Paraguay al voto per voltare pagina Sfida a colpi bassi

Transcript

Paraguay al voto per voltare pagina Sfida a colpi bassi
8 Quadrante
L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 15 APRILE 2013
a
Paraguay al voto
per voltare pagina
Sfida a colpi bassi
Il Paese militarizzato in vista delle elezioni
per scegliere il nuovo presidente: testa a testa
fra due imprenditori, Alegre e Cartes
MICHELE NOVAGA
a Domenica prossima, 21
aprile, tre milioni e mezzo di cittadini del Paraguay saranno
chiamati alle urne per eleggere,
oltre a 45 senatori, 80 deputati e
17 governatori di province, anche il nuovo presidente del Paese.
Per lo Stato sudamericano incastonato tra Bolivia, Argentina
e Brasile e che si estende su una
superficie di oltre 406.000 km
quadrati (più vasto dell’Italia)
dove vivono 7 milioni di persone, è una data cruciale. Dopo la
destituzione nel giugno del 2012
da parte del Senato con l’accusa
di impeachment di Fernando
Lugo, il presidente eletto quattro anni prima da una coalizione
di diversi partiti con un programma di eguaglianza sociale,
il suo posto è stato preso da Federico Franco.
Il governo isolato
Un presidente il cui governo è
isolato a livello internazionale e
che non viene riconosciuto come legittimo dalle due più grandi organizzazioni dell’area - il
Mercosur (Mercado Común del
Sur e Unasur) e Unasur (Unión
de naciones suramericanas) che nutrono molte aspettative in
queste elezioni e che si augurano che il nuovo presidente venga eletto con grande partecipazione di tutti i settori politici.
Dei dieci candidati alla carica
più alta del Paese, solo due secondo i sondaggi si contenderanno la vittoria finale. Sono l’im-
prenditore Efraìn Alegre, ex ministro del governo Lugo candidato dal Partito liberale radicale
Autentico, e Horacio Cartes, anch’egli imprenditore nel settore
del tabacco, esponente di quel
Partido colorado che da sempre
(a parte il periodo in cui è stato
presidente Fernando Lugo) comanda il Paese. Nei giorni scorsi tra i due ci sono state scintille
e sono volate parole grosse: Alegre, che si dice sicuro della vittoria nonostante i sondaggi gli attribuiscano un ritardo di cinque
punti da Cartes, dopo aver dato
del «piangina» al rivale lo ha pu-
Il governo in carica
di Federico Franco
è isolato a livello
internazionale
re tacciato di essere un narcotrafficante. Accuse alle quali Cartes ha risposto contrattaccando
e accusando Alegre di essersi impossessato di 25 milioni di dollari quando era ministro dei Lavori pubblici del governo di Lugo.
Ma nella fervente campagna
elettorale è intervenuto anche lo
stesso ex presidente Lugo, candidato capolista al Senato dal
partito progressista Frente Guasù. L’ex vescovo cattolico dimesso dallo stato clericale, ritiene
che il popolo paraguayano soffra
per la perdita dei diritti conquistati durante il suo interrotto
mandato quando ai poveri veni-
vano offerti servizi come le mense gratuite o veniva garantita l’assistenza sanitaria. «Alla classe
politica del Paraguay conviene
che ci sia gente povera e affamata di modo che proprio gli ultimi
siano costretti a chiedere aiuto
ai politici» ha recentemente dichiarato Lugo.
Controlli alle frontiere
In vista del voto di domenica
prossima, intanto, si rafforzano
i controlli soprattutto alle frontiere.
La Polizia brasiliana ha da
qualche settimana aumentato il
numero dei suoi effettivi schierando lungo il confine col Paraguay un centinaio di agenti in più
per contrastare il fenomeno del
contrabbando da parte di quelle
migliaia di paraguayani che torneranno a casa per votare.
E dall’estero stanno per arrivare oltre 300 osservatori elettorali inviati dall’Unione europea e da altre dodici organizzazioni per vegliare sul corretto
svolgimento delle elezioni.
Il ministro dell’Interno ha disposto che il giorno delle elezioni vengano schierati 11.000 poliziotti a protezione dei seggi e del
tribunale Supremo di Giustizia
vittima nei giorni scorsi di episodi di pirateria informatica da
parte di alcuni hacker infiltratisi nel sistema. E che una squadra
di specialisti di intelligence formata da esperti di antiterrorismo individui i possibili luoghi
di incidenti. ■
Domenica prossima tre milioni e mezzo di cittadini del Paraguay saranno chiamati alle urne
A Conga investiti 4,8 miliardi di dollari
A
Perù, avanza la protesta
contro la nuova miniera
A
Centinaia di persone sono tornate a manifestare contro il progetto minerario Conga – il più grande della storia del Perù – del
gruppo americano Newmont e
occupato uno dei siti della concessione mineraria nella regione
settentrionale di Cajamarca.
Secondo la compagnia Yanacocha, filiale della Newmont, i manifestanti avrebbero bruciato
del materiale e un conteiner costringendo l’evacuazione del
personale sul posto. Al momen-
to gli attivisti si sono stabiliti
nella zona di El Perol, e minacciano di occupare il sito fino a quando la compagnia mineraria responsabile del progetto non avrà
ritirato tutto il personale. Le comunità locali, che costituiscono
il nocciolo duro della protesta a
Conga, temono l’impatto idrico,
sociale e ambientale dell’immensa opera mineraria.
