15. L`attuale mondo politico

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15. L`attuale mondo politico
15. L’attuale mondo politico
La riforma costituzionale e l’Italicum promettono di “cambiare in meglio”
il nostro Paese. La nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, sorta sulle
ceneri del cosiddetto Porcellum (dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale), grazie all’introduzione del premio di maggioranza, favorisce il consolidarsi di stabili maggioranze all’interno della Camera dei deputati. Ciò finirà inevitabilmente per incidere sul rapporto tra Governo e Parlamento, già
oggetto della riforma costituzionale, attualmente all’esame delle Camere, la
quale contempla, tra le altre cose, il tramonto del bicameralismo perfetto.
D’altro canto, il Governo ha già più volte fatto ricorso all’espediente della
fiducia per “blindare” i suoi decreti, impedendo di fatto al Parlamento il
libero esercizio del suo potere legislativo.
Non pochi sono i provvedimenti che, seppur fondamentali per il nostro ordinamento, sono stati adottati dalla “casta” senza il consenso delle forze
politiche di minoranza, ma solo in nome del superamento della crisi e della
vacua promessa di un futuro migliore.
Esprimi le tue idee al riguardo.
Percorso compositivo
1 La nuova legge elettorale approvata dal Parlamento, il cosiddetto
Italicum, frutto dall’accordo dei leaders dei due partiti PD e Forza Italia
(il cosiddetto Patto del Nazareno), si riferisce esclusivamente all’elezione
della Camera dei deputati.
Non sono contemplate, invece, norme per l’elezione del Senato
in considerazione della riforma costituzionale, ancora all’esame del
Parlamento, che ne prescrive una sua elezione indiretta.
Le «regole del gioco» introdotte da questa nuova legge sono
sostanzialmente analoghe ad altre, dichiarate illegittime dalla Corte
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L’Italicum
1) La nascita dell’Italicum sulle ceneri del Porcellum
2) Il tramonto del bicameralismo perfetto nel progetto di riforma costituzionale
3) L’impatto delle nuove regole introdotte dall’Italicum sul rapporto tra Parlamento
ed Esecutivo
4) La sfiducia nel cittadino dinanzi all’incoerenza dei governanti
costituzionale, contenute nella legge definita, dal suo stesso relatore,
«Porcellum» per alludere alla sua «manifesta indecenza».
Tali regole sono così state riviste «all’italiana» (perciò Italicum)
espressione che in questo caso non fa riferimento a valori che esaltano la nostra patria, ma ad «astuzie» tipiche del nostro modo di fare,
caratterizzato da continue dichiarazioni di cambiamento da parte di chi
detiene il potere senza poi trovare alcun riscontro concreto.
15. L’attuale mondo politico
2 La Costituzione, nella Parte Seconda, proclama a chiare lettere
che la nostra è una «Repubblica parlamentare».
L’epoca del «bicameralismo perfetto», tuttavia, è tramontata, ma
in luogo di una coraggiosa riforma la “casta” sta escogitando tutti gli
artifizi possibili per tenere in vita le “poltrone” del Senato il quale,
come è accaduto per il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e
del Lavoro), si appresta anch’esso a diventare un ente notoriamente
inutile, quanto misterioso.
Nella revisione costituzionale attualmente all’esame del Parlamento, la Camera, infatti, sarebbe titolare del rapporto di fiducia con il
Governo e andrebbe dunque ad esercitare la funzione legislativa in
via ordinaria, la funzione di indirizzo politico e quella di controllo
dell’operato del Governo.
Il Senato, invece, trasformato in una Camera di rappresentanza di
Regioni e autonomie locali, dovrebbe ricoprire un ruolo di raccordo
tra Stato ed enti territoriali e locali, nonché tra Stato e Unione europea,
con una residuale funzione consultiva, peraltro non vincolante.
3 La nuova legge elettorale, attribuendo un consistente premio
di maggioranza a chi vince le elezioni, al primo turno (quorum del
40%) o al secondo (quorum più basso), se da un lato garantisce piena
governabilità, dall’altro consente all’Esecutivo la «tranquillità» di governare senza nemmeno più dover giustificare la proprie scelte, laddove
discordanti con la linea politica propagandata, ricorrendo all’alibi delle
pressioni subite dagli altri partiti della coalizione di governo.
Queste nuove regole determinano un’anomala situazione costituzionale che vede il Parlamento espropriato della sua funzione legislativa
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da parte del Governo il quale, già più di una volta, ha “blindato” i suoi
decreti legge con il “ricatto” della fiducia.
