COMI20_D_1401_T00_IA00_AMB_RE01_A

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Anas SpA
Direzione Centrale Progettazione
Ministero Infrastrutture
e Trasporti
RegioneLombardia
Provincia di Como
Camera di Commercio
Como
Anas SpA
Direzione Centrale Progettazione
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
INDICE
A.
Quadro di riferimento programmatico ................................... 2
A.1. Presentazione introduttiva del progetto ....................................... 2
A.2. Analisi del processo di definizione del tracciato ............................. 3
A.2.1 Lo studio di fattibilità .............................................................. 4
A.2.2 La scelta del tracciato nel progetto preliminare .......................... 7
A.2.3 Il progetto definitivo ............................................................... 8
A.3. Previsioni della pianificazione territoriale ed urbanistica ................15
A.3.1 Confronto con il Piano Territoriale Regionale .............................15
A.3.1.1. L’ambito geografico del “Lario comasco” ..........................16
A.3.1.2. L’unità tipologica di paesaggio “dei Laghi insubrici” ...........19
A.3.1.3. Elementi di rilevanza paesaggistica regionale ...................20
A.3.1.4. Indirizzi di tutela dei paesaggi di laghi insubrici ................23
A.3.2 Confronto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale..28
A.3.2.1. Viabilita’ e sistema ferroviario ........................................28
A.3.2.2. L’unita’ di paesaggio “Tremezzina e Isola Comacina” .........29
A.3.2.3. Elementi di rilevanza paesaggistica provinciale .................31
A.3.2.4. Rapporti con la rete ecologica provinciale ........................34
A.3.3 Confronto con i piani urbanistici comunali ................................35
A.3.3.1. Comune di Colonno .......................................................35
A.3.3.2. Comune di Sala Comacina .............................................36
A.3.3.3. Comune di Ossuccio (Tremezzina) ..................................37
A.3.3.4. Comune di Lenno (Tremezzina) ......................................38
A.3.3.5. Comune di Mezzegra (Tremezzina) .................................39
A.3.3.6. Comune di Tremezzo (Tremezzina) .................................41
A.3.3.7. Comune di Griante ........................................................42
A.3.4 Descrizione dei vincoli ambientali e delle aree protette che
interessano i siti di intervento ............................................................44
A.3.4.1. Beni paesaggistici vincolati ai sensi del D.Lgs 42/2004 ......44
A.3.4.2. Aree tutelate per legge ..................................................44
A.3.4.3. Immobili ed aree di notevole interesse pubblico ...............46
A.3.4.4. Rapporti con il sistema delle aree protette .......................46
A.3.4.5. Elaborati grafici ............................................................47
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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A. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.1. PRESENTAZIONE INTRODUTTIVA DEL PROGETTO
Lungo la riva occidentale del Lario si snoda la famosa Strada Regina; famosa
per la fama dei luoghi che congiunge, delle ville e dei parchi che la
fiancheggiano, delle visuali panoramiche che mostra a chi la percorre.
L’importanza di questa arteria, dal punto di vista dei collegamenti, è dovuta
al fatto che da essa si dipartono corridoi di grande interesse residenziale e
turistico per la Provincia di Como.
All’altezza di Argegno le due provinciali per la Valle Intelvi (SP13 e SP15),
nel comune di Menaggio si dipartono il collegamento per Porlezza e la
Svizzera attraverso il valico di Oria Val Solda (costituito dalla stessa SS340)
e la diramazione dalla SS 340 per il Pian di Spagna da dove è possibile
proseguire per la Valtellina o per la Val Chiavenna e il confine Svizzero.
Già in origine la SS 340 attraversava molti centri abitati, naturalmente con
consistenza del traffico ben più modesta di oggi e soprattutto con percentuali
di mezzi pesanti e dimensioni notevolmente inferiori.
La Strada Regina oggi purtroppo è diventata famosa anche per l’estrema
difficoltà di transito, stante l’angustia della sede che si snoda tortuosamente
all’interno dei centri abitati posti tra Argegno e Menaggio.
In alcuni tratti, l’infrastruttura stradale è pressoché al collasso, sia
relativamente alle caratteristiche strutturali di portanza - per le quali è vicina
al limite della percorribilità in quanto si snoda per gran parte ai piedi di
versanti prealpini instabili - e sia per quanto concerne la capacità di
smaltimento del flusso veicolare, a causa, come detto, delle numerose
strozzature che determinano una notevole riduzione di tale capacità.
L’urbanizzazione sviluppatasi enormemente lungo le sponde del lago,
l’incremento del traffico in particolare commerciale e turistico, hanno inoltre
reso l’arteria per lunghi tratti non più sufficiente a garantire le sue funzioni
di relazione viaria e sopratutto la sicurezza per pedoni e ciclisti è
assolutamente molto bassa.
Situazioni di massima criticità sono ascrivibili alla presenza di strettoie e
incroci a raso nonché alla presenza di numerosissimi accessi privati molto
spesso pericolosi per le ridotte possibilità di avere garanzie in ordine alla
distanza di visibilità per l’arresto.
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In particolare si rilevano strettoie in tutti gli abitati attraversati; in alcuni si è
dovuto installare semafori “intelligenti” che permettono il transito a senso
unico alternato in presenza di mezzi pesanti.
Negli ultimi anni si è dato il via alla risoluzione di alcune situazione critiche,
ma restano ancora tratti altrettanto impegnativi sui quali da anni sono state
prospettate delle soluzioni.
Il progetto definitivo di cui si tratta in questa relazione riguarda la variante
agli abitati di Colonno, Sala Comacina, Tremezzina (ex Ossuccio, Lenno,
Mezzegra, Tremezzo), Griante, più conosciuta come la Variante della SS340
“alla Tremezzina”, una delle zone turistiche più rinomate del lago di Como.
Si tratta di un lungo intervento che risolverebbe tutte le problematiche oggi
presenti sul asse Como Menaggio caratterizzato da:
lunghi tempi di percorrenza, dovuti all’attraversamento dei centri
abitati sopra menzionati;
mancanza di sicurezza in particolare per i pedoni e per i veicoli a due
ruote;
ripercussione sui collegamenti per la Svizzera (Maloja – Saint Moritz),
per la Valtellina e la Val Chiavenna sia economici che turistici;
degrado ambientale per tutti i centri
attraversati; elevati flussi
veicolari generano infatti all’interno dei centri attraversati problematiche
quali l’inquinamento acustico e atmosferico, nonché innesco di fenomeni
vibrazionali;
decadimento della qualità della vita dei residenti e della qualità di
fruizione turistica della fascia a lago;
precaria stabilità di alcune strutture stradali molto sollecitate dai
carichi legati ai transiti e sottoposte a fenomeni di subsidenza, in particolare
nel tratto in comune di Tremezzina.
A.2. ANALISI DEL PROCESSO DI DEFINIZIONE DEL TRACCIATO
Partendo da queste cogenti esigenze, la spinta impressa dalla Provincia di
Como, dai Comuni interessati e dalla Camera di Commercio di Como, ha
fatto si che si stipulasse in data 26 giugno 2006 un accordo di programma
per promuovere tutte le necessarie attività e sinergie volte alla realizzazione
dell’opera di cui al presente progetto definitivo.
