Rassegna stampa e documentazione

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Rassegna stampa e documentazione
Rassegna stampa e documentazione
di mercoledì 25 novembre 2009
A cura dell'Ufficio Stampa della Sede Centrale
Testata: ASCA
Data di pubblicazione: 14/1/20092
NATALE: ENPA, NO AL CUCCIOLO COME REGALO SOTTO L'ALBERO
Appello della Protezione Animali savonese a non regalare animali come ''sorpresa'' di Natale. E' bene
prendere con se' un animale o regalarlo per Natale - avverte l'ente - solo dopo avere accertato l'effettiva
disponibilita' ad accudirlo per tutta la vita. Ogni anno infatti, dopo le feste, si verificano casi di rifiuto o
rinuncia a tenerli, soprattutto da parte di chi li ha ricevuti senza preavviso. A chi volesse accogliere un
nuovo amico, l'ENPA savonese consiglia di evitare animali esotici e scegliere cani o gatti e, se di razza,
rivolgendosi ad allevatori seri ed affidabili; ma soprattutto di adottare un cane adulto di un canile, come
quello dell'associazione a Ca-dibona, dove 80 cani, come recita un appello natalizio, attendono una nuova
famiglia. Inoltre, l'ENPA segnala autentiche truffe su internet, che si intensificano durante le feste natalizie,
con inserzioni web che offrono animali in vendita o addirittura in adozione per toccare il cuore dei
navigatori; attenzione pero': spesso e' un raggiro che riguarda non solo cani e gatti ma anche scimpanze',
scimmie cappuccine, pappagalli. Di solito le inserzioni riguardano animali che si trovano all'estero e sono
pubblicate da venditori stranieri (spesso risiedono in un Paese africano) su siti web italiani di piccoli annunci
commerciali come adoos.it o bakeca.it. Le proposte di vendita o di adozione sono scritte in italiano stentato,
frutto di traduzioni improvvisate: gia' questo elemento dovrebbe essere una spia d'allarme circa la scarsa
affidabilita' del venditore. Le comunicazioni si svolgono prevalentemente via mail: al primo contatto il
venditore fornisce tutte le informazioni relative all'animale (eta', vaccinazioni, abitudini alimentari, e cosi'
via). Per rendere piu' credibile il raggiro, l'inserzionista invia una nutrita documentazione fotografica e
chiede garanzie circa l'effettiva capacita' della nuova famiglia di accudire l'animale. Ma subito dopo chiede il
pagamento anticipato di una somma compresa tra 100 e 300 euro a copertura delle spese di spedizione
dell'animale; ovviamente senza l'anticipo la trattativa non avanti. Infine, l'amara sorpresa: pagato l'anticipo,
l'acquirente o l'adottante arriva in aeroporto dove nessun aeroplano consegnera' mai alcun animale.
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: APCOM
Data di pubblicazione: 04/12/2009
ANIMALI/ ENPA: VIAGGIARE SUL TRENO CON FIDO È UN'ODISSEA SEMPRE PIÙ EUROSTAR. E
IL QUATTROZAMPE RESTA A TERRA
Denunciare le difficoltà quotidiane dei viaggiatori con animali al seguito sulle rete ferroviaria nazionale. E'
l'obiettivo della campagna "bassa velocità", lanciata dall'Ente nazionale protezione animali (Enpa). I
passeggeri possono raccontare disagi e disservizi alla casella di posta elettronica [email protected]; le
segnalazioni saranno incluse in un dossier che l'Enpa inoltrerà a Trenitalia. "Ogni giorno - spiega l'Enpa numerosi cittadini ci contattano lamentando i disagi degli spostamenti insieme ai loro amici a
quattrozampe". "Il problema del trasporto di animali a bordo dei convogli ferroviari - prosegue - si è posto
dopo l'approvazione di un nuovo regolamento di Trenitalia, entrato in vigore l'autunno scorso, sull'onda delle
polemiche relative alla pulizia dei vagoni. Con il più classico degli scaricabarile, la dirigenza di Trenitalia
imputò agli animali la colpa di carrozze fatiscenti, sedili laceri, parassiti, toilettes impraticabili. Inizialmente le
ferrovie cercarono di bandire del tutto gli animali dai treni; tuttavia le proteste dei cittadini e l'intervento
dell'Enpa scongiurarono una soluzione tanto estrema". "Fu raggiunto - ricorda l'organizzazione - un
compromesso: i quattrozampe di piccola taglia avrebbero continuato a viaggiare su qualsiasi categoria di
treno purché alloggiati nel loro trasportino, con la sola eccezione degli Etr 450; gli altri, invece, soltanto a
bordo di espressi, intercity e regionali. Su questi ultimi i quattrozampe possono viaggiare 'nel vestibolo o
piattaforma dell'ultima carrozza', con l'esclusione della fascia oraria tra le 7 e le 9 del mattino, ma per
pastori tedeschi, dalmata, ecc. gli eurostar diventavano dunque off limits". Ciononostante "sono aumentati i
disagi dei viaggiatori a due e quattrozampe. Come risulta dall'orario delle ferrovie, su circa 30 treni in
servizio sulla tratta Roma-Milano, gli eurostar sono 26, appena 4 gli intercity (hanno tempo medio di
percorrenza di circa 6 ore); sulla Roma-Torino, invece, prestano servizio 8 convogli di cui due soli intercity.
Se poi qualcuno avesse necessità di raggiungere Lecce da Milano in compagnia di Fido, si metta l'anima in
pace e si prepari a trasbordare: nessuna carrozza diretta disponibile tra le 7 e le 20: sono tutti eurostar.
"Velocizzare i collegamenti - commenta Carla Rocchi, presidente nazionale dell'Enpa - deve necessariamente
significare anche omogeneità di regole e di comportamenti sui treni che circolano in Europa. Andare più
veloci non è di per sé un valore se non si lega alla reale possibilità di fruire di servizi omogenei. Chiediamo
che i cani in Italia possano viaggiare secondo standard europei".
