Prova 3 La mamma
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Prova 3 La mamma
Prova 3 La mamma Se un tempo il mammismo era considerato una specie di perversione, adesso è un fiore all’occhiello. Con lei o con la sua foto in tasca si spostano scrittori, politici, uomini e donne di spettacolo, e non temono il ridicolo a farne pubblicità. Che la mamma sia il bene più caro e allo stesso tempo un investimento fruttuoso, non lo sa comunque solo la casta dei vip. Ne è consapevole la gran parte degli italiani, che sta aumentando la quantità giornaliera di contatti con la mitica procreatrice. Secondo l’ISTAT il 42% dei connazionali sposati al di sotto dei 65 anni vive entro un chilometro dall’abitazione materna. E se nel ’93 era il 67,3% a contattare almeno una volta alla settimana il suo oracolo familiare, oggi la percentuale è salita al 70,2%. Cambiano le mode, gli italiani non fanno figli, si separano, divorziano, ma la mamma resta. È l’unico punto fermo della vita nazionale. Una volta i ragazzi non vedevano l’ora di uscire di casa per fuggire dalle soffocanti attenzioni materne. Oggi se ne stanno lì, buoni buoni, fino a trent’anni e passa, a farsi cucinare i manicaretti e a ricevere tutte le coccole possibili e immaginabili. “Ma attenzione”, interviene il sociologo Luciano Gallino, “i giovani italiani che rimangono a lungo nella famiglia d’origine lo fanno per calcolo, più che per sentimento. Perché dovrebbero abbandonare il nido, e diminuire il tenore di vita?” Tanto più che la mamma non è più la tritanervi di un tempo. La madre mediterranea ansiosa e onnipresente, quella del “mettiti la maglia di lana”, era una casalinga, osservano gli psicologi. Mentre i giovani che ora esprimono un attaccamento molto forte nei confronti della madre sono stati abituati a una donna spesso assente, impegnata, lavoratrice. La realtà è comunque che i giovani non cercano l’indipendenza perché non trovano all’esterno, nella società, una risposta ai loro bisogni. Allora si tengono quello che si chiama il calore della famiglia. In Francia e in Inghilterra la percentuale dei giovani che vive nella famiglia di origine arriva al 60%, mentre da noi si naviga sull’88 per cento. Tre giovani italiani su quattro hanno una stanza propria a casa dei genitori e sono liberi di ospitare amici, senza avvertire. “Il mammismo è molto diverso da quello del passato”, osserva Marina D’Amelia, storica della maternità in un saggio proprio sulla figura della mamma. “Una volta tutto era chiaro, il padre era assente, e l’educazione dei figli ricadeva tutta sulla madre, che rappresentava la tutela del senso del dovere e dell’onore. Oggi c’è il “mammo”, il papà iperprotettivo che vizia i ragazzini, a disagio con il ruolo tradizionale di rappresentante dell’autorità. Di fronte a tanta confusione i ragazzi diventano mammoni, incerti di fronte alle sfide della vita.” Così è nato il “figlio cronico”, quello che sta appiccicato al nucleo originario come una zecca. [liberamente tratto da “Grazie mamma” di Mirella Serri ne “L’Espresso” 8/6/2000] Svolgi i seguenti esercizi. 1. Sintetizza in 80 parole circa il problema esposto nell’articolo. 2. Fingi di fare un’intervista sull’argomento ad un personaggio famoso di tua scelta, che mostra senza imbarazzo il suo “mammismo”. Elabora come minimo 5 domande e altrettante risposte. 3. Svolgi una delle tracce seguenti. a) In un saggio breve individua le cause culturali, economiche e sociali del fenomeno illustrato nell’articolo, e parla delle conseguenze da esso provocate. b) Scrivi una lettera ad un amico che ha difficoltà a vivere lontano dal nucleo familiare, e metti in evidenza l’importanza di essere indipendenti dalla famiglia e di realizzare la propria autonomia. Lunghezza del testo: 150-200 parole.