Con un totale di circa 4,8 miliardi di dollari di investimenti, Conga costituisce il più grande pro-
Mediterraneo, quei popoli vicini
«Solidali per risolvere i problemi»
fi, docente in migrazioni e cooperazione internazionale dell’ateneo orobico -, forse non molto
visibile. Ho seguito sin dall’inizio quest’associazione: bisogna
rendersi conto della sua presenza. Siamo di fronte a una realtà
di volontariato, con un forte
coinvolgimento femminile e che
si pone la questione della formazione e di cosa significhi imparare la propria lingua madre, portando con sé il problema della
differenza tra lingua scritta e
parlata. La lingua madre è importante per la propria identità
ed autostima: per questo è necessario creare reti a livello transnazionale, per dare il via ad uno
scambio reale e confrontarsi con
le diverse esperienze associative di questo tipo».
Un’importanza sottolineata
anche da Noureddine Laqnissi,
tra i volontari di Toubkal: «Imparare la lingua materna dà ai
bambini una spinta per imparare poi al meglio la lingua del Paese in cui vivono: l’ha dimostrato
anche un recente studio in Germania». Mohamed Benali, Console generale del Marocco a Milano, ha invece posto l’accento
sull’identità marocchina: «Co-
©RIPRODUZIONE RISERVATA
getto minerario (oro e rame) mai
realizzato in Perù. I lavori per la
sua realizzazione lo scorso anno
erano stati sospesi dopo che gli
scontri tra forze dell’ordine e
manifestanti avevano causato la
morte di cinque persone. Tuttavia gli attivisti accusano la Yanacocha di proseguire gli scavi e la
lavorazione per un progetto che,
sulla carta, comporta la sostituzione di quattro laghi naturali
con impianti artificiali, alimentando i timori per l’approvvigionamento idrico in una zona spesso soggetta a siccità.
Il Perù è il quinto produttore al
mondo d’oro e ospita il 40% delle riserve del prezioso metallo in
America Latina.
a
a Il Marocco, l’importanza
dell’insegnamento della lingua madre e seconde generazioni: sono
queste le tematiche di cui si è parlato durante l’incontro «Lingue e culture in inter-azione. Incontro tra Italia e Marocco», svoltosi al Patronato San Vincenzo, tra le iniziative di
Unibergamorete.
Protagonista, tra gli altri, l’associazione marocchina Toubkal,
presente sul nostro territorio dal
2005, che organizza la scuola
d’arabo per bambini e ragazzi figli di immigrati e la scuola di cittadinanza per i loro genitori.
«L’esperienza di Toubkal nasce
dal basso - ha sottolineato Vanni Maggioni, socio della stessa e
coordinatore dell’incontro - ed è
allo stesso tempo un percorso di
rete: Ruah e Cisl hanno dato il
loro appoggio. Da associazione
di rappresentanza è diventata
così associazione di volontaria-
to». «L’immigrazione ormai è un
destino, non una scelta - ha detto Ahmed Alamri dell’università
di Rabat -: il bambino in questa
catena migratoria è il soggetto
più debole e ha bisogno di tanti
servizi per affrontare le difficoltà
di questo percorso». In primo
luogo, il trovarsi tra la cultura
d’origine della famiglia, e una
nuova cultura all’esterno, con
conseguenti difficoltà sociali e
psicologiche: «Bisogna rispettare la sua dignità - ha continuato
Alamri - senza discriminarlo e
preparare servizi rispettosi della sua cultura. Si devono trovare
modi di interazione: è una ricchezza anche per la società in cui
vive. Le scuole d’arabo e le associazioni musulmane sono importanti per garantire la sua integrazione». «La scuola d’arabo
è una realtà molto diffusa in Italia - ha proseguito Paola Gandol-
Un momento dell’incontro dell’associazione Toubkal
me possiamo definire oggi l’identità del nostro Paese? Il 3
marzo del 1986 il defunto re
Hassan II ha detto:"Il Marocco
è un albero, le cui radici sono in
Africa e che respira attraverso le
sue foglie in Europa". Questa
metafora conferma il suo legame alla cultura del Mediterraneo e la sua vocazione di Paese
multiculturale».
Una cultura attorno a un mare, una terra di mezzo spazio di
pace e solidarietà, che unisce diversi popoli, culla delle tre religioni monoteiste, formando
un’unità nella diversità: «I popoli mediterranei - ha concluso il
Console - sono molto vicini per
quanto riguarda costumi, tradizioni culinarie, ritmi musicali e
forme di spiritualità. Sarebbe un
peccato rifiutare l’esistenza di
questi elementi di convergenza.
Per risolvere i problemi di oggi
dobbiamo essere solidali: siamo
tutti mediterranei e siamo tutti
sulla stessa barca».
All’incontro erano presenti
anche Laura Resta della Ruah,
Mimma Pelleriti della Cisl e Abderrahim Abderrahmane, presidente di Toubkal. ■
Giada Frana