Cineforum N-1

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Cineforum N-1
Cineforum
ODEON
Società Generale di Mutuo Soccorso
2009-10
1
N-
settembre
ottobre
Ore 16 - 18 - 20 - 22
(Salvo diversa indicazione)*
15/16/17 settembre 2009
DISASTRO A HOLLYWOOD
di Barry Levinson
p.
22/23/24 settembre 2009
GHOST TOWN
di David Koepp
p.
29/30 settembre 1 ottobre 2009
I LOVE RADIO ROCK
di Richard Curtis
p.
(15:15 - 17:35 - 20 - 22:20)*
6/7/8 ottobre 2009
FLASH OF GENIUS
di Marc Abraham
p.
(15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)*
13/14/15 ottobre 2009
CHÉRI
diStephen Frears
p.
20/21/22 ottobre 2009
LA CUSTODE DI MIA SORELLA
di Nick Cassavetes
p.
27/28/29 ottobre 2009
RICATTO D’AMORE
di Anne Fletcher
p.
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I BIGLIETTI SONO IN VENDITA TUTTI I GIORNI.
Si prega di tenere spenti i cellulari in sala.Grazie.
Si ricorda che non è consentito riservare più di
un posto per gli amici ritardatari, e comunque
non oltre dieci minuti dall’inizio dello spettacolo.
IMPORTANTE: le tessere del Cineforum Odeon
e del Filmstudio danno diritto al biglietto ridotto
al Cinema Odeon escluso la Domenica.
CON LE E.MAIL I PROGRAMMI DEL CINEMA
ODEON A CASA VOSTRA. E’ sufficiente collegarsi al sito: www.odeonline.it
w w w. o d e o n l i n e . i t . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(What Just Happened?)
15 - 16 - 17 settembre (Ore 16 - 18 - 20 - 22)
Regia: Barry Levinson Attori: Robert De
Niro (Ben), Stanley Tucci (Scott Solomon),
John Turturro (Dick Bell), Kristen Stewart
(Zoe), Catherine Keener (Lou Tarnow),
Robin Wright Penn (Kelly), Marin Hinkle
(Annie), Peter Jacobson (Cal), Dey
Young (Marilyn), Logan Grove (Max), Ari
Barak (Aba Peterson), Sean Penn (Se
stesso), Bruce Willis (Se stesso)
Soggetto:
Art
Linson
(libro)
Sceneggiatura: Art Linson Fotografia:
Stéphan Fontaine Musiche: Marcelo
Zarvos Montaggio: Hank Corwin
Scenografia:
Stefania
Cella
Arredamento: Roya Parivar Costumi:
David Davenport (per Robert De Niro)
Effetti: Josh Hakian, Mike Uguccioni
Produzione: MARK CUBAN, ROBERT DE
NIRO, ART LINSON E JANE ROSENTHAL
PER 2929 PRODUCTIONS, TRIBECA
PRODUCTIONS,
ART
LINSON
PRODUCTIONS Distribuzione: MEDUSA
(2009) Durata: 107 min. Origine: USA,
2008 Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO
Tratto da: libro "What Just Happened?
Bitter Hollywood Tales from the Front
Line" di Art Linson
Il regista
Nasce a BALTIMORA, Maryland (USA) il
06-04-1942.
Scrittore, regista e produttore. Finite le
scuole superiori decide di studiare giornalismo ma presto interrompe gli studi
per tentare la carriera nel mondo dello
spettacolo. Si trasferisce a Los Angeles,
inizia a lavorare per la Oxford Company
e a studiare recitazione. Verso la fine
degli anni '60 comincia a scrivere testi
per programmi televisivi tra cui il "Carol
Burnett Show" che gli procura tre Emmy
Awards. Nella metà degli anni '70 viene
chiamato da Mel Brooks, per cui scrive le
sceneggiature dei film "L'ultima follia di
Mel Brooks" (1976) e "Alta tensione"
(1977). Nel 1982 esordisce nella regia
con "A cena con gli amici", girato a
Baltimora, la sua città natale, dove
ambienterà altri due film, "Tim Men"
(1987) e "Avalon" (1990). Nel 1988 vince
l'Oscar come miglior regista con "Rain
Man". Nel 1991 gira "Bugsy", che ottiene
dieci candidature all'Oscar. Tra i numerosi altri film da lui diretti si ricordano "Il
migliore" (1984), "Piramide di paura"
(1985), "Toys" (1992), "Rivelazioni"
(1994), "Sleepers" (1996) e "Sfera"
(1998). Ha ricevuto anche tre nomintions
come sceneggiatore per "... E giustizia
per tutti" (1979), "A cena con gli amici"
(1982), e "Avalon" (1990).
LA STORIA
Due settimane d'inferno nella vita di Ben,
un produttore cinematografico in declino,
alla disperata ricerca di fondi per realizzare il film che potrebbe risollevare la sua
carriera e le sue finanze.
LA CRITICA
Hollywood che racconta Hollywood,
secondo uno schema non certo nuovo
ma molto collaudato, con tante star in
piccoli e grandi ruoli, pronte a prendere in
giro le ambizioni artistiche di chi invece si
preoccupa solo dei soldi o al massimo
dei nuovi spasimanti dell' ex moglie.
