Paesi Baschi
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REGIONE Emilia Romagna Comune di Ferrara Paesi Baschi Provincia di Ferrara 2 Dossier Paesi Baschi Storia del conflitto DALLA TESI DI LAUREA DI ANDREA PELLEGRINO HTTP://STORIAVENETO.SCIPOL.UNIPD.IT INTRODUZIONE I Paesi Baschi (Euskal Herria) sono un piccolo territorio a cavallo dei Pirenei abitato appunto dai baschi, un antichissimo popolo con una propria storia millenaria ed una specifica e ben sviluppata cultura, con una propria lingua, l'euskara, antecedente tutte quelle parlate oggi nel continente europeo e non imparentata con alcuna di esse; una nazionalità tutt’ora negata, colonizzata e divisa, nonché pesantemente occupata militarmente dagli stati spagnolo e francese. Le province basche del nord (Behenafarroa, Lapurdi e Zuberoa) sono amministrate dallo stato francese e dipendono dal Dipartimento dei Pirenei Atlantici; non sono riconosciute ne come entità territoriale ne come minoranza linguistica dal governo di Parigi. Le province basche del sud (Araba, Bizkaia, Gipuzkoa e Nafarroa) rappresentano la maggior parte del territorio di Euskal Herria e sono divise in due differenti regioni all'interno dello stato spagnolo denominate Comunidad Autonoma Vasca (CAV) e Comunidad Foral de Navarra, sono dotate di formali e parziali legislazioni linguistiche e di una autonomia amministrativa ostaggio del governo di Madrid. Ma i baschi non sono ne francesi ne spagnoli, sono semplicemente baschi, e nonostante ciò sono ancora assoggettati ai nazionalismi di questi due stati. Tre milioni di uomini e donne divisi artificialmente dallo svilupparsi dei grandi e potenti stati moderni e ferocemente perseguitati da questi come degli ostacoli da abbattere, sono ancor oggi espropriati del diritto sacrosanto di poter decidere autonomamente del proprio presente e futuro come popolo sovrano. La mancanza di sovranità impedisce ai baschi di decidere in merito alle politiche economiche, sociali e linguistiche che li riguardano. Così i baschi hanno subito la chiusura e lo smantellamento di importanti settori del proprio tessuto produttivo ed economico, che lo stato spagnolo non ha esitato a svendere per rientrare nei parametri di Maastricht, con il risultato di una delle percentuali più alte di disoccupazione d'Europa: il 20% in media, il 24% fra le donne e addirittura il 45% fra i giovani. O ancora, i cittadini baschi devono subire le politiche scioviniste ed aggressive di Madrid e Parigi nei confronti della loro lingua e cultura, che rischiano di scomparire e che si autosostengono solo grazie alla continua mobilitazione popolare in loro favore. E' proprio questa mancanza di sovranità ad essere all'origine di uno scontro che ormai da decenni ed attraverso molteplici forme di lotta, di cui la lotta armata di ETA è solo una delle espressioni più note, vede di fronte i diritti dei baschi e gli interessi degli stati spagnolo e francese. I diversi governi che si sono succeduti a Madrid hanno conservato in Euskal Herria tutto l'apparato di controllo poliziesco e militare che vi aveva dispiegato la dittatura franchista; Guardia Civil e Ministero degli Interni negli ultimi venti anni hanno trafficato in armi e droga, promosso e finanziato gruppi terroristici paramilitari (GAL, BVE, ecc.), commissionato attentati, omicidi e sequestri di persona, con il denaro pubblico e l'appoggio di Parigi, ma soprattutto con una impunità degna delle più solide dittature latinoamericane. Infatti, nonostante alcune sentenze e verità processuali, i mandanti e i responsabili di questa sporca guerra contro i baschi sono tuttora seduti ai propri posti, mentre continuano le torture e le "morti misteriose" nei commissariati e nelle carceri, dove sono rinchiusi 600 prigionieri politici baschi, senza contare i 49 deportati e i 2000 rifugiati; tutto ciò accade adesso nel cuore dell'Europa occidentale. Questa è la realtà di Euska Herria oggi, la realtà di un popolo che vive e lotta da ambo i lati dei Pirenei, ma anche di un formidabile movimento di liberazione nazionale e sociale che nulla ha a che fare con il nazionalismo aggressivo e la xenofobia che abbiamo visto rinascere un po' ovunque negli ultimi anni, una realtà saldamente ancorata alla tradizione e agli ideali della sinistra radicale, con una forte tradizione antifascista cementata dalla lotta contro la dittatura del Generale Franco. Quello di Euskal Herria è un contesto di lotta per la sovranità e l'autodeterminazione che si salda con la critica attiva a quell'Europa neoliberista di capitali e polizie che oggi significa ovunque disoccupazione, esclusione, razzismo, repressione e colonialismo economico-culturale; una lotta radicale per riaffermare il principio democratico della partecipazione attiva e diretta delle classi popolari alla vita politica, sociale, economica e culturale. ASPETTI STORICO-POLITICI Quello che oggi è lo stato spagnolo deriva da quella unità politicosociale che esiste da 500 anni, ed in base alla cui esistenza si pretende di condizionare la diversità e personalità dei popoli che oggi sono inclusi in quell'unità politica che è la Spagna attuale. Nel momento in cui questo nuovo Regno di Spagna si va espandendo oltremare fondamentalmente in America, si sviluppa anche una tendenza all'espansione e controllo politico all'interno della penisola iberica. Questo processo ha un risultato positivo per la Spagna poiché, sebbene dopo aver conquistato nel 1581 il Portogallo, nel 1668 dovrà riconoscerne l'indipendenza alla sconfitta militare, nel 1512 ottiene il risultato di inglobare definitivamente attraverso conquista militare la Navarra. Durante i tre secoli successivi e per quanto riguarda la situazione che vivono i distinti territori inclusi in ciò che si comincia a definire come le Spagne, in riferimento al funzionamento economico, politico e sociale, di tutto si può parlare tranne che di unità. E questa realtà è comune a quanto si vive nello stesso periodo in tutta Europa. Per citare il caso del Regno di Navarra, possiamo dire che godesse di una propria sovranità visto che conservava istituzioni politiche e tribunali propri. La stessa situazione vivevano i territori del resto di Euskal Herria non facenti parte del Regno di Navarra, che conservavano propri segni di identità (istituzioni, lingua, cultura, ecc.). Si può citare come esempio proprio il fatto che i vari re dovevano giurare di rispettare i "Fueros" (1) per essere ammessi come "signori" con potere politico sui cittadini baschi che occupavano questi territori. Nella misura in cui il regno rispettava i segni di identità del popolo basco esso non veniva disturbato nella sua convivenza interna. Ma questa situazione non era molto differente da quella che si viveva dal momento della romanizzazione della penisola, dell'arrivo dei popoli del nord Europa o dalla conquista da parte degli arabi. Questo spiega come un popolo numericamente piccolo, stanziato in un territorio ridotto e di passaggio, sia riuscito a