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: NUOVA AGENZIA RADICALE
Data di pubblicazione: 03/12/2009
VIAGGIARE "DA CANI" SU TRENITALIA
Un dossier per segnalare a Trenitalia i disservizi dei viaggi in treno con Fido. Si chiama "Bassa Velocità" ed è
una iniziativa promossa dall'Enpa che ha attivato la casella di posta elettronica [email protected] alla
quale i viaggiatori possono segnalare i piccoli e grandi disagi vissuti insieme ai quattrozampe a bordo delle
carrozze italiane. Le testimonianze così raccolte andranno a formare un dossier che la Protezione Animali
affiderà ai dirigenti Trenitalia."Il problema del trasporto di animali a bordo dei convogli ferroviari si è posto
dopo l'approvazione del nuovo regolamento di Trenitalia entrato in vigore l'autunno scorso, dopo accese
polemiche sulla pulizia dei vagoni", si legge in una nota diffusa dall'Enpa. "La dirigenza di Trenitalia prosegue l'associazione - imputò agli animali la colpa di carrozze fatiscenti, sedili laceri, parassiti, toilettes
impraticabili". Il classico "capro espiatorio", insomma. Il risultato dell'operazione? La pulizia dei treni non è
migliorata mentre si sono complicati notevolmente gli spostamenti di Fido. A parziale discolpa delle ferrovie
una cosa va puntualizzata: se gli utenti fossero più civili forse anche i nostri treni sarebbero migliori.
Su cani e vagoni cerchiamo comunque di saperne di più. "I cani di piccola taglia, i gatti ed altri piccoli
animali domestici da compagnia (custoditi nell'apposito contenitore di dimensioni non superiori a 70x30x50)
- recita il sito di Trenitalia - sono ammessi gratuitamente nella prima e nella seconda classe di tutte le
categorie di treni". Fanno eccezione gli Etr 450, i vecchi pendolini, off limits per qualunque specie animale,
tranne l'uomo. E se qualcuno avesse avuto la malaugurata idea di scegliersi come amico un pastore tedesco
o un dalmata invece di un bassotto? Sono guai. Per i cani di taglia medio-grande le porte degli Eurostar
sono sbarrate mentre possono viaggiare solo su treni Espresso, Intercity, Intercity Notte e Regionali (su
questi ultimi però solo nell'ultima carrozza). In linea di principio, nessun problema. Non fosse per un
dettaglio: l'offerta delle ferrovia ha progressivamente sostituito gli Eurostar agli Intercity. Ma ecco alcuni
esempi (e paradossi). Per chi volesse partire con cane al seguito da Milano per Lecce l'unica soluzione è
quella di prendere l'Espresso delle 20.40 (arriva a destinazione 11 ore dopo) oppure mettersi l'anima in pace
e rassegnarsi a trasbordare (un cambio solo quando va bene). Se, invece, si parte da Roma lo scenario è
ancora più surreale: prima si arriva a Pescara con il regionale, poi da lì si sale sull'Intercity per la città
pugliese. E la Sicilia? Ancora peggio: 20 ore da Milano a Palermo con cambio a Messina alle 3.30 del
mattina. Un'odissea più che un viaggio. Non c'è dunque da stupirsi se bipedi e quattrozampe dovessero
arricciare il naso alla vigilia dell'inaugurazione dell'alta velocità tra Bologna e Firenze. Per molti ma non per
tutti, dunque, con buona pace dei contribuenti italiani che hanno finanziato - proprietari di cani compresi la costruzione delle tratte nazionali.
"Velocizzare i collegamenti deve necessariamente significare anche omogeneità di regole e di
comportamenti sui treni che circolano in Europa - spiega Carla Rocchi, presidente nazionale dell'Enpa -.
Chiediamo che i cani in Italia possano viaggiare secondo standard europei". I cani di tutti gli italiani aggiungiamo noi - e non soltanto di qualche politico in vista.
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: LA PROVINCIA DI SONDRIO
Data di pubblicazione: 07/12/2009
VIAGGIARE IN TRENO CON I CANI: UN'IMPRESA QUASI IMPOSSIBILE
Denunciare le difficoltà quotidiane dei viaggiatori con animali al seguito sulle rete ferroviaria nazionale. E'
l'obiettivo della campagna "bassa velocità", lanciata dall'Ente nazionale protezione animali (Enpa). I
passeggeri possono raccontare disagi e disservizi alla casella di posta elettronica [email protected]; le
segnalazioni saranno incluse in un dossier che l'Enpa inoltrerà a Trenitalia. "Ogni giorno - spiega l'Enpa numerosi cittadini ci contattano lamentando i disagi degli spostamenti insieme ai loro amici a
quattrozampe". "Il problema del trasporto di animali a bordo dei convogli ferroviari - prosegue - si è posto
dopo l'approvazione di un nuovo regolamento di Trenitalia, entrato in vigore l'autunno scorso, sull'onda delle
polemiche relative alla pulizia dei vagoni. Con il più classico degli scaricabarile, la dirigenza di Trenitalia
imputò agli animali la colpa di carrozze fatiscenti, sedili laceri, parassiti, toilettes impraticabili. Inizialmente le
ferrovie cercarono di bandire del tutto gli animali dai treni; tuttavia le proteste dei cittadini e l'intervento
dell'Enpa scongiurarono una soluzione tanto estrema". "Fu raggiunto - ricorda l'organizzazione - un
compromesso: i quattrozampe di piccola taglia avrebbero continuato a viaggiare su qualsiasi categoria di
treno purché alloggiati nel loro trasportino, con la sola eccezione degli Etr 450; gli altri, invece, soltanto a
bordo di espressi, intercity e regionali. Su questi ultimi i quattrozampe possono viaggiare nel vestibolo o
piattaforma dell'ultima carrozza, con l'esclusione della fascia oraria tra le 7 e le 9 del mattino, ma per pastori
tedeschi, dalmata, ecc. gli eurostar diventavano dunque off limits".
Ciononostante "sono aumentati i disagi dei viaggiatori a due e quattrozampe. Come risulta dall'orario delle
ferrovie, su circa 30 treni in servizio sulla tratta Roma-Milano, gli eurostar sono 26, appena 4 gli intercity
(hanno tempo medio di percorrenza di circa 6 ore); sulla Roma-Torino, invece, prestano servizio 8 convogli
di cui due soli intercity. Se poi qualcuno avesse necessità di raggiungere Lecce da Milano in compagnia di
Fido, si metta l'anima in pace e si prepari a trasbordare: nessuna carrozza diretta disponibile tra le 7 e le 20:
sono tutti eurostar. "Velocizzare i collegamenti - commenta Carla Rocchi, presidente nazionale dell'Enpa deve necessariamente significare anche omogeneità di regole e di comportamenti sui treni che circolano in
Europa. Andare più veloci non è di per sé un valore se non si lega alla reale possibilità di fruire di servizi
omogenei. Chiediamo che i cani in Italia possano viaggiare secondo standard europei".