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera',
25 maggio 2008
I giochi di specchi di What Just
Happened? funzionano proprio quando si
evoca il potere del Festival di lanciare i
rari film hollywodiani che Hollywood giudica troppo ambiziosi e troppo poco redditizi. Prima c'è solo l'ennesima versione
del noto detto: il cinema è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo. Insomma,
Abbigliamento donna
Vicenza
Viale Trieste, 18 - 0444.304800
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
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che atroce eppure stupenda esistenza
conduciamo noi intellettuali asserviti al
profitto, ma in lotta per dare un finale
realistico, quindi deprimente, a film che le
grandi compagnie, attraverso i loro ottusi
dirigenti, vorrebbero con sbocchi consolatori. Naturalmente a questa grande
causa artistica, quella della mente contro
l'oro, si mescola la convulsa vita privata
dei combattenti, dove il produttore
(DeNiro) vuol riconquistare la moglie
(Wright Penn), amante di uno sceneggiatore (Tucci); e dove il regista (Michael
Wincott) ricomincia a drogarsi quando
scopre che gli si vuole tagliare dal suo
giallo non uno dei tanti omicidi del suo
immaginario giallo, ma l'unico canicidio.
Da quello è stato turbato infatti il pubblico
di una proiezione di test in provincia!
Sono situazioni note a chi si occupa di
cinema professionalmente, che la sceneggiatura di Art Linson ricostruisce con
un piglio divulgativo oscillante fra le esigenze degli intellettuali di farsi prendere
sul serio e la realtà del potere, per la
quale il reddito, anche di un intellettuale,
corrisponde alla sua resa commerciale. A
proposito: anche i divi hanno le loro
impuntature. Così Bruce Willis interpreta
se stesso, che si è fatto crescere la barba
per un mese, come richiesto dalla sceneggiatura; ma quando un ritocco alla
sceneggiatura, che non gli era stato
detto, lo vuole rasato, rifiuta di farlo.
Sarebbe bello se questo film sul cinema,
che si vuole anche film da festival, fosse
coerente con la logica di questa seconda
categoria, cioè se si sottraesse alla logica del lieto fine a dispetto della coerenza.
Ma è l'ultimo giorno. Molti hanno già
lasciato Cannes. E i pochi rimasti non
hanno più voglia di fingersi seri.
Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 maggio
2008
A noi la commedia, nella regia al solito
impeccabile di Barry Levinson, non è
dispiaciuta. Soprattutto abbiamo amato
De Niro, che percorre la storia al passo
frenetico di una disperazione sempre
intinta di umorismo.
Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 17
aprile 2009
Commedia amara e divertente, parallela
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a Sesso e potere di Levinson sul mondo
dell'informazione virtuale tv, in cui Sean
Penn fa Sean Penn, Willis è Willis e
anche De Niro, due divorzi alle spalle, ci
mette del suo con raffinata ambiguità
quando osserva le smanie pop del
mondo. L'autore di Rain man (per cui
volevano un altro finale) è certo autoreferenziale, di vera perfidia e si toglie sassoloni dalle scarpe divertendosi e divertendoci assai col cast di lusso e un triplo
salto mortale tra realtà e finzione.
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17
aprile 2009
Errol Flynn diceva che 'Hollywood ha
molta pietà per i morti, nessuna per i vivi',
e la commedia non smentisce l'aforisma;
difficile dire, tuttavia, che lanci un sasso
in piccionaia, o sia irta di furori polemici.
Nei limiti della convenzione, si sorride
abbastanza. Roberto Nepoti, 'la
Repubblica', 17 aprile 2009
I1 problema è nel titolo di un libro famoso, 'You'll Never Eat Lunch in This Town
Again', di Julia Phillips, produttrice di Taxi
Driver e della Stangata.
Il titolo significa: 'Non
farai mai più colazione
in questa città...' È la
sentenza per chi sputtana Hollywood in pubblico - come faceva la
Phillips nel suo libro, e
come ha fatto Art
Linson nel libro al
quale si ispira Disastro
a Hollywood. Linson è una Phillips in
pantaloni, meno potente: ha comunque
prodotto qualche film importante ('Gli
intoccabili', 'Fight Club') ed è un amico
personale di De Niro. Poi, visto che la
carriera declinava, ha scritto un libro al
vetriolo sul 'dietro le quinte' di Hollywood.
Non l'avesse mai fatto! I1 libro (che si
intitola come il film in originale, 'What Just
Happened', ed è pubblicato in Italia da
e/o) è cronachistico, con nomi veri, e
molto divertente. I1 film è più fiction, con
nomi falsi (De Niro è il produttore Ben,
solo Penn e Willis fanno se stessi) ed è
molto meno divertente. I protagonist di
Altman era tutt'altra storia, ma il genere è
quello.
Alberto Crespi, 'L'Unità', 17 aprile 2009
In una trama lucidamente nevrotica, lo
showbiz è crocifisso col bisturi di chi l'ha
patito. L'acidula commedia brillante (anzi,
luccicante) si spegne in un punitivo photo
shooting finale.
Alessio Guzzano, 'City', 17 aprile 2009
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22 - 23 - 24 settembre (Ore 16 - 18 - 20 - 22)
Regia: David Koepp Attori: Greg
Kinnear (Frank Herlihy), Ricky Gervais
(Bertram Pincus D.D.S.), Téa Leoni
(Gwen), Bill Campbell (Richard),
Kristen Wiig (Chirurgo), Dana Ivey
(Marjorie Pickthall), Aasif Mandvi
(Dottor Prashar) Soggetto: David
Koepp, John Kamps Sceneggiatura:
David Koepp, John Kamps Fotografia:
Fred Murphy Musiche: Geoff Zanelli
Montaggio: Sam Seig Scenografia:
Howard Cummings Arredamento:
Debra Schutt Costumi: Sarah Edwards
Effetti: RhinoFX Produzione:
DREAMWORKS SKG, PARAMOUNT
PICTURES, PARIAH, SPYGLASS
Distribuzione:
ENTERTAINMENT
UNIVERSAL (2009) Durata: 102 min.
