legenda - Servizio Geologico d`Italia

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LEGENDA NOME CAMPO ID FRANA FONTI DATA EVENTI LOCALITA’ DESCRIZIONE TIPO MOVIMENTO DEFINIZIONE Codice frana. Descrizione per classi delle fonti di informazioni, consultate e validate da ISPRA – SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA. Si tratta di Inventari dei fenomeni franosi, pubblicati, e di Archivi di relazioni tecniche, inedite, di proprietà degli Enti preposti. Di seguito si riportano le descrizioni sintetiche delle singole classi:  AVI: Progetto AVI – Aree Vulnerate Italiane;  IFFI: Progetto IFFI – Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia;  ISPRA‐S: sopralluoghi e/o rilevamenti di terreno effettuati direttamente da ISPRA‐SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA;  PAI‐ABT: PAI‐Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino del fiume Tevere, adottato il 5 Aprile 2006;
 Provincia di Roma: Relazioni geologico‐tecniche e resoconti di sopralluoghi del Servizio Geologico della Provincia di Roma (inedite);  RomaCapitale: Relazioni geologico‐tecniche e resoconti di sopralluoghi di varie Unità tecniche di Roma Capitale (inedite);  RomaNatura: Studi di Geologia ambientale per la caratterizzazione geologico‐geomorfologica delle aree protette di “RomaNatura” (anno 1999‐2000);  Ventriglia: Idrogeologia della Provincia di Roma (1988‐1990); La geologia del territorio del Comune di Roma (2002). Amministrazione Provinciale di Roma.  VVF: Schede intervento dell’Ufficio Statistica del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco (riferite agli anni 2005‐2006). Data dell’evento franoso, ove disponibile, e delle eventuali riattivazioni. Nei casi in cui le fonti riportino una informazione temporale poco precisa, è stato inserito il periodo di tempo (es. 1930; dal 1889 al 1900). Localizzazione del sito in termini di indirizzo, ove noto, nome generico del Quartiere per le zone urbanizzate o toponimo IGM per le zone extra‐
urbane. Inoltre, nei casi di interferenza con le Aree naturali protette della Regione Lazio, se ne indica il nominativo. Spiegazione estesa del movimento franoso o del dissesto. Descrizione per classi della tipologia di movimento della frana. Le classi sono state mutuate dalla scheda di 1° livello del Progetto IFFI. Sono state aggiunte al database anche le aree interessate da deformazioni lente (fonte: Autorità di Bacino del Tevere) e alcuni dissesti di origine antropica, di interesse ai fini applicativi. Di seguito si riportano le descrizioni delle singole classi:  Crollo/ribaltamento – Il fenomeno di crollo inizia con il distacco di roccia o terra da un pendio generalmente molto acclive. La massa si muove inizialmente in aria per caduta libera e, successivamente all’impatto con il terreno, per salti, rimbalzi e 
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per rotolamento, frantumandosi in elementi di dimensioni variabili. E’ un movimento improvviso ed estremamente rapido. La spaziatura tra i sistemi di discontinuità determina la dimensione dei blocchi. I ribaltamenti interessano ammassi rocciosi con il set principale di discontinuità subverticale e debolmente immergente a reggipoggio. I blocchi allungati nella direzione dell’altezza, ruotano attorno a un fulcro al di sotto del baricentro. La distanza percorsa dai blocchi dalla nicchia di distacco alla zona di accumulo dipende da diversi parametri, quali l’acclività, la morfologia, l’uso del suolo, ecc.. Scivolamento rotazionale/traslativo ‐ Per entrambe le tipologie di movimento si verifica uno spostamento di massa lungo una o più superfici di scivolamento lungo le quali viene superata la resistenza al taglio. Le fratture di trazione riscontrabili spesso nella porzione sommitale del pendio costituiscono i segni precursori del fenomeno. Nel caso degli scivolamenti rotazionali, che coinvolgono generalmente materiali omogenei, la superficie di scorrimento è concava. Spesso sono riconoscibili le caratteristiche superfici in contropendenza e i ristagni d’acqua ad esse correlati che contribuiscono a saturare il corpo di frana e a favorire il movimento franoso. Per quanto riguarda gli scivolamenti traslativi, che interessano generalmente alternanze litologiche, le superfici di scivolamento si impostano su discontinuità o piani di strato a franapoggio con inclinazione minore del pendio. L’evoluzione dei fenomeni di scivolamento avviene frequentemente per arretramento della scarpata principale. Nelle frane di grandi dimensioni, lo scivolamento rotazionale può evolvere in un’altra tipologia di movimento, quale ad esempio il colamento lento e, ove sia difficile distinguere la tipologia prevalente di movimento, è preferibile classificare tali fenomeni come complessi. Colamento lento – E’ un fenomeno caratterizzato da un meccanismo di movimento di tipo visco‐plastico dove non è individuabile una netta superficie di rottura. Interessa generalmente versanti non molto acclivi costituiti da litotipi argillosi o da rocce alterate con matrice argillosa. Tale fenomeno, caratterizzato da basse velocità, alterna fasi di quiescenza a fasi di riattivazione legate principalmente a periodi di maggiore apporto pluviometrico. Aree soggette a frane superficiali diffuse ‐ Si riferisce a tutti quei settori di versante che in passato sono stati interessati da frane di varia tipologia che coinvolgono spessori generalmente limitati dei terreni sciolti di copertura e che si sono innescate contestualmente ad eventi idro‐meteorologici di forte intensità. Sono state associate a questa classe anche le “aree interessate da deformazioni lente e/o soliflusso” inserite nel PAI dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere, in quanto considerate di interesse ai fini applicativi. 
