Centro Tematico Nazionale Agenti Fisici - ISPRA
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ANPA SISTEMA NAZIONALE CONOSCITIVO E DEI CONTROLLI IN CAMPO AMBIENTALE Centro Tematico Nazionale Agenti Fisici Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore AGF-T-RAP-99-06 OBIETTIVO INTERMEDIO: OB06 TASK: TSK19 TEMI: T22 STATO: (1) Definitivo VERSIONE: 2 REDATTO DA: (2) G. Licitra DATA: 31/12/99 RIVISTO DA: (3) A. Poggi DATA: 31/12/99 APPROVATO PER IL RILASCIO DA: (4) P. Mozzo DATA DI RILASCIO: 31/12/99 (1) bozza, definitivo. Il passaggio di stato del documento da “bozza” a “definitivo” è determinato dalla approvazione da parte del CTN Leader. (2) Autore/autori del documento. (3) Responsabile della task. (4) CTN Leader. Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 2 di 8 INDICE 1. CONFRONTO TRA TECNICHE DIFFERENTI PER LA MISURA DELLA POTENZA SONORA. .......................3 2. CONFRONTO TRA TECNICHE DIFFERENTI PER LA MISURA DEL TEMPO DI RIVERBERO.......................5 3. INTERCONFRONTO DI MODELLI PREVISIONALI .......................................................................................................6 4. TECNICHE DI INTERCALIBRAZIONE TRA CENTRI SIT.............................................................................................7 Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 3 di 8 1. CONFRONTO TRA TECNICHE DIFFERENTI PER LA MISURA DELLA POTENZA SONORA I metodi di calcolo della potenza sonora emessa da un oggetto sono principalmente i seguenti, e su di essi sarà incentrato quindi il confronto: • misure basate sulla determinazione della pressione sonora, descritte dalle norme emesse dall’International Standard Organisation (dalla ISO 3741 alla ISO 3747) [1]; • misure basate sulla determinazione dell’intensità sonora, come riportate dalle norme emesse dall’International Standard Organisation (ISO 9614/1 e ISO 9614/2) [2]; • misure basate sul confronto con una sorgente standard di potenza sonora. A parte l’ultimo metodo sul quale non si ha documentazione esauriente, sono reperibili in letteratura diversi resoconti di prove pratiche effettuate con entrambi i metodi ISO, su sorgenti sonore di vario tipo. I risultati sono da considerarsi generalmente buoni e in ogni caso entro i margini d’errore permessi dalle raccomandazioni ISO; tuttavia esistono situazioni, descritte in seguito, in cui l’accuratezza di tali metodi è piuttosto limitata. Nel caso di sorgenti di rumore costanti, quali ad esempio cappe aspiranti o gruppi elettrogeni a combustione interna, i risultati ottenuti dai due sistemi hanno mostrato un alto grado di sovrapponibilità, soprattutto alle frequenze centrali, mentre qualche piccolo disaccordo lo si può notare sia alle basse frequenze che, soprattutto, a quelle alte. Tale disaccordo non ha una giustificazione teorica certa, ed in letteratura si registrano sia casi di sovrastima sia casi di sottostima. A conferma di tale fatto riportiamo il risultato di un esperimento condotto dal Dipartimento di Meccanica dell’Università di Ancona [3], in cui si è misurato il rumore emesso da tre cappe aspiranti, sia col metodo dell’intensimetria sia col metodo della pressione sonora in camera riverberante: Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 4 di 8 Differenza tra metodo intensimetrico e pressione sonora Cappa dB dB(A) 1 3.5 0.4 2 0.4 0.0 3 2.4 -1.4 Differenza tra la potenza sonora misurata con il metodo intensimetrico e con la pressione sonora in camera riverberante per tre differenti cappe di aspirazione. Come risulta evidente dalla tabella, le differenze tra i risultati dei due metodi sono minori se valutate secondo la curva di ponderazione di tipo A. Questo a conferma del fatto che i due metodi mostrano un accordo migliore per le frequenze medie che non per quelle basse ed alte. Un ulteriore esempio di confronto è disponibile dai risultati di un esperimento condotto dal Dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino [4] in cui si è misurato il rumore prodotto da un autocompattatore di rifiuti urbani: Frequenza del centro banda. Metodo intensimetrico Metodo della pressione sonora Metodo delle sorgente campione Hz dB(A) dB(A) dB(A) 125 84.7 83.4 93.4 250 90.9 89.9 94.5 500 95.5 93.4 94.2 1000 100.5 99.2 95.6 2000 96.6 95.9 91.4 4000 86.7 90.1 87.4 Livello di potenza sonora di un autocompattatore di rifiuti, misurato con i tre metodi differenti. Questo lavoro è l’unico reperito nel quale si è