Origine: USA, 2008 Genere:
COMMEDIA, FANTASY
Il regista
Nasce a PEWAUKEE, Wisconsin
(USA) il 09-06-1963. Koepp ha alle sue
spalle una solida carriera da autore,
regista, produttore ed attore. Come
regista ha firmato il suo primo lungometraggio nel 1994, "Suspicious",
seguito da "The Trigger Effect" (1996)
e da "Stir of Echoes" (1999). Come
autore può vantare, fra l'altro, "Jurassic
44
Park" (1993) ed il suo seguito "Il Mondo
perduto" (1997), "Mission: Impossible"
(1996) e "Carlito's Way" (1993). Vanta
anche una apparizione, come attore, in
"Il mondo perduto".
LA STORIA
Il dottor Bertram Pincus, dentista, è
una persona poco socievole e dai modi
tutt'alto che gentili, anche con i propri
pazienti. Un giorno, dopo essere stato
ricoverato in ospedale, Bertram scopre
di avere una nuova facoltà: quella di
vedere e parlare con i morti che, in
realtà, è il risultato di un suo decesso
temporaneo di sette minuti. Ha inizio
così per lui una vera e propria persecuzione da parte dei defunti che gli chiedono favori di ogni tipo. Tra questi c'è
Frank Herlihy che, deciso a boicottare
la nuova vita di sua moglie accanto ad
un altro uomo, spingerà Bertram a metterle i bastoni tra le ruote...
LA CRITICA
Ci sono commedie romantiche che sin
dall'inizio danno la sensazione di essere scritte da chi sa maneggiare e dosare bene tutti gli elementi tipici del
genere. Sul co-sceneggiatore e regista
David Koepp poteva sussistere qual-
che ragionevole dubbio perché era
famoso per le sceneggiature di film
come Jurassic Park, Mission Impossible
e Indiana Jones e il regno del teschio di
cristallo che non appartengono precisamente al genere.
Invece se la cava benissimo anche
grazie alla performance di un attore
british come Ricky Gervais che offre il
suo corpo e la sua inibita sensualità a
un personaggio di origini dickensiane.
(...)
Giancarlo Zappoli , Mymovies.it, 2009
Coppia esilarante e tenera, con le divise d'ordinanza vanno in giro in una
New York colorata, quasi dolce. Come
questo film che ha poche pretese, ma
una sua gentilezza, visiva e narrativa,
che lo fa guardare con gusto. E ci insegna che persino Ebenezer Scrooge
può diventare filantropo e generoso.
Una favola semplice, certo, ma che fa
bene al cuore. Soprattutto di chi ha
perso qualcuno senza potergli parlare
un'ultima volta.
Boris Sollazzo, 'Liberazione', 17 luglio
2009
(...) Altro punto a favore di Ghost Town
è la mano leggera del regista Dawid
Koepp, più noto come sceneggiatore di
film d'azione come 'Spider man',
Jurassic Park, Mission: Impossible, qui
invece impegnato a dirigere un film che
ricorda più Woody Allen che Steven
Spielberg. Anche perché l'ambientazione è una New York raffinata e ironica
come quella di Woody, con fantasmi:
così come in Ghost e Ghostbuster, ma
anche in Rosemary's Baby, emerge la
natura gotica e ultraterrena della metropoli americana, dove effettivamente
non ci sorprenderebbe affatto se,
accanto alle top model e ai finanzieri, ci
si trovasse accanto una presenza
venuta dall'aldilà. E' la Manhattan che
amiamo e che, come direbbe Woody, è
una delle cose per cui vale la pena di
vivere.
Paola Casella, 'Europa', 17 luglio 2009
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(The Boat That Rocked)
29 - 30 settembre 1 ottobre (Ore 15:15 - 17:35 - 20 - 22:20)
Regia: Richard Curtis Attori: Philip
Seymour Hoffman (Il Conte), Bill Nighy
(Quentin), Rhys Ifans (Gavin), Nick
Frost (Dave), Kenneth Branagh
(Ministro Dormandy), Tom Sturridge
(Carl), Chris O'Dowd (Simon), Rhys
Darby (Angus), Katherine Parkinson
(Felicity), Talulah Riley (Marianne)
Soggetto:
Richard
Curtis
Sceneggiatura: Richard Curtis
Fotografia: Danny Cohen Montaggio:
Emma E. Hickox Scenografia: Mark
Tildesley Arredamento: Dominic
Capon Costumi: Joanna Johnston
Produzione: WORKING TITLE FILMS,
PORTOBELLO STUDIOS, TIGHTROPE
PICTURES,
MEDIENPRODUKTION
PROMETHEUS FILMGESELLSCHAFT
Distribuzione: UNIVERSAL Durata:
135 min. Origine: GRAN BRETAGNA,
2009
Genere:
COMMEDIA,
MUSICALE
Il regista
Nato l' 8 Novembre 1956 a Auckland
(Nuova Zelanda). Famoso sceneggiatore di lungometraggi come "Quattro
matrimoni e un funerale" (1994), "Mr.
Bean - L'ultima catastrofe", "Il diario di
Bridget Jones" (2001), "Nothing Hill" e
"Che pasticcio Bridget Jones" (2004).
Ha esordito come regista con la commedia "Love Actually" (2003) e di
recente ha realizzato "Radio rock revolution" (2008). Richard Curtis è l'uomo
che ha scritto quattro dei cinque magCINEFORUM
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giori successi inglesi di tutti i tempi. E
l'uomo che ci ha fatto piangere e ridere
con Quattro matrimoni e un funerale e
con Notting Hill. Ed è anche l'uomo che
si è inventato lo Hugh Grant che conosciamo oggi, in bilico sullo scivoloso
crinale fra bravo ragazzo impacciato
che piace alle mamme e occhiazzurrato bastardo che piace alle figlie.
