Il progeo Dedalus
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Il progeo Dedalus
Con il patrocinio di Il progetTo Dedalus Prove tecniche di orientamento e storytelLing Il progetTo Dedalus Prove tecniche di orientamento e storytelLing Indice 4 Prefazione di Donato Squara Introduzione Meno punteggi, più storie: il progetto di orientamento Dedalus di Caterina Corapi e Maria Chiara Pizzorno 7 Primo capitolo Lo storytelling per farsi strada nel mondo di Sara Busto 11 Secondo capitolo Come orientarsi dopo le scuole secondarie di primo grado? Dedalus in classe di Alessia Rossi Terzo capitolo Come orientarsi dopo le scuole secondarie di primo grado? Dedalus incontra i genitori di Simona Banino Progetto grafico e Impaginazione E20progetti - Biella illustrazione in copertina di Marco Lorenzetti 14 18 Quarto capitolo L’esperienza di Dedalus in Svizzera di Oscar Eckhardt e Vincenzo Todisco 21 Quinto capitolo Oltre Dedalus, la valutazione dell’esperienza di Chiara Ghislieri e Paola Gatti 24 Conclusioni Dedalus: il viaggio è solo all’inizio di Città Studi Biella 29 3 Prefazione Donato Squara, Direttore Città Studi Biella Quello che il lettore troverà in Il Progetto Dedalus, prove tecniche di orienta- Vi è stata una partecipazione entusiasta grazie alla quale, sul territorio bielle- mento e storytelling non è una semplice pubblicazione tecnica: è il racconto in se, il Progetto ha goduto della collaborazione della Provincia di Biella, dell’As- capitoli di due anni di lavoro su un progetto importante che ha visto diversi pro- sessorato all’Istruzione, dell’Ufficio Scolastico Provinciale e di tutti gli Istituti fessionisti, provenienti da differenti culture e formazioni, lavorare insieme al Scolastici, nelle persone dei Dirigenti e del Corpo Docente a cui va un sentito fine di creare e sperimentare un metodo innovativo di orientamento scolastico. ringraziamento. L’inizio del racconto risale al 2011, quando Città Studi Biella ha creduto impor- Fondamentale durante tutte le fasi del Progetto è stato il lavoro in team con gli tante sfruttare la possibilità offerta dal Bando Interreg Italia - Svizzera 2007 - altri attori coinvolti: il Capofila Svizzero, rappresentato dall’Alta Scuola Pedago- 2013, programma comunitario volto a favorire la cooperazione transfrontaliera gica dei Grigioni a Coira e i due partner, da un lato la Scuola Holden di Ales- in ambito economico e ambientale e a incrementare la qualità della vita in am- sandro Baricco (Torino) con il suo staff operativo e i suoi docenti e, dall’altro, il bito sociale e culturale. Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Forte dell’esperienza trentennale in ambito formativo, Città Studi ha presentato Un ringraziamento particolare va alla Regione Piemonte e al suo appoggio di- insieme all’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni (Svizzera) il progetto “DEDALUS. mostrato fin da subito mediante la concessione del patrocinio. Meno dispersione, più occupazione: innovare l’orientamento scolastico” indi- Ma i veri protagonisti sono stati gli stessi studenti che, con le loro storie, pas- rizzato a contrastare la dispersione scolastica attraverso un’azione di orienta- sioni, potenzialità e ambizioni, hanno saputo aprirsi, raccontarsi e condividere mento svolta l’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado, prima della i propri sogni per il futuro. scelta delle scuole superiori o della formazione professionale. Sono stati due anni ricchi di soddisfazioni, che faranno da trampolino di lancio In due anni di Dedalus, a Città Studi è spettato il delicato ruolo di Capofila per diffondere questo innovativo metodo di orientamento, accompagnando i Italiano e di Referente Unico di Progetto. E nulla si sarebbe potuto realizzare ragazzi attraverso la delicata fase transitoria che attraversano, per indirizzarli senza la collaborazione delle numerose realtà che insieme hanno sostenuto verso un futuro il più possibile vicino a ciò che oggi sognano di realizzare. l’intervento e lavorato alla sua realizzazione con la stessa passione, dedizione e professionalità. 4 5 Introduzione Meno puntegGi, più storie: il progetTo di orientamento Dedalus Caterina Corapi, Project Manager Dedalus Maria Chiara Pizzorno, Direzione Scientifica Dedalus Il Progetto Dedalus nasce come azione di contrasto della dispersione scolastica. In Italia il 18% dei giovani (ISTAT, 2011) lascia la scuola prima di aver conseguito un diploma o una qualifica. Il picco della dispersione si registra il primo anno della scuola secondaria di secondo grado e intervenire il primo anno, o quando i ragazzi si sono ritirati, è troppo tardi. Occorre agire prima, prima del passaggio alle superiori. Il Progetto Dedalus nasce dalla volontà di prevenire la dispersione investendo nell’orientamento in uscita dalle scuole secondarie di primo grado, non solo per promuovere scelte consapevoli e mirate negli studenti, contrastando quelle di ripiego o per imitazione dei pari, ma soprattutto per riconoscere il valore e l’unicità di ciascuno studente, incoraggiandolo a esprimere tale unicità attraverso la scuola. Potenziare l’orientamento in uscita richiede però un investimento nell’innovazione dei metodi. Nelle scuole secondarie di primo grado le iniziative ad hoc per l‘orientamento si riducono quasi sempre a un orientamento informativo (opuscoli, open day, saloni). In alcune realtà italiane viene anche utilizzato lo strumento del test. I test, sono strumenti fuorvianti ai fini dell’orientamento perché tendono a confermare i punti deboli dei ragazzi e non li aiutano cambiare, perché fotografano, molto parzialmente, la persona senza coglierne il potenziale. L’adolescente è il suo potenziale. Dedalus nasce quindi dalla volontà di far sparire i “test” dagli interventi di orientamento in uscita, sostituendoli con le “storie”, con i racconti dei ragazzi. I “punteggi” dei test non danno voce e valore alle persone, quello che dà voce e valore a una persona è la sua storia. Dedalus è andato a caccia di storie, le storie dei ragazzi e delle loro famiglie, raccogliendo l’appello per un orientamento narrativo lanciato dagli esperti più autorevoli sulla scena internazionale: Mark Savickas e Jean Guichard. 7 Introduzione Introduzione Lo scopo di Dedalus è stato quello di accompagnare gli studenti dell’ultimo anno delle “medie” nella transizione al ciclo di studi successivo, sviluppando in loro, attraverso le storie, consapevolezza di sé, dei propri talenti e della propria vocazione, per arrivare a focalizzare la scelta della scuola superiore. L’innovazione è consistita nel far lavorare con i ragazzi due profili professionali diversi: gli storyteller, provenienti dalla Scuola Holden, esperti di narrazione, capaci di facilitare i ragazzi nel racconto di sé, dei propri sogni e talenti; e i career counselor, esperti di orientamento capaci di sostenere lo studente e la famiglia nelle decisioni difficili e nell’affrontare le difficoltà relative al passaggio dalle medie alle superiori. Questi due profili hanno lavorato insieme in classe con i ragazzi seguendo un percorso di orientamento narrativo originale e ricco di stimoli multimediali (favole, racconti, film, canzoni, role-playing, giochi di gruppo, video-interviste). È stato, infatti, progettato un percorso in 7 moduli, della durata di due ore ciascuno, svolti in classe a cadenza settimanale. Nel giugno 2012 i dirigenti scolastici e gli insegnanti referenti del progetto sono stati coinvolti in un colloquio di approfondimento sulle classi, per cogliere esigenze specifiche e peculiarità degli allievi, clima e dinamiche di gruppo. Sempre a giugno si è svolta mezza giornata di formazione, in cui gli insegnanti referenti del progetto Dedalus hanno raccontato le classi ai counselor e agli storyteller che, a loro volta, hanno condiviso la programmazione del percorso di narrazione e orientamento, discusso del ruolo dell’insegnante nel Progetto. Il viaggio in sette tappe con le classi è stato così disegnato... 