L’Italicum
4 In questa delicata fase il cittadino onesto, già frastornato dal
tam-tam orchestrato dai media, si smarrisce, trovando nello scetticismo
e nell’antipolitica le uniche risposte all’incoerenza dei governanti.
Salgono così in cattedra, nell’immaginario collettivo, i “maestri delle
promesse e dei proclami miracolistici”. Si alimenta l’illusione di un
futuro migliore in nome del quale si impongono «dictat» e si adottano
provvedimenti non condivisi da tutte le forze politiche, condivisione
che, al contrario, si presenta imprescindibile laddove si ha a che fare
con le regole fondamentali del funzionamento della macchina democratica (come è appunto la legge elettorale).
In questo clima, coloro che ribadiscono il rispetto dei principi
costituzionali e mettono in discussione l’operato della “casta” sono
etichettati come “gufi” o “iettatori” e l’opposizione viene continuamente
ridicolizzata e delegittimata. Anche all’interno della compagine di potere
le opinioni non allineate sono tenute a margine.
Al momento un cambiamento verso una reale svolta democratica
appare difficile in quanto ormai l’Italia rappresenta un piccolo e marginale ingranaggio al servizio delle multinazionali e dei poteri forti che,
a prescindere dal loro colore politico, difendono a denti stretti privilegi
quanto meno discutibili, ma ancor più inconcepibili in un’epoca, come
questa, di seria crisi economica.
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16. L'eutanasia e il testamento biologico
Morire: liberi di scegliere? Sempre acceso e complesso è il dibattito, in Italia
e altrove, sul «diritto/non diritto alla morte». L’eutanasia si riaffaccia, allora,
come argomento predominante, spinoso e delicato. Il candidato esprima le
sue opinioni in merito, riflettendo sui casi sempre più frequenti di battaglie
condotte in nome dei malati senza speranza e sulle ampie discussioni che
riguardano il cosiddetto «testamento biologico».
Percorso compositivo
1) Il caso di Brittany Maynard.
2) Definizione di eutanasia.
3) Englaro, Welby e Schiavo: vicende molto discusse.
4) Il dibattito in Italia tra posizioni religiose e laiche.
5) La necessità di provvedimenti e il testamento biologico.
2 Questo caso rientra nella cosiddetta «eutanasia attiva». Oggi,
nell’ampio dibattito dei nostri giorni, si suole infatti distinguere tra
«eutanasia attiva», nel caso in cui la morte venga provocata in maniera
diretta (ad esempio tramite la somministrazione di sostanze tossiche),
ed «eutanasia passiva», qualora la morte sopravvenga per via indiretta,
tramite la sospensione delle cure necessarie a tenere in vita il malato.
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Eutanasia
1 Giovane e bella, Brittany Maynard, una ragazza californiana di
soli 29 anni, scopre di avere una gravissima forma di cancro al cervello
e decide di morire quando vuole. Si trasferisce quindi nell’Oregon dove
la «dolce morte» è possibile da qualche anno e nel momento in cui le
sofferenze diventano insostenibili si dà la morte, circondata dall’affetto
dei suoi cari e dell’amato marito.
La storia di Brittany ha infiammato negli Stati Uniti il dibattito sul
fine-vita e sul suicidio assistito, che nel Paese americano sono legali
soltanto in alcuni Stati, riaprendo le discussioni attorno ad una questione che sembra non trovare una soluzione non soltanto in America,
ma anche in Europa.
16. L'eutanasia e il testamento biologico
«Eutanasia» è una parola con un passato lungo secoli. L’etimologia greca
la definisce come buona morte e, mentre nei tempi antichi essa stava
ad indicare una morte accettata serenamente a chiusura del ciclo vitale
(ma poteva anche corrispondere al suicidio), nella modernità è passata
a designare la pratica consistente nel procurare la morte più celere e
indolore a un essere umano affetto da una malattia incurabile, con il
fine di far cessare la sua sofferenza.
Se sia corretto o meno modificare la naturale evoluzione della vita
di un individuo è questione discussa ormai da tempo, senza tuttavia
trovarvi una soluzione soddisfacente.
3 Negli ultimi anni ci sono state diverse vicende che hanno acceso
il dibattito anche in Italia, come la storia di Eluana.
Eluana Englaro, giovane donna di Lecco vissuta per diciassette anni
in uno stato vegetativo in seguito a un incidente stradale e morta poco
dopo la sospensione dell’alimentazione forzata, richiesta e ottenuta dal
padre attraverso un lungo iter giudiziario: questa la storia, commovente
e complessa, che divise profondamente l’opinione pubblica italiana.