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: L’ECO DI BERGAMO
Data di pubblicazione: 13/12/2009
CACCIA IN DEROGA SOTTO ACCUSA PER L'UE LA LEGGE È DA BLOCCARE
«Risulta necessario ordinare alla Repubblica italiana di sospendere l’applicazione dell’articolo 4 della legge
regionale 24/2008 come modificata per la stagione venatoria 2009/2010». Una formula che, tradotta dal
gergo giuridico della Corte di giustizia europea, è un colpo decisivo alla caccia in deroga sostenuta dalla
Regione Lombardia. La sentenza, resa nota il 10 dicembre, non lascia spazio a interpretazioni: «la
prosecuzione della caccia alle quattro specie protette (fringuelli, peppole, pispole e frosoni) autorizzata dalla
legge regionale rischia di causare un danno grave e irreparabile al patrimonio faunistico». Cosa accadrà ora
è da valutare: si mobiliterà il governo per rivendicare la propria autonomia sulla sorte delle peppole? La
Regione tornerà a ridisegnare i provvedimenti di caccia in deroga? E le doppiette? Va detto che la sentenza
della Corte europea è giunta ormai fuori tempo massimo per la salvezza dei volatili: l’attività venatoria in
questa stagione si è esaurita naturalmente, anche se la Regione autorizzava i prelievi fino al 31 dicembre.
Resta comunque un pronunciamento di rilievo - soltanto Malta e la Regione Liguria ne hanno rimediati di
simili - che rientra nel lungo braccio di ferro tra Regione e associazioni ambientaliste in tema di caccia in
deroga di uccelli selvatici. «Ci dispiace come cittadini lombardi - commenta la presidente regionale del Wwf,
Paola Brambilla che ha presentato il ricorso insieme alle associazioni Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Enpa,
Fareverde, Gaia, Amici della Terra e Gol - perché vorremmo essere all’eccellenza anche nell’ambito
venatorio. L’esito però non poteva essere diverso: del resto la Regione non si è attivata per ritirare il
provvedimento e neppure lo Stato ha impugnato la legge».
«Le deroghe - afferma la presidente del Wwf - vanno emanate soltanto quando l’abbattimento degli
esemplari è l’unica alternativa ai danni causati dagli animali. Abbiamo chiesto alla Regione se da parte di
queste specie risultavano danni ma non sono stati confermati. Purtroppo questa sentenza è il risultato di un
tipo di scelte che non fanno bene alle associazioni e agli stessi cacciatori. Prese di posizione come quelle
della Regione non vanno a vantaggio di nessuno perché si rende il quadro giuridico incerto». Ma dall’altra
parte della barricata ci sono i consiglieri regionali che hanno sostenuto il provvedimento della caccia in
deroga e sentendoli sembra proprio che quella di Bruxelles non sarà l’ultima parola. «Ci devono spiegare
perché non convocano il tavolo della caccia in Comunità europea in modo da chiarire queste questioni sostiene Giosuè Frosio, consigliere regionale della Lega Nord -. Vorrei capire perché in Grecia, in Romania e
in altri Paesi dell’Est si può cacciare di tutto e per noi ci sono sentenze di questo genere su specie che non
sono in via d’estinzione. Devono spiegare su che basi si fondano queste decisioni, la Lombardia invece
dispone di dati aggiornati sulla fauna attraverso il suo osservatorio e decide di conseguenza». Frosio
annuncia una mobilitazione dei vertici leghisti sul tema e aggiunge: «Ho il dubbio che dietro queste
decisioni ci sia la volontà di favorire il turismo venatorio in determinati Paesi. Se esistono delle regole
europee è giusto che vengano rispettate da tutti». Anche Carlo Saffioti, consigliere regionale del Pdl e tra i
promotori del discusso provvedimento del Pirellone, non intende accettare passivamente il pronunciamento
della Corte di giustizia europea: «Fortunatamente il provvedimento della Corte europea arriva quando la
caccia in deroga è già esaurita. Si tratta di una sentenza sospensiva in via precauzionale, in attesa di
approfondimenti. Resta il fatto di un atteggiamento discriminatorio dell’Unione europea che si rileva ancora
di più se si pensa a quanto avviene nei Paesi dell’Est. La nostra caccia non mette a rischio nessuna
specie».Quanto alle «contromisure» Saffioti ricorda che da tempo è stato attivato un tavolo interprovinciale
sulla caccia «che ha approfondito temi e ottenuto risultati importati, ora vedremo di coinvolgere
parlamentari nazionali ed europei su questa sentenza europea».
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: Il SECOLO XIX
Data di pubblicazione: 15/12/2009
LA PROVINCIA “ALLUNGA” LA STAGIONE DI CACCIA
Le doppiette savonesi non sono riuscite a raggiungere l’obiettivo previsto di abbattere 8509 cinghiali (questa
la quota in eccesso secondo i censimenti estivi) e così ieri mattina l’assessore provinciale alla caccia Livio
Bracco ha firmato il documento che per animalisti e associazioni anti-caccia è l'ennesimo affronto:
l’estensione della stagione di caccia al cinghiale ancora per tutto il mese di gennaio. Una proroga di un mese
rispetto ai programmi (la stagione si conclude al 31 dicembre) che concede alle doppiette una dozzina di
giornate di caccia in più (circa 3 giorni a settimana) per «completare il lavoro». «I numeri precisi dei capi
abbattuti non li conosco ma gli uffici mi hanno detto che non abbiamo raggiunto la quota indicata dagli
studi e quindi dobbiamo proseguire - spiega l’assessore Bracco - ovviamente non va letta come una
concessione supplementare ai cacciatori ma semplicemente come un’azione a favore del territorio perchè
avere troppi ungulati in circolazione significa non tutelare il territorio e le campagne gravemente
danneggiate dalle loro scorribande». Quella di prorogare di un mese la stagione è peraltro un’abitudine
ormai consolidata (sono anni che la Provincia è costretta a firmare per l’allungamento) che però ogni volta
provoca tensione tra favorevoli e contrari alla caccia. «Era già scritto a inizio stagione che tanto avrebbero
regalato ai cacciatori anche il mese di gennaio - accusa l’Enpa - È l’ennesima prova di una sudditanza di
Palazzo Nervi nei confronti delle doppiette. I numeri dei capi che sbandierano sono solo un pretesto, in un
modo o nell’altro avrebbero comunque trovato il modo per consentire ai cacciatori di alimentare il loro sport
preferito, uccidere gli animali, per un periodo più lungo». «Ovviamente la motivazione della proroga
riguarda solo i capi che mancano al raggiungimento della quota necessaria per mettere in sicurezza il
territorio - riprende Livio Bracco - teniamo conto che oltre ad essere ancora indietro sui numeri fissati alla
vigilia, ho personalmente ricevuto da parte di tanti Comuni dell’entroterra notizie allarmanti riguardo alle
popolazioni di ungulati presenti nei rispettivi territori che mettono in crisi l’economia rurale e le coltivazioni.