mantenere la propria identità così differenziata fino ad oggi. Al momento dello smembramento dell'Impero spagnolo e della fine dell'antico regime con l'apparizione delle monarchie centraliste in Europa, vanno aumentando le tendenze verso una sempre più forte uniformità interna. Questo processo provoca il conflitto con i baschi, che quando vedono in pericolo il proprio autogoverno, la propria lingua, la propria cultura, in definitiva la propria identità, reagiscono come non avevano fatto in precedenza quando un modello di convivenza permetteva di sviluppare il proprio stile di vita. E' quando si mette in pericolo la differenza, quando si nega, che essa si rivendica. Non si può dimenticare nemmeno che nella nuova situazione che si va generando influiscono in modo determinante gli aspetti economici, che condizionano tanto la localizzazione delle frontiere quanto le scelte politiche. L'apparizione della borghesia mercantile e la rivoluzione industriale vanno ad avere, così come in altri 3 luoghi, una grande importanza in Euskal Herria, e vanno a determinare comportamenti politici che incideranno nelle relazioni con lo Stato spagnolo. Dalla prima metà del XIX secolo, il popolo basco sostiene un conflitto armato in difesa della propria identità, che durante le Guerre Carliste (2) si caratterizzava nella difesa dei "Fueros", ma che nell'ultimo secolo va sempre più identificandosi con la difesa della propria identità nazionale. 1. FUEROS, insieme di leggi e consuetudini non scritte attraverso le quali i baschi hanno da sempre regolato la propria vita politica, amministrativa, giuridica ed economica. Solo molto più in là ogni territorio basco mise per iscritto questi statuti; l’Araba nel 1332, la Gipuzkoa nel 1457, il Lapurdi nel 1514, la Zuberoa nel 1520, la Bizkaia nel 1527, la Behenafarroa nel 1608 e la Nafarroa già nel 1234. La Francia nel 1789 e la Spagna nel 1839 annullarono questi statuti e sancirono la divisione e la conquista totale di Euskal Herria. 2. GUERRE CARLISTE, guerre di successione all’interno della corona spagnola, sviluppatesi la Prima dal 1833 al 1839 e la Seconda dal 1872 al 1876, e durante le quali i baschi, patteggiando per una delle due parti, fecero riemergere le loro rivendicazioni nazionali. 4. EUSKARA, è la lingua basca, costituita da otto dialetti e venticinque sottodialetti. 5. ETA, sta per Euskadi Ta Askatasuna, Patria Basca E Libertà. La dittatura franchista. Lasciando da parte altri periodi storici pur interessanti dal nostro punto di vista, ci soffermeremo su quello che ha origine dalla Guerra Civile spagnola del 1936-39, per il fatto che essa rappresenta il precedente più immediato rispetto alla situazione attuale. L'esistenza di un nazionalismo basco nell'ultimo secolo ha la sua concretizzazione più evidente nel periodo della Repubblica, prima e durante la guerra del '36. La breve esistenza di un governo basco non indipendente da quello di Madrid, e che non include tutto il territorio di Hego Euskal Herria (3), ma che ha competenze importanti e rappresenta la differenza di una comunità, finisce con l'arrivo della guerra e con la disfatta della Repubblica. Quando il Generale Franco impone un sistema fascista di organizzazione e di governo dello stato, una delle sue principali preoccupazioni è quella dei popoli che "attentano contro l'unità della patria". Dell'Impero rimangono solo la terminologia, come nella frase "unità di destino universale", ed uno smisurato accanimento nell'eliminazione dei segni d'identità propria dei popoli che sono inclusi nella Spagna. Rispetto al caso basco, la repressione dell'euskara(4) ,già minacciata dal castigliano nei secoli precedenti, si converte in un vero esempio di genocidio culturale che viene accompagnato dalla repressione generale delle libertà e da un tentativo di assimilare i segni di identità del popolo basco. La fine della Seconda Guerra mondiale con la sconfitta dei regimi fascisti, non impedisce la sopravvivenza del franchismo che non partecipò alla guerra in forma diretta. Durante il franchismo il nazionalismo basco classico rimane in uno stato di letargo nell'attesa di una migliore congiuntura per difendere i propri progetti. Il governo basco in esilio riveste un carattere formale e gode di uno scarso riconoscimento politico a livello internazionale. Frutto di questa situazione, da una parte di repressione e dall'altra di incapacità di portare avanti un processo di difesa dell'identità di un popolo, negli anni sessanta appare all'interno del popolo basco una nuova organizzazione di difesa dell'identità nazionale, ETA (5), che integrandosi nelle correnti sociali del momento nel mondo, utilizza la violenza politica, la lotta armata, in difesa della libertà del proprio popolo. Gli anni settanta vedono da una parte lo scontro violento dei baschi con lo stato spagnolo, dall'altra l'apparizione di un movimento politico di opposizione al franchismo anche nel resto dello Stato spagnolo ed in fine la morte del dittatore, proprio nel momento in cui il sistema era in crisi. In questo periodo coloro che formano l'opposizione al franchismo difendono, soprattutto per Euskal Herria e quasi senza eccezioni, il diritto all'autodeterminazione del popolo basco. Ma ciò non si andrà a riflettere nel periodo successivo. 3. HEGO EUSKAL HERRIA, in euskara è il sud dei Paesi Baschi, parte dello Stato spagnolo, mentre il nord, parte dello Stato francese, si chiama Ipar Euskal Herria; si utilizzano anche le diciture Hegoalde per il sud ed Iparralde per il nord. La Costituzione spagnola del 1978 e la negazione dell'autodeterminazione. Non è gratuito affermare che, viste le circostanze che concorsero nel momento in cui viene approvata la Costituzione (6), il suo contenuto riguardo il diritto all'autodeterminazione, fu una grande occasione persa per dare una soluzione al secolare problema basco. Nella sua redazione, rispetto al diritto all'autodeterminazione, ebbero più peso le pressioni dei poteri reali dell'apparato statale franchista, come l'esercito, i poteri finanziari, l'influenza degli altri stati dell'orbita degli USA che non volevano creare cambiamenti nell'ordine mondiale stabilito, mentre rimasero inascoltate le voci che facevano appello al reale riconoscimento dei diritti e della libertà in tutta la loro estensione. Il carattere unitario dello stato rimase un principio fondamentale e con esso si eliminò completamente il diritto all'autodeterminazione dalla Costituzione. Si verificava così una violenza obiettiva, come quella di negare ad un popolo un diritto essenziale per la sua sopravvivenza in quanto tale, e si perpetrava e consolidava l'esistenza di una violenza di risposta ed il conseguente scontro armato al quale si continuò a negare qualsiasi via di soluzione. L'inizio di questa Costituzione, che è quella vigente, proclama la volontà di "Proteggere tutti gli spagnoli ed i popoli di Spagna nell'esercizio dei diritti umani, delle loro culture, lingue ed istituzioni", ma a