Show and Tell – Stacy Gibboni L`Associazione Culturale
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Show and Tell – Stacy Gibboni L`Associazione Culturale
Padova, 27 aprile 2012 Associazione Culturale spaziOfficina “quarnaro” Via Quarnaro, 1 I – 35134 Padova [email protected] www.spaziofficina.com Show and Tell – Stacy Gibboni L’Associazione Culturale spaziOfficina “quarnaro” ospiterà all’interno del proprio spazio espositivo, dall’ 11 maggio al 7 giugno 2012, la mostra personale “Show and Tell” dell’artista americana Stacy Gibboni. Mostra a cura di Natasha Bordiglia Catalogo in mostra a cura di Barbara Peci Inaugurazione giovedì 10 maggio, ore 19.00-22.00 Dall’11 maggio al 7 giugno aperto su appuntamento. Drink Partner dell’evento Azienda Agricola Capodaglio – Due Carrare (PD) L’arte di Stacy Gibboni ci assale con il suo colore, ogni pennellata costruisce una rete di segni in cui ci viene chiesto di entrare per essere parte del suo paesaggio. Un paesaggio mentale dove il nostro occhio vaga come una farfalla sopraffatta di ebbrezza nell’immenso batuffolo giallo, che si arresta a bere rossi sanguinolenti e azzurri plumbei, per immergersi infine in quello spazio bianco carnale, dove finalmente riposa. Show and tell Testo critico di Natasha Bordiglia L’arte di Stacy Gibboni ci assale con il suo colore, ogni pennellata costruisce una rete di segni in cui ci viene chiesto di entrare per essere parte del suo paesaggio. Un paesaggio mentale dove il nostro occhio vaga come una farfalla sopraffatta di ebbrezza nell’immenso batuffolo giallo, che si arresta a bere rossi sanguinolenti e azzurri plumbei, per immergersi infine in quello spazio bianco carnale, dove finalmente riposa. Il ritmo richiesto nel seguire le pennellate è un ritmo sincopato, dove le battute si inseguono e si richiamano in una sorta di danza circolare in cui siamo chiamati a partecipare. La partecipazione richiesta è intensa e intima: una storia in cui entrare. Una storia – tante storie – emergono dalle grandi e piccole tele dove la scena rappresentata è sempre una scena ritagliata, in cui elementi isolati - siano essi boccioli, petali, foglie, alberi - creano, per autonomi risucchi compositivi, la spazialità del quadro. La trascrizione istantanea del motivo naturale, scelto come soggetto dell’opera, si distribuisce sulla superficie pittorica secondo necessità formali dettate da una pittura vissuta come momento di scrittura autobiografica. Lo stesso scarso interesse per il livello di rifinitura delle tele, la presenza di sgocciolamenti, la scelta di non preparare la tela con basi in gesso, si legano all’energia espressiva inaugurata da Jackson Pollock, pur se nel lavoro di Stacy Gibboni quell’energia è sempre mista ad una profonda gioia dell’esistere. A volte, però, il segno e il colore sono insufficienti a descrivere e comunicare l’energia intrinseca, ed è qui che entrano in gioco l’uso e la scelta di materiali di recupero che hanno già in sé un vissuto. Recuperando stilemi tipici della cultura neoespressionista, ritrae elementi carichi di vitalità che esprimono la gioia e la forza della natura. Con neoespressionismo intendiamo quella reazione all’arte concettuale e minimalista, che si esprime con il ritorno alla raffigurazione formale di oggetti riconoscibili, ritratti in modo vivido e forte. Stacy Gibboni porta sulla scena del quadro i paesaggi del suo passato, gli ampi spazi americani colti attraverso i dettagli luminosi che li costruiscono. La relazione che l’artista ha con il mondo naturale è una relazione che si comprende solo ricordando le sue origini, la sua vita. Americana, nata in Arizona, cresciuta in New Jersey, ha vissuto per molti anni in Georgia sulle coste dell’oceano. Quelle stesse vedute a perdita d’occhio sono elementi del suo mondo pittorico, dove la prospettiva è assente, la visione è frontale, il colore abbagliante. Il linguaggio pittorico usato dall’artista recupera peraltro anche elementi concettuali, in particolare la scrittura, presenza quasi costante nelle sue opere, che spesso ne costituisce il tessuto. Stacy Gibboni utilizza la parola contestualmente come segno grafico e come significante, la sottopone a manipolazioni, la riduce a semplice rilievo. Nascono così lavori come Take Three, in cui la scrittura assume un ruolo sempre maggiore nel dipinto mediante l’inserzione di parole a volte appositamente cancellate o semi cancellate per attirare l’attenzione di chi guarda e invitarlo a ricostruirne il senso. Accostandosi a Cy Twombly nell’usare una grafica elementare realizzata da frammenti verbali, usa le parole come fossero pennellate. Tale orientamento stilistico si acuisce nei