Giovedì della Terza Settimana di Avvento

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Giovedì della Terza Settimana di Avvento
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Giovedì della Terza Settimana di Avvento
Prima lettura (Is 54,1-10)
Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore. Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le
cordicelle, rinforza i tuoi paletti, poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza possederà le nazioni, popolerà le città un tempo deserte.
Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata;
anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo d’Israele, è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? – dice il tuo Dio. Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti
raccoglierò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma
con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè
sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né
vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia.
L’esultanza
San Tommaso (S. Th. I-II, q. 31, a. 3, soluzione 3)
3. Gli altri termini che si riferiscono al piacere derivano dai suoi effetti: infatti letizia viene dalla
dilatazione del cuore, come se si dicesse latizia; esultanza invece deriva dai segni esterni visibili del
piacere interno, che appaiono esteriormente in quanto la gioia interiore prorompe all’esterno; giocondità infine viene da certi speciali segni o effetti della gioia. E tuttavia queste voci si riferiscono
tutte alla gioia: infatti non le usiamo che per gli esseri dotati di ragione.
Testo latino di S. Tommaso (S. Th. I-II, q. 31, a. 3, ad tertium)
Ad tertium dicendum quod alia nomina ad delectationem pertinentia, sunt imposita ab effectibus
delectationis, nam laetitia imponitur a dilatatione cordis, ac si diceretur latitia; exultatio vero dicitur
ab exterioribus signis delectationis interioris, quae apparent exterius, inquantum scilicet interius
gaudium prosilit ad exteriora; iucunditas vero dicitur a quibusdam specialibus laetitiae signis vel effectibus. Et tamen omnia ista nomina videntur pertinere ad gaudium, non enim utimur eis nisi in naturis rationalibus.
Vangelo (Lc 7,24-30)
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che
cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a
vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel
lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico,
anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande
di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava,
e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i
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farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su
di loro».
San Tommaso (Catena aurea su S. Luca, c. 7, lez. 5, vv. 29-30)
CRISOSTOMO: Dopo aver espresso le lodi di Giovanni, presenta il crimine dei Farisei e dei giuristi, i quali neppure dopo i pubblicani ricevettero il battesimo di Giovanni; perciò si dice: Tutto il
popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. AMBROGIO: Dio è giustificato mediante il battesimo, mentre gli uomini giustificano se stessi confessando i propri peccati. Infatti chi pecca e confessa a Dio il proprio peccato,
giustifica Dio: sottomettendo se stesso a colui che vince e sperando da lui la grazia. Quindi nel battesimo Dio viene giustificato, poiché in esso c’è la confessione e il perdono dei peccati. EUSEBIO:
Poiché credettero, hanno giustificato Dio: egli apparve loro giusto in tutto ciò che ha fatto. I Giudei
invece, respingendo Giovanni, in quanto disobbedienti, discordavano dalle parole del Profeta che
dice: «Perché tu sia giustificato nella tua sentenza» (Sal 50,6). Perciò prosegue: Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro.
BEDA: Queste parole furono dette o nella persona dell’Evangelista oppure, come qualcuno pensa,
nella persona del Salvatore. L’espressione poi in semetipsis, oppure contra semetipsos (contro se
stessi), significa che chi respinge la grazia di Dio agisce contro se stesso. Oppure sono biasimati
come stolti e ingrati per non aver voluto accogliere il disegno di Dio. Quindi è un disegno di Dio il
fatto che egli abbia decretato di salvarci mediante la passione e morte di Cristo: e questo i Farisei e i
dottori della legge lo disprezzarono. AMBROGIO: Perciò non disprezziamo, come i Farisei, il disegno
di Dio che si trova nel battesimo di Giovanni: cioè il disegno che l’Angelo del gran consiglio ha
trovato. Nessuno disprezza il disegno di Giovanni; perciò chi respingerà il disegno di Dio?
Testo latino di S. Tommaso (Catena aurea Super Lucam, c. 7, lect. 5, vv. 29-30)
Chrysostomus in Matthaeum. Praemissa commendatione Ioannis, magnum Pharisaeorum et legisperitorum prodidit crimen, qui nec post publicanos Baptisma Ioannis acceperunt; unde dicitur et
omnis populus audiens et publicani iustificaverunt Deum, baptizati Baptismo Ioannis. Ambrosius in
Lucam. Iustificatur Deus per Baptismum, dum se homines peccata propria confitendo iustificant:
qui enim peccat, et confitetur Deo peccatum, iustificat Deum: cedens ei vincenti, ab eoque gratiam
sperans. In Baptismate igitur iustificatur Deus, in quo est et confessio, et venia peccatorum. Eusebius in Lucam. Quia etiam crediderunt, iustificaverunt Deum: apparuit enim eis iustus in omnibus
quae fecit. Pharisaei autem repellendo Ioannem, tamquam inobedientes, non consonabant prophetae dicenti: ut iustificeris in sermonibus tuis; unde sequitur Pharisaei autem et legisperiti consilium
Dei spreverunt in semetipsis, non baptizati ab eo. Beda. Haec verba sive ex persona Evangelistae,
sive ex persona salvatoris, ut quibusdam placet, dicta sunt. Quod autem dicit in semetipsis, vel contra semetipsos, significat quia qui gratiam Dei respuit, contra semetipsum facit. Vel ad semetipsos
missum Dei consilium stulti et ingrati vituperantur noluisse recipere. Consilium ergo est Dei, quod
per passionem et mortem Christi salvare decrevit: quod Pharisaei et legisperiti spreverunt. Ambrosius. Non condemnamus ergo, sicut Pharisaei, consilium Dei quod est in Ioannis Baptismate: hoc
est consilium quod magni consilii Angelus reperit. Ioannis consilium nemo contemnit, Dei consilium quis refutet?