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SUPPLEMENTO A N. 10 OTTOBRE 2009 - Direttore Renata Polverini Direttore resp. Francesco Signoretta Direzione, redazione, amministrazione via Margutta, 19 - 00187, Roma tel: 0632482212-3 fax 063201472 e-mail: [email protected] Edizioni sindacali srl via Barberini 11, Roma Stampa Iger srl viale C.T. Odescalchi 67/A Roma € 1,55 Abbonamento annuo ordinario € 41,32 sostenitore € 59,39 vers. c/cp n. 63695001 Reg. Trib. Roma Aut. n.25 del 5/1/1988 Periodico associato all’Uspi chiuso in redazione ottobre 2009 Poste Italiane Spa Sped. in a/p Dl353/03 conv. in L 27/2/04 n. 46, art. 1, comma 1, DCB Roma n. 3 periodico a cura di Trecentomila richieste. Quasi la metà è sanata attraverso patronati e associazioni Badanti, bilancio di una sanatoria di Luciano Lagamba * Alla fine di tutto il percorso, è possibile dire che la procedura di regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori addetti ai servizi di cura domiciliare e di assistenza sia stata coronata da un certo successo, anche se, con ogni probabilità, non sono ancora emerse tutte la situazioni irregolari. La nostra confederazione sindacale, come si può evincere dai resoconti delle audizioni parlamentari in occasione del cosiddetto decreto anticrisi, è stata fra i primi soggetti a sostenere la necessità di avviare una procedura di regolarizzazione del lavoro domestico e di assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti. Da un monitoraggio presso le strutture territoriali del Sei Ugl appariva infatti chiaro che si era davanti ad un fenomeno particolarmente esteso, con rapporti di lavoro sostanzialmente in nero ed evidentemente soggetti alla particolare congiuntura finanziaria caratterizzata da una diffusa crisi economica, a fronte di un servizio fondamentale per la tenuta del welfare familiare. Per comprendere il ruolo sempre più centrale che stanno ricoprendo nella nostra società le collaboratrici domestiche e le badanti è sufficiente richiamare alla memoria quanto accaduto all’indomani del tragico terremoto che ha colpito l’aquilano nello scorso aprile. Chi, come noi, ha visitato le tendopoli montate per affrontare l’emergenza immediata, ha potuto vedere come per tantissimi anziani l’unica compagnia era quella di una badante, spesso extracomunitaria e, per questo, a rischio espulsione per la conseguente perdita del posto del lavoro. Per questo, il Sei Ugl ha sollecitato la confederazione affinché si facesse promotrice di una iniziativa a sostegno della emersione dal lavoro nero delle migliaia di badanti e di collaboratrici domestiche. Il Parlamento ha da subito manifestato una particolare attenzione alla questione, come anche il governo, nello specifico il ministro Maurizio Sacconi che si è adoperato per trovare una soluzione tecnica ad una questione che è al tempo stesso economica e sociale. È stato così inserito un emendamento che ha portato all’avvio della procedura di regolarizzazione di tutti i lavoratori italiani, comunitari ed extracomunitari impiegati nella cura della non autosufficienza e della casa. Stime iniziali avevano fissato in 500mila il numero dei lavoratori interessati dal processo di emersione. A conti fatti, le domande presentate sono state poco meno di 300mila, al di sotto delle attese, quindi, ma sempre un numero soddisfacente soprattutto se consideriamo alcuni aspetti che andremo ad analizzare. In totale, a fronte di 351.219 moduli scaricati, le domande effettivamente inviate sono state 294.744, di cui 180.408 (pari al 61,2%) per collaboratrici familiari e 114.336 per le badanti. Per effetto della presentazione delle domande, nello casse dello Stato sono entrati 147.372.000 euro ai quali si aggiungono oltre 353mila euro di spese di spedizione. Sotto l’aspetto strettamente economico, l’operazione è stata quindi un successo che porterà benefici progressivi per l’Inps: chi oggi è emerso, al termine della procedura diverrà un soggetto al quale saranno versati regolari contributi. È difficile stimare l’ammontare di nuove entrate per l’Inps. Se