MUNICIPIO AFFIDABILITA’ Complesso ‐ Il movimento risulta dalla combinazione di due o più movimenti fra quelli precedentemente descritti, in settori diversi della massa in movimento. Gran parte delle frane sono caratterizzate da un movimento di tipo complesso, ma in molte di queste è anche possibile distinguere un movimento prevalente ed in questo caso è opportuno classificarle secondo quest’ultimo.
 n.d. – Non determinato. Sono state associate a questa classe anche i dissesti che hanno interessato lavori di sbancamento antropico, anche durante la realizzazione di opere di fondazione, laddove l’evento sia ritenuto significativo di un’area con caratteristiche geotecniche scadenti dei terreni affioranti e/o con notevoli spessori di terreno di riporto. Nome del Municipio entro cui ricade il sito. E’ stato aggiunto anche il/i nome/i dei Municipi precedenti al 2013, in modo da facilitare la corrispondenza con le fonti storiche. La valutazione di affidabilità delle informazioni contenute nel database è stimata attraverso un coefficiente numerico che assegna un diverso peso ai dati, in funzione delle notizie sull'evento, della presenza o meno di dati incrociati da più fonti, della presenza o meno di una data di accadimento, della corretta ubicazione sul territorio e, infine, della certezza della tipologia di movimento. Infatti, nonostante il lavoro di selezione e confronto delle varie fonti sia stato molto accurato possono tuttora sussistere delle incongruenze nel set di dati finale, anche in considerazione dell'assenza, per molti eventi, di alcune informazioni fondamentali, quali appunto la data di accadimento o la tipologia del fenomeno. Tutte le frane presenti nell’Archivio sono state quindi classificate nel seguente modo: 1. AFFIDABILITA’ BASSA: presenza dell’informazione in una sola fonte; 2. AFFIDABILITA’ MEDIA: presenza dell’informazione su più fonti con mancanza di altri dati; 3. AFFIDABILITA’ ALTA: presenza dell’informazione su una o più fonti corredata da una descrizione sintetica tratta da cronaca giornalistica o tecnico/scientifica. In quest'ultima categoria ricadono tutti gli eventi che sono stati aggiunti al database sulla base di segnalazioni documentate, relazioni o rapporti di evento ad uso interno dei vari Enti interessati, rilevamenti di terreno effettuati da ISPRA ‐ Servizio Geologico d’Italia, e quelli per i quali è stato possibile procedere ad una revisione dei dati originali (in special modo dati AVI, per i quali sono state rintracciate le fonti giornalistiche originali che hanno permesso la esatta datazione e ubicazione dell'evento). ATTIVAZIONI E/O SOPRALLUOGHI NOME CAMPO ID EVENTO DATA EVENTO PERIODO EVENTO DESCRIZIONE ALTRE FONTI DEFINIZIONE Codice evento o sopralluogo. Data dell’evento franoso e/o del sopralluogo. Se il sopralluogo è avvenuto dopo pochi giorni/settimane dall’evento, la data di sopralluogo viene specificata nel campo descrizione. In caso contrario la data è da intendersi data di sopralluogo. In mancanza di una data certa, si inserisce il periodo di tempo all’interno del quale è avvenuto presumibilmente l’evento franoso, così come si evince dalle fonti. Descrizione sintetica dell’evento principale o della riattivazione del movimento franoso, comprensiva di cenni ad eventuali danni a persone e cose, ove noti. Nel caso in cui un sopralluogo non sia avvenuto successivamente ad una fase parossistica (dopo pochi giorni/settimane), viene descritta la situazione relativa alla stabilità del pendio e sintetizzate eventuali testimonianze orali. Letteratura scientifica, relazioni tecniche inedite e/o quotidiani.