1° modulo Poi ci sono io... Presento me e la mia famiglia. 2° modulo Il sogno di Cavallo Pazzo. I miei sogni: come mi immagino nel futuro. 3° modulo Tu cosa sai fare? I miei talenti, le mie passioni e capacità. 4° modulo Il nonno diceva. I miei alleati, su chi posso contare. 5° modulo Mi dite tutti cosa devo fare. Le prove e gli antagonisti che devo affrontare. 6° modulo Affrontare le difficoltà. Come affronto le prove della transizione scolastica. 7° modulo Ti invito al viaggio. Mi preparo al colloquio con i genitori. Una volta chiuso il percorso in classe i ragazzi hanno avuto l’opportunità di un incontro di circa un’ora con il career counselor, un colloquio a cui erano invitati anche i genitori, con lo scopo di costruire il consenso, all’interno della famiglia, circa la scelta di studi. Nel progetto sono stati coinvolti 251 studenti italiani e 73 svizzeri. 12 classi della Provincia di Biella e 4 del Cantone dei Grigioni. Le classi sono state selezionate privilegiando classi con studenti a rischio dispersione (ad esempio con un numero elevato di ripetenti). In Italia l’intervento - moduli in classe e colloqui - si è svolto durante l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, tra ottobre 2012 e gennaio 2013, a ridosso della preiscrizione. A settembre, si è investito molto sull’informazione e sensibilizzazione dei genitori. Tutti i genitori degli studenti sono stati invitati a una serata di presentazione del Progetto, organizzata classe per classe, in ogni paese della Provincia di Biella toccato dal Progetto. Moltissimi genitori hanno aderito all’iniziativa, partecipando con domande interessate e spesso sfidanti. Il tutto è avvenuto sotto la cura e la supervisione della dirigenza scolastica e dell’insegnante referente per Dedalus. In quell’occasione è stato possibile trasmettere alle famiglie la filosofia di Dedalus, un progetto basato su talento, passione, sogno e tenacia nel varcare il guado dalle medie alle superiori. È stato illustrato il percorso con i suoi sette moduli e si è insistito sull’importanza della presenza di entrambi, madre e padre, nei colloqui finali con i counselor: i semi gettati allora, come vedremo, hanno dato frutto. Infatti, dopo i sette moduli in classe, i counselor hanno chiamato, una a una, tutte le famiglie, invitando i genitori al colloquio finale di prefigurazione della scelta scolastica. Il 90% delle famiglie ha aderito e spesso i genitori erano presenti insieme, anche se separati o divorziati. Questo è stato il primo grande successo di Dedalus. Il secondo successo è stato la produzione sterminata e bellissima di racconti: ne sono stati raccolti oltre 1300. Scritti in cui gli studenti hanno raccontato i loro sogni, le loro paure, le amicizie che li sostengono, l’amore e i conflitti con i genitori, il rigetto della scuola, la fiducia negli insegnanti. Scritti in cui c’erano rumore di rabbia e slanci di speranza per cavarsi di impaccio nella vita, per avere di più quando c’è poco da scialare, per fare grandi cose pur essendo piccoli. Prima di iniziare l’intervento con gli studenti si è svolto un notevole lavoro di sensibilizzazione di tutti gli attori interessati. Il terzo riscontro positivo è giunto dalla valutazione, curata dall’Università di Torino. In Italia, raramente gli interventi di orientamento vengono valutati con rigore e anche in questo Dedalus ha fatto eccezione, mettendo in piedi un disegno di valutazione quasi-sperimentale, anticipando così un’indicazione dell’Unione Europea per il prossimo settenario: la valutazione di impatto in tutti gli interventi di innovazione sociale. La valutazione ha avuto esito po- 8 9 Introduzione sitivo: il dettaglio sui risultati è al capitolo curato in questa pubblicazione da Ghislieri e Gatti. Infine, un ultimo e inatteso risultato è stato l’adesione entusiasta al progetto di nuovi interlocutori, ogni volta che se ne è parlato in contesti scolastici, aziendali, associativi, artistici e accademici. Leggendo gli scritti dei ragazzi, cogliendo l’entusiasmo e la voglia di giustizia sociale che anima il progetto, Alessandro Baricco e Roberto Saviano hanno deciso di sostenerlo rilasciando una video intervista. Per Dedalus, per la sua carica ideale e il suo spirito pionieristico in ambito metodologico, si sono spese anche le tre voci più autorevoli sulla scena internazionale in ambito di orientamento e career counseling: Mark Savickas (Northeastern Ohio Medical University and Kent State University, USA), Jean Guichard (Insitut National d’Étude du Travail et d’Orientation Professionnelle INETOP du Conservatoire National des Arts et Métiers CNAM, Francia) e Richard Young (Educational and Counselling Psychology and Special Education - British Columbia University, Canada). Le video interviste a questi testimoni privilegiati sono divenute parte di un video che ha lo scopo di documentare il progetto e attrarre in futuro l’interesse e la partecipazione attiva delle istituzioni, dei decisori pubblici e di tutti gli stakeholder, nella lotta alla dispersione scolastica, attraverso metodologie e tecnologie innovative vicine al mondo degli studenti e che li rendano protagonisti, orgogliosi e responsabili, delle loro vite. Primo capitolo Lo storytelLing per farsi strada nel mondo Sara Busto, Responsabile organizzativo supervisione didattica per la Scuola Holden Perché la narrazione Perché le storie? Perché portare una scuola di storytelling nell’orientamento? Perché insegnare a raccontare storie, o perlomeno a dare alle storie che abbiamo in testa una forma più esatta, usando linguaggi e strumenti differenti, è un allenamento necessario al diventare grandi. La Scuola Holden è nata a Torino vent’anni fa sulla scia di un sogno: fare una scuola come quella che sognavamo da ragazzini, in classe, mentre ci annoiavamo a morte. Una scuola che anche Holden Caulfield, il protagonista del romanzo di Salinger che non ne voleva proprio sapere di college, insegnanti ed esami, avrebbe amato. Lo storytelling, materia elastica di insegnamento, rende elastico chi la usa, permette a linguaggi diversi di interagire fra loro e di aprire chi li usa alla scoperta di sé, giocando. Un giorno con la stesura di una sceneggiatura destinata alla serialità e il giorno seguente con un testo teatrale o con un racconto. L’idea di Caterina Corapi e Maria Chiara Pizzorno quindi è stata questa: nelle storie ci sono tutti gli ingredienti della vita reale, espressi attraverso immagini e figure simboliche che ci guidano o ci ostacolano nel raggiungimento di un’identità, quale strumento migliore per l’orientamento? Nelle storie, infatti, si parla degli stessi temi che coinvolgono i ragazzi che prendono per la prima volta nella loro vita scolastica una decisione importante e personale: le storie parlano di desideri, di paure, di motivazioni, di alleati, di ostacoli, di futuro, di mondi. Di ciò che entra in gioco in noi quando dobbiamo prendere una decisione. Scrivere è anche dire quello che non siamo capaci di fare con la voce. Dirlo a chi ci ascolta ma anche a chi non lo fa. Con il Progetto Dedalus abbiamo voluto, insieme a tutto il gruppo di lavoro, dare l’occasione a tutti i ragazzi di dire qualcosa prima di tutto a loro stessi. E a noi che siamo stati ad ascoltarli. 