Quindi la richiesta di proseguire gli abbattimenti arriva direttamente dagli amministratori di tanti paesi
prim’ancora che dai numeri. Tutte le altre sono polemiche inutili, negare i danni dei cinghiali non si può,
basta andare a verificarli». Quantitativamente il piano di abbattimenti della stagione 2009-2010 prevede
appunto 8509 uccisioni che significano una media di quasi tre cinghiali per ogni cacciatore (2,8). Nella
stagione scorsa i capi in eccesso, poi abbattuti, erano stati circa mille di meno (7529), una media di poco
più di 2 (2,4) per cacciatore.
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Testata: IL GIORNALE
Data di pubblicazione:09/12/2009
MACCHÉ, PARLANO I NUMERI: 700MILA FAN BIPARTISAN
di Livio Caputo
Se dicessi a uno dei contadini toscani, iscritti fin dalla giovinezza prima al Pci e adesso al Pd o addirittura a
uno dei partitini dell'estrema sinistra, cui di tanto in tanto mi unisco per una battuta al cinghiale, che la
caccia è di destra rischierei probabilmente di prendermi una fucilata. Con circa 700mila praticanti, di cui una
buona percentuale nelle regioni rosse del Centro Italia, la caccia è, al contrario, l'attività più trasversale che
ci sia. Non a caso, delle sei o sette associazioni venatorie esistenti, ce n'è una dichiaratamente di sinistra, un
paio più o meno dichiaratamente di destra e la maggiore, la Federazione Italiana della Caccia con quasi
400mila iscritti, talmente «mista» da alternare regolarmente presidenti moderati (i compianti Rosini e Conti
Persini e, di recente, Franco Timo) a presidenti che non esitano a dichiararsi comunisti (Fausto Prosperini e,
da quest'anno, Gian Luca Dall'Oglio). È vero che, in Parlamento, l'Associazione degli amici della caccia, della
pesca e del tiro a volo conta più iscritti della maggioranza che dell'opposizione, ma solo perché il suo
fondatore e presidente, l'onorevole Luciano Rossi, è un deputato del Pdl.
Di destra, se vogliamo, è anche il senatore Orsi, promotore di una revisione dell'attuale legge sulla caccia
fortemente osteggiata dagli ambientalisti e dalle varie Lega Ambiente ed Enpa. Ma il suo ddl, per quanto
«targato», ha il sostegno anche di numerosi senatori del centrosinistra ed è, in compenso, osteggiato da un
forte gruppo di suoi colleghi di centrodestra, guidati da Gabriella Carlucci e dalla ministra Brambilla, che
nella loro avversione alle doppiette non hanno nulla da invidiare ai Verdi e con le loro esternazioni hanno
creato la falsa impressione che il governo sia anticaccia.
C'è chi sostiene che comunque, tra i cacciatori esiste una divisione che potremmo chiamare di classe: da
una parte, ci sono quelli che praticano la caccia libera negli Atc, gli ambiti curati dalle amministrazioni
provinciali dove la selvaggina, purtroppo, si esaurisce nelle prime settimane dopo l'apertura, dall'altra quelli
che si possono permettere di cacciare nelle Aziende faunistiche, che vengono puntualmente ripopolate ma
dove si paga per ogni capo abbattuto. Neppure questo, tuttavia, è vero, perché la passione spinge anche chi
in teoria non potrebbe permetterselo a frequentare le riserve: una passione talmente forte e talmente poco
«politica», che ha resistito anche alla campagna di decimazione dei cacciatori condotta da diversi governi
attraverso il continuo aumento delle tasse e spesso insensate regole burocratiche. Oggi, comunque, la
caccia più popolare, soprattutto tra i giovani, è quella al cinghiale, che accomuna persone di tutti i ceti.
Ci sono, naturalmente, anche forme di caccia, soprattutto all'estero, che richiedono un notevole dispendio di
danaro e che perciò sono praticate in maggioranza da «capitalisti»: penso alle battute alla grouse in Scozia
o alla caccia di specie rare in Africa e Asia. Ma dedurre da questo che la caccia è di destra sarebbe come
sostenere che di destra è l'automobilismo, solo perché alcune migliaia di persone vanno in giro in Ferrari o
in Porsche.
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Testata: IL GIORNALE
Data di pubblicazione: 09/12/2009
E L’EMILIA DIVENTA UN MATTATOIO A CIELO APERTO
Mentre la Svizzera dice no ai minareti, l’Italia si mostra molto munifica nei confronti delle pretese religiose
musulmane. È quanto accaduto pochi giorni fa nella provincia di Bologna, durante la festa di Id al-adha, tre
giorni durante i quali gli islamici hanno sgozzato e sacrificato ad Allah oltre 1.000 agnelli. È noto che, da
decenni, è in corso una feroce polemica, non solo con gli animalisti, ma anche con persone comuni dotate di
buon senso, le quali gradirebbero che chi viene ad abitare nella nazione italiana rispettasse le nostre
normative.In alcune province del nord, gli organismi religiosi islamici, ogni anno, si incontrano con le
amministrazioni e le associazioni interessate per firmare un accordo che impone loro lo stordimento degli
animali prima del dissanguamento, ricevendone in cambio l’utilizzo di mattatoi, già funzionanti per la
macellazione «normale», forniti di esistenza sanitaria e di un particolare permesso concertato con la Ue.
Apprendiamo da due fonti autorevoli che nel bolognese amministratori comunali, provinciali e dirigenti
dell’Asl si sono accordati per offrire ai musulmani, non solo mattatoi adeguati, ma con eccesso di zelo e
magnanimità, hanno fatto molto di più. Oltre ai mattatoi, per sgozzare in pace pecore e capre gli
amministratori hanno concesso agli islamici di fare scintillare le lame in aree all’aperto che sono state
attrezzate per l’occasione. La loro ubicazione non è stata rivelata per ragioni di ordine pubblico, ma si parla
anche delle aree da picnic a margine di autostrade e tangenziali. La prima fonte, mai smentita, è un articolo
comparso il 25 novembre scorso sulle pagine bolognesi di Repubblica, a firma Antonella Cardone. La
seconda fonte è di due giorni fa. Stella Borghi, presidente Enpa e Amici della terra di Reggio Emilia mi fa
pervenire copia di una lettera indirizzata all’assessore bolognese Bissoni in cui chiede risposta scritta alla
seguenti domande: 1) se la macellazione in aree pubbliche all’aperto, al di fuori dei mattatoi, trovi riscontro
nel dettaglio legislativo attuale; 2) quali garanzie per l’ambiente siano state assicurate, stante la
macellazione all’aperto in zone pubbliche, con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti organici,
sangue in primis, con quali autorizzazioni e quali controlli ex ante e ex post macellazione.
