Milano, Galleria Salvatore+Caroline Ala

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Milano, Galleria Salvatore+Caroline Ala
28 ottobre 2005 delle ore 17:03
fino al 12.XI.2005
Bärbel Schulte Kellinghaus
Milano, Galleria Salvatore+Caroline Ala
Sembra obbligatorio per gli artisti tedeschi riempire i lavori di simbologie ebraica. Schulte
Kellinghaus si diletta con Golem e fiati divini, passando per Lang, Scott e l’improbabile accoppiata
Kubrick-Spielberg...
La cosmogonia ebraica vuole che Dio, durante
la genesi, prendesse del fango, lo formasse e gli
infondesse con il respiro la vita, “facendo
l’uomo a propria immagine e somiglianza”.
L’ipoteca della creazione, della forma già
contenuta in potenza dalla materia, è stata
d’intralcio a molta plastica, che ha operato una
vera e propria secessione rinunciando, come
Baudelaire sull’uscio di un bordello, all’aura, o
meglio al vaticinio. In altre occasioni, invece,
le ha dato le ali per librare. La scultura di Bärbel
Schulte Kellinghaus (Stoccarda, 1965),
tedesca alla sua prima personale a Milano, è del
secondo tipo. Non rinuncia a ruoli demiurgici.
Desta teste di ceramica, grandi volti in pioppo,
imponenti ed inquietanti nella propria fissità.
Esseri umani innestati gli uni sugli altri. Smalta
terracotte con tinte cupe e drammatiche –rosso
sangue, bianco accecante, verde muschiopresagio di una tragedia in procinto di
consumarsi.
Bärbel si dà alla produzione sfrenata di corpi
da animare. Con vocazione alla sperimentazione,
insieme a lucida follia. Si coglie nel suo mondo
antropomorfo, libero dalle leggi della
fisionomica, in cui ciò che conta è il contorno,
fatto di organismi informi ed ibridazioni, un
pantheon di riferimenti sregolato. Dalla glittica
gotica, in cui la fusione di elementi
antropomorfi e fitomorfi, è un leit motiv, alla
figura del Golem –materia grezza- derivato
dalla mitologia giudaica. Golem, infatti,
titolano cinque teste in terracotta, in cui i tratti
del volto diventano irriconoscibili, a difesa dei
concetti di cui si fanno portatori. Il gigante
d’argilla, detentore di morte e verità, nasce
ipoteticamente solo da mani magiche, quelle
dello scultore. E’ soldato mercenario di chi gli
dà vita, un fantoccio primitivo, che la letteratura
romantica in primis, la cultura postmoderna e
la fantascienza poi, evolveranno in mostruosità
e manichini.
mutano da materia a sentimento, organizzando
la rivolta. E, inevitabilmente, restano sconfitti.
Da carnefici diventano vittime, e con sguardo
implorante pongono la domanda esistenziale,
che appartiene ad essi come a tutti gli uomini,
di tutto il mondo, di ogni epoca: “Did I request
thee, Maker, from my clay/ To mould me man?”
(Mary Shelley, Frankenstein, 1817)
santa nastro
mostra visitata l’8 ottobre 2005
Bärbel Schulte Kellinghaus
Dal 7 Ottobre al 12 Novembre 2005
Galleria Salvatore + Caroline Ala, Via Monte
di Pietà, 1 – 20121 Milano (MM
Montenapoleone) - Tel. 028900901 - Fax
0286467384 - [email protected] - orario:
martedì-sabato dalle 10 alle 19 - chiuso
domenica e lunedì - Nell’ambito di Start - www.
start-mi.net
indice dei nomi: Steven Spielberg, Stanley
Kubrick, Carlo Collodi, Ridley Scott, Santa
Nastro, Caroline Ala, Mary Shelley, Fritz Lang,
Baudelaire, Dem,
.
Nei robot, di tanta cinematografia cult, da Fritz
Lang in avanti, fino alla manipolazione
genetica dei giorni nostri. Marionette, che nella
migliore tradizione favolistica, dal Pinocchio di
Carlo Collodi al Blade Runner (1982) di
Ridley Scott fino ad AI (2001), firmato Stanley
Kubrick e Steven Spielberg, prima o poi
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