LA STORIA
Inghilterra, 1966. L'etere britannico è
monopolizzato dalla BBC e per ordine
del ministro Dormandy gli amanti del
rock 'n roll hanno a disposizione solo
due ore a settimana di trasmissione per
ascoltare la loro musica preferita. Ma
nel bel mezzo del mare del Nord c'è
una barca che ospita una stazione
radio pirata, gestita da un gruppo di
eclettici DJ, che trasmette 24 ore su 24
di pura musica rock e pop. Ed è qui che
viene catapultato il giovane Carl, espulso da scuola per motivi disciplinari,
dove vivrà un'affascinante
avventura
all'insegna di sesso,
droga e rock 'n roll.
LA CRITICA
L'epopea umana e
musicale di Radio
Rock e della sua
fauna di deejay votati
alla causa, a Jimi
Hendrix e all'egocen-
trismo variopinto, è raccontata con
abile umorismo e toccante atmosfera
da Richard Curtis che scrisse Quattro
matrimoni..., Notting Hill e i film di
Bridget Jones. Un timido 17enne con
look da beatle sale a bordo, diviene
mascotte e testimone di epiche disfide
tra onde e vinile, nonché di un crazy
matrimonio impossibile e della prima
parolaccia on line ('Sara il c... che ci
fotterà'). Trova un padre nel club di solo
uomini (con cuoca lesbica), poi naufraga con sottofondo di 'A Whiter Shade of
Pale' nel gran finale in stile Attimo
Fuggente sul Titanic, sulle rive di
Mompracem.
Alessio Guzzano, 'City', 12 giugno
2009
Sembra una farsa, invece è cronaca. I
love radio rock, diretto da Richard
Curtis sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, racconta la storia con esattezza e insieme
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Viale Trieste, 18 - 0444.304800
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
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romanzandola: il protagonista che sale
sulla nave come avrebbero voluto fare
milioni di ragazzini impara rock, vita e
amicizia: il gruppo di dj capitanato
dall'incantevole The Count, Philip
Seymour Hoffman, gli insegna creatività, indipendenza e disobbedienza, oltre
a simboleggiare quanto fossero differenti e migliori, nei Sessanta, le persone. La grazia e il divertimento del film
sono brillanti, fuori del comune.
Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 18 giugno 2009
La descrizione d'ambiente è perfetta,
un insieme di feste, sesso e droga praticati con la maggiore libertà. E' una
delle rare volte in cui gli Anni Sessanta
non vengono ricordati con superficialità
e melensaggine, ma evocati attraverso
pulsioni profonde d'insofferenza e rivolta.
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 giugno 2009
I Love radio rock si presenta come una
sorta di musical pop-rock condotto da
un gruppo di attori strepitosi e meravigliosamente assortiti, capaci di calarsi
nei panni di personaggi mitici e reali
che hanno fatto sognare una generazione intera di inglesi. Oltre a Branagh
(e a un cameo strepitoso di Emma
Thompson) c'è Philip Seymour Hoffman
nei pani de Il Conte, il barbuto grosso
leader americano della radiofonia libera, secondo solo a Rhys Ifans, in arte dj
Gavin, una star assoluta, ipersessuato,
capace di una conduzione radiofonica
provocatoria, iconoclasta e oggi semplicemente impensabile. E poi, a capo
di tutta la baracca, c'è Bill Nighy, il
manager, elegante, raffinato, illuminato, completamente fuori di testa.
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Insomma c'è di che divertirsi in questa
ricostruzione raffinata e musicalmente
ineccepibile.
Alberto Crespi, 'L'Unità', 18 giugno
2009
La magnifica stagione libertaria delle
radio pirata, con studi di registrazione e
stazioni trasmittenti al largo del mare
del Nord, rivive nell'ultimo film di
Richard Curtis, l'autore di Quattro
matrimoni e un funerale, e di Love
Actually, intitolato in originale The Boat
that rocked, una commedia energica e
leggera come un integratore di vitamine.
Flaviano De Luca, 'Il Manifesto', 12
giugno 2009
Che bella sorpresa I Love Radio Rock,
originalissima, spiritosa e perfino commovente commedia, che racconta la
storia vera di Radio Caroline, un'emittente privata che sfidò leggi incredibilmente repressive. Mare dei Nord,
1966. Ha un successo clamoroso in
tutta la Gran Bretagna la radio pirata
che su una nave molto al largo trasmette rock. Ma il ministro astioso le dichiara guerra. Avrà pane per i suoi denti.
Accompagnata dalla magnifica colonna
sonora, destinata a far sussultare il
pubblico coi capelli grigi, una superba
squadra d'attori, da cui alla fine spiace
separarsi.
Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 12
giugno 2009
Il regista Richard Curtis non ha scordato come si mette assieme una buona
sceneggiatura, rispetto a quando scriveva successi dal titolo Quattro matrimoni e un funerale o Notthing Hill:
anche se questa volta esagera un po'
nel moltiplicare i finali di un film lungo 2
ore e 10'; senza, tuttavia, generare un
attimo di noia.
Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 12
giugno 2009
Sesso, droga e rock'n roll, e un poco di
Titanic, in questa commedia intelligente, divertente, ben scritta e diretta da
Richard Curtis che vi consigliamo di
andare a cercare anche nelle brume
dei multiplex dell'hinterland. Perché
The boat that rocked è un film pieno di
humour e musica, che si meritava
un'uscita diversa: ma si sa che le major
non sono cinofile.