Devo ammettere che, mosso dalla stessa curiosità della Borghi, ho passato tre giornate al telefono con una
dozzina di centralini, uffici, eccetera dell’Asl di Bologna ricavandone, come unica soddisfazione, l’ascolto di
una magnifica esecuzione del Lago dei Cigni (direttore Giulini forse?). Nel caso qualcuno volesse godere
ascoltando il capolavoro di Ciaikovskij, può partire dallo 051.6079817, deserto ufficio relazioni con i media
che vi rimanderà al centralino, che vi inoltrerà all'Ufficio Stampa (dove lascerete un numero che non verrà
mai richiamato), il quale vi proporrà in automatica la vera voce vivente di Francesca, la quale desolata vi
offrirà di passarvi addirittura il direttore, dottor Francia, dell'Asl alla cui casella potreste lasciare un inutile
messaggio, mentre, nel frattempo, vi rispondono dalla portineria (signora D.L.) che non c’è più nessuno.
Tranquilli, il balletto di Ciaikovskij, una volta alla fine, riprende dall’inizio e lo potete ascoltare per ore e ore,
forse anche di notte. Sempre che non siate sfiniti voi.
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: LIBERO
Data di pubblicazione: 02/12/2009
ISLAM: A REGGIO EMILIA NEL 2009 AUMENTA DEL 12% LA MACELLAZIONE RITUALE
Nelle quattro strutture autorizzate in provincia di Reggio Emilia, nel corso dei tre giorni (27-28-29
novembre) della macellazione rituale islamica, sono stati in totale macellati con rito islamico e previo
stordimento un totale di 566 animali, 60 in piu' rispetto lo scorso anno . "Penso di interpretare il pensiero di
tutti coloro che hanno partecipato all'accordo, nel ritenere soddisfacente il risultato raggiunto nelle strutture
di macellazione, per le operazioni eseguite secondo la tradizione islamica nella ricorrenza conosciuta come
festa del sacrificio di Abramo". Lo afferma Roberta Rivi, assessore provinciale all'Agricoltura ed al Benessere
animale di Reggio Emilia. "Questi dati -prosegue Rivi- sono stati forniti dal Servizio veterinario della Ausl di
Reggio Emilia, che ha garantito la puntuale vigilanza per tutta la durata della macellazione rituale, grazie al
dottor Antonio Cuccurese, con risultati altamente apprezzabili. L'aumento delle macellazioni nelle strutture
adatte allo scopo, che sfiora il 12% rispetto alla stessa occasione nel 2008, rende conto dell'efficacia
dell'azione informativa svolta in collaborazione tra Enti pubblici e rappresentanti islamici e quindi del
crescente rispetto delle norme in vigore nel nostro Paese ed in Europa in materia di macellazioni". Il
risultato che si voleva raggiungere -aggiunge l'assessore- era di attuare una macellazione rispettosa della
tradizione islamica, ma rigorosamente rispettosa delle leggi e degli animali. Infatti, ben il 51% degli animali
sacrificati e' stato macellato previo stordimento. I risultati raggiunti premiano quest'impegno congiunto di
diverse parti". "Quanto ad episodi di mancato rispetto delle norme su trasporto e macellazione di animali conclude Rivi- le segnalazioni riportate dalla stampa danno conto di un paio di casi, che pero' mi pare
servano soprattutto a sottolineare l'efficacia dei controlli sia su strada che presso le abitazioni, il numero
stesso di segnalazioni significa che le infrazioni rilevate hanno carattere episodico e non inficiano quindi il
giudizio positivo sulla collaborazione instaurata e sull'opera di preventiva informazione attuata".
Del gruppo di lavoro sulla macellazione rituale-religiosa hanno fatto parte i rappresentanti di: provincia di
Reggio Emilia, comuni, azienda Usl di Reggio Emilia, associazioni degli immigrati di religione islamica,
comandi di Polizia Municipale dei distretti della provincia di Reggio Emilia, Enpa.
Testata: CORRIERE DELLA SERA
Data di pubblicazione: 07/12/2009
PADOVA, LA SCELTA IPERANIMALISTA «NIENTE PIÙ CANI ALLA CATENA»
Niente cani alla catena, se non per brevi periodi, e stop agli esemplari esotici detenuti illegalmente: il
comune di Padova sta per varare un regolamento all’avanguardia in Italia nella tutela degli animali. Lo
annuncia l’assessore municipale all’ambiente Alessandro Zan, spiegando che il provvedimento sarà
presentato in consiglio comunale a gennaio.Non sarà più possibile tenere i cani fissi alla catena nè ospitarli
in giardino senza avere un recinto adeguato. Solo per brevi periodi di tempo, ai proprietari sarà concesso di
legare il compagno a quattro zampe ad una catena scorrevole lunga circa sette metri, fissata ad un’asta di
due metri. «Vogliamo colpire in particolare l’abitudine, ancora presente soprattutto nelle campagne - rileva
Zan - di tenere i cani prigionieri alla catena; per questo abbiamo chiesto la collaborazione anche della
Provincia». Padova intende dichiarare guerra anche alla moda degli animali esotici - iguane e serpenti in
particolare - ospitati in appartamento e poi abbandonati nelle campagne o nei fiumi: le guardie zoofile
saranno chiamate ad accertare le irregolarità e a sanzionarle con pesanti multe.
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: IL MATTINO DI PADOVA
Data di pubblicazione: 07/12/2009
"ABOLIREMO LA CATENA PER I CANI"
È quasi pronto e verrà presentato in Consiglio comunale nel mese di gennaio. Per la prima volta sta per
arrivare a Padova un «regolamento comunale sulla tutela degli animali». Una notizia su tutte: verrà abolita
la catena per i cani. L’ideatore è Alessandro Zan, assessore all’Ambiente, che nelle prossime settimane darà
il via a una serie di incontri con le associazioni Enpa, Lipu, Lega per la Difesa del Cane, Lav e Wwf. «È un
regolamento all’a vanguardia e disciplina in modo chiaro tutte le azioni rivolte alla cura e custodia e alla
tutela degli animali - spiega Zan - è già iniziata un’azione di confronto con il settore Ambiente, l’Usl
rappresentata dal dottor Costa e anche la Provincia con l’assessore Fecchio, che sta collaborando con noi
per estendere il regolamento anche ad altri Comuni della provincia». Nel nuovo regolamento si propone di
disciplinare vari ambiti: dalla custodia dei cani, alla gestione delle colonie feline, fino alle modalità per
tenere animali esotici o pericolosi, anche alla luce di quanto successo qualche mese fa in via Tomitano, dove
un pitone è sbucato dal water di un’abitazione. «Sono previsti controlli e quindi anche sanzioni - precisa l’a
ssessore - il regolamento disciplina tutto quello che non è previsto per la legge. Ci sarà una collaborazione
con le guardie zoofile, molte delle quali lavorano già in modo stretto con le associazioni animaliste, per
individuare e segnalare abusi. Ovviamente saranno coinvolti anche i vigili urbani». Qualche anticipazione?