comunque si ipotizza che i quasi 300mila lavoratori emersi siano occupati per venti ore a settimana ed una paga oraria di 6,5 euro per ora si a circa 412 milioni di euro di nuove entrate all’anno. Chi aveva criticato l’operazione di emersione a- veva posto l’attenzione sul fatto che per molti cittadini stranieri non comunitari sarebbe stato facile trovare un datore di lavoro disponibile ad assumerli come colf o badante salvo poi licenziarli nel momento in cui la pratica avrebbe avuto buon fine. Si tratta di un argomento spinoso e complesso che la nostra organizzazione non ha assolutamente sottovalutato, tanto che aveva a suo tempo presentato la richiesta di sanare tutte le posizioni lavorative derivanti dai famosi click day che non aveva ottenuto una risposta per la lentezza dell’iter burocratico. Il legislatore, comunque, ha inteso limitare la procedura di emersione alle sole figure di collaboratore domestico e di badante per cui è ora significativo cercare di capire se e quanto potrebbe presentarsi il rischio evidenziato sopra, quello cioè di sanatorie fittizie. Sul complesso delle domande presentate, il 49,2% proviene da soggetti accreditati: associazioni e patronati (137.160), comuni (3.238) e consulenti del lavoro (4.673). Si tratta di operatori professionali rispetto ai quali è facile immaginare che nella stragrande maggioranza dei casi si è rispettata la normativa alla lettera e non si è assolutamente favorito un uso abnorme dello strumento della regolarizzazione. Diverso il discorso che si può per il restante 50,8% dei casi: si tratta di 149.670 domande inoltrate da soggetti privati. Senza voler fare un processo alle intenzioni, sarà comunque impor- tante garantire in questo caso una particolare attenzione nel disbrigo della pratica per evitare principalmente che il cittadino straniero ricada immediatamente in una situazione di disagio economico e di irregolarità contributiva. Si diceva all’inizio che siamo davanti a dei risultati comunque soddisfacenti. Circa 300mila domande sono un buon risultato; se però andiamo a leggere i dati con attenzione possiamo renderci conto che, con ogni probabilità, la lotta all’elusione fiscale e contributiva non è affatto conclusa, in quanto restano in nero migliaia di lavoratrici e di lavoratori italiani e comunitari. Delle 294.744 domande presentate, il 70,57% (pari a 207.999 unità) interessa sicuramente lavoratori extracomunitari di dieci nazionalità, con Ucraina e Marocco rispettivamente a 37.178 e 36.112 domande inviate. Il Ministero dell’Interno non ha ancora fornito ad oggi un dato disaggregato per il restante 29,43%; è possibile ipotizzare che larga parte delle oltre 86mila domande presentate interessino sempre cittadini extracomunitari – fra le prime dieci nazionalità, ad esempio, non vi sono le Filippine, dalle quali pure provengono molti collaboratori domestici - e, in misura minore, cittadini stranieri provenienti dalla Romania, dalla Bulgaria e dalla Polonia. Tutte queste considerazioni, quindi, ci confortano sui risultati ottenuti finora, ma ci spingono anche a chiedere al governo di valutare l’ipotesi di una riapertura dei termini della procedura di regolarizzazione da estendere eventualmente a chi, pur non impiegato nei lavori di cura della casa e della non autosufficienza, aveva a suo tempo presentato domanda durante i click day, in quanto si tratta di posizioni lavorative spesso fondamentali per le aziende soprattutto in certi settori produttivi, come, ad esempio, la manifattura e l’agroalimentare. * Presidente Sei Ugl Mortalità sulle strade italiane: numeri da capogiro di Eugenio Cardi * C’è una guerra in atto nel nostro paese, una guerra invisibile, di cui raramente se ne parla. Con tanto di vittime, tutte vere e tante. Circa 5.100 l’anno (stima 2007). Una vera ecatombe. Ci riferiamo ovviamente ai morti che ogni anno siamo costretti a contare sulle nostre strade, vittime di incidenti e di spericolatezza stradale. Ragionando su numeri di questo genere viene spontaneo pensare che il tema meriterebbe un po’ più d’attenzione, ed