C’è chi gridò all’omicidio, chi invece parteggiò per Peppino Englaro,
ritenendo che quella di Eluana non era vera vita e che era giusto rispettare la volontà espressa dalla ragazza prima del tragico avvenimento.
Altre due storie colpirono e divisero profondamente gli italiani:
quelle di Piergiorgio Welby e Terry Schiavo. L’uno, ridotto allo stato
di automa dalla forma più acuta esistente di distrofia muscolare, ma
ancora capace di intendere e di volere, l’altra, in coma irreversibile da
quindici anni dopo un incidente. Entrambi i malati hanno visto la loro
vita scorrere via: Welby, tramite l’intervento di un medico anestesista di
Cremona che ha staccato il suo respiratore nel dicembre 2006, la Schiavo, invece, per l’intervento del marito, a cui nel 2005 la Corte suprema
della Florida diede il permesso di interrompere l’alimentazione forzata.
Entrambi questi casi, molto diversi tra loro, hanno profondamente
scosso l’opinione pubblica per tutta una serie di implicazioni ad essi
correlata. Il medico di Welby, sebbene non sanzionato dall’Ordine Professionale, per il quale la sua tenuta è stata corretta, si è visto imputato
per «omicidio del consenziente» dal giudice delle indagini preliminari
che non ha voluto archiviare il caso e, soltanto nel 2007, è stato deciso
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4 Ma ancora oggi le domande senza risposta continuano a rimanere sempre le stesse: è giusto o meno che l’uomo decida della
propria vita? Il diritto alla vita va difeso a tutti i costi, o bisognerebbe
piuttosto sostenere quello a una vita degna di essere vissuta? È giusto
continuare ad alimentare la speranza anche quando vi sono certezze
che essa sia ormai infondata e, soprattutto, qual è il confine tra giusto
e ingiusto quando si parla della vita umana?
Lo Stato italiano esprime al riguardo profonde fratture interne e
non riesce a raggiungere una posizione univoca, diviso com’è tra gli
strati cattolici e quelli laici, sostenitori gli uni del rifiuto incondizionato
della legalizzazione dell’eutanasia, gli altri della necessità di conformarsi
alle legislazioni di tanti altri Paesi europei, che affrontano il tema tralasciando l’approccio religioso. Le maggiori remore sulla buona morte
derivano, infatti, nel nostro Paese, proprio dalla presenza della Chiesa
cattolica e dalla sua storia secolare alimentata dalla lotta per i valori della
sopravvivenza e dalla convinzione della vita come bene da difendere
ad ogni costo. Ma, mentre la Chiesa condanna l’eutanasia alla stregua
dei peccati capitali, i media impongono agli occhi di ogni cittadino
casi strazianti di persone letteralmente costrette a vivere nonostante il
desiderio inarrestabile di farla finita.
Partendo dal presupposto che non è possibile definire con esattezza fino a che punto l’uomo possa spingersi oltre i limiti imposti dalla
natura, esiste comunque l’esigenza di prevedere e regolamentare i vari
casi che possono presentarsi.
Dal punto di vista legislativo, l’Italia considera oggi l’eutanasia
attiva un omicidio volontario e quella passiva praticabile solo nei casi
di morte cerebrale, dopo il placet di parenti e medici curanti, ma molti
altri Paesi europei, tra cui primo al mondo l’Olanda, seguita da Danimarca, Germania, Cina, Svezia, Svizzera, provvedono a varare leggi
per regolamentare l’eutanasia e non la perseguono più penalmente.
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Eutanasia
il «non luogo a procedere» perché il fatto non costituisce reato. Per la
Schiavo, solo l’esame autoptico, che ha dimostrato che al momento
della morte le cellule della donna erano pressoché distrutte, ha finalmente sciolto i dubbi dei genitori di Terry, che si erano scagliati contro
il genero, accusandolo di aver agito solo per liberarsi della moglie.
16. L'eutanasia e il testamento biologico
Un momento importante nelle misure legislative italiane è stato
rappresentato dalla sentenza della Cassazione pronunciata in riferimento
proprio al caso di Eluana. In tale sentenza si precisavano i casi in cui
il giudice può autorizzare lo stacco della spina di un apparecchio che
tiene in vita il paziente in coma: il primo è quando vi sia la prova certa
che il malato abbia o avrebbe dato il proprio consenso alla procedura,
prova tratta dalle sue precedenti dichiarazioni o dalla sua personalità,
dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo
modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l’idea stessa
di dignità della persona; il secondo è quando l’eventuale condizione
di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico,
irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre
la benché minima possibilità di un qualche sia pure flebile recupero
della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno. E,
come ben sappiamo, nonostante la sentenza, molto lungo e complesso
è stato l’iter giudiziario affrontato dal papà di Eluana.
