LA CAMPAGNA INDICE La campagna: immagini p. 2 Il topo di città

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LA CAMPAGNA INDICE La campagna: immagini p. 2 Il topo di città
LA CAMPAGNA
INDICE
La campagna: immagini
Il topo di città e il topo di campagna
Il topo di città e il topo di campagna
(testo semplificato)
cloze
La gallinella rossa
Il nome
La gallinella rossa (testo semplificato)
Il lupo e l'agnello
l lupo e l'agnello (immagini)
Il lupo e l'agnello (testo semplificato)
Cloze
Gli avverbi di negazione
Le otto tartarughe d'oro
Le otto tartarughe d'oro
(testo semplificato)
p. 2
p. 3
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LA CAMPAGNA
Cosa fanno le persone che vedi nella foto?
Una fattoria in campagna
Gli animali della fattoria
Come si chiamano gli animali che vedi nel disegno?
Dove si trova il maiale? A destra o a sinistra? In alto o in basso?
Dove si trova il gatto?
Dove si trova la pecora?
Cos’ha al collo la mucca?
IL TOPO DI CITTÀ E IL TOPO DI CAMPAGNA.
Esopo.
Un giorno il topo di città andò a trovare il cugino di campagna. Questo cugino era di modi
semplici e rozzi, ma amava molto l'amico di città e gli diede un cordiale benvenuto. Lardo
e fagioli, pane e formaggio erano tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri. Il topo di
città torse il lungo naso e disse:
- Non riesco a capire, caro cugino, come tu possa tirare innanzi con un cibo così misero
ma certo, in campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, ed io ti farò vedere
come si vive. quando avrai trascorso una settimana in città, ti meraviglierai di aver potuto
sopportare la vita in campagna!
Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all'abitazione del topo di città a
notte tarda.
- Desideri un rinfresco, dopo un viaggio così lungo? - domandò con cortesia il topo di città;
e condusse l'amico nella grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto
e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c'era di buono.
Ad un tratto udirono dei latrati.
- Che cos'è questo? - chiese il topo di campagna.
- Oh, sono soltanto i cani di casa - rispose l'altro.
- Soltanto! - esclamò il topo di campagna. - Non amo questa musica, durante i pasti. -In
quell'istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero
appena il tempo di saltar giù e di correre fuori.
- Addio, cugino - disse il topo di campagna.
- Come! Te ne vai così presto? - chiese l'altro.
- Si - replicò il topo di campagna:
"Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata nell'angoscia."
La favola è un genere letterario che ha per protagonisti gli animali e ha una morale alla
fine della favola. Esopo è vissuto in Grecia nel IV secolo a.C. Spesso i suoi personaggi
presentano delle caratteristiche psicologiche o sono simbolo di alcuni tipici difetti degli
uomini.
Comprensione
Chi sono i protagonisti della storia?
Dove si ambienta la storia?
La narrazione si sviluppa in ordine cronologico?
Individua tutti i passati remoti ed indica il verbo??
Produzione
COMPOSIZIONE: PREFERISCI LA CITTA’ O LA CAMPAGNA? PERCHE’?
Il topo
Cosa vuole mangiare il topo?
IL TOPO DI CITTÀ E IL TOPO DI CAMPAGNA (testo semplificato)
Il topo di città va a trovare il cugino di campagna. Questo cugino è semplice, ma vuole
bene all'amico di città e lo saluta con affetto. Ha poche cose da mangiare: Lardo e fagioli,
pane e formaggio ma li offre con piacere. Il topo di città non è contento e dice:
- Non riesco a capire, caro cugino, come puoi mangiare queste cose ma certo, in
campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, ti faccio vedere come si vive in
città. Si sta meglio che in campagna.
Dove va il topo di città?
Chi va a trovare il topo di città?
Cosa mangia?
I due topi si mettono in cammino e arrivano alla casa del topo di città di notte.
