TRUTH (Il prezzo della verità) di James Vanderbilt
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TRUTH (Il prezzo della verità) di James Vanderbilt
TRUTH (Il prezzo della verità) di James Vanderbilt (Truth) REGIA: James Vanderbilt. SCENEGGIATURA: James Vanderbilt. INTERPRETI: Cate Blanchett, Robert Redford, Dennis Quaid, Topher Grace, Elisabeth Moss, Bruce Greenwood. FOTOGRAFIA: Mandy Walker (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: Brian Tyler. PRODUZIONE: Brad Fisher, Doug Mankoff, William Sherak, Andrew Spaulding, James Wanderbilt. DISTRIBUZIONE: Lucky Red. GENERE: Drammatico. ORIGINE: USA. ANNO: 2016. DURATA: 125’. Per molti anni Mary Mapes, giornalista e produttrice televisiva, ha lavorato alla trasmissione della CBS "60 minutes" al fianco di Dan Rather, il più famoso anchorman della emittente. Nel 2004, durante una puntata del programma, Rather informa di essere in possesso di alcuni documenti che confermerebbero i favori ricevuti da George W. Bush per prestare un comodo servizio militare alla guardia nazionale anziché andare in Vietnam. Il caso deflagra tra conferme e smentite e, più tardi, due mesi prima delle elezioni presidenziali, provoca le dimissioni di Rather e il licenziamento della Mapes….Chiunque abbia un'età tale da ricordarsi un giornalismo che purtroppo oggi non c'è quasi più, o abbia amato la New Hollywood, o entrambe le cose, non può non amare anche i film che raccontano del mestiere del reporter, delle sue passioni, della sua etica e della sua rilevanza nella società. Mentre internet ha cambiato regole e paradigmi dell'informazione, e, soprattutto, mentre si discute su come mantenere libera un'informazione che ha comunque la necessità di dare un riscontro economico, il cinema sta riflettendo su queste questioni forse più di quanto non stia facendo il mondo del giornalismo stesso. In fondo, Truth parla proprio di questo, oltre che dello specifico del cosiddetto Rathergate, lo scandalo scoppiato all'indomani di una puntata di 60 Minutes che bersagliava George W. Bush nei mesi precedenti la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti per la seconda volta. Con quel titolo così altisonante e ambizioso (Truth = verità), e così difficile da portare (ma che non lo appesantisce), il film dell'esordiente James Vanderbilt fa della parabola tragica di Mary Mapes e di Dan Rather la metafora di una trasformazione, del Rathergate il cardine del passaggio da un paradigma di giornalismo a un altro: dai media tradizionali a internet, con tutto quello che questo comporta, compreso il suo controverso rapporto col profitto e - forse soprattutto - il vociare incontrollato e violento della Rete, capace di soffocare spesso e volentieri il punto della questione. La verità, appunto. Che spesso è meno chiara e netta di quel che vorremmo. Lo ricorda, non a caso con parole quasi identiche, Cate Blanchett, che interpreta Mary Mapes, in un breve monologo finale che fa venire i brividi. Vanderbilt parla del giornalismo old style (e lo difende), racconta dal di dentro vita e funzionamento interno del team che realizza un magazine giornalistico, mette in scena i contrasti tra interessi del network e quelli delle strutture di news, il legame tra anchor e producer, non ha paura di sporcarsi le mani con una retorica vecchio stampo che si disinteressa sostanzialmente di questioni ideologiche o partitiche, mettendo in primo piano la missione e l'etica di un mestiere e di chi cerca di farlo secondo coscienza. Errori compresi, ammessi o meno. Estremamente solido e incalzante nella scrittura, che semina 'fatti' a getto continuo nei confronti dello spettatore, Truth vive sulle spalle di una grandiosa Cate Blanchett: una giornalista 'old school' che ha un'unica fede, legata alla 'domanda' da porre e porsi senza timori referenziali di alcun tipo. Sua colonna portante Robert Redford, ovvero l'amico nonché collega di una vita, presente doveroso in un film come questo, in arrivo 40 anni dopo quel “Tutti gli uomini del presidente” che ha fatto la storia di questo genere di cinema. * Quanto può far male una domanda, quanto in profondità può arrivare e quante sconsiderate reazioni a catena può generare. Un processo all'etica giornalistica e alla tragica evoluzione a cui questa è andata incontro nel corso degli ultimi 15 anni. Perché il web, vuoi o non vuoi, ha spalancato le porte anche alla disinformazione, allo sciacallaggio mediatico e alla manipolazione di una notizia. Vanderbilt, nel cercare la 'verità' dietro questa incredibile storia che ha visto pericolosamente incrociarsi potere politico e libertà d'informazione, tratteggia i lineamenti di una professione in caduta libera, quella del giornalista moderno, tanto più influenzabile e manipolabile quanto in grado di manipolare e influenzare un'opinione pubblica che sempre più tende a soffermarsi sul dito che indica la Luna, tralasciando quest'ultima. Film di notevole impegno civile capace di far sorgere nello spettatore, bersaglio e spesso vittima di un certo sistema mediatico, domande e riflessioni non banali.