impiegato il metodo della sorgente campione per un confronto tra le tecniche adottate nella misura della potenza sonora. I risultati in tale occasione hanno mostrato i limiti di questa metodologia nei confronti delle altre due. Il metodo dell’intensimetria è stato impiegato per la determinazione della potenza sonora prodotta da un gruppo elettrogeno azionato da un motore a scoppio [5] e i risultati ottenuti hanno mostrato un lieve aumento dei livelli di potenza nelle prove in campo riverberante. Questo fatto, inatteso sulla base del teorema di Gauss, non ha comunque determinato il superamento delle tolleranze previste dalla normativa per questo tipo di misura. Il confronto e l’utilizzo dei vari metodi di misura, appare più difficile con sorgenti che abbiano emissione rumorosa non costante nel tempo, oppure con componenti impulsive. In questi casi l’unico accorgimento che viene citato è quello di aumentare i tempi delle misure e di valutare statisticamente i risultati ottenuti. Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 5 di 8 In conclusione, dai lavori presentati su questo argomento si evince che entrambi i metodi sono da considerare validi per la determinazione della potenza sonora emessa da una sorgente. Naturalmente la scelta del metodo da impiegare si deve confrontare con l’applicabilità del sistema nel caso specifico e la sua praticabilità. A titolo riassuntivo, basta ricordare che: • i metodi basati sulla pressione sonora, per poter dare risultati attendibili, devono essere realizzati in condizioni controllate (camere anecoiche, semi-anecoiche o riverberanti). Ciò può comportare problemi logistici ed economici considerevoli. Dal punto di vista pratico il metodo non comporta particolari problemi e la strumentazione, facilmente reperibile, è affidabile e di semplice utilizzo; • i metodi basati sull’intensimetria non hanno le limitazioni del metodo precedente per quanto attiene l’ambiente di misura e quindi ben si prestano per misure di grandi apparecchiature. Tuttavia richiedono una strumentazione particolare e maggiori conoscenze per il suo impiego ed una procedura complessa e meticolosa al fine di garantire errori sperimentali accettabili. In particolare per il metodo intensimetrico è necessario prestare molta attenzione ai possibili errori di misura indotti dalla presenza sorgenti esterne e superfici riflettenti [6]. 2. CONFRONTO TRA TECNICHE DIFFERENTI PER LA MISURA DEL TEMPO DI RIVERBERO La misura del tempo di riverbero, comunemente indicata come T60, viene realizzata mediante le seguenti tecniche: • del colpo di pistola; • di interruzione di un rumore rosa; Queste tecniche sono state ampiamente sperimentate, con risultati soddisfacenti e compatibili tra di loro. Le differenze tra un metodo e l’altro si possono identificare ne lle differenti possibilità di attuazione e nella disponibilità delle attrezzature necessarie. Il metodo del colpo di pistola è sconsigliato (ma non vietato) dalla norma ISO 3382 per quanto riguarda la valutazione accurata del tempo di riverbero [7], ma è quello più semplice e pratico anche se risulta di più difficile attuazione alle basse frequenze. Se infatti il rumore prodotto da una pistola può raggiungere valori di circa 144 dB per le frequenza medio-alte, per valori sotto i 250 Hz si fatica a raggiungere livelli sonori adeguatati per l’esecuzione del metodo. Per ovviare a tale inconveniente e raggiungere picchi sufficientemente elevati alle basse frequenze, si possono usare armi più pesanti (come piccoli cannoni) con conseguenti difficoltà logistiche [8]. Il metodo dell’interruzione del rumore rosa è più efficiente per quanto riguarda le varie frequenze, ma per ottenere un risultato attendibile si richiede la ripetizione della prova e la determinazione statistica del valore T60. Ciò è dovuto alla tecnic a di produzione del rumore rosa impiegato nei generatori che determina l’emissione di un segnale statisticamente distribuito nelle varie frequenze in modo corretto, e che, al momento dell’interruzione, può contenere uno sbilanciamento delle varie component i tonali. Il maggior problema di questo metodo lo si incontra nella valutazione del tempo di riverbero di ambienti molto grandi, come ad esempio chiese o teatri. Infatti, secondo la norma ISO 3382, per realizzare una misura attendibile si devono poter raggiungere, in tutto l’ambiente, livelli di potenza sonora molto al di sopra del rumore di fondo, cosa non sempre di facile attuazione con la normale strumentazione. Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 6 di 8 Il problema del raggiungimento di livelli di potenza sonora necessari alla misura, nelle due tecniche descritte precedentemente, rappresenta il primo criterio nella scelta del sistema da impiegare per la misura del tempo di riverbero. Alcuni degli inconvenienti connessi con tali tecniche possono essere superati mediante l’impiego del metodo di Schroeder. Questo consente una migliore interpretazione dei dati ottenuti con le tecniche tradizionali, eliminando dalla curva di decadimento misurata le fluttuazioni che tendono a rendere difficoltosa la determinazione del T60. Fra gli esperimenti condotti sul confronto delle tre tecniche, particolarmente significativo è quello condotto dal Dipartimento di Ingegneria Energetica dell’Università di Genova [9], di cui riportiamo parte dei risultati ottenuti: Hz 125 250 500 1000 2000 4000 8000 Schroeder sec. 5.0 4.2 3.8 3.7 3.4 2.6 1.6 Colpo di pistola sec. 5.1 4.7 3.5 3.6 3.2 2.2 1.1 Rumore rosa sec. 5.2 4.5 3.5 3.5 3.3 2.0 1.0 Tempo di riverbero misurato in una sala da spettacolo di 15.000 metri cubi. Come si evince dai dati riportati nella tabella, i risultati ottenuti con i tre metodi sono comparabili. È interessante notare che risultati validi sono stati ottenuti sia impiegando apparecchiature analogiche, sia utilizzando sistemi recenti in tecnologia digitale [10]; naturalmente queste ultime consentono una maggiore precisione ed hanno rimosso molti dei limiti delle precedenti apparecchiature, oltre che consentire una elaborazione off- line dei dati raccolti per la determinazione di ulteriori parametri acusticamente rilevanti. 3. INTERCONFRONTO DI MODELLI PREVISIONALI Si è proceduto alla raccolta di informazioni sul tema dell’interconfronto tra modelli di previsionali di calcolo; al momento sono disponibili alcuni lavori che coprono un periodo di circa 10 anni. Il primo lavoro che è stato reperito [11] risale al 1989 ed è specificatamente dedicato al confronto tra alcuni metodi numerici che erano stati sviluppati per la previsione del rumore da traffico. Il confronto fu compiuto prendendo come riferimento i dati ottenuti sperimentalmente in una condizione reale e verificando l’accuratezza dei modelli esaminati. Al momento del confronto non tutti i modelli avevano una loro edizione informatica e talvolta si basavano sull’impiego di abachi o formule empiriche; questo tende a limitare l’applicabilità dei modelli ai casi più facilmente descrivibili. Le conclusioni principali alle quali il lavoro giunse furono le seguenti: • l’influenza della distribuzione del traffico nelle corsie appare irrilevante ai fini della previsione, mentre significativa è sia la definizione del tipo di traffico che l’angolo di vista della sorgente; Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 7 di 8 • a breve distanza dalla sorgente i modelli tendono a sovrastimare il rumore; si è ipotizzato che i modelli possano ignorare un effetto di schermatura compiuta dalle corsie più vicine nei confronti di quelle più lontane dall’osservatore; • a grande distanza i modelli diventano imprecisi al variare dell’altezza del ricevitore; in tali condizioni assumono importanza sia effetti meteorologici che di assorbimento del terreno, raramente tenuti in considerazione dai modelli presi in esame dall’indagine. Successivamente, nel corso del congresso AIA del 1995, lo stesso autore ha presentato uno studio simile a quello compiuto nel 1989 [12], realizzando un robin- test che ha coinvolto 23 partecipanti da tutta Europa. Il test ha interessato 11 software, commerciali e non, realizzati per la previsione del rumore da traffico stradale. Ai partecipanti è stato chiesto di prevedere il rumore osservato in varie posizioni per due scenari con diverso grado di difficoltà, e riguardanti situazioni ipotetiche non indagate sperimentalmente. Le conclusioni di tale lavoro furono che: • le maggiori differenze osservate sono imputabili alla definizione del rumore emesso dalle sorgenti, mentre i modelli di propagazione impiegati portano a valutazioni simili; • le previsioni ottenute con lo stesso prodotto, impiegato indipendentemente da operatori diversi, danno risultati in buon accordo; L’autore inoltre, sulla base dello studio fatto, auspicò che per i modelli previsionali si giunga ad una regolamentazione, possibilmente europea, delle simulazioni di rumore emesso dalle varie