
un’urbanizzazione che ha reso impermeabile il suolo, a una modifica delle colture e a uno
sfruttamento intensivo delle aree agricole che nel corso degli anni ha portato alla sistematica
eliminazione di scoline, fossi e zone erborate che hanno sempre mitigato e trattenuto l'acqua
allungandone i tempi di deflusso. E proprio dai campi, come dalle colline, l’acqua domenica
continuava a defluire trasformando le strade sterrate in veri e propri alvei. «È in programma a breve
un consiglio comunale sui problemi connessi al rischio idraulico, sugli interventi urgenti finalizzati
a scongiurare il ripetersi di situazioni critiche - afferma Fregolent -. Altro versante è quello della
verifica dei regolamenti locali, di concerto con i Comuni limitrofi per assicurare in via preventiva
ogni azione utile a migliorare l’assetto idraulico sul territorio. Si sta vagliando anche la possibilità
di ordinanze urgenti a carico di situazioni di non conformità rilevate sul territorio, anche in area
privata, che sono concausa dei fenomeni di allagamento. Ringrazio il collega di Farra per il senso di
responsabilità
manifestato,
venendo
lui
stesso
a
verificare
la
situazione».
Giuseppe Nardi a Sernaglia ci è corso subito, dopo aver visto tutta quell’acqua che tracimava dai
campi e dai fiumi posti a confine e che correva giuù dalle colline. «Ho preso atto del problema spiega - e ho già manifestato al sindaco di Sernaglia tutta la disponibilità della mia amministrazione
per affrontare insieme questo problema».
E oggi si inizia la solita trafila: conta e segnalazione dei danni, richiesta dello stato di calamità alla
Regione. In attesa della prossima pioggia.
Manuela Collodet
Martedì 30 giugno, pag. 23
FANZOLO
Devastati dal vento cinquanta campi coltivati a
tabacco
VEDELAGO. Pioggia evento hanno fatto fare gli strordinari domenica sera ai vigili del fuoco. A
Fanzolo sono andati completamente distrutti cinquanta campi coltivati a tabacco che si stavano
riprendendo dopo la tromba d’aria dello scorso 6 giugno. Danni anche a numerosi vigneti, orti e
campi coltivati a mais. In via San Francesco i vigili del fuoco sono dovuti intervenire nuovamente
per ripristinare la copertura dell’abitazione di Angelo Bosa, ripristinata dopo la tromba d’aria del 6
giugno e danneggiata domenica dal vento. Alberi sono caduti in via Unione e davanti al ristorante
Antica Postumia. Allagato anche il sottopasso di via Montegrappa a Fanzolo, per l’intasamento
degli scarichi dovuto alle foglie. Stessa situazione a Sant’Andrea oltre il Muson, centro allagato con
15 centrimetri di acqua, che fortunatamente non è entrata nelle abitazioni e negozi: gli scarichi
otturati dalle foglie che non facevano defluire l’acqua piovana caduta a volontà. Con i vigili del
fuoco è intervenuta la ditta incaricata dal Comune.
(Dario Guerra)
Martedì 30 giugno, pag. 28
Pioggia e vento hanno sferzato i due paesi domenica sera. L’ira dei residenti: «Consorzio sotto
accusa»
Abitazioni invase da un fiume di fango
Il torrente Patean fuori dagli argini: inondandate le strade di Sernaglia e Farra
di Salima Barzanti
SERNAGLIA. Tracima il Patean e un fiume di acqua e fango inonda le strade e le case di
Sernaglia. C’è chi, per rientrare nella propria abitazione, ha dovuto farlo dalla finestra e chi si è
svegliato con 70 centimetri d’acqua nel soggiorno. E’ il risultato della forte pioggia (in un’ora sono
caduti 150 millimetri d’acqua) che si è abbattuta su Sernaglia e Farra di Soligo tra le 21 e le 22 di
domenica. Particolarmente colpiti via Patean, via Busche, via Croce e via Lettiera a Sernaglia e via
Farra e via Sernaglia, la strada che collega i due comuni. Sul posto i vigili del fuoco. «Eravamo
fuori casa e per rientrare abbiamo dovuto farlo dalla finestra - spiegano i coniugi Livio Carnielli e
Carla Casagrande che abitano al civico 55 di via Croce - ora stiamo portando fuori divani, sedie,
tappeti, addirittura i piatti che erano dentro la credenza in taverna sono sporchi di fango, tanto alta
era l’acqua. Il problema è il fango che per mesi non andrà via. Ci auguriamo che al più presto
facciano gli interventi che servono. Forse in parte il problema è dovuto alle nuove costruzioni, con
la cementificazione anche a monte». «Certo ieri sera la pioggia era forte, ma il problema potrebbe
essere legato anche ai tanti canali di scolo dei campi che sono stati chiusi e quindi la portata del
torrente non è più adeguata» aggiunge Francesco Zanardo. Anche l’abitazione di Sandro Quaglio, al
civico 71 di via Busche, è andata sott’acqua. «Siamo come i terremotati - dice - abbiamo portato in
cortile tutto, dai mobili ai tappeti. Domenica stavo sul divano a guardare la tv e a un certo punto mi
sono alzato e avevo l’acqua che mi arrivata alle ginocchia. Saranno stati 70 centimetri. Sembrava di
avere un torrente in casa che arrivava dalla strada poi è saltata la corrente. Certo la pioggia era forte,
ma non puliscono i fossati, anche questo è un problema. I danni? Io spero che paghi il comune,
visto che l’acqua mi arrivava dalla strada». Anche via Patean, in centro a Sernaglia, è diventato un
fiume in piena. «Avevo 30 centimetri di acqua dentro casa, è persino entrata nella Punto che avevo
in garage - afferma Maria Toniolo che abita al civico 27 - acqua e fango nel ripostiglio, nella
taverna, nella stanza da lavoro, nella caldaia. I tutta la mattina che cerco di pulire, vorrei chiamare
un’impresa di pulizia, ma se devo pagare io allora no». Proprio all’altezza di via Patean due torrenti
si incontrano, il Patean e il Gavada, e domenica l’acqua è uscita proprio dal ponte, riversandosi
sulla strada, sui cortili ed entrando nelle abitazioni.
