Omelia funerale Piscazzi P Franceco
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Omelia funerale Piscazzi P Franceco
Sabato 30 Maggio 2009 Omelia per il funerale del P. Francesco Piscazzi A distanza di solo quattro giorni il Signore ci chiama ancora una volta ad accompagnare l’ultimo cammino di un confratello. P. Francesco Piscazzi, purificato dalla sofferenza e dalla malattia ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Lascia alla terra il corpo ricevuto in eredità dal primo Adamo per assumere in pienezza il corpo celeste ricevuto in dono da Cristo risorto per mezzo della Chiesa il giorno del suo Battesimo. Egli, nei giorni della sua malattia ha potuto vivere nella sua carne l’esortazione dell’apostolo Paolo, quando scrive ai cristiani di Corinto: “Fratelli non ci scoraggiamo, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (1Cor. 4,16). Egli ha sperimentato che non apparteneva più a se stesso, ma a Colui che lo ha redento, dalla cui volontà dipendeva ogni azione e ogni momento della sua esistenza. Ma chi è P. Francesco Piscazzi? E’ un confratello che ha condiviso con noi la vocazione battesimale, religiosa e sacerdotale nella vita fraterna in comunità da rogazionista e la comune missione di servire il Signore nell’accogliere, educare e formare i piccoli e i poveri. Era nato a Cassano Murge (Bari) il 29 aprile e battezzato il 28 maggio del 1922. Il seme della vita nello Spirito seminato nel cuore di un bambino con il Battesimo, per non inaridirsi e morire, ha bisogno di essere curato e fatto crescere con amore. E al piccolo Francesco il Signore ha donato il calore di una famiglia cristiana e la guida spirituale di un santo sacerdote del suo paese natale, don Filippo Petruzzelis, ed egli cresce così nella fede e nella pietà, impara ad amare l’Eucaristia e la Vergine Madre di Gesù. La sensibilità verso le “cose di Dio” lo porta ad entrare all’età di 12 anni nella nostra casa di Oria (Brindisi) per verificare la sua vocazione a seguire il Signore Gesù nella vita religiosa sacerdotale rogazionista. Durante gli studi ginnasiali sperimenta la gioia della vita fraterna, viene educato alla sobrietà del lavoro e dello studio, impara ad amare la Congregazione come sua nuova famiglia. Nel 1938 entra nel noviziato a Trani, qui fa la prima professione il 29 settemre1941 e il 23 aprile 1947 a Roma, mentre 1 frequenta il primo anno di teologia, si consacra in perpetuo nella vita religiosa rogazionista. E’ il tempo della sua prima formazione alla vita religiosa rogazionista. La Prima Formazione serve principalmente per aiutare i giovani religiosi ad imparare a cogliere ed esprimere quelle realtà che rendono la vita consacrata segno e profezia nella Chiesa e nella società, e per accompagnarli nella realizzazione della loro vocazione: cioè a scoprire, assimilare e approfondire la loro identità nella dinamica dell’amore di Dio scambiato tra fratelli e ad “inserirsi nel mondo come testimoni significativi”, con una fedeltà che si mantiene creativa nel tempo. Così questi anni sono per P. Francesco un tempo privilegiato per acquistare con una vita povera e laboriosa la perla preziosa del Vangelo; per lasciare che il Signore prenda possesso con il suo amore di tutto il suo cuore; per scoprire come l’obbedienza sia il segreto di una vita umana pienamente realizzata. In particolare, sotto la guida dei suoi formatori, impara a guardare alle folle stanche e sfinite come gregge senza pastore; alla messe che è molta e che rischia di perdersi perché non c’è chi la raccolga e a pregare con tutta la sua vita perché il Padrone della messe mandi i suoi operai nella sua messe. Prosegue gli studi teologici ad Assisi dove nell’anno giubilare 1950, il 29 giugno, viene ordinato Sacerdote. Il Santo Ministero segna un nuovo passo fondamentale della sua vita. Le sue mani e il suo cuore sono chiamati a dare forma al Corpo di Cristo nella celebrazione del’Eucaristia e nel servizio dei piccoli e dei poveri dei nostri istituti antoniniani. L’educazione dei bambini orfani e poveri è il servizio principale svolto dalle comunità rogazioniste in quegli anni. L’amore per i piccoli e i poveri appariva con chiarezza a chiunque si accostava alle nostre case. Era ancora forte il bisogno di questo servizio evangelico nella società e nel cuore di ogni rogazionista era forte l’eco degli insegnamenti del Padre Annibale Maria, che aveva detto di pregare per loro cosi: “ Essi (i piccoli), o Gesù, sono creature vostre e frutto della vostra copiosa Redenzione. Concepiti e nati nel peccato, furono rigenerati, per i meriti del vostro sangue preziosissimo, nell’acqua salutare del Santo Battesimo. In questo santo Sacramento essi hanno fatto le solenni promesse di rinunziare al mondo, a Satana e a tutte le sue pompe e vane illusioni. Ma Voi sapete, o Signore, quali funesti germi dell’antica colpa restino nella loro anima; Voi 2 sapete quali tremende inclinazioni al peccato sono la funesta eredità del sangue guasto di Adamo e di tante generazioni di peccatori; Voi sapete, o Signore, quanti pericoli di malvagi esempi e di infernali insidie sono pronti a farli naufragare eternamente”. Così i bambini orfani e poveri sono la messe abbondante che rischia di perdersi alla quale P. Francesco dedica il suo apostolato sacerdotale, servendoli con varie mansioni nelle nostre opere educative assistenziali verso i minori, come educatore prima, poi come vice direttore, economo e direttore. Dal 1990 lo troviamo a Desenzano prima come Vice superiore ed economo e poi come Segretario dell’Ufficio di propaganda antoniana. Nel 2005 l’aggravarsi della malattia lo ha costretto a continuare il suo servizio solo con il ministero della sofferenza e dell’impotenza. Egli era giunto al culmine del suo sacerdozio: era finito il tempo di offrire energie e servizi, restava solo quello della sofferenza e dell’offerta della vita. E questo fa P. Francesco sostenuto dalle cure dei confratelli della sua comunità e dalle attenzioni degli amici che lo accompagnano fino a quando l’aggravarsi della malattia e il bisogno di costante assistenza lo porta nella Comunità rogazionista di San Cesareo dove si è spento ieri mattina poco dopo le 8 e 30. Il Signore che lo ha reso partecipe dell’intelligenza e dello zelo del Rogate, lo liberi da tutte le pesantezze della vita terrena, frutto della naturale fragilità umana e del peccato, e faccia splendere su di lui la sua gloria infinita ed eterna. Amen. 3