- Vuoi mangiare? – Domanda con cortesia il topo di città; e porta l'amico nella grande sala
da pranzo. Qui trovano tanto cibo avanzato e si mettono subito a mangiare dolci,
marmellata e tutto quello che c’è di buono..
Dove vanno i due topi?
Cosa c’è nella sala da pranzo?
Cosa mangiano?
Sentono un cane che abbaia
- Che cos'è questo? - chiede il topo di campagna.
- Oh, sono soltanto i cani di casa - risponde l'altro.
- Soltanto! - esclama il topo di campagna. –Mi fanno paura. –Entrano due grandissimi cani:
i due topi corrono subito fuori c Addio, cugino – dice il topo di campagna.
- Come! Te ne vai così presto? – chiede l'altro.
- Si – replica il topo di campagna:
"Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata con la paura”
Cosa sentono i due topi?
Il topo di campagna prova paura o freddo?
Dove va il topo di campagna?
Perché il topo di campagna va via?
Cloze
IL TOPO DI CITTÀ E IL TOPO DI CAMPAGNA.
Il topo di città va a trovare ……………….di campagna. Questo cugino è semplice, ma
vuole bene all'amico di città e lo saluta con affetto. Ha poche cose da……………..: Lardo e
fagioli, pane e ……………….ma li offre con piacere. Il topo di città non è contento e dice:
- Non riesco a capire, caro cugino, come puoi mangiare queste cose ma certo, in
…………….non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, ti faccio vedere come si vive
in città. Si sta meglio che in campagna. I due …………….si mettono in cammino e arrivano
alla casa del topo di città di notte.
- Vuoi mangiare? – Domanda con cortesia il topo di città; e porta l'amico nella grande
…………da pranzo. Qui trovano tanto cibo avanzato e si mettono subito a …………..dolci,
marmellata e tutto quello che c’è di buono . Sentono un ……..che abbaia
- Che cos'è questo? - chiede il topo di campagna.
- Oh, sono soltanto i cani di casa - risponde l'altro.
- Soltanto! - esclama il topo di…………... –Mi fanno paura. –Entrano due grandissimi cani:
i due topi corrono subito fuori c Addio, cugino – dice il topo di campagna.
- Come! Te ne vai così presto? – chiede l'altro.
- Si – replica il topo di campagna:
"Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata con la paura”
La gallinella rossa
Fiaba
Un giorno la Gallinella Rossa stava razzolando nel cortile della fattoria, quando trovò
un chicco di grano.
Chi vuol seminare il grano? – chiese.
Io no – disse l'anitra.
Io no – disse il gatto.
Io no – disse il cane.
Benissimo, – disse la Gallinella Rossa
– lo farò io.
E seminò il chicco di grano.
Dopo qualche tempo il grano divenne alto e maturo.
—Chi vuol tagliare il grano? — chiese la Gallinella Rossa.
—Io no — disse l'anitra.
—Io no — disse il gatto.
—Io no — disse il cane.
—Benissimo, lo farò io — disse la Gallinella Rossa.
E tagliò il grano.
—Ora — disse — chi vuol trebbiare il grano? -Io no — disse l'anitra.
—Io no — disse il gatto.
—Io no — disse il cane.
—Benissimo, lo farò io — disse la Gallinella Rossa.
E trebbiò il grano.
Quando il grano fu trebbiato, chiese:
—Chi vuol portare il grano al mulino per farlo macinare? -Io no — disse l'anitra.
—Io no — disse il gatto.
—Io no — disse il cane.
—Benissimo, lo farò io — disse la Gallinella Rossa.
E portò il grano al mulino.
Quando il grano fu macinato, chiese:
Chi vuol fare il pane con questa farina? - Io no - disse l'anitra.
- Io no - disse il gatto.
- Io no - disse il cane.
- Benissimo, lo farò io disse la Gallinella Rossa. Ed impastò una invitante pagnottella.
Disse allora: - Chi vuol mangiare il pane? - Io voglio! - disse l'anitra.
- Io voglio! - disse il gatto.
