Altra Toscana_2 ok_Altra Toscana

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Altra Toscana_2 ok_Altra Toscana
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Erio Rosetti Luca Valenti
L’altra Toscana
II
La Toscana che non conosci
Luoghi che nessuno descrive
e itinerari turistici inusuali
per svelare tesori nascosti e aspetti poco noti
80 percorsi per scoprire angoli appartati
della provincia toscana
GUIDE
Le Lettere
Sommario
Due parole fra noi e il lettore
Provincia di Firenze
1. Un parco di sculture sulle rive dell'Arno (Firenze)
2. Alcuni gioielli del territorio di Bagno a Ripoli
3. Arte ambientale al Poggio Valicaia (Scandicci)
4. L'antico piviere di Lucardo, tra San Casciano
in Val di Pesa e Certaldo
5. San Donato in Poggio (Tavarnelle Val di Pesa)
6. Il tempo si porta via l'ex Abbazia di Montescalari
(Figline Valdarno)
7. La collina fortificata di San Piero a Sieve
8. Borgo San Lorenzo, territorio di antiche pievi
e crocevia di pellegrini
9. Castiglioncello e i paesi fantasma della valle
del Santerno (Firenzuola)
10. Lozzole, un borgo dimenticato tra i monti
(Palazzolo sul Senio)
11. La Rocca di Castiglionchio e le antiche badie
di Marradi
Province di Prato e Pistoia
12. Le pitture murali di Luicciana (Cantagallo)
13. Pietramarina, una roccaforte etrusca sul Montalbano
(Carmignano)
14. Le pievi del contado pistoiese (Pistoia)
15. Villa La Màgia, dimora principesca (Quarrata)
16. Abbazia di San Salvatore in Agna e
Villa Smilea (Montale)
17. Castagno, la scultura che arreda (Piteccio)
18. I bunker di Campo Tizzoro (San Marcello Pistoiese)
19. Affreschi e pitture murali a Lizzano Pistoiese
(San Marcello Pistoiese)
20. Popiglio, un paese di frontiera del Medioevo (Piteglio)
21. Le più belle collezioni di agrumi, bonsai
e farfalle (Pescia)
Provincia di Lucca
22. Convento dell'Angelo a Ponte a Moriano (Lucca)
23. Brancoleria, una terra sconosciuta al turismo (Lucca)
24. Cappella, ruderi del Romitorio di Monte Catino
e della Chiesa di San Leonardo (Lucca)
25. Sentinelle dei monti, affacciate sulla Media Valle
e su Borgo a Mozzano (Borgo a Mozzano)
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26. Graffiti sui muri di Casoli (Camaiore)
27. Lucignana e il Romitorio di Sant'Ansano
(Coreglia Antelminelli e Barga)
28. Antichi borghi di pietra alle spalle delle Apuane
(Molazzana, Gallicano e Castelnuovo di Garfagnana)
29. Sassorosso, un paese di pietra rosa
(Villa Collemandina)
30. Il Santuario del Monte Argegna
(Comuni di Minucciano e Giuncugnano)
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Provincia di Massa Carrara
31. Parco della Resistenza del Monte Brugiana (Massa) p. 000
32. Parco della Memoria di Campocecina (Carrara)
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33. Parco della Padula, un giardino
di scultura contemporanea all'aperto (Carrara)
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34. La solitudine del Forte Bastione (Fosdinovo)
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35. Bibola, un antico kastron bizantino in Lunigiana (Aulla) p. 000
36. Monzone e Vinca, borghi medievali e paesaggi alpestri
(Fivizzano e Casola in Lunigiana)
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37. Borghi medievali fortificati nei territori comunali
di Bagnone, Villafranca in Lunigiana e Licciana Nardi p. 000
38. Le case torri della bassa valle del Caprio (Filattiera) p. 000
39. Formentara, un borgo abbandonato d'alpeggio,
e Bosco di Rossano, una comunità viva
di boscaioli (Zeri)
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40. Le gole del torrente Gordana (Pontremoli)
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Provincia di Pisa
41. La Valdera, un laboratorio per l'arte contemporanea
42. Lari, un'antica capitania della Repubblica pisana
43. Passeggiata panoramica lungo le mura di Terricciola
44. L'antico castello di Peccioli e le emergenze artistiche
del suo territorio
45. Montefoscoli e il Tempio neoclassico
di Minerva Medicea (Palaia)
46. Splendori e decadenze di antichi borghi
e castelli medievali (Montecatini Val di Cecina)
47. Abitare nel silenzio, tra terra e cielo
(Pomarance e Montecatini Val di Cecina)
48. Montescudaio, Guardistallo e Casale Marittimo
49. Badia di San Pietro a Palazzuolo, un patrimonio
culturale dimenticato (Monteverdi Marittimo)