10 11 Primo capitolo Primo capitolo Come siamo partiti per questo viaggio con i ragazzi, ha avuto questo sapore. La Scuola Holden è entrata a piccoli passi nel progetto. Ascoltando e costruendo piano piano le tappe con le persone che l’hanno ideato. Alcuni primi incontri con Maria Chiara Pizzorno e Caterina Corapi ed è stato subito evidente quanto fosse importante esserci per la Scuola, contribuire con il dispiegamento migliore di strumenti e partire. Farlo bene e mettersi al servizio di un obiettivo così ambizioso, e nello stesso tempo primario come quello dell’orientamento scolastico, non è stato facile o comodo. È stato un percorso complesso e necessariamente sperimentale che ha posto tutte le persone coinvolte in una dimensione di complicità e interazione, ma anche di sfida e di apertura verso il nuovo. È il 13 di giugno e splende un bel sole sull’ultimo giorno di scuola secondaria di primo grado anche per i ragazzi e le ragazze di Dedalus. Alcuni di loro hanno già pubblicato su Facebook le fotografie scattate in classe con il cellulare, nei loro volti c’è l’estate e c’è anche molto altro: affetto, intensità, gioia, già nostalgia. Si abbracciano, sbilenchi apposta, sorridenti o serissimi, si schiacciano per starci tutti dentro l’inquadratura di questa giornata che segna un passaggio, un punto di svolta nella loro vita. Dove andranno dopo, quando usciranno dall’inquadratura, quando finirà questa estate senza compiti delle vacanze, quando sarà di nuovo settembre, l’hanno già deciso come tutti gli altri ragazzi e ragazze di tutte le scuole secondarie di primo grado d’Italia: liceo classico, scientifico, linguistico, musicale, delle scienze umane, istituto tecnico, alberghiero e così via. Ma loro, questi che sorridono nelle foto, hanno partecipato a un progetto speciale, un progetto di orientamento e di educazione alla scelta e sono arrivati alla loro decisione con uno strumento e un contesto diversi: attraverso le storie, che hanno ascoltato, visto, letto, e attraverso la scrittura, durante gli incontri con Daniela, con Francesca, consulenti di orientamento, con me, scrittrice. Abbiamo fatto le valigie e composto la squadra, cercando di intuire nelle persone che andavamo a coinvolgere come formatori un guizzo di luce diverso, una sensibilità che andasse oltre le competenze tecniche dell’essere narratori. Per entrare nel corpo docenti Holden del progetto Dedalus era sicuramente necessario avere maturato esperienza con i ragazzi, ma ciò che cercavamo era quella sensibilità in più per saperla mettere al servizio dell’orientamento. Occorrevano tutte queste cose insieme per una destinazione “ignota”. Mettere al servizio del progetto gli strumenti dello storytelling avendo la coscienza di quanto dovessero diventare morbidi e leggeri per essere modulati dal gruppo, forti, ma flessibili. La potenza che questi strumenti hanno raggiunto alla fine del percorso, dopo essere stati spezzati e ricomposti in una lavorazione complessa, non l’avrebbero mai potuta raggiungere se ci fossimo specchiati solo in noi stessi. L’hanno raggiunta interagendo con un settore, quello dell’orientamento, che ci appariva lontano da quello della narrazione e delle materie umanistiche. Il confronto con: counselor, a loro volta selezionati secondo criteri di eccellenza e di sensibilità, ci ha costretti a metterci in discussione, guardando alle storie con una nuova cura. Ci sono stati strappi, momenti di involuzione e di crisi, seguiti da sensazioni di esaltazione di fronte ai primi confronti con gli studenti coinvolti in Dedalus. Cosa ci sembra di aver imparato L’efficacia e la funzionalità di questa valigia speciale composta con l’intero gruppo di lavoro sapevamo che sarebbe stata misurata prima di tutto da chi agiva con i ragazzi, prima che da esiti di valutazione numerici e le sensazioni che ci hanno restituito i formatori dopo essere partiti da Torino ed essere arrivati in aula è stato il nostro primo specchio riflettente. Quello che è tornato a noi, dopo gli incontri 12 Il nostro modo di accompagnarli è stato questo: abbiamo proposto loro di fare un viaggio nel mondo della narrazione, testi e video di autori e registi, racconti fiabe e film, prendendo in mano spesso la penna e scrivendo a loro volta; un invito a esprimersi, a mettere in scena parole e storie con la penna in mano e fogli bianchi a disposizione. E lo hanno fatto. Eccome. Solo io ho raccolto 1000 pagine scritte fitte fitte di circa 80-90 ragazzi. Marina Gellona Docente e scrittrice della Scuola Holden per il Progetto Dedalus Abbiamo imparato ad ascoltare di più, oltre che a scrivere. A parlare prima di tutto fra noi, a cercare di comprendere come si muove e si articola il ragionamento di un counselor rispetto a come si muove il nostro, ancorato alla narrazione e a ciò che di onirico c’è dietro. Abbiamo sperimentato la necessità di concretezza e di applicabilità diverse delle nostre dotazioni per poterne amplificare l’efficacia e l’utilità nella crescita di giovani individui. Ci siamo sorpresi di fronte alle cose che davamo per scontate e di come alcuni approcci formativi in uso nel nostro quotidiano didattico fossero più potenti di quanto ci aspettassimo. 13 Secondo capitolo Come orientarsi dopo le scuole secondarie di primo grado? Dedalus in clasSe Alessia Rossi, Consulente di orientamento Premessa In premessa si ritiene importante richiamare due assunti chiave del career counseling, fondanti il Progetto Dedalus. In primis, l’idea che la carriera scolastica di un ragazzo o di una ragazza non chiama in gioco un singolo ambito di esperienza (ad esempio lo studio), separato dagli altri, ma l’intreccio delle varie sfere di vita (familiare, amicale, sportiva, ecc). In secondo luogo, le diverse strategie per scegliere non fanno riferimento a tratti caratteristici dell’individuo (personalità, interessi, valori), isolati dal proprio contesto d’azione. Da qui, l’esigenza di coinvolgere insegnanti e famigliari sin dall’inizio del Progetto Dedalus, nonché l’importanza di attenersi ai dati di conoscenza di sé che i ragazzi volontariamente offrivano, contenendo i possibili “effetti alone” che la sola esperienza scolastica poteva generare. Incontrando in molti casi situazioni difficili, ad alto rischio di abbandono scolastico, si è ritenuto fondamentale offrire un ulteriore supporto informativo sulle varie opportunità presenti sul territorio, sostenendo così il piano di aderenza alla realtà, laddove questo, a volte, sembrava non essere adeguatamente preso in considerazione. In linea con questi assunti, il metodo basato sullo storytelling è stato utilizzato come un repertorio flessibile di stimoli e strumenti, dal quale attingere per dare forma e sostanza al percorso in classe. Repertorio che, per quanto fosse composto da una ricca “cassetta degli attrezzi”, si è modificato, adattato alle singole situazioni operative. Competenze diverse in gioco: alla ricerca dei confini Il primo modulo di avvio del progetto in classe era in co-docenza: un career counselor e un formatore della Scuola Holden. Presentarsi, conoscersi e iniziare a raccontarsi sono stati tre passaggi decisivi, che hanno richiesto un notevole dispendio di energie per creare un clima favorevole all’interno di ogni gruppo classe. 