Successivamente, in data 30 luglio 2007, è stata sottoscritta tra Ministero
delle Infrastrutture, Regione Lombardia, Provincia di Como, ANAS spa e
Camera di Commercio della Provincia di Como una convenzione atta a
regolare le attività di progettazione e promuovere il finanziamento e la
realizzazione della Variante.
Il 21 settembre del 2009
è stato sottoscritto tra Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Regione Lombardia, ANAS S.p.A., Provincia di
Como e Camera di Commercio Industria e Artigianato di Como, un atto
aggiuntivo alla convenzione del 30/07/2007, con il quale la Provincia di
Como si impegnava:
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a redigere la progettazione preliminare della ”Variante alla
Tremezzina” lungo la Strada Statale N° 340 ”Regina” in un unico lotto da
Colonno a Griante, in sostituzione dei previsti due lotti: n. 1 da Colonno a
Ossuccio e n. 2 da Lenno a Griante;
ad assumersi gli oneri per la redazione del progetto preliminare e per
l’ottenimento dei pareri di Legge, richiesti dal progetto medesimo;
a valutare in modo approfondito, all’interno del progetto preliminare, la
possibilità di inserire uno svincolo intermedio così come richiesto da Anas
S.p.A. con nota N° CDG-0018714-P in data 04/02/2008, per l’eventuale
esecuzione dell’opera in lotti. Tale valutazione dovrà tener conto di tutti gli
aspetti tecnico – economici in gioco sulla base di specifiche indagini sul
traffico, sugli aspetti geologici, idrogeologici, geotecnici - sugli aspetti
ambientali e paesaggistici;
a sviluppare la progettazione preliminare, in accordo con gli Uffici
ANAS, individuando le sub-procedure ottimali nel pieno rispetto della
normativa vigente;
a concludere la progettazione preliminare entro dieci mesi dalla
sottoscrizione dell’atto aggiuntivo del 21 settembre 2009..
In data 8 febbraio 2013 è stato sottoscritto tra Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, Regione Lombardia, ANAS S.p.A., Provincia di Como e
Camera di Commercio Industria e Artigianato di Como un secondo atto
aggiuntivo un secondo atto aggiuntivo con il quale la Provincia di Como si
impegnava:
•
a redigere, entro 15 mesi dalla sottoscrizione, la progettazione
definitiva per appalto integrato della “variante alla Tremezzina” ,
comprensive dello Studio di Impatto Ambientale, di tutti gli studi, prove,
sondaggi, rilievi e quant’altro necessario per dare la progettazione completa
sotto ogni aspetto;
•
a trasmettere il progetto definitivo ad Anas S.p.A. stessa e a tutti i
soggetti cofinanzia tori della progettazione definitiva;
•
a sviluppare detta progettazione definitiva secondo i criteri di
economicità e di efficacia, individuando procedure ottimali, nel rispetto della
normativa vigente.
A.2.1 LO STUDIO DI FATTIBILITÀ
L’Ufficio Tecnico della Provincia di Como aveva predisposto un primo studio
di fattibilità che prendeva spunto da una soluzione proposta dall’ANAS,
risalente agli anni ottanta, che proponeva una idea di tracciato con ingresso
lato Como prima della strettoia di Colonno, uscita intermedia in Val Perlana e
termine della variante in Comune di Griante. Tale soluzione prevedendo
l’uscita in Val Perlana avrebbe permesso la realizzazione dell’opera in due
lotti successivi funzionali.
La Provincia, aggiornando tale studio, fermo restando l’uscita in Val Perlana,
proponeva tre possibili alternative (denominate 1A, 1B, 1C).
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Inoltre si sono sviluppati altri due tracciati completamente nuovi che non
presentano uscite intermedie. Uno misto con tratti all’aperto e tratti in
galleria ed uno completamente in galleria (risp. denominati 2 e 3).
Per tutte le proposte è previsto l’ingresso in galleria lato Argegno subito a
Nord del cimitero di Colonno, in tal modo si può entrare in galleria prima
della val Camoggia evitando così i danni che spesso questo corso d’acqua a
carattere torrentizio causa alla statale per il notevole trasporto solido
durante gli eventi di pioggia particolarmente intensi: l’alveo ripidissimo fa si
che il materiale trasportato dal torrente venga riversato direttamente sulla
piattaforma stradale con la conseguente immediata chiusura al traffico della
direttrice.
Anche l’uscita verso Griante è uguale per tutte le soluzioni essendo ormai
vincolata a Nord dalla presenza degli svincoli della nuova variante di
Menaggio, a Est dal lago e da zone di particolare pregio paesaggistico a Sud
Ovest.
Partendo dalle ipotesi di tracciato, si è proceduto ad analizzare le soluzioni,
in modo da individuare quella che ottimizzasse il rapporto costi/benefici. In
particolare sono stati confrontati i seguenti aspetti:
Accessibilità;
Disponibilità aree;
Ambiente e paesaggio;
Archeologia;
Rispetto delle vigenti normative in materia di progettazione stradale e
delle linee guida Anas per la sicurezza in galleria;
Costo dell’opera ;
Costo impianti;
Costo di gestione;
Interferenza con zone di pregio ambientale,
Interferenza con zone a rischio geologico e idrogeologico;
Interferenze con viabilità esistente, falde acquifere, corsi d'acqua,
impianti, ecc.
Tali temi sono stati trattati nei punti più rappresentativi dei pro e contro
delle soluzioni proposte, nell’ottica dell’individuazione del tracciato migliore
anche nella scelta di base di realizzare l’infrastruttura in due lotti funzionali o
un singolo lotto.
Tracciati 1A, 1B, 1C: due lotti con uscita in Val Perlana
Fermo restando l’uscita in val Perlana di cui si dirà avanti, il corridoio
prospettato negli anni ’80 dall’Anas non è più percorribile in quanto
ampiamente urbanizzato. Inoltre tale tracciato prevedeva l’attraversamento
di diversi valletti e torrentelli all’aperto con viadotti che risulterebbero
all’interno della fascia di rispetto del lago e quindi visivamente molto
impattanti. In tutti e tre i casi obbligava a realizzare il secondo lotto
totalmente in galleria per una lunghezza superiore a 5 Km; ciò in quanto la
quota di uscita in val Perlana è tale da non consentire più di riguadagnare
quota e uscire all’aperto nel tratto successivo verso Griante, considerando
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che la pendenza massima ammissibile in galleria non dovrebbe superare il
4,5%.
Nell’ipotesi di tracciati più arretrati rispetto alla fascia a lago si hanno
soluzioni che presentano le stesse criticità quali basse coperture e gallerie
lunghe.
Si fa rilevare inoltre la mancanza di spazi per l’uscita in val Perlana, la zona
risulta infatti ampiamente urbanizzata, in particolare l’unica fascia adatta alla
realizzazione del viadotto è attualmente occupata da un capannone
industriale, da una cabina Enel e da altre attività nelle vicinanze.
