A LADY - Alvise Oltrona Visconti Pubblicità

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A LADY - Alvise Oltrona Visconti Pubblicità
MONY AYESIS
A
LADY
La vera storia
D
una falsa morte
1
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PERSONAGGI E INTERPRETI
Prima.
Avevo sempre pensato che ognuno crescendo
finisse per interpretare le parti assegnate dalla vita.
Staccandosi dal suo io.
Ma conservandone comunque una piccola
memoria.
Ingegnere massaia ragioniere stilista assassino
marito impiegata cavallerizzo direttrice: dietro, ancora,
dei bambini.
Sogni persi o realizzati.
Per strada.
Ero sempre riuscita a trovare dentro gli occhi di
ingegnere massaia ragioniere stilista assassino marito
impiegata cavallerizzo direttrice:
la vita.
Capisci "la vita"?
Prima.
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Dopo.
Dietro un potente non c'é niente.
Dentro un potente non c'é niente.
Solo potere.
Nient'altro.
Niente interpreti: solo personaggi.
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DOVE
Il Castello di Somewhereshire é pieno di tutto,
come tutte le reggie.
Gente.
Servi e potenti..
Re e Regine, Principi e Principesse.
Gente.
Potere e onore.
Persone e personaggi
Gente.
Danaro.
Puttane.
La cosa sorprendente nel Castello di
Somewhereshire é che le puttane non sono in vendita.
Non sono neanche gratis.
Forse non sono neanche puttane.
La gente.
E' la gente che si vende nella Castello di
Somewhereshire.
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COME
Ciao, Carlo.
Ciao, Diana.
Ciao Diana...
Ciao Carlo...
E' cominciata così, come tante storie: con un
cambio di punteggiatura...
Con tanta gente attorno, e sguardi a rincorrersi.
Con un inferno di rumore attorno e piccoli silenzi dentro.
E tra noi.
Per caso, in un luogo come il Castello di
Somewhereshire.
Tra noi.
O solo per me?
Per chi ne ha voglia -e chi ci crede ne ha vogliaappena prima dell'entrata del Castello di Somewhereshire
c'é una cartomante.
Appena prima dell'entrata ma fuori dalla vista: per
decoro.
Il decoro é importante nel Castello di
Somewhereshire.
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Ma la cartomante ha molti clienti: tutti i cortigiani,
che non pagano ma ci credono, e qualche ospite
occasionale che paga ma non ci crede.
Io sono stata una strana cliente: non pagavo perché
ero una di Corte, ma non ci credevo.
Non ci credo nemmeno ora.
Ma ora mi é arrivato il conto: e mi é stato chiesto di
crederci o di pagare. E ho scelto di pagare.
E' un conto molto elevato e farò fatica: ma mi erano
state lette molte carte e molte volte; e io ho creduto a una
sola carta, una sola su cinquantaquattro che mi erano
state mostrate.
Non mi ero accorta che il Re di Cuori aveva lo
stesso viso del Re di Spade.
Ma anche ora che conosco il gioco rifarei lo stesso
errore: non ho difesa dal Re di Cuori.
E non voglio difendermi dal Re di Spade.
Che ha lo stesso viso del Re di Cuori.
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QUANDO
Le prime carte che mi furono mostrate dalla
cartomante del Castello di Somewhereshire sembravano
tutte uguali: fu uno strano tris per il quale parve
sorprendersi anche l'indovina.
Le tre Regine -nell'ordine: quadri, fiori e picche
(ma la cartomante diceva: danari, bastoni e spade)avevano tratti insoliti, come se qualcuno ne avesse
ritoccati i lineamenti. E portavano -particolare
incredibile- nere maschere di carnevale.
Non mi riuscì di trattenere un sorriso: -Ma sono
finte!
-Non sono finte, sono false.
Lo disse con tono di rimprovero, e fissandomi
preoccupata.
-Se non conosce Lei le sue carte... False... Cosa
vuol dire false? Come fa a leggere la verità -la verità per
chi ci crede- con carte false?
-Le carte sono vere! - si risentì -Anche se me le
cambiano tutti i giorni... E la verità è la verità, anche per
chi non ci crede.
Lo disse con tono di maga, quale voleva essere.
-Sono false le donne - continuò - cioè ..come
dire... le donne sono donne, vere, e anche vere regine,
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che non vuol dire vere signore. Ma rappresentano
persone false.
Lo disse con aria furba, raccogliendo le carte dal
tavolo, rimescolandole nel mazzo e riestraendo ancora tre
Regine
- Qual'é il trucco? pensai - questa volta figure
con lineamenti di carte.