14 Secondo capitolo Un clima costruito attraverso alcuni accorgimenti, quali l’uso di un gioco di presentazione finalizzato anche a modificare la disposizione dei banchi e gli spazi dell’aula (in alcuni casi l’intervento si svolgeva al di fuori), e soprattutto attraverso molti esempi, storie e aneddoti legati alle proprie esperienze di vita. Nel presentarsi si è lasciato spazio alle curiosità che avevano i ragazzi sui ruoli e il legame che univa counselor e scrittori. E questo ha fatto emergere una questione centrale: quella dei confini, cioè di cosa fosse possibile affrontare nell’ambito di Dedalus, e cosa no. Il tema dei confini è risultato immediatamente un elemento di attenzione, almeno a tre livelli. Il primo, più evidente ed esplicito, era legato al fatto di essere due colleghi con competenze diverse che avrebbero lavorato in parte insieme, e in parte individualmente. Il secondo toccava il piano del gruppo classe, in quanto il percorso si svolgeva in una dimensione collettiva, ma richiedeva molti momenti di riflessione e/o scrittura individuale. Il terzo livello coinvolgeva la relazione tra i “docenti Dedalus” e gli altri adulti coinvolti nel progetto: insegnanti e genitori/familiari. La principale sfida di Dedalus è pertanto consistita nella ricerca di un equilibrio tra i molti confini da attraversare, ma anche all’interno dei quali stare, senza correre il rischio di oltrepassarli. L’avvio ha consentito di prendere le misure con ogni gruppo classe e di far emergere i tratti specifici sui quali costruire le basi del prosieguo. L’apporto di competenze del counselor Dopo l’avvio e i primi quattro moduli in classe, gestiti dai soli formatori della Scuola Holden, il quinto modulo ha visto il rientro in classe del counselor per approfondire, in tre incontri, le difficoltà legate alla transizione scolastica imminente e la focalizzazione della scelta. Gli ultimi tre moduli in classe sono stati, infatti, l’occasione per mettere a fuoco alcuni nodi che richiedevano, per essere affrontati, la presenza di un professionista formato sui temi dell’orientamento e del counseling. In altre parole, nell’ambito di Dedalus si manifestava, come era prevedibile, la gravità di alcune situazioni di disagio scolastico. In ragione di questa gravità si rendeva più stringente il confronto con gli insegnanti, ma nello stesso tempo si presentava evidente l’importanza di una vera rete di supporto per accompagnare questi ragazzi verso il ciclo di studi successivo. 15 Secondo capitolo Secondo capitolo Era chiaro che il percorso di riflessione attivato dagli storyteller, sia a livello collettivo sia individuale, smuoveva emozioni e pensieri profondi e tutto ciò richiedeva interventi di sostegno integrati. Se, da un lato, la stessa idea originaria di proporre il Progetto Dedalus in classi con rischi elevati di disagio e dispersione scolastica poteva spiegare l’emergere di alcune situazioni, dall’altro occorreva poterle contenere e gestire all’interno dei confini definiti dal tipo di intervento. Il tema del sostegno è emerso in varie forme. In particolare, anche grazie agli stimoli filmici proposti in classe, si è molto riflettuto, non tanto o non solo, sulla difficoltà di ricevere l’aiuto “giusto”, ma di saperlo chiedere. Questo tema è stato ricondotto anche all’importanza di mostrarsi per quello che si è, riuscendo a riconoscere le proprie emozioni: quelle negative, che fanno paura, ma soprattutto quelle positive, cui fare appello, insieme con le altre risorse di cui si può disporre. Su questo sfondo di contenuti, tra l’analisi di ostacoli/difficoltà e di risorse/ opportunità, è stata via via messa al centro la questione della scelta. Scelta che si è gradualmente contestualizzata, riportandola alla dimensione pratica e tangibile dell’iscrizione a una nuova scuola. Via via il materiale narrativo è stato collocato dentro il campo d’azione del vivere quotidiano dei ragazzi. Questa visione, in parte comprensibile, è stata l’occasione per lavorare su un concetto che nella letteratura specialistica sull’orientamento viene definito “casualità pianificata”. L’idea di fondo è che le persone crescono in contesti dove potenzialmente ogni evento, positivo o negativo che sia, può rappresentare un’opportunità di apprendimento. Non solo, gli stessi individui possono far accadere eventi da cui trarre vantaggi, e dunque la cosa importante è riuscire ad apprendere dall’esperienza. Sulla scia di queste considerazioni si è ritenuto importante ancorare i contributi dei ragazzi a due piani di lavoro. Da un lato il piano dell’informazione: era importante capire cosa conoscessero delle scuole e degli indirizzi formativi presenti sul territorio. Dall’altro il livello della rappresentazione/prefigurazione dei possibili sbocchi, anche in funzione di stereotipi, immagini socialmente desiderabili di studi, mestieri e professioni. In questa direzione le riflessioni sviluppate in classe si sono concentrate sul tema dell’ideale cui tendere, tradotto in molti contributi sotto forma di un desiderio plausibile di successo in ogni sfera della vita. Desiderio che richiede di pensare non tanto in termini ipotetici, come a quell’insieme di aspirazioni che hanno tutti, ma viceversa in modo molto concreto, anche attraverso alcune scelte del tutto personali legate all’oggi. La riflessione importante sulla quale i ragazzi sono stati invitati a sostare è che il presente è un dato sul quale provare a intervenire, o meglio una realtà alla quale agganciarsi per costruire pezzi di futuro. E il futuro non è un tempo inarrivabile e inesplorabile. Certo, il rischio di responsabilizzarsi eccessivamente o di scadere nel “determinismo storico” - se fai questo allora potrai... - era potenzialmente presente, ma era altrettanto aperta la possibilità di dare voce a chi “ce l’aveva messa tutta” per realizzare il proprio sogno. Rifacendoci a varie fonti, da quelle cinematografiche a quelle di vita vissuta, sono stati proposti molti esempi, racconti e aneddoti che andavano nella direzione di ampliare le proprie vedute e di sfatare alcuni luoghi comuni. Il primo dei quali, anche prevedibile, era legato all’idea che se non si va bene a scuola non si possono raggiungere grandi risultati, oppure che se si sbaglia scelta diventa difficile cambiare. L’immaginario dei ragazzi legato allo studio, e ancor di più al mondo del lavoro, sembrava aderire a modelli socialmente desiderabili, e molte volte appiattirsi sul rendimento scolastico. 16 Per poter svolgere una funzione informativa attiva, i ragazzi sono stati invitati a documentarsi sulla guida di presentazione dell’offerta di istruzione e formazione della Regione Piemonte, utilizzandola come una fonte importante di dati. Il ruolo che si è cercato di svolgere in classe non si è sostituito a quello offerto da un esperto di informazione orientativa o da eventuali insegnanti, né ha pretesto di esaurire tutti i bisogni informativi dei ragazzi. L’obiettivo è stato quello di testimoniare due apprendimenti: il primo è che sapere aiuta a scegliere; il secondo è che la propria conoscenza può essere condivisa in famiglia o con gli amici anche per sfatare alcuni luoghi comuni. I “saperi minimi” sugli sbocchi formativi possibili sono stati trattati dentro una cornice di senso che voleva far lavorare i ragazzi su vari “ingredienti” legati alla scelta. Tra i fattori che sostengono i comportamenti decisionali ci è sembrato importante sottolineare la curiosità e la capacità di esplorare l’ambiente circostante. Il grado di conoscenza sulle “scuole future”, riportato in sottogruppo e poi a livello di classe, ha consentito di evidenziare alcune dimensioni importanti che intervengono nei processi di scelta e che sono direttamente collegate alle fasi di transizione. La prima tocca la sfera emotiva. Non sempre si è consapevoli che una delle fonti di possibile difficoltà, che può diventare motore d’ansia, è proprio il fatto di non essere sufficientemente informati sul panorama delle opportunità formative che si hanno a disposizione. Il secondo aspetto riguarda la messa in campo di competenze cognitive che hanno a che fare con la capacità di anticipare e prefigurare una situazione nuova. Sotto questo profilo Dedalus, come tutti i progetti dal carattere innovativo, ha consentito di mettere al centro una molteplicità di punti di vista. L’appuntamento con i genitori, durante i colloqui conclusivi del percorso, è stato il banco di prova per cercare di mettere insieme la complessità che il progetto aveva fatto emergere. 