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Provincia di Livorno
50. Suvereto, un borgo dove si rivivono atmosfere medievalip.
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51. Open Air Museum di Italo Bolano (Portoferraio)
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52. L'ex carcere della Capraia (Capraia Isola)
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Provincia di Grosseto
53. Ruderi dell'eremo di San Guglielmo a Malavalle
(Castiglione della Pescaia)
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54. Parco Archeologico della Pietra (Gavorrano)
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55. Ruderi del Castello di Sassoforte (com. Roccastrada) p. 000
56. Antichi borghi minerari delle Colline Metallifere
(Montieri)
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57. Il Giardino dei Suoni a Boccheggiano (Montieri)
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58. Alcuni splendidi borghi sul versante occidentale
del monte Amiata
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59. I castelli dimenticati dal tempo e dall'uomo (Manciano) p. 000
Provincia di Siena
60. Castello di Cerreto Ciampoli (Castelnuovo Berardenga) p. 000
61. Parco Sculture del Chianti (Castelnuovo Berardenga) p. 000
62. Un itinerario di devozione attorno a Poggibonsi
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63. Un'antica mansione sulla via Francigena
tra Monteriggioni e Colle Val d'Elsa
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64. La Pieve di San Giovanni Battista
a Ponte allo Spino (Sovicille)
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65. La Grancia di Cuna, una fattoria trecentesca
(Monteroni d'Arbia)
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66. Site Transitoire (Asciano)
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67. Parco dell'Acqua (Rapolano Terme)
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68. Bosco della Ragnaia, un giardino filosofico d'autore
(San Giovanni d'Asso)
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69. Castiglion che Dio sol sa (Chiusdino e Radicondoli)
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70. Le magiche costruzioni di pietra della “Selva di Sogno”
(Chiusdino)
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Provincia di Arezzo
71. Alcune chiese in stile ravennate della Val Cerfone
e dell'Alpe di Poti (Arezzo)
72. Roseto Botanico Carla Fineschi (Cavriglia)
73. Parco d'Arte Bum Bum Ga (Montevarchi)
74. I paesi “minori” della Val d’Ambra (Bucine)
75. Ortignano e Raggiolo, due caratteristici borghi
sulle pendici del Pratomagno
76. Museo della polvere da sparo e del contrabbando
di Chitignano
77. I borghi dimenticati della Valle Santa
(Chiusi della Verna)
78. Eremo di Montecasale, un luogo francescano
(Sansepolcro)
79. Gli ultimi baluardi fiorentini in terra marchigiana
e romagnola (Badia Tedalda)
80. Paesaggi incontaminati, ruderi di antichi castelli
e testimonianze di fede nella solitaria Valle di Chio
(Castiglion Fiorentino)
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Provincia di Firenze
Paolo Staccioli, Cavallo e angelo. Parco di Poggio Valicaia.
il fruscio naturale delle fronde mosse dal vento. Questa
è solo una parte dello scenario del Parco ambientale, dove alle meraviglie naturali del
paesaggio si uniscono quelle
create dall'estro e dalla fantasia umana.
La prima installazione del parco
è Cavallo e cavaliere (2000),
un'opera in bronzo dell'artista
Paolo Staccioli, ma l'apertura
effettiva del parco inizia nel
2003 con l'inaugurazione di tre
opere di sculture all'aperto realizzate da artisti contemporanei:
Dario Bartolini con Uccello e
Plein air; Maria Dompè con
un'opera costituita da un lungo
corteo di vasi rossi di terracotta
e Italo Zuffi con Territorio, una gigantesca sedia metallica che richiama la
tradizione della plasticità monumentale.
Nel 2004 è stata installata un'altra opera in bronzo di fatture monumentali: l'Umanità, dello scultore Valentino Moradei Gabbrielli, che rappresenta due figure sedute su un parallelepipedo di marmo, immobili e fredde nella loro statuaria staticità, addolcite solamente dalla luce solare che filtra tra i rami d'olivo.
L'opera più recente è la Fontana arbitraria (o dell'arbitrio), realizzata nel
2006 da Gilberto Zorio. È una scultura alta sei metri, in ferro zincato e acciaio corten, con due contenitori per raccogliere l'acqua piovana e l'umidità notturna. Raggiunto il massimo livello, l'acqua viene espulsa violentemente per mezzo di un sifone automatico. L'evento è imprevedibile e può
quindi accadere che l'acqua colpisca inaspettatamente l'ignaro spettatore.
