leggi tutto - Movimento dei Focolari
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Beppe (Giuseppe) Gritti Beppe nasce il 24 ottobre 1952 a Bergamo ma, raccontando della sua infanzia e giovinezza sottolinea soprattutto l’influenza dell’aver abitato a Sesto San Giovanni (comune in provincia di MIlano): “che negli anni 50/60 era noto (per la forte presenza comunista) come la Stalingrado d’Italia” e che “nel 68/70 è stata una delle culle del terrorismo…”. A 13 anni si incontra con altri giovani che volevano anch’essi fare una rivoluzione… ma evangelica e con la grande carica che sempre lo ha contraddistinto si butta a capofitto e passa di scoperta in scoperta: “Quando nel ’68 – ricorda lui stesso - sentii Chiara a Rocca commentare il Magnificat, trovai la mia più radicale rivoluzione e mi buttai”. Scrivendo a lei nel 1972 le confidava con entusiasmo: “L’Ideale è una ‘bomba’ che ci riempie, ci fa sentire veri, non ci molla un istante”. Il voler amare tutti gli fa aprire gli occhi anche su chi gli era più vicino, come suo padre col quale non c’era un grande colloquio: “Mi sono seduto sul letto, gli ho detto della mia gioia, l’ho finalmente amato sul serio: così com’era! In quell’amare ho ritrovato la gioia di sentirmi figlio e lui, chiedendomi del lavoro, della scuola, dello sport, dei gen, si sentiva padre in pieno!”. Ed è sempre il ripetere il suo “sì” all’amare (e proprio “Yes” è stato per anni il suo “nome di battaglia”) che lo porta a voler donare tutta la sua vita a Dio: “Sento l’anima vibrare di gioia. Non devo distogliere lo sguardo da Gesù, che ora passa e mi dice ‘vieni’”. Un sì detto inizialmente solo “nel profondo segreto del mio cuore di gen” ma con la certezza di rinnovare l’esperienza fatta da Chiara in quel 7 dicembre ’43, tanto da scrivere anche lui, come aveva fatto lei, un nome di una persona cara da affidare a Lui in quel giorno: “scrissi il nome di mio papà (Leone), un operaio comunista. Sei mesi dopo esatti, papà Leone partiva per il Cielo con tutti gli aiuti dei Sacramenti ed io iniziavo a prepararmi per Loppiano” dove poi è arrivato nel 1973 per formarsi come focolarino. Come descrivere i suoi 43 anni di intensa vita come focolarino? Un filo d’oro che ci può aiutare è la frase della Scrittura che, ricevuta da Chiara, ha illuminato il suo cammino: “Perfetto sarà il discepolo, se sarà come il Maestro” (Lc 6,40). Vette e abissi, infatti, hanno costellato i suoi anni (in un alternarsi di momenti di grande slancio apostolico e luce e altri di buio e ripresa), ma sempre nella crescente coscienza che la realizzazione e la perfezione venivano dal suo sì a Gesù. Tanti i talenti artistici, manageriali, umani e spirituali messi in donazione nelle varie zone dove ha vissuto, in particolare nei quasi 20 anni a Milano e in quelli trascorsi nell’America Latina (in Venezuela, in Argentina, in Messico e in Perù – tutte zone qui oggi ben rappresentate). Molte poi le persone da lui accompagnate e sostenute e tante quelle che lo hanno accompagnato e sostenuto in quel “gioco di reciprocità” che la Spiritualità collettiva ci porta a vivere. Ma lasciamo a lui, attraverso brevi stralci di lettere, farci partecipi di alcuni momenti vissuti. Nella vita di focolare: - “… io non ho mai chiesto di entrare in focolare! Da quella prima volta in cui Bruno Venturini mi propose: E tu quando parti per Loppiano?... mi sono sempre fidato dell’amore di Maria per me attraverso la sua Opera… Da parte mia non ho desideri se non che vorrei solo la Volontà di Dio,,,” (1999 ad Hans) - “In focolare