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GENOVA – CONVEGNO AVIS – 5 MARZO 2011 – INTERVENTO PAULA MITRACHE Vorrei porgere il mio saluto a tutti gli intervenuti a questo Convegno e in particolare al Presidente Nazionale dell’Avis dott. Vincenzo Saturni, al consigliere per la Liguria dott. Marco Denti, alla dottoressa Emilia Stoica, presidente della Lega Romeni in Italia, e al centro Servizi al Volontariato CELIVO, ringraziandoli per il gentile invito. Sono particolarmente onorata di essere qui, sia come testimonial impegnata ormai da qualche anno nel sostenere la campagna di alto valore civile svolta dall’Avis per promuovere la donazione del sangue fra gli immigrati, sia come cittadina sensibile ad un tema importante come quello della donazione. Trovo infatti particolarmente significativo il titolo di questo Convegno, “Terre diverse, stesso sangue”, perché mette subito in evidenza un importante aspetto legato al tema dell’integrazione dei cittadini stranieri in Italia: e cioè quello per cui tale integrazione è giusto che passi anche attraverso un importante gesto di solidarietà sociale come la donazione del sangue. Un gesto che, oltre all’indiscusso valore pratico assume anche un enorme valore simbolico, mostrando come al di là delle differenze di cultura, etnia, religione e costumi, tutti quanti partecipiamo di uno straordinario elemento unificante che è il valore della Vita. Da questo punto di vista, come ho già avuto modo di dire in occasione del Forum Regionale Pugliese dell’Avis tenutosi a Trani nel novembre 2009, credo che sia molto importante dare un esempio ai giovani attraverso gesti concreti. Io sono stata fortunata perché da ragazzina ho avuto modo di ascoltare le parole di mia madre sull’importanza dell’aiuto verso il prossimo: parole dette da una persona impegnata nelle corsie d’ospedale per quasi quarant’anni. Quelle parole, unite alla mia esperienza personale, mi hanno poi portata a credere fermamente nell’importanza della reciproca collaborazione quale strumento di una equilibrata convivenza sociale e civile. Ecco perché penso che i tanti romeni presenti oggi in Italia possano fare molto anche attraverso la donazione del sangue. Ovviamente il discorso vale anche per tutti gli altri cittadini stranieri. Infatti, grazie all’impegno dell’Avis, sono ormai numerosi gli esempi di famiglie di immigrati i cui membri praticano la donazione: trovo che sia un esempio di grande civiltà da incoraggiare con tutti i mezzi a nostra disposizione. E in tal senso ritengo che la comunicazione e l’informazione svolgano un ruolo fondamentale. 1 Accanto però alla divulgazione, praticabile attraverso i più comuni sistemi mediatici, penso che sarebbe utile promuovere anche forme di contatto preliminare più diretto con i cittadini stranieri, inserendo così il tema della donazione nel contesto di una più ampia attenzione verso le problematiche che li riguardano. Da questo punto di vista penso ancora una volta che il contributo dell’Avis, quale ente radicato in modo capillare sul territorio, possa essere determinante. Infatti proprio facendo tesoro di questo rapporto con il territorio, credo che l’Avis potrebbe farsi promotore di un progetto volto a dare la possibilità a tante donne romene presenti in Italia, spesso in difficoltà o oggetto di sfruttamento, di avere un punto di riferimento nelle varie sedi locali dell’Ente. Ovviamente mi riferisco alle cittadine romene come possibili protagoniste di una fase iniziale del progetto, che mano a mano si estenderebbe anche alle cittadine di altre nazionalità. Stabilire questo contatto potrebbe permettere lo svolgimento di attività che favoriscano una adeguata mediazione culturale ed un più corretto inserimento sociale: mi riferisco ad esempio allo svolgimento di corsi di lingua italiana o alla organizzazione di spettacoli, oppure ancora alla promozione di scambi interculturali tra Italia e Romania: insomma una serie di iniziative che favoriscano il dialogo e la solidarietà. Tutto ciò ovviamente coinvolgerebbe l’Avis e queste persone in una scambievole e reciproca gara di solidarietà, perché il Bene non può che essere ricambiato col Bene. Il contributo dell’Avis risulta tanto più prezioso se tiene presente che le Associazioni di mediazione culturale che normalmente si occupano di immigrati non riescono ancora a garantire sul territorio una sufficiente presenza numerica. Io come artista e come cittadina mi rendo ancora una volta disponibile a promuovere e anche a partecipare in prima persona con la mia Associazione ‘Dacia Nicolaiana’ a queste attività perché so che il cammino verso una giusta integrazione sociale è ancora lungo e c’è tanto da fare. Inoltre vivo il mio ruolo di testimonial dell’Avis come un impegno e una responsabilità che devono tradursi in iniziative pratiche e concrete. Concludo ringraziando ancora una volta l’Avis per la fiducia che ha voluto rinnovarmi e mi auguro che la mia proposta possa essere presa in considerazione e diventare una realtà operativa. 2