Per le strade Per le strade del mondo del mondo
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Per le strade Per le strade del mondo del mondo
29° Corso di formazione nazionale Lecce, 9-13 maggio 2014 Per le strade del mondo Chiamati a evangelizzare Canto P.: Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati. R.: Benedetto nei secoli il Signore. LA VITA Grazie… Rivolgo uno sguardo di benedizione e di gratitudine sui giorni passati. Quali sono le cose per cui sento il bisogno di ringraziare Dio? Perdonami… Rivolgo uno sguardo di benedizione e di verità sui giorni passati. Quali sono state le situazioni che mi hanno allontanato da Dio e hanno fatto del male a me e agli altri? Ti affido la vita… Riconosco con sincerità la mia debolezza, ma voglio credere nella potenza di Dio sulla mia vita, voglio credere nella sua capacità di accogliermi e di trasformarmi partendo da quello che sono adesso. Metto nelle mani di Dio il mio cuore… 12 Orazione P.: Fratelli, Dio ci chiama ancora una volta alla conversione: preghiamo per ottenere la grazia di una vita nuova in Cristo Signore. Dio onnipotente e misericordioso, che ci hai riuniti nel nome del tuo Figlio, per darci grazia e misericordia nel momento opportuno, apri i nostri occhi, perché vediamo il male commesso e tocca il nostro cuore, perché ci convertiamo a te. Il tuo amore ricomponga nell'unità ciò che la colpa ha disgregato; la tua potenza guarisca le nostre ferite e sostenga la nostra debolezza; il tuo Spirito rinnovi tutta la nostra vita e ci ridoni la forza della tua carità, perché risplenda in noi l'immagine del tuo Figlio e tutti gli uomini riconoscano nel volto della Chiesa la gloria di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo nostro Signore. Orazione conclusiva P.: Signore Gesù, che ci hai illuminati con la tua Parola e con la Presenza Eucaristica, e nel Sacramento della Riconciliazione ci hai fatto sperimentare l’abbraccio misericordioso del Padre, resta con noi ogni istante della nostra vita e aiutaci a diffondere tra i fratelli la luce e la speranza che vengono dal tuo amore. Per Cristo nostro Signore. R.: Amen. Benedizione eucaristica Amen. Canto finale 2 11 LA PAROLA Ascoltate la parola di Dio dagli Atti degli Apostoli Allegoria della speranza teologale, è l’ultima cosa che metterei nella bisaccia del pellegrino. Su questo spazio trova la massima espressione la mia compagnia con l’uomo d’oggi e la mia testimonianza a favore dello Spirito. La speranza cristiana coincide sì con le speranze del mondo, però, a un certo momento, le scavalca, le trascende, le orienta verso quella ulteriorità degli spazi e dei tempi costituita dal Cristo risorto. Cristo risorto, per me credente, è la spiaggia ultima della felicità, su cui si placano finalmente tutte le congenite inquietudini del cuore umano. Per riflettere ∗ Quali sono le speranze che in questo periodo porto di più nel cuore? ∗ Ho mai fatto esperienza di quella speranza cristiana che va oltre ogni attesa? SEQUENZA PASQUALE Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio della lode. L’Agnello ha redento il suo gregge: Cristo l’innocente, ha riconciliato i peccatori con il Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto: ora, vivo, trionfa. “Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?”. “La tomba di Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, gli angeli, suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto! Vi precede in Galilea”. Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: "Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?". Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra". Dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Francesco 20 Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: «Va’, io ti mando» (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: «Andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,7). Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. Sì, ne siamo certi: Cristo davvero è risorto dai morti. Tu, re vittorioso, abbi pietà di noi! 10 1,1-2.6-8 3 IL PANE DELLA MISERICORDIA Signore Gesù, ricordati di quella piccola casa laggiù, a Emmaus, e del sentiero che vi conduce quando si lascia la strada principale che scende da Gerusalemme. Ricordati di coloro che, una sera, hai raggiunto laggiù, ricordati del loro desolato abbattimento, ricordati delle tue parole che bruciarono nel loro cuore, ricordati del fuoco acceso in casa, accanto al quale ti sedesti a tavola con loro finché essi si rialzarono trasformati, rilanciati sulla strada per compiere prodezze d’amore. Guardaci. Tutti noi siamo pellegrini verso Emmaus, tutti noi peniamo nell’oscurità della sera pieni di dubbi. Vieni sulla nostra strada e brucia ancora i nostri cuori. Entra con noi, siediti alla mensa familiare, e poi fa’ che esultanti di gioia, anche noi balziamo in piedi per rivelare la gioia della tua presenza di Risorto ad ogni uomo, per sempre, fino al nostro ultimo respiro. Poi nella bisaccia riporrei una scheggia della croce. Il che significa portarsi incorporata l’allegoria dell’apparente fallimento, ma anche l’allegoria della disponibilità a perdersi. A perdersi nell’altro. Una Chiesa che voglia contribuire alla crescita della casa comune deve anzitutto fare i conti con i mezzi deboli: guai se dovesse contare sulle lusinghe del potere o sul fallimento delle ideologie. Una Chiesa che voglia essere compagna dell’uomo e testimone dello Spirito deve liberarsi del complesso di superiorità nei confronti del mondo, anzi, deve essere disposta a perdersi. ∗ Per riflettere ∗ La debolezze della vita mi paralizzano o riesco a camminare fidandomi del Signore morto e risorto per me? Quanto sono disposto a perdermi per contribuire alla crescita della casa comune? (Abbè Pierre) HO SENTITO IL BATTITO DEL TUO CUORE Ti ho trovato in tanti posti, Signore. UN RAPPORTO NUOVO Se io fossi un contemporaneo di Gesù, nell’atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrei preso con me? Innanzi tutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago; un ciuffo d’erba del monte; un frustolo di pane; una scheggia della croce; un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intesi non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra. (A. Bello, La bisaccia del cercatore. Scarti minimi per il futuro, ed. La Meridiana, 2007) Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta dei campi, nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota, nell'unità di cuore e di mente di un'assemblea di persone che ti amano. Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo. Ma sempre ti trovo nella sofferenza. La sofferenza è come il ritocco della campana che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri. Ti ho visto nella sublime accettazione e nell'inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormentata dal dolore. Non sono riuscito a trovarti nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri. Nella fatica ho lasciato passare inutilmente il dramma della tua passione redentrice, e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata dal grigiore della mia autocommiserazione. Signore io credo. Ma aiuta tu la mia fede. (Madre Teresa) 4 9 Dal Salmo 9 Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, annuncerò tutte le tue meraviglie. Gioirò ed esulterò in te, canterò inni al tuo nome, o Altissimo, mentre i miei nemici tornano indietro, davanti a te inciampano e scompaiono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa: ti sei seduto in trono come giudice giusto. Il Signore sarà un rifugio per l'oppresso, un rifugio nei momenti di angoscia. Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore. È il simbolo evocatore della transumanza. Trans-humus, passare da una terra all’altra. Il bastone è il simbolo antico del cammino, un cammino faticoso e purificatore che ogni cristiano deve compiere. Ci provoca soprattutto a metterci in viaggio verso la montagna di Dio alla ricerca del Suo vero Volto, che trascenda le immagini fatte da mani d’uomo, fino a quando, senza più santuari, questo Volto lo contempleremo così come Egli è. Ricordate cosa risponde Gesù alla samaritana che gli chiede qual è il vero luogo in cui adorare Dio: «Né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma viene un’ora, ed è adesso, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità. Dio è Spirito, e coloro che lo adorano, in Spirito e verità devono adorarlo» (cfr. Gv 4). Di questa purificazione del volto di Dio, di questo cammino che ci porti a detergerne l’immagine da ogni crosta terrena ne abbiamo estremo bisogno. Mettersi nella bisaccia un pezzo di quel pane avanzato dopo l’intervento di Gesù per sfamare le folle significa portarsi incorporata l’allegoria di un impegno concreto di fronte alle grandi sfide con cui oggi la storia interpella le religioni: la fame, la guerra, il degrado ambientale, la sperequazione tra nord e sud del mondo. Qualcuno è preoccupato che accentuando questo impegno concreto, inframondano, la Chiesa si lasci degradare a puro strumento di utilità sociale. È probabile che un simile pericolo