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera',
12 giugno 2009
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6 - 7 - 8 ottobre
(Ore 15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)
Regia: Marc Abraham Attori: Greg
Kinnear (Bob Kearns), Lauren Graham
(Phyllis Kearns), Dermot Mulroney (Gil
Privick), Alan Alda (Gregory Lawson),
London Angelis (Wade Previck), Jake
Abel (Dennis Kearns), Aaron Abrams
(Ian Miellor) Soggetto: John Seabrook
(articolo),
Philip
Railsback
Sceneggiatura: Philip Railsback
Fotografia: Dante Spinotti Musiche:
Aaron Zigman Montaggio: Jill Savitt
Scenografia: Hugo Luczyc-Wyhowski
Arredamento: Peter P. Nicolakakos
Costumi: Luis M. Sequeira Effetti:
Custom Film Effects Produzione: STRIKE
ENTERTAINMENT,
INTERMITTENT
PRODUCTIONS, UNIVERSAL PICTURES,
SPYGLASS
ENTERTAINMENT
Distribuzione: UNIVERSAL (2009)
Durata: 119 min. Origine: USA,
CANADA, 2008 Genere: DRAMMATICO
Tratto da: omonimo articolo redatto nel
1993 da John Seabrook per quotidiano
"The New Yorker"
Il regista
È solo un caso che Marc Abraham abbia
iniziato a lavorare nell'industria cinematografica come produttore. Da sempre
interessato a stare dietro la macchina da
presa, nel 2002 Abraham fonda insieme
al socio Thomas Bliss la Strike
Entertainment per poter scrivere e dirigere i propri film, salvo poi finire per produrre quelli degli altri. "Ho sempre voluto
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stare dalla parte
dello sceneggiatore/regista, ma le
cose hanno iniziato
a funzionare da
subito e mi sono
ritrovato produttore" ha spiegato
Abraham che nel
suo
palmarès
vanta titoli come
Air Force One, The
Hurricane, The
Family Man, Spy
Game, L'alba dei
morti viventi e I figli degli uomini.
LA STORIA
Detroit, anni '60. Robert Kearns è un
professore universitario che nel tempo
libero si diletta ad inventare e progettare
nuovi dispositivi e congegni. Quando
una delle sue creazioni, il tergicristallo,
viene acquistato da una delle più importanti case automobilistiche americane, il
professor Kearns è convinto di aver realizzato il sogno americano che permetterà alla sua famiglia di vivere agiatamente. Tuttavia, invece di riscuotere la gloria
e il successo meritati, Kearns si troverà a
portare avanti una battaglia estenuante
contro il colosso automobilistico per l'acquisizione del diritto di paternità dell'invenzione.
invece truffato dalla Ford, diventa una
parabola tipicamente americana sulla
seconda occasione e il mito del successo, un film sul riscatto di se stessi e su
una vita passata cercando di ottenere
soddisfazione dal grande colosso delle
auto. Non c'è gloria per i piccoli Davide,
anche se batteranno Golia la lotta li
distruggerà e solo la consapevolezza di
essere parte di qualcosa di più grande
potrà consolarli. E' con questo spirito che
Marc Abraham ci racconta di Kearns a
partire da un lungo articolo originariamente apparso sul New Yorker. L'asse
attorno al quale gira il film infatti è l'affermazione del proprio concetto di giustizia
e la ferma decisione con cui il regista si
sofferma sul principio etico che spinge il
protagonista a rifiutare ogni patteggiamento o risarcimento economico per
perseguire una causa legale che sembra
impossibile da vincere (...).
Gabriele Niola, Mymovies.it, 2009
(...) La storia era già una sceneggiatura
perfetta, Abraham aggiunge “solo” molto
Francis Ford Coppola: Tucker, un uomo
e il suo sogno nella prima metà, L’uomo
della pioggia nella seconda. Spudorata
citazione, ma è un allievo valido: il film
ha la dignità di un classico e solletica
l’idealismo della volontà e il nichilismo
della ragione. Greg Kinnear fa il resto:
monumentale, empatico come sempre,
eclettico. Uno dei più grandi attori viventi.
Incompreso, proprio come Kearns e
Tucker.
Boris Sollazzo, film.tv.it, 2009
LA CRITICA
Le traversie dell'inventore del tergicristalli elettrico possono
sembrare un soggetto
non proprio esaltante
per un film, ma in
Flash of genius la vera
storia di Robert
Kearns, l'uomo che
voleva produrre e venAbbigliamento donna
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il primo modello di terViale Trieste, 18 - 0444.304800
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13 - 14 - 15 ottobre (16 - 18 - 20 - 22)
Regia: Stephen Frears Attori:
Michelle Pfeiffer (Léa de Lonval),
Kathy Bates (Madame Peloux),
Rupert Friend (Chéri), Felicity Jones
(Edmée), Iben Hjejle (Marie Laure),
Frances Tomelty (Rose), Anita
Pallenberg (La Copine), Harriet
Walter (La Loupiote), Rollo Weeks
(Guido) Soggetto: Colette (romanzo)
Sceneggiatura: Christopher Hampton
(anche adattamento) Fotografia:
Darius Khondji Musiche: Alexandre
Desplat Montaggio: Lucia Zucchetti
Scenografia: Alan MacDonald
Arredamento: Judy Farr, Véronique
Melery Costumi: Consolata Boyle
Produzione: BILL KENWRIGHT
FILMS LTD., MMC INDEPENDENT,
PATHÉ PRODUCTION Distribuzione:
01 DISTRIBUTION Durata: 110 min.
Origine: GRAN BRETAGNA,
GERMANIA, FRANCIA, 2009
Genere: COMMEDIA, ROMANTICO
Tratto da: romanzo "Chéri" (1920) di
Colette (ed. Piccola Biblioteca
Adelphi, 1984)
Il regista
Nasce a LEICESTER (Gran
Bretagna) il 20-06-1941. Studia
Giurisprudenza all'Università di
Cambridge prima di dedicarsi alla
regia. Inizia
come assistente
di
L i n d s a y
Anderson al
Royal Court
Theater
di
Londra. Dal 1966 al 1972 è assistente del regista cinematografico
Karel Reisz. Nel 1971 realizza
"Gumshoe", suo film d'esordio, che
ha come protagonista l'attore Albert
Finney, conosciuto in teatro.
