Le popolazioni barbariche: i Longobardi
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Le popolazioni barbariche: i Longobardi
a cura di Giuseppe Paludo Fig. 1 - Il Friuli in età longobarda. (Tratto da Corbanese) Fig. 2 - Il ducato Longobardo in Friuli. (Tratto da Corbanese) campi, un terzo andava in proprietà ai nuovi venuti ed i rimanenti due terzi restavano ai vecchi proprietari latini. Questi poterono così continuare a lavorare seguendo le proprie tradizioni, mentre i Longobardi divennero proprietari terrieri che avevano Latini alle proprie dipendenze. In pianura dovevano essere coltivati cereali poveri (segale, orzo, miglio) farro e ortaggi. Parti del territorio friulano vennero lasciate a bosco o sommerse dalle paludi per poter essere sfruttate per la caccia. I Longobardi governarono l’Italia fino al 773-774, quando furono sconfitti dalla spedizione di Carlo Magno. Nel 776 un tentativo di rivolta, guidato dal duca del Friuli Rotgaudo, permise ai Franchi di eliminare tutti i nobili ribelli. Erano un popolo guerriero ed ogni uomo aveva il dovere di armarsi secondo il proprio censo; per questo nei corredi funebri longobardi si ritrovano armi che indicano lo stato sociale del defunto. Nella pianura Scheda n° 4. 3. 1 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli Le popolazioni barbariche: i Longobardi Il nome Longobardi significa: ”uomini dalle lunghe barbe” ed inizialmente si chiamavano Winnili. Erano un popolo seminomade. Per loro l’uomo libero era guerriero, portava le armi e formava l’esercito. La Fara era il gruppo familiare su cui si basava l’arruolamento. I Longobardi provenivano dalla Scandinavia; arrivati in Germania, risalirono il corso del fiume Elba e, nel V secolo d. C., giunsero nell’attuale Moravia. Nel VI secolo si diressero verso la Pannonia (l’attuale Ungheria) ed il corso del Danubio. Qui vissero di rapine e razzie contro i popoli vicini. Si allearono con i Bizantini, che dominavano l’Italia ed il Friuli dopo aver sconfitto i Goti. Nel 568 d. C. i guerrieri longobardi, riuniti in un’assemblea diretta dal re Alboino, decisero di partire per la penisola italiana. Lasciarono il territorio della Pannonia agli Avari ed entrarono nella nostra regione seguendo la via che proveniva dall’attuale Lubiana. Traversarono il ponte romano sull’Isonzo presso Gorizia. Conquistarono la fortezza di Cividale, città che non era stata gravemente devastata dalle precedenti invasioni barbariche e che aveva le difese ancora integre. Fino ad allora il centro era noto come Forum Iulii: i Longobardi la trasformarono in una sede di comando e la chiamarono Civitas Austriae, città più orientale d’Italia. Alboino l’affidò a suo nipote Gisulfo, il quale scelse personalmente le fare che avrebbero difeso la regione e divenne il primo duca del Friuli. Il territorio del ducato era costituito anche dagli antichi municipi romani di Aquileia, Concordia Sagittaria, Iulium Carnicum (Zuglio) e fu suddiviso in Sculdasce (distretti) a loro volta composti da Centene (territori che dovevano fornire 100 armati) e Degagne (territori che dovevano fornire 10 armati). La costa rimase sotto il controllo dei Bizantini ed in questa zona, a Grado, si rifugiò il Patriarca fuggito da Aquileia. Successivamente, Alboino riprese l’avanzata fino al Piemonte ed alla Liguria, fissando infine a Pavia la capitale del regno longobardo. Intorno al 600 la penisola era così divisa tra Longobardi e Bizantini: ai primi spettò la Longobardia, territorio comprendente Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, parte dell’Emilia, Toscana, i ducati di Spoleto, in Umbria, e Benevento nel sud; i Bizantini costituirono invece la Romania, comprendente Istria, le coste del Friuli, Oderzo, la laguna veneta, il Polesine, la Romagna, le