possa anche essere in agguato, ma non è un buon motivo perché la Chiesa si trinceri nel perimetro rassicurante delle sue liturgie e rimanga assorta nella sterile lucidità dei suoi dogmi. È in gioco la salvezza complessiva dell’umanità e quel frusto di pane, nella nostra bisaccia, frusto nato da una percezione dei bisogni concreti dei poveri da parte di Gesù, deve scuoterci dalla nostra indifferenza che talvolta si nutre anche di ragioni teologiche per legittimare il suo disimpegno. ∗ Per riflettere Sono disposto a non trincerarmi dentro le mie certezze, anche religiose, per andare incontro alle necessità dei fratelli? Il cristiano del terzo millennio, che muove verso i crocevia della storia, ha sulle spalle una bisaccia come quella dei mendicanti: una bisaccia da riempire, non da svuotare. E qui dobbiamo riconoscere che spesso nella storia abbiamo disatteso questo stile. Talvolta abbiamo preteso di dare soltanto, senza accogliere nulla, per non contaminare la nostra aristocrazia puritana. Ha resistito in noi una pregiudiziale di superiorità. Ci siamo dimenticati che il dono unilaterale è la forma più sottile di potere. Ci siamo illusi che per essere missionari sia sufficiente trasportare battesimi, teologia, civiltà. Anche oggi noi corriamo il rischio che nei confronti dei diversi la bisaccia sappiamo aprirla soltanto per dare, e mai per ricevere, sia sul piano materiale che spirituale. Fino a quando saremo convinti che i marocchini possono solo darci pericoli di infezioni; e che le folle della mezzaluna, che assediano le nostre città, vanno considerate solo come i terminali della nostra esuberanza missionaria… Noi non potremmo mai essere compagni dell’uomo e neppure testimoni dello Spirito. 8 5 Padre, mi abbandono a te, fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio. Rimetto l’anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. È per me un’esigenza di amore il donarmi a te, l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché tu sei mio Padre. (C. De Foucauld) Il lago per gli apostoli evocava lo scenario della ferialità operosa, era il nido delle loro gioie e delle loro speranze, delle loro tristezze e delle loro angosce. Un giorno sulla battigia del lago avvennero gli incontri decisivi con Lui, sperimentando la compassione di Gesù di Nazaret con la loro cronaca quotidiana. Portarsi un ciottolo del lago nella bisaccia significa voler esprimere lo stesso stile di Gesù di Nazaret, che ha condiviso con gli uomini il pane, la strada, la tenda. Pertanto il ciottolo del lago, come segno e progetto di compagnia, lo vorrei portare con me come allegoria della solidarietà di Gesù con noi, allegoria che poi, io come credente, devo esprimere nella quotidianità. Un ciuffo d’erba del monte. Per gli apostoli il monte è quello delle beatitudini, laddove di fronte alle folle sterminate suonò per la prima volta il messaggio di liberazione proposto da Gesù. Sicché portarsi nella bisaccia un ciuffo d’erba colto da quelle pendici fiorite significa, per il credente di oggi, portarsi incorporata l’allegoria della novità cristiana. Significa che lui stesso deve diventare icona della novitas cristiana al punto tale di dare la vita, senza riduzione in scala, per quelle che Silone chiamava “apparenti assurdità”. La povertà, la nonviolenza, la solidarietà, le testimoniamo vivendole mediante il perdono, l’amore per i nemici, la passione per la verità, lo schieramento di parte accanto agli umiliati e agli offesi, l’abbandonarsi fiduciosi alla provvidenza. Il nostro deficit non sta nell’annuncio della risurrezione di Gesù, della sua trascendenza, della centralità della sua vita, ma sta nell’incoerenza con cui viviamo la nostra identità di cristiani di fronte al mondo. Non si accorge più nessuno della nostra presenza, perché non c’è in noi il brivido della passione. Ci manca l’audacia profetica che c’è nel discorso della montagna, ci fa difetto l’alta quota del monte delle beatitudini, e il ciuffo d’erba delle sue pendici si è disseccato nella nostra bisaccia. ∗ ∗ ∗ ∗ Per riflettere ∗ Quali sono i momenti del mio quotidiano in cui ho incontrato il Signore? Come esprimo nella quotidianità, verso gli altri, la solidarietà che ho ricevuto in dono? 6 Per riflettere Faccio esperienza, nella mia esistenza, del messaggio delle beatitudini? Sono attraversato dal “brivido della passione” che mi spinge a essere profeta audace e testimone coerente? Ho bisogno, in questo momento, di rinverdire il ciuffo d’erba che mi porto nella bisaccia? Dove o a chi mi rivolgo per farlo? 7