Sulle due sponde sono poi visibili segni di dissesto con instabilità dei pendii
con presenza di insediamenti urbani, per salvaguardare uno dei quali
(Malgisio) sono stati realizzati interventi di consolidamento; inoltre gli
imbocchi delle gallerie che hanno inizio dalla valle presenterebbero zone di
copertura dell’ordine dei 10-15 m.
Si avrebbero infine problematiche di impatto paesistico e idrogeologico
dovute alla presenza di viadotti e rampe su pile in alveo per la realizzazione
degli svincoli.
Tracciato 2: mista, parte in galleria e parte all’aperto
Non ha svincoli intermedi e ha due tratti a cielo aperto al di sopra degli
abitati di Sala Comacina, di Ossuccio per una piccola parte, di Lenno e
Mezzegra. Le zone di maggior pregio ambientale, panoramico o
architettonico vengono attraversate in galleria (es. Santuario della Madonna
del Soccorso).
Questa soluzione ha il costo medio al metro più basso.
Ha inoltre i minori costi di gestione e rispetto alle altre soluzioni presenta
inoltre minori difficoltà costruttive.
Sicuramente i tratti all’aperto rappresentano zone delicate dal punto di vista
paesaggistico, ma possono essere facilmente mitigate vista anche la
distanza dal lago e la quota a cui è stato impostato il tracciato.
Tale soluzione presenta inoltre le seguenti positività:
gallerie complessivamente più corte;
minori tempi complessivi di costruzione;
costi di gestione inferiori rispetto alle altre soluzioni.
Tracciato 3: galleria unica
Prevede la galleria unica Colonno – Griante. Sicuramente si tratta della
soluzione paesaggistica meno impattante, ma presentando una lunghezza di
oltre 9 Km (per confronto, la galleria del Monte Bianco è di 11,3 Km) si
vengono a determinare le seguenti criticità:
Elevatissimo costo di costruzione in quanto si ricade in una casistica,
dal punto di vista della sicurezza, molto impegnativa.
Elevatissimi costi di manutenzione e gestione.
Risulta evidente che la soluzione n. 3 non può essere presa in
considerazione.
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A.2.2 LA SCELTA DEL TRACCIATO NEL PROGETTO PRELIMINARE
In conclusione, escluso il tracciato 3, le altre due ipotesi differiscono in modo
sostanziale tra esse: la seconda, che prevede di realizzare l’opera in un
unico lotto, non permette di collegare il tracciato alla viabilità esistente se
non ai due imbocchi mentre quella in lotti prevede uno svincolo in
corrispondenza della parte bassa della Val Perlana, unica area che permette
il collegamento con l’attuale sede della S.S. 340 .
Per maggior chiarezza espositiva nel progetto preliminare il Tracciato 2
(unico lotto) è stato indicato con la lettera A mentre il tracciato 1 (due lotti)
stato indicato con la lettera B.
Tracciato A
Questa ipotesi si snoda dipartendosi dalla S.S.340 in prossimità del cimitero
di Colonno, correndo alternativamente in galleria e a cielo aperto, per poi
reimmetersi sulla statale a nord di Griante, in località Cà Bianca. Le due
gallerie di testa permettono di guadagnare quota al fine di uscire a cielo
aperto a monte degli ambiti urbanizzati, mentre i tratti a cielo aperto sono
caratterizzati dalla presenza di corsie di arrampicamento volte a permettere
il sorpasso dei veicoli più lenti e migliorare così in maniera sensibile il livello
di servizio della nuova strada. Entrambi gli svincoli con l’attuale viabilità
sono previsti a livelli differenziati per mezzo della realizzazione di
intersezioni del tipo “a salto di montone”.
Tracciato B
La soluzione B prevede anch’essa che la variante si attesti sulla S.S. 340
nelle medesime posizioni e con le medesime caratteristiche previste dal
Tracciato A.
Il nuovo asse viene diviso in due lotti con uno svincolo centrale in
corrispondenza della Val Perlana (al confine tra Ossuccio e Lenno) che
tramite un viadotto lungo circa 400 metri viene collegato alla viabilità
esistente.
Il primo lotto è composto da una prima galleria, il seguente breve tratto a
cielo aperto e da una seconda galleria che conduce alla Val Perlana, in
corrispondenza dello svincolo centrale; il secondo lotto è costituito da
un’unica galleria della lunghezza di oltre 5 km.
In ordine alla scarsa lunghezza dell’unico tratto a cielo aperto non è possibile
prevedere la realizzazione di corsie di arrampicamento per veicoli lenti.
A seguito della valutazione comparata di tutti gli aspetti progettuali è stata
individuata nell’ipotesi a lotto unico senza svincoli intermedi, realizzato parte
in galleria e parte all’aperto, la soluzione migliore (tracciato A) che pertanto
è stata approfondita all’interno del progetto definitivo.
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A.2.3 IL PROGETTO DEFINITIVO
I criteri che hanno guidato le scelte progettuali possono essere riassunti nei
seguenti:
1.
sostenibilità ambientale e paesaggistica;
2.
efficacia trasportistica dell’opera;
3.
sostenibilità economica in relazione ai costi di costruzione ed ai costi di
manutenzione dell’opera.
Per quanto riguarda i materiali da utilizzare nella costruzione
dell’infrastruttura si rimanda alle relazioni e agli elaborati grafici specialistici
presenti all’interno del progetto.
Relativamente alle problematiche ambientali da superare si è già detto nei
precedenti capitoli. Si rimarca in questa sede l’estrema complessità nella
ricerca di soluzioni progettuali meno impattanti in ordine all’inserimento delle
opere in una zona morfologicamente travagliata con forti acclività verso
lago, in un territorio che presenta
caratteristiche paesaggistiche di
straordinaria bellezza.
Per quanto riguarda il materiale proveniente dagli scavi si rimanda al Piano
di Utilizzo delle terre e delle rocce da scavo. In estrema sintesi, si sottolinea
che, stornata la parte relativa al riutilizzo diretto del materiale in cantiere, la
parte rimanente ha la seguente consistenza volumetrica:
1)
dal portale Sud (Colonno) circa 475.000 m3;
2)
dal portale Nord (Griante) circa 850.000 m3;
per un volume complessivo da allontanare pari a circa 1.325.000 m3.
Le restanti quantità di materiale, pari a circa 235.000,00 m3, verranno
trasferite, in conformità al piano di utilizzo, per la realizzazione di sottofondi
e massicciate stradali, rinterri, rilevati e rimodellazioni, rivestimenti di opere
strutturali (muri e fabbricati impiantistici) o nel processo produttivo dei
calcestruzzi necessari all’opera, in sostituzione del materiale di cava
Differenze tra progetto preliminare e definitivo
Il presente livello di progettazione non apporta sostanziali modifiche rispetto
al precedente preliminare, ricalcando in modo pressoché invariato il tracciato
previsto nel precedente livello progettuale.