Il Parco di Poggio Valicaia nasce nel 1979, quando Cesare Marchi dona
al Comune di Scandicci la sua azienda agricola sul Poggio Valicaia, che
presto diviene parco e palcoscenico per manifestazioni musicali e teatrali
estive. Il polmone verde si estende per circa 68 ettari di macchia mediterranea ed è dotato di area picnic e attraversato da oltre 5 km di sentieri.
Nella parte più alta del colle, a 390 metri di quota, è stata attrezzata un'area sportiva con “percorso vita” e attrezzi ginnici. Sulla sommità sorge anche la “Casa colonica del parco”, un casale agricolo restaurato e utilizzato per attività culturali.
Poggio Valicaia si raggiunge da Scandicci in circa 15 minuti di auto. Si prende la strada provinciale per San Vincenzo a Torri e subito si svolta a destra (accanto all'Anastasia Club) seguendo le segnalazioni per il parco. La strada (via Poggiona) è stretta e alla fine diviene sterrata. Dopo alcuni chilometri si parcheggia l'auto nel
parcheggio subito prima dell'entrata. L'ingresso è libero e parzialmente accessibile ai disabili. La visita richiede un paio d'ore.
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Provincia di Firenze
4. L’antico piviere di Lucardo, tra San Casciano in Val di Pesa e Certaldo
Esempi di arte romanica tra i primi in Toscana
Lucardo oggi è poco più di un toponimo: un gruppetto di case aggrappate sulla vetta di una collina a 422 metri di altezza, tra la Val
di Pesa e la Valdelsa, nel comune di Montespertoli. Il piccolo borgo è costituito da una piazzetta centrale, attorniata da case costruite a ridosso delle mura dell'antico castello, del quale oggi non
rimangono che poche tracce. Nonostante traspaia poco del suo
passato, l'insediamento è però fra i più antichi della Valdelsa e la
sua importanza nel territorio è testimoniata dalle numerose pievi
rurali che portano l'identificazione territoriale “a Lucardo”. Già in
epoca longobarda e carolingia il centro fu di notevole interesse e
nel Medioevo divenne un castello fortificato, signoria della famiglia
Lucardesi, lungo uno dei principali assi di collegamento tra Firenze e la via Francigena.
La Pieve di San Pancrazio (in antico San Pancrazio a Lucardo)
sorge nell'omonima località, a 8 km dal capoluogo comunale di San
Casciano Val di Pesa, su di una collina (m 321 s.l.m.) coltivata a olivi lungo la strada per Certaldo. La sua storia è millenaria: appare
menzionata in documenti notarili del X secolo che trattano di cessioni di terreni appartenuti al suo ricco piviere (doc. del 981 conLa Pieve di San Pancrazio
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Provincia di Firenze
servato nell'archivio della Badia di Passignano). L'edificio attuale
conserva parti integrali dell'antica struttura romanica arcaica e parti rimaneggiate successivamente (interventi del 1585-1600), che
apportarono l'aggiunta delle due navate laterali, della Cappella di
San Giovanni, della balaustra in pietra serena, del portale della facciata e del loggiato. Molto più consistenti furono i restauri realizzati tra il 1903 e il 1904 che riguardarono il rifacimento del tetto a capriate, l'apertura di due matronei nella navata centrale (non esistenti in origine) e il riordino della facciata. L'interno è suddiviso in
tre navate scandite in cinque campate poggianti su rustici pilastri
quadrangolari. Le navate terminano in absidi a semicerchio, due
delle quali presentano esternamente elementi decorativi di stile romanico-lombardo. Quella centrale, più ampia e meglio conservata,
presenta un coronamento a fornici e lesene in aggetto. Impostato
sul fianco sinistro è il campanile quadrato, la cui parte inferiore è
coeva alla chiesa, mentre l'edificio adiacente della canonica e del
chiostro centrale risalgono alla fine del Cinquecento.
All'interno, nella navata destra, si ammira un affresco di scuola
toscana (Madonna in trono tra i santi Sebastiano e Rocco) dei primi del Cinquecento. Sull'altare della navata sinistra spicca una
bella pala con Santa Cecilia e san Pancrazio (1586), nella quale,
entro un'apertura centrale, è inserita una Madonna del Latte tra i
santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista (1410-1415) di
Cenni di Francesco di Ser Cenni e nella parte inferiore una Natività cinquecentesca. Nella stessa navata sinistra, sopra l'altare, si
trova una bella Crocifissione realizzata nel 1590 da Santi di Tito,
oltre ad altri dipinti di scuola fiorentina.
