A LADY - Alvise Oltrona Visconti Pubblicità
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A LADY - Alvise Oltrona Visconti Pubblicità
MONY AYESIS A LADY La vera storia D una falsa morte 1 2 PERSONAGGI E INTERPRETI Prima. Avevo sempre pensato che ognuno crescendo finisse per interpretare le parti assegnate dalla vita. Staccandosi dal suo io. Ma conservandone comunque una piccola memoria. Ingegnere massaia ragioniere stilista assassino marito impiegata cavallerizzo direttrice: dietro, ancora, dei bambini. Sogni persi o realizzati. Per strada. Ero sempre riuscita a trovare dentro gli occhi di ingegnere massaia ragioniere stilista assassino marito impiegata cavallerizzo direttrice: la vita. Capisci "la vita"? Prima. 3 Dopo. Dietro un potente non c'é niente. Dentro un potente non c'é niente. Solo potere. Nient'altro. Niente interpreti: solo personaggi. 4 DOVE Il Castello di Somewhereshire é pieno di tutto, come tutte le reggie. Gente. Servi e potenti.. Re e Regine, Principi e Principesse. Gente. Potere e onore. Persone e personaggi Gente. Danaro. Puttane. La cosa sorprendente nel Castello di Somewhereshire é che le puttane non sono in vendita. Non sono neanche gratis. Forse non sono neanche puttane. La gente. E' la gente che si vende nella Castello di Somewhereshire. 5 COME Ciao, Carlo. Ciao, Diana. Ciao Diana... Ciao Carlo... E' cominciata così, come tante storie: con un cambio di punteggiatura... Con tanta gente attorno, e sguardi a rincorrersi. Con un inferno di rumore attorno e piccoli silenzi dentro. E tra noi. Per caso, in un luogo come il Castello di Somewhereshire. Tra noi. O solo per me? Per chi ne ha voglia -e chi ci crede ne ha vogliaappena prima dell'entrata del Castello di Somewhereshire c'é una cartomante. Appena prima dell'entrata ma fuori dalla vista: per decoro. Il decoro é importante nel Castello di Somewhereshire. 6 Ma la cartomante ha molti clienti: tutti i cortigiani, che non pagano ma ci credono, e qualche ospite occasionale che paga ma non ci crede. Io sono stata una strana cliente: non pagavo perché ero una di Corte, ma non ci credevo. Non ci credo nemmeno ora. Ma ora mi é arrivato il conto: e mi é stato chiesto di crederci o di pagare. E ho scelto di pagare. E' un conto molto elevato e farò fatica: ma mi erano state lette molte carte e molte volte; e io ho creduto a una sola carta, una sola su cinquantaquattro che mi erano state mostrate. Non mi ero accorta che il Re di Cuori aveva lo stesso viso del Re di Spade. Ma anche ora che conosco il gioco rifarei lo stesso errore: non ho difesa dal Re di Cuori. E non voglio difendermi dal Re di Spade. Che ha lo stesso viso del Re di Cuori. 7 QUANDO Le prime carte che mi furono mostrate dalla cartomante del Castello di Somewhereshire sembravano tutte uguali: fu uno strano tris per il quale parve sorprendersi anche l'indovina. Le tre Regine -nell'ordine: quadri, fiori e picche (ma la cartomante diceva: danari, bastoni e spade)avevano tratti insoliti, come se qualcuno ne avesse ritoccati i lineamenti. E portavano -particolare incredibile- nere maschere di carnevale. Non mi riuscì di trattenere un sorriso: -Ma sono finte! -Non sono finte, sono false. Lo disse con tono di rimprovero, e fissandomi preoccupata. -Se non conosce Lei le sue carte... False... Cosa vuol dire false? Come fa a leggere la verità -la verità per chi ci crede- con carte false? -Le carte sono vere! - si risentì -Anche se me le cambiano tutti i giorni... E la verità è la verità, anche per chi non ci crede. Lo disse con tono di maga, quale voleva essere. -Sono false le donne - continuò - cioè ..come dire... le donne sono donne, vere, e anche vere regine, 8 che non vuol dire vere signore. Ma rappresentano persone false. Lo disse con aria furba, raccogliendo le carte dal tavolo, rimescolandole nel mazzo e riestraendo ancora tre Regine - Qual'é il trucco? pensai - questa volta figure con lineamenti di carte. Ancora tre Regine -nell'ordine: quadri, fiori e picche (ma la cartomante diceva: danari, bastoni e spade). -Devi credere alle carte, ragazza mia, anche quando sono false. Lo disse con aria di tristezza. 