proclamare ciò è "la Nazione spagnola". Questa idea, che c'è una sola nazione in Spagna si riflette su di un altro articolo. L'articolo 1.2 stabilisce che "La sovranità nazionale risiede nel popolo spagnolo", eliminando così gli altri popoli dall'esercizio di un gran numero di diritti, come nel caso basco, tra cui l'autodeterminarsi e l'essere sovrano. Il tema diventa confuso nell'articolo 2 che stabilisce che "La Costituzione si fonda sull'indissolubile unità della Nazione spagnola Patria comune ed indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto all'autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la solidarietà tra esse". Ma il termine nazionalità non significa affatto popoli nel caso presente, vista l'articolazione attuale dello stato basata sulla decentralizzazione amministrativa chiamata "modello autonomico" che concede autonomia tanto alle nazionalità storiche e "classiche" (Euskal Herria, Catalogna e Galizia) quanto alle altre regioni spagnole. Con l'autonomia per tutti, una volta ancora si cerca di sottomettere le diversità e potenziare l'uniformità. Troviamo fedele riflesso della tensione che si vive nel momento della redazione del testo costituzionale nell'articolo 8 che recita: "Le Forze Armate hanno come missione garantire la sovranità e indipendenza della Spagna, difendere la sua integrità territoriale e l'ordinamento costituzionale". E' chiaramente un articolo rivolto non verso l'esterno bensì verso l'interno. E' diretto ai popoli che potrebbero voler esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione mettendo in discussione la "unità ed indissolubilità della Patria spagnola". Rispetto al diritto all'autodeterminazione con la nuova Costituzione nulla era dunque cambiato dall'epoca della dittatura franchista. 4 La cosiddetta transizione politica. Il periodo di transizione che si apre con la morte del dittatore (e anche prima), offre una dicotomia chiara tra le formule da applicare alla realtà dello stato: rottura o riforma. Coloro che difendono l'opzione della rottura, ritengono sia l'unico cammino per porre fine alla situazione di assoluta negazione dei diritti e della libertà, sia individuali che collettivi e l'unica soluzione per poter articolare una nuova composizione di quello che fino ad allora era stato uno stato unitario che non ammetteva l'esercizio del diritto all'autodeterminazione, da parte dei diversi popoli che si trovavano al suo interno. Ma l'opzione che alla fine prevalse fu quella della riforma che, anche se ha significato un cambiamento sostanziale per gli spagnoli, non ha affatto risolto il problema del non riconoscimento del diritto all'autodeterminazione per il popolo basco. Questo si riflette in numerose forme come vedremo, ma specialmente nella persistenza della manifestazione limite dello scontro fra Euskal Herria e lo stato spagnolo, la lotta armata. C'è un fatto da evidenziare rispetto all'approvazione referendaria della Costituzione del 1978: essa fu approvata in tutto il territorio spagnolo ma non in Euskal Herria dove venne ampiamente rifiutata. I baschi non diedero la loro approvazione alla Costituzione. 6. COSTITUZIONE, quando fu votata ed approvata degli spagnoli nel 1978 i baschi la rifiutarono, infatti in territorio basco i si ottennero solo il 34% dei voti. Stesso scenario nel referendum per l’ingresso nella Nato, nel quale i si ottennero solo il 21% dei voti. Il nazionalismo basco Nel 1895 nasce il Partido Nacionalista Vasco-Euzko Alderdi Jeltzalea, prima organizzazione politica a rivendicare l'esistenza del popolo basco con un carattere politico proprio. Alla fine della dittatura del generale Primo de Ravera nel 1931, nasce una nuova organizzazione politica da una scissione del PNV-EAJ, Accion Nacionalista Vasca, che censura il destrismo, confessionalismo cattolico e allontanamento dall'impegno sociale. E' la prima manifestazione di un nazionalismo basco di sinistra. Il 15 giugno 1931 i sindaci baschi approvano a larga maggioranza (427 voti su 528) un progetto denominato Statuto di Lizarra, che ingloberebbe i quattro territori di Hego Euskal Herria (Araba, Bizkaia, Gipuzkoa e Nafarroa). Al potere a Madrid, il PSOE (partito socialista) approva il 9 dicembre la nuova Costituzione spagnola che riconosce l'esistenza di una sola nazione e di un solo stato, quello spagnolo. Un nuovo statuto viene riconosciuto solo ad una parte dei baschi che non include la Nafarroa. Una volta iniziata la Guerra Civile, il Governo basco viene ufficialmente costituito il 7.10.1936. Questo governo arriva ad emettere moneta, avere un esercito, emettere passaporti, ecc. Lo scontro con lo stato spagnolo viene soppresso dalla feroce repressione della dittatura franchista e le rivendicazioni tornano ad emergere durante gli anni 50 e nel 1959 nasce Euskadi Ta Askatasuna. Il corpo sociale che origina questa organizzazione e la dinamica che porta questa organizzazione, vanno a caratterizzare in questo ultimo periodo la rivendicazione di sovranità dei baschi ed un movimento di liberazione nazionale cresce e si radica senza sosta, toccando anche gli aspetti culturali, di apprendimento ed unificazione dell'euskara. La pratica della violenza rende manifesta di fronte al mondo l'esistenza di un conflitto tra baschi e Stato spagnolo. L'attentato che costa la vita a Madrid all'Ammiraglio Carrero Blanco (successore del dittatore) significa un grave colpo per il franchismo. I cambiamenti politici intervenuti in Spagna negli anni settanta e che abbiamo già analizzato, non portano alcuna modificazione della situazione basca. Il PNV-EAJ autonomista accetta di fatto l'unità spagnola e la divisione dei baschi in due comunità autonome, mentre il movimento di liberazione, nato negli anni cinquanta, intende che i diritti e le libertà dei baschi non vengono riconosciuti dalla nuova Costituzione post-franchista del 1978 e dal successivo sviluppo giuridico e politico. ETA continua a praticare la lotta armata e lo scontro e le sue forme rimango tali, non incontrandosi una soluzione che vada alla base del problema. Identità e sopravvivenza del popolo basco. E' chiaro che se non recupera e conserva la propria lingua, se non si dota di strumenti politici per reggere la propria organizzazione politica, economica e sociale, per preservare i propri segni d'identità, il popolo basco diviso in due stati come quelli francese e spagnolo, corre il serio rischio di scomparire come tale. Solamente il riconoscimento di un diritto che gli spetta, il diritto all'autodeterminazione, gli permetterà di definire il proprio futuro come popolo, la propria organizzazione interna e le proprie relazioni con gli altri popoli e con il resto del mondo. Il non riconoscimento di questo diritto è un chiaro attentato alla sua stessa esistenza come popolo e come nazione. ORIGINI DEL CONFLITTO BASCO Senza dubbio la storia gioca un ruolo fondamentale nel consolidamento del potere politico. A volte non è necessario discuterne, ma nell'epoca attuale la memoria