La presidente del Fai, dalla sua casa di Palau

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La presidente del Fai, dalla sua casa di Palau
La Nuova Sardegna del 31.07.2009
Giulia Maria Crespi: «Sul piano casa fate un passo
indietro»
Di Antonello Palmas
PALAU. «Sono in Sardegna da 50 anni e l’amo un po’ come se fosse la mia terra. Ne ho vissuto tutti i
passaggi. Quel che sarebbe importante è mantenere per le future generazioni un patrimonio che altri
vogliono distruggere». E’ la premessa di Giulia Maria Crespi, presidente del Fai, nella sua casa di Palau
prima di una lunga chiaccherata che verte attorno ai problemi di un’isola che ha adottato e che l’ha adottata.
- Signora Crespi, non ha mai nascosto di apprezzare la politica ambientale di Soru. «Trovo che Soru
avesse fatto delle norme che proteggevano l’isola dalle mire dei palazzinari.
La verità è che chi vuole speculare in Sardegna sono i continentali. Sulla pelle di chi ci abita». - I sardi
stanno cedendo alle lusinghe dei cementificatori? «Mi sembra che il territorio sia in mano agli speculatori,
guardate cosa vogliono fare in Costa Smeralda, Ma non mi pare che ci siano troppi proprietari sardi. Certo
l’isola è molto poco aiutata. Ad esempio: un mio vicino agricoltore in primavera ha visto andare in malora i
suoi campi perchè mancava l’acqua. Eppure il Liscia è pieno, ma mi dicono che non è stata prevista
l’irrigazione per le coltivazioni sulle riva del fiume, come altrove. Eppure ci sono i rondò con l’erbetta inaffiata
e le ville con le piscine piene». - Soru cercò di cambiare le regole: Cappellacci le sembra altrettanto
riguardoso delle esigenze ambientali? «Le regole davano fastidio a molti. Col progetto della nuova Giunta
aumentano le volumetrie sino al 20%, anche in sopralevazione; +30% con la riqualificazione dell’immobile;
entro i 300 metri dal mare si può costruire il 10% in più. Si può avere il 30% in più per abbattimento e
ricostruzione, il 40% per abbattimento entro i 300 metri con trasferimento di cubatura in lotti compatibili
previe delibere comunali e cessione dell’area. E dove mettiamo l’autocertificazione dei costruttori? Basta la
firma di un professionista qualunque». - Se Soru difendeva l’isola, perchè l’hanno bocciato? «Non sono una
politica per dirlo. Forse ci sono stati errori nella comunicazione. Il fatto è che la gente pensa solo
all’immediato e non pensa al domani. Ma il domani arriva. Quando sarà troppo tardi ci si renderà conto dei
disastri compiuti. L’errore che si fa è pensare che a quest’isola occorra il turismo di massa. Ma non
porterebbe soldi per davvero». - E cosa serve, allora? «Un turismo di qualità, un turismo disciplinato,
rispetto per i piani paesistici». - Che suggerimento darebbe a chi sta per approvare il Piano casa sardo?
«Di fare un passo indietro. Di ripensare. Di non avallare l’autocertificazione. Di aiutare piuttosto l’agricoltura,
la zootecnia; di favorire e aiutare i prodotti tipici locali, l’artigianato, di promozionarli».
Lei che in Sardegna è di casa, può dirci se e come l’ha vista cambiare? «Certo che l’ho vista cambiare.
Terribilmente in peggio. Ho visto troppe costruzioni, brutture di ogni tipo. La conseguenza è che anche il
turismo negli ultimi anni non va poi così bene. La Sardegna ha un patrimonio di siti antichi non valorizzati,
anche quelli nuragici e prenuragici. Tutto questo non fa molto bene. La ripresa in grande stile della piaga
degli incendi contribuisce a peggiorare le cose: un incendiario io lo metterei in cella per anni, ci sono stati
morti e danni enormi ma tutti se ne infischiano. La proposta dell’ergastolo? Lo sostengo da anni. Perché
questi fenomeni prima non si verificavano?» - Che interessi ci sono dietro questi fatti? «Ci sono in mezzo
un po’ di vendette, un po’ di speculazioni e un po’ di “divertimento”. Ci vorrebbero delle leggi speciali, con
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una notevole rivalutazione del ruolo della Forestale. I ritardi nell’arrivo degli aerei e elicotteri da cosa
dipendono? Le disfunzioni nell’apparato di intervento sono state tantissime». - Signora Crespi, sta facendo
un quadro poco rassicurante. La Sardegna ha parte del territorio intatto, si può ancora salvare?