- Io voglio! - disse il cane. - Oh! no, voi non l'avrete! - disse la Gallinella Rossa. - Lo
mangerò io. E, chiamati i pulcini attorno a sé,
divise il pane con loro.
GRAMMATICA
IL NOME
NOME PROPRIO: E' Il nome delle persone, delle città, dei fiumi, degli stati ecc.
Es. Firenze, Italia, Cina, Maria, Giovanni
NOME COMUNE: Sono tutti gli altri nomi. Possono essere maschili o femminili
es. casa, tempo, telefono.
NOMI PRIMITIVI: Hanno la radice e una desinenza: es. cas-a (al plurale cas-e)
NOMI DERIVATI: Hanno un suffisso che cambia il senso delle parole Casale cas-ale
NOMI ALTERATI: Il suffisso non cambia il significato delle parole, ma indica che si tratta di
qualcosa bella, brutta, piccola, grande: Cas-accia
NOMI COMPOSTI
Sono nomi composti con due parole casa-famiglia
Spiega il significato di queste parole: pane, paniere, panettiere, panino, panettone, pan
pepato
Individua i nomi primitivi, derivati, alterati e composti
Produzione
Componi una fiaba o un racconto usando dei nomi alterati e derivati
IL DISCORSO DIRETTO
In questo testo è presente il discorso diretto. I personaggi parlano e le loro parole vengono
trascritte tra virgolette. Il discorso indiretto si può modificare e si può passare al discorso
indiretto.
Produzione
Riscrivi la storia modificando il discorso diretto in discorso indiretto e modifica il finale
GLI AVVERBI DI NEGAZIONE
no, non, neppure, nemmeno, neanche
Queste forme presenti nel testo indicano che non si vuole fare una cosa. Si chiamano
avverbi di negazione e si usano per fare le frasi negative
Esempio:
Io mangio la pasta
Io non mangio le pietre e neppure i chiodi
Io bevo l'aranciata
Io non bevo la benzina e nemmeno l'acqua della pioggia
Trova nel testo gli avverbi di negazione e prova poi a scrivere delle frasi come quelle
dell'esempio.
La gallinella rossa
(testo semplificato)
Una Gallinella Rossa passeggia nel cortile e trova un chicco di grano. "Questo chicco di
grano va piantato,"dice. "Chi lo fa?" "Io no, "risponde l'anatra. "Io no," risponde il gatto.
"Io no," risponde il cane. "Allora lo faccio io," dice la Gallinella Rossa, e pianta il grano.Il
grano cresce biondo e rigoglioso. "Il grano è maturo," dice la Gallinella Rossa, "Chi lo
miete? "Io no," risponde l'anatra. "Io neanche," risponde il gatto. "Io nemmeno," risponde il
cane. "Allora lo faccio io," dice la Gallinella Rossa, e così fa
Il grano è pronto per la trebbiatura. la Gallinella Rossa dice:: "Chi si occupa della
trebbiatura?" "Io no," risponde l'anatra. "Io neanche," risponde il gatto. "Io neppure,"
risponde il cane. "Allora lo faccio io ," dice la Gallinella Rossa, e così fa.
La Gallinella Rossa chiede: "Chi porta questo grano al mulino?" "Io no," risponde l'anatra.
"Io neanche," risponde il gatto. "Io nemmeno," risponde il cane. "Allora lo faccio io," dice la
Gallinella Rossa, e così fa. Porta il grano al mulino e con il grano le fanno a farina; allora
torna a chiedere: "Chi vuol fare un po’ di pane con questa farina?" "Io no," risponde
l'anatra. "Io neanche," risponde il gatto. "Io nemmeno," risponde il cane. "Allora lo faccio
io," dice la Gallinella Rossa, e così fa.
Impasta il pane e lo sforna. Quando chiede: "Chi vuole un po’ di pane?" "Io, io!" dice
l'anatra. "Anch'io, anch'io!" si aggiunge di corsa il gatto. "Pure io, pure io!" abbaia il cane.