storica è così assorbita dall'azione politica che spesso si perde la prospettiva storica. Certo è che il potere e l'opposizione, più o meno coscientemente, utilizzano nei loro discorsi e nei loro programmi politici contenuti e riferimenti storici. E il conflitto che mette di fronte Euskal Herria agli stati spagnolo e francese non fa eccezione. Da un altro punto di vista possiamo dire che la storia è soprattutto conflitto, e conflitto storico è tutto ciò che non è stato risolto o è stato risolto male nel passato. Così, quello che oggi si chiama conflitto basco, questione basca, violenza politica in Euskal Herria... proviene in realtà da una serie di avvenimenti storici, la cui origine è nel XIX secolo (approssimativamente nel periodo fra il 1839 ed il 1876) con derivazioni successive come la creazione del movimento nazionalista e la fondazione del PNVEAJ, o il sorgere di un indipendentismo radicale negli anni venti, l'intervento basco nella guerra spagnola del '36 o la nascita di ETA e di una sinistra abertzale negli anni sessanta, prima della transizione e del periodo autonomico attuale. Nel 1998 si é innescata una dinamica estremamente interessante che ha portato al “accordo di Lizarra" che ha visto insieme i partiti nazionalisti (PNV, EH, ecc.), i movimenti sindacali e sociali baschi (ed anche IU dei Paesi Baschi in un primo momento) e che prevedeva una prospettiva di riappropriazione del destino della nazione basca nella logica dell'autodeterminazione. Qui di seguito il testo integrale dell’accordo: POTENZIALE applicazione per i Paesi Baschi Sulla base delle caratteristiche con le quali si è prodotto il processo e l'accordo di Pace in Irlanda, stimiamo che il conflitto che coinvolge i Paesi Baschi possa incontrare vie di soluzione qualora ci si attenga alle regole di comportamento e di attuazione seguenti: IDENTIFICAZIONE delle cause del conflitto Il contenzioso basco è un conflitto storico di origine e natura politica nel quale si vedono coinvolti lo Stato spagnolo e lo Stato francese. La sua soluzione deve essere necessariamente politica. Essendo diverse le concezioni che esistono sulle radici o sulla permanenza del conflitto, espresse nella territorialità, il soggetto di decisione e la sovranità politica si costituiscono nel nucleo delle questioni fondamentali da risolversi. METODO La soluzione politica solamente può plasmarsi attraverso un processo di dialogo e negoziazione aperto, senza esclusioni rispetto agli agenti coinvolti e con l'intervento della società basca nel suo insieme. PROCESSO Fase preliminare. Il processo di dialogo e negoziazione può propiziarsi con conversazioni multilaterali che non esigano condizioni previe insormontabili per gli agenti coinvolti, con lo scopo che il dialogo possa prodursi. Fase risolutoria. Il processo di negoziazione e risoluzione propriamente detto, che comporta implicitamente la volontà e l'impegno di affrontare le cause del conflitto, si realizzerebbe in alcune condizioni di assenza permanente di tutte le espressioni di violenza del conflitto. CARATTERE DELLA NEGOZIAZIONE La negoziazione deve essere globale nel senso di affrontare e dare risposta a tutte le questioni che determinano il conflitto, così come a quelle che sono le conseguenze di questo. Non ci sono agende limitate. In questo senso, la negoziazione non deve essere concepita come un processo di garanzie particolarizzate, ma come un processo per risolvere il conflitto. CHIAVE DI VOLTA Questo implica che una negoziazione risolutiva non comporti imposizioni specifiche, rispetti la pluralità della società basca, situi tutti i progetti in una situazione di uguaglianza di condizioni di conseguimento, approfondisca la democrazia nel senso di depositare nei cittadini dei Paesi Baschi l'ultima parola rispetto al proprio futuro e che questa sia rispettata dagli stati coinvolti. I Paesi Baschi devono avere la parola e la decisione. SCENARIO RISULTANTE L'accordo di risoluzione non conterrà scenari chiusi e di carattere definitivo, ma renderà possibili ampi quadri aperti dove possano avere spazio nuove formule che diano risposta alla tradizione ed alle aspirazionidi sovranità delle cittadine e dei cittadini dei Paesi Baschi. Lizarra - Garazi, 12 Settembre 1998 I due partiti della borghesia basca, Pnv e Ea, sono andati a Lizarra con l’idea di egemonizzare il movimento nazionalista attraendo 5 verso le proprie posizioni Hb e la stessa Eta e illudendosi che fosse possibile ripercorrere in Spagna il cammino irlandese. Oggi sappiamo quanto è lontana la soluzione del problema irlandese dopo tante promesse. Questo processo era accompagnato da un clima di fortissima mobilitazione sociale. Nel giugno del 1999 il governo apriva un dialogo diretto con 'ETA, che si interrompeva in agosto per la chiara volontà del governo di non andare a fondo (continuavano gli arresti e le provocatorie dichiarazioni secondo le quali l'ETA era ridotta a poche decine di individui). Alle aspettative di massa create dalla dinamica aperta con Lizarra, il governo di Aznar spalleggiato dal PSOE ha opposto un muro. A novembre l'ETA annunciava la fine della tregua a partire da dicembre. E' del 21 gennaio la prima vittima dell'ETA dopo la fine della tregua, un tenente colonnello dell'esercito, che inaugura una stagione di attentati che porta in agosto a nove il totale delle vittime tra i quali esponenti del PSOE, del PP, e anche dello stesso PNV. A partire da questi attentati si è scatenata in Spagna una campagna isterica antibasca senza precedenti mirante a dividere la società basca tra autoctoni e discendenti dell'immigrazione spagnola. Il clima di mobilitazione di massa è sparito. Le condizioni dell’ ETA In un comunicato l'ETA precisa cosa intenda per costruzione della nazione basca:1. normalizzazione della situazione con la liberazione dei prigionieri politici e il ritorno degli esiliati; 2. riconoscimento del diritto del popolo basco a decidere liberamente del proprio domani; 3. organizzazione dei territori baschi nel quadro di istituzioni comuni; In conclusione l'ETA condiziona esplicitamente l'abbandono definitivo della lotta armata ai progressi che farà Lizarra in quei tre ambiti, il che costituisce una messa in guardia diretta al PNV perché resti fedele ai suoi impegni politici. Il comunicato ha provocato la reazione irritata del PNV. Il progetto di costruzione nazionale deve tener conto delle profonde ineguaglianze della coscienza nazionale in Euzkadi, in Navarra e in Iparralde (i territori baschi francesi). L'opinione pubblica in Navarra e Iparralde è favorevole aqualche forma di relazione tra i territori, ma non a relazioni istituzionali che abbiano la forma di una istituzione nazionale basca, dato che la maggioranza della popolazione di Iparralde si identifica con la nazione francese e la maggioranza della popolazione della Navarra s'identifica con la Navarra senza sentirsi costretti a scegliere tra identità basca e spagnola. L'89% della popolazione dei Paesi Baschi