«L’acqua e il fango sono entrati in casa, nella cantinetta e nel garage dove abbiamo il tosaerba, il
trattorino e le macchine. Non ci siamo accorti e non abbiamo fatto in tempo a spostarle, vedremo se
ripartiranno - racconta Maria Rosa Bressan che abita con il marito Mario Franco al civico 33 -.
Sarebbe opportuno pulire più spesso i canali, magari l’acqua si sarebbe fermata in cortile. E pensare
che proprio nei prossimi giorni ho la scadenza della bolletta del consorzio Brentella. I danni? Non
so ancora a quanto ammontano, ma non so chi li pagherà».
Martedì 30 giugno, pag. 23
Maltempo. Gran lavoro domenica sera per vigili del fuoco chiamati a tagliare piante e prosciugare
case
Paura alla sagra: albero sfonda due auto
Salvi due anziani chiusi nell’abitacolo per ripararsi da pioggia e vento
di Silvia Trentin
ALTIVOLE. Attimi di paura domenica sera a Caselle durante la sagra paesana. Pioggia e
forti raffiche di vento hanno fatto cadere due alberi. Uno è finito sull’auto di due anziani che
stavano aspettando in auto che smettesse di piovere.
I due anziani che avevano trovato rifugio nella loro Ford Fiesta in attesa che smettesse di piovere,
sono usciti incolumi: senza perdersi d’animo, nonostante si siano visti crollare sull’auto uno dei
grossi alberi che costeggiano il viale che porta al cimitero, sono usciti dall’auto facendosi largo tra i
rami. I danni alla vettura e a quella vicina, una Fiat Croma, non sono ingenti. Gli alberi si sono
appoggiati alle auto e quello che ha investito la seconda sarebbe stato anche frenato da alcuni
arbusti che crescono dall’altra parte del fossato che divide la carreggiata dal parcheggio dove
sostavano le vetture. Ad accorgersi di quello che era successo sono state le persone presenti alla
sagra: appena la pioggia ha dato un po’ di tregua la gente che verso le 21.30 affollava il tendone
allestito per la sagra, è corsa fuori per raggiungere l’auto e tornarsene a casa. E’ così che qualcuno
ha visto i due anziani tentare di farsi strada tra i rami. Fortunatamente questa nuova ondata di
maltempo che ha investito la zona della frazione di Caselle, già abbondantemente colpita, anche se
in modo minore, dalla tromba d’aria che ha spazzato Vallà il 6 giugno scorso, non ha causato grossi
danni né a cose né a persone, ma quando il cielo si è coperto di nuvoloni neri carichi di pioggia
rischiarati a tratti da lampi davvero sinistri, qualcuno aveva preferito battere in ritirata. Di questi
tempi, soprattutto in queste zone della Castellana, quando la pioggia arriva in modo così violento, il
pensiero torna alla tromba d’aria di Vallà. alla sagra di Caselle domenica sera sono arrivati anche i
vigili del fuoco di Montebelluna che hanno lavorato fino a mezzanotte per mettere in sicurezza i due
alberi caduti. Ma gli interventi per il maltempo hanno tenuto occupati i pompieri fino a tarda notte
nella zona tra Montebelluna, Altivole e Castelfranco dove si sono registrati vari allagamenti. E
anche a Vallà la serata finale della sagra paesana è saltata a causa del maltempo. L’area dove era
stato allestito il tendone è sterrata e con la pioggia battente di domenica sera si è completamente
allagata. E’ stato interrotto il servizio di ristorazione ed è saltata anche l’estrazione dei premi della
lotteria. E non è mancato qualche momento di terrore all’idea che si stesse rivivendo la tragica
esperienza vissuta il 6 giugno scorso dopo la devastazione lasciata dal passaggio della tromba
d’aria. Nonostante la tragedia il paese aveva deciso di non rinunciare alla sagra: per due settimane
la festa paesana è diventata un motivo di svago, ma anche un modo per raccogliere fondi pro
ricostruzione. E gli organizzatori della festa, dopo tutti gli sforzi messi in campo, non ci stanno a
vedersi rovinata proprio la serata finale e hanno deciso di posticipare i festeggiamenti. Domenica 4
luglio a Vallà sarà ancora festa.
Martedì 30 giugno, pag. 5 edizione NAZIONALE
Residenti in Veneto,
uno su 5 sarà straniero
Il costante aumento dell’immigrazione porterà
a raddoppiare le presenze nei prossimi vent’anni
Mogliano (Treviso)
NOSTRO SERVIZIO
Su una popolazione veneta che si avvia a raggiungere quota cinque milioni, gli stranieri residenti
nelle 7 province della regione sono oltre 460 mila (uno ogni 13 abitanti), ma nel giro di vent’anni in
Veneto un abitante su cinque sarà straniero. E c’è poi il fenomeno del sommerso: stime attendibili
parlano di presenze superiori al mezzo milione se si tiene conto degli irregolari e di coloro che sono
solo domiciliati (circa 50 mila persone). Dati che hanno fatto da sfondo alla presentazione del
rapporto 2009 dell’immigrazione in Veneto, ieri a Villa Braida di Mogliano, per iniziativa
dell'Osservatorio regionale sull'immigrazione. Hanno snocciolato cifre e grafici Oscar De Bona,
assessore regionale alle Politiche migratorie, e i due dirigenti di Veneto Lavoro Sergio Rosato e
Bruno Anastasia.
