DEMO RIPRODUZIONE VIETATA

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DEMO RIPRODUZIONE VIETATA
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Sintesi
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“Il sogno comune di creare un nuovo anfiteatro del sapere che, in sintonia con il
territorio, sappia formare uomini capaci di cambiare e migliorare le cose.
È questo il sogno che dobbiamo saper trasmettere.
Sogno e pragmatismo dunque!”
Danilo Iervolino
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Autore
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Danilo Iervolino
classe ’78, è il più giovane presidente di Università d’Europa, un imprenditore brillante
che si è particolarmente distinto nel panorama italiano per aver fondato nel 2006 l’Università Telematica Pegaso di Napoli, ateneo imperniato sui più moderni ed efficaci
standard tecnologici in ambito e-learning.
Particolarmente intuitivo, dotato di una intelligenza vivace ed immediata, ha saputo meglio di chiunque altro interpretare il cambiamento epocale avvenuto nel settore
dell’information technology.
a cura di
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Danilo Iervolino
e-Learning: tra nuova didattica
e innovazione tecnologica
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Giapeto editore
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grafic design
attilio sommella
impaginazione
gianni ascione
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stampa
gfc stampa
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prima edizione stampa: febbraio 2015
ISBN 978-88-98752-34-8
prima edizione ebook: maggio 2015
ISBN 978-88-98752-55-3
stampato in italia
© copyright 2015
giapeto editore
www.giapeto.it
tutti i diritti riservati
a cura di
Danilo Iervolino
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e-Learning:
tra nuova didattica
e innovazione tecnologica
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con contributi di
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Nicola Paparella e Alessandra Schettino
Giapeto editore
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SOMMARIO
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L’E-LEARNING 3.0
Danilo Iervolino 20
CULTURA, COMUNICAZIONE, CAMBIAMENTO, FORMAZIONE
Alessandra Schettino 42
CREATIVE DESTRUCTION - REINVENTING THE UNIVERSITY
The Economist, 28 giugno 2014
traduzione di Alessandra Schettino 63
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IL MITO DI GIASONE E IL DESTINO DELL’E-LEARNING IN ITALIA
Nicola Paparella D
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FORMAZIONE E INNOVAZIONI DIDATTICHE 1. Il processo formativo
2. Innovare l’aula tradizionale sia quella on line che quella in presenza
3. Apprendimento esperienziale
4. Addestramento operativo
5. I circoli di qualità, le comunità di pratica, i gruppi di autoformazione
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Il mio impegno nell’ultimo decennio mi vede fortemente concentrato nella ricerca scientifica, nello sviluppo, nell’innovazione tecnologica, informatica, didattica,
formativa e pedagogica, nella convinzione, inoltre, che la creazione di un nuovo
paradigma formativo condiviso, il cui scopo principale risiede nello scuotere e risvegliare le intelligenze per così dire, “dormienti”, sia possibile trascinare le fervide intellettualità nonché convincere i “pigroni del quotidiano” ad abbandonare le
abitudini consolidate.
E cos’è che realmente ci sprona e ci motiva in questa nostra incessante ricerca?
È il sogno comune di creare un nuovo anfiteatro del sapere che, in sintonia
con il territorio, sappia formare uomini capaci di cambiare e migliorare le cose.
È il sogno che abbiamo e che dobbiamo saper trasmettere; è l’impegno solenne
che ognuno di noi ha assunto nell’intercettare gli effettivi bisogni della società e
del mondo delle professioni, affinché il lavoro e il domani abbiano realmente una
prospettiva di sviluppo migliore!
Sogno e pragmatismo dunque!
La nostra ricetta: con pazienza ed abnegazione siamo riusciti a creare percorsi
di studio che sono stati e sono i preferiti da migliaia di studenti, giovani e professionisti. Fondamentale, in questo percorso virtuoso, è stata l’aggregazione delle
migliori competenze didattiche e scientifiche del nostro Paese le quali hanno sancito sin da subito il loro grande interesse nei confronti di questa nostra giovanissima realtà universitaria. Questa strategia d’insieme ci ha portato ad uno sviluppo
equilibrato di tutti i settori.
La nostra vision è quindi quella di creare un’Università con corsi di Laurea
diversificati e realmente collegati al mondo delle professioni e del lavoro. Il punto di partenza è strutturare solidi rapporti con le maggiori università del mondo,
creare processi di internazionalizzazione, fare del bilinguismo la base dei percorsi
accademici per l’agevolazione di scambi di docenti e studenti stranieri, creare una
ricerca scientifica internazionale capace di generare filoni di studio autosufficienti.
Creare, insomma, sinergie con tutte le forze accademiche e produttive – nazionali
ed internazionali – per divenire davvero “l’Università di tutti”.