condivide il fatto che siano i baschi a decidere del proprio destino, compresa dunque parte della base del PP e del PSOE, anche se il 50% della popolazione è contraria all'idea di separazione, ma pensa a istituzioni condivise tra baschi e navarresi e spagnoli. L'assemblea delle municipalità basche si compone degli eletti ai differenti partiti nazionalisti baschi: PNV, EA, EH per i territori baschi "spagnoli" e AB per i territori in Francia, i partiti francesi e spagnoli presenti sui due territori la boicottano compresa Izquierda Unida perché la vedono come rappresentazione simbolica della nazione basca unificata. Per spostare i rapporti di forza la sinistra basca, in polemica con il PNV, afferma che si deve adottare una politica di ridistribuzione delle ricchezze che convincerebbe la popolazione immigrata dei vantaggi di Paesi Baschi sovrani e adottare misure di disobbedienza civile nel quadro di istituzioni autonome nella prospettiva di una radicalizzazione della questione basca fino al punto di non ritorno, dove la negoziazione s'imponga come soluzione più ragionevole e meno costosa. E' su questo che si gioca oggi la battaglia tra destra e sinistra per la direzione della nazione basca. La nuova offensiva Appena concluso il processo di riorganizzazione interno ed ottenuto l'esplosivo con il furto di Plevin (dove un commando congiunto di terroristi baschi e bretoni dell'ARB hanno trafugato un ingente carico di esplosivo e miccia), il 28 ottobre 1999 l'ETA rompe la tregua che durava dal settembre '98. Inizialmente due attentati vengono sventati nel gennaio 2000 in Spagna all'inizio con il sequestro da parte delle autorità di due camionette imbottite di esplosivo che sarebbero state le più potenti autobomba utilizzate nella storia dell'ETA. Attualmente i separatisti baschi dispongono di almeno cinque colonne armate, pienamente effettive e capaci di colpire ovunque nel Regno di 6 Spagna. Qui di seguito sono segnalati i principali avvenimenti che hanno segnato la nuova offensiva basca: •Anno 2000 21 gennaio (1 morto e 10 feriti): due autobombe esplodono nella zona sud di Madrid uccidendo un colonnello e ferendo una decina di persone. E' la prima azione mortale dopo 19 mesi, dalla dichiarazione della tregua ; gli indipendentisti giustificano la ripresa delle azioni con la totale inadempienza del governo spagnolo al tavolo della trattativa per l'autonomia del paese basco. Una significativa immagine dell'attentato del 21/1/2000 a Madrid tratta da "La Padania" del 22/01/2000. 22 febbraio (2 morti): a Vitoria, capoluogo dei Paesi Baschi, esplode un'autobomba a duecento metri dalla sede del governo regionale basco uccidendo il deputato socialista Fernando Buesa, 54 anni, insieme alla sua guardia del corpo di 27 anni. Tutti i partiti, compresi l'Eaj-Pnb (partito nazionalista basco) ed Ab (Abertazaleen Batasuna, movimento separatista basco francese) e con l'eccezione di Herry Batasuna, hanno condannato l'attacco; a seguito dell'attentato sono state indette numerose manifestazioni in tutta la Spagna. 6 marzo (7 feriti): a sei giorni dal voto per le elezioni politiche in Spagna l'ETA compie un attentato facendo scoppiare un'autobomba a San Sebastian che provoca sette feriti tra cui due membri della Guardia Civil. L'auto è stata fatta esplodere tramite un comando a distanza proprio mentre passava la pattuglia della Guardia. Questi primi tre attentati sono facilmente inquadrabili nelle nuove posizioni assunte dall'ETA e dallo stato centrale spagnolo. Vengono tutti a ridosso delle elezioni politiche ed hanno probabilmente il duplice scopo di mantenere alto l'interesse per la questione basca e di ribadire che l'indipendenza del Paese Basco non può prescindere dal benestare dei terroristi. Dobbiamo sempre tenere presente che azioni politiche decisive quali quella attuata dal PNV nella creazione Conferenza dei Comuni Baschi avrebbe anche l'indesiderato effetto (solo per l'ETA, ed il governo di Madrid) di risolvere la situazione in maniera pacifica. Ciò significherebbe l'inutilità della lotta armata e del terrorismo e quindi la scomparsa di un movimento, che ricordiamo essere profondamente marxista e quindi ideologizzato, che negli ultimi anni ha già perso parte del proprio appoggio popolare e della propria forza militare. I risultati delle elezioni politiche hanno infatti dimostrato che l'elettorato di Herry Batasuna (il 20% nei Paesi Baschi) è confluito totalmente nel moderato PNV e, a conferma della bontà della linea politica moderata, non ha abbracciato l'astensionismo quando H.B., per protesta, ha deciso di non presentarsi. aprile (danni materiali): anche il gruppo indipendentista basco Iperretarrak, attivo nei Paesi Baschi francesi, è tornato a colpire provocando lo scoppio in un edificio di una bombola a gas; l'attentato non ha provocato vittime ma risulta significativo per comprendere l'inizio della nuova strategia della tensione. Il giorno 27 aprile la polizia dei Paesi Baschi ha arrestato 13 simpatizzanti dell'ETA accusati di vari episodi di violenza con lancio di bottiglie incendiarie ed uso di esplosivo. Bisogna segnalare che, dall'inizio dell'anno e fino a questa data, sono stati più di 200 gli attentati terroristici compiuti dai fiancheggiatori dell'ETA ai danni di abitazioni, uffici e proprietà di individui nel mirino dell'ETA. 7 maggio (1 morto): un noto esponente della sinistra basca, Josè Luis Lopez de la Calle ex militante comunista ai tempi del regime di Franco, è stato ucciso nei pressi della propria abitazione a San Sebastian nel quartiere Andoain da quattro proiettili presumibilmente sparati da un commando dell'ETA. Il giornalista era noto per l'impegno contro gli indipendentisti baschi ed era attivo nell'associazione Foro di Ermua che lotta per la pace nel Paese Basco senza però voler fare concessioni politiche agli indipendentisti. L'omicidio e stato condannato dal PNV ma non da Herry Batasuna. A seguito dell'attentato Aznar ha furbescamente colto l'occasione per domandare elezioni anticipate in Euskadi ed ha addirittura chiesto lo scioglimento del Patto di Lizarra. 4 giugno (1 morto): il consigliere comunale del Pp Jesus Maria Pedrosa Urkiza viene assassinato nei pressi dell'abitazione dove viveva da un colpo sparato a bruciapelo. Il consigliere era già da tempo nel mirino dell'ETA ma non aveva accettato la protezione della polizia spagnola. E' il settimo consigliere del Pp ucciso dal 1996. Era accusato di non fare nulla per ottenere l'avvicinamento degli oltre 500 militanti baschi detenuti nelle carceri spagnole. L'attentato provoca manifestazioni di protesta in tutta la Spagna ed in quest'occasione anche il Governo regionale basco aderisce pubblicamente alle manifestazioni. Inoltre l'ennesima mancata condanna degli attentati da parte di Herry Batasuna ha provocato la rottura dei patti di governo in tutte le amministrazioni basche guidate congiuntamente dal PNV e da EH: un altro gravissimo colpo all'attuazione degli accordi del Patto di Lizarra. Dopo la prima decade di luglio incomincia una nuova e formidabile campagna di attentati da parte ETA. E' la più violenta dopo quella registrata all'inizio degli anni ottanta sulla Costa Brava. Molte le vittime ed feriti. I principali bersagli sembrano ora essere esponenti del Partito Popolare e di quello socialista. Gli attentati sono avvenuti in varie parti del regno spagnolo a testimonianza di una rinnovata capacità bellico-logistica dei terroristi baschi che sembra abbiano sfruttato la tregua per riorganizzarsi e riarmarsi. 