Tra le differenze apportate risulta importante quella dell’allontanamento del
tracciato dal Santuario della Beata Vergine del Soccorso in termini altimetrici
(abbassamento in corrispondenza della valle Perlana di oltre 12 metri); tale
modifica altimetrica si ripercuote sul tracciato consentendo l’abbassamento
di oltre 2 m della piattaforma stradale in corrispondenza della Torre di
Spurano .
Un’altra novità introdotta consiste nella realizzazione di una galleria
artificiale che, in corrispondenza della Torre di Spurano, si sviluppa per una
lunghezza pari a m 125 come descritto nel precedente capitolo 2.4.
Ulteriore importante variazione apportata è quella relativa all’incremento del
diametro della galleria di emergenza, che passa da 3,90 m a 5,30 m interni.
Tale variazione permette di evitare la costruzione delle due piste provvisorie
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di cantiere previste dall’ipotesi di cantierizzazione preliminare. Le due piste
infatti sarebbero state difficilmente mascherabili da un punto di vista del
paesaggio, in quanto avrebbero comportato la costruzione di muri alti e
tornanti, pur prevedendo di adottare pendenze nell’ordine del 30% al fine di
raggiungere, dalla SS 340 esistente, la quota di scorrimento della variante in
progetto. Con l’aumento dimensionale della galleria di emergenza si può
utilizzare la stessa per le operazioni di cantierizzazione ai fronti opposti della
galleria principale evitando così di realizzare piste provvisorie di cantiere che
comunque avrebbero dovuto rimanere in esercizio non meno di 6 anni con
evidenti ripercussioni negative e probabilmente permanenti sugli aspetti
ambientali.
Altro elemento di novità rispetto al progetto preliminare è la previsione di
disporre barriere di protezione laterale dalla caduta massi lungo i tratti di
strada a cielo aperto. Le barriere si sono rese necessarie in seguito al
necessario approfondimento dello studio geologico e geomorfologico
dell’area interessata dalle opere. Alte 5 metri, saranno del tipo ad
assorbimento di energia, in grado di assorbire impatti fino a 3000 KJ e
verranno disposte a protezione dei tratti a cielo aperto.
Infine, rispetto al progetto preliminare è stato incrementata la sezione del
salto di montone “inverso” in Comune di Colonno, portandolo da
monodirezionale a bidirezionale. Tale modifica è legata alla cantierizzazione
dell’opera. Infatti, non è assolutamente sostenibile ipotizzare per la durata
del cantiere (circa 6 anni) chiusure o limitazioni all’attuale traffico veicolare.
Questa modifica, permettendo di deviare nel salto di montone entrambi i
sensi di marcia del traffico scorrente lungo la SS 340, consentirà una più
agevole e sicura gestione del cantiere garantendo maggiori spazi di lavoro in
un ambito altrimenti troppo ristretto.
Il tracciato stradale
Il tracciato stradale principale presenta una lunghezza totale di circa
9.800,00 m, con innesto lato sud, in prossimità del cimitero di Colonno e
sbocco Nord in Comune di Griante, località “Cà Bianca”.
La carreggiata prevista è la C2 con corsie da 3.5 m e banchina da 1.25 m,
per una larghezza complessiva di carreggiata di 9,5 m, che viene portata a
13,00 m nei tratti in cui è prevista la realizzazione della corsia di
arrampicamento.
Dove necessario inoltre si prevede la realizzazione dei necessari allargamenti
per la visibilità; l’asse stradale è stato progettato per l’intervallo di velocità
60-100 km/h, che risulta essere verificato su tutta la variante.
Nei tratti in galleria oltre alla piattaforma stradale è previsto un ulteriore
allargamento di 1,05 metri per ciascun lato, necessari al posizionamento
dell’elemento redirettivo ed all’alloggiamento degli impianti della segnaletica
e della dotazione impiantistica della galleria.
Il primo tratto, a cielo aperto, prevede la realizzazione degli svincoli di
connessione con l’attuale tracciato della S.S. 340, poi alla progressiva
230,00 il nuovo asse entra in galleria (Comacina) con una pendenza
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longitudinale del 4.58% ed una lunghezza totale di 2.095,00 m. La galleria
“Comacina” permette di guadagnare quota in modo da uscire all’aperto alle
spalle dei centri abitati di Sala Comacina e Ossuccio in una zona distante dal
lago e soprattutto non ancora urbanizzata. L’imbocco sud è costituito da tre
gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 11,00 (9,50 m + 1,50 m per allargamento di visibilità) e larghezza
massima interna di m 13,10, compresi elementi redirettivi e spazi destinati
alla dotazione impiantistica;
•
il cunicolo di emergenza posto a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
•
la galleria del
“salto di montone inverso”, che presenta una
piattaforma pari a m 9,50 e larghezza totale di 10,40 (inverso in quanto la
strada secondaria passa sotto quella principale).
Il salto di montone, lungo circa 225 metri e interamente in
galleria,costituisce la connessione tra la viabilità esistente e quella in
progetto; in particolare riconnette la corsia di marcia verso Sud da Colonno
verso Argegno. La corsia in direzione Nord invece viene realizzata
all’esterno, lato lago, ed è l’unica piattaforma stradale dell’imbocco Sud che
non si snoda in galleria.
Nella zona di imbocco sono inoltre presenti i manufatti per l’alloggiamento
degli impianti tecnologici a servizio delle gallerie, nonché la sala soffianti
che alimenta la sovrappressione della galleria di emergenza.
L’imbocco Nord della galleria “Comacina” si sviluppa in prossimità della Valle
dei Ronchi. E’ costituito da un portale con due gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 12,00 e larghezza massima interna pari a m 14,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
Data la immediata prossimità della valle con l’imbocco, il portale della
galleria di emergenza è stato collocato sopra la volta della galleria principale.
Ciò consente di non interferire con l’alveo della Valle dei Ronchi, situato a
ridosso del portale, e rende possibile la realizzazione contestuale del
manufatto di scavalco della valle stessa con un ponte a struttura mista
acciaio/calcestruzzo avente luce pari a m 21,00.
L’imbocco è completato dalle costruzioni per gli impianti tecnologici delle
gallerie e dalle vasche per gli impianti antincendio.
Si procede quindi all’aperto per un tratto di 820 m circa posto a monte degli
abitati di Sala Comacina ed Ossuccio, che si prevede a tre corsie: una, in
discesa, in direzione Sud, due invece, in salita, in direzione Nord per
permettere il superamento dei mezzi più lenti; in questo tratto è presente la
galleria artificiale “Spurano”, lunga m 125 ed anch’essa a tre corsie, posta in
corrispondenza della omonima Torre.
Il tratto all’aperto prevede inoltre, appena a Sud della galleria artificiale, lo
scavalco del torrente Premonte con ponte di luce pari a m 25,00 m previsto
a struttura mista acciaio/calcestruzzo.