invece sembra essere una materia che non appassiona nessuno, forse per via della notoria ed atavica passione degli italiani verso l’automobile (siamo il paese europeo in cui ne circolano di più in relazione al numero di abitanti) e che, evidentemente, fa passare in secondo piano ogni aspetto negativo del fenomeno. Eppure la controindicazione principale – oltre all’altra grave problema dell’inquinamento – non è da prendere sottogamba: secondo gli ultimi dati disponibili, e così come sopra riportato, sono circa 5.100 i morti che ogni hanno abbiamo sulle strade, senza poi contare quelle centinaia di migliaia di persone che restano in vita ma riportando gravi invalidità. Le cause principali degli incidenti stradali sono già molto conosciute (eccessiva velocità, distrazione, guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di psicofarmaci o stupefacenti vari); il Governo ha introdotto varie misure per arginare tale terribile fenomeno (patente a punti, forte aumento di sanzioni per guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope, arrivando perfino a contemplare pene detentive) eppure, nonostante ciò, non si riesce a far diminuire drasticamente tale immane tragedia, che miete vittime e dolore con incredibile normalità e con dati record come nessun altro in Europa. L’Ugl, con la presenza del segretario generale, Renata Polverini, ha partecipato all’iniziativa della Fondazione dell’Ania (Associazione Nazionale Imprese d’Assicurazione), per sensibilizzare l’opinione pubblica su tale problema di così vasta portata, ha deciso di scendere in campo con una particolare iniziativa simbolica, denominata “Io dissuado”: lo scorso 11 ottobre infatti, ha fatto “sdraiare” in terra al Circo Massimo, nel pieno centro cittadino della capitale, ben 5.100 persone, l’esatto ammontare del numero delle vittime di incidenti stradali del solo 2007. Attraverso tale figura simbolica, il “dissuasore”, si è voluto inviare la stessa popolazione, fatta di persone comunissime, ad essere testimonial di una campagna contro la velocità e contro la guida in stato di ebbrezza. La regia di tale particolare spettacolo scenografico (intenso e di grande impatto emotivo) è stata curata dallo coreografo di massa Nikos Lagousakos. L’iniziativa ha riscosso molto successo, e la manifestazione così indetta (e riuscita perfettamente anche grazie ai 5.100 volontari sensibili al tema e resisi disponibili a trascorrere una certa parte della loro domenica scomodamente sdraiati in terra) ha sortito lo scopo ricer- cato, ovvero ha posto (almeno per qualche giorno) l’accento su tale grave e poco considerato fenomeno, con la speranza che l’effetto principale di tale particolare manifestazione possa essere davvero quello di rendere tutti più consapevoli dei pericoli connessi alla guida e che possa far aumentare considerevolmente l’educazione stradale, il rispetto per i pedoni, per gli accessi per le persone portatrici di handicap, ecc. Altro importante appuntamento è la GIORNATA MONDIALE DEL RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRADA, organizzata a Bologna (per il 15 novembre 2009) a cura della “AIFVS onlus”, Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, associazione che dal 1998 ha l’obbiettivo di fermare la strage stradale e dare giustizia e supporto ai superstiti e ai familiari delle vittime della strada. La “AIFVS Onlus” è presente sull’intero territorio nazionale e si avvale esclusivamente dell’opera di volontari. Fornisce sostegno legale, psicologico e relazionale ai familiari di vittime ed invalidi. A Bologna la giornata della memoria si aprirà con una S. Messa in ricordo delle vittime della strada e proseguirà nel pomeriggio dove, in particolare i ragazzi delle scuole, potranno trovare numerosi stand e postazioni a loro dedicate per imparare, divertirsi, informarsi e confrontarsi. La giornata si chiuderà con il saluto dell'AIFVS e con un breve spettacolo. * Responsabile Osservatorio Ugl sui fenomeni sociali ottobre 2009 2 INTOLLERANZA SOCIALE C’erano una volta la proverbiale accoglienza