è proprio vero che se si ama si semplificano tanto le cose…” (1996 a Fede) - “Farsi uno! Quante volte l’ho detto a me stesso… ad altri…ma oggi era diverso! Lo sentivo rivolto a me stesso: in me deve abitare l’unità. Così posso essere l’altro! Ed è questo che Dio mi chiederà quando l’incontrerò” (1981 a Chiara). Negli impegni per l’Opera: - “Lavoro nell’editrice (Città Nuova) ormai da più di 20 anni. Certo, ho patito, ho visto piangere... ma l’unità con lo Sposo e la comunione con i popi mi ha sorretto, protetto, sospinto! Quante esperienze sulla provvidenza!!! E quanto ti ho sentita accanto a me in auto a girare la Lombardia a portare l’Ideale stampato sul volto e sulla carta!” (1994 a Chiara) Nei momenti di dolore e sfida: - “Il nome che mi desti anni fa mi ha legato dentro e mi sostiene: Yes! Il mio sì a Gesù Abbandonato. E nella mia immaginazione mi sei ‘apparsa’ più volte a chiedermi: Ma quo vadis? Dal più profondo, grazie di esistere! (1990 a Chiara) - “… sono un poveraccio, un vero peccatore, ma se dovessi morire sarei contento che sulla mia tomba non ci fosse la mia Parola di Vita, né il nome nuovo che tanto mi hanno aiutato, ma vorrei restasse scritto: Ricominciare! Questo sì! La Parola e il nome sono ancora un programma, ma ricominciare è la mia vita di tutti i giorni!... Mi sento esperto in Misericordia ricevuta…” (1994 a Fede) - “Sto soffrendo nel corpo come mai mi è capitato. Ho scoperto come il poter ‘offrire’ sia una grande grazia! Arriverà il giorno in cui non si potrà neppure offrire tanto forti saranno i dolori. Oggi offro finché posso, con tutto il cuore! Domani avrà la sua grazia!” (2000 a Chiara). Diamo ora la parola ad alcuni che hanno vissuto con lui: Walter Cerchiaro (Perù): Beppe è arrivato in Perù nell’ottobre del 2014. Arrivando ha trovato subito lavoro come professore di italiano in una università e si è fatto tanti amici, tanto che poche settimane dopo aveva già invitato a pranzo la direttrice con il marito. Dopo vari mesi di vita insieme, un giorno mi chiede di parlare e mi confida alcuni problemini di salute che aveva, sempre dicendo che non era preoccupato. Devo dire che Beppe era un po’ birichino, perché poi continua dicendo: Walter devi sapere che nella mia vita ho sempre mangiato molto e in questi ultimi tempi le cose non vanno molto bene, perché sto dimagrendo a vista d’occhio e il frigorifero spesso è vuoto, dunque provvedi… Davanti a questa situazione ho compreso che qualcosa non andava, anche perché altri popi dello stesso focolare in quello stesso periodo stavano ingrassando. Allora gli ho fissato un appuntamento da un dottore che gli ha chiesto di fare dei controlli approfonditi. Beppe non voleva farle immediatamente, ma a fine mese perché non voleva lasciare i suoi studenti. Lavorava molto all’università e anche a casa preparando le lezioni. Era molto radicale in tutto quello che faceva. Io stesso a sua insaputa sono andato a prenotare e pagare le varie analisi e quando gli ho detto che già avevo pagato allora ha accettato di farli e subito hanno messo in luce i gravi problemi di salute che aveva. Beppe era molto generoso ed era impressionante l’amore che aveva per l’America Latina e per il Perù. Siamo stati sempre in contatto con lui e ogni volta che scriveva a una popa diceva di salutare i popi e viceversa e il suo sogno era quello di ritornarci presto. Spesso ci ha fatto arrivare della provvidenza. Per esempio quando l’anno scorso abbiamo organizzato con altri movimenti un grande concerto su Chiara Luce, lui si è fatto presente. Come