«Il regolamento cercherà di abolire l’utilizzo delle catene dei cani, salvo necessità temporanee, di poche ore.
Dovrà essere garantita la libertà di movimento, con il filo lungo 5 metri e alto 2, su cui scorre una catena di
almeno 4 metri. Inoltre controlleremo anche i metri quadrati del box in cui il cane viene tenuto. Purtroppo
sugli animali regna troppa anarchia. Il nuovo regolamento verrà anche spiegato in tutti i quartieri cittadini,
grazie alla collaborazione con l’assessore alla Partecipazione dell’Italia dei Valori Silvia Clai».
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: TGCOM
Data di pubblicazione: 13/12/2009
LE SETTE BALENE SPIAGGIATE IN PUGLIA
Un gruppo di sette balene, ognuna lunga circa sette metri, è stato trovato su una delle spiagge del nord del
Gargano, Foce di Varano, in prossimità del lago di Lesina. I capodogli sono tutti morti a causa dei danni
riportati nello spiaggiamento: lo rende noto l'assessore all'Ambiente della Provincia di Foggia, Stefano
Pecorella. L'assessore ha convocato nella sede della Guardia di Finanza a Foce Capoiale una riunione tecnica
per pianificare e coordinare gli interventi necessari per affrontare l'emergenza. "Quello che è accaduto spiega Pecorella - è un fenomeno assolutamente straordinario, che impone la massima e seria analisi da
parte degli addetti ai lavori sulle cause che hanno determinato lo spiaggiamento".Secondo un'ipotesi degli
animalisti, per le forti mareggiate che hanno interessato l'Adriatico in questi giorni, le balene avrebbero
perso l'orientamento finendo sulle spiagge del promontorio pugliese.
Testata: LA REPUBBLICA
Data di pubblicazione: 12/12/2009
CAPODOGLI SPIAGGIATI, SI RECUPERANO LE CARCASSE
Sono iniziate ma sono stati subito bloccate le operazioni per recuperare le carcasse dei sei capodogli morti
sulla spiaggia di Capojale dove erano spiaggiati due giorni fa, insieme ad altri due che sono però riusciti a
riprendere il largo, e ad un altro che è ancora in vita, ma agonizzante. Il Ministero dell'Ambiente ha respinto
la proposta avanzata questa mattina di abbattimento del cetaceo morente. La Asl ha invece dato il via libera
alle operazioni per trasferire le carcasse in una cava del Gargano purché - è stato ribadito - tutto avvenga in
sicurezza. Il problema è però come trasportare gli enormi cadaveri. Le carcasse erano state legate ai denti
di due escavatori che le avrebbero alzate e deposto su un camion: i cetacei però pesano troppo e i due
mezzi meccanici non sono riusciti ad alzarli. Per questo motivo è stato chiesto l'intervento della Protezione
Civile per cercare si risolvere il problema. E intanto, alle cinque pattuglie giunte via terra e ad una
motovedetta delle Capitanerie di porto di Manfredonia e Vieste, si sono aggiunti gli operatori subacquei del
2/o Nucleo Sommozzatori di Napoli, che dalle 15 stanno agendo insieme ad altre forze di polizia e operatori
locali per recuperare le carcasse dei mammiferi marini.
In una nota, Giorgia Monti di Greenpeace campagna mare definisce lo spiaggiamento "un fatto inusuale e
drammatico allo stesso tempo". "Greenpeace - aggiunge - seguirà attentamente gli studi e le analisi che
verranno fatte, e si assicurerà che chiarezza venga fatta sulle cause di questo drammatico evento.
Purtroppo in questi casi risulta sempre molto difficile riuscire a salvare gli animali, per quanto le cause siano
ancora tutte da chiarire, in caso di spiaggiamenti massivi gli animali arrivano spesso sulla costa a causa di
gravi danni al loro sistema di orientamento". "Un evento come lo spiaggiamento dei sette capodogli ieri sulle
coste del Gargano in Puglia deve considerarsi eccezionale. Fenomeni di questo tipo sono frequenti negli
oceani ma sono un'assoluta rarità nel Mediterraneo, basti pensare che l'ultimo nel nostro mare risale all'800,
avvenuto sempre nell'Adriatico", spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente del Comitato Scientifico
di Accobams, Accordo per la Conservazione dei Cetacei del Mar Nero, Mar Mediterraneo e Zona Atlantica
Contigua. "Questo - continua Notarbartolo di Sciara - ci porta a supporre che lo spiaggiamento per cause
naturali sia improbabile, perchè in tal caso sarebbero più frequenti. La direzione nella quale ci stiamo
rivolgendo è che un evento come questo sia legato all'immissione in mare di suoni a grande intensità,
causati o da esercitazioni navali o da prospezioni acustiche per la ricerca di giacimento di petrolio".
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: CORRIERE DELLA SERA
Data di pubblicazione: 13/12/2009
«POTEVAMO SALVARE I CAPODOGLI,INVECE GLI SPECIALISTI SARANNO LICENZIATI»
La protesta dei ricercatori Ispra nello stabile di via Casalotti (De Leo)ROMA - Sono ancora sul tetto. Al
ventesimo giorno di occupazione della sede di via Casalotti, a Roma. Nonostante il freddo, la pioggia. E il
Natale in avvicinamento. «Noi resteremo qui ad oltranza», avevano detto. Lo stanno facendo. E nonostante
la loro situazione non sembri destinata a migliorare, i lavoratori dell'Ispra, Istituto per la ricerca ambientale,
fanno sapere: «Non dimentichiamo i nostri doveri verso l’ambiente in generale e le creature marine in
particolare».