Il mio più grande impegno è stato lottare per far comprendere le nuove frontiere
dell’e-learning e superare le barriere della diffidenza: convincere quell’ambiente
prevenuto, meno permeabile, che incita all’isolamento autoreferenziale, a quella cultura solipsistica, a valutare la bontà e i risultati dell’e-learning. Attualmente
il sentimento diffuso sulle telematiche è diviso tra chi resiste all’innovazione in
nome di un sapere istituzionale più rassicurante, e chi si lascia guidare dall’imL’E-LEARNING 3.0 9
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pulso di una scelta apparentemente “trasgressiva”, inusuale, basata sulla volontà
di formarsi attraverso percorsi personalizzati, come un abito sartoriale tagliato su
misura.
Ma comunque attenzione! La metodologia, tradizionale o innovativa che sia,
non deve creare una linea netta di demarcazione nella formazione della persona.
Credo, infatti, fermamente nell’inutilità delle barriere, nella futilità dei distinguo: credo nella forza delle motivazioni che spingono l’individuo ad affrontare le
grandi sfide, nell’impegno, nel voler crescere, nella formazione tout-court, nella
scienza e nella sua forza. Oggi esiste qualcosa che prima, non esisteva e non
era immaginabile che esistesse, cioè la possibilità di accedere al web, poi uscire
e decidere se accogliere la formazione online come unica metodologia, oppure
diversificarla accedendo alla formazione tradizionale. La stessa cosa vale anche
in senso inverso – ossia la possibilità che da un approccio metodologico tradizionale, si possa giungere ad una formazione integrata col web. L’una, insomma, non
esclude l’altra.
Entriamo allora nel vivo delle nuove forme di apprendimento, quelle definite
3.0.
Quando si parla di “Forme di apprendimento 3.0”, la prima cosa che colpisce
l’immaginario collettivo, è la novità di poter indossare la formazione come un abito
fatto su misura e recapitato a domicilio, la cui taglia e lo stile della confezione mutano adattandosi al corpo che lo indossa.
La seconda grande innovazione riguarda invece la portabilità del sapere e della
formazione lungo le strade della civiltà-wireless, un luogo quasi metafisico, dove il
sapere viene accumulato ed è a disposizione di chiunque. Lo sviluppo di una civiltà sempre più wireless è, infatti, un altro aspetto che genera ed è generato dalla
“Formazione 3.0” e che ha la propria memoria collettiva diffusa nel WEB, tra cloud
più o meno fruibili ed evoluzioni dello stoccaggio dei dati tanto impensabili quanto
prossime.
Il WEB moderno infatti, a differenza di trent’anni fa, offre incredibili possibilità
di azione ed interazione in ogni luogo e istante della vita di una persona.
Per toccare l’onniscienza non è necessaria la “divina conoscenza del tutto” –
nessuno può avere tale conoscenza – ma poter accedere immediatamente e da
ogni luogo all’informazione di cui si necessita in quel particolare momento. Questo
è quanto di più vicino al concetto di “onniscienza relativa”, relativa cioè all’ambito
di utilizzo ricercato dalla persona che – nella sua soggettività – è appunto “onniscienza del tutto”.
La conoscenza del WEB come “strumento” operativo, la capacità di sapere cosa
cercare e come farlo (anche in termini di scrematura dei risultati e d’interazione
col mezzo) diviene una capacità fondamentale perché in questo modo l’utente/discente non subisce più passivamente il mezzo, ma interagisce fortemente, anzi, è
stimolato a farlo dalla riduzione delle barriere poste a protezione della qualità del-
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la pubblicazione e della diffusione d’informazioni. Sta mutando, infatti, l’approccio
con la conoscenza, la sua diffusione e la formazione: siamo oggi in presenza una
generazione molto più attiva e consapevole.
Cosa succede, quindi, nel mondo? È storia nota la nascita di una nutrita schiera
di piattaforme, sia generaliste che specializzate, tutte più o meno in grado di fornire
all’utente gli strumenti per l’apprendimento via Social.
Facciamo qualche esempio. Nel 2006, Salman Khan, ha creato la Khan Academy (KhanAcademy.org) partendo dalla volontà di creare un sistema di tutoring
da remoto ed è stato il precursore del training online. Dall’originario utilizzo delle
immagini di Yahoo Doodle (i cugini di Khan facevano da cavie-allievi), l’artefice
dell’idea spostò le lezioni su YouTube (giungendo ai giorni nostri con 4000 video
sotto licenza Creative Commons) con migliaia di esercizi, file in modalità peer-topeer, etc.