«La Sardegna è talmente bella, talmente straordinaria, che in molti punti si può ancora salvare. Ma occorre
cancellare la mentalità per cui io vendo mio figlio per fare cassa. È una delle regioni che ha recepito nella
maniera peggiore il Piano casa nazionale, perché? Stanno svendendo la Sardegna facendo credere che in
questo modo si incentiva la ripresa. Aver dato alle regioni la possibilità di darsi ciascuna le sue regole è
come dividere l’Italia in pillole, per dirla con Einaudi. Una cosa triste, L’Italia è una sola, con bellissime
specificità. Occorrono regole unitarie: piani paesistici, piani regolatori, puc». - Il mattone come unica
soluzione alla crisi? «Certo qualche soldo in più entrerà. Ma a che prezzo? No, non c’è solo il mattone. Non
ci si occupa delle campagne, si potrebbe puntare sulle primizie e non viene fatto. Invece si combinano un
sacco di stupidaggini, costruendo nelle zone fluviali, deviando le acque, così da provocare disastri come le
alluvioni di qualche mese fa».
Si rende conto che parlare di ambiente non è molto di moda. C’è la crisi... «Infatti un’ambientalista come me
è considerata una specie di cretina. Ma di questi cretini al mondo ce ne sono sempre di più. E vedremo cosa
succederà se si permette la distruzione. La distruzione significa che una cosa è distrutta e basta. Ma i
cementificatori saranno felici. E’ come un padre che rende la figlia puttana per fare soldi. Vabbene che le
puttane ultimamente sono piuttosto in voga... Come dire: piacciono». - Berlusconi e la crisi? «Preferisco
non parlare di politica». - Un bene il G8 spostato all’Aquila? Lei se lo sarebbe ritrovato a domicilio. «A
Palau sono arrabbiati per questo. Probabilmente è un’occasione persa. A La Maddalena sono stati spesi dei
soldi per dei lavori, spero che ora non distruggano anche l’arcipelago con la scusa di rilanciare l’economia.
Ma le economie sono tante, c’è ad esempio quella dei pescatori che sono sempre meno, hanno sempre
meno pesce, e devono fare i conti con l’inquinamento». - A proposito di inquinamento, la chimica sarda
rischia di chiudere. «Se parliamo di Porto Torres, ci sarebbe da rilevare che la chimica ha distrutto una zona
stupenda da sfruttare per il turismo. Però c’è il problema dei tanti disoccupati. Occorre programmare una
riconversione, riportare la gente nelle campagne. Invece chi lavora nei campi è considerato di seconda
categoria.
E’ un lavoro duro che ha una resa limitata. Ma qui in Sardegna ci sono prodotti straordinari, primizie,
prosciutti, formaggi, ricotte, miele. Non rendono come un condominio. Ma attenzione, molte case cominciano
a essere vuote. Guardiamo cosa succede in Spagna, in che stato si è ridotta con tutti i suoi vani sfitti. Ma i
palazzinari, loro sì, possono sorridere». - Vuol dire che l’isola rischia di fare lo stesso? «Dipende da chi
Cappellacci vuole accontentare. Io mi limito a osservare. Il Piano proposto mi spaventa molto. Occorre
tornare alle vie legali. Invece cosa si fa? Si educa il cittadino all’immoralità. Chi segue la prassi regolare è un
imbecille. Ma la società è anche piena di gente onesta. Qui ne conosco tanta ed è per questo che l’amo
questo posto. Come se nelle mie vene scorresse quel sangue sardo che invece non ho».
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