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Si incontrano poi altre due gallerie con pendenze longitudinali modeste dello
0,4% (Perlana 1 e Perlana 2) rispettivamente lunghe 625,00 m e 2.050,00
m, separate da un breve tratto all’aperto per superare la Val Perlana. Ciò
avviene con un ponte a campata unica di luce pari a m 25,00 previsto
anch’esso in struttura mista acciaio/calcestruzzo.
L’impalcato, vista la valle morfologia dei luoghi (la valle è molto incisa) e la
distanza dal lago, risulta poco visibile e quindi poco impattante dal punto di
vista paesaggistico.
Per quanto riguarda il contenimento del rumore, è prevista la realizzazione di
barriere fonoassorbenti sul lato di valle del ponte.
L’imbocco Sud della galleria “Perlana 1” presenta un portale con la sola
galleria principale (larghezza totale 13,40 m) in quanto la lunghezza
relativamente modesta della galleria non rende necessaria la realizzazione in
affiancamento galleria del cunicolo di emergenza. Lo stesso dicasi per
l’imbocco Nord, avente larghezza totale di m 12,10.
Anche in corrispondenza dell’imbocco Sud della galleria “Perlana 1” sono
presenti i manufatti relativi agli impianti tecnici a servizio delle gallerie, che
ricomprendono anche le vasche antincendio.
L’imbocco Sud della galleria “Perlana 2” è costituito da un portale con due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 10,00 compreso allargamento di visibilità pari a 0,50 m – e larghezza totale interna
pari a m 12,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
All’imbocco Nord della galleria “Perlana 2” con sboccano le medesime due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 9,50 –
quindi senza allargamento della piattaforma – e interno larghezza totale
interna pari a m 11,60;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale.
Anche in questo imbocco è prevista la realizzazione delle costruzione per
alloggiare gli impianti tecnologici: impianti elettrici per la galleria principale,
sala soffianti per la galleria di emergenza e vasche antincendio.
Dalla sbocco Nord della galleria Perlana 2, si ripassa a cielo aperto per un
tratto di altri 910 m, anche in questo caso in una zona non urbanizzata e
distante dal cono di visibilità diretto dalla sponda del lago, nel territorio di
Mezzegra.
A circa metà di questo tratto è presente una breve galleria (Bonzanigo),
lunga 125,00 m, necessaria per superare una importante piega tettonica in
un ammasso sedimentario di “calcare di Zu”.
Anche questo tratto a cielo aperto è a tre corsie: una, in discesa in direzione
Nord, due, in salita, in direzione Sud che assolvono la medesima funzione di
fluidificazione del traffico di quelle descritte in precedenza.
S’imbocca quindi l’ultima nonché la più lunga galleria (Tremezzina) che, con
una lunghezza totale di 2.730,00 m e una pendenza costante del 4.35%,
permette di riportarsi a quota lago in corrispondenza dello svincolo con la
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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S.S. 340 in comune di Griante; per permettere un corretto approccio alla
gallerai sarà necessaria la realizzazione di un manufatto parzialmente a
sbalzo in fregio al torrente Bolvedro, che in quel tratto corre parallelamente
al tracciato.
L’imbocco Sud della galleria “Tremezzina” è costituito da un portale con due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 10,00 –
con allargamento della piattaforma pari a m 0,50 – e interno larghezza
totale interna pari a m 12,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti.
Anche in questo ambito saranno realizzati i manufatti per gli impianti
tecnologici: impianti elettrici per la galleria principale, sala soffianti per la
galleria di emergenza e vasche antincendio.
Nell’imbocco Nord di questa galleria costituito sono presenti tre gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 11,00 - con allargamento della piattaforma pari a 1,50 m - e dimensione
max trasversale interna pari m 13,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale.
•
la galleria del “salto di montone”, lunga 100 m e con una piattaforma
pari a m 6,50, che provenendo da Nord, scavalca il portale della galleria
principale e successivamente scende a cielo aperto verso l’abitato di Griante
ed il lungolago della Tremezzina.
Il salto di montone costituisce la connessione tra la viabilità esistente e
quella in progetto; infatti, come sopra descritto, riconnette la corsia di
marcia verso Sud da Menaggio a Tremezzo. La corsia verso Nord invece
viene realizzata a cielo aperto, lato lago. Anche in questo imbocco sono
presenti i medesimi impianto previsti nel portale Sud della galleria.
A 230 metri di distanza dal portale termina la variante e la nuova viabilità si
innesta su quella esistente, appena a valle del portale Sud della Variante di
Menaggio, recentemente realizzata.
Il tratto iniziale di tutte le gallerie e dei cunicoli di emergenza, nei tratti a
copertura ridotta, è costituito da portali artificiali aventi lunghezza variabile
tra i 5 ed i 35 metri.
Nelle aree esterne della zona degli imbocchi è prevista la realizzazione dei
piazzali, di dimensioni variabili, su cui realizzare i fabbricati destinati ad
alloggiare i servizi tecnologici; tali aree saranno dimensionate al fine di
consentire l’accesso dei mezzi necessari alla posa ed alla futura
manutenzione degli impianti, che prevedono la presenza di macchinari aventi
ingombri e pesi notevoli, quali trasformatori, quadri, pompe e soffianti.
I tratti a cielo aperto correranno, come anticipato, perlopiù a mezza costa e
ciò implica la necessità di realizzare muri sia di sostegno che di controriva
che in alcuni tratti avranno altezze anche superiori a 10 metri; in alcuni
ambiti invece la strada correrà in trincea mentre brevi tratti, localizzati in
prossimità dello scavalco dei corsi d’acqua, saranno in rilevato, tra muri.
Ove possibile, in ordine alle caratteristiche geomeccaniche degli ammassi
rocciosi attraversati, le pareti a monte saranno profilate in modo da
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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consentire la possibilità di mitigazioni ambientali e messe in sicurezza
tramite l’esecuzione di consolidamenti e posa di reti paramassi appoggiate.
Tutti i manufatti (muri, portali artificiali e manufatti impiantistici) saranno
realizzati in cemento armato e rivestiti con la pietra del luogo recuperata
dallo scavo delle gallerie; in particolare dallo scavo del primo tratto della
galleria Comacina si ricaveranno ingenti quantitativi di calcari di Moltrasio,
pietra particolarmente adatto allo scopo e storicamente utilizzata come
principale materiale da costruzione lungo le sponde del lago di Como.
Per le gallerie Comacina, Perlana 2 e Tremezzina si prevede, come detto, la
realizzazione di un cunicolo di sicurezza parallelo alla galleria principale
nonché la predisposizione di piazzole di emergenza ogni 300 metri, disposte
alternativamente sui due lati. Le due gallerie sono interconnesse da passaggi
di sicurezza, opportunamente sezionati con zone filtro, ad interdistanza
costante di 150 m.
Questa scelta progettuale, fortemente innovativa e che caratterizza in modo
importante la nuova opera, ha permesso di ottenere:
la semplificazione dell’impianto di ventilazione, che è possibile
realizzare con una tipologia di ventilazione longitudinale anziché
semitrasversale;
l’eliminazione di costose è impattanti centrali di ventilazione nonché
dei camini di ventilazione lungo l’asse delle gallerie;
un sensibile aumento degli standard di sicurezza per gli utenti della
nuova infrastruttura;
la diminuzione importante dei costi di realizzazione e successiva
gestione dell’opera.