Il portale Italki.com (da Shangai) è coevo alla Khan Academy, e si presenta
come una piattaforma utile all’apprendimento delle lingue straniere attraverso formule di social learning o self study e il contatto con madrelingua da tutte le parti
del globo. Si possono postare domande e risposte, si partecipa a lezioni individuali
o a gruppi di studio. Le lezioni possono essere alla pari (quindi gratuite a patto di
far da insegnante) o a pagamento, e contano su file in sharing, podcast e altre
tipologie. Insieme, La Khan e Italki (che è in versione italiana) raggiungono quasi
un milione e mezzo di utenti.
Livemocha.com, piattaforma dedicata al language training, propone esercitazioni pratiche, una chat per interagire con madrelingua e un sistema di ranking per
i giudizi sul livello di apprendimento raggiunto.
Ellg.org, invece, è qualcosa di diverso: un Social Networking Engine open source
che, adoperando blogging, microblogging e un bel po’ di plug-in, consente la creazione di spazi virtuali per la formazione online.
Innumerevoli organizzazioni oggi (tra cui università prestigiose), utilizzano una
piattaforma di apprendimento.
Su Hotseat (un portale collaborativo) si avviano discussioni dentro e fuori l’aula:
il bello è che si può partecipare mediante Twitter, adoperando ashtag dedicati al
tema discusso, o Facebook, mediante un’applicazione dedicata, o ancora con le
applicazioni su Web e Mobile per essere in real time durante le discussioni nelle
classi virtuali.
Passiamo agli insegnanti, ed ecco TeacherTube.com, simile a YouTube e dedicato ai soli formatori, che possono divulgare le proprie lezioni ed avere a disposizione repository di documenti, classi online e gruppi di lavoro.
Edx e coursera, nel modo anglossassone, sono pratiche diffusissime, come
pure le Open University in Australia e in India.
Skype, in questo panorama, ha rappresentato una bella svolta che ha ridotto
quasi a zero i costi per la comunicazione classica, ma la piattaforma regina per le
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nuove frontiere della Social Education pare essere Facebook, per la platea infinita
che raggiunge, le applicazioni ben studiate, gli spazi virtuali privati per far confluire
dati ed informazioni e la circolazione implementata dal people tagging, che non
esiste o quasi nelle altre piattaforme che abbiamo visto.
E come si presenta il tasso di crescita di questo fenomeno?
Mentre il dato aggregato di crescita è del 7.6%, alcune regioni hanno trend
decisamente più elevati. Il più alto tasso di crescita si registra in Asia (+17.3%),
segue l’Est Europa con il 16.9%, l’Africa con una crescita del 15.2% e l’America
Latina con il 14-6% di crescita. Il più potente di questi driver, il Top Change Agent,
è e resta l’azione del Governo, gli interventi diretti.
Un dato interessante è quello del primato della Russia, che presenta il maggior
tasso di crescita nell’e-learning. Lì, i Change Agent sono gli investimenti del governo
e le start up che si occupano della didattica e delle tecnologie ad essa collegate.
È da rimarcare l’interesse delle nuove generazioni russe per tutto ciò che, nel settore e-learning, viene dall’Occidente; partecipano intensamente anche investitori
pubblici e privati soprattutto in direzione delle iniziative che nascono in terra russa.
E in Italia?
Le nuove tecnologie della formazione, in Italia, stentano ancora a ricevere il
giusto impulso e considerazione. Il governo e le istituzioni accademiche tradizionali vedono in esse un forte ridimensionamento del loro “potere” di controllo sulle
masse determinato dalla proposizione obbligatoria di una formazione per la quale
sono gli unici artefici di contenuti e modalità!
Questo perché la Formazione 3.0 non riguarda in sostanza solo un’innovazione
di concetto e metodo, di prodotto e processo, ma coinvolge anche un problema
strutturale di filosofia, di mission e vision delle università e, in particolare, la riformulazione del rapporto università, territorio e lavoro.
L’Italia quindi stenta; stenta al punto che verrebbero alla mente le parole di
Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab del Massachussets Institute of
Technology: “L’innovazione è quello che nessun padre vorrebbe dai propri figli e
nessuno Stato vuole veramente dai propri cittadini”.
Inaccettabile!
La formazione a distanza è anche e soprattutto una straordinaria frontiera, una
terra promessa: la possibilità di dare istruzione e formazione continue a chi non
potrebbe permetterselo per svariati motivi, alle collettività che hanno bisogno di risorse culturali e formative progettate ad hoc sulle loro esigenze, a tutte le persone
che, pur desiderando di migliorarsi, per motivi logistici e/o sociali e/o economici,
non possono accedere alle fonti che glielo consentirebbero.
L’università ha quindi necessità di dotarsi di nuovi protocolli di condivisione e
di cambiamento, deve saper coltivare il dibattito ed il senso critico dei giovani e
meno giovani, deve innovarsi nella ricerca e nelle metodologie didattiche, deve
esercitare quel ruolo di depositario della conoscenza in grado di rappresentare
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