"No, no!" risponde la Gallinella Rossa, "Il pane me lo mangio da sola." E così fa.
1
2
1Spiga di grano,
2mietitura,
3raccolta,
4raccolta,
5 trebbiatura
3
4
chicco di grano
pane
anatra
gallina
gatto
5
cane
1)
2)
3)
4)
5)
Che cosa fa la gallinella?
Cosa dice l'anatra?
Cosa dice il cane?
Il chicco di grano si trasforma? Cosa diventa?
Conosci una storia che ha per protagonisti gli animali? Prova a scriverla
IL LUPO E L'AGNELLO
Allo stesso ruscello erano arrivati il lupo e l'agnello spinti dalla sete; in alto stava il lupo e
molto più in basso l'agnello. Ed ecco che il lupo, stimolato dalla sua gola maledetta, tirò
fuori un pretesto per litigare. "Perché", disse, "mi hai intorbidato l'acqua proprio mentre
bevevo?". E il batuffolo di lana, pieno di paura, risponde: "Scusa, lupo, come posso fare
quello che recrimini? È da te che scorre giù l'acqua fino alle mie labbra". Respinto dalla
forza della verità, il lupo esclama: "Sei mesi fa hai sparlato di me". L'agnello ribatte: "Io? Io
non ero ancora nato". "Perdio", lui dice, "è stato tuo padre a sparlare di me". E così lo
abbranca e lo sbrana, uccidendolo ingiustamente. Questa favola è scritta per quegli uomini
che opprimono gli innocenti con false accuse. (Fedro)
1) Che cosa rappresentano il lupo e l'agnello?
2) Che cosa indica l'espressione “batuffolo di lana”?
3) Che cosa vogliono dire le parole “stimolato”, “pretesto”, “recrimini”, “abbranca”,
“sbrana”, “ribatte”? Cercale sul vocabolario e poi prova a scrivere due frasi
usandone qualcuna
Favola: Il lupo e l’agnello
1. Cosa vedi?
2. Che differenza c’è tra le immagini?
3. Dove sta il lupo nelle immagini?
4. A destra o a sinistra?
5. Sopra o sotto?
6. E’ più grande o più piccolo dell’agnello?
7. Il lupo fa paura? In tutte le immagini?
8. Dove stanno il lupo e l’agnello?
9. Perché l’immagine n. 4 è diversa dalle altre?
10. In quali immagini c’è un corso d’acqua?
11. In che lingua sono le scritte dell’immagine N. 3? Quanti alberi ci sono nell’immagine
N.3? Sono tutti uguali?
Il lupo e l’agnello (testo semplificato)
Vicino a un ruscello (piccolo fiume) un lupo vede un agnello che beve e ha voglia di
mangiarlo, ma deve trovare una scusa. Il lupo sta in alto e molto più in basso l’agnello. Il
lupo, che ha fame, cerca di litigare con l’agnello e gli dice:” Tu sporchi l’acqua”. L’agnello
però gli risponde che il lupo sta in alto e lui sta in basso, per cui non può sporcare l’acqua.
Il lupo allora, arrabbiato perché l’agnello ha detto la verità, trova un’altra scusa e dice: “Tu
l’anno scorso hai parlato male di me” ma l’agnello gli risponde: “Io lo scorso anno non ero
ancora nato”. Il lupo, sempre più arrabbiato, dice: “E’ stato tuo padre che ha parlato male
di me” E subito lo prende e lo mangia ingiustamente.
Questa favola è dedicata agli uomini che fanno del male agli innocenti con false accuse.
Domande di comprensione del testo:
1. Dove si trovano il lupo e l’agnello?
2. Cosa vuol fare il lupo?
3. Cosa dice il lupo all’agnello la prima volta?
4. Cosa risponde l’agnello al lupo la prima volta?
5. Cosa dice il lupo all’agnello la seconda volta?
6. Cosa risponde l’agnello la seconda volta?
7. Cosa fa il lupo alla fine?
Produzione
Ti piace questa storia? Perché?