Candidato all'Oscar come miglior
regista nel 1990 con "Rischiose
abitudini" (The Grifters), la sua filmografia comprende film come "My
Beautiful Laundrette" (1985), con
un ancora sconosciuto Daniel DayLewis), "Sammy e Rosie vanno a
letto" (1987), "Le relazioni pericolose" (1988) che ottiene sette nominations e tre Oscar, "Eroe per caso"
(1992), sulla falsificazione della
realtà operata dalla tv verità, "Alta
fedeltà" (2000), tratto dall'omonimo
libro dello scrittore inglese Nick
Hornby e "Liam" (2000), presentato
alla 57.a Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia. Nel 2006 con il
suo "The Queen", Helen Mirren,
cominciando dalla Coppa Volpi per
la migliore interpretazione femminile,
vince tutti i premi
possibili per un'attrice, dal Golden Globe
all'Oscar 2007.
LA STORIA
Parigi 1906. Il diciannovenne Chéri ha
conosciuto l'arte di
88
amare grazie a Léa, bellissima e raffinata cortigiana, collega e rivale di
sua madre, Madame Peloux. Quando,
sei anni dopo, Chéri sarà costretto ad
abbandonare la sua amante per sposare Edmée, figlia della ricca cortigiana Marie-Laure, entrambi inizieranno
un percorso che li porterà inevitabilmente al doloroso distacco.
LA CRITICA
Chéri di Stephen Frears, dal
romanzo di Colette, con Michelle
Pfeiffer nei panni della matura e
ricca cocotte che si innamora riamata del figlio ventenne di una
collega cresciuto sulle sue ginocchia, è brillante, accurato, un poco
lezioso, godibile nei duetti fra
Michelle Pfeiffer e la suocera
Kathy Bates, come sempre magnifica; ma anche stranamente atono,
languido, senza nerbo, indeciso
fra scherzo e dolore. Perché girare oggi questa storia, con una star
bravissima ma filiforme, contrariamente a tutte le celebri mantenute
della Belle Epoque che sfilano
trionfanti sui titoli di testa? Perché
sono sempre più numerose le
donne che stanno con uomini più
giovani? Per offrire un ruolo degno
alla fulgida e trascurata Michelle
Pfeiffer? Per riflettere l'infantilismo
e lo smarrimento di tanti maschi
contemporanei? O per ripetere
vent'anni dopo la formula delle
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Relazioni pericolose? Magari ci
sono altre ragioni, a noi vengono
in mente solo queste. E nessuna
giustifica fino in fondo un film esteriore e decorativo, adagiato sul
talento delle primattrici, sul fascino dell'ambientazione, sul richiamo facile di un soggetto che però
sfiora appena. Anche se il giovane
Rupert Friend, volto preraffaellita,
vuoto interiore fugato a colpi di
oppio e di piaceri della carne, non
sfigura affatto in questo ruolo edipico e tutt'altro che facile.
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11
febbraio 2009
Chéri prende più il sapore delle
storie di Wilde che di quelle di
Colette. La leggerezza di questi
intrecci d'alcova, ma senza squallori, è tipicamente francese. Non è
comunque questa la dote precipua
di Frears, sebbene abbia firmato Le
relazioni pericolose, tratto dalle
pagine di Choderlos de Laclos, e
già interpretato dalla Pfeiffer. Sono
lei e la Bates a reggere il film, sebbene quest'ultima sia credibile solo
per talento d'interprete: le manca
invece clamorosamente l'aspetto
della donna seducente. Quel che la
Pfeiffer conserva senza apprezzabili interventi del chirurgo.
Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 11
febbraio 2009
Cherì rimane un bell'esercizio di
forma, un film che soddisfa gli
occhi e il palato come un buon tè
inglese con un'alzata di pasticcini
alle cinque del pomeriggio, visto lo
sforzo di costumi, trine e location e
i dialoghi pimpanti di Hampton,
presi a prestito dall'omonimo
romanzo di Colette.
Massimo Benevegnù, 'Il Riformista',
12 febbraio 2009
Il film è elegante, cinico, spiritoso:
molto british, anche se tratto dal
romanzo di una francese.
Alberto Crespi, 'L'Unità', 11 febbraio
2009
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la custode di mia sorella
(My Sister's Keeper)
20 - 21 - 22 ottobre (Ore 16 - 18 - 20 - 22)
Regia: Nick Cassavetes Attori: Abigail
Breslin (Andromeda 'Anna' Fitzgerald),
Cameron Diaz (Sara Fitzgerald), Alec
Baldwin (Campbell Alexander), MJason
Patric (Brian Fitzgerald), Joan Cusack
(Giudice De Salvo) Soggetto: Jodi
Picoult (romanzo) Sceneggiatura: Nick
Cassavetes, Jeremy Leven Fotografia:
Caleb Deschanel Musiche: Aaron
Zigman Montaggio: Jim Flynn, Alan
Heim Scenografia: Jon Hutman
Arredamento: Maggie Martin Costumi:
Shay
Cunliffe
Produzione:
CURMUDGEON FILMS, GRAN VIA
PRODUCTIONS, MARK JOHNSON
Distribuzione:
PRODUCTIONS
WARNER BROS. PICTURES ITALIA
Durata: 109 min. Origine: USA, 2009
Genere: DRAMMATICO Tratto da:
romanzo "La custode
di mia sorella" di Jodi
Picoult (ed. TEA, coll.