La presenza straniera è divenuta rilevante soprattutto negli ultimi vent’anni ed ha conosciuto una
forte accelerazione a partire dal 2002, l’anno caratterizzato dalla «grande regolarizzazione» degli
immigrati. Da allora la popolazione straniera regolarmente residente in regione è più che
raddoppiata.
L'incidenza percentuale degli stranieri sul totale dei residenti ha conosciuto un crescendo costante:
era al di sotto del 4% fino al 2001, è poi raddoppiata raggiungendo l'8,4% nel 2007; l'anno scorso è
arrivata al 9% mentre per la fine del 2009 sarà toccata e superata la fatidica quota 10%, uno
straniero ogni dieci abitanti.
La popolazione immigrata è concentrata nelle aree a maggior sviluppo industriale dove c’è più
occupazione. Treviso, Verona e Vicenza sono le province "più foreste" in particolare nei comuni
della Pedemontana e nelle aree con aziende della concia, della scarpa sportiva e del legno. Ad
Arzignano, centro vicentino ad alta industrializzazione, il 20% degli abitanti è straniero. Ma sul
fronte occupazione c’è da registrare anche che proprio i non italiani sono i più colpiti dalla crisi: da
gennaio a giugno su 83 mila lavoratori che hanno perso il posto oltre 23 mila sono stranieri (più di
uno su quattro).
L'Osservatorio sull'immigrazione della Regione ha poi fornito interessanti dati anche sul lavoro: nel
2008 gli stranieri occupati in Veneto sono risultati 214 mila, pari al 9,9% del numero complessivo
della forza lavoro regionale. Il tasso di occupazione (per la classe d'età 15-64 anni) è risultato del
68,5% , superiore a quello rilevato per i lavoratori italiani che è stato del 66,2%. Le persone
straniere in cerca di occupazione l'anno scorso sono risultate 21 mila, il 26,5% del totale, mentre il
tasso di disoccupazione era dell'8,9% contro il 2,9% degli italiani. Gli stranieri in Veneto per oltre la
metà sono di origine Europea (Romania, Albania e altri paesi Bancanici, seguono gli immigrati del
Marocco, Ghana, Senegal, Bangladesh, Cina, India, Perù, Brasile. Nelle scuole venete gli alunni
stranieri sono sempre più numerosi. Nell'anno scolastico 1998-1999 gli iscritti sono stati 9 mila gli
iscritti, mentre nell'anno scolastico 2008-2009 da poco concluso è stato raggiunto il numero record
di 76 mila.
Nello Duprè
Martedì 30 giugno, pag. 5 edizione NAZIONALE
L’ASSESSORE REGIONALE DE BONA
«Mezzo milione di persone da integrare e ci stiamo riuscendo»
MOGLIANO - (n.d.) «Stiamo raccogliendo i frutti dello studio sull’immigrazione nel Veneto fatto
insieme alle comunità straniere». Oscar De Bona, assessore regionale all'immigrazione, è ottimista
sul governo dei flussi: regolarizzazione, accoglienza, integrazione, lavoro, istruzione e casa. «I
problemi che comporta la presenza di circa mezzo milione di stranieri in Veneto - aggiunge De
Bona - richiedono una strategia ad ampio raggio sulle soluzioni da adottare, col coinvolgimento di
tutti». L'assessore ha poi spiegato che alcune etnie collaborano molto (senegalesi e ghanesi su tutti)
e vogliono anche tornare in Patria «mentre altre, come i cinesi, non ne vogliono proprio sapere».
«Nel 2008 è stato affrontato il tema della sicurezza, quest'anno quello legato alla giustizia e
all’istruzione dei minori stranieri - aggiunge De Bona - Nel 2010 parleremo della qualità della vita
nelle comunità straniere. Ricordo che ai nostri enti locali (Province e Comuni) abbiamo affiancato
le 64 associazioni straniere iscritte regolarmente all'Albo del volontariato. Queste associazioni, che
dispongono di un finanziamento di 200 mila euro, sono chiamate a dare un contributo concreto alla
soluzione dei problemi dell'integrazione degli stranieri. I risultati finora ottenuti sono incoraggianti,
anche su un aspetto difficile come quello dei problemi legati alla crisi economica che stiamo
attraversando. I riflessi sull'occupazione anche per gli stranieri è monitorata dall'Osservatorio e ci
sono le premesse per affrontare i casi più difficili».
Un settore in crescita è quello agricolo: su 50 mila occupati quasi 9 mila sono stranieri (7 mila
stagionali e 2 mila fissi). La comunità rumena, che è quella più numerosa con 76.861 unità (il 19%
degli stranieri) vede il 12% impegnato in agricoltura; seguono i marocchini (49.653 unità censite) e
gli albanesi (37.798).
Martedì 30 giugno, pag. 9
La regione è seconda solo alla Lombardia per presenza di immigrati
In Veneto stranieri al 9%
Sono 404.000, tra vent’anni saranno più del doppio
di Daniele Pajar
VENEZIA. Il Veneto, con quasi 404 mila presenze (9% della popolazione), è la regione più
popolata da immigrati d’Italia, dopo la Lombardia. Il dato emerge dal Rapporto 2009
dell’Osservatorio,
primo
in
Italia,
istituito
sei
anni
fa,
della
Regione
Veneto.