9 FUORI .Era diventata un'abitudine la sosta dalla cartomante, prima di entrare nel Castello di Somewhereshire. Non che ci credessi, ma più dei presagi mi divertivano le carte: sempre uguali, sempre figure. Fanti, Regine e Re. Nessuna scartina. Ma mai le stesse carte. E mai le stesse livree. E sempre e solo: quadri, fiori e picche (ma la cartomante diceva: danari, bastoni e spade). Mai cuori. Così ero ansiosa di sentire la cartomante dire: coppe. Mai cuori. Fino a quel giorno che l'indovina calò sul tavolo, insieme, il Re di cuori e il Re di picche, che avevano lo stesso volto. Ma non disse ne' coppe ne' spade... Disse: lacrime. Lo disse con aria di tristezza. 10 PRIMA Quella morte – meglio: quelle morti – non avevano convinto tutti. Per la verità ne avevano convinti pochi, forse nessuno. Eh, sì, perché anche ai più ben disposti qualcosa suonava strano. Niente di definito, intendiamoci, ma era come se in ogni risposta, anche la “meglio” dimostrata - e per ogni particolare c’era una risposta “inoppugnabilmente verificata” – ci fosse comunque indelebile l’ombra di un dubbio. Incancellabile. Insomma: niente sembrava vero, anche se tutto era sicuramente verosimile. Ma come crederci ? Come si poteva credere a tutti quei particolari indagati in ogni risvolto più volte e da più e diversi investigatori e sempre dimostrati autentici, se era l’insieme ad apparire inverosimile? Anche se non falso. La notorietà dei personaggi, la simpatia e l’amore che quelli “positivi” avevano suscitato analogamente all’antipatia e al disprezzo che accompagnava i loro “nemici” e soprattutto l’assoluta similitudine con una favola avevano finito per caricare nella gente un’assolutamente indispensabile necessità del “lieto fine”. Dopo aver mangiato e bevuto le migliaia di puntate che tutti i giornali e le riviste del mondo avevano sfornato 11 sulla storia il Popolo aveva ben diritto alla sorpresa finale. E se la sorpresa finale non poteva essere la rissurezione degli eroi – fatto che pareva impensabile anche ai più ottimisti – si esigeva quantomeno la conferma del regale complotto, da condire con contorno di subdoli intrighi e scandalose rivelazioni. Ovviamente indispensabile la scoperta del colpevole e dei suoi complici e il rogo finale dei malnati. Ed effettivamente il complotto ci fu. 12 Le danze furono aperte dal Daily Mirror che a sette anni dall’evento, il giorno della Befana (coincidenza?) se ne uscì con una prima pagina sconvolgente: È STATO CARLO ! “Nientepopòdimeno” che l’erede al trono, il figlio della Regnante Elisabetta, nonché marito (benché infedele) e padre dei suoi figli. Il Principe sbattuto in prima pagina come assassino della moglie e del suo amante. “Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa. Mio marito sta preparando un incidente alla mio automobile, rottura dei freni e serie ferite alla testa.” Questa la drammatica profezia della Principessa meno di un anno prima dell’incidente. E mentre può apparire comprensibile il riferimento all’incidente d’auto (così successe) a causa della rottura dei freni (così successe) che a chiunque tema un sabotaggio può apparire come “obbligata”, suona quantomeno bizzarra la preveggenza delle ferite alla testa (così effettivamente successe!), divinazione cui anche la più sprovveduta delle cartomanti da strada si rifiuterebbe di avventurarsi. E invece no: profezia chiara e circostanziata come e più di un resoconto a posteriori! Ce n’era abbastanza da lasciare in braghe di tela il sempre più mesto Carlo e a sufficienza per convincere il Popolo. 13 A suffragare ancora di più la tesi del complotto pochi giorni dopo la clamorosa rivelazione del Daily Mirror ecco una sorprendente scoperta arrivare da Parigi: il sangue esaminato nell’autopsia per dimostrare l’ubriachezza esagerata dell’autista non solo non era ricco di alcooli come sempre affermato, ma di monossido di carbonio; e ad un livello tale da impedire a chiunque non solo di guidare, ma addirittura di reggersi in piedi. Non solo, ma probabilmente non era nemmeno il sangue dell’autista! O forse il cadavere non era quello dell’autista? Ogni giorno che passava, talvolta ancora prima che un giorno passasse, un nuovo dubbio, se non addirittura una prova, giocava a favore del complotto. E invece proprio questo era “il complotto”… Architettato dai capaci Servizi Segreti di Sua Maestà, in accordo con Carlo e tutta la Famiglia Reale, figli esclusi, ma Diana compresa. Diana compresa? 