17 Terzo capitolo Come orientarsi dopo le scuole secondarie di primo grado? Dedalus incontra i genitori Simona Banino, Consulente di orientamento Dopo i sette moduli in classe, il percorso del Progetto Dedalus contemplava un’ultima fase di colloqui individuali con ogni studente, i genitori e il counselor di riferimento. Seppure le finalità di questi incontri fossero molteplici e articolate, è possibile individuarne degli elementi comuni: operare una sintesi del percorso, dei processi e dei significati emersi, nonché focalizzarsi sulla prossima scelta scolastica di ogni ragazzo/a, di fatto l’obiettivo principale del progetto nel suo insieme. Il lavoro svolto in classe ha permesso di produrre molto materiale, ricco di contenuti e significati. I counselor erano al corrente del percorso di ogni studente in itinere, attraverso la lettura diretta delle storie degli studenti. Tuttavia sarebbe stato impossibile offrire in un contesto di gruppo, il tempo e l’attenzione necessari a ciascuno, per leggere, accogliere e riflettere su ciò che aveva scritto. Il colloquio finale ha invece permesso di riportare in primo piano l’unicità dello studente, in linea con lo spirito di Dedalus. Inoltre, il fatto che questo lavoro venisse svolto sia in presenza di ogni ragazzo/a, sia dei suoi genitori, ha creato un terreno fertile per una comprensione e una integrazione del lavoro svolto in classe all‘interno del contesto famigliare. Lavorare sul contesto fa sì che un intervento non cessi di esistere con la sua conclusione temporale, spargendo semi che in questo modo hanno la possibilità di trovare terreno fertile per mettere radici. Un fattore che avrebbe testimoniato la realistica percezione del progetto, sarebbe stato l‘adesione ai colloqui da parte dei genitori. Non vi erano obblighi a riguardo, semplicemente un invito a incontrarci a scuola per parlare del prossimo futuro del loro figlio/a, senza valutazioni e giudizi. Terzo capitolo duli in classe: dopo i primi giorni, i genitori sono stati contattati direttamente dal counselor con cui avrebbero fatto il colloquio. Il giorno prima di ogni incontro, veniva inviato un sms per ricordare l‘appuntamento. Questi sono stati gesti di cura volti esclusivamente alla coppia genitoriale, al riconoscimento del loro ruolo, ponendosi da un punto di vista supportivo nei loro confronti, in prima battuta, cercando in ogni modo di andare incontro alle loro esigenze (ad esempio, sede, giorni e orari). I genitori così hanno risposto all‘invito, nonostante le difficoltà lavorative, hanno cercato di “esserci” entrambi, anche nelle situazioni in cui nella vita non sono più coppie. Il lavoro svolto a monte dal project manager e dalla direzione scientifica di sensibilizzazione dei genitori, unito al contributo degli insegnanti nel promuovere un maggiore coinvolgimento del sistema famigliare e infine il nostro lavoro di presa di contatto diretta con i genitori, è così emerso in tutta la sua ricchezza, favorendo un‘alleanza finalizzata a creare una rete di sostegno. I colloqui avevano una loro struttura di base, che poi veniva modificata a seconda della situazione. L‘incontro si apriva contestualizzando il Progetto Dedalus maggiormente all‘interno della modalità “vocazionale/supportiva”, descrivendo in modo semplice e diretto la decisione di lavorare in questa direzione: sostenere i ragazzi a operare una scelta scolastica più consapevole, che traesse origine dal riconoscimento delle proprie passioni, offrendo strategie per vedere e affrontare le difficoltà, nella fiducia che i sogni possano realizzarsi concretamente. In seguito, vi era un breve riassunto del percorso relativo ai moduli in classe, per poi passare alla lettura (o all‘ascolto della registrazione) di alcuni elaborati, seguendo un ordine cronologico. Senza alcun dubbio, l‘entusiasmo con cui i ragazzi hanno parlato a casa del progetto, ha suscitato l‘interesse degli stessi genitori, ma è possibile individuare la presenza di altri fattori. Il gruppo di lavoro ha scelto di non aspettare la telefonata dei genitori per fissare l‘appuntamento in seguito alla conclusione dei sette mo- Prima che il ragazzo iniziasse a leggere, in modo diretto veniva posta questa domanda ai genitori: “Ma voi, all‘età di vostro/a figlio/a, cosa sognavate di fare?” Di solito, trasalivano. Non si aspettavano di essere coinvolti, un po‘ imbarazzati, rispondevano... e i figli, sorridendo curiosi, ascoltavano i “grandi”, alla loro età. C‘è sempre bisogno di una chiave per aprire delle porte: l‘ironia con cui si accompagnava il ricordo, preparava a un ascolto su diversi livelli. Così iniziava il viaggio... Alcuni genitori sapevano già tutto, i ragazzi avevano fatto leggere gli scritti, altri nulla... ma questo non faceva alcuna differenza, vi era contentezza nel condividere per la prima volta. In questa fase, vi erano solo brevi commenti, finalizzati a mantenere il filo del percorso, eventualmente facendo notare alcuni elementi, senza aggiungere mai nulla. I momenti emotivamente più carichi riguardavano l‘ascolto delle registrazioni, in primis quelle relative al modulo inerente i sogni dei ragazzi, il secondo modulo. 18 19 L‘adesione delle famiglie ha superato ogni aspettativa. Terzo capitolo I ragazzi erano eccitati dal sentire la loro voce, i genitori rapiti dalle storie... pura espressione, accolta e abbracciata nella sua immediatezza che come una freccia giungeva al cuore, prima ancora di essersi resi conto che era partita. L‘aria della stanza cambiava e se vi era qualcosa che non era in sintonia con una tal bellezza e armonia, in quel momento iniziava a emergere, naturalmente. A questo punto ogni colloquio prendeva strade diverse. L‘unicità di ogni incontro si è potuta esprimere in un contesto non-valutativo, volto al riconoscimento di quei segnali che indicano la via da percorrere, alla sua accettazione e alle azioni per renderla concreta, come primo passo. La scelta della scuola, non è solo una scelta scolastica: per alcuni può significare incontrarsi con le proprie paure, con i dubbi rispetto a un qualcosa che è ancora un‘intuizione. Per altri, il dover scegliere un percorso... quando ancora il percorso non è chiaro: e allora il fidarsi di piccoli segnali non cedendo alle paure, rappresenta la vera sfida. Talvolta, la scelta della scuola è risultata secondaria rispetto altri bisogni... e in questo caso, ciò che si può fare, è rispettare delle priorità che vanno al di là degli obiettivi. Riconoscere una direzione, che abbia un significato è il nutrimento per trovare un posto nel mondo, ove ci si sente a proprio agio poiché ciò che si fà è armonico rispetto a ciò che si è. Non sempre tale direzione può risultare adeguata alle aspettative, che siano sociali o famigliari, ma quando la si evidenzia, nella sua unicità, le imposizioni iniziano a sgretolarsi... Spesso i ragazzi hanno espresso il timore che la scelta per loro giusta in questo momento, con il tempo, potrà rivelarsi sbagliata. Contenere l‘incertezza per il futuro, senza dare certezze a riguardo bensì lavorare sull‘ascolto di sé nel quied-ora, valorizzandolo pur non rendendolo statico, è stato un aspetto emerso in molti colloqui, a sostegno di una “sicurezza“ interiore, risorsa fondamentale nel far fronte agli eventi di vita. Quarto capitolo L’esperienza di Dedalus in SvizZera Osckar Eckhardt, Capoprogetto per la parte Svizzera e scrittore Vincenzo Todisco, Scrittore L‘intento era sia quello di accompagnare i ragazzi nella scelta della scuola, sia quello di fare in modo che sapessero di avere una rete di sostegno (in primis i genitori), vista e percepita come tale. Il tempo ci dirà se i semi hanno messo radici, diventando piante... l‘augurio è che