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Si scrive ADN Collection si legge Antonio Dalle
Nogare, collezionista che ha recentemente dato
sistemazione alla propria collezione in
un’impressionante residenza-galleria sulle colline
bolzanine. Una collezione di primo piano che
annovera i massimi nomi dell’arte contemporanea,
con una predilezione per le correnti minimal e
concettuali dagli Anni Settanta in poi. Un’architettura
opera di Walter Angonese e Andrea Marastoni in
cui galleria e abitazione risultano armonizzati, con
spazi che molte istituzioni pubbliche possono solo
invidiare.
Landon Metz in mostra a Bolzano
ADN Collection comincia i suoi progetti residenziali
con Landon Metz (Phoenix, 1985), invitato a frequentare gli spazi della collezione sotto il coordinamento
curatoriale Eva Brioschi per dare vita a nuove produzioni site specific. Un appuntamento che vuole essere
annuale, per fare della collezione una realtà stabile nella scoperta e nel sostegno delle nuove generazioni,
rendendo l’attività di collezionismo solo una parte di una più ampia politica di produzione culturale.
Si comincia quindi con Metz, autore di una “pittura
sulla pittura”, “inclusiva”, dall’approccio concettuale
ma “dal risultato lirico e sensuale”. La sua pittura è
anche figlia degli anni in cui viviamo, cinica e
consapevole nel considerare il quadro niente più che
un piano rettangolare di superficie utilizzabile e
modulabile come un qualsiasi oggetto nello spazio.
D’altra parte, l’arte di Metz affonda stabilmente le
sue radici nella tradizione minimalista Anni
Sessanta, se si considera che per Rosalind Krauss
la pratica di questa corrente consisteva
Eva Brioschi, Landon Metz
semplicemente nel mettere un oggetto dopo l’altro in
sequenza. Le forme di questi dipinti emergono infatti solo dalla giustapposizione di più parti, realizzati
come sono “a incastro” sul bordo delle tele. Accade un po’ come nel disegno geometrico delle piastrelle
industriali in cui la decorazione si realizza per sommatoria di singoli elementi che risultano così componibili
in maniera potenzialmente infinita.
La lezione de La colonna senza fine di Brancusi è
anch’essa in sottotraccia, ma in questo caso lo
statuto dell’opera è più ambiguo non essendo chiaro
se essa si limiti al singolo modulo, alla
conformazione temporanea dell’insieme di tele o alla
virtuale sequenza infinita che suggeriscono. Ma
all’inespressività che l’aspetto architettonico e
modulare di questa pittura suggeriscono fa da
contrappunto una nota evocativa che rende
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effettivamente i lavori molto coinvolgenti
attraenti MDT
Oct 27, 2014e02:17:40AM
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effettivamente i lavori molto coinvolgenti e attraenti
grazie alla loro estrema economia formale.
Gabriele Salvaterra
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