All'interno della canonica si conservano ambienti straordinari, come
lo Studiolo del pievano Niccolò Cavalcanti, una piccola stanza
adibita a studio e biblioteca, affrescata magistralmente nel 1590 da
Cosimo Gheri, un pittore allievo di Santi di Tito. Secondo lo schema
tipico degli studioli rinascimentali, l'artista vi ha rappresentato in
basso le allegorie delle arti liberali (Grammatica, Dialettica, Retorica, Musica, Aritmetica, Geometria, Astrologia) e in alto personaggi
della classicità e letterati. Nel Salone delle Decime e in alcune sale adiacenti allo studiolo è stata allestita una raccolta di arredi della
pieve, stendardi processionali e antichi dipinti a soggetto religioso.
Per la visita (gratuita e su richiesta) rivolgersi allo 055/8248119.
Visitata la Pieve di San Pancrazio si segue la strada per Certaldo
(SP 79) e dopo la frazione di Fornacette e dopo il Castello di Lucardo, si raggiunge in 6 km la Chiesa di San Donato a Lucardo,
che ricade nel territorio comunale di Certaldo. Anche questa chiesa, come la precedente, è citata in documenti antichissimi, tra i
quali uno dell'anno 987 dove si cedono beni all'Abbazia di Passignano e uno del 988 che la indica di proprietà della Badia di San
Salvatore a Settimo. La chiesa ha subito nei secoli varie trasformazioni, come la demolizione dell'abside romanica nel XV secolo,
fino all'aggiunta di un lungo transetto nel 1880 che le ha conferito
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una planimetria a croce latina. Nella prima metà del Novecento
però è stata riportata alle forme romaniche, anche se in origine doveva presentarsi assai diversamente da come è ora, essendo l'edificio primitivo a pianta rettangolare con abside semicircolare.
La facciata e le fiancate mantengono l'antica semplicità, con portale architravato sormontato da lunetta (l'occhio centrale non è originale) e murature a filari di conci di pietra grigia e arenaria bianca. Il fianco a nord è decorato con arcatelle cieche sorrette da
mensole in pietra scolpite nelle quali, se pur consunte, ancora traspaiono teste di animali. Della stessa epoca è un bassorilievo
raffigurante un cervo, inserito in una parete interna.
Dopo la Chiesa di San Donato si continua sulla strada per Certaldo e, appena oltrepassato il caratteristico abitato di Fiano, si svolta a destra in una strada bianca e in breve si raggiunge la Chiesa
di San Gaudenzio a Ruballa. L'edificio in stile romanico è a navata unica e di una estrema semplicità. Costruito in ciottoli di fiume e conci di pietra arenaria di calda tonalità, presenta una facciata lineare con tetto a capanna, portale con lunetta e oculo centrale, aggiunto a seguito di restauri. Il sagrato e la chiesa sono rialzati rispetto al piano stradale e si raggiungono con un'ampia
scalinata di dodici gradini. Pur essendo attorniato da alcune case,
sorge in aperta campagna, nell'attraente paesaggio collinare valdelsano. L'edificio non è visitabile all'interno.
Le colline che circondano Certaldo sono costituite da terreni argillosi, facilmente erodibili dagli agenti atmosferici, che col tempo
I calanchi nei pressi di Certaldo.
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hanno assunto morfologie particolari, di aspetto pittoresco e spettacolare. Soprattutto tra Casale e Mugnano si ammirano formazioni calancose di grande effetto che caratterizzano il paesaggio:
una sorta di guglie verticali con strapiombi vertiginosi. Per ammirare questa stravaganza della natura, dalla Chiesa di San Gaudenzio a Ruballa si prosegue sulla strada bianca fino alla frazione
di Casale e, parcheggiata l'autovettura, si continua su sentiero
trekking (segnalato nella carta escursionistica del territorio valdelsano, sentiero ad anello n. 7). Dopo l'ultima casa il sentiero giunge a un oliveto, da dove si ammira dall'alto il suggestivo fenomeno calanchivo.
Ritornati sulla via per Certaldo, dopo poche centinaia di metri dal
bivio per San Gaudenzio a Ruballa, si seguono le indicazioni sulla sinistra per la Pieve di San Lazzaro a Lucardo (Certaldo), che
sorge maestosamente isolata su un poggetto al termine di una
stradella sterrata. Questa è certamente la più bella delle chiese romaniche della Valdelsa e risente dello stile lombardo-padano apportato da maestranze itineranti che hanno lavorato anche in Toscana.
Anche questa chiesa è documentata nell'archivio della Badia di Passignano fin dal 987, quando era dedicata a San Leonardo. Nei secoli acquisì
sempre maggiore importanza e divenne fra le più potenti e ricche giurisdizioni della zona, controllando e assoggettando a sé numerose chiese (ben
16 nel XIV secolo). Dal 1363, per molti secoli, la chiesa e la canonica adiacente furono patrocinate dalla nobile famiglia dei Gianfigliazzi, che si occuparono a più riprese dei restauri. L'Oratorio della Compagnia, costruito addossato alla fiancata sinistra, fu costruito nel 1593, mentre il portico
antistante la facciata risale al XIX secolo. A metà del Novecento l'edificio
fu liberato dalle aggiunte barocche e riportato al suo originario aspetto romanico.