Un dato importante e destinato a crescere tanto che tra vent’anni potrà arrivare al 19%,
raddoppiando. Ma l’emergenza vera non sono gli arrivi ma quegli immigrati regolari che, per la
crisi, hanno perso il lavoro, sopratutto nel manifatturiero. L’assessore ai Flussi migratori Oscar De
Bona ha le idee molto chiare in merito: «Se abbiamo 30mila immigrati (15% circa), su 205mila
occupati, che sono in mobilità è chiaro che prima di stabilire nuove quote d’ingresso dovremo
trovare il modo di riconvertire questi lavoratori» sostiene. «Sono un patrimonio - ha detto De Bona
- a cui va data la priorità: perché parlano bene l’italiano, conoscono le leggi, hanno un alloggio e
molti hanno figli nati qui». E non è tutto: ci sono «etnie con le quali abbiamo un ottimo rapporto ma
che tenderebbero a rientrare al paese d’origine, tipo senegalesi o ghanesi (2% e 3% sul totale
immigrati) che collaborano anche negli scambi commerciali. Altre etnie invece ci creano qualche
problema e paiono invece molto poco interessate a rientrare in patria, in particolare i cinesi (5% sul
totale degli immigrati)». Per De Bona, nel rapporto 2010 si vedrà come stanno le cose perché «il
dato odierno è privo degli effetti della crisi internazionale anche se dei segnali ci sono». A illustrare
i dati dello studio il direttore di Veneto Lavoro Sergio Rosato e il responsabile dell’Osservatorio
Bruno Anastasia. Tra i numeri spicca un 20% relativo all’immigrazione sommersa che fa salire il
numero dei non italiani sul territorio a circa 500mila. Treviso, Vicenza e Verona restano i territori
maggiormente attrattivi per chi decide di raggiungere il Nordest: la Marca trevigiana nello specifico
è la provincia veneta con il maggior numero di immigrati (circa 78 mila a inizio 2008). Sul fronte
delle presenze il 19% della quota è composta da rumeni, seguono marocchini (12%) e albanesi
(9%). In crescita anche i matrimoni: gli arrivi di immigrati, tra i due sessi, sono equilibrati ma sono
spesso uomini veneti che sposano donne straniere (9,6%), il contrario accade in meno del 2% dei
casi, infine l’8% delle celebrazioni avviene quando entrambi i membri della coppia sono immigrati
(il 20% dei matrimoni si consuma tra stranieri); 76 mila gli alunni stranieri.
Martedì 30 giugno, pag. 27
Martedì 30 giugno, pag. 22
IL CASO A ZERO BRANCO
«La giunta Sagramora non voleva la Mestrinaro»
ZERO BRANCO. «L’amministrazione Sagramora si è sempre dimostrata contraria alla
realizzazione di un impianto come quello della Mestrinaro. Il fatto che non fosse ancora stato
firmato l’incarico all’avvocato Munari non sta a significare un atto di menefreghismo». Sul dibattito
relativo al ricorso contro l’ampliamento della Mestrinaro interviene l’ex assessore Alberto
Andreatta che cerca di fare chiarezza sulla posizione dell’amministrazione Sagramora. Ad una
prima riunione dei capigruppo arriva la decisione condivisa di procedere con un ricorso al Tar. Poi
la giunta individua lo studio Munari per seguire la pratica. E’ lo stesso professionista che si prende
tempo fino al 18 giugno per analizzare le carte e presentare il ricorso entro il 28 giugno, 60 giorni
dopo la pubblicazione della delibera regionale sul Bur. L’esito delle elezioni ha costretto la vecchia
amministrazione a lasciare la pratica in itinere. (ru.b.)
Martedì 30 giugno, pag. 24
Guerra tra olivicoltori
La Montelliana all’arrembaggio
MONTEBELLUNA. La cooperativa agricola Montelliana mette il naso nella olivocoltura e
provoca l’irritazione di Ato e Tapa Olearia, l’associazione che riunisce i coltivatori di olivi dall’Alto
Trevigiano. E così anzichè una possibile collaborazione rischia di nascere una guerra. Di mezzo c’è
un file di indirizzi finito sottobanco nelle mani della Montelliana e servito a mandare una lettera ai
produttori trevigiani di olio per invitarli a un incontro formativo tenuto venerdì scorso a Mercato
Vecchio. A rivelare quanto sta accadendo un comunicato nel bollettino di Tapa Olearia, che riunisce
600 soci. Dice: «Siamo venuti a conoscenza che tutti i soci hanno ricevuto per posta un invito da
parte della cooperativa agricola Montelliana con offerte di acquisto di materiali e prodotti per
olivoltura. Garantiamo che nè Tapa nè Ato hanno mai fornito alcun elenco o file dei propri soci.
Pertanto ci dissociamo da tale iniziativa, provvederemo a chiarire come tale elenco sia stato fornito.
Diffidiamo la cooperativa agricola Montelliana a utilizzare ulteriormente gli indirizzi dei soci, ci
riserviamo ogni diritto di procedere per vie legali nei tempi e nei modi opportuni». Montelliana ha
deciso di offrire uno sconto del 10% su materiali e prodotti per olivocoltura e mettere a disposizione
un tecnico per l’assistenza. In pratica voleva entrare nel mercato. «Tutto è nato quando il direttore
della Montelliana è venuto a trovarci per proporci forme di collaborazione - spiega Franco
Vettoretti, presidente di Tapa Olearia - Avevo risposto che collaboriamo con tutti. Ma poi voleva gli
indirizzi dei soci, richiesta respinta perchè non lo forniamo a nessuno. Eravamo rimasti d’accordo
che di saremmo ritrovati, invece poi è arrivata una lettera a tutti i soci con le offerte da parte della
Montelliana, poi una ulteriore lettera, questa volta però non a tutti, per invitarli a un incontro.