lavori che appartengono al periodo che potremmo definire “bianco” in cui il colore scompare per lasciare il posto alla scrittura. Non assistiamo solo alla massiccia presenza di parole, lettere, frasi ma la pennellata vigorosa di colore che informa i dipinti a soggetto naturale, come Piccante, lascia il posto alla grafite, alla matita. In questo caso è il tratto del disegno ad essere usato come fosse testo scritto. L’assidua frequentazione con l’artista Angiola Churchill, nelle cui opere è notoriamente assente il colore, e i periodi sempre più lunghi di permanenza a New York, determinano sicuramente questa svolta stilistica. La cultura metropolitana con cui è sempre più a contatto porta inevitabilmente ad una variazione nell’uso dell’elemento grafico e nella scelta di soggetti: scompaiono gli elementi naturali colti nella loro vitale esplosione e emergono forme sempre più stilizzate, quasi astratte, anche nelle tele di grandi dimensioni come Jungle Scape. Dietro la maschera di motivi codificati, dalle sue opere di questo periodo emerge un senso di vuoto rabbioso, che cela una fitta rete di allusioni riconducibili ad un momento della sua esistenza dove il suo essere artista è oppresso da incombenze materiali a cui non può sottrarsi. La visitazione delle possibilità espressive del bianco e del segno grafico è gravida di conseguenze per il suo operare artistico: l’attenzione ora si sposta verso altri mezzi artistici e Stacy Gibboni si dedica all’esplorazione del video, della fotografia, della performance e dell’installazione. Il periodo in assenza di colore l’ha posta davanti a nuove possibilità di ordito compositivo che sono ricercate in altre espressioni quasi a sottolineare un’impossibilità della pittura in assenza di colore. Ed ecco allora prendere forma video come White Picket Fence Included, ancora venati di amara gravità, dove la natura non è più vastità ma costrizione, visioni paesaggistiche limitate da una serie di staccionate. L’architettura ha occupato il posto che una volta era della natura. Ancora un soffio vitale naturalistico persiste ma è breve e agonizzante. Il senso di infinito che permea i suoi dipinti si è perso ed è stato sostituito dai gesti dell’uomo diventati solide pietre. Forse è proprio per questo che lo stesso slancio vitale presente nelle sue prime opere lo ritroviamo intatto nei lavori su carta fatti a New Orleans. Dopo Katrina, solo la natura ha resistito, le opere dell’uomo sono andate tutte completamente distrutte. E in queste opere l’uso del colore è mirabilmente accordato con l’uso della grafite su carte riciclate, recuperate dall’abbandono. La metamorfosi è avvenuta, l’aver attraversato un periodo “bianco” ha portato l’artista ad un perfezionamento del suo stile ormai perfettamente riconoscibile nella pur vastissima produzione artistica contemporanea. Il colore, mai del tutto abbandonato – ricordiamo che le tele a motivi naturali non sono mai del tutto scomparse dalla sua produzione artistica – ma oscurato per un certo periodo da un’attenzione rivolta ad altri processi, ritorna con estrema forza sia nelle opere che appartengono alla serie Musical Chairs sia negli ultimi dipinti dove sono presenti soggetti tratti dal mondo della natura. L’opera di Stacy Gibboni in Musical Chairs ci presenta un oggetto a noi molto familiare isolato dal suo ambiente, fluttuante in muri di colore, dando la possibilità a chi guarda di vivere la sedia come oggetto emozionale. La relazione con l’oggetto è questione di una singola emozione, le sedie come ritratti senza volto aspettano di essere definite da chi guarda, aspettano di essere udite. Tutta l’opera di Stacy Gibboni è una storia che aspetta di essere ascoltata, un’emozione che attende di essere percepita. Una storia – tante storie – come quelle che raccontano i piccoli americani durante i loro primi giorni di scuola ai loro compagni nel gioco chiamato appunto Show and tell. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Associazione Culturale spaziOfficina “quarnaro” Via Quarnaro, 1 I – 35134 Padova [email protected] www.spaziofficina.com Stacy Gibboni Studi 2002 1992 Master of Arts: Pittura, New York University, New York, Stati Uniti Laurea in Belle Arti: Pittura, Savannah College of Art and Design, Georgia, Stati Uniti Personali 2011 2009 2001 2000 1999 1998 1997 1995 1994 1993 Junkyard Essays, Gallery Old Stone, Cleveland, Stati Uniti Junkyard Essays, esposizione collaterale alla LIV Biennale di Venezia, Venice Jazz Club, Italia It’s Just a Bed, Drawing & Text, Venezia, Italia My Space, Raphael Essebag Gallery, Montreal, Canada Trees and Scenes, Gallery SPACE, Savannah, Georgia, Stati Uniti Stacy