5 Il caso della ragazza di Lecco, come quelli precedentemente
citati, ha dimostrato l’urgenza di provvedimenti legislativi adeguati ad
affrontare questo tipo di situazioni estremamente delicate. Sempre più
si sente l’esigenza di riconoscere la validità del cosiddetto «testamento
biologico», attraverso cui ogni cittadino può esprimere, quando è nel
pieno delle sue funzioni, la propria volontà in materia di trattamento
medico nel caso in cui, in seguito a malattia o incidente, non si fosse
più in grado di comunicarla.
Da tempo l’Associazione Luca Coscioni si batte perché venga legalizzata l’eutanasia. Nel 2013, l’associazione ha depositato alla Camera
una proposta di legge di iniziativa popolare per la liceità dell’eutanasia
e per il testamento biologico, ma finora non è stata discussa.
Almeno riconoscere il valore del testamento biologico significherebbe impedire che la volontà di un qualsiasi essere umano possa
essere usurpata.
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17. I pregiudizi razziali
Il 27 gennaio si celebra la “giornata della memoria” in ricordo delle vittime dell’Olocausto: era il 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche
entrarono nel lager di Auschwitz rivelando al mondo l’orrore del genocidio
nazista.
Fenomeno complesso, il razzismo ha origini lontane e si basa su idee e comportamenti ben radicati nell’animo umano, assai difficili da estirpare. Esprimi il tuo parere su un argomento che da secoli interessa la nostra società e
che tuttora è drammaticamente attuale.
Percorso compositivo
1 L’idea di una società tollerante, che non tema il diverso e che,
anzi, rispetti culture, idee e atteggiamenti altri da sé, sembra ancora
oggi un miraggio e, probabilmente, per lungo tempo tale rimarrà.
Il razzismo è un fenomeno molto complesso che affonda le sue
radici, oltre che nella psiche umana, in un atteggiamento etnocentrico
dell’uomo occidentale.
Se è vero che le resistenze al diverso sono spesso molto forti, è
altrettanto vero che basterebbe un’educazione alla conoscenza e al
rispetto dell’altro per vincere questo assurdo pregiudizio. L’interesse
ad abbattere queste barriere, per il passato (e, in alcuni casi, ancora
oggi), non c’è stato, anzi, è proprio sulla paura del diverso che l’ideologia razzista ha fatto leva per coinvolgere un gran numero di persone
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Razzismo
1) Il razzismo è un fenomeno complesso che affonda le sue radici in un atteggiamento etnocentrico dell’uomo occidentale.
2) La teoria della superiorità della razza bianca.
3) L’etnocentrismo è stato sostenuto, oltre che dal punto di vista ideologico, anche
da quello scientifico: Darwin e Baker.
4) Sul pregiudizio etnocentrico è basata anche l’opera di violenta intromissione
dei governi occidentali in questioni interne di altri Paesi.
5) Il dominio economico dei governi occidentali nell’Ottocento: l’America e l’India.
6) Il nazismo e lo sterminio del popolo ebreo.
e giustificare l’ignominioso processo di sfruttamento di altre razze in
nome di una presunta superiorità.
17. I pregiudizi razziali
2 Si potrebbe sostenere che l’europeo in generale abbia messo
in pratica l’idea di una propria superiorità e centralità sulla Terra a
fini economici, ossia al fine di giustificare, sotto l’egida della presunta
superiorità della sua razza, lo sfruttamento, se non anche l’annientamento, degli altri popoli.
Così come l’India per l’Inghilterra, la conquista dell’America per la
Spagna è stata fin da subito un grande serbatoio di ricchezza, prima
per la Corona spagnola, che aveva, si direbbe oggi, «sponsorizzato» la
spedizione di Colombo, e poi per tutti i Paesi europei che si lanciarono
in quella corsa all’accaparramento delle sue ricchezze.
Gli indios che non potevano essere né sfruttati in loco né deportati
in Europa furono annientati e sterminati. In quest’opera di sterminio
anche la Chiesa cattolica ebbe la sua parte nel non ergersi a difensore
dei più deboli.
Per tutto il Seicento i traffici di stoffe, spezie e schiavi continuarono e ad essi si affiancò lo sfruttamento delle miniere d’oro, di pietre
preziose e di rame sotto l’occhio attento delle monarchie europee, che
potevano così finanziare le innumerevoli guerre che per tutto il secolo
insanguinarono l’Europa.