città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia ed Ancona, chiamate Pentapoli (vocabolo derivato dal greco che significa “cinque città”). V’erano anche i ducati di Perugia, di Roma e di Napoli, la punta meridionale di Puglia e Calabria, nonché Sicilia, Sardegna e Corsica. La società longobarda era suddivisa in liberi, servi e aldii, questi ultimi persone semilibere che si dedicavano alla coltivazione delle terre. I Longobardi non erano provetti agricoltori e lasciavano questa attività alla cura della popolazione locale. Si impadronirono comunque delle terre fertili nella pianura friulana che vennero confiscate e ridistribuite alle diverse fare seguendo il sistema dell’hospitalitas: di tutti i Storia Le popolazioni barbariche: i Longobardi Storia donna nobile, la guarnizione di una cintura maschile e una piccola accetta. Altre testimonianze della presenza longobarda sono emerse a Codroipo, in piazza Garibaldi: nel 1956 furono rinvenute alcune tombe nelle quali fu ritrovato una sax in ferro, un coltello, un umbone; nel 1982 fu rinvenuta una nuova tomba contenente le spoglie di un soldato longobardo con il suo corredo (spada ed umbone). A Basagliapenta si ricorda il ritrovamento di una croce aurea, un anello in oro ed una spada in ferro poi andati perduti. Infine un documento scritto a Ivrea nel 776 dice che, in seguito ad una congiura, vaste proprietà terriere furono confiscate a Waldaudo, figlio di Immone (o Mimone) di Lavariano e donate a Paolino di Aquileia. Tali proprietà sarebbero state una curtis longobarda, una antica azienda agricola. Fig. 3 - Guerriero Longobardo. (Tratto da A. D’Osualdo) Le popolazioni barbariche: i Longobardi Bibliografia • A. D’Osualdo, Arrivano i Longobardi, Udine, Multiservizi, 1990 • A. Tagliaferri, I longobardi: storia e immagini di un popolo guerriero, Udine, 1989 • G. C. Menis, Storia del Friuli: dalle origini alla caduta dello Stato patriarcale (1420) Udine, Società Filologica Friulana, 1969 • T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli - Basiliano, Tavagnacco, Arti grafiche friulane, 1997 • G. G. Corbanese, Il Friuli, Trieste e l’Istria, dalla Preistoria alla caduta del Patriarcato d’Aquileia, Grande Atlante Storico Cronologico comparato, Udine, Del Bianco Editore, 1983 Fig. 4 - Armatura Longobarda. (Tratto da A. D’Osualdo) friulana emergono numerose tombe nelle quali accanto ad ogni inumato vi era un corredo comprendente anche oggetti di uso quotidiano come fibule, speroni, o oggetti di fede come le crocette auree. Arma principale era la spatha, una spada a doppio taglio lunga fino ad un metro; si poteva trovare poi il sax, una spada più corta ad un solo taglio. Si rinvengono anche lance, archi, asce, coltelli. Per la difesa vi era lo scudo rotondo, in legno, al cui centro, rivolto verso l’esterno, un umbone di ferro proteggeva l’impugnatura. Elmi e corazze erano di tipo lamellare, fatti cioè da lamelle a “S” legate tra loro con cinghie di cuoio: l’armatura così seguiva i movimenti del corpo. Gli elmi avevano una piastra frontale che poteva essere decorata, ed una protezione della nuca in maglia. Nell’ area del Medio Friuli, sono stati ritrovati, nella località Braida della Signora, presso Lavariano, una fibula femminile appartenuta ad una Per ricercare e approfondire • La scheda accenna ai gioielli ritrovati nelle tombe longobarde: fai una ricerca per procurarti foto di essi. • A Cividale del Friuli i Longobardi hanno lasciato moltissime testimonianze d’arte: documentati su quali sono. • Trova notizie sulla cittadina di Sesto al Reghena e sulla sua abbazia: anche in questo caso sono intervenuti i Longobardi. • Trova qualche notizia sulla vita di Paolo Diacono, storico friulano di origine longobarda. Scheda n° 4. 3. 1 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli