Quanto vorrei essere come lui

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Quanto vorrei essere come lui
L’ECO DI BERGAMO
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MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013
Cultura
C’era una volta Twitter
Ilnostroritrarcicomelatestugginenel
gusciohaachefareconilnostrointenderci
comeesseriunicieirripetibili
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ANDREATAGLIAPIETRA
www.ecodibergamo.it
Senso del pudore, autogol in Internet
Il caso del calciatore Icardi e della modella Nara in Internet con la foto nella loro stanza da letto
Un’epoca senza più vergogna: il nucleo più intimo e profondo dell’Io si è perso nell’abisso del Nulla
all’Università cattolica, spiegò
La notizia non è, fortu- che all’élite del potere politico
natamente, grave. Pare che tale e religioso si stava affiancando
Mauro Icardi – e mi scuso con «l’élite senza potere», costituii tifosi dell’Inter per il «tale» – ta da cantanti, attori, divi (i
ventenne attaccante argentino calciatori era allora solo ragazdell’Inter – abbia soffiato, con zotti che rincorrevano in muaudace tunnel, si suppone, al tande una palla di cuoio su un
bomber argentino del Catania campo erboso), che influenzaMaxi Lopez la legittima moglie vano in modo crescente la forWanda Nara, modella 27enne, mazione della morale indiviargentina pure lei. Sulle cause duale e dell’etica pubblica con
ultime si sono accese discussio- i loro amori, divorzi seriali, pasni tra due scuole filosofiche: chi sioni. Il mediatore culturale
sostiene che è stato l’energia erano i rotocalchi illustrati. La
libidica sovrabbondante del- vecchia talpa, neppure cugina
l’attaccante 20nne a travolgere alla lontana di quella più famole incerte difese della Wanda; sa di Marx, ha scavato sotto i
altri danno tutta la colpa al sud- decenni: quella élite ha preso
detto bomber, che avrebbe il potere. In che cosa consiste
scardinato quelle fragilissime il nuovo Palazzo d’Inverno?
di Jessica Vella, «taNell’abbattimento
lissima» modella
delle mura del pudo22enne nonché stiliCi si illude re. Non si intende qui
sta (sic!) siciliana. A
al passaggio
che solo alludere
quel punto la modeldai vecchi mutandola argentina ha decilo sguardo ni da bagno al bikini
so di cambiare giocatopless e neppure
degli altri oalaldiluvio
tore e squadra. Per
dell’induci riconosca stria porno, di cui è
nostra fortuna disponiamo di informetà Internet.
individui fatto
mazioni fornite diIl pudore non è la
rettamente da almevergogna per l’espono due dei protagonisti di que- sizione non voluta della nudità
sto triangolo-quadrilatero allo sguardo altrui. Il pudore è
(trattasi di figura della geome- la custodia attiva del nucleo più
tria non euclidea). Icardi e Nara intimo e più profondo dell’Io,
hanno scattato un «selfie» nella là dove si svolge la lotta notturloro stanza da letto, accompa- na di Giacobbe con l’Angelo,
gnato dallo slogan: «Silenzio dove ciascuno di noi colloquia
per una settimana» e da un con il proprio destino, al punto
«Buonanotte ciccia».
di intersezione tra la finitudine
Mentre il saluto appare deci- e l’infinitudine. Il pudore è il
samente prosaico, «il silenzio cane pastore della nostra soliper una settimana» si annuncia tudine, che protegge l’in-divispeculativamente denso. Che duus – l’Io indivisibile – dalla
cosa spinge una persona a ecci- frammentazione negli eventi e
tare il voyeurismo dell’agorà nelle relazioni. L’epoca senza
telematica globale in direzione pudore è l’epoca dell’Io debole,
della propria stanza da letto, ontologicamente inconsistendelle proprie nudità fisiche, dei te, fuori di sé, pura ex-sistenza.
propri sentimenti, dei propri Un Io senza mistero, tutto conaffetti o passioni? In una cele- segnato al mondo, incapace di
bre ricerca del 1963, Francesco ritornare in se stesso, un Io liAlberoni, docente di sociologia quefatto. Un Io narcisistica-
GIOVANNI COMINELLI
Negli scambi febbrili di commenti, osservazioni, tweet in Internet, si respira l’aria desolata del Nulla
mente esposto agli occhi degli
altri, illuso che il loro sguardo
equivalga al riconoscimento. Il
pudore è il filo spinato che protegge quel gran guazzabuglio
che è il cuore dell’uomo. C’è
almeno un senso per cui la frase
di Sartre «L’enfer c’est les autres» è valida: quando l’Io si
perde nel mondo va all’inferno.
Si respira l’aria desolata del
Nulla negli scambi febbrili di
commenti, osservazioni, tweet.
L’aveva già fatto notare Heidegger, in un brivido di lucida follia, quando scrutava l’Abgrund
(pardon! l’abisso) del Nulla in
questa nostra «età dell’indigenza»: il Niente nientifica, genera altro Nulla. Che dire, intanto, ai due ragazzi, che ci sollecitano a spiarli nella stanza da
letto? Solo un augurio: che la
settimana di silenzio venga
moltiplicata per settanta volte
sette. Infatti, l’Io si costruisce
nel silenzio del pudore. 1
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Venerdì in scena a Torre de’ Roveri
Un libro e una pièce teatrale
per la parabola del Figliol prodigo
«Quanto vorrei essere come lui». Un
desiderio che diventa sintesi di un
racconto, o meglio di una delle storie
più belle raccontate da Gesù, la Parabola del padre misericordioso, rivisitata da Alex, Luca e Pierluigi. Il racconto èdiventato un libro edito daEdizioni Gruppo Aeper, una piccola casa editrice indipendente nata per dare voce
e forma alle tante storie che vengono
raccontate all’interno del gruppo di
cooperazione sociale Aeper.