14 SECONDA Lasciamo per un momento Diana al suo destino: occupiamoci dei figli. Già, i figli… I figli, -meglio: gli “orfani”- in tutta questa tragedia e nel baillame conseguente erano stati per nulla presi in considerazione. Forse un dovuto rispetto al dolore di due minorenni, forse da parte della stampa un disinteresse dettato dalla marginalità del ruolo nella saga familiare. Ma ad un attento osservatore non sarebbe sfuggito il repentino cambiamento di espressione intervenuto circa un anno dopo, in occasione di una vacanza africana con il padre. La profonda mestizia che da allora mai aveva abbandonato il viso dei due ragazzi si era, dopo quel viaggio non solo dileguata, ma improvvisamente trasformata in gioiosa allegria. Il tempo trascorso, avevano pensato alcuni; la felicità di un rinnovato rapporto con il padre avevano aggiunto altri. Ma i più non avevano prestato attenzione al cambiamento. Sbagliando, perché il tempo -è vero- è un buon medico, ma ha giustamente bisogno di tempo per il suo lavoro; e Carlo era comunque sempre stato un buon padre e mai aveva fatto mancare ai suoi figli ne presenza e ne amore. E allora, cosa era successo? 15 E sull’altro fronte lo stesso Mohammed Al Fayed, l’inconsolabile padre di Dodi, aveva improvvisamente cessato la sua personale guerra contro gli Windsor, guerra che prima mai era scesa di tono e di impegno, e sempre aveva contato su una veramente abbondante profusione di mezzi non solo economici. Improvvisamente si era zittito e acquietato. Rassegnazione? Semplice ed improvvisa rassegnazione? Mah… Anche qui era stato tirato in ballo il grande potere del tempo: ma anche il tempo ha tempi giust’appunto diversi per ciascuno. E invece no. Coincidenze? 16 TERZA Ciao Carlo. Ciao Diana. Come va Diana? Come va Carlo? Ci eravamo ritrovati così, dopo l’amore e dopo la passione, dopo il dolore e dopo la rassegnazione: con la calma di quando non solo è finito l’amore ma anche l’odio. Come tante storie, i sentimenti che cambiano, la vita che passa, tu che vuoi continuare a inseguire i tuoi sogni… Ma qui c’era un sacco di gente attorno che invece di vivere di sé vuole vivere di te: e per te invece di una vita vuole un ruolo. E tu mica ti puoi nascondere. E nemmeno chi ti sta intorno Sei felice Diana? Sono incinta Carlo. Umana sorpresa. Regale silenzio. Cosa si fa Diana? Lo voglio Carlo. Regale sorpresa Umano silenzio. Tanto lo ami? 17 Lo amo: tanto. Umano sentimento Regale comprensione. Certo, pensavamo –senza dircele- le stesse cose: mica poteva il nostro figlio, che qui prima che principe erede al trono era capo designato della Chiesa Anglicana, mica poteva avere un fratellastro mussulmano. Che storia sarebbe stata? Forse molto umana ma poco regale. Ma soprattutto: quanti l’avrebbero capita e più ancora perdonata? Stante l’umana determinazione e i regali problemi qualcosa bisognava pur inventare. E in fretta! E qualcosa infatti e in fretta gli efficienti Servizi Segreti di Sua Maestà inventarono. 18 La storia d’amore tra la Principessa e il Miliardario che fino ad allora si era tentato di tenere almeno nei limiti della discrezione fu non solo “desecretata” ma addirittura “promossa” facendo pervenire sapienti soffiate anche ai più sprovveduti tabloid di provincia, avendo peraltro l’accortezza di tenere la coppia fuori dai regali confini. L’opinione pubblica andava “pasturata”. Intanto sapienti funzionari ed esperti tecnici stavano preparando gli strumenti e i “materiali” per la realizzazione del piano salvezza. Strategia e scenografia erano stati approntati da tempo; macchine, apparecchiature di supporto e mezzi di servizio da una parte, e personale di azione e di intervento dall’altra, erano i primi quasi pronti, ed i secondi praticamente addestrati. Insomma dal punto di vista logistico ed organizzativo l’ora X avrebbe potuto essere fatta scoccare di lì a poco. Qualche difficoltà era invece intervenuta nel reperimento dei “materiali”: insomma, non era poi così facile trovare dei corpi tanto giovani e belli! Alla fine si decise di allertare anche gli agenti del Foreign Office ed allargare la ricerca all’intero pianeta. Per primo fu recuperato, grazie al conflitto palestinese, il cadavere di un sosia del Miliardario e prontamente congelato. 