12 luglio (9 feriti): l'ETA fa esplodere un'autobomba nel pieno centro commerciale della Madrid. In questo caso, come già accaduto nel 1995, gli attentatori avevano avvisato la polizia dell'imminente esplosione della bomba che però è scoppiata dieci minuti prima dell'ora indicata proprio per colpire a tradimento gli artificieri giunti sul posto. Anche in questo caso si pensa che l'esplosivo utilizzato sia quello di Plevin. Tutti i partiti hanno condannato l'attentato tranne Herry Batasuna che ha solo "lamentato il fatto". 15 luglio (1 morto): il consigliere comunale Josè Maria Martin Carpena del Pp viene assassinato a Malaga nell'estremo sud della Spagna. L'assassino ha utilizzato proiettili provenienti dalla famosa "serie Praga". 16 luglio (1 ferito): un'autobomba scoppia ad Agreda, piccolo municipio della provincia castigliana di Soria, accanto alla caserma della Guardia Civil. Una strage è stata evitata perché poco prima dello scoppio una pattuglia aveva compiuto un giro di ricognizione fermandosi poi all'ingresso della caserma obbligando i terroristi a piazzare l'esplosivo in un punto meno favorevole. 19 luglio : sempre a Malaga sfiorata la strage per un guasto al dispositivo elettrico dell'ordigno posto sotto la macchina del vicesegretario dei socialisti andalusi Josè Arsenjo. Dell'attentato è stato accusato il famigerato "commando Andalusia" con tutta probabilità recentemente ricostituito. 20 luglio : un'autobomba piazzata a Malaga viene disinnescata dalla polizia dopo la segnalazione ricevuta tramite una telefonata anonima. La mattina del 21 luglio la polizia spagnola, facendo irruzione in un appartamento di Vitoria nei Paesi Baschi, ha sequestrato armi da fuoco, munizioni, 80 chili di esplosivo, comandi a distanza e nove cariche di dinamite da 1 chilo e mezzo pronte per preparare altrettante autobomba. Inoltre sono stati rinvenuti documenti su rappresentanti del Partito popolare e di quello socialista, gli obiettivi dei prossimi attentati. L'appartamento risulta affittato a tre giovani membri del Jarrai, il movimento giovanile di Herry Batasuna, a conferma dello stretto legame ancora esistente tra ETA ed il partito autonomista basco. 23 luglio (3 feriti): a Bilbao, nei Paesi Baschi, simpatizzanti dell'ETA lanciano tre bombe molotov provocando tre feriti. 24 luglio (4 feriti): a Gexto, nei Paesi Baschi, esplode un'autobomba nei pressi dell'abitazione della senatrice Pilar Aresti del partito popolare. L'azione ha provocato quattro feriti. Il 28 luglio la polizia ferma due sospetti che sembra stessero cercando di preparare un attentato contro il sindaco di Saragozza Josè Atares. I due sono sospettati anche di aver piazzato l'autobomba che ad Agreda, il 16 luglio, ha provocato un ferito. 29 luglio (1 morto): a Tolosa viene freddato il socialista Juan Mari Juaregui ex prefetto per la provincia di Guipuzcoa. Il 7 agosto il giudice Baldazar Garzon ha rinviato a giudizio 16 membri dello Xaki l'apparato militare internazionale dell'ETA fra cui un ex deputato di Herry Batasuna, Josè Maria Olara e due membri della direzione dello stesso partito Jokin Gorostidi e Gorka Martinez. Il giudice ha poi emesso un mandato di cattura internazionale per il capo dello Xaki, Carlos Saez. 8 agosto (5 morti e 6 feriti): 1) tre attentati in 24h segnano una netta impennata nella strategia della tensione. Il presidente degli industriali di Guipzicoa, Josè Maria Korta è stato ucciso facendo esplodere una carica esplosiva al passaggio della sua automobile. 2) Poco prima di mezzanotte quattro terroristi erano morti nell'esplosione della loro auto nei pressi di Bilbao mentre si preparavano a compiere un attentato. Tra di essi vi era una donna e Patxi Rementeria, capo del Commando Vizcaya e dirigente storico del gruppo armato. 3)Nel pomeriggio un'autobomba è esplosa attorno alle 18:30 nella Calle Platerias nel quartiere settentrionale di Chamartin provocando 11 feriti tra cui due bambini di 3 e 5 anni. A questo punto bisogna annotare un'ulteriore impennata dell'azione dell'ETA. Ormai tutto e tutti possono essere considerati suoi bersagli e gli attentati non sono più rivolti solo contro esponenti del potere centrale quali politici, amministratori o rappresentanti delle forze dell'ordine. Josè Maria Korta era infatti un noto nazionalista basco moderato (appoggiava infatti il PNV) ed un sostenitore della cultura basca essendo il fondatore di una scuola basca. La sua eliminazione è da attribuirsi al fatto che, alcuni mesi fa l'associazione industriali di cui era capo, aveva emesso un documento di dura condanna nei confronti dei metodi dell'ETA. Inoltre Korta si era probabilmente rifiutato di pagare la "imposta rivoluzionaria" vera e propria tangente imposta dai terroristi agli industriali baschi per finanziare il gruppo terrorista. E' doveroso comunque sottolineare la singolarità della morte dei quattro Euskera. I media hanno raccontato che quattro militanti, tra cui ben due capi, viaggiavano tranquillamente con una macchina imbottita di esplosivo che sarebbe servita per un attentato. Successivamente sarebbero stati tamponati da un'altra autovettura che avrebbe provocato l'esplosione e quindi la morte dei quattro. Tutto ciò appare francamente molto improbabile per diversi aspetti: difficile che un commando che prepara un attentato simile sia composto da ben quattro persone; singolare che di questo folto commando facessero parte anche due capi storici dell'organizzazione; decisamente improbabile che un'autobomba preparata dall'ETA ("maestri" nel settore) possa esplodere per un banale tamponamento; praticamente incredibile che le uniche vittime dello scoppio siano stati gli indipendentisti baschi e che, dell'auto tamponatrice che verosimilmente era vicinissima all'autobomba, nessuno sia rimasto ferito. 9 agosto (1 morto): un sottotenente dell'esercito, Francisco Casanova 47 anni, è stato ucciso a Pamplona con due colpi di pistola alla testa. A Portugalete, vicino Bilbao, un gruppo di dieci giovani incappucciati, simpatizzanti dell'ETA ha sequestrato un autobus della società Bizkaibus e lo ha dato alle fiamme dopo aver costretto i passeggerei a scendere. 