Salita al Kilimanjaro - Pro Loco Pieve Castionese
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Salita al Kilimanjaro - Pro Loco Pieve Castionese
Salita al Kilimanjaro Protagonisti: 1. Daniela Mangiola , operatore naturalistico del CAI (64 anni)docente di lettere in pensione 2. Roberto Tormen: medico ortopedico, in pensione, che collabora da sette anni con l’ospedale di Ikonda gestito dai padri missionari della Consolata di Torino, dove ha attrezzato una sala operatoria di ortopedia e dove si reca almeno una volta all’anno (65 anni) per lavorare e insegnare ad un medico africano (ospitato un mese a luglio in Italia)le tecniche ortopediche 3. Matteo Nart, nipote di 40 anni, iscritto al CAI ed appassionato di montagna 4. Dario D’Incal, maestro di sport, allenatore della nazionale di fondo alle Olimpiadi in pensione (67 anni). L’idea è partita da me: tutte le volte che andiamo mio marito ed io ad Ikonda (dove io lavoro all’asilo oltre che in farmacia) ci avventuriamo , nei momenti di pausa ,sulle colline ( per noi) dei monti Livingstone. Sono montagne di 2500 metri ma Ikonda si trova a 2000 per cui le escursioni per noi dolomitici sono poco soddisfacenti, così ho espresso il desiderio di salire il Kili che è una montagna “seria”, dopo aver conosciuto i favolosi parchi tanzaniani. Questa estate dopo essere stata nell’affascinante Parco del Durmitor in Montenegro, ho detto: “E’ giunto il momento di andare sul Kili perché gli anni passano e non si può attendere troppo!” Così mio marito, Roberto, “esperto” nel viaggiare in Tanzania ha contattato agenzia ed organizzato il viaggio. Inizialmente il progetto prevedeva che, fatta la salita, andassimo in missione, ma non è stato possibile . Il desiderio di percorrere questa montagna in me è cresciuto ulteriormente dopo che sono diventata operatrice naturalistica del CAI, la preparazione ricevuta ha fatto nascere una profonda curiosità per quei paesaggi tanto diversi dai nostri. Così che , affiancata dalle mie due macchine fotografiche, ho ripreso come mia consuetudine con dovizia di particolari paesaggi, piante, sassi e animali che si sono presentati nel mio percorso: come consuetudine preparerò un racconto fotografico, storico, naturalistico e antropologico dell’esperienza e lo presenterò alla rassegna dedicata alla montagna in aprile dalla Pro Loco Pieve Castionese (Che da anni organizzo). La soddisfazione maggiore l’avrò quando a gennaio 2014 andrò ad Ikonda e presenterò le foto del Kili ai bambini dell’asilo ( ed anche agli operatori sanitari dell’ospedale)che non conoscono il loro paese. Abbiamo proposto il progetto della salita a diversi amici, alla fine siamo rimasti in quattro. Dopo aver lanciato l’idea ho cominciato ad informarmi leggendo i resoconti che si ritrovano su internet: “ho perso 7 chili”, “non vedevo l’ora d potermi fermare”…… Questi, insieme ai dislivelli previsti nel giorno di salita, mi hanno impensierito, inoltre i mille impegni non mi avevano consentito un regolare allenamento; mio marito aveva male ad un ginocchio ed il mio destro aveva richiesto delle infiltrazioni. La coscienza non mi lasciava tranquilla, in nessun modo desideravo mettere in difficoltà qualcuno. Va detto che mio marito ed io abbiamo esperienza di trekking e di quota essendo stati al campo base del K7 in Pachistan, al campo base del Shisha Pangma in Tibet e avendo partecipato al trekking intorno al Manaslu in Nepal, nonostante ciò i timori crescevano…….ma ormai il dado era tratto!!! Matteo era in perfetta forma e desideroso di mettersi alla prova con l’altitudine che non aveva mai raggiunto. Dario era quanto mai allenato, ma qualche incubo( timore di non farcela) le notti precedenti la salita l’ha avuto anche lui. Durante l’ascensione ha confessato che da anni desiderava affrontare la salita del Kili per poter dire di essere stato a 6000 metri, altitudine alla quale non sarebbe mai arrivato se avesse dovuto affrontare montagne che richiedevano di arrampicare, attività che non ha mai praticato. Il Kili è una delle poche cime che ti porta in alta quota senza richiederti di scalare pareti rocciose. L’avventura si è svolta con regolarità, senza alcun intoppo organizzativo. La guida che ci ha condotto era competente e ci ha fatto salire “pole pole” per cui non abbiamo incontrato difficoltà. Il momento più significativo è stato il giorno della salita. Questo è iniziato alla mezzanotte del giorno prima quando ti svegliano dopo quattro brevi ore di sonno; fai colazione velocemente e parti all’una. Filibert impone un passo apparentemente lento ma col quale superiamo diversi gruppi: va detto che il crinale della montagna è quotidianamente percorso da una fila continua di aspiranti alla vetta che creano una linea continua di luci grazie alle pile frontali necessarie per vedere nel buio della notte dove metti i piedi. Dopo due ore ci fermiamo a bere del tè caldo, quindi riprendiamo la salita e non ci fermiamo più per le successive quattro ore fino al sorgere del sole quando tocchiamo la cima. Il vento ha reso necessario non fermarsi a causa del freddo e la fatica , almeno a me, è sparita quando sono giunta sulla cima ed ho cominciato con fatica a scattare foto. Confesso che ognuna delle foto che ho scattato mi è costata fatica. Per scattare trattieni il respiro, oppure ti inginocchi, ti abbassi: operazioni usuali ma che in quota ti costringono a trattenere il respiro e questo è faticoso! La discesa in un ghiaione dolce per me è stata una bellissima passeggiata: felice di poter ammirare un paesaggio lunare. Mio marito ha avuto problemi col freddo a causa di una circolazione sanguigna periferica carente . Un particolare che mi ha messo in difficoltà è stato il seguente: ad ogni campo è necessario firmare un registro che documenta il tuo passaggio. Oltre al nome cognome , nazionalità e firma pretendono anche l’età. La prima volta mi sono trovata in difficoltà non perché dovevo renderla pubblica , ma perché facendolo ero costretta a confrontarmi con gli altri prevalentemente più giovani e quindi mi dicevo: Ma cosa pretendi di fare vecchietta alla tua età qui! Nei fatti due giovani, belli e trentenni, come altri non sono riusciti a salire!!!! Non è questione di età. Si legge che solo il 10% arriva in cima dove siamo giunti noi. Progetti per il futuro : domani andiamo a fare un trekking sulla Costiera amalfitana. Per il prossimo anno non escludo un’altra visita alla catena himalayana in Nepal ma è tutto da progettare. Il giorno dell’ascensione è stato il 5 ottobre 2013 Le posso chiedere un favore? Mi manda un sms per dirmi quando verrà pubblicato il suo articolo? Grazie Daniela Attenzione non usi il termine “scalata” non è corretto per questa montagna che non presenta difficoltà alpinistiche.