Quegli indirizzi non potevano averli che da un file che qualcuno deve aver passato loro. Abbiamo
chiesto da chi lo avessero avuto, ma non hanno voluto dirci niente. Abbiamo scoperto di avere una
finestra aperta e non sappiamo come chiuderla. Intanto abbiamo diffidato la Montelliana». (e.f.)
Martedì 30 giugno, pag. 22
Terraglio Est, c’è il progetto finale
Casier, Veneto Strade presenta il documento
CASIER. Terraglio Est, Veneto Strade presenta per la prima volta ai cittadini il progetto della
bretella. L’appuntamento è per martedì 7 alle 18 nella sala riunioni della ditta Came in via Martiri
della Libertà 15 a Dosson. In quell’occasione sarà chiarita da parte dei tecnici di Veneto Strade
anche la procedura relativa alla valutazione di impatto ambientale del Terraglio Est. «Sarà quella
l’occasione per illustrare il progetto definitivo della strada dopo l’accoglimento delle richieste di
modifica da parte delle amministrazioni comunali, dei comitati e dei cittadini - spiega il presidente
della Provincia Leonardo Muraro - i tecnici chiariranno anche le opere di mitigazione ambientale
previste e la caratteristiche del tracciato. Dal canto loro, i cittadini potranno fare domande ai
professionisti». All’incontro indetto presso la Came hanno confermato la loro presenza i sindaci di
Casier, Daniela Marzullo, e Casale, Bruna Battaglion. Prevista la partecipazione anche dei
rappresentanti delle amministrazioni di Preganziol e Treviso, ossia degli altri due comuni coinvolti
nel progetto. Durante la riunione di martedì si discuterà anche dell’opportunità di procedere con i
lavori per stralci funzionali. La priorità è la realizzazione dal tratto a sud, quello che collega il
Passante di Mestre con la zona industriale di Dosson, sul quale alla vigilia dell’appuntamento
elettorale si è scatenata la bagarre tra il presidente Muraro e il sindaco di Casier. Dal canto suo, il
numero uno di via Battisti assicura che, una volta approvato il progetto da parte della commissione
Via regionale, i lavori per realizzare il tratto a sud del Terraglio Est potrebbero iniziare già il
prossimo anno. (ru.b.)
Martedì 30 giugno, pag. 1
Pedemontana più vicina
Consiglio di Stato assegna la gara al consorzio Sis
VENEZIA. Si accelerano i tempi per la Pedemontana dopo la sentenza del Consiglio di Stato che
ha assegnato al consorzio italo spagnolo Sis la vittoria nella gara. La giunta regionale discuterà oggi
della questione e cioè l’assegnazione della vittoria agli spagnoli, ma dovrà decidere qualcosa sui
tempi con i quali l’autostrada più attesa del Veneto dovrà essere costruita. Per fare sì che, come ha
proclamato più volte il presidente della Regione Giancarlo Galan, si aprano in fretta i cantieri,
magari entro la fine dell’anno, si dovrà decidere sul ricorso o no alla figura di un commissario che
riduca al minimo i tempi.
Ovviamente le procedure prevedono anche che i vincitori adempiano a loro volta sul tavolo i
«quattrini» cioè le fidejussioni necessarie a mostrare la copertura finanziaria dissipando così gli
ultimi dubbi sulla solidità del consorzio che si impegna in un’opera da oltre due miliardi, la più
importante ma avuta sul territorio italiano. Gli uomini del Sis (il consorzio formato al 60% dagli
spagnoli della Sacyr e al 40% dai torinesi della Fininc) finora hanno mostrato di non avere
esitazioni ad avviare le procedure e a procurare i relativi finanziamenti dopo la vittoria che il
Consiglio di Stato ha loro assegnato con la sentenza definitiva che chiude mesi di corsi e ricorsi.
«Siamo pronti a partire: in pochi mesi possiamo redigere il progetto esecutivo dell’opera», dicono i
responsabili del consorzio ormai dichiarato vincitore. Le motivazioni della sentenza, pubblicate a
metà giugno, non lasciavano infatti possibilità alla Regione di decidere altrimenti: «E’ un obbligo
per la Regione - era scritto chiaro e tondo nella sentenza - aggiudicare l’opera all’appellante».
Sconfitta così in via definitiva la cordata composta da Impregilo e Pedemontana veneta spa (con
l’apporto di Fincosit, Maltauro, Rizzani de Eccher, Carron, Mantovani e Serenissima costruzioni,
società della Brescia Padova) si tratta di avviare in fretta i lavori. Il presidente Galan, che ha
dichiarato a suo tempo di volere dare una bella spallata alla costruzione della Pedemontana prima
ancora che termini il suo mandato come presidente della Regione, dovrà adesso scegliere insieme
alla giunta se adottare o no la procedura commissariale, questione di cui aveva già investito il
governo. Novanta chilometri tra Montecchio maggiore in provincia di Vicenza e Spresiano, la
Pedemontana è una delle opere più tormentate attese e tormentate del Veneto essendo già stata
inserita nel piano Regionale fin dal 1990. (a. car.)
Martedì 30 giugno, pag. 11
Piano casa, raggiunto l’accordo
Domani l’approvazione in Consiglio regionale
VENEZIA. Piano casa: accordo raggiunto, a meno di colpi di scena dell’ultima ora. Il disegno di
legge regionale proposto dalla giunta Galan sarà approvato domani dal consiglio. Grazie
all’accoglimento di alcuni emendamenti presentati dall’opposizione di centrosinistra. Che, per
bocca di Giovanni Gallo e Franco Frigo, ricorda «abbiamo sempre detto sì ad un piano casa che dia
uno scossone all’industria edile, ma ci siamo fermamente opposti alla devastazione del territorio».