Ancora tre Regine -nell'ordine: quadri, fiori e
picche (ma la cartomante diceva: danari, bastoni e spade).
-Devi credere alle carte, ragazza mia, anche quando
sono false.
Lo disse con aria di tristezza.
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FUORI
.Era diventata un'abitudine la sosta dalla
cartomante, prima di entrare nel Castello di
Somewhereshire.
Non che ci credessi, ma più dei presagi mi
divertivano le carte: sempre uguali, sempre figure.
Fanti, Regine e Re.
Nessuna scartina.
Ma mai le stesse carte.
E mai le stesse livree.
E sempre e solo: quadri, fiori e picche (ma la
cartomante diceva: danari, bastoni e spade).
Mai cuori.
Così ero ansiosa di sentire la cartomante dire:
coppe.
Mai cuori.
Fino a quel giorno che l'indovina calò sul tavolo,
insieme, il Re di cuori e il Re di picche, che avevano lo
stesso volto.
Ma non disse ne' coppe ne' spade...
Disse: lacrime.
Lo disse con aria di tristezza.
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PRIMA
Quella morte – meglio: quelle morti – non avevano
convinto tutti.
Per la verità ne avevano convinti pochi, forse nessuno.
Eh, sì, perché anche ai più ben disposti qualcosa suonava
strano.
Niente di definito, intendiamoci, ma era come se in ogni
risposta, anche la “meglio” dimostrata - e per ogni
particolare c’era una risposta “inoppugnabilmente verificata”
– ci fosse comunque indelebile l’ombra di un dubbio.
Incancellabile.
Insomma: niente sembrava vero, anche se tutto
era sicuramente verosimile.
Ma come crederci ?
Come si poteva credere a tutti quei particolari indagati in
ogni risvolto più volte e da più e diversi investigatori e
sempre dimostrati autentici, se era l’insieme ad apparire
inverosimile?
Anche se non falso.
La notorietà dei personaggi, la simpatia e l’amore che
quelli “positivi” avevano suscitato analogamente
all’antipatia e al disprezzo che accompagnava i loro
“nemici” e soprattutto l’assoluta similitudine con una
favola avevano finito per caricare nella gente
un’assolutamente indispensabile necessità del “lieto fine”.
Dopo aver mangiato e bevuto le migliaia di puntate che
tutti i giornali e le riviste del mondo avevano sfornato
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sulla storia il Popolo aveva ben diritto alla sorpresa finale.
E se la sorpresa finale non poteva essere la rissurezione
degli eroi – fatto che pareva impensabile anche ai più
ottimisti – si esigeva quantomeno la conferma del regale
complotto, da condire con contorno di subdoli intrighi e
scandalose rivelazioni.
Ovviamente indispensabile la scoperta del colpevole e dei
suoi complici e il rogo finale dei malnati.
Ed effettivamente il complotto ci fu.
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Le danze furono aperte dal Daily Mirror che a sette anni
dall’evento, il giorno della Befana (coincidenza?) se ne
uscì con una prima pagina sconvolgente:
È STATO CARLO !
“Nientepopòdimeno” che l’erede al trono, il figlio della
Regnante Elisabetta, nonché marito (benché infedele) e
padre dei suoi figli.
Il Principe sbattuto in prima pagina come assassino della
moglie e del suo amante.
“Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa.
Mio marito sta preparando un incidente alla mio automobile,
rottura dei freni e serie ferite alla testa.”
Questa la drammatica profezia della Principessa meno di
un anno prima dell’incidente.
E mentre può apparire comprensibile il riferimento
all’incidente d’auto (così successe) a causa della rottura
dei freni (così successe) che a chiunque tema un
sabotaggio può apparire come “obbligata”, suona
quantomeno bizzarra la preveggenza delle ferite alla testa
(così effettivamente successe!), divinazione cui anche la
più sprovveduta delle cartomanti da strada si rifiuterebbe
di avventurarsi.
E invece no: profezia chiara e circostanziata come e più di
un resoconto a posteriori!
Ce n’era abbastanza da lasciare in braghe di tela il sempre
più mesto Carlo e a sufficienza per convincere il Popolo.
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A suffragare ancora di più la tesi del complotto pochi
giorni dopo la clamorosa rivelazione del Daily Mirror ecco
una sorprendente scoperta arrivare da Parigi: il sangue
esaminato nell’autopsia per dimostrare l’ubriachezza
esagerata dell’autista non solo non era ricco di alcooli
come sempre affermato, ma di monossido di carbonio; e
ad un livello tale da impedire a chiunque non solo di
guidare, ma addirittura di reggersi in piedi.
