Soutine delle nebbie

Transcript

Soutine delle nebbie
22
Soutine
To
see a world in a grain of sand
And heaven in a wild flower
Hold infinity in the palms of your hand
And eternity in an hour.
William Blake, Auguries of Innocence
Erminio era per tutti Colasabbia.
Viveva da sempre in una cittadina
rumorosa della costa romagnola,
avvolto da profumi di salumi
e fritti. Lì la gente sorrideva ai
tramonti, pregustando le sorprese
della cena e la carnalità delle notti.
Non Erminio che, passeggiando
sul bagnasciuga, inalava boccate
di vento salato e fissava l’alternarsi
delle onde come un’ulteriore prova.
La vita non solo era senza
senso, ma anche transeunte.
Durava un istante; nella
linea elicoidale del tempo che non esiste, non
era che uno sputo che si
rapprende ed evapora.
Ma lui aveva un rimedio. L’aveva imparato da
suo padre che a sua volta
l’aveva ereditato da un
misterioso forestiero che
era passato di lì subito
dopo la guerra e poi era
scomparso. Suo padre
tuttavia aveva una tecnica
diversa e non era solerte
come lui, non andava in
spiaggia tutte le sere, non
assisteva ai malinconici
crepuscoli guardando nella
direzione del vento, non
aveva elaborato teorie.
Ripeteva semplicemente
quello che aveva visto fare
e questo lo riappacificava. Un passatempo, una piccola
stranezza che passava inosservata.
Erminio sospirò. Si liberò di giacchetta, scarpe e calze. La rena era
ancora tiepida di sole, croccante.
Le dita dei piedi si allargarono
alla ricerca di uno strato umido
nel quale radicarsi.
Poi si sedette e cominciò a farsi
scorrere la sabbia da una mano
all’altra come a raffinarla. Erano
granelli finissimi, imbionditi dallo
sfregamento millenario, che intrappolavano particole di pietre
rosate, frammenti di minerali e
conchiglie.
Erminio poteva continuare così
per ore. Si rilassava e pensava al
mondo. Per questo gli avevano
affibbiato quel soprannome - Colasabbia - che sapeva di strumento
da cucina e inutilità. Visto che
per lui il tempo non esisteva, non
rispondeva al richiamo degli orari
e non sentiva i morsi della fame.
Si perdeva nella contemplazione
di quel compito virtualmente
illimitato che gli regalava una
calma suprema e qualche parcella
di eternità.
La moglie di Erminio lo incontrava
lì e andandogli incontro sembrava
diventare più piccina. Le tracce la-
sciate sulla sabbia misteriosamente
scomparivano, mentre la brezza
marina le scompigliava i capelli.
La donna che gli si era imposta
qualche anno prima faceva la
rappresentante di cosmetici per
una nota casa che non regalava
neanche un campioncino. Percorreva giornalmente la costa e l’entroterra di quella regione prospera,
insalsicciata in un tailleur sempre
più stretto e truccata in modo
esemplare. Magda, diversamente
da Erminio, era convintissima
che il tempo esistesse. E non solo
quello degli orari da rispettare, e
degli appuntamenti, ma l’altro, il
tempo più grande di loro, una linea
retta su cui ogni essere cercava di
mantenere l’equilibrio. La caduta
era la morte, mentre riuscire a
camminare su questa linea magica
e magari a correre corrispondeva
alla capacità di essere al passo coi
tempi. Ne avevano parlato molte
volte sulle spiaggia. Strani discorsi
per due innamorati e ancora più
strani per due esseri incagliati nella
quotidianità. Eppure Erminio e
Magda a quel loro appuntamento
serale sulla spiaggia non mancavano mai.
“Vedi?” le mostrava lui. “Gli istanti
corrono come questi granelli.
Credi che abbiano una meta?
Un senso?”
La fissava in attesa. Da lei si aspettava sempre qualche argomentazione convincente. Magda gonfiava i
seni per riappropriarsi della parola,
ma anche per opporre all’astrattezza
di lui la forza del reale.