i frutti possano essere raccolti. “All’inizio non avevo voglia di partecipare al progetto Dedalus, ma dopo mi è piaciuto molto. Ho scoperto cose nuove su di me”. Come si può dedurre dalla testimonianza di questo ragazzo, per chi l’ha condotto e per chi ne ha usufruito Dedalus è stato un percorso introspettivo che ha permesso agli studenti, attraverso la scrittura, di intraprendere un viaggio alla scoperta di sé e delle proprie potenzialità. Il punto forte per la Svizzera è stato che ci siamo trovati a poter gestire un numero ridotto di classi, ciò che ha permesso di dare al progetto una struttura agile, esente da impegni amministrativi troppo gravosi. Il progetto è stato condotto dall’Alta scuola pedagogica dei Grigioni con un capoprogetto, due scrittori e una consulente. Va detto che in Svizzera le premesse per lo svolgimento del progetto erano diverse rispetto all’Italia, in quanto da noi il tasso di abbandono scolastico è più basso. Inoltre, in Svizzera gli interventi si sono tenuti in due regioni linguistiche diverse e quindi si sono svolti sia in tedesco, sia in italiano. Abbiamo lavorato in quattro sedi scolastiche del Canton Grigioni, una nella parte italofona e due nella parte tedescofona, con classi di diverso livello, più alto per le une, più basso per le altre. I responsabili di sede e gli insegnanti delle singole classi si sono dimostrati sempre molto disponibili e hanno accettato con entusiasmo di partecipare al progetto. Pur trattandosi di poche classi, le esigenze e le premesse dei singoli allievi erano molto diverse. C’era chi non aveva voglia di scrivere, chi non riusciva a intravedere uno scopo preciso in quello che si stava facendo, chi invece si è subito lasciato entusiasmare, chi ha accettato la sfida di intraprendere un viaggio alla scoperta di sé. Quanto più euforica è stata la partenza, dove quasi tutti hanno apprezzato la novità dell’iniziativa, tanto più complicato e a volte insidioso si è rivelato il percorso seguente. Man mano che si andava avanti, attraverso la scrittura venivano messi a nudo speranze, sogni, debolezze, utopie, paure, progetti di vita, incertezze, tutte cose con le quali, sempre attraverso la scrittura e il confronto diretto tra allievo, scrittore e consulente, bisognava fare i conti. A tale proposito uno dei due scrittori che hanno accompagnato le classi annota: “So che fanno fatica a stare fermi nei banchi. So che hanno bisogno di essere ascoltati, anche quando sembra non abbiano niente da dire. Saltati i preliminari, liquidati gli schemi prestabiliti, proviamo a scrivere, a individuare una traccia, a iniziare 20 21 Ascoltare, sostenere e aiutare a riconoscere una direzione che, nonostante le possibili difficoltà, valesse la pena percorrere, “mettere ordine“ a diversi livelli (elaborati scritti, pensieri e sentimenti) e contemporaneamente trovarvi una chiave di lettura che li contenesse, fornire informazioni quando erano necessarie, sono state le funzioni trasversali che il counselor ha svolto nelle diverse fasi del progetto e che si sono rese pienamente manifeste nel corso dei colloqui. Quarto capitolo Quarto capitolo un percorso, ma bisogna prima fare in modo che loro possano recuperare la loro bussola, se mai ne hanno avuta una. E allora cerchiamo”. Dedalus è stato un lavoro prevalentemente di ricerca. A volte si procedeva al buio, a volte alla luce del sole, a volte senza sapere cosa si stava cercando, altre volte fermandosi stupiti di fronte a quello che le parole sapevano esprimere. È stata un’avventura affascinante, non priva di difficoltà: nelle classi di livello superiore era più difficile motivare i ragazzi, in quelle di livello inferiore le resistenze alla scrittura erano riconducibili a delle difficoltà di tipo formale. Molti di questi ragazzi, ovviamente con alcune eccezioni (del resto molto incoraggianti), scrivevano controvoglia, non sapevano scrivere e non reggevano più di dieci minuti di scrittura. Ogni classe ha assunto dinamiche in parte diverse che hanno richiesto reazioni didattiche specifiche. Un’ulteriore sfida si è presentata a livello linguistico. In due delle sedi in cui abbiamo lavorato c’erano un allievo e un’allieva, che non sapevano la lingua del posto. Più che motivare i ragazzi alla scrittura, occorreva individuare dei percorsi didattici che dessero allo scrivere una dimensione più ampia, personale. “A che serve mettersi a scrivere?”, si chiedevano alcuni ragazzi. E lo scrittore che li ha accompagnati li ricorda così: “Ci provano lo stesso, un po’ per accontentarmi, un po’ perché ci vogliono credere. Altre volte si rifiutano, caparbiamente. Andiamo avanti a piccoli passi. È come muoversi a tentoni. Devo trovare dei giochi da fare, devo cercare di farli scrivere senza che lo sentano come un peso. Incominciamo a riflettere sui sogni, sulle visioni che si possono avere nella vita. Qualcosa esce, ma non sono ancora disposti ad aprirsi, rimangono sulle difensive o si dimostrano rassegnati: “... io non ho sogni! ...sogno di poter avere un sogno...”. Dedalus è diventato il mezzo per esternare i “sogni” nascosti dei ragazzi, soprattutto quelli che sembravano irrealizzabili e quindi, nei momenti più forti, la scrittura ha assunto le dimensioni di un riscatto personale. Tutto questo ci ha portati a un coinvolgimento emotivo in parte molto forte che ha intensificato i rapporti tra allievo, scrittore e mentore. Uno dei due scrittori ricorda questo episodio: “La ragazza bionda piccolina che nasconde gli occhi dietro i capelli spioventi sembra un fiore appassito. Dice che tanto lei ha la strada segnata, che farà quella cosa che non le piace, non avrà altri sbocchi. Ne parliamo a lungo, cerco di spiegarle che deve credere in un futuro diverso”. Non essendo previsti in Svizzera dei colloqui con i genitori, il programma dell’ultimo intervento è stato modificato. Al posto di un counselor abbiamo previsto una mentore, il cui compito non era quello di portare i ragazzi alla scelta di una professione o di fungere da tramite fra genitori e figli, ma di accompagnare, sostenere e incoraggiarli, tematizzando quanto da loro svelato nelle produzioni scritte. Certo, non tutti sono stati disposti a lasciarsi coinvolgere dal progetto, alcuni si sono persi per strada, altri hanno fatto opposizione o sono rimasti indif- ferenti, ma tutti quelli che hanno accettato di mettersi in gioco attraverso la scrittura sono usciti rafforzati dall’esperienza, hanno scoperto potenzialità e abilità di cui non erano coscienti e hanno imparato a credere nelle loro possibilità. Una ragazza per esempio nel corso del progetto ha scritto: “... mi hanno detto che non potrò mai fare l’attrice perché si deve fare il liceo e io non sono in grado. Ci sono rimasta malissimo. Ora ho abbandonato il mio sogno...”. Più avanti, a un certo punto la stessa ragazza scrive: “... oggi ho imparato a saper credere ai sogni...”. Episodi di questo tipo ce ne sono stati molti. In uno degli elaborati si legge: “...tante persone mi chiedono cosa voglio fare da grande, io rispondo scuola alberghiera, la più gran bugiarderia... il mio sogno è di diventare un’attrice, ma non ditelo a nessuno perché mi direbbero che non sono in grado...”