10 agosto: mentre si svolgevano le manifestazioni contro la violenza dell'ETA, gruppi di sostenitori dei terroristi hanno dato alle fiamme due autobus, uno a Legazpia e l'altro a Zamudio, entrambi nei Paesi Baschi. A Bilbao è stata data alle fiamme la sede del PNV il partito nazionalista basco e sono state lanciate bombe incendiarie contro la sede della società di telecomunicazioni Telefonica. A Vitoria un ordigno è esploso davanti all'abitazione di un'ufficiale di polizia. Tensione si è registrata durante le manifestazioni pro e contro ETA quando i manifestanti sono venuti a contatto. A seguito degli attentati degli ultimi giorni si sono svolte in tutta la Spagna ma anche nei Paesi Baschi, numerose manifestazioni a ricordo delle vittime dell'ETA; alcune di queste sono state motivo di scontro tra sostenitori dei terroristi e la folla. Il 9 agosto Herry Batasuna ha indetto una giornata di lotta in ricordo dei quattro Euskera morti a seguito dello scoppio dell'autobomba sulla quale stavano viaggiando e che avrebbero piazzato poco dopo. Il leader di H.B., Arnaldo Otegi è stato intanto incriminato dalla procura di Bilbao per "apologia del terrorismo" poiché aveva definito i quattro Euskera "compagni e patrioti". Sono stati incriminati anche i giovani che durante le manifestazioni in omaggio ai terroristi morti avevano minacciato di morte il presidente del Partito Popolare di Guipuzcoa. 11 agosto: a Lizaro, nei pressi di Pamplona, otto automobili sono state bruciate mentre quattro autobus pubblici sono stati incendiati in diversi quartieri di Bilbao. Sempre l'11 agosto a Pamplona, circa 40.000 persone hanno sfilato per protestare contro gli attentati dell'ETA. Inoltre, in un comunicato fatto pervenire al quotidiano Euskaldunon Egunkarià, l'ETA si è attribuita la responsabilità di dodici attentati compiuti tra i mesi di maggio e luglio tra i quali quello del 29 giugno in cui venne assassinato Juan Maria Jauregui, ex prefetto socialista di Guipuzcoa, e quello del 15 luglio quando venne ucciso il consigliere comunale del partito Popolare di Malaga José Martin Carpena. Nessuna reazione da parte del governo Aznar ma il portavoce del Partito nazionalista Basco, Inako Anasagasti,, ha definito l'ETA "una aberrazione storica". 7 15 agosto: la polizia spagnola ha fatto esplodere in Catalogna un'auto con 100 chili di esplosivo a bordo, abbandonata in panne da guerriglieri che probabilmente si preparavano a compiere un grande attentato a Barcellona. 16 agosto: nella notte simpatizzanti dell'ETA hanno incendiato tre autobus a san Sebastian portando a venti il numero degli automezzi dati alle fiamme in una settimana. Tre giovani sono stati arrestati per questi fatti. Il 19 agosto a Vitoria, sono stati arrestati tre presunti membri dell'ETA (Esther Llorens Perez, Zurine Lebrero Panizo, David Cuna Alonso) accusati di aver fornito assistenza al Commando Araba responsabile dell'attentato dinamitardo di Sallent de Gallego 20 agosto(2 morti): a Sallent de Gallego sui Pirenei aragonesi vicino al confine francese due agenti della Guardia Civil, una donna di 32 anni ed un uomo di 22 anni, sono stati assassinati dall'esplosione di un ordigno piazzato sotto l'auto che avrebbero dovuto utilizzare per il loro giro mattutino. La località dell'attentato è considerata un importante punto di entrata dalla Francia per i commando dell'ETA in Spagna. Intanto alcuni esponenti di EH hanno lasciato trapelare di essere stanchi della violenza e di augurarsi una nuova tregua anche per il timore dell'isolamento politico in cui si trova EH in questo momento. Martedì 22 agosto la Ertzaintza(la polizia regionale del Paese Basco) ha arrestato sette guerriglieri dell'ETA in diverse località vicino a Bilbao e San Sebastian. Tutti e sette facevano parte del Commando Vizcaya il cui capo, Francisco Rementeria, era morto il 14 agosto nello scoppio dell'auto su cui viaggiava con tre compagni. Il gruppo di fuoco era il più importante dell'ETA e stava preparando alcuni azioni di grande potenza. 24 agosto: tre bombe sono esplose nei Paesi Baschi meridionali senza però causare vittime: A San Sebastian si sono registrati solo danni materiali mentre ad Irun due bombe piazzate fra alcuni camion parcheggiati sono esplosi mentre passava una pattuglia della Guardia Civil. Un quarto ordigno è stato fatto brillare dagli artificieri a San Sebastian. Nella serata di giovedì 24 agosto migliaia di persone hanno sfilato nelle strade di Bilbao contro la bandiera spagnola ed a favore della Ikurrina, la bandiera nazionale basca. La manifestazione, promossa da Herry Batasuna, ha ottenuto che per la festa della città svoltasi il giorno dopo, non venisse issata sul municipio la bandiera spagnola. 25 agosto: una bomba di fattura artigianale è esplosa di fronte all'abitazione di un'ufficiale di polizia di Bilbao causando solo lievi danni materiali. 29 agosto (1 morto): Manuel Indiano Azaustre, un anonimo consigliere comunale del Partito popolare della cittadina di Zamarraga (Euskadi) è stato freddato da sette colpi di arma da fuoco "presumibilmente" da membri dell'ETA. 6 settembre (1 morto): alcune bottiglie molotov sono state lanciate contro l'auto e la casa di proprietà di un rappresentante del PNV che di mestiere fa il poliziotto. Erano molti anni che non si verificavano attentati ai danni dei nazionalisti ma una telefonata pervenuta alla radio privata Euskadi Irratia, ha specificato che l'attentato era rivolto contro la polizia. Come già ipotizzato in precedenza, il 12 settembre, è avvenuta la rottura del Patto di Lizarra che permetteva al blocco indipendentista, formato da PNV, Eusko Alkartasuna (Ea), Izquierda Unida (Iu) ed Euskal Herritarrok, di governare il paese basco "spagnolo". La rottura del patto da parte di Eh ha avviato la crisi nel parlamento basco dove ora gli indipendentisti sono in minoranza. Mercoledì 13 settembre, settembre in una vasta operazione, la polizia spagnola ha arrestato 20 esponenti politici del movimento basco che si crede siano legati all'ETA. 14 settembre (1 ferito): un esponente socialista basco, José Ramon Decalde, è stato gravemente ferito alla testa da un colpo di pistola sparato da un'attentatrice dell'ETA. Venerdì 15 settembre, è stato arrestato in Francia Ignacio Gracia Arregui considerato da molti il capo dell'ala militare dell'ETA. Con lui è stata fermata la compagna Fabianne Tapia. 21 settembre (1 morto): un consigliere comunale del Partito popolare, Josè Luis Ruiz, è stato ucciso da due sicari a Sant Andria di Besos in provincia di Barcellona. 9 ottobre (1 morto): il procuratore capo del tribunale superiore andaluso è stato assassinato da due membri del Commando Andalusia. 14 ottobre: in concomitanza con il vertice della Comunità Europea di Biarritz, nel Paese Basco "francese", centinaia di nazionalisti 8 provenienti della Spagna hanno inscenato manifestazioni di protesta in favore dell'indipendenza del Paese Basco sfociate poi in scontri con la polizia a seguito dei danni provocati alla città. Incredibile l'incendio provocato dai manifestanti alla sede dei Radio Euskera, l'unica in territorio francese a divulgare programmi radiofonici completamente in lingua basca. In questo caso la demenza degli estremisti baschi ha raggiunto veramente livelli incredibili. 