Arriva quindi il cambio di rotta della giunta regionale, che accetta alcuni «limiti» chiesti dal
centrosinistra.
Per dirla con una battuta di Frigo, «non si potrà ampliare villa Pisani a Strà». Perché uno degli
emendamenti prevede che l’ampliamento di case o edifici non residenziali non possa essere fatto nei
centri storici e per gli edifici vincolati. E neanche con cambiamenti di zona. Ad esempio un
laboratorio o un capannone potrà essere ingrandito solo se già in un’area destinata a fini industriali
o artigianali. Rimarrà possibile dall’entrata in vigore della legge ingrandire fino al 40% la propria
abitazione solo se prima casa non in centro storico.
Una situazione che riguarda quasi mezzo milione di persone. Per questo tipo di opzione non
occorrerà autorizzazione. Mentre per le seconde case (che in regione sono circa 400 mila), per i
capannoni e altre strutture ci vorrà il permesso, entro il 30 settembre, dei consigli dei vari comuni in
questione. «Abbiamo rovesciato il silenzio assenzio previsto in prima scrittura dalla legge spiegano Gallo e Frigo - che dava, tra l’altro, tempo solo fino al 30 agosto per il parere di ogni
comune. Ora, in caso di mancato pronunciamento, il tutto sarà considerato un diniego». (Enrico
Albertini)
Martedì 30 giugno, pag. 15
Dopo il tragico epilogo del 2008, solo il vicesindaco la rilancia
Ombralonga? Mai più
Bastianetto vuole sostituirla con Treviso Doc
Rifare l’Ombralonga? Solo Gentilini ci pensa. Rispondendo a una cronista, il vice sindaco ha fatto
capire che la «sua» creatura potrebbe miracolosamente risorgere dopo il tragico epilogo
dell’edizione dell’anno scorso (la morte del giovane padovano Andrea Dal Cason sotto un treno
merci allo scalo di Paese). Troppe polemiche, allora.
Ma in municipio, l’assessore alle attività produttive Stefano Bastianetto sta lavorando a un’altra
ipotesi: dare vita a un week end delle eccellenze mostrano ciò che Treviso produce in termini di
enogastronomia. Una sorta, dunque, di vetrina - dove sia possibile gustare - delle specialità
trevigiane. «Per me l’Ombralonga è morta e sepolta» trancia corto, preferendogli un ipotetico
Treviso doc da svolgersi nell’ultimo week end di settembre.
«Si tratta per ora solo di un progetto - spiega l’assessore - ma realizzare un’iniziativa, col consenso
di tutti, sul modello di Friuli doc potrebbe rappresentare un bel biglietto da visita anche turistico.
L’importante è che l’iniziativa, se andròà in porto, abbia una visibilità quantomeno interregionale».
Diversi incontri si sono svolti sull’argomento, con il coinvolgimento anche dell’assessore alla
cultura Vittorio Zanini. Coinvolti l’Ascom, la Confcommercio, la Camera di commercio, gli
artigiani di Cna e Confartigianato, la Coldiretti. Ma ci vorrà ancora qualche settimana per vedere
alla luce quest’idea di Bastianetto: «Serve anche la compatibilità economica - aggiunge l’assessore
-. Vedremo se, nelle maglie di questo anno difficile, tra i capitoli delle attività produttive e quelli del
turismo e la compartecipazione alla spesa di tutti i soggetti coinvolti, riusciremo a raggiungere il
budget».
Dunque, no all’Ombralonga. Almeno ufficialmente. La tragedia dello scorso ottobre ha fatto dare
un taglio netto ad ogni idea di una sua riproposizione, a partire dal sindaco Giampaolo Gobbo. Ma
Gentilini, al solito, va controcorrente: e lascia capire che la manifestazione, nata spontaneamente da
un gruppo di persone e diventato un evento, potrebbe clamorosamente trovare nuova vita magari
attraverso un comitato organizzatore. Se l’iniziativa fosse riproposta, in città c’è il rischio di una
sollevazione da parte delle associazioni culturali e quelle sulla sicurezza stradale che hanno già fatto
sapere di essere pronte a muoversi per impedire un nuovo scempio al centro storico. (d.f.)
Martedì 30 giugno, pag. 38
Shopping di lusso nella Cru di Valdobbiadene
Vigna La Rivetta Villa Sandi Il Cartizze diventa un Brut
Tutti lo producono extradry. Villa Sandi, invece, con il suo Cartizze Vigna La Rivetta - tra le ultime
«news» della casa vinicola di Crocetta del Montello - esce dal coro e lo fa nella versione vino
spumante Brut. Meno amabile e «stucchevole» del fratello extradry (eccezionale, d’altronde, come
aperitivo e vino da dessert), il Cartizze La Rivetta si presenta al palato più austero e asciutto, qualità
che consentono di consumarlo a tutto pasto. Se, ovviamente, si segue la tendenza di abbinare alla
cucina fresca dell’estate solamente bollicine. Giancarlo Moretti Polegato, alla guida di Villa Sandi,
sta cominciando a vedere quest’anno i primi frutti del suo «lussuoso» shopping in quel di Cartizze,
una superfice vitata di 106,8 ettari da mappale del Consorzio di tutela del Prosecco. Bellissime
colline tra San Pietro di Barbozza e Santo Stefano di Valdobbiadene, i cui terreni vitati valgono oro,
grazie alle grandi qualità della Cru Cartizze: 200 euro al metro quadro, 2 milioni di euro un ettaro.