. “Questo me l’ha scritto la ragazza estroversa che ogni dieci minuti chiede di poter andare al bagno”, annota lo scrittore, e poi continua: “Il ragazzo straniero, invece, quello che non la smette di tamburellare con le dita sul tavolo, dice trasognato che vorrebbe fare il filosofo. La ragazza che abbassa sempre le palpebre vorrebbe fare la scrittrice, un’altra la psicologa. Ci sarebbero una stilista, un informatico, un architetto, una poliziotta... ... tutte cose che non potremo mai fare... Maledizione, non voglio più sentirvelo dire. Alzo la voce e dico che quello che conta veramente nella vita è fare le cose con passione, credere nelle proprie possibilità, non perdere la curiosità, non farsi bastare i sogni piccoli! E sono meravigliosi quando si chinano sul foglio con la penna stretta tra le dita, sono meravigliosi quando sanno dimostrarsi riconoscenti: ...questo fatto di scrivere ci aiuta a essere noi stessi senza essere giudicati dagli altri, grazie... Mi consegnano altre piccole prove di scrittura. Leggo, scovo una parola qua e là, a volte una frase, altri piccoli tesori. Mi stupisco della loro saggezza, di quel modo che hanno di guardare la vita: ...la vita è piena di ostacoli, ma una vita senza ostacoli è vuota... Me lo scrive la ragazza che tiene sempre il cellulare sotto il banco e manda sms credendo che non me ne sia accorto. Quando le dico brava, hai scritto una cosa bella, le si illuminano gli occhi”. Nel corso del progetto abbiamo potuto riscontrare una grossa differenza di mentalità: le classi di lingua italiana si sono dimostrate più disposte e aperte a fare un lavoro introspettivo, di confronto (anche emotivo) con se stessi e gli altri, mentre le classi di lingua tedesca tendenzialmente sentivano il bisogno di andare sul concreto e cercavano un nesso chiaro con le loro future scelte professionali. Tendenzialmente questi ragazzi avrebbero voluto che Dedalus assumesse un orientamento miratamente professionale. Quello che conta è che Dedalus è riuscito ad aumentare l’autostima dei ragazzi e delle ragazze meno privilegiati. Per questo c’è stata molta riconoscenza, anche da parte degli insegnanti. E rimane ovviamente anche il legame emotivo nato tra lo scrittore e i ragazzi: “L’ultimo giorno mi chiedono perché non verrò più, se tornerò un’altra volta a trovarli, se possono incontrarmi su Facebook”. 22 23 Quinto capitolo Quinto capitolo Oltre Dedalus, la valutazione delL’esperienza Variabile Risposte Partecipanti Italia N = 235 Gruppo di controllo N = 142 Chiara Ghislieri, Professore Associato di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino Paola Gatti, Dottore di Ricerca in Psicologia del lavoro Genere Femmine Maschi Dati mancanti 50.2% 49.8% - 45.8% 48.6% 5.6% Età Media e (DS) 12.9 (0.59) 12.9 (0.56) La progettazione e realizzazione dello studio valutativo di Dedalus, in linea con gli obiettivi del percorso, è stata guidata da due interrogativi conoscitivi principali. Mamma lavora 1. Dedalus contribuisce a ridurre l’incertezza legata al momento decisionale e ad accrescere le risorse psicologiche utili per affrontare al meglio la scelta del futuro percorso formativo? Sì No Dati mancanti 78.3% 21.3% 0.4% 76.8% 23.2% - Papà lavora Sì No Dati mancanti 89.4% 8.5% 2.1% 88.0% 9.0% 2.1% 2. Dedalus è percepito come un percorso soddisfacente e utile per sostenere i partecipanti di fronte al momento decisionale? Tabella 1 - Descrizione dei partecipanti Per rispondere a questi interrogativi è stato messo a punto un disegno di ricerca che, di seguito, verrà descritto in modo sintetico. In queste pagine verranno inoltre presentati i principali risultati della valutazione nel territorio biellese. 1) Dedalus contribuisce a ridurre l’incertezza legata al momento decisionale e ad accrescere le risorse psicologiche utili per affrontare al meglio la scelta del futuro percorso formativo? Metodo e partecipanti La valutazione dell’esperienza si è avvalsa di una doppia rilevazione, prima della sperimentazione (T1) e alla sua conclusione (T2). Entrambe le rilevazioni sono state realizzate attraverso l’utilizzo di questionari somministrati ai partecipanti italiani (N = 235) e a un gruppo di controllo (N = 142; il numero indica i questionari raccolti sia al T1 sia al T2 e compilati in modo adeguato). Per quanto riguarda la rilevazione della soddisfazione e dell’utilità percepita dell’esperienza, anche genitori (167), insegnanti (12), counselor/scrittori (6) hanno compilato un breve questionario. Come si può osservare dalla Tabella 1, i partecipanti a Dedalus sono equamente suddivisi tra maschi e femmine e i due campioni (partecipanti e controllo) sono comparabili. 24 Per rispondere a questa domanda sono state utilizzate misure tratte dalla letteratura scientifica di riferimento o costruite ad hoc (Tabella 2; le misure utilizzate presentano un’adeguata coerenza interna). Le scale sono state inserite in entrambi i questionari, prima (T1) e dopo l’esperienza (T2) e, attraverso l’analisi dei dati, si sono osservati i cambiamenti tra le due rilevazioni. In linea con le attese, i risultati evidenziano che, al termine della sperimentazione di Dedalus, nei partecipanti diminuisce l’indecisione rispetto al futuro percorso di studi. Questa diminuzione dell’indecisione è: rilevante e significativa per quanto riguarda i partecipanti; presente anche nel campione di controllo, sebbene con uno scarto inferiore. Al termine del percorso si osserva inoltre un aumento di alcune risorse quali l’autoefficacia e l’autoconsapevolezza. In particolare, l’autoefficacia, intesa come l’insieme di convinzioni circa la possibilità di riuscire bene nelle diverse situazioni di vita, aumenta in maniera statisticamente significativa solo nei partecipanti a Dedalus; l’autoconsapevolezza relativa ai propri interessi e alle proprie motivazioni aumenta sia nei partecipanti sia nel campione di controllo sebbene lo scarto maggiore si osservi nel gruppo coinvolto in Dedalus. 25 Quinto capitolo Quinto capitolo VARIAZIONI TRA T1 E T2 t-test e valori medi PARTECIPANTI VARIAZIONI TRA T1 E T2 t-test e valori medi GRUPPO DI CONTROLLO Domanda SCALA 1 pochissimo 10 moltissimo (punto centrale 5.5) Partecipanti N = 235 Genitori N = 167 Insegnanti N = 12 Counselor/ Scrittori N=6 4 Indecisione di Likert carriera 1 poco Germeijs & De 5 molto Boeck, 2002 (min 4 - max 20) T1 = 9.95 T2 = 8.99 [t(222) = -5.16, p < .001] DIMINUIZIONE STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVA > T1 = 9.39 T2 = 8.28 [t(136) = -3.07, p < .01] DIMINUIZIONE STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVA Quanto sei soddisfatto/a? 7.63 7.80 7.61 7.87 Quanto pensi sia stato utile? 6.93 7.34 7.61 8.66 Autoefficacia Scholz, Doña, Sud & Schwarzer, 2002 3 Likert 1 poco 4 molto (min 3 - max 12) T1 = 8.08 T2 = 8.50 [t(233) = 3.76, p < .001] AUMENTO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO T1 = 8.29 T2 = 8.51 [t(139) = 1.38, p = .171] AUMENTO NON STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO Autoconsapevolezza Scala ad hoc 6 Likert 1 poco 5 molto (min 6 - max 30) T1 = 22.61 T2 = 23.86 [t(225) = 4.29, p < .001] AUMENTO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO > T1 = 23.41 T2 = 24.57 [t(134) = 3.33, p < .01] AUMENTO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO LE MISURE UTILIZZATE NUMERO ITEM, SCALA DI RISPOSTA Tabella 2 - Caratteristiche delle scale e differenze tra T1 e T2 2) Dedalus è percepito come un percorso soddisfacente e utile per sostenere i partecipanti di fronte al momento decisionale? Guardando alla percezione del percorso, i dati segnalano un’elevata soddisfazione e una buona utilità attribuita all’esperienza (Tabella 3). Tabella 3 - Soddisfazione e utilità percepita (media) dai diversi interlocutori coinvolti Le attività realizzate sono state complessivamente apprezzate. In particolare più del 68% dei partecipanti ha valutato come molto utile vedere sequenze filmiche e più del 65% ha valutato come molto utile confrontarsi con il counselor sulla scelta scolastica. È stato considerato utile (dal 54%) anche l’ascolto di brani musicali mentre gli esercizi di scrittura risultano l’aspetto meno apprezzato (considerato molto utile solo dal 33% dei partecipanti). Quanto il percorso ti ha aiutato a... 1 (poco utile) - 5 (molto utile) M IMMAGINARTI NEL FUTURO 3.87 RICONOSCERE E DARE VALORE ALLE PERSONE CHE TI SONO VICINE 3.76 CONOSCERE I TUOI INTERESSI IN MODO PIÙ PRECISO 3.67 GUARDARE IN MODO PIÙ POSITIVO AL TUO FUTURO 3.66 Tabella 4 - Percezione del supporto fornito dal percorso I partecipanti, inoltre, hanno riconosciuto il valore del percorso (Tabella 4) come opportunità per immaginarsi nel futuro, conoscere meglio i propri interessi e acquisire un atteggiamento più positivo rispetto alle scelte da effettuare. 