16 ottobre (1 morto): il commando Andalusia ha assassinato il colonnello Antonio Munoz Carinano nel suo studio medico a Siviglia. Subito dopo l'attentato la polizia ha bloccato Jon Igor Solana Matarranz uno dei due presunti assassini. Martedì 17 ottobre la polizia ha fermato anche il secondo assassino, Arriet Iragi Gurruchaga, trovato nel suo nascondiglio di Siviglia. 30 ottobre (3 morti e 30 feriti): un'autobomba è scoppiata alle ore 9:10 in un'affollata strada alla periferia nord di Madrid. L'obiettivo dell'attentato era il giudice della corte di cassazione Francesco Querol che è morto assieme alla sua guardia del corpo ed al suo autista. La potenza dell'ordigno ha provocato gravi danni per un largo raggio. L'esplosione ha ha provocato più di trenta feriti, scaraventando un tassista a più di 50 metri e danneggiando i primi sette piani di una palazzina. Si tratta dell'attentato più sanguinoso dalla ripresa degli attentati. 1 novembre 2000(2 feriti): in una zona centrale di Barcellona è stata fatta esplodere un'autobomba che ha provocato due feriti. Martedì 7 novembre la polizia spagnola ha arrestato a Madrid nove presunti appartenenti e fiancheggiatori dell'ETA che si preparavano a compiere nuovi attentati. Probabilmente gli arrestati fanno parte del Comando Aragon presente nella capitale per fare da supporto ad altri gruppi di fuoco. Sono stati inoltre scoperti cinque covi dei separatisti baschi. 9 novembre 2000: a San Sebastian è stato sventato un attentato che avrebbe potuto causare la morte di due giornalisti baschi. In rapporto a questo episodio il periodico nazionalista Ardi Beltzà (Pecora nera) è stato accusato di indicare all'ETA le future vittime degli attentati. 11 novembre 2000 (6 feriti): varie granate sono state lanciate contro una caserma della Guardia civil a San Sebastian provocando il ferimento di sei agenti. Inoltre altre vittime sono state evitate dal mancato funzionamento del dispositivo per l'esplosione dei bazooka abbandonati dai terroristi che avrebbero dovuto scoppiare quando gli agenti li avessero presi in mano. 21 novembre 2000 (1 morto): nella tarda serata un commando ha ucciso con due colpi di pistola alla nuca Ernest Lluch, 63 anni ex ministro socialista, nel garage sotterraneo della sua casa di Barcellona. 14 dicembre (1morto): un consigliere comunale del partito popolare, Francisco Cano Consuegra, è morto in seguito all'esplosione di una bomba collocata sotto la sua macchina. Cano, 45 anni, era l'unico consigliere comunale del paese di Viladecavals, vicino a Barcellona, e governato dal partito nazionalista catalano Convergencia y Union. E' il quarto attentato dei terroristi baschi in terra catalana. 18 dicembre 2000: una bomba collocata dai terroristi negli ascensori della Facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università dei Paesi Baschi è stata scoperta e disinnescata prima che potesse esplodere. Il clamoroso gesto ha destato grande commozione in tutta la Spagna. 20 dicembre 2000 (1 morto): la guardia urbana Miguel Geryilla è stata assassinata da due membri dell'ETA quando questi si era avvicinato loro per aiutarli a spingere la loro macchina. All'interno dell'autoveicolo erano nascosti tredici chili di esplosivo pronti per un nuovo attentato. Finalmente dopo gli ultimi attentati due consiglieri di Euskel Herritarrok si sono dimessi dal loro incarico come segno di protesta, contro l'ETA anche se il partito non ha emesso alcuna condanna ufficiale contro la banda terrorista. 8 gennaio 2001: a Zaruz, nella provincia basca di Guipuzcoa, un ordigno di cinque chili di esplosivo, era nascosto in un vaso di fiori posto accanto alla tomba di Josè Iruretagoyena, un consigliere del Partito Popolare ucciso tre anni fa dalla stessa ETA. L'attentato è stato sventato dalle forze dell'ordine. 10 gennaio 2001: altre due bombe sono state scoperte accanto alla sede del comando militare di Girona, nel Nord della Catalogna. In questo caso si trattava di due ordigni trappola costituiti da una falsa bomba posta dentro ad un primo zaino collegata ad un secondo ordigno nascosto in un secondo zaino. Il 12 gennaio 2001 la polizia spagnola ha inferto un ulteriore duro colpo alle colonne armate sequestrando 40 chili di dinamite (proveniente dal furto di Plevin, detonatori e materiale per la fabbricazione di ordigni. Inoltre sono stati arrestati due membri della Colonna Barcellona, Josè Ignacio Cruchaga e Liarni Armendariz. Inoltre ad Irun, nella parte meridionale del Paese Basco, è stato scoperto un covo dell'ETA utilizzato in passato per la detenzione di alcuni sequestrati. 16 gennaio 2001: una bomba di fabbricazione artigianale è scoppiata a Bilbao nei locali che ospitano il sindacato di polizia basca causando danni materiali ma nessun ferito. 8 marzo (1 morto ed un ferito): nella notte un'autobomba è scoppiata nei pressi della piazza Hernani (Guipuzoa, Euskadi). L'esplosione ha causato la morte di un agente ed il ferimento di un altro. Nella stessa notte si erano registrati scontri tra la polizia e manifestanti nazionalisti che protestavano contro una retata effettuata ai danni del gruppo giovanile indipendentista Haika. 20 marzo 2001 (1 morto): Froilan Elezpe, un consigliere socialista di Lasarte, è stato freddato con alcuni colpi di pistola sparati a bruciapelo dagli assassini dell'ETA. ancora una volta l'ETA sceglie la strada del bersaglio facile piuttosto che affrontare a volto scoperto l'invasore spagnolo. Le elezioni del 13 maggio 2001 Queste elezioni, che i mezzi di comunicazione hanno presentato come le elezioni del parlamento autonomo basco, in realtà non sono le elezioni basche perché non tutti i baschi possono parteciparvi. Le consultazioni riguardano solo quella che nell'ordinamento dello Stato spagnolo si chiama CAV (ovvero, Comunità Autonoma Basca) e che comprende solo tre delle sette province basche, ovvero Araba, Bizkaia e Gipuzkoa; la Nafarroa, sempre parte dello Stato spagnolo, è divisa da queste tre e forma un'altra comunità autonoma, e tutte insieme sono a loro volta divise dalle province di Lapurdi, Behenafarroa e Zuberoa, dal confine tra Spagna e Francia. I partiti baschi patriottici di vario orientamento conquistano la maggioranza assoluta dei seggi disponibili, raggiungendo insieme il 52,8% così diviso: coalizione moderata EAJ-EA, 42,7% Ad Alavesa (neo-franchisti),23,0% PSOE (socialdemocratici), 17,0% Ezker Batua, sezione basca della coalizione promossa dal Partito comunista spagnolo Izquierda Unida, conquista il 5,5% dei voti. In vari modi, la ricetta dei partiti baschi è dialogo, negoziazione, autodeterminazione e libera decisione per tutte le province basche e per tutti i 3 milioni di cittadini baschi una volta per tutte. Questi partiti potranno costituire una maggioranza nel parlamento locale per sostenere la disobbedienza civile e la lotta per l'autodeterminazione, ma una possibilità di stretta collaborazione sembra comunque essere difficile in una situazione di forte scontro. 9