“Questi granelli, insieme, formano
la sabbia e sono una traccia delle
trasformazioni del mondo e un
indizio su quel che ci aspetta”.
“Per te ci aspetta dunque qualcosa?”
Il sole si era allargato su un alone
di nuvole che si spartivano dei
riflessi arancio.
“Sì, Erminio. Giorno dopo giorno,
quel che ci aspetta è la vita che
è quanto di più vicino al tempo
ci sia”.
Erminio, per un attimo, aveva
cessato di farsi passare la sabbia
da una mano all’altra. Guardava
l’orizzonte piatto del mare, simile
a un tappeto scolorito dagli anni.
Un uomo in pantaloncini forzava i
muscoli a dei balzi sempre uguali,
seguito da un cane uggiolante.
Una vecchia che gli ricordava sua
nonna camminava lenta osservando
ogni impronta lasciata nella sabbia
con soddisfazione. O così
almeno gli sembrava. Due
bambini si rincorrevano
urlando, mentre la madre
li seguiva con lo sguardo
senza muoversi, come una
guardiana indifferente.
“Il tempo,” riprese lui, “ammesso che esista, io me lo
raffiguro come un infinito a
cui tendere, anche sapendo
di non poterci mai arrivare.
Come miliardi di granelli
da accarezzare.
Se la vita è ripetizione di
giorni, come dici tu, porsi
un compito infinito significa non morire mai”.
Magda lo ascoltava assorta.
“Forse hai ragione. È bella
questa spiaggia. La più bella
del mondo. Inesauribile”.
Dietro le loro spalle si accesero i lampioni e le luci
delle villette con giardini e
cancelli. Richiami familiari
riportavano la gente intorno
a un tavolo. Le delizie della cena
erano un efficace antidoto contro
la dispersione.
“Bolivio, fammi il piacere: vai a
dirci tu a tuo padre che i turtelèn
non aspettano la sua augusta
forchetta”.
“Carmen, vai a lavarti le zampe,
che a furia di stare con quel cane
ti verranno le pulci!”
“Allora, quand’è che ci diamo una
sciacquata a quella macchina? Tra
un po’ ci cresce l’erba...”
La mascella quadrata di Erminio
si tese. Sul volto bruno dalla regolarità quasi infantile si disegnò
un sorriso di resa. Magda, con
i capelli sciolti sulle spalle e il
trucco ancora luminoso, stirò la
bella bocca carnosa. Immerse la
mano nella sabbia e raccolse un
pugno di granelli che fece scivolare
lentamente nell’altra mano.
“Così?” gli chiese.
“Così”.
Il cielo si stava imbiancando per
poi scurirsi definitivamente.
Era un’ultima luce, quella, che
assomigliava al bagliore del primo
mattino.
Colasabbia
Guia Risari
Il porco
delle nebbie
Concorso di racconti sul maiale
II edizione
I racconti dovranno avere come soggetto il maiale, simbolo
di ricchezza, gusto, convivialità, ma anche metafora
dell’agire umano.
La redazione de Il Grande fiume selezionerà tre racconti.
Domenica 10 febbraio 2013 i tre finalisti leggeranno i
loro testi durante una conviviale al ristorante Colombo
di Vidalenzo di Polesine Parmense, dove una giuria
eleggerà il vincitore.
I racconti, di minimo 6.500 e massimo 10.000 battute, devono
essere spediti, in triplice copia, entro il 10 novembre 2012,
al Comune di Polesine Parmense, Viale delle Rimembranze
43010 Polesine Parmense. [email protected]
Premio al primo classificato: €1000
Comune di
Polesine Parmense
Ristorante
Il Grande fiume
Colombo
Cucina tipica parmigiana
salumi tipici parmensi
•
S.Franca di Polesine Parmense
culatello di Zibello
Via Mogadiscio 119
☎ 0524 98114
[email protected]
CHIUSURA LUNEDI SERA E MARTEDI