Altro aspetto fondamentale a favore del cunicolo laterale è che,
prevedendone la realizzazione mediante l’utilizzo di macchine TBM (Tunnel
Boring Machine) in una fase precedente a quella costruzione dello scavo
della galleria principale, esso può essere utilizzato come prospezione
geologica in avanzamento, garantendo la possibilità di evidenziare fin da
subito eventuali sorprese geologiche che dovessero palesarsi lungo il
tracciato.
Inoltre la realizzazione anticipata del cunicolo rappresenterebbe un
importante elemento in ordine alla sicurezza in fase di lavorazione, potendo
rappresentare una via d’esodo qualora fosse collegata alla galleria principale
contestualmente all’avanzamento di quest’ultima.
Dal punto di vista ambientale sono state esperite tutta una serie di indagini
indispensabili: idrologico, idraulico, geologiche, idrogeologiche, geotecnico,
archeologico, paesaggistico, per i cui contenuti si rimanda alle relative
relazioni.
Disponibilità delle aree
Il progetto è stato condiviso da tutti i comuni attraversati e con gli stessi
sono state individuate le aree necessarie alla realizzazione del tracciato
inserendo l’infrastruttura nei relativi strumenti urbanistici.
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Sono interessati dai lavori terreni privati, di proprietà di enti territoriali
(Comuni e Provincia)e demaniali; si prevede l’abbattimento di due piccoli
rustici montani posti lungo il tracciato.
Per la maggior parte di essi è prevista l’occupazione definitiva, che
riguarderà sia le aree necessarie alla realizzazione del corpo stradale e delle
relative pertinenze che quelle da destinare alle opere di mitigazione
ambientale; si procederà inoltre a costituzione di servitù per le aree poste
sopra le gallerie dove la copertura è ridotta ed alla occupazione temporanea
delle aree da utilizzare ai fini della cantierizzazione.
Per stessi tutti gli immobili sono state individuate le consistenze e i relativi
parametri espropriativi per i quali si rimanda agli specifici elaborati.
Poiché il nuovo tracciato correrà molto a monte degli abitati, in una zona
tipicamente semimontana, non saranno intercettate strade, ma soltanto
mulattiere e sentieri in grado di essere percorsi da mezzi di piccole
dimensioni; infatti, dipartendosi da antichi nuclei abitati caratterizzati da
strade particolarmente strette, la viabilità interferita non può essere
percorsa che da mezzi non più larghi di 1,,60-1,70 m ed in grado di
affrontare pendenze impegnative, nell’ordine anche del 25-30 %.
Le strade interferite verranno comunque tutte riconnesse tramite la
realizzazione di sottopassi oppure deviate sui portali delle gallerie, al fine di
evitare di intercludere le porzioni di territorio poste a monte della variante.
Cronoprogramma delle fasi attuative
La durata dei lavori è prevista in sei anni a partire dalla data di consegna dei
lavori.
Per quanto riguarda invece la fase di approvazione del progetto e di appalto
delle opere, si può ipotizzare la seguente tempistica:
•
Inizio consegna progetto definito per appalto integrato ad ANAS in
data 30.09.2014;
•
Verifica del progetto definitivo da parte di ANAS entro il 10 novembre
2014;
•
Richiesta pareri ai vari Enti/Ministeri interessati - VIA e indizione
Conferenza dei Servizi entro il 10 marzo 2015;
•
Eventuali integrazioni del progetto a seguito di prescrizioni entro il 10
maggio 2015;
•
Validazione progetto definitivo entro il 30 giugno 2015 ;
•
Approvazione Progetto definitivo e dichiarazione di pubblica utilità;
acquisizione aree entro il 30 giugno 2015;
•
Pubblicazione bando di gara entro luglio 2015.
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A.3. PREVISIONI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED
URBANISTICA
A.3.1 CONFRONTO CON IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE
Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con DCR n. 951 del 19
gennaio 2010, ha acquistato efficacia per effetto della pubblicazione
dell’avviso di avvenuta approvazione sul BURL n. 7, serie “Inserzioni e
Concorsi” del 17 febbraio 2010. Il Consiglio Regionale della Lombardia, con
DCR n. 56 del 28 settembre 2010 ha successivamente approvato alcune
modifiche ed integrazioni. Inoltre, come previsto dall’articolo 22 della L.R.
12/2005 il PTR è stato poi aggiornato annualmente mediante il programma
regionale di sviluppo, ovvero mediante il documento strategico annuale.
Il PTR, in applicazione dell’art. 19 comma 1 della L.R. 12/2005, ha natura ed
effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale
(D.Lgs.n.42/2004), e pertanto:
- individua le misure generali di tutela paesaggistica da perseguire nelle
diverse parti del territorio regionale (art. 76 comma 1 L.R. 12/2005);
- contiene prescrizioni attinenti alla tutela del paesaggio cogenti per gli
strumenti di pianificazione dei comuni, delle province, delle aree
protette e immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi
eventualmente contenute negli strumenti di pianificazione (art. 76
comma 2).
Elaborato del PTR è il Piano Paesaggistico Regionale che in tal senso
recepisce consolida ed aggiorna il previgente Piano Territoriale Paesistico
Regionale (PTPR) del 2001, integrandone e adeguandone contenuti
descrittivi e normativi e confermandone impianto generale e finalità di
tutela. Il PPR diviene così sezione specifica del PTR e disciplina paesaggistica
dello stesso mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità.
Il confronto con il PPR è stato fatto in particolare analizzando la seguente
cartografia:
- Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio”;
- Tavola B “Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico”;
- Tavola C ”Istituzioni per la tutela della natura”;
- Tavola D “Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica”;
- Tavola E “Viabilità di rilevanza regionale”;
- Tavola F “Riqualificazione paesistica: ambiti ed aree di attenzione
regionale.
Le sovrapposizioni del tracciato progettuale con stralci delle Tavole
A,B,C,D,E,F del PPR in scala 1:300.000 sono raffigurate nei relativi elaborati
grafici del SIA.
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A.3.1.1. L’AMBITO GEOGRAFICO DEL “LARIO COMASCO”
Dal confronto con la Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di
paesaggio” del PPR si evince come il tracciato di progetto della Variante alla
Tremezzina sia interamente ricompreso nell’Ambito geografico “Lario
Comasco”. La sovrapposizione del tracciato progettuale con lo stralcio della
Tavola A in scala 1:300.000 è riportata su apposito elaborato grafico del
SIA.