sorgenti. Sempre dello stesso periodo è un lavoro presentato nel corso di euro-noise 1995 [13] che confrontò tre modelli (IL-HR-13-01, ISO 9613 e VDI 2720) per quanto attiene la propagazione in presenza del suolo, di barriere e di effetti meteorologici a distanza. Il lavoro dimostrò come la presenza del suolo influisce sulla valutazione dell’attenuazione di una barriera per svariati dB, e come i tre modelli fornissero risultati differenti fino a 3 dB nella valutazione degli effetti meteorologici a distanza. Di recentissima pubblicazione è un lavoro apparso su Applied Acoustics [14] che riguarda il confronto di tre modelli (DIN 18005, RLS-90 e VDI 2714) con i dati sperimentali ricavati da un caso reale complesso. Il lavoro concentra la propria attenzione sui diversi approcci impiegati per tenere di conto delle attenuazioni introdotte dagli ostacoli, ed osserva come, in situazioni complesse si possano osservare errori di valutazioni di alcuni dB. 4. TECNICHE DI INTERCALIBRAZIONE TRA CENTRI SIT Allo stato attuale la riferibilità nel campo delle misure acustiche è assicurata da campioni primari, realizzati per mezzo di un metodo di taratura detto “della reciprocità”, il quale impiega una configurazione con tre o più microfoni emettitori e ricevitori. I dubbi sull’effettiva incertezza di queste tecniche, dell’ordine di 0.1 dB nei casi peggiori, hanno spinto vari laboratori primari europei, tra cui l’IEN, a realizzare un progetto di interconfronto che avrà l’obiettivo di produrre l’equivalenza dei campioni primari impiegati. La sempre maggiore richiesta di tarature di fonometri e calibratori riferibili a campioni di riferimento, ha portato in tutta Europa alla creazione di molti nuovi centri di calibrazione (in Italia i centri SIT), portando all’attualità i problemi di intercalibrazione, ed evidenziando il fatto che la normativa (IEC 1094-1, IEC 1094-2, IEC 1094-3, IEC 1094-4), è in ritardo rispetto alla tecnica esistente, infatti esistono dei gruppi di lavoro per il progetto della norma IEC 1094-5, relativa ad un Rassegna della situazione esistente in materia di intercalibrazioni ed interconfronti per il tema del rumore – AGF-T-RAP-99-06 Pag. 8 di 8 metodo per la calibrazione in pressione di microfoni campione di lavoro per confronto con microfoni campione di laboratorio [15]. Bibliografia [1] Norma ISO 3741-2-3-4-5-6-7. [2] Norma ISO 9614/1, 9614/2. [3] A.Massacesi, N.Paone, G.L. Rossi, E.P. Tomasini. Confronti tra misure di potenza acustica mediante intensimetria e pressione sonora in camera riverberante - Atti del convegno AIA 1997. [4] F. Bronuzzi, G. Caglieris, A. Sacchi. Confronto fra il metodo intensimetrico ed il metodo della sorgente campione per la misura della potenza sonora di una grande macchina Atti del convegno AIA 1993. [5] R. Biancotto, M. Bogoni, M. Donzellini. Determinazione della potenza acustica di una sorgente: comparazione tra il metodo intensimetrico (ISO 9614) e quello basato sulla misura di pressione (ISO 3744) - Atti del convegno AIA 1992. [6] R. Biancotto, M. Bogoni, M. Donzellini, M. Rosa, R. Rubele, A. Tacconi. Approccio metodologico e sperimentale alla determinazione della potenza acustica di una sorgente: confronto tra il progetto di una norma ISO 9614 (misure di intensità) e la norma ISO 3744 (misure di pressioni) - Fisica & Prevenzione, Igiene, Ambiente 1991/92. [7] Normativa ISO 3382. [8] Alton Everest. Manuale di acustica - Hoepli Milano. [9] R. Bartolini, G. Bisio. Osservazione sui metodi di misura del tempo di riverbero convegno AIA 1992. - Atti [10] F.Avenati, M.Bianchi. Misura del T60 in camera riverberante: confronto tra vari metodi Atti convegno AIA 1993. - [11] R. Pompoli. Atti del seminario “Metodi numerici di previsione del rumore da traffico” Atti convegno AIA 1989 [12] R. Pompoli. Confronto tra programmi di previsione del rumore prodotto dal traffico stradale - Atti convegno AIA 1995. [13] P. van Rangelrooij, J. Witte, M.A. Ouwerkerk. Comparision of noise calculation models Atti convegno euro-noise 1995. [14] E. Wetzel, J.Nicolas, Ph. Andre, J.J. Boreux. Modelling the propagation pathway of streettraffic noise: practical comparition of German guidelines and real-world measurements Applied Acoustics 57, 1999. [15] C. Guglielmone. Metodi per la taratura dei microfoni campione da laboratorio e campione di lavoro: Sviluppi della normativa e progetti per la disseminazione nei laboratori accreditati europei - Atti del convegno AIA 1997.