19 Analoga fortuna si ebbe con l’autista. Per la Principessa si dovette attendere invece un delitto passionale in terra Andalusa e -fatto trascorrere il tempo necessario alle autopsie dei locali investigatori e alla pietà dei familiari- procedere a qualche ritocco estetico. Per dare maggior credibilità all’evento, e stante anche la provata affidabilità più volte dimostrata in passato e la stoica accettazione di sottoporsi a qualche ferita, fu invece deciso di “salvare la vita” alla fedele guardia del corpo, incaricandolo di raccontare gli ultimi terribili e “fatali” momenti. Finalmente furono decise la data e l’ora della regale messa in scena: Shakespeare ne sarebbe stato entusiasta, mancava al suo catalogo teatrale un’ambientazione parigina. 20 Leggiamo quanto raccolto dalla stampa. “Londra - L'unico testimone oculare dell'incidente in cui trovarono la morte Diana e Dody al Fayed esclude decisamente la tesi del complotto per uccidere la principessa. In una intervista pubblicata ieri dal «Daily Mail» ripresa da tutti i giornali britannici, il ventinovenne Mohamed Medjahdi, francese di origine algerina, ha rievocato quel che avvenne sotto il ponte parigino dell'Alma nella notte del 31 agosto 1997. Medjahdi era al volante della sua Citroen BX grigia e viaggiava ad una velocità approssimativa di 50 km. all'ora quando, attraverso lo specchietto retrovisore, vide sopraggiungere la Mercédes nel sottopassaggio dell'Alma . «La vettura procedeva ad andatura sostenuta nella mia stessa direzione di marcia, io ebbi il timore che potesse venirmi addosso. Accelerai, quando avvertii alle mie spalle un terribile rumore, come di una bomba che fosse esplosa. Mi accorsi che la Mercédes era sbandata cozzando con un pilone e rimbalzando contro la parete del sottopassaggio». Il giovane franco-algerino, che aveva al fianco la sua amica Souad Moufakkir, precisa che al momento dello schianto «non c'erano altri veicoli sulla scena, nè fotografi o motociclette attorno alla Mercédes». Medjahdi prosegue affermando che il suo primo istinto fu quello di fermarsi all'uscita del sottopassaggio per tornare indietro nel tentativo di soccorrere le vittime. 21 «La mia compagna, però, era in stato di choc e m'invitò a proseguire mentre già sopraggiungevano le prime ambulanze e la polizia. ………………. Presentatosi spontaneamente alla polizia parigina il giorno successivo all'incidente, Mohamed Medjahdi fu interrogato più volte assieme alla sua amica sulle circostanze da lui evocate. La sua Citroen fu scrupolosamente analizzata dagli esperti della polizia scientifica per escludere qualsiasi coinvolgimento nella sciagura. Nessuna traccia fu trovata della fantasiosa Fiat Uno che avrebbe tentato di superare la Mercédes causandone lo sbandamento.” Il racconto è chiaramente falso: non è possibile accorgersi di quanto veloce vada una macchina che si intravede negli specchietti, non c’è il tempo materiale per avere paura di essere investiti, ne si può evitare l’investimento di una potente pluricilindrica lanciata al massimo della potenza accelerando con gli scarsi cavalli di una modesta Citroen BX. No, le cose quella notte andarono molto diversamente… 22 Molto diversamente… Infatti tutti i numerosi testimoni di quella notte raccontano che all’uscita della coppia dall’Hotel Ritz una lunga teoria di mezzi si mosse da Place Vandome. A contornare la Mercédes della coppia vi erano infatti le poche auto e le numerose moto degli assidui paparazzi. Un gruppo di scomodi testimoni che andava seminato per tempo