La parte più bella e meglio conservata è quella absidale (XI secolo): all'esterno i tre volumi semicircolari sono conclusi da tetti conici in laterizio di grande effetto e i motivi decorativi (strette lesene
e archetti pensili a fornice) donano grande armonia e preziosità all'architettura. L'interno è solenne e ripartito in tre navate con archeggiature che poggiano su pilastri rettangolari, alcuni dei quali
affrescati da Cenni di Francesco (XIV secolo), affiorati sotto agli
intonaci con i restauri della metà del Novecento. Un altro magnifico affresco si trova nella parete sinistra e raffigura una Madonna
con Bambino (o Madonna del Latte), anch'essa dipinta da Cenni
di Francesco tra il 1385 e il 1390. La navata centrale presenta una
copertura a capriate lignee, mentre quelle laterali hanno volte a
crociera. L'abside centrale termina con la cripta, più bassa rispetto al piano di calpestio e mancante della copertura (presumibilmente a volte).
All'esterno, sulla destra della facciata, tramite un grande arco si
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entra nel cortile, dove sorgono vecchi edifici e l'elegante canonica. Addossati al muro perimetrale della chiesa sono ancora visibili le arcate che appartenevano all'antico chiostro. Il cortile comunica con la chiesa tramite una porta sovrastata da una lunetta su
cui è scolpita la croce di Sant'Andrea.
La chiesa è visitabile internamente solo la domenica mattina, essendo aperta per le funzioni o saltuariamente per matrimoni e battesimi.
5. San Donato in Poggio (Tavarnelle Val di Pesa)
Un antico borgo di confine sulla strada tra Firenze e Siena
Il territorio comunale di Tavarnelle Val di Pesa offre diversi siti di
interesse turistico: alcuni molto noti, come Badia di Passignano,
altri un po' meno conosciuti o comunque meno frequentati, nonostante il loro valore. L'antico borgo di San Donato in Poggio è
un piccolo gioiello che merita certamente una visita.
È davvero piacevole girellare nelle sue stradine tortuose e osservare le emergenze architettoniche: case semplici ma con particolari costruttivi raffinati e case-torri due-trecentesche. Ancora oggi
l'abitato presenta l'impianto
medievale, raccolto all'interno della cinta muraria
fortificata con le originarie
porte duecentesche: la Fiorentina a nord e la Senese
a sud; mentre sul lato ovest
delle mura si erge una torre
di avvistamento chiamata Il
Torrino. Al centro del paese
si trova la piazza col pozzocisterna ottagonale e gli
edifici più importanti del
borgo: il gentilizio Palazzo
Malaspina, di stile rinascimentale; il trecentesco Palazzo Pretorio, al cui interno si conserva un affresco
del XIV secolo che raffigura
la Madonna col Bambino
tra santi. Accanto sorge la
Chiesa di Santa Maria
della Neve, eretta in stile
gotico tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento come hospitium ge- Il pozzo di Piazza Malaspina a San Dostito dai monaci agostiniani. nato in Poggio.
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Provincia di Firenze
ILa Pieve di San Donato in
Poggio.
L'interno, ad unica navata con tetto a capriate, è
decorato con affreschi
tre-quattrocenteschi.
Il paese si è accresciuto
nel XIII secolo, trovandosi
tra Firenze e Siena lungo
la vecchia strada Regia
Romana, strada che perse la sua importanza nel
XV secolo quando il transito si spostò sulla Cassia.
Il centro storico ha subito
interventi di restauro conservativo, che ne hanno
mantenuto i caratteri storici, evidenziando le architetture originali e la stratigrafia delle variazioni avvenute nei secoli.
Fuori paese si trova il monumento più rilevante: la Pieve di San
Donato in Poggio, tra i più conservati e armoniosi edifici romanici duecenteschi del territorio fiorentino.
La chiesa venne edificata nel 1173, demolendo un precedente edificio sacro eretto prima del Mille. L'esterno è semplice e austero,
con murature a filaretto di alberese bianco e tetto a capanna. Sulla
destra svetta l'alto campanile, più antico della chiesa, forse derivato da una torre di difesa ma più probabilmente costruito sulle fondamenta di una preesistente struttura longobarda.