Non solo, ma probabilmente non era nemmeno il sangue
dell’autista!
O forse il cadavere non era quello dell’autista?
Ogni giorno che passava, talvolta ancora prima che un
giorno passasse, un nuovo dubbio, se non addirittura una
prova, giocava a favore del complotto.
E invece proprio questo era “il complotto”…
Architettato dai capaci Servizi Segreti di Sua Maestà, in
accordo con Carlo e tutta la Famiglia Reale, figli esclusi,
ma Diana compresa.
Diana compresa?
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SECONDA
Lasciamo per un momento Diana al suo destino:
occupiamoci dei figli.
Già, i figli…
I figli, -meglio: gli “orfani”- in tutta questa tragedia e nel
baillame conseguente erano stati per nulla presi in
considerazione.
Forse un dovuto rispetto al dolore di due minorenni,
forse da parte della stampa un disinteresse dettato dalla
marginalità del ruolo nella saga familiare.
Ma ad un attento osservatore non sarebbe sfuggito il
repentino cambiamento di espressione intervenuto circa
un anno dopo, in occasione di una vacanza africana con il
padre.
La profonda mestizia che da allora mai aveva abbandonato
il viso dei due ragazzi si era, dopo quel viaggio non solo
dileguata, ma improvvisamente trasformata in gioiosa
allegria.
Il tempo trascorso, avevano pensato alcuni; la felicità di
un rinnovato rapporto con il padre avevano aggiunto altri.
Ma i più non avevano prestato attenzione al cambiamento.
Sbagliando, perché il tempo -è vero- è un buon medico,
ma ha giustamente bisogno di tempo per il suo lavoro; e
Carlo era comunque sempre stato un buon padre e mai
aveva fatto mancare ai suoi figli ne presenza e ne amore.
E allora, cosa era successo?
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E sull’altro fronte lo stesso Mohammed Al Fayed,
l’inconsolabile padre di Dodi, aveva improvvisamente
cessato la sua personale guerra contro gli Windsor, guerra
che prima mai era scesa di tono e di impegno, e sempre
aveva contato su una veramente abbondante profusione di
mezzi non solo economici.
Improvvisamente si era zittito e acquietato.
Rassegnazione?
Semplice ed improvvisa rassegnazione?
Mah…
Anche qui era stato tirato in ballo il grande potere del
tempo: ma anche il tempo ha tempi giust’appunto diversi
per ciascuno.
E invece no.
Coincidenze?
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TERZA
Ciao Carlo.
Ciao Diana.
Come va Diana?
Come va Carlo?
Ci eravamo ritrovati così, dopo l’amore e dopo la
passione, dopo il dolore e dopo la rassegnazione: con la
calma di quando non solo è finito l’amore ma anche
l’odio.
Come tante storie, i sentimenti che cambiano, la
vita che passa, tu che vuoi continuare a inseguire i tuoi
sogni…
Ma qui c’era un sacco di gente attorno che invece
di vivere di sé vuole vivere di te: e per te invece di una vita
vuole un ruolo.
E tu mica ti puoi nascondere.
E nemmeno chi ti sta intorno
Sei felice Diana?
Sono incinta Carlo.
Umana sorpresa.
Regale silenzio.
Cosa si fa Diana?
Lo voglio Carlo.
Regale sorpresa
Umano silenzio.
Tanto lo ami?
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Lo amo: tanto.
Umano sentimento
Regale comprensione.
Certo, pensavamo –senza dircele- le stesse cose:
mica poteva il nostro figlio, che qui prima che principe
erede al trono era capo designato della Chiesa Anglicana,
mica poteva avere un fratellastro mussulmano.
Che storia sarebbe stata?
Forse molto umana ma poco regale.
Ma soprattutto: quanti l’avrebbero capita e più
ancora perdonata?
Stante l’umana determinazione e i regali problemi
qualcosa bisognava pur inventare.
E in fretta!
E qualcosa infatti e in fretta gli efficienti Servizi
Segreti di Sua Maestà inventarono.
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La storia d’amore tra la Principessa e il Miliardario
che fino ad allora si era tentato di tenere almeno nei limiti
della discrezione fu non solo “desecretata” ma addirittura
“promossa” facendo pervenire sapienti soffiate anche ai
più sprovveduti tabloid di provincia, avendo peraltro
l’accortezza di tenere la coppia fuori dai regali confini.
L’opinione pubblica andava “pasturata”.
Intanto sapienti funzionari ed esperti tecnici
stavano preparando gli strumenti e i “materiali” per la
realizzazione del piano salvezza.