Teadue)
Il Regista
Nato a New York il 21
maggio 1959, Nick
Cassavetes, figlio di
John e
Gena
Rowlands, ha iniziato
la sua carriera come
attore comparendo in films come “Dietro
la maschera”, “Furia cieca”, “Panic”,
“Face-off”. Sceneggiatore di successi
quali “Blow”, passa nel 1996 alla regia
con “Una donna molto speciale”.
Filmografia: Una donna molto speciale
(Unhook the Stars – USA, 1996); She’s
So Lovely – Così carina (She’s So
Lovely – USA, 1997), John Q. (id. –
USA, 2001), Le pagine della nostra vita
(The notebook – USA, 2004), La custode di mia sorella (My sister’s keeper –
USA 2009).
LA STORIA
A soli due anni, alla piccola Kate
Fitzgerald viene diagnosticata la leucemia. I suoi genitori, Sara e Brian, dopo
aver affrontato e superato una serie di
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Vicenza
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questioni etiche e morali, decidono di
mettere al mondo un altro figlio, geneticamente compatibile con la piccola, che
possa salvarle la vita. E' così che a Kate
e a suo fratello maggiore Jesse si
aggiunge la sorellina Anna. Crescendo,
le due bambine sviluppano un legame
molto forte, soprattutto a causa delle
lunghe degenze ospedaliere per le cure
di Kate, ma raggiunta l'età di 11 anni,
Anna decide di rivolgersi ad un avvocato per esercitare il suo rifiuto a sottoporsi ad ulteriori interventi chirurgici e trasfusioni e fa causa ai suoi genitori. La
famiglia Fitzgerald entrerà così in una
profonda crisi, ma la decisione di Anna
si rivelerà invece utile per l'intero nucleo
familiare.
LA CRITICA
Ci sono film che ti prendono alla gola e
non ti mollano più, neanche quanto torni
alla luce del sole. Film capaci di puntare
dritto al cuore con temi che vanno al
nocciolo delle grandi questioni umane:
la vita e la morte. Uno di questi è La
custode di mia sorella di Niclk
Cassavetes, dramma morale tratto dal
best seller di Jodi Picoult ispirato a 'una
storia vera che molto ha fatto discutere.
(...) Affidando il racconto ai punti di vista
dei diversi personaggi — la madre
Cameron Diaz, finalmente in un ruolo
maturo, il padre Jason Patrick e i tre figli
della coppia — il film mette in scena con
grande sensibilità i meccanismi di una
famiglia minata da una sciagura ma
decisa a combattere unita. Lacrime e
1010
risate si mescolano in scene di vita quotidiana dove si può sorridere e innamorarsi anche durante una chemioterapia.
Cassavetes non disdegna qualche
colpo. basso all'emotività dello spettatore e qualche cliché, ma rimane abilmente in equilibrio tra le motivazioni e i
sentimenti dei personaggi in gioco conducendo lo spettatore verso un finale
doloroso e sereno al tempo stesso.
La morte di una persona cara non regala a chi l'ha perduta le risposte ai grandi
interrogativi della vita. Si muore e basta,
dice la piccola Anna, ma, in attesa di
ritrovarsi nell'aldilà, il rapporto con la
persona scomparsa continua. Ciò che
conta insomma non è che colui che
amiamo ci abbia lasciato, ma che sia
esistito lasciando un segno profondo
nella nostra esistenza.
Alessandra De Luca, Avvenire, 28 agosto 2009
(...) Il regista Nick Cassavetes ci offre
ancora una volta un film drammatico di
stampo medico-legale dopo il successo
di “John Q” (2002). Questa volta si ispira all’omonimo romanzo di Jodi Picoult
che, alla pubblicazione, suscitò un vivace dibattito circa la manipolazione genetica e l’accanimento terapeutico, temi
sempre scottanti per l’opinione pubblica. Eppure non sono questi gli argomenti sui quali si concentra Cassavetes:
al regista interessa fornire un quadro
psicologico approfondito dei personaggi, narrando la stessa storia dai diversi
punti di vista, dando così voce non soltanto ai familiari di Kate e Anna ma
anche agli interpreti minori quali l’avvocato Alexander oppure il giudice Di
Salvo (Joan Cusack). Cassavetes fa un
largo uso dei flashback per descrivere
l’intera vicenda della famiglia che combatte contro la malattia terminale della
giovane Kate ed improvvisamente contro la ribellione della sorellina Anna. Lo
spettatore cerca così di farsi un opinione e di collocare via via i personaggi tra
i buoni o i cattivi, accorgendosi però che
qui non ci sono né gli uni né gli altri, né
vincitori né vinti. Nick Cassavetes ha
fortemente voluto Cameron Diaz nei
panni di Sara, la volitiva madre di Kate
e Anna. Qui la Diaz appare in un ruolo
inconsueto, nel quale non mette in risalto la sua fisicità ma recita quasi sempre
struccata indossando jeans e cardigan.
Eppure Cameron ha saputo interpretare
con maestria questo personaggio poco
simpatico che, a differenza degli altri,
non si mette mai in gioco, offrendo allo
spettatore degli intensi primi piani.