dell’italiano medio ed una certa mitezza d’animo: dove sono andate? Cosa sta accadendo nella società italiana negli ultimi tempi? Perché tutta questa violenza gratuita, contro immigrati, omosessuali, ebrei, clochard, portatori di handicap? Da cosa deriva tanta violenza contro chiunque venga identificato quale “diverso”? C’è qualcosa che si è rotto a livello sociale, e che non va trascurato; infatti non si è più davanti ad un unico caso sporadico figlio di spicciola delinquente ottusità, ma si percepisce una certa sensazione che alle spalle di tutto ci sia un chiaro intento di voler diffondere disordine, paura e timore. Atti di violenza, di razzismo e di intolleranza verso il prossimo sono una spia molto seria dei guasti di questa società, campanello d’allarme di una possibile deriva di ignorante fanatismo che va frenata per tempo e molto presto, prima che pericolosamente si allarghi a macchia d’olio. Nel solo periodo estivo del 2008 infatti, abbiamo avuto almeno sei casi di aggressioni razziste e xenofobe con casi molto gravi, come quello del maggio 2008 dove gli abitanti del rione Ponticelli, a Napoli, hanno assaltato il campo nomadi dopo che una rom era stata accusata del tentato rapimento di una bambina. Solo pochi giorni dopo, abbiamo assistito a Roma alla distruzione delle vetrine di alcuni negozi gestiti da immigrati bengalesi e senegalesi nel quartiere del Pigneto, compiuta da parte di una ventina di uomini col volto coperto. Ma ovviamente è un fenomeno che non riguarda solo il Sud d’Italia, ma anche e soprattutto il Nord, come quanto avvenuto a Milano il 7 luglio 2008, dove un giovane di 15 anni, di origine cingalese, è stato aggredito in un locale e poi picchiato in strada da tre italiani, o come quanto purtroppo accaduto a Milano il 14 settembre dello stesso anno ad Abdul Guibre, italiano di soli 19 anni originario del Burkina Faso, assalito vicino alla Stazione Centrale ed ucciso a bastonate da padre e figlio, proprietari di furgone bar, dopo il furto di alcuni biscotti. Ma tale preoccupante ed inquietante fenomeno non coinvolge soltanto gli immigrati; a farne le spese infatti, sono spesso anche gli esponenti di altre categorie di presunta diversità, così come, ultimamente, gli omosessuali. Solo tra il 20 agosto e il 10 settembre di quest’anno infatti, in meno di un mese, sono avvenuti ben quattro casi di aggressione fisica: il 22 agosto viene aggredita a coltellate, a Roma, una coppia omosessuale, così come avviene a Rimini il 24 agosto successivo e a Napoli il 20 agosto; a Firenze poi, la notte del 9 settembre, viene aggredito all’uscita di un locale gay un ragazzo di 26 anni. Il preoccupante fenomeno in atto nel nostro paese non finisce qui. Nel mirino non ci sono solo gli immigrati o i gay, ma anche gli ebrei (basti per tutti l’aggressione avvenuta a danno dell’esponente della comunità ebraica milanese Yasha Reibman), i clochard (come la terribile disavventura subita a Rimini nello scorso novembre dallo sfortunato senzatetto Andrea Severi, sul quale fu versata una tanica di benzina con l’intento di dargli fuoco) o i portatori di handicap, come accaduto a Porde- none nello scorso marzo quando un gruppuscolo di 3 persone ha pensato bene di prendere a calci e pugni un uomo di 30 anni disagiato psichico. Come è possibile quindi constatare, la situazione non è semplice e necessita di una analisi complessiva e di una riflessione seria da parte di tutti: istituzioni, parti sociali, semplici cittadini. Le cause di tale inquietante e preoccupante fenomeno sono certamente tante, ma ne metterei in luce una in particolare: ovvero, la situazione socioeconomica che attraversa il nostro paese (e non solo) in questo particolare momento storico: infatti, in momenti di difficoltà, soprattutto quando particolari ceti sociali percepiscono sulla propria pelle un senso profondo di frustrazione (legato alla perdita del lavoro, al caro-vita o a tensioni sociali) determinati gruppi umani variamente identificabili (ebrei, neri, omosessuali, immigrati) vengono presi di mira come la causa