Strategia e scenografia erano stati approntati da
tempo; macchine, apparecchiature di supporto e mezzi di
servizio da una parte, e personale di azione e di intervento
dall’altra, erano i primi quasi pronti, ed i secondi
praticamente addestrati.
Insomma dal punto di vista logistico ed
organizzativo l’ora X avrebbe potuto essere fatta scoccare
di lì a poco.
Qualche difficoltà era invece intervenuta nel
reperimento dei “materiali”: insomma, non era poi così
facile trovare dei corpi tanto giovani e belli!
Alla fine si decise di allertare anche gli agenti del
Foreign Office ed allargare la ricerca all’intero pianeta.
Per primo fu recuperato, grazie al conflitto
palestinese, il cadavere di un sosia del Miliardario e
prontamente congelato.
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Analoga fortuna si ebbe con l’autista.
Per la Principessa si dovette attendere invece un
delitto passionale in terra Andalusa e -fatto trascorrere il
tempo necessario alle autopsie dei locali investigatori e
alla pietà dei familiari- procedere a qualche ritocco
estetico.
Per dare maggior credibilità all’evento, e stante
anche la provata affidabilità più volte dimostrata in
passato e la stoica accettazione di sottoporsi a qualche
ferita, fu invece deciso di “salvare la vita” alla fedele
guardia del corpo, incaricandolo di raccontare gli ultimi
terribili e “fatali” momenti.
Finalmente furono decise la data e l’ora della regale
messa in scena: Shakespeare ne sarebbe stato entusiasta,
mancava al suo catalogo teatrale un’ambientazione
parigina.
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Leggiamo quanto raccolto dalla stampa.
“Londra - L'unico testimone oculare dell'incidente in cui
trovarono la morte Diana e Dody al Fayed esclude decisamente
la tesi del complotto per uccidere la principessa.
In una intervista pubblicata ieri dal «Daily Mail» ripresa da
tutti i giornali britannici, il ventinovenne Mohamed Medjahdi,
francese di origine algerina, ha rievocato quel che avvenne
sotto il ponte parigino dell'Alma nella notte del 31 agosto
1997. Medjahdi era al volante della sua Citroen BX grigia e
viaggiava ad una velocità approssimativa di 50 km. all'ora
quando, attraverso lo specchietto retrovisore, vide
sopraggiungere la Mercédes nel sottopassaggio dell'Alma
. «La vettura procedeva ad andatura sostenuta nella mia stessa
direzione di marcia, io ebbi il timore che potesse venirmi
addosso.
Accelerai, quando avvertii alle mie spalle un terribile rumore,
come di una bomba che fosse esplosa.
Mi accorsi che la Mercédes era sbandata cozzando con un
pilone e rimbalzando contro la parete del sottopassaggio».
Il giovane franco-algerino, che aveva al fianco la sua amica
Souad Moufakkir, precisa che al momento dello schianto
«non c'erano altri veicoli sulla scena, nè fotografi o
motociclette attorno alla Mercédes».
Medjahdi prosegue affermando che il suo primo istinto fu
quello di fermarsi all'uscita del sottopassaggio per tornare
indietro nel tentativo di soccorrere le vittime.
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«La mia compagna, però, era in stato di choc e m'invitò a
proseguire mentre già sopraggiungevano le prime ambulanze e
la polizia.
……………….
Presentatosi spontaneamente alla polizia parigina il giorno
successivo all'incidente, Mohamed Medjahdi fu interrogato più
volte assieme alla sua amica sulle circostanze da lui evocate.
La sua Citroen fu scrupolosamente analizzata dagli esperti
della polizia scientifica per escludere qualsiasi coinvolgimento
nella sciagura.
Nessuna traccia fu trovata della fantasiosa Fiat Uno che
avrebbe tentato di superare la Mercédes causandone lo
sbandamento.”
Il racconto è chiaramente falso: non è possibile
accorgersi di quanto veloce vada una macchina che si
intravede negli specchietti, non c’è il tempo materiale per
avere paura di essere investiti, ne si può evitare
l’investimento di una potente pluricilindrica lanciata al
massimo della potenza accelerando con gli scarsi cavalli di
una modesta Citroen BX.
No, le cose quella notte andarono molto
diversamente…
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Molto diversamente…
Infatti tutti i numerosi testimoni di quella notte
raccontano che all’uscita della coppia dall’Hotel Ritz una
lunga teoria di mezzi si mosse da Place Vandome.
A contornare la Mercédes della coppia vi erano
infatti le poche auto e le numerose moto degli assidui
paparazzi.