ultima esperienza posso dirvi quello che ci ha scritto in una letterina consegnataci due giorni fa, scritta il 4 di giugno di quest’anno: Ciao carissimi Walter e Lidia, questa provvidenza mi era stata consegnata con questa destinazione: “per i ragazzi poveri che voi seguite”. Dato che non so se la mia salute mi permetterà di consegnarvi direttamente questi euro, li lascio presso Dulfo per voi. Un forte abbraccio e teniamo Gesù in mezzo. Vostro Beppe. Adesso vi leggo un messaggio di Mauro Sosa (Messico): “La notizia della partenza di Beppe mi ha colpito profondamente e ringrazio Dio di avermi dato la possibilità di stare accanto a lui negli anni trascorsi in Messico, perché da lui ho imparato cosa può significare il camminare insieme in focolare Beppe era uno di carattere molto... Ho presente ancora un colloquio molto intenso, dove lui non riusciva ad accettare una difficoltà. Abbiamo anche litigato per questo e dopo un pò sono riuscito a convincerlo che passi quel che passi ne lui ne io avremmo mollato nell'amare ed accettarsi in focolare così come siamo, e tra le lacrime ci siamo affidati alla Madonna. Ho cercato di seguirlo come ho potuto in questo periodo di malattia e ho l'impressione che lui veramente non ha mollato quel proposito e che proprio nella festa della natività de Maria, sia stata lei a prenderlo per celebrare in paradiso il trionfo, per essere stato fedele fino alla fine”. Gianmario (Villa Achille): In questi ultimi mesi Beppe era con noi a Villa Achille. Sarebbero tante le esperienze vissute insieme in quest’anno, ma vi accenno solo qualcosa di queste ultime settimane, quando ormai anche lui si rendeva conto che si stava avvicinando il momento dell’incontro personale con Gesù. Da buon milanese cercava di avere il più possibile la situazione in mano, ma si rendeva conto che non poteva essere sempre così, perché non si può mai sapere con certezza come si evolve una malattia. Man mano che cresceva questa coscienza, di pari passo aumentava il suo fidarsi di Dio, il rimettersi in Lui. A volte i dolori erano lancinanti e più volte rivolgeva lo sguardo al quadro di Gesù Abbandonato appeso in camera. Oppure, dopo alcuni momenti di dolore durante i quali, non potendo fare altro, gli eravamo vicini, gli tenevamo la mano, ci guardava con due occhi bellissimi, un sorriso e un “Grazie” sommesso ma costante. Un pomeriggio mi ha detto: “Forse ti faranno dire qualcosa su di me al funerale. Devi dire a tutti quello che sono stato veramente: un grande imbroglione!” Così infatti si sentiva perché gli pesavano delle imperfezioni nel vivere il nostro Ideale, nel seguire Dio con tutto il cuore. E continuava: “Mi resta poco tempo per recuperare”. Abbiamo fatto un patto di aiutarci a vivere bene ogni giorno così come siamo, cercando di ricominciare semplicemente, e ci saremmo presentati a Gesù con i nostri limiti, perché Lui ci conosce e ci ha voluto bene e chiamati così anche a questa vocazione. Gli è venuta una grande pace. Poi ha avuto ancora momenti difficili di prova, come due sere prima di morire, ma sempre gli eravamo accanto a dimostrargli il nostro sostegno. Ci rendevamo conto che Dio lo stava preparando al passo finale. Il 7 settembre è stato un giorno relativamente tranquillo, e anche la sera in cui sono aumentati i dolori. La mattina dell’8 verso l’1 si è addormentato tranquillo. C’era sempre un focolarino accanto a lui. Verso le 5,30 con una grande pace è spirato. A noi piace pensarlo accolto subito in paradiso dalla Madonna, nel giorno della festa della sua natività, da Chiara