Cloze
Vicino a un ………………….(piccolo fiume) un lupo vede un ……………che beve e ha
voglia di mangiarlo, ma deve trovare una ………….Il lupo sta in alto e molto più in
…………..l’agnello. Il lupo, che ha fame, cerca di litigare con l’agnello e gli dice:” Tu
sporchi………….”. L’agnello però gli risponde: che il lupo sta in alto e lui sta in basso, per
cui non può sporcare l’acqua. Il lupo allora, arrabbiato perché l’agnello ha detto la ……….,
trova un’altra scusa e dice: “Tu l’anno scorso hai ………..male di me” ma l’agnello gli
risponde: “Io lo scorso anno non ero ancora nato”. Il lupo, sempre più arrabbiato, dice: “E’
stato tuo ………….che ha parlato male di me” E subito lo prende e lo mangia
ingiustamente.
Questa favola è dedicata agli uomini che fanno del male agli innocenti con false accuse.
GRAMMATICA
GLI AVVERBI DI NEGAZIONE
no, non, neppure, nemmeno, neanche
Queste forme presenti nel testo indicano che non si vuole fare una cosa. Si chiamano
avverbi di negazione e si usano per fare le frasi negative
Esempio:
Io mangio la pasta
Io non mangio le pietre e neppure i chiodi
Io bevo l'aranciata
Io non bevo la benzina e nemmeno l'acqua della pioggia
Trova nel testo gli avverbi di negazione e prova poi a scrivere delle frasi come quelle
dell'esempio.
IL NOME
NOME PROPRIO: E' Il nome delle persone, delle città, dei fiumi, degli stati ecc.
Es. Firenze, Italia, Cina, Maria, Giovanni
NOME COMUNE: Sono tutti gli altri nomi. Possono essere maschili o femminili
es. casa, tempo, telefono.
NOMI PRIMITIVI: Hanno la radice e una desinenza: es. cas-a (al plurale cas-e)
NOMI DERIVATI: Hanno un suffisso che cambia il senso delle parole Casale cas-ale
NOMI ALTERATI: Il suffisso non cambia il significato delle parole, ma indica che si tratta di
qualcosa bella, brutta, piccola, grande: Cas-accia
NOMI COMPOSTI
Sono nomi composti con due parole casa-famiglia
Spiega il significato di queste parole: pane, paniere, panettiere, panino, panettone, pan
pepato
Individua i nomi primitivi, derivati, alterati e composti
Produzione
Componi una fiaba o un racconto usando dei nomi alterati e derivati
IL DISCORSO DIRETTO
In questo testo è presente il discorso diretto. I personaggi parlano e le loro parole vengono
trascritte tra virgolette. Il discorso indiretto si può modificare e si può passare al discorso
indiretto.
LE OTTO TARTARUGHE D’ORO
la tartaruga
C’era un tempo un giovane di nome Wu Dun che viveva con la madre in una capanna ai
margini di un villaggio. I due non avevano niente, nemmeno un campo da coltivare, e
vivevano a malapena in mezzo ai patimenti.
Un bel giorno Wu Dun decise di andare a vangare un pezzo di terra abbandonato sul
pendio della montagna per seminarvi del granoturco. Il pendio era ripido, pieno di pietre, la
terra era asciutta, dura da vangare, e così Wu Dun partiva da casa allo spuntare del dì e
rientrava solo a notte fonda.
Ben presto sulle sue mani si sagomarono otto calli duri e spessi. Ai piedi del pendio c’era
un piccolissimo stagno.
A volte, prima di tornare a casa, Wu Dun si tuffava nella fresca acqua color giada per darsi
una bella lavata, e sguazzava a lungo soddisfatto.
In una giornata di sole, dopo aver lavorato ore e ore senza tregua, Wu Dun, tutto sporco e
sudato da capo a piedi, si trattenne come il solito nello stagno, e strofina e strofina, gli otto
calli spessi e duri che aveva sulle mani, si distaccarono.