e per tempo fu seminato nella lunga corsa di circa due chilometri e mezzo affrontati a velocità folle. L’itinerario fu il seguente: 23 24 (il dettaglio benché esagerato è necessario per capire) Place Vendôme, 250 metri di curve a sinistra e poi a destra per arrivare fino ai 170 metri di Rue de Castiglione, per curvare seccamente ancora a destra in Rue de Rivoli, altri 300 metri fino ai 450 dell’enorme Place de la Concorde lasciata attraversando la cortissima Cours la Reine per lanciarsi via diritti e già veloci in Voie Georges Pompidou, un rettilineo di 980 metri cui aggiungere i 280 di Cours Albert Ier e svoltare finalmente a Place de l'Alma, 84 metri di curva dolce prima di infilarsi a sinistra nel lungo sottopasso omonimo. 25 Dove in realtà non si infilò mai, andando la Mercédes dei due innamorati a nascondersi all’interno del capiente marsupio di un camion da tempo appostato in attesa. Così che agli sprovveduti fotografi si presentò una scena già da mesi pensata e da lunghi minuti predisposta, già presenti i primi gendarmi e già in arrivo le ambulanze; e già a disposizione dei flash i corpi martoriati degli inconsapevoli sosia. Il tutto nella zona che già era stata da qualche minuto interdetta al traffico e alla vista della gente comune. Giustappunto interdetta con la scusa di un incidente ancora da succedere, ma già pronto e montato nei minimi particolari. Ci fosse stato al Sottopasso dell’Alma un testimone dotato di cronometro sincronizzato e collegato con uno dei tanti e preziosi orologi che facevano bella mostra nelle vetrine Van Cleef di Place Vendome, avrebbe potuto notare come, ……. nello stesso istante in cui la macchina della coppia muoveva dall’Hotel Ritz verso il suo tragico ma falso destino, appunto nello stesso istante la stessa fosse già bell’e accartocciata nel bel mezzo del tunnel, con all’interno i suoi morti e feriti pronti per la stampa e le Televisioni del pianeta. 26 Il resto è cronaca: i corpi portati via di fretta, la guardia del corpo e l’andalusa “principessizzata” con l’urgenza dettata dal disperato tentativo di salvare una vita già “salva” ed una “già cambiata”; il figurante del ricco play-boy addirittura impacchetato e trasferito via aerea con la scusa dell’obbligo religioso dell’immediata inumazione; quel che restava del falso autista alla morgue per gli esami del caso, che –fossero stati fatti veramenteavrebbero rilevato un corpo imbottito non di alcool, ma di conservanti. E a seguire: le litanie dei ricordi, delle celebrazioni, dei rimpianti, delle ipotesi, dei servizi speciali, via via fino al tripudio finale di un funerale in diretta mondovisione. Sulle note di un inconsolabile Elton John, già orbato, solo pochi giorni prima, del suo stilista preferito, e con – unico momento di umana e sincera pietà - le facce impietrite ma dignitose dei due principi cui non era stata risparmiata una prova tanto dura: ma anche questo faceva parte dell’addestramento al comando. Già, i due principi, che per mesi ancora avrebbero dovuto sopportare il vero dolore di una falsa morte. Fino a quei giorni di sole e sorpresa e gioia in cui rincontrarono la madre che all’amore ed una figlia (già, era nata una femmina…) aveva sacrificato una vita ormai vuota. 27 PIOVE Non c'é più la cartomante appena prima dell'entrata del Castello di Somewhereshire. Se ne é andata. O é stata cacciata. Ma non per decoro, anche se il decoro é importante nel Castello di Somewhereshire. Ormai non c'erano più carte da leggere, misteri da svelare, trucchi da mostrare. Le carte erano tutte scoperte, proprio tutte: Re, Regine e Fanti ormai senza più paraventi. Assi e scartine, se mai c'erano state, avevano abbandonato il tavolo. E solo Jolly Joker (ma la cartomante avrebbe detto: la Matta) continuava a sorridere. Nessuno chiedeva più di sapere. E nemmeno di sognare. Nessuno. Non più. Nemmeno io. 28 DOPO (DOPO LA FINE) La vita é così Piena di niente e mai piena. Io non ho scritto la loro vita. Non ho scritto nemmeno la mia vita: piena o vuota la mia vita é mia. Ho solo scritto una storia. Solo una storia . D'amore. 29