L'interno della chiesa è suggestivo: a tre navate separate da sei arcate che poggiano su pilastri rettangolari, con tetto a capriate lignee
e tre absidi terminali a semicerchio. Opera di pregevole fattura è il
fonte battesimale, realizzato da Giovanni della Robbia nel 1513,
collocato in un vano ricavato all'interno del campanile (1927) e adibito a cappella battesimale. Notevoli anche le pitture: un trittico del
1375 attribuito a Giovanni del Biondo, una croce dipinta di scuola
grottesca posta sull'altare maggiore e varie tavole trecentesche.
A 1 km dal paese, sulla strada per Castellina in Chianti (antica via
Senese), si trova il Santuario di Santa Maria a Pietracupa, realizzato nel 1596 sul luogo di un antico tabernacolo ritenuto foriero
di eventi miracolosi. All'interno si conserva un affresco quattrocentesco di Paolo Schiavo che raffigura la Madonna con Bambino, detta Madonna delle Grazie, un tempo assai venerata. Il porticato esterno, su tre lati, fu aggiunto successivamente per acco24
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gliere i pellegrini in visita al santuario. Aggiunte seicentesche sono anche le tre cappelle del presbiterio, che hanno ampliato lo
spazio interno dell'edificio.
Lungo la strada per Castellina in Chianti, nel territorio comunale di
Barberino d'Elsa si trova un piccolo edificio isolato e semisconosciuto: la Chiesa di San Giorgio allo Spadaio, che risale al XIII
secolo. Nel Medioevo svolse la funzione di “spedale” col nome di
San Giorgio all'Eroso (o alle Rose). È una costruzione semplicissima ad aula unica, priva di abside, con tetto a capanna, ma ricca
di fascino. Nella facciata è presente un occhio centrale e una monofora, ma il fronte originario era sul retro, essendone stato invertito l'orientamento in epoca sconosciuta. Lateralmente si osservano due portali con architrave sovrastati da lunetta e arco.
San Giorgio è una chiesetta nata e cresciuta povera che il tempo ha
condannato a una lenta agonia. Già agli inizi del Quattrocento fu
soppressa e degradata a semplice oratorio, poi venne utilizzata come ossario fino a essere definitivamente dismessa nell'Ottocento.
A 4 km da San Donato, in direzione del capoluogo Tavarnelle Val
di Pesa, si trova il Monastero di Santa Maria del Carmine a Morrocco. Anche questa chiesa, come altre del territorio, venne eretta
sul luogo di un tabernacolo con una immagine della Madonna ritenuta miracolosa. È un edificio quattrocentesco, con portico su due
lati, che presenta affreschi del XV secolo molto deteriorati; anche
nella chiesa si rinvengono brani di affreschi della stessa epoca.
L'interno è stato ristrutturato nel XVII secolo e trasformato in stile
Il Santuario di Santa Maria a Pietracupa.
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Il portico di Santa Maria del Carmine a Morrocco.
neogotico agli inizi del Novecento. Vi si conservano terracotte invetriate attribuite ad Andrea della Robbia (XV secolo), oltre a dipinti seicenteschi sugli altari. La Madonna col Bambino posta sull'altare maggiore, da secoli venerata nel santuario, è una copia della tavola originale rubata nel 1980. Accanto alla chiesa è il Monastero Carmelitano di clausura con chiostro cinquecentesco, affrescato nel 1637 con Storie di santa Teresa d'Avila (non visitabile).
Seguendo la strada per San Casciano Val di Pesa, si raggiunge in
4 km l'abitato di Sambuca, costruito lungo il torrente Pesa. Attraversando il bellissimo ponte di Ramagliano, si entra in paese, dove si trova la Cappella di Sant'Anna, edificio esagonale sorto sul
luogo di un antico tabernacolo venerato per un affresco quattrocentesco raffigurante Sant'Anna con la Vergine e il Bambino. All'interno della cappella, costruita nel Settecento, si conserva l'affresco, che si può osservare anche dall'esterno, a porte chiuse.
6. Il tempo si porta via l’ex Abbazia di Montescalari (Figline Valdarno)
Un grandioso edificio fortificato e le sue ferite
Ci troviamo tra i piccoli borghi medievali del Chianti, nell'area
montuosa fiorentina tra Figline Valdarno, Greve in Chianti e Impruneta. Questo territorio è forse più conosciuto all'estero che in
Italia, per la cura e il rispetto dell'ambiente, per i suoi pittoreschi
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borghi di pietra, per la tutela delle architetture e la bellezza della
campagna. La difesa e la conservazione del passato sono la forza di questa zona, che ha saputo adattarsi al nuovo senza stravolgerne l'essenza antica, senza interventi di rottura con la tradizione, conservando le atmosfere e il gusto di un tempo. Nel Chianti tutti borghi sono stati recuperati, le coloniche accuratamente restaurate, il paesaggio salvaguardato. Ormai è difficile scoprire
qualcosa che non sia già stato esaminato; eppure qualcosa da
proteggere ancora esiste.