Altrettanto brave entrambe le interpreti
delle sorelle Fitzgerald: Abigail Breslin e
Sofia Vassilieva. Della prima conosciamo già ampiamente il talento, dunque ci
fa piacere parlare della Vassilieva, che
recita nel difficile ruolo della malata terminale e conseguentemente vive la
maggiore trasformazione del suo personaggio. Molto toccante è l’innamoramento di Kate per Taylor (Thomas
Dekker), un coetaneo anch’egli malato
di leucemia. Entrambi affrontano la loro
condizione con una vitalità ed un’ironia
contagiose.La custode di mia sorella
tocca necessariamente corde dolenti
per ognuno di noi e ci porta a pensare a
congiunti o amici colpiti da malattie inesorabili: inevitabile, quindi, con la complicità dell’oscurità della sala cinematografica dare libero sfogo alle proprie
emozioni. L’ottima colonna sonora del
compositore Aaron Zigman coadiuva
decisamente questa catarsi dello spettatore.
Ilaria Capacci, Ecodelcinema.com, 1
settembre 2009
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(The Proposal)
27 - 28 - 29 ottobre (Ore 16 - 18 - 20 - 22)
Regia: Anne Fletcher Attori: Sandra
Bullock (Margaret Tate), Ryan Reynolds
(Andrew Paxton), Mary Steenburgen
(Grace Paxton), Craig T. Nelson (Joe
Paxton), Betty White (Nonna Annie)
Soggetto: Peter Chiarelli Sceneggiatura:
Peter Chiarelli Fotografia: Oliver Stapleton
Musiche: Aaron Zigman Montaggio:
Priscilla Nedd-Friendly Scenografia:
Nelson Coates Costumi: Catherine Marie
Thomas Produzione: MANDEVILLE FILMS,
TOUCHSTONE PICTURES Distribuzione:
WALT DISNEY STUDIOS MOTION
PICTURES, ITALIA Durata: 107 min.
Origine: USA, 2009 Genere: COMMEDIA,
ROMANTICO
Il regista
Nata il 1 Maggio 1966 a Detroit (Michigan
– USA). Sceneggiatrice de Il Diavolo veste
Prada e coreografa di 40 anni vergine e
Hairspray, Anne Fletcher ha debuttato
come regista con il film sulla danza Step
Up, per poi lavorare con la sceneggiatrice
di Il Diavolo veste Prada Aline Brosh
McKenna nella commedia romantica 27
volte in bianco.
LA STORIA
L'editor Margaret Tate, è una donna dalla
vita organizzata e che sa bene ciò che
vuole, soprattutto sul lavoro. Quando è in
ufficio, infatti, Margaret è un capo insopportabile, in particolare con il suo assistente Andrew Paxton che lei non perde mai
occasione di tiranneggiare e tormentare.
Margaret lavora a New York ma è di origine Canadese e quando gli agenti dell'immigrazione si presentano con un foglio di
via lei si inventa un presunto fidanzamento
proprio con il suo 'sottoposto'. Andrew
decide di stare al gioco ma pone inevitabilmente le sue condizioni, tra cui un viaggio
in Alaska (paese d'origine del ragazzo)
dove convolare a nozze. Anche se con
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riluttanza,
Margaret e
Andrew giurano di portare
fino in fondi il
loro piano, ma
il soggiorno con la bizzarra famiglia
Paxton, il controllo degli agenti dell'immigrazione e le inusuali condizioni di vita
extraurbane faranno vivere ai due caparbi
'piccioncini' un' imprevedibile avventura
dai risvolti inaspettati.
visive della Fletcher cercano la sorpresa e
sono in una curiosa armonia con l'Alaska,
luogo sconosciuto alla protagonista e straniante per chi non ci ha mai vissuto a
causa delle sue peculiarietà ambientali.
Gabriele Niola, Mymovies.it, 2009
Risate a gogò con il duetto vincente tra
LA CRITICA
Sandra Bullock e Ryan Reynolds in Ricatto
La commedia matrimoniale newyorchese, d'amore, divertente e brillante commedia
un vero e proprio genere a sè, va in tra- sugli affari...d'amore, diretta da Anne
sferta in Alaska, dove risiedono i genitori Fletcher.
dello sposo e dove si svolgerà gran parte Tremate, tremate! Le donne in carriera son
del film (dopo l'opportuna introduzione cit- tornate! La tendenza era stata rimessa in
tadina). Retaggi indiani all'acqua di rose, movimento con la perfida Meryl Streep de
beghe familiari di poco conto e un'evolu- Il diavolo veste Prada, pronta a bacchettazione dei personaggi ai minimi storici tutta- re nel suo regno modaiolo povere segretavia non inficiano eccessivamente la godibi- rie neolaureate. Adesso nei panni della
lità di un film diretto con gusto, ritmo e bisbetica indomata troviamo l'attrice
qualche guizzo.
Sandra Bullock, protagonista a tutto tondo
Anne Fletcher non gode di attori carismati- della commedia più attesa dell'inizio della
ci, non ha caratteristi d'eccezione per i stagione cinematografica. Anne Fletcher
ruoli di secondo piano, non ha uno script (27 volte in bianco), coreografa di
degno di questo nome e non ha nemmeno Hairspray, l'ha voluta per la sua ultima pink
un'ambientazione coreografica e suggesti- comedy, che, contrariamente alle aspettava come New York. Ma la coreografa è lei. tive, si rivela, sorprendendoci positivamenAnni d'esperienza nel mondo della danza te, una commedia familiare prima ancora
in teatro consentono alla Fletcher un che sentimentale.
approccio plastico ad ogni scena e un Angela Cinicolo, movieplayer.it, 2009
modo di concepire la
scansione del racconto
che si incentra su singoli assoli di ogni personaggio invece che
basarsi sulle solite
scene di gruppo in cui
ognuno dice la propria.
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In questo la solita commedia sulla battaglia fra
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