Un gruppo di scomodi testimoni che andava
seminato per tempo e per tempo fu seminato nella lunga
corsa di circa due chilometri e mezzo affrontati a velocità
folle.
L’itinerario fu il seguente:
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(il dettaglio benché esagerato è necessario per capire)
Place Vendôme,
250 metri di curve a sinistra e poi a destra per arrivare
fino ai 170 metri di
Rue de Castiglione,
per curvare seccamente ancora a destra in
Rue de Rivoli,
altri 300 metri fino ai 450 dell’enorme
Place de la Concorde
lasciata attraversando la cortissima
Cours la Reine
per lanciarsi via diritti e già veloci in
Voie Georges Pompidou,
un rettilineo di 980 metri cui aggiungere i 280 di
Cours Albert Ier
e svoltare finalmente a
Place de l'Alma,
84 metri di curva dolce
prima di infilarsi a sinistra nel lungo sottopasso
omonimo.
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Dove in realtà non si infilò mai, andando la
Mercédes dei due innamorati a nascondersi all’interno del
capiente marsupio di un camion da tempo appostato in
attesa.
Così che agli sprovveduti fotografi si presentò una
scena già da mesi pensata e da lunghi minuti predisposta,
già presenti i primi gendarmi e già in arrivo le ambulanze;
e già a disposizione dei flash i corpi martoriati degli
inconsapevoli sosia.
Il tutto nella zona che già era stata da qualche
minuto interdetta al traffico e alla vista della gente
comune.
Giustappunto interdetta con la scusa di un
incidente ancora da succedere, ma già pronto e montato
nei minimi particolari.
Ci fosse stato al Sottopasso dell’Alma un testimone
dotato di cronometro sincronizzato e collegato con uno
dei tanti e preziosi orologi che facevano bella mostra nelle
vetrine Van Cleef di Place Vendome, avrebbe potuto
notare come, …….
nello stesso istante in cui la macchina della coppia
muoveva dall’Hotel Ritz verso il suo tragico ma falso
destino,
appunto nello stesso istante la stessa fosse già bell’e
accartocciata nel bel mezzo del tunnel, con all’interno i
suoi morti e feriti pronti per la stampa e le Televisioni del
pianeta.
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Il resto è cronaca: i corpi portati via di fretta, la
guardia del corpo e l’andalusa “principessizzata” con
l’urgenza dettata dal disperato tentativo di salvare una vita
già “salva” ed una “già cambiata”; il figurante del ricco
play-boy addirittura impacchetato e trasferito via aerea
con la scusa dell’obbligo religioso dell’immediata
inumazione; quel che restava del falso autista alla morgue
per gli esami del caso, che –fossero stati fatti veramenteavrebbero rilevato un corpo imbottito non di alcool, ma di
conservanti.
E a seguire: le litanie dei ricordi, delle celebrazioni,
dei rimpianti, delle ipotesi, dei servizi speciali, via via fino
al tripudio finale di un funerale in diretta mondovisione.
Sulle note di un inconsolabile Elton John, già
orbato, solo pochi giorni prima, del suo stilista preferito, e
con – unico momento di umana e sincera pietà - le facce
impietrite ma dignitose dei due principi cui non era stata
risparmiata una prova tanto dura: ma anche questo faceva
parte dell’addestramento al comando.
Già, i due principi, che per mesi ancora avrebbero
dovuto sopportare il vero dolore di una falsa morte.
Fino a quei giorni di sole e sorpresa e gioia in cui
rincontrarono la madre che all’amore ed una figlia (già,
era nata una femmina…) aveva sacrificato una vita ormai
vuota.
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PIOVE
Non c'é più la cartomante appena prima
dell'entrata del Castello di Somewhereshire.
Se ne é andata. O é stata cacciata.
Ma non per decoro, anche se il decoro é importante
nel Castello di Somewhereshire.
Ormai non c'erano più carte da leggere, misteri da
svelare, trucchi da mostrare.
Le carte erano tutte scoperte, proprio tutte: Re,
Regine e Fanti ormai senza più paraventi.
Assi e scartine, se mai c'erano state, avevano
abbandonato il tavolo. E solo Jolly Joker (ma la
cartomante avrebbe detto: la Matta) continuava a
sorridere.
Nessuno chiedeva più di sapere.
E nemmeno di sognare.
Nessuno.
Non più.
Nemmeno io.
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DOPO
(DOPO LA FINE)
La vita é così
Piena di niente e mai piena.
Io non ho scritto la loro vita.
Non ho scritto nemmeno la mia vita: piena o vuota
la mia vita é mia.
Ho solo scritto una storia.
Solo una storia .
D'amore.
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