Non appena ebbero toccato quell’acqua splendente e pura, si tramutarono in otto
tartarughe d’oro vive e scattanti, bellissime. Wu Dun pensò che quella faccenda era
veramente insolita, ma in ogni modo, non tentò di catturare le tartarughe, non le
toccò neppure, proseguì a lavarsi. Quando ebbe terminato, si diresse verso casa.
Quella sera era così stanco che, appena si adagiò sul letto, s’addormentò come un sasso.
A mezzanotte in punto qualche cosa lo destò, era un rumore delicato, una specie di
bisbiglio che veniva dalla giara usata per conservare il riso. Nel dormiveglia, Wu
Dun considerò che dovevano esserci in giro dei topi, ma dal momento che la giara era
assolutamente vuota, non si mise in apprensione, si girò dall’altra parte
e riprese il sonno interrotto.
Il giorno susseguente all’alba s’alzò, si guardò attorno e rimase immobilizzato dal
disorientamento: la giara era stracolma di riso e, sopra il grande accumulo luminoso, otto
piccole tartarughe dorate buttavano fuori della bocca, in continuazione, altri
chicchi abbaglianti. Da quel giorno la vita di Wu Dun e di sua madre cambiò in meglio. Ora
c’era di che vivere, ma il bravo ragazzo, continuò ad andare tutti i giorni
sul pendio della montagna a vangare la terra dove un giorno avrebbe seminato semi di
granturco.
Nel villaggio viveva un altro ragazzo, di nome Shen Chang, un malandrino ozioso, che non
aveva mai voluto saperne di lavorare in vita sua.
Nel momento in cui seppe ciò che era accaduto a Wu Dun, Shen Chang decise di recarsi
subito allo stagno dall’acqua color giada a lavarsi. Ci andò, ma poichè non aveva mai fatto
nulla di stancante, le sue mani erano bianche e levigate, senza nemmeno l’ombra di un
callo. Si lavò per mezza giornata, ma nell’acqua non si manifestò nessuna tartaruga d’oro.
Allora rimuginò: - Se non posso avere le magiche tartarughe, posso sempre tentare di
rubarle.
Quella stessa notte, si diresse verso la capanna di Wu Dun, con una vanga in spalla.
Scavò un ampio buco vicino al muro e vi avvicinò un sacco. Stava per farlo passare
all’interno, quand’ecco le tartarughe venire fuori del buco e mettersi dentro il sacco.
Appagato, Shen Chang mormorò:
- Che fortuna ho avuto! Non sono stato costretto neppure cercarle, sono entrate da sole!
Ma ecco, che le tartarughe d’oro vennero fuori dal sacco e lo aggredirono. Una gli
mordicchiò il naso, una la bocca, una il mento, due le orecchie, e tre i capelli.
Qualche giorno più tardi Wu Dun incontrò Shen Chang, lo guardò meravigliato, e gli disse:
- Ma, come sei ridotto! Hai incontrato uno spirito malvagio? Hai perso tre quarti dei capelli,
hai il naso, le orecchie e la bocca tutti mangiati, e un buco nel mento. Dimmi, che cosa ti è
accaduto?
Shen Chang non era in condizione di controbattere, con la bocca tutta mordicchiata. Allora
si mise a piagnucolare e le sue lacrime erano così grandi e lucenti che assomigliavano a
chicchi di riso.
LE OTTO TARTARUGHE D’ORO
testo semplificato
C’era un tempo un giovane povero di nome Wu Dun che viveva con la madre in una
capanna ai margini di un villaggio. I due non avevano niente.
Un bel giorno Wu Dun decise di andare a lavorare un pezzo di terra vicino alla montagna
per seminarvi del granoturco. Il posto era ripido, pieno di pietre, la terra era asciutta, dura
da vangare, e così Wu Dun partiva da casa all’albae rientrava solo a notte fonda.
Ben presto sulle sue mani si formarono otto calli duri e spessi.