SQUALI E CAPODOGLI - La lotta e la preoccupazione per il loro futuro non ha impedito infatti di lavorare
all’avvistamento di squali in Sicilia e pensare a un intervento per i nove capodogli che in questi giorni si sono
arenati e sono morti sulle spiagge pugliesi. «Gli specialisti dell’Ispra avrebbero tutte le competenze per
costituire una task force capace di intervenire, con mezzi adeguati, per cercare di salvare questi grandi
cetacei – secondo la coordinatrice USI RdB Ricerca dell’ISPRA, Emma Persia – invece i ricercatori precari che
se ne occupano stanno per essere licenziati». E’ stata la stessa Ministro dell’Ambiente, Stefania
Prestigiacomo, spiegano, ad annunciare la costituzione di una simile task force, «ma le sue parole sono
contraddette dall’inerzia sul rinnovo dei contratti e l’immissione in ruolo proprio dei lavoratori che si
occupano di questi delicati interventi».Le tende sul tetto dell'Ispra in via Casalotti dove dalla fine di
novembre protestano i ricercatori (De Leo)L'INTERVENTO - «Anche l’8 dicembre, giorno festivo, mentre ci
trovavamo sul tetto abbiamo fornito assistenza tecnica alla Capitaneria di Porto Empedocle, che ci segnalava
lo spiaggiamento di uno squalo - proseguono i ricercatori Ivan Consalvo e Massimiliano Bottaro - Nel nostro
Istituto vengono catalogati tutti gli avvistamenti di specie protette e minacciate di estinzione, oltre che la
presenza di pesci tropicali, sempre più diffusi nel nostro mare a causa del riscaldamento globale».
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Testata: LA STAMPA
Data di pubblicazione: 13/12/2009
PALAZZO CIVICO ACCOGLIE LA RICHIESTA DEGLI ANIMALISTI E PROMETTE CONTROLLI
SEVERI
L’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico scuote la testa: «Molti penseranno che il problema vero sta nella
quantità di persone che è costretta a chiedere l’elemosina. E’ vero, ma mentre la cosa in sè preoccupa, ma
non costituisce reato, l’accattonaggio diventa vietato se accompagnato dalla presenza di cuccioli di cani e
gatti: uno stratagemma che molti utilizzano per vedere raddoppiate le proprie entrate». Visto il periodo
natalizio, che vede moltiplicarsi il numero di persone indigenti (o presunte tali, non si sa mai) ad ogni
angolo di strada, il Comune ha deciso di dare un giro di vite al fenomeno: «L’amministrazione si è già dotata
di un regolamento di tutela degli animali che vieta l’uso dei cuccioli. Ma d’ora in poi vieteremo questa pratica
e intensificheremo i controlli - dice Tricarico - vietando l’suo di cuccioli fino ai 180 giorni di età». Come
spiegano le associazioni animaliste il fenomeno ha assunto proporzioni preoccupanti da quando gli zingari
hanno cominciato a chiedere l’elemosina con cuccioli che all’occorrenza cercano pure di vendere
l’esemplare. «E’ una pratica piuttosto odiosa - spiega Tiziana Berno dell’Enpa, l’ente nazionale protezione
animali - perchè il cucciolo incute tenerezza, certamente più di un cane adulto, ed è quindi più facile
ottenere l’elemosina». D’ora in poi però, i mendicanti sono avvisati: non possono più utilizzare come
compagni di elemosina cani sotto i 180 giorni, come esemplari femmina in attesa di piccoli (questo faceva
già parte del regolamento) e cani in evidente stato di malnutrizione. «I vigili passeranno al setaccio il centro
- annuncia Tricarico - per sanzionare eventuali illeciti. Questo è il periodo in cui l’abuso è più frequente,
basta infatti fare un giro in centro per scoprire cani vestiti da Babbo Natale o con il piatino legato al
collare». Il regolamento a tutela degli animali è stato approvato da Palazzo civico nel 2005. Si tratta di un
documento molto approfondito che arriva addirittura a tutelare la salute del pesciolino rosso contenuto nella
boccia di vetro in casa. D’accordo, al momento della sua approvazione, in Consiglio comunale suscitò l’ironia
di molti, ma intanto Torino - una città molto sensibile al capitolo animali domestici - si è dotata di uno
strumento di grandissima civiltà. Ed è quello stesso strumento che consente ai vigili per esempio, di cercare
di approfondire quanto è successo al Circo Orfei qualche giorno fa, quando la tigre bianca azzannò il suo
domatore. L’assessore agli Spettacoli viaggianti Giuseppe Sbriglio sta aspettando una relazione dettagliata
sull’episodio, che esclusa una serie di maltrattamenti che hanno poi reso nervoso l’animale. Ora però
l’attenzione dell’assessorato all’Ambiente è tutta rivolta all’accattonaggio con cuccioli. «E’ Natale anche per
loro, e magari si meritano un osso anzichè un piattino al collo».
Testata: PAGINE ABRUZZO
Data di pubblicazione: 11/12/2009
PESCARA. INCENDIO QUESTA NOTTE IN CORSO UMBERTO AI DANNI DI BIANCAROSA
Poteva avere conseguenze molto gravi l’atto vandalico di questa notte consumatosi in corso Umberto. Ad
essere presa di mira anche questa volta Bianca Rosa un cane di quartiere che vive nella via centrale della
città da dodici anni. All’interno della galleria tra l’Unicredit e la tabaccheria hanno dato fuoco al cuccia del
cane che fortunatamente è riuscito a fuggire dalle fiamme. Un atto di crudeltà gratuita che non ha paragoni.
Ma soprattutto si poteva sfiorare la tragedia: la cuccia era vicino alle cabine dell’energia elettrica e del gas
metano. Alle due di questa notte allertati dai residenti sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato
le fiamme, ed una pattuglia dei carabinieri. Bianca Rosa viene accudita dai volontari dell’Enpa, ma
soprattutto, accolta con affetto dai commercianti della zona che le permettono di “abusare” dell’aria
condizionata d’estate e del caldo d’inverno. Difatti è solita vederla sugli zerbini della tabaccheria, della
profumeria o all’interno del negozio della Tim. Una presenza discreta e rassicurante, non si sono mai
registrati dimostrazioni di intolleranza da parte dei residenti. Solo questi atti vandalici mirati da parte di
balordi che usano fare queste bravate. Il cane aveva un’altra cuccia in legno ma grazie alla crudeltà di
incivili di passaggio non utilizzava più. A questo punto, per salvare la vita a Bianca Rosa si dovrà trovare
un’altra soluzione: il canile? O possono bastare più controlli da parte delle forze dell'ordine?