Il vasto complesso architettonico e artistico dell'ex Abbazia di
San Cassiano a Montescalari è uno di questi, un bene da difendere e da conservare. Il tempo è impietoso e lentamente sta rovinando lo splendore dei grandiosi edifici che lo compongono, ricchi
di storia, arte e cultura. Parte del monastero ha il tetto franato,
molte altre parti pregevoli si presentano oggi estremamente deteriorate e in stato di avanzato degrado. Nonostante ciò un'ala è ancora abitata dai proprietari olandesi. Il complesso infatti è di proprietà privata e le visite non sono ammesse (una catena con cartelli di divieto ne delimita l'accesso). Pertanto lo si può osservare
solo esternamente e con discrezione.
Montescalari si raggiunge da Greve in Chianti, seguendo la strada
del Passo del Sugame che conduce a Figline Valdarno. Dopo 9
km, giunti al bivio di Dudda, si svolta a sinistra in direzione di Strada in Chianti. Arrivati a La Panca, dopo 2,5 km si svolta a destra in
una strada sterrata che risale il poggio, tra estesi boschi di querce.
Dopo poco si incontra una
deviazione sulla destra che
conduce alla Pieve di San
Pietro a Cintoia; la si tralascia e si prosegue a diritto
per altri 2 km di strada sconnessa fino a incontrare sulla
destra un ampio spiazzo con
rifugio di caccia (sempre
aperto), dove si parcheggia
l'auto. A piedi si prosegue
per altri 500 metri in mezzo
al bosco, fino al termine della strada a Montescalari (m
698 s.l.m.). Straordinario è
un esemplare gigantesco di
quercia che appare a lato
della strada, con un tabernacolo sotto la chioma.
Il portale dell'Abbazia di
Montescalari.
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L'Abbazia di San Cassiano a Montescalari fu costruita dai Buondelmonti, feudatari di Cintoia, nell'XI secolo, sul luogo dove sorgeva un piccolo
oratorio e un hospitium per i pellegrini che transitavano sulla vicina via
Cassia. Il cenobio fu concesso ai monaci vallombrosani di San Giovanni
Gualberto, che vi crearono attorno una vastissima abetaia, poi abbattuta
nel XVIII secolo quando venne soppresso il monastero. Il primo ampliamento avvenne nel 1212 e a scopo difensivo venne cinta da un'alta muratura con due torri d'angolo. Nel Sei-Settecento venne nuovamente ampliata, assumendo un aspetto fastoso ed elegante. Nel 1775 però i monaci lasciarono l'abbazia, dopo la soppressione voluta dal granduca Pietro
Leopoldo, e la proprietà passò ai Rosselli del Turco, che la trasformarono
in fattoria. Le strutture della chiesa subirono gravissimi danni durante il Secondo conflitto mondiale. L'antica torre campanaria, costruita nel 1339,
venne fatta saltare dai tedeschi in ritirata nel 1944.
La chiesa abbaziale ha pianta a croce latina e conserva resti di affreschi
e vari dipinti. Sopra l'ingresso principale è posto un bellissimo stemma
con i simboli dell'abbazia (cinque monti con addossata la croce) in terracotta invetriata di Luca della Robbia (1505). Oggi il complesso è di proprietà privata e necessita di interventi urgenti perché si trova in pessimo
stato conservativo. Gli attuali proprietari hanno in progetto il recupero del
vasto complesso (www.badiamontescalari.com).
Dopo Montescalari si può visitare Cintoia Castello, un piccolo borgo, accuratamente ristrutturato, sorto sulle rovine di un antico fortilizio dell'XI secolo. La parte più alta del borgo, oggi privata e non
visitabile, costituiva l'antico castrum, del quale si hanno notizie fin
dal 1040. Per raggiungerlo da La Panca ci si dirige verso Strada in
Chianti e giunti alla Chiesa di Santa Maria a Cintoia si imbocca la
via del Castello, strada ripida e stretta che termina al borgo.
Il borgo del castello di Cintoia.
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Il borgo di Montefioralle.
Ritornati a Greve in Chianti si prende la strada per la famosa Badia
di Passignano e dopo appena 1 km si giunge a Montefioralle, caratteristico borgo fortificato di origini medievali. Con una passeggiata di soli 20 minuti si può raggiungere il borgo anche a piedi, godendo di un bel panorama su Greve. Il paese, di forma ellittica, ha un'unica strada circolare, stretta e lastricata, su cui affacciano antiche case, tra le quali quella appartenuta alla famiglia Vespucci, dove nacque Amerigo. Nella parte più alta del borgo sorge la Chiesa di Santo Stefano, ricostruita nel 1773 e alterata da interventi ottocenteschi.