Gibboni, Bothwell Gallery, Savannah, Georgia, Stati Uniti Paintings, Armstrong Atlantic State University Gallery, Georgia, Stati Uniti Paintings, Kentuck Museum of Art, Northport, Alabama, Stati Uniti Gibboni, City Market Art Center, Savannah, Georgia, Stati Uniti Texture and Color, Performing Arts Center, New Jersey Stati Uniti On the Horizon, Physick Estate, Cape May, New Jersey Stati Uniti Georgia Sunset Series, Tybee Island, Georgia Stati Uniti Collettive selezionate 2011 2010 2008 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 Colori e Parole…nei luoghi dell'anima, Art Expo, Rocca Di Senigallia, Italia Drawing Connections, Paul Getty's Siena Art Institute, Siena, Italia Liber Chronos Internationale, Artist Book, Turning Leaves, Osnabruck, Germania Biennale Internazionale del Libro D' artista, Nabila Fluxus,Treviso, Italia Portraits: Musical Chairs, Chace Randall Gallery, Andes , New York, Stati Uniti A Book About Death, Homage to Ray Johnson, Treviso, Italia Don’t Hold Your Breath, Centro Culturale Candiani, Venezia, Italia Absurd Words, Rosenberg Gallery, Curator Cris Moss, New York, Stati Uniti Thesis Exhibition, 80 Washington Square East Galleries, New York, Stati Uniti Pensieri del Giorno, Linea Daqua Cultura Spettacolo, Venezia, Italia Meta Tempo, IUVA Galleries, Venezia, Italia Clara e gli americani, Il chiaroscuro, Brescia, Italia Group Show, Marcel Scheiner Gallery, Hilton Head Island, South Carolina, Stati Uniti 3 x 1, Punta Della Dogana, Venezia, Italia Sit Here in My Space..., NYU Exhibition, Venezia, Italia Georgia Art Educators Exhibition, AASU, Savannah, Stati Uniti 100 Blackbird Blessings, Robert Lowery Gallery, Athens, Georgia Stati Uniti The Family Show, Robert Lowery Gallery, Georgia, Stati Uniti A Different Drum, Savannah International Arts Festival, Stati Uniti Artist Helping Artist / AHA HO HO SHO, Georgia, Stati Uniti Fire Marsh, Light Waves Gallery, Georgia, Stati Uniti Artist Helping Artist / AHA HO HO SHO, Georgia, Stati Uniti At Night, Light Waves Gallery, Georgia, Stati Uniti Fall Show, Savannah Art Association, Georgia, Stati Uniti Juried Regional Exhibit, Telfair Museum of Art, Stati Uniti Fall Marsh, Light Waves Gallery, Georgia, Stati Uniti Vernisage, Savannah Fine Arts, Stati Uniti Mixed Media Affair, Tybee Island, Georgia, Stati Uniti Summer Show, Savannah Art Association, Georgia, Stati Uniti 1994 1993 1992 Peaches at Sunset, Cape May, New Jersey, Stati Uniti Washington Inn, Jazz, Cape May, New Jersey, Stati Uniti Fall Show, Savannah Art Association, Georgia, Stati Uniti Views of Gibboni & Steinwart, Man in the Moon Gallery, GA, Stati Uniti Merlins Vision, Tounge and Groove Gallery, Florida, Stati Uniti Brighter Day Annex, A Day Show, Georgia, Stati Uniti Senior Exhibit, Savannah College of Art and Design, Stati Uniti Collaborazioni artistiche 2007 2006 2005 2004 2003 2002 The Path, Biennale Lodz International Contemporary Museum, Polonia Trilogy: A tale of Courage Then and Now, Casa di Ludovico Ariosto, Ferrara, Italia Un Luogo Bianco, Palazzo Reale Napoli, Napoli, Italia I Love You performance by Yoko Ono, video documentary, Venezia, Italia Pandora’s Box, Biennale Donna XI, Museo Palazzo Bonacossi, Ferrara, Italia Oltre il Giardino, Museo di Palazzo Fortuny, Venezia, Italia Public love, a connective work, Museo Fortuny, Venezia, Italia Behind the Scenes of Public, video documentary, Venezia, Italia The drama of love, film by Anita Sieff, Venezia, Italia We Are The World, Alicia Framis, Dutch Pavilion, Biennale di Venezia, Italia Buddha a San Marco, Visual Artist – Judy Harvest, video documentary, Venezia, Italia Peacock Series, Glass Artist – Kate Rhodes, video documentary, Venezia, Italia film / video projects 2012 2011 2002 2001 White Picket Fence Included, video, Venezia, Italia Junkyard Essays, video, Venezia, Italia Cinque Finestre ,short film, Venezia, Italia Aesthetic Text, video series, Project NYU, New York, Stati Uniti Do Over, video, New York, Stati Uniti Motion, video, Venezia, Italia commissions 2010 1999 JMC Salvage Installation, Riciclarti: Cantiere Arte Ambientale, Curatore Natasha Bordiglia, Padova, Italia Elaine de Koonings the Baseball Players: Tactile Reproduction for visually impaired corporate collections Westin Resorts - Aruba Marriott Corporation – Florida Clara Scarampella –Lombardia, Italia R. Finz – Manhattan Reporting Company, New York, Stati Uniti Banchetti e Rinfreschi, Venezia, Italia Newhouse & Company, Londra, Inghilterra --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Associazione Culturale spaziOfficina “quarnaro” Via Quarnaro, 1 I – 35134 Padova [email protected] www.spaziofficina.com