vera e prima del problema. Ma non solo. Affianco alla causa primaria già citata, ne esiste un’altra certamente del tutto italiana: rispetto a molti altri paesi europei infatti (Francia, Germania, Inghilterra) scontiamo certamente un ritardo storico in relazione al fenomeno dell’immigrazione, già presente negli altri paese su citati in misure massicce già da 20 o 30 anni ed invece fattore sociale relativamente recente qui da noi. Basti pensare che gli immigrati in Italia negli anni ’70 erano solo 170.000 circa, mentre oggi si sfiorano i 4 milioni di presenze. In tal caso, si inserisce certamente anche un fattore di natura psicologico-culturale, quali i pregiudizi connessi all'integralismo religioso o politico, o alla diffusione di usanze, tradizioni, costumi e stili di vita diversi e dissimili tra di loro, che spesso comportano una rigidità nella risposta dell'accoglienza del diverso e del rispetto delle differenze. Ovviamente, è assai difficile dire quale causa abbia il primato o il sopravvento sulle altre, dato che cause storiche, economiche, sociali, culturali e psicologiche sono spesso intrecciate tra di loro in modo indistinguibile. Non ultimo, determinate situazioni sociali come l'avviarsi verso una eterogeneità (etnica, religiosa, linguistica) della composizione sociale e il forte sviluppo della mobilità sociale (unitamente all’improvviso aumento numerico di diversi e variegati gruppi di minoranza) non sono estranee al formarsi ed allo svilupparsi del pregiudizio stesso. In conclusione, l’unica cosa consigliabile in questo complicato momento di vita sociale, è quella di non lasciarsi coinvolgere in questo difficile clima di intolleranza e porsi fortemente dalla parte degli “ultimi”, senza mai perdere di vista un corretto senso di dignità e di giustezza delle questioni poste, contando al contempo sulla possibilità (e quindi sull’obiettivo) di un pacifico vivere sociale, addivenendo man mano ad una società civile sinceramente coesa e tollerante. Tutto ciò perseguendo naturalmente un serio e concreto tentativo di costruzione di nuovi modelli di convivenza e di inclusione sociale, inaugurando un percorso fatto di responsabilità politica, civica, spirituale e sociale. E. C. Campagna nazionale per dire no al razzismo Contro la paura dell’altro «L’integrazione passa anche da piccoli gesti ed è per questo che abbiamo voluto che a rappresentare il Sei Ugl davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fosse la nostra dirigente nazionale Clarisse». A parlare è il presidente del Sei Ugl, Luciano Lagamba, il quale spiega il senso dell’iniziativa che ha coinvolto circa 30 organizzazioni di diversa espressione culturale e politica. «Nei mesi scorsi – racconta Lagamba – abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione contro il razzismo, l’indifferenza e la paura unitamente ad altre 26 organizzazioni laiche e religiose. Si è trattata di una esperienza per molti versi unica: intorno allo stesso tavolo ci siamo ritrovati con l’obiettivo di fare qualcosa di concreto per favorire l’integrazione sociale e combattere il dilagare di atteggiamenti discriminatori nei confronti degli immigrati». I promotori della campagna contro il razzismo, l’indifferenza e la paura sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 1° ottobre. «Abbiamo pensato che fosse giusto inviare un segnale alle Istituzioni facendo rappresentare il Sei Ugl dalla nostra dirigente Clarisse». «Avevamo dalla nostra parte – prosegue Lagamba – soltanto la forza delle parole e del dialogo. Siamo comunque riusciti a fare breccia nelle coscienze delle persone, tanto che in poco tempo raccolto oltre 80mila firme a sostegno di un manifesto di denuncia del razzismo e della xenofobia e nel rispetto del principio che tutti gli esseri umani nascono liberi e in pari dignità». «Si tratta – insiste Lagamba – di un piccolo gesto che però assume una particolare valenza e significato: all’interno della nostra organizzazione c’è condivisione degli obiettivi e delle strategie. Tutto si decide insieme, dopo una attenta