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1.La maggior parte degli intervistati ha risposto correttamente: le attività che producono CO2 infatti si
dividono equamente tra settori produttivi, dei trasporti e abitativi. Per quanto quello dei trasporti possa
sembrare il più tangibile, in realtà esso è responsabile dello stesso ammontare di emissione degli altri due
“concorrenti”. In tale settore, tuttavia, con l’utilizzo di vetture elettriche è davvero possibile ridurre le
emissioni di C02 e delle sostanze inquinanti.
2.In questa domanda, si percepisce chiaramente la disillusione nei confronti delle timide procedure che
hanno attuato con scarso successo i governi, negli ultimi anni. Targhe alterne e le normative Euro 1-2-3-4-5
non hanno ottenuto i risultati sperati ed gli allarmi lanciati dalle Organizzazioni Internazionali si sono
susseguiti senza sosta, tra cui il più recente da parte dell’Organizzazione Metereologica Mondiale.
3. Gli intervistati concordano sull’apporto dei veicoli elettrici nel settore dei trasporti, in maniera quasi
unanime. Le principali obiezioni fosse contro di essi sono relative alle fonti di energia usate per alimentarli:
per migliorare effettivamente le condizioni climatiche, l’energia utilizzata deve provenire da fonti
rinnovabili e pulite.
1.Si nota come il principale limite alla diffusione dei veicoli elettrici sia il prezzo. Infatti, specialmente in
Italia, i costi delle vetture elettriche appaiono proibitive ai più, se confrontate con le altre concorrenti nel
mercato. In tal senso, sarebbe di vitale importanza una forte politiche di incentivi statali, cosa che
purtroppo non è ancora stata contemplata.
2.In questo caso le risposte sono state tendenzialmente omogenee, testimoniando come la percezione
nostrana delle comunità nordiche sia quella di società all’avanguardia, sia da un punto di vista economico
che sociale. Tale punto di vista è, tra l’altro, completamente supportato dai dati, che vedono la Norvegia
capofila nella vendita e diffusione di veicoli elettrici.
3.Si ribadisce, qui da un punto di vista più individuale, il ruolo giocato dai prezzi eccessivi dei veicoli elettrici,
visto da molti come disincentivo principale alla conversione. A questo si lega la mancanza di incentivi statali
e di infrastrutture di ricarica, chiaramente connesse tra di loro. Interessante notare come la scarsa
autonomia dei veicoli elettrici sia un difetto così marcato, con una percentuale del 42.9 % delle risposte.
4.Due risposte dominano questo campione: sostanzialmente, chi acquista veicoli elettrici lo fa per il
risparmio sui costi di carburante e per motivi di sensibilità ambientale. Due fattori all’apparenza scollegati
fra loro, ma capaci davvero di fare la differenza nella diffusione dei suddetti veicoli.
5. Viene ribadito anche in questi risposta come la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate sia un
fattore notevolmente limitante. Interessante notare una certa disillusione nei confronti sia della industria
automobilistica italiana, accusata di non credere molto nel settore, sia nei confronti degli stessi cittadini, a
quanto pare, poco inclini verso tematiche di sensibilità ambientale.
6. Domanda riassuntiva che dimostra come la maggior parte del campione sarebbe disposto a passare a
veicoli elettrici in futuro, mentre un’altra grande porzione del campione analizzato è tuttora indeciso
sull’acquisto. All’incirca un quinto delle persone ha invece negato il proprio interesse nel possedere un
veicolo elettrico.
Le risposte evidenziano come la maggior parte degli intervistati sia effettivamente disposta a spendere di
più per un veicolo elettrico, anche se questa maggiorazione varia in base alle disponibilità economiche dei
singoli. Indicativamente, ipotizzando un prezzo base di 15.000 euro, gli intervistati sarebbero disposti a
spendere dal 10% al 30% in più per una versione elettrica.
Il problema dell’inquinamento e del surriscaldamento globale tende a tornare d’attualità ciclicamente,
senza però provocare concrete reazioni a riguardo. Gli allarmi delle associazioni internazionali e degli
ambientalisti si susseguono, a volte ignorati, a volte seguiti da timide manovre politiche. Perché questo
accade?
La risposta è probabilmente da ricercarsi nella cultura del mondo moderno, in una società in cui le
abitudini personali sono spesso poste in prima posizione a discapito di tutto. Perché dovrei spendere il
doppio per un veicolo elettrico quando con la metà posso accaparrarmi una vettura a combustione di tutto
rispetto? Inquina? Pazienza, non sarà certo la mia dose di inquinamento a far peggiorare la già tragica
condizione planetaria. Eppure, ogni mare è composto da gocce.
Sarà una questione di abitudini? In fondo, il possesso di una veicolo elettrico comporta delle limitazioni che
altre vetture non hanno, tra cui l’autonomia limitata e la necessità di ricaricare la batteria ogni notte. Per
alcuni, possono sembrare problemi irrisori, per altri insormontabili. A proposito di ricarica, mi viene in
mente quando tutto il pubblico si scandalizzò di fronte all’uscita degli smartphone, ormai qualche anno fa.
Nessuno voleva arrendersi all’idea di dover ricaricare i propri dispositivi ogni notte, a differenza dei cellulari
tradizionali dotati di un’autonomia di gran lunga superiore. Eppure, tra un modello e l’altro, alla fine ci
siamo abituati a questa nuova tecnologia: di fatto, la capacità di uno smartphone di durare fino a due giorni
consecutivi senza ricarica è oggi spacciata come un pregio, mentre una decina di anni fa sarebbe stata un
difetto da nascondere agli occhi dei media.
Sarà una questione di prezzo? A quanto pare lo è davvero. E’ chiaro che molti dei consumatori siano restii
all’idea di dover spendere di più per un veicolo all’apparenza più limitante di un’altra auto della stessa
categoria. Ma è qui che le politiche di incentivi, introdotte con successo in paesi come la Norvegia, si
rivelano necessarie per invertire il trend del mercato: là, infatti, i veicoli elettrici stanno spopolando grazie a
prezzi competitivi ed un infrastruttura all’avanguardia, mentre, in Italia, la situazione è ancora stagnante.
Sarà una questione di mercato? E’ anche vero che, se sono proprio le aziende automobilistiche le prime a
non crederci, risulta impossibile una diffusione concreta dei suddetti veicoli. Ed effettivamente, la nostra
industria automobilistica non pare intenzionata ad investire in questo mercato, ignorando l’esempio di case
come Tesla o Nissan, che hanno registrato numeri importanti nelle vendite dei loro modelli elettrici.
Numeri, tra l’altro, costantemente in aumento negli ultimi anni, a dimostrazione del fatto che, se coadiuvati
da incentivi governativi tangibili, possibilità nel mercato ci sono eccome.
Più di tutto, è una questione di ambiente. Ormai è chiaro che lo sviluppo industriale ed urbano non sia più
sostenibile, secondo i canoni di emissione degli ultimi anni. Pechino è stata il primo esempio in questo
senso, una città i cui livelli di smog sono talmente elevati da rendere problematico l’uscire di casa. Ma le
altre città europee, incluse le nostre, non sono molto distanti da questo trend, se la situazione non cambia.
Esiste una soluzione che permetterebbe di rendere nuovamente vivibile l’atmosfera urbana, una soluzione
eco-sostenibile e pulita, una soluzione che non cambierebbe di una virgola le nostre abitudini. Quella
soluzione sono i veicoli elettrici.