Questa la superfice che Moretti Polegato ha acquistato all’inizio del 2008, ceduta da una serie di
piccoli proprietari. L’Eldorado del vitigno Prosecco in Cartizze, infatti, è suddiviso in una serie
infinta di proprietà, anche se l’area è limitata a un centinaio o poco più di ettari. Ci sono Guizzetta,
Case de Bisoi, Noai, Rivona, Colesel, Zanchei, Tordera, Cantine di Sotto e altri appezzamenti così
variamente censiti nel mappale. Il vigneto La Rivetta, che Giancarlo Moretti Polegato da oltre un
anno segue come un figlio prediletto, è al centro di questo privilegiato microcosmo del Cartizze,
baciato da una perfetta combinazione di microclima dolce e terreno di origini remotissime, segnato
da arenarie calcaree e argille. Il vitigno Prosecco in questa «oasi», di quella che dalla prossima
vendemmia sarà la Docg più ambita d’Italia, trova evidentemente la sua esaltazione, se le bollicine
che portano la brand Cartizze sono particolarmente apprezzate tra i winelovers. Il Cartizze Vigna La
Rivetta ha un colore paglierino scarico, dal perlage intenso, fine e persistente. Il suo bouquet è
molto fruttato, vi si evidenziano i profumi della mela golden, di frutta esotica e agrumi. Ma
persistente è anche la nota floreale che rievoca fiori d’acacia e glicine, i profumi più intensi dei
giardini di primavera. E questa è la stagione che esalta il verde delle colline sovrastate dal
campanile di Santo Stefano, in cui ci si potrà immergere in una sorta di «buen retiro» quando Villa
Sandi, come preannuncia Giancarlo Moretti Polegato, trasformerà il piccolo rustico, circondato dai
vigneti de La Rivetta, in un esclusivo relais di campagna ideato per ospitare al massimo due
persone. Una struttura esclusiva, che si andrà ad aggiungere alla Locanda Sandi, la bella e
accogliente casa di campagna che l’azienda di Crocetta a Valdobbiadene (poco lontano dalle colline
del Cartizze) ha trasformato dal 2006 in ristorante, gestito dallo chef Andrea Maccagnan, e in
elegante locanda, arredata con charme da Augusta Moretti Polegato, moglie di Giancarlo. Il vecchio
casolare ristrutturato è il cuore di una proprietà acquistata nel 2002 con 4 ettari di vigneti nella zona
del Prosecco Doc (e domani Docg). Nella struttura è stata aperta anche una Bottega del Vino, in cui
sono in vendita ovviamente tutti i prodotti di Villa Sandi, tra cui il Cartizze La Rivetta
(contraddistinto da un ricercato packaging), la cui produzione sarà al «top» delle potenzialità con la
vendemmia del 2012.
(Cristiana Sparvoli)
Martedì 30 giugno, pag. 38
Il coniglio «Made in Treviso» che piace ai francesi
Lezione sula carne bianca all’Hila Day, mentre all’Hotel Fior trionfa la grigliata mista
Il coniglio made in Treviso e preparato dal macellaio Bruno Bassetto stupisce anche il
raffinato palato dei francesi. Gli ospiti d’Oltralpe hanno avuto modo di constatarlo nella
convention organizzata dal Centro Maschi San Gaetano al Relais Monaco di Ponzano.
L’occasione è stata offerta dall’Hila Day, incontro promosso dall’azienda Centro Maschi San
Gaetano di Porcellengo di Paese che si occupa - in collaborazione con l’Azienda Francese Eurolap di genetica, riproduzione e allevamento di conigli. All’evento hanno partecipato Maurizio Potocnik,
presidente Club Magnar Ben, il dr. Emanuel Fournier, direttore Eurolap Francia, Fabrizio Agnoletti,
direttore Istituto Zooprofilattico di Treviso. E grande è stato il favore riscosso dalla «lezione» di
Bruno Bassetto, vero esperto della carne di coniglio che ha dato un’eccellente dimostrazione su
come si può cucinare in modo gustoso e saporito questa carne bianca che ha un elevato valore
nutritivo, un basso tenore di colesterolo e di sodio ed estremamente gustosa. Dopo il meeting, il
menu a tavola è stato curato dallo Chef Mimmo Salerno del Relais Monaco che ha preparato piatti
ovviamente a base di coniglio sfoggiando le nuove tecniche di cottura a bassa temperatura,
interpretazione di una cucina moderna basata sulla tradizione. Il connubio è risultato
particolarmente apprezzato dai congressisti, tanto che Bruno Bassetto è stato invitato dall’azienda
francese a Gosner per presentare le varie tipologie di tagli e preparazioni del coniglio, di cui a
livello europeo l’Italia rappresenta il 44% della produzione. In questo panorama la regione Veneto
ha
un
ruolo
leader,
rappresentando
circa
il
38%
della
produzione
nazionale.
La prossima performance in provincia di Bassetto però sarà con carni bovine e di maiale, nella
suntuosa grigliata che cucinerà mercoledì 1º luglio all’Hotel Fior di Castelfranco, nel corso della
serata in cui si esibiranno i cantanti dell’Academy Voice e la Low Five Band.