All'interno si conservano opere d'arte notevoli, come una tavola duecentesca cuspidata che raffigura una Madonna con Bambino.
Da Greve in Chianti un'altra stradella bianca conduce in meno di 2
km all'antica Pieve di San Cresci, piccolo edificio, ma tra le più interessanti chiese romaniche chiantigiane. È l'unica infatti a conservare l'antico nartece, una sorta di portico addossato alla facciata
(XII sec.), con portale e due caratteristiche bifore decorate con bicromia negli archivolti. Bicromia che si ritrova anche nei portali e
nelle finestre, sottolineate da mattoni rossi che spiccano tra il candore dell'alberese. L'edificio, documentato già dal 963, ha subito
numerosi interventi nei secoli, soprattutto nel Seicento e nell'Ottocento. La ristrutturazione del 1852 ha interessato in particolare la
parte alta del nartece e l'interno, che si presenta a navata unica.
Notevole è il presbiterio, sostenuto da quattro colonne e da sei semicolonne. Le opere d'arte contenute sono state trasferite al Museo di Arte Sacra di Greve in Chianti. Il campaniletto a vela ha sostituito la vecchia torre campanaria, della quale rimane solo il basamento sul fianco destro. Recentemente è stata restaurata.
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7. La collina fortificata di San Piero a Sieve
Un'importante macchina bellica a difesa del Mugello
Il Mugello è stato un territorio ad alta densità demografica sia in età
romana che nel Medioevo. La buona fertilità dei terreni aveva permesso lo sviluppo di una fiorente agricoltura e le attività commerciali e di scambio erano assai diffuse. Fin dall'XI secolo il territorio
era controllato dai vescovi di Firenze, ma verso la fine del Duecento il Comune di Firenze cercò di espandersi in queste “terre
nuove”, particolarmente appetibili, perché ricche e floride. Così nel
1290 acquistò dai vescovi la giurisdizione su vasti territori e iniziò
a cingere di mura i centri principali. Due secoli più tardi, nel 1569,
i Medici iniziarono la costruzione di un importante fortilizio sul colle
che domina San Piero a Sieve, considerato tra i più vasti mai realizzati in Italia: la Fortezza di San Martino. Il baluardo venne posto a difesa dei possedimenti della famiglia granducale e dello Stato fiorentino e servì a contrastare le frequenti scorrerie di eserciti e
bande che saccheggiavano il territorio.
Cosimo I de' Medici affidò la progettazione della Fortezza di San Martino
all'architetto militare Baldassarre Lanci, che a due anni dall'inizio dei lavori morì. Proseguirono l'opera Simone Genga e Bernardo Buontalenti, che
la terminarono nel 1608, dopo quasi quarant'anni. A San Martino, per la
prima volta le costruzioni militari si abbassano: si costruisce più in larghezza che in altezza, per offrire minor fronte di tiro all'artiglieria e per meglio mimetizzarsi nel paesaggio. In realtà la fortezza non fu mai coinvolta
in eventi bellici e la sua funzione si limitò a intimorire, agendo da deterrente strategico. A ferirla di più sono stati i terremoti, come quello del 1762.
Vent'anni dopo Leopoldo I la ritenne inutile e troppo dispendiosa, essendo
ormai cessate le minacce di invasione dal nord; così gradatamente venne
smobilitata e i suoi edifici vennero abitati da contadini. Più tardi, durante
l'invasione francese della Toscana, fu in parte occupata da un piccolo presidio militare che trasformarò le cannoniere in fuciliere.
La fortezza presenta un periplo murario di quasi 1 km ed è fortificata da sette imponenti baluardi, due dei quali doppi, che si adattano
alla conformazione del suolo e ai suoi dislivelli. Le mura massicce
racchiudono un perimetro poligonale e sono rafforzate da terrapieni. Al centro del forte, nella parte più elevata presso la porta Fiorentina, si erge il mastio a cinque lati irregolari, anch'esso dotato di mura bastionate. Lo affiancano la cappella castellana di San Martino, i
quartieri del presidio e quelli del castellano, che conservano un monumentale camino in pietra serena e un grandioso stemma mediceo. Un dedalo di sotterranei e passaggi segreti erano costruiti
sotto le mura, tra i quali pare anche un corridoio praticabile a cavallo, che scendeva al fondovalle, accanto al torrente Sieve. Il forte era
attrezzato per resistere agli assedi, una vera città fortificata capace
di contenere un intero esercito, con magazzini, cisterne per l'acqua,
mulini a vento, abitazioni, caserme per le truppe, depositi di muni30