L’idea, quasi una provocazione, di riscrivere una parabola risale a parecchi anni fa, quando Luca Betelli, Pierluigi Carrara e Alex Beghini, che nel
frattempoèdiventatodonAlex,come
comunità teologica del Seminario Vescoviledi Bergamo si sono trovati sul-
le Dolomiti per preparare la prima
Missione Giovani a Romano di Lombardia.«Dovevamo preparare una riflessione sull’etica – ricorda Luca Betelli – e c’eravamo lanciati sulla rilettura del processo a Gesù. La nostra
idea venne ovviamente bocciata e
così ripiegammo, si fa per dire, sulla
parabola del Figliol prodigo con l’intento di raccontarla come se fossimo
noi quei figli. Insomma provammo a
renderlanostra».Unpadreeisuoidue
figli, tutti a loro volta figli del Padre
chestaneicieli:«Losguardobenevolo
del padre misericordioso aveva costruito l’esistenza dei due giovani, di
quello che era sempre rimasto accanto a lui, ma anche di quello che aveva
scelto di allontanarsi da casa – com-
mentaancoraLuca–. Laletturadi questa parabola attraverso la nostra esistenza ci offre la possibilità di comprendere che nella propria vita c’è
sempre lo sguardo benevolo del Padre che sta nel cielo».
A corredo del testo, le immagini delle
opere di Arcabas, uno tra i maggiori
artisti sacri degli ultimi decenni, presenti nella chiesa della Riconciliazione de La Pèta di Costa Serina. Il libro,
dedicato a monsignor Roberto Amadei,èdiventatoancheunarappresentazione teatrale che verrà messa in
scenavenerdìaTorrede’Roveri,presso il Pitturello di via Giovanni XXIII
45/a. Inizio dello spettacolo alle
20,45. TIZIANA SALLESE
grande perdente di successo»;
D’Alema che «ha formidabili intuizioni tutte sbagliate»; Bersani
che «parla per proverbi ed è abbonato – mi dicono – a Frate Indovino»; e infine «quel bluff che
è Renzi: che recita una parte non
sua, e la recita pure in modo –
secondo me – sciocco».
Berlusconi? «Un grande leader aziendale, che ha applicato le
tecniche aziendali alla politica.
Non ha mai amato la politica, ma
solo il potere. Non ha mai avuto
il senso dello Stato, ma solo – lo
diceva lui stesso – il senso della
gente». Letta? «L’ultimogenito di
De Gasperi, persona seria, competente, antipatica, che sa tre lingue. Compreso l’italiano». 1
Roberto Gervaso
che pagò finendo a piedi in giù a
piazzale Loreto».
Sino a che altezza cronologica
arriva il libro? «Alla condanna di
Berlusconi in Cassazione». Ora
l’Italia è un Paese «diviso tra una
destra che è non è altro che una
macedonia di frutta con troppo
maraschino giudiziario, con una
Lega che ormai è finita, e negli
scandali: ladrona non è stata solo
Roma, si è visto con il rinvio a
giudizio di Bossi e del Trota»; e
poi «la destra nostalgica, ex fascista, affamata». Una destra «inesistente», la sola destra di valore
essendo quella «di Einaudi, Croce, Prezzolini, Montanelli».
Dall’altra parte una sinistra
che è «un’insalata russa con una
maionese impazzita: vecchi
tromboni come Veltroni, il più
Gervaso a Treviglio
racconta l’Italia zoppa
«L’Italia è uno stivale che sta
in piedi perché non sa da che parte cadere». Questa sera alle 20,30 all’Istituto
Facchetti di Treviglio, in via Sangalli 4/5,
l’associazione culturale @ItaliaRacconta ha invitato Roberto Gervaso a presentare il suo ultimo libro, «Lo stivale
zoppo. Una storia d’Italia irriverente dal
fascismo ad oggi» (Mondadori).
«L’Italia – ci dice lo storico amico
di Montanelli – è il paese di Arlecchino, Pulcinella, Bertoldo e
Bertoldino, Pinocchio, Caglio-
stro, Maramaldo, di Schettino e
della Minetti». Un paese «di trasformisti, di opportunisti, di voltagabbana». Un Paese «dove non
c’è uno Stato, e dunque non c’è il
senso dello Stato». Un Paese che
«dalla caduta dell’Impero romano non ha mai finito una guerra
con lo stesso alleato». Ma l’Italia
è anche il Paese «di Dante, Petrarca, Boccaccio, Michelangelo,
Raffaello, Leonardo».
Il libro è una storia d’Italia
dall’avvento al potere di Mussolini, nel ’22, «in un’Italia che usciva
da una guerra sciagurata scellerata suicida, che non aveva la forza, né economica né militare, per
affrontare». Il Duce «andò al potere con 35 voti. Era un leader
nato, nel ’25 instaurò la dittatura
e si trasformò in tiranno», per
quanto «non paragonabile a criminali come Hitler e Stalin». Fece cose «buone e scellerate»: tra
le seconde «l’alleanza con Hitler,
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Vincenzo Guercio
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