Martedì 30 giugno, pag. 38
Primavera del Prosecco Gran finale con i premi
La lunga stagione della Primavera del Prosecco (cartellone di mostre enologiche dell’Altamarca) si
è chiusa con la premiazione dei Vini Campione 2009 - i migliori partecipanti alle mostre - e dei
giornalisti vincitori del 3º Premio Giornalistico Primavera Prosecco DOC, cerimonia che si è svolta
nell’Enoteca della Scuola Enologica Cerletti di Conegliano. Le cantine premiate nelle varie
categorie e tipologie di vino sono: La Farra, Andrea Da Ponte, Vinicola San Giovanni, Barichel,
Cantina Produttori di Valdobbiadene, Col Vetoraz Spumanti, Rebuli Michele, Tenuta Torre Zacchei,
Vigne Matte, Le Colture, Spagnol, Tanorè. Questi i vincitori del premio giornalistico: per radiotelevisioni Anna Scafuri (Rai TG1), per i quotidiani Antonella Lanfrit (Il Sole 24 Ore); agenzie
web-siti internet Alessandra Moneti (Ansa nazionale); Maurizio Mestrelli (Ideale - il luogo ideale).
Primo
premio
assoluto Anna Sandri
(La Stampa)
per
«Le
bionde del Prosecco».
Cena di note al Relais Monaco.Appuntamento giovedì 2 luglio (ore 20) con «Cena di Note», quarta
serata dell’itinerario gastronomico promosso dalla rivista Papageno, e ospitata all’Hotel Relais
Monaco di Ponzano. La cena si divide in due momenti: quello musicale dedicato ai piaceri della
buon sulle note di Rossini, Donizetti, Bizet, Bernstein e Offenbach interpretate dalla mezzosoprano
Silvia Regazzo accompagnata al piano da Alessandro Tortato. Poi in tavola arriverà la cucina con le
erbe nella versione dello chef del Relais Monaco, Mimmo Salerno, di Ana Ros del Ristorante «Hi a
Franko» di Caporetto (Slovenia) e Andrea Stella, chef di «Dalla Libera» di Sernaglia. Costo 60,00
euro. Prenotazione obbligatoria allo 04229641.
Negroamaro Antinori alla Pasina. Un leggero vino rosso il Fichimori, negroamaro Salento IGT di
Tornaresca, della famiglia Antinori da scoprire giovedì 2 luglio (ore 20.45) all’Osteria alla Pasina di
Dosson, in abbinamento con piatti a buffet. Costo a persona 25,00 euro, prenotazione consigliata
allo
0422.382112.
Barbarossa d’estate. Giovedì 2 luglio ad Arcade alle 18 apre il giardino estivo del Barbarossa di
Villa Zonca, enoteca con cucina biologica (tel. 0422.484523). Inagurazione tra vino biologico con
degustazioni dell’Ais e musica dal vivo.
La notte delle emozioni. Piazza Cima a Conegliano 20 di giovedì 2 luglio ospita «La Notte delle
Emozioni». In menu la cucina di sei ristoranti: Ca’ di Villa, Celeste, In Contrada, Gigetto La Tartare
e Hotel Terme. Altre emozioni le darà ai commensalila danza di Nicoletta Pregnolato ed Alberto
Bersini, campioni del mondo di tango argentino, e la moda, con la sfilata delle creazioni della
stilista Patrizia Pepe, in collaborazione con il negozio Bariviera. Costo 65,00 euro. Informazioni e
prenotazioni: 800 910636.
Martedì 30 giugno, pag. 2 edizione di ROVIGO
Domani in un convegno alla Pescheria Nuova saranno discusse le nuove strategie per diversificare
la gestione dei campi
Il futuro dell’agricoltura è nell’innovazione
(f. br.) Ci potrebbero essere nuove prospettive di sviluppo e opportunità di lavoro se si punta
sull’innovazione e sulla diversificazione. Il settore dell’investimento è l’agricoltura, il comparto che
ancora in Polesine offre numeri ragguardevoli: 7mila imprese su 28mila totali, 9mila occupati che
rappresentano l’8,6% del totale a fronte di una media regionale del 2,8% e del 3% nazionale. La
proposta, che sarà lanciata domani a partire dalle 9.30 in Pescheria Nuova, al convegno organizzato
dalla cooperativa Porto Alegre, con il patrocinio del Comune e la collaborazione della Coldiretti e
della Lega Cooperative, «vuole intrecciare il mondo agricolo, quello delle cooperative sociali e del
welfare in un’unica esperienza che – afferma il responsabile di Porto Alegre Carlo Zagato – possa
sviluppare un nuovo metodo di lavoro che includa anche le fasce deboli, che contrasti
l’emarginazione».
L’agricoltura negli ultimi anni sta cambiando, sta ricercando nuove forme di reddito non solo legate
alle produzioni estensive o alla mono coltura, ma, come ha spiegato anche Alberto Roncon sempre
della cooperativa, anche all’accoglienza, alla promozione di marchi, alla creazione di agriturismi.
Oggi sta emergendo una nuova forma di agricoltura, quella sociale, che tiene conto delle esigenze di
sviluppo e di rilancio del settore e quelle relative invece alle persone disagiate che hanno difficoltà
di reinserimento nel mondo del lavoro. Porto Alegre vuole mettere delle esperienze a confronto al
convegno per dare anche nuovi spunti di riflessione, viste le opportunità di finanziamento che
comunque arrivano dall’Unione Europea tramite la Regione.
Tra i relatori Francesco Di Iacovo dell’università di Pisa, Giovanni Forte, direttore della Società
della Salute della Valdera di Pisa, un rappresentante della Regione, Davide Mantovanelli della
Legacoop di Verona e Giorgio Osti dell’università di Trieste.
«In questo momento di crisi – ha commentato l’assessore comunale alle attività produttive Nadia
Romeo – è fondamentale ripensare al ruolo dell’agricoltura e questa iniziativa offre degli spunti
importanti. Istituzioni, associazioni no profit, categorie devono fare squadra e lavorare insieme per
mettere a sistema e in rete le realtà che già operano nell’agricoltura sociale e per promuoverne di
nuove».