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: DIRE
Data di pubblicazione: 15/12/2009
AFFAMATI E MALTRATTATI, LA FORESTALE SEQUESTRA CENTO CUCCIOLI DI CANE
Sequestrati oltre cento cuccioli di cani "importati illegalmente dall'est", privi di microchip e documentazione
sanitaria. Questo il risultato delle operazioni condotte dagli uomini della Guardia forestale dello Stato nei
giorni scorsi: infatti, spiega una nota, la metà degli animali sono stati scoperti - e requisiti - nella notte tra il
13 e il 14 dicembre a Tarvisio (Udine) nel bagagliaio di una macchina, "affamati, senz’acqua e ricoperti dai
propri escrementi". L’operazione è stata condotta dal personale del Nucleo investigativo per i reati in danno
di animali (Nirda) nell'ambitro di operazione contro il traffico illegale di animali. Tre i veicoli fermati che
trasportavano cuccioli, "per un totale di oltre cento animali". Di questi, spiega la Forestale, "settantaquattro
si trovavano a bordo di un furgone proveniente dalla Polonia e adibito al trasporto di animali vivi, e sono
stati sequestrati solo a livello sanitario perché non avevano rispettato le tempistiche della vaccinazione".
Altri tre cuccioli, invece, si trovavano invece all’interno di un’auto proveniente dalla Slovacchia e sono stati
sequestrati per mancanza di microchip. Al centro del traffico illecito cuccioli di Pincher, Barboncini, Cavalier
King, Cocker, Yorkshire, Shitzu, Beagle, Jack Russell, San Bernardo, Labrador e Carlino. Fermate quattro
persone, "due delle quali di nazionalità romena": contro di loro accuse di maltrattamento e detenzione di
animali in condizioni incompatibili e falso ideologico.
Testata: RADIO VATICANA
Data di pubblicazione: 14/12/2009
DIBATTITO NELL’UE: NO AI TEST SUGLI ANIMALI PER LA RICERCA COSMETICA, SÌ PER
QUELLA SCIENTIFICA
La Commissione europea ha proposto di mettere al bando gli esperimenti su alcune categorie di animali,
inclusi i primati, ma c’è chi in sede di Parlamento sostiene che tale bando penalizzerebbe i ricercatori
europei rispetto a quelli asiatici o americani. Da qui la mediazione in corso tra Commissione, Consiglio e
Parlamento per arrivare ad provvedimento da approvare in Aula nel prossimo febbraio 2010. La delegazione
che conduce i negoziati è sostanzialmente d'accordo sulla fine delle sperimentazioni sugli animali per la
produzione di cosmetici, mentre restano aperte le possibilità questioni per la ricerca farmacologica, mirata
alla cura di malattie gravi. Nell'UE a 27, ogni anno vengono impiegati circa 12 milioni di animali nelle
procedure scientifiche. Il Parlamento cercherà di assicurare che tale numero sia ridotto al minimo,
ricorrendo laddove possibile a metodi alternativi, senza compromettere gli obiettivi della ricerca. La
delegazione concorda anche sul fatto che gli animali randagi e selvatici delle specie domestiche non
debbano essere utilizzati per i test e sostengono il divieto di ricorrere ad animali minacciati di estinzione,
come le grandi scimmie, se non ai fini di esperimenti volti a conservare le stesse specie. (R.G.)
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009
Testata: LIBERO
Data di pubblicazione: 14/12/2009
VERONA: IL BRADIPO DI CATANIA TROVA CASA AL PARCO NATURA VIVA
Arrivera' domani mattina alle 10.30 al Parco Natura Viva di Bussolengo (Vr) il Bradipo di Catania, diventato
ormai famoso in tutta Italia grazie alla denuncia di Striscia la Notizia del 1 dicembre. Rinchiuso in una
gabbia minuscola e addirittura messo all'asta on line per 4500 euro, il Bradipo di Catania ha trovato casa al
Parco Natura Viva che ha raccolto immediatamente l'SOS lanciato dai microfoni del TG satirico piu' seguito
nella Penisola. Ad accogliere il Bradipo, insieme al direttore scientifico dell'oasi faunistica Cesare Avesani
Zaborra, anche Edoardo Stoppa, l'inviato di Striscia che aveva lanciato l'appello di aiuto, Giovanni Errico,
presidente dell'Associazione Amici di Paco che ha donato il Bradipo al Parco Natura Viva e Diana Lanciotti,
fondatrice dell'Associazione per la tutela degli animali. Il simpatico animale ''sdentato'' potra' finalmente
muoversi in liberta' in un ampio spazio all'interno della serra tropicale, assistito dallo staff veterinario del
Parco Natura Viva che con i suoi 2mila animali di 250 specie diverse e' il parco piu' grande d'Italia per
collezione zoologica. Ora che il Bradipo ha finalmente trovato casa, non resta che dargli un nome. Cosi',
domani il Parco Natura Viva lancera' l'iniziativa aperta a tutti per trovare un nome originale e fantasioso al
nuovo arrivato.
Testata: ASCA
Data di pubblicazione: 14/12/2009
ANIMALI: IL VETERINARIO, IN FORTE AUMENTO MORTI PER TUMORE CANI
In forte aumento le morti per cancro dei cani: le cause sono molteplici, ma i loro effetti sempre devastanti.
Vi sono razze piu' colpite di altre anche rispetto agli organi. I beagle ed i golden retriever soffrono di tumori
alla tiroide. I boxer ed i labrador di tumori della pelle ed il pastore tedesco si ammala alla milza. Lo
evidenzia il dott. Nicola Imbimbo, veterinario nel numero di dcembre della rivista ''I Nostri Cani'' . In
particolare gli apparati maggiormente colpiti sono: l'apparato emopoietico che produce le cel-lule del
sangue, nel midollo osseo, e gli epiteli dell'apparato gastroenterico e respiratorio. Le patologie neoplastiche
sono la seconda causa che porta a morte i nostri cani con varie localizzazioni in tutti i distretti corporei. Di
pari passo con la malattia prosegue la ricerca. I veterinari si avvalgono di cure nate in laboratorio per gli
umani. Nota a questo proposito Nicola Imbimbo: ''La costituzione biologica tra uomo e cane e' simile e
l'insorgenza di molte patologie neoplastiche nel cane, come nell'uomo e' spontanea, al contrario di altri
animali quali quelli di laboratorio dove l'insorgenza delle patologie tumorali e' indotta da sostanze che
provocano la crescita dei tumori. Il cane quindi e' un anello di congiunzione fondamentale nella ricerca
scientifica in quanto questa 'biosimilitudine' fa in modo che farmaci antitumorali attivi nel cane hanno molte
probabilita' di essere efficaci anche nella cura delle malattie tumorali dell'uomo''.res-mpd/mcc/alf
Enpa Onlus - Rassegna stampa e documentazione - Ad uso interno - Risparmia carta: non stampare se non è necessario - Giovedì 19 nov 2009