Ai piedi del pendio c’era un piccolissimo stagno.
A volte, prima di tornare a casa, Wu Dun si tuffava nella fresca acqua per darsi una bella
lavata, e nuotava a lungo soddisfatto.
In una giornata di sole, dopo aver lavorato ore e ore, Wu Dun, tutto sporco e sudato
da capo a piedi, si trattenne come il solito nello stagno, e lava e lava , gli otto calli
che aveva sulle mani, si distaccarono.
Non appena ebbero toccato quell’acqua splendente e pura, si trasformarono in otto
tartarughe d’oro vive e scattanti, bellissime. Wu Dun pensò che quella faccenda era
veramente strana; non tentò di catturare le tartarughe, non le toccò neppure, proseguì a
lavarsi. Quando ebbe terminato, si diresse verso casa.
Quella sera era così stanco che, appena si buttò sul letto, s’addormentò come un sasso.
A mezzanotte in punto qualche cosa lo svegliò, era un rumore delicato, una specie di
bisbiglio che veniva dalla cesta usata per conservare il riso. Nel dormiveglia, Wu
Dun pensò che dovevano esserci in giro dei topi, ma dal momento che sapeva che la
cesta era assolutamente vuota si girò dall’altra parte e riprese a dormire.
Il giorno dopo all’alba s’alzò, si guardò attorno e rimase stupito: il cesto era pieno di riso e
in cima al riso otto piccole tartarughe dorate buttavano fuori della bocca, in continuazione,
altri chicchi. Da quel giorno la vita di Wu Dun e di sua madre cambiò in meglio. Ora c’era
di che vivere, ma il bravo ragazzo, continuò ad andare tutti i giorni sulla montagna a
lavorare la terra dove un giorno avrebbe seminato semi di granturco.
Nel villaggio viveva un altro ragazzo, di nome Shen Chang, che non aveva mai voluto
lavorare in vita sua.
Appena seppe ciò che era accaduto a Wu Dun, Shen Chang decise di recarsi subito
allo stagno a lavarsi. Ci andò, ma poichè non aveva mai lavorato, le sue mani erano
bianche e delicate, senza nemmeno un callo. Si lavò per mezza giornata, ma nell’acqua
non arrivò nessuna tartaruga d’oro.
Allora pensò: - Se non posso avere le magiche tartarughe, posso sempre rubarle.
Quella stessa notte, si diresse verso la capanna di Wu Dun, scavò un grande buco
vicino al muro e vi avvicinò un sacco. Le tartarughe vennero fuori del buco e si misero
dentro il sacco.
Contento, Shen Chang mormorò:
- Che fortuna ho avuto! Non ho dovuto neppure cercarle, sono entrate da sole!
Ma ecco, che le tartarughe d’oro vennero fuori dal sacco e lo aggredirono. Una gli
mordicchiò il naso, una la bocca, una il mento, due le orecchie, e tre i capelli.
Qualche giorno più tardi Wu Dun incontrò Shen Chang, lo guardò meravigliato, e gli
disse:
- Ma, come sei ridotto! Hai incontrato uno spirito malvagio? Hai perso tre quarti dei
capelli, hai il naso, le orecchie e la bocca tutti mangiati, e un buco nel mento. Dimmi, che
cosa ti è accaduto?
Shen Chang non era in condizione di rispondere, con la bocca tutta mordicchiata. Allora
si mise a piagnucolare e le sue lacrime erano così grandi e lucenti che assomigliavano a
chicchi di riso.
Rispondi alle seguenti domande:
1. Dove si svolge la storia?
2. Chi sono i protagonisti?
3. Che cosa strana accade a Wu Dun nello stagno?
4. Che cosa accade a Shen Chang nello stagno?
5. Perchè ai due non accade la stessa cosa?
6. Cosa fa allora Shen Chang per avere il riso?
7. Che cosa gli accade?
8. Come finisce il racconto?
9. Secondo te, che cosa ci vuole insegnare questo racconto?