e da Bruno con cui durante la malattia si scambiavano messaggi ogni giorno per vivere insieme questa tappa della loro vita. Video del suo saluto alla Mariapoli Romana del 19 giugno 2016: “Ci sono stati in questo anno – sono venuto nel maggio scorso – vari ricoveri… ovviamente. Nel primo ricovero c’è stato un momento dopo una grossa operazione che ero lì con tante di quelle cannette che venivano fuori da tutti i posti e che potevo guardare solo in un punto della parete e lì c’era un crocifisso. E allora stavo lì giorno e notte guardando Lui (anche perché non si poteva dormire) e mi è tornata in mente una canzone che avevo fatto quando sono entrato in focolare, dove dicevo che il mio posto era meraviglioso: era stare lì accanto a te (che poi era il “posto vuoto” di cui ci parla Chiara). E sta volta sentivo che ero proprio lì, e allora gli dicevo: Gesù, senti, tranquillo che son qui io adesso. E quella è stata una cosa che mi ha aiutato da matti proprio a stare con Lui. E una delle cose che mi ha fatto capire che stava succedendo proprio qualcosa è che uno dei miei tre compagni di stanza, un giorno, un signore anziano, molto anziano, mi ha detto (dopo una decina di giorni che eravamo insieme e che non avevamo mai scambiato una parola, per motivo che tutti e due non cela facevamo) mi ha detto: lei ha una grande spiritualità. Io vorrei essere vicino a Dio come è lei. Mi spieghi come si fa… Ecco. Poi c’è stato un altro ricovero – questo a distanza di mesi – ed era la Settimana Santa: sono entrato il venerdì santo, coincidenza, nell’ospedale e questa volta era dal punto di vista esterno meno complessa la cosa. Però passare la settimana santa lì era un po’ particolare. Ad un certo momento mi è venuto da pensare alla felicità che aveva Gesù quando è risorto. E Gli ho detto: Ma chissà che sorriso che avevi Te quando sei… perché ce l’aveva fatta! E non era mica uno scherzo quello che era venuto a fare, e ce l’aveva fatta! E quindi la gioia di rivedere i suoi amici… Quella gioia lì! Poi in un altro momento, anche qui c’era un altro compagno di stanza (in questo caso era un Ungherese che non parlava e non capiva molto di quello che gli dicevano i medici) e allora gli facevo da traduttore. Poi è venuta la moglie e bisognava spiegargli che aveva un tumore… e allora la moglie ad un certo punto mi dice: Senta lei è come mio padre, mi aiuti a dire a mio marito cosa ha… Cosa devo dire… Loro sono ortodossi. Intanto il giorno dopo mi ha detto: Intanto sa che ho cominciato ad andare alla Chiesa (io non gli ho detto mica di andare in Chiesa!)… Poi le parole sono venute a lei; io non gli ho detto mica cosa doveva dire… Però continua questo rapporto con tutti e due questi signori… Adesso sto facendo in Day Hospital la chemio e mi hanno detto apertamente che la prossima tac che farò mi dirà se c’è qualche possibilità oppure non ce ne sono… Un giorno una capo sala accompagnandomi a fare un altro esame, in ascensore ad un certo punto scoppia a piangere. Io non sapevo cosa fare, cosa dire, se era successo qualcosa, allora le ho detto: Io prego per lei! E lei: E’ proprio questo che mi fa piangere… Poi un’ultima cosa che volevo confidarvi è che Bruno Venturini – è stato per me come un padre da ragazzo (io sono un gen di Milano e lui era il capozona nostro), con Bruno c’è sempre stato questo rapporto filiale con lui per me, e adesso vivere questo momento insieme è una cosa… Insieme! E’ una cosa impressionante questo insieme. Ci mandiamo i messaggini tutte le mattine… Insieme! Ecco, io vi voglio un bene da matti!