valutazione degli aspetti positivi ed eventualmente di quelli negativi. Idealmente, accanto a Cla- risse nel momento di stringere la mano al capo dello Stato vi sono i tanti nostri dirigenti che operano quotidianamente sul territorio, tenendo i contatti con le ambasciate e i consolati, fungendo da tramite fra il cittadino straniere e le istituzioni italiane, favorendo i ricongiungimenti familiari perché la famiglia resta il nucleo fondante della società, contrastando ogni forma di discriminazione e di illegalità». Sri Lanka: da paese di emigrazione a meta di turismo Promuovere il turismo solidale nello Sri Lanka. Questo l’oggetto della proposta che i rappresentanti del Ciscos Ugl e del Sei-Ugl hanno portato all’ambasciatore dell’isola asiatica Eluppiti Mudiyanselage R.M Perera. Nell’incontro, il presidente del Sei, Luciano Lagamba, e la presidente della ong Ciscos, Patrizia Conte del Ninno, hanno evidenziato l’importanza dei tre protocolli firmati dall’Ugl con le istituzioni singalesi. Il primo porta la firma del ministro del Turismo di Colombo, George Michael, e mira a promuovere un turismo solidale che sappia comprendere gli usi e le tradizioni locali. Il secondo protocollo siglato con il ministro del Lavoro, Athauda Seneviratne, è volto a favorire nello Sri Lanka tutti quei processi finalizzati a un’immigrazione consapevole e, allo stesso tempo, a rafforzare le politiche di integrazione in Italia. A conferma dell’impegno preso, è stato aperto un ufficio dell’Ugl all’interno del ministero del Lavoro, nella capitale Colombo. L’ultimo protocollo, infine, è stato firmato dal Ciscos e dal ministero del Lavoro con l’obiettivo di trovare strategie per proteggere le fasce più deboli della società cingalese, ossia le donne e i bambini. «Vogliamo cambiare l’immagine dello Sri Lanka che viene data dai media – ha detto Patrizia Conte del Ninno – non è affatto un paese pericoloso, nemmeno nella zona nord, dove un tempo si nascondevano i terroristi. Quello che ho potuto conoscere è un popolo gioioso e accogliente, che, nonostante le difficili condizioni economiche, vive dignitosamente». La presidente del Ciscos ha poi illustrato il prossimo viaggio di otto giornalisti della Rai nello Sri Lanka, organizzato come primo passo per promuovere il turismo solidale. L’ambasciatore ha illustrato il legame di amicizia tra i cittadini di entrambi i paesi e ha spiegato che gli italiani costituiscono uno dei gruppi più consistenti fra i turisti che ogni anno visitano lo Sri Lanka. In parte, questo interesse è dovuto al fatto che fino all’83 esisteva un volo da Colombo a Londra che faceva scalo a Roma. Poi è stato interrotto, è scoppiata la guerra, e gran parte dei turisti ha scelto come nuova destinazione le Maldive. «Dopo la fine del conflitto, sancita nel maggio scorso dalla resa delle Tigri Tamil, penso sia venuto il momento di riscoprire questo meraviglioso territorio, che abbiamo potuto visitare e ammirare personalmente» - ha commentato Lagamba - i rappresentanti dell’Ugl si sono impegnati ad aprire un punto di informazione turistica, già in fase di allestimento, nella sede del sindacato a via delle Botteghe Oscure. Iniziativa di particolare rilievo, se si considera che non esistono enti e uffici di promozione del turismo per lo Sri Lanka. I presidenti Lagamba e Conte del Ninno hanno infine fatto proprio il rammarico dell’ambasciatore riguardo alla descrizione che viene data dello Sri Lanka sul sito del Ministero degli Esteri, che definisce il paese insicuro e pericoloso, nonostante il conflitto sia terminato da mesi. L’Italia, ha ricordato l’ambasciatore, è stata uno dei paesi più generosi durante l’emergenza umanitaria determinatasi in seguito allo tsunami del dicembre 2004. Ben 7 milioni di dollari sono stati inviati nell’isola dell’Oceano indiano, e tutti sono stati spesi per progetti portati a termine con successo e senza spreco di risorse. Per tutte queste ragioni, l’ambasciatore ha apprezzato vivamente gli sforzi e l’impegno di Sei-Ugl e di Ciscos-Ugl, nel quadro delle iniziative qui descritte.