26 27 Quinto capitolo Conclusioni Considerazioni conclusive Dedalus: il viagGio è solo alL’inizio Come emerge dai risultati presentati, le risposte alle domande formulate all’inizio di queste pagine, per quanto riguarda la sperimentazione di Dedalus nel territorio biellese, concorrono a delineare un positivo bilancio dell’esperienza. Dedalus sembra contribuire alla diminuzione dell’indecisione e al rafforzamento di alcune risorse personali. Il percorso è inoltre percepito come soddisfacente e utile. Tra i dati da considerare in vista di una eventuale riedizione si segnala il basso apprezzamento per gli esercizi di scrittura e, per contro, l’elevato gradimento per altre forme narrative. Ciò ribadisce l’importanza, nel progettare interventi di questa natura, di prendere in considerazione una vasta gamma di mezzi espressivi, aspetto che richiede, a sua volta, di poter contare su professionisti versatili. Il ruolo dei professionisti appare, in ogni caso, estremamente rilevante e capace di influenzare la soddisfazione e l’utilità percepita dell’esperienza. Questi aspetti possono inoltre variare in relazione alla specificità dei contesti in cui l’intervento viene realizzato, contesti che possono differire per quanto riguarda caratteristiche strettamente socio-economico-culturali, ma anche per diverse aspettative da parte della direzione scolastica, degli insegnanti e delle famiglie. Come ogni intervento, anche l’orientamento narrativo richiede, per la sua riuscita, un terreno fertile, un’elevata motivazione alla partecipazione e una sostanziale convergenza tra i diversi interlocutori, a vario titolo, coinvolti. Città Studi Biella Riferimenti bibliografici Germeijs, V., & De Boeck, P. (2002). A Measurement Scale for Indecisiveness and its Relationship to Career Indecision and Other Types of Indecision. European Journal of Psychological Assessment, 18(2), 113-122. Scholz, U., Doña, B.G., Sud, S., & Schwarzer, R. (2002). Is General Self-Efficacy a Universal Construct? Psychometric Findings from 25 Countries. European Journal of Psychological Assessment, 18(3), 242-251. Il Progetto “DEDALUS. Meno dispersione, più occupazione: innovare l’orientamento scolastico” è giunto al termine. Ma ci piace immaginarlo come l’inizio di un viaggio all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione. In questi due anni il Progetto è stato reso possibile grazie ai preziosi finanziamenti stanziati attraverso il Bando Interreg Italia-Svizzera 2007-2013 della Comunità Europea. I risultati positivi, il lavoro svolto, la passione, le energie e la professionalità impiegate da tutti gli attori coinvolti si possono leggere nei capitoli di questo “diario di bordo” che raccoglie il percorso, gli sforzi e le impressioni di tutti i soggetti che vi hanno partecipato. Ciò che oggi, però, è importante è guardare avanti. Le basi per creare un metodo innovativo di orientamento scolastico sono state gettate. Ora l’auspicio è che questo percorso possa servire da esempio e ispirare iniziative analoghe. Città Studi Biella, dal canto suo, in linea con la sua mission di diffondere cultura e formazione, continuerà a spendersi in questa direzione, forte di un complesso architettonico polivalente che comprende al suo interno un campus universitario, un’agenzia per la formazione professionale, una divisione per consulenza e servizi alle imprese, un centro congressi e una biblioteca. Da sempre, in stretta collaborazione con il settore economico e sociale, opera in una logica di reti internazionali del sapere. La prospettiva di Città Studi non è vista solo a livello locale, ma è estesa anche al territorio nazionale ed europeo (specialmente per i livelli più alti della formazione e della ricerca) attraverso i rapporti di collaborazione attivati con Università e Istituti Europei nel quadro di vari programmi UE. Città Studi è inoltre capofila e partner in numerosi progetti nazionali, comunitari e transfrontalieri (Interreg) attivati in ambito formativo e di trasferimento tecnologico. Ed è proprio grazie a questa impostazione delle sue attività e al lavoro quotidiano nel campo della formazione che Città Studi ha saputo essere promotrice di Dedalus. Il tutto operando in un’ottica che ha sì radici locali, ma trova piena espressione soltanto in un contesto di portata nazionale e internazionale. Infatti, nonostante la dispersione scolastica nella provincia di Biella conosca per fortuna un trend decrescente (nel 2004 il tasso di abbandono precoce della 28 29 Conclusioni scuola era del 31%, cinque anni dopo era sceso al 19.5%.), se il fenomeno si riduce, la sua drammaticità cresce poiché oggi il mercato del lavoro non assorbe più titoli di studio inferiori al diploma o alla qualifica professionale come prima accadeva. In questo modo, i giovani che abbandonano la scuola tendono a restare esclusi da tutte le opportunità lavorative, formative e di partecipazione sociale. Allo stesso modo, anche nelle realtà in cui l’abbandono scolastico non sembra rappresentare un problema in termini statistici, risulta quanto mai importante operare al fine di offrire un aiuto concreto ai ragazzi che si trovano ad affrontare la difficile scelta del percorso formativo da intraprendere. È questo il caso, ad esempio, dei nostri “gemelli” svizzeri del progetto Dedalus: l’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni con sede a Coira. Ci auspichiamo che l’esperienza maturata in questo biennio possa stimolare nuove iniziative in questa direzione. Siamo convinti che le energie e le risorse rivolte alle giovani generazioni siano il miglior investimento che il sistema scolastico possa mettere in campo, specialmente in una fase storica che richiede capacità di sapersi reinventare per affrontare le sfide del presente attraverso i linguaggi del futuro. Infatti, oltre ad aver sposato, con Dedalus, la strategia di prevenzione della dispersione scolastica attraverso l’orientamento, Città Studi ha voluto sperimentare un metodo innovativo che coniuga lo storytelling con il counseling. In questo consiste l’originalità del Progetto: utilizzare un metodo nuovo che consenta agli orientatori di avvicinarsi maggiormente all’esperienza e agli stili di comunicazione dei giovani del terzo millennio, i nativi digitali, per offrire una consulenza orientativa approfondita, ma anche prossima alla loro realtà, ai loro linguaggi multimediali. Ci piace immaginare che il Progetto Dedalus, portato avanti parallelamente in Italia e in Svizzera come previsto dal Programma Interreg, sia stato solo il punto di partenza di quella che immaginiamo essere una lunga fase di trasformazione che vede come unici, veri protagonisti gli stessi ragazzi. Come Città Studi abbiamo agito nella convinzione che questo metodo, una volta testato e perfezionato, possa poi essere utilizzato con successo in altri contesti di orientamento e di formazione. Perché questo è solo l’inizio di un viaggio destinato a rinnovarsi ogni anno (scolastico). 30 Progetto Dedalus www.progettodedalus.it Città Studi Biella www.cittastudi.org Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni www.phgr.ch Scuola Holden www.scuolaholden.it Dipartimento di Psicologia - Università degli Studi di Torino www.unito.it Finito di stampare a Biella nel mese di Novembre 2013