Le più spietate guerre di conquista si ammantarono di un’apparente
missione di civilizzazione per poter così giustificare, sotto l’egida della
guerra santa (e dunque con l’appoggio della Chiesa cattolica), interessi
di tipo economico.
Sul piano teorico questi interessi hanno trovato giustificazione nella teoria della superiorità della razza bianca, su cui molti pensatori e
filosofi, come Hume e Voltaire, Locke e Montesquieu, si sono espressi
con molta chiarezza.
3 Ma la codificazione definitiva dell’etnocentrismo, secondo molti,
è stata data da J.A. de Gobineau, nel 1853, nel suo Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane: «La questione etnica — afferma l’autore
— domina tutti gli altri problemi della storia, ne tiene la chiave; e
l’ineguaglianza delle razze che concorrono al formarsi di una nazio74
ne basta a spiegare la connessione dei destini dei popoli». D’altronde,
già nella Roma antica e nell’Atene del V secolo a.C. l’appellativo di
«straniero» aveva assunto una connotazione negativa.
I pregiudizi in questo campo abbondano e spesso vengono espressi
con superficialità e ignoranza. Già soltanto nella definizione di «negro»,
invece che semplicemente di «nero», si può avvertire una sfumatura
semantica negativa.
L’etnocentrismo ha avuto, come si è detto, l’appoggio ideologico di
molti intellettuali, ma il pericolo maggiore è venuto da coloro che ne
hanno fornito il supporto scientifico. Si pensi a biologi o antropologi,
o comunque a scienziati in genere, come Darwin nella sua «teoria
dell’evoluzione» o, più vicino a noi, ad esempio Baker, che nel 1974
propose una lista di condizioni per definire il grado di civilizzazione
di un popolo, e quindi implicitamente per giustificare scientificamente
la superiorità della razza bianca su tutte le altre.
5 Per tutto l’Ottocento queste teorie hanno infatti permesso ai
governi occidentali di espandere il proprio dominio economico su
territori anche lontani e di imporre a questi popoli talvolta non solo il
proprio potere politico, ma addirittura le proprie strutture e abitudini
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Razzismo
4 Sulla base di considerazioni di tal genere, e di discutibile scientificità, si è dunque giunti a dividere, da un punto di vista strettamente
occidentale, le civiltà in inferiori e superiori, e a dare così man forte a
quegli interventi di violenta intromissione dei Governi occidentali in
questioni concernenti gli affari interni di altri paesi la cui civiltà viene
considerata inferiore.
Ecco che si può vedere come il concetto di razzismo sia strettamente
collegato anche a quello di superiorità non solo della razza, ma anche
della civiltà tout court, al punto da arrivare a dare alla discriminazione
razziale una giustificazione politica oltre che economica.
È questo concetto che viene appunto sottinteso quando si parla,
ad esempio, di «guerra santa», ossia, dal punto di vista occidentale, di
missione civilizzatrice dei popoli occidentali nei confronti di popoli
considerati inferiori, ai quali appunto portare il «verbo» della nostra
civiltà superiore.
sociali. L’esempio più eclatante è appunto, oltre a quello dell’America
meridionale, quello dell’India, conquistata e mantenuta in varie forme
(come ad esempio il «protettorato») sotto il dominio coloniale dell’Inghilterra per oltre un secolo. Ma, venendo a episodi più recenti, possiamo riflettere sui pregiudizi occidentali sul mondo arabo e sull’Islam,
alimentati da una difficile situazione politica internazionale, che sta
portando a una vera e propria contrapposizione tra culture: quella
orientale e quella occidentale.
17. I pregiudizi razziali
6 L’esperienza più mostruosa dell’affermazione delle idee razziste si è avuta con il nazismo, che ha teorizzato con Goebbels e Hitler
la necessità della cosiddetta «soluzione finale» — un eufemismo per
definire lo sterminio totale di un popolo, il genocidio — nei confronti
degli ebrei, uno dei gruppi etnici più colpiti dal pregiudizio razziale.
Il nazismo ha addirittura giustificato l’olocausto, cioè il sacrificio supremo degli ebrei, con l’idea di un complotto mondiale che questo
popolo avrebbe ordito al fine di impadronirsi economicamente del
mondo intero.
Ricordare l’olocausto significa ricordare a cosa può condurre il
pregiudizio razziale. Ma anche senza rifarsi a quest’immane tragedia
della nostra epoca, il pregiudizio razziale assume molti volti spesso non
espliciti, da cui, con uno sforzo di autocoscienza continuo, dovremmo
tutti guardarci.
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