Gli ambiti geografici possono essere considerati come territori organici, di
riconosciuta identità geografica. Essi si distinguono sia per le componenti
morfologiche, sia per le nozioni storico-culturali che li qualificano: si
delineano, da un lato, attraverso un esame minuto del territorio, delle sue
forme, della sua struttura, delle sue relazioni, dall’altro attraverso la
percezione che ne hanno i suoi abitanti o attraverso la costruzione figurativa
e letteraria che è servita a introdurli nel linguaggio d’uso corrente. In questo
caso l’appartenenza a una determinata area geografica, i cui confini sono
molto spesso indefiniti, significa riconoscere in essi un palinsesto generativo
fatto di comuni identità culturali, di dialetto, di vicende amministrative, di
tradizione, di fatti insediativi tipici ecc.
La descrizione dell’ambito geografico di seguito riportata è tratta dal
documento del PPR “Paesaggi della Lombardia”. Lo stesso documento, oltre
alla descrizione dell’ambito geografico, ha individuato gli elementi che ne
compongono il paesaggio locale e che ne danno il senso e l’identità, la sua
componente percettiva, il suo contenuto culturale.
Il Lario Comasco
La regione lariana, marcata dal lungo solco bipartito del lago, racchiude in sé
paesaggi fra i più celebrati, descritti e raffigurati della regione. In un certo
senso l’anima del paesaggio lombardo, l’idea stessa di paesaggio è scaturita
nell’Ottocento su queste sponde, tra un affiato romantico ed un primo
accenno di turismo da “bell’époque‟. Ma l’apprezzamento estetico di questi
luoghi, sintesi della forma naturale di acque e terra, attraversa a ritroso i
secoli, passa per Stendhal, Manzoni, Porta, Giusti e arriva probabilmente a
Plinio il Giovane, primo estimatore del Lario, a Cassiodoro, a Ennodio. La
peculiarità che ha così variamente ispirato tanti autori si fonda sul profondo
e quasi naturale intreccio di componenti ambientali e antropiche. Il lago è un
efficace moderatore del clima e ciò favorisce l’abito vegetale delle sue
sponde, estremamente diversificato per specie e per combinazioni: dalle
essenze esotiche dei parchi alle colture tipiche della regione mediterranea,
quali olivo e vite. La giacitura del lago, così addentro nelle Prealpi, ha poi
facilitato i transiti verso i valichi alpini, sia per via d’acqua sia per via di terra
e, di conseguenza, la stessa influenza civile e religiosa di Como su un
territorio oggi molto ridimensionato rispetto alla sua estensione originaria.
Infine attività quali la pesca, il commercio e poi il turismo, sono servite ai
lariani per integrare forme di vita tradizionalmente legate alla selvicoltura e
all’agricoltura di montagna. Il dipanarsi dell’attività umana su un “piano
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inclinato‟ unidirezionale, come quello che corre dalla sponda del lago alla
cima del suo versante, ha composto un paesaggio per così dire molto più
compresso e strutturato che altrove. In pratica quello che si ritrova in un
fondovalle, qui, nel solco del Lario, lo ritroviamo letteralmente aggrappato
fra la sponde e la montagna, vale a dire gli abitati, il loro contorno di coltivi
terrazzati o “roncati‟, la prima fascia boschiva castanile, il maggengo ovvero
il “monte‟, la seconda fascia boschiva di transizione fra ceduo e aghifoglie,
l’alpeggio. A conferma di ciò il fatto che i limiti amministrativi dei comuni si
sviluppano più in verticale che in orizzontale.
Ambiti, siti, beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi
del paesaggio locale
Componenti del paesaggio fisico
Crinali (sistema dei crinali prealpini: Bisbino, San Bernardo, Colma di
Schignano; Costone, Monte di Tremezzo; Costone del Bregagno; Boletto,
Bolettone, Palanzone, Monte San Primo), versanti, orridi (Nesso, Osteno),
trovanti (Pietra Pendula, Pietra Lentina, Pietra Luna) e altri fenomeni legati
al glacialismo; piramidi di terra di Rezzago; valli sospese (valli del Telo);
dossi di Lavedo; Isola Comacina; cavita carsiche (Buco del Piombo); lago di
Piano; grotte di Rescia.
Componenti del paesaggio naturale
Aree naturalistiche e faunistiche (Monti Lariani: alte vallate dell’Albano, del
Livo e del Liro; parco del Galbiga e del San Martino a Tremezzo); ambiti
forestali (foresta di resinose dell’alta Val Sanagra, foresta regionale della
Valsolda).
Componenti del paesaggio agrario
Ambiti del paesaggio agrario particolarmente connotati (ronchi a uliveti della
Tremezzina, ripiani roncati di Lezzeno, terrazzi a vigneto di Rezzonico,
Cremia e Pianello, coltivi del Dosso di Lavedo, prati del Pian delle Noci, prati
del lago di Piano); dimore rurali “a lòbia” del Lario occidentale; dimore rurali
dette “masòn” e “tegiàd” in Val Cavargna e Valle Albano, “sostr”‟, “barek” e
“nevère” (alpe di Mezzedo, di Ossuccio, di Carate), “bolle”, “tèc” delle prealpi
comasche, “pojatt” o carbonaie, “mutate” della Val Cavargna; insediamenti
temporanei di mezza costa (“munt” e “cassine” di Madrona, di Liscione, di
Urio, di Lenno, di Carate, Baggio di Livo) e di alta quota (“alp”: alpe Piella,
alpe Pesciò, alpe di Lenno, alpe Livea, alpe Stabiello, alpe Darengo, alpe
Vincino, alpe Camedo ... ); percorrenze tradizionali lago-monte con relative
strutture: selciati, ponti, edicole, gradonate, cippi ecc.; equipaggiamenti
collettivi “minori”: lavatoi, acquedotti, “riai” montani, fontane; zone dei
“crotti” in val Menaggio, dintorni di Musso e Dongo.
Componenti del paesaggio urbano
Centri storici (Gravedona, Sorico, Domaso, Gera Lario, Careno, Bellagio,
Nesso, Menaggio, Varenna, Colonno, Ossuccio, Lenno, Sala Comacina,
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Colonno, Argegno, Laglio, Torno, Pognana, Nesso, Lezzeno, Castiglione
d.Intelvi, Pellio superiore, Molzano, Porlezza, Albonico, Osteno, Claino,
Ramponio, Laino, San Fedele d.Intelvi, Castiglione d.Intelvi. .. ); centri
turistici di tradizione storica con relativi equipaggiamenti (Tremezzo,
Menaggio, Bellagio, Cernobbio, Cadenabbia, Lanzo d’Intelvi); nuclei
rivieraschi a impianto urbanistico longitudinale (Musso, Dongo, Careno,
Brienno ... ); nuclei montani di terrazzo (“piana”) o di pendio (Palanzo,
Lemna, Molina, Zelbio, Pigra, Ponna, Garzeno, Germasino, Stazzona,
Semurano, Veleso ... ); nuclei, edifici e apparati decorativi murali delle valli
del Liro e del Livo (Dosso del Liro, Garzeno, Consiglio di Rumo, Peglio, Livo,
Montemezzo, Trezzone, Bugiallo, Caino ... ); nuclei storici della Valsolda e
della Val Cavargna (Albogasio, Castello, Cima, Loggio, San Mamete,
Cavargna, San Nazaro, San Bartolomeo, Cusino).
Componenti del paesaggio storico-culturale
Tracciati storici (in genere i percorsi di crinale, Strada Regina e percorrenze
parallele alternative, mulattiere e strade militari della Linea Cadorna, sentieri
degli spalloni., strada del San Jorio e del Camedo, sentiero della Bocchetta
del Cannone a Livo, “oghe boschive”); molini e folle (Cerano d’Intelvi, S.
Pietro Sovera di Porlezza); recinti fortificati (Castello di Carlazzo, Santa
Maria Rezzonico) e altri presidi difensivi; ville, parchi e giardini storici (villa
Olmo, villa Carlotta a Cadenabbia, villa Pliniana a Torno, sponde lariane fra
Torno e Blevio e fra Como e Cernobbio, giardino del Merlo a Musso, palazzo
Gallio a Gravedona, villa del Balbianello, villa Beccaria a Sala Comacina, villa
Sola Cabiati a Tremezzo, villa Taverna di Blevio, ville Serbelloni e Melzi a
Bellagio, villa Vigoni a Loveno ... ); sistema dei porti lacustri, imbarcaderi e
loro attrezzature (Cernobbio ... ), lungolago; architettura religiosa romanica
del Lario (Santa Maria del Tiglio, Santo Stefano di Lenno, San Benedetto di
Val Perlana, San Vincenzo di Sorico ... ); edifici religiosi d’impianto
quattrocentesco dell.Alto Lario (Santa Maria delle Grazie di Gravedona, San
Vincenzo di Gera Lario ... ); architettura religiosa barocca della Val d’Intelvi;
conventi e monasteri (Acquafredda); monumenti isolati, edifici sacri di
particolare evidenza paesaggistica (santuario del Bisbino, San Martino di
Griante, santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio, oratorio di San
Maurizio a Porlezza, Santa Margherita sul dosso di Musso, San Lucio in Val
Cavargna, San Fedelino sul lago di Novate Mezzola; santuari, sacrari e altri
luoghi commemorativi (Sacro Monte di Ossuccio, chiesa della Madonna del
Ghisallo); espressioni minori della religiosita popolare: gesuoli, croci, vie
Crucis, eremi, pilastrelli votivi per la peste; luoghi sacrali e rituali (Isola
Comacina, Bosco Sacro di Cavargna); infrastrutture storiche di trasporto
(funicolare di Brunate, ex-funicolare di Santa Margherita Valsolda, servizio
della navigazione sul lago); siti archeologici (Isola Comacina, Santa Maria
Rezzonico, Casle di Ramponio, Buco del Piombo, Buco dell’Orso); siti
estrattivi storici (cave della pietra di Moltrasio e del marmo di Musso.;
miniere di ferro della Val Dongana), fucine e forni fusori; archeologia
industriale (filande e filatoi a Cremia, Pianello).
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Componenti e caratteri percettivi del paesaggio
Visuali paesistiche tramandate nell’iconografia regionale: immagini
“Biedermaier” e “Artaria”; luoghi letterari (Valsolda di Fogazzaro, Tremezzina
e Cadenabbia nelle descrizioni di viaggio del XIX secolo); panorami,
belvedere (Bisbino, San Primo, Boletto, Brunate, Sighignola, Generoso,
Madonna del Ghisallo, punta di Bellagio, belvedere di San Martino a
Tremezzo); luoghi dell’identita locale (Centro lago e Tremezzina, Isola
Comacina, Santa Maria del Tiglio a Gravedona, Madonna dei Ghirli a
Campione d’Italia, villa Carlotta a Cadenabbia, “orridi” del lago di Como).
A.3.1.2. L’UNITÀ TIPOLOGICA DI PAESAGGIO “DEI LAGHI INSUBRICI”
Dal confronto con la Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di
paesaggio” in scala 1:300.000 del PPR si evince come il tracciato di progetto
della Variante alla Tremezzina sia interamente ricompreso nell’Unità
tipologica di paesaggio appartenente alla Fascia prealpina e denominata
“Paesaggi dei Laghi Insubrici”.
La descrizione di tale unità di paesaggio che verrà di seguito riportata è
tratta dal documento del PPR “Paesaggi della Lombardia”.
Con il termine “unità di paesaggio‟, si vorrebbe far corrispondere a una
omogeneità percettiva, fondata sulla ripetitività dei motivi, un’organicità e
un’unità di contenuti. Queste condizioni si verificano solo in parte negli
ambiti geografici sopra definiti. In essi si trovano piuttosto modulazioni di
paesaggio, cioè variazioni dovute al mutare, brusco o progressivo, delle
situazioni naturali e antropiche. Si tratta di variazioni di “stile‟, intendendo
con ciò il prodotto visibile della combinazione di fattori naturali e di elementi
storico-culturali. Tali variazioni stilistiche si manifestano secondo regole
definite, in quanto quello stile, quella combinazione di elementi, quelle
peculiarità territoriali possono ricorrere anche in ambiti geografici diversi. Ma
esse entrano in modo organico e integrato a definirli uno per uno.
Alla loro identificazione concorrono elementi diversi, alcuni dei quali però
assumono significato basilare nella combinazione di fatti naturali e di fatti
antropici. La struttura del paesaggio ha le sue modulazioni estreme
passando dalle alte quote alpine, dove l’azione antropica è limitata o
assente, alle aree di pianura in cui il segno umano è invece forte e
dominante.
Paesaggi del laghi insubrici
Questo paesaggio non è solo uno dei più peculiari della fascia prealpina, ma
è anche uno dei più significativi e celebrati della Lombardia e d’Italia. Esso
richiama la storia geologica della formazione delle Alpi, le vicende climatiche,
e con queste, anche le morfologie e le forme di insediamento di periodo
storico. I laghi occupano la sezione inferiore dei bacini vallivi che scendono
dalle catene più interne. Questi invasi sono il risultato di fratture antiche e di
modellamenti glaciali pleistocenici. Tutti sono racchiusi dalle dorsali
prealpine. La presenza dei laghi condiziona fortemente il clima e l’abito
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vegetale dei luoghi assumendo quella specificità - detta insubrica rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci, all’ulivo,
al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Ma alla presenza delle
acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti
l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività
tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d’acqua ) e le testimonianze
storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario di
soggiorno e turismo. Al richiamo del paesaggio lacustre si collega la
formazione dell’immagine romantica e pittorica dei luoghi, delle ville e dei
giardini, vero e proprio “paesaggio estetico”, declamato nella letteratura
classica (Manzoni, Stendhal, Fogazzaro) e di viaggio, raffigurato nel
vedutismo e nella pittura di genere. La fascia spondale, così caratterizzata, è
poi sovrastata da fasce altitudinali che si svolgono lungo i versanti in modi
tradizionalmente non tanto dissimili da quelli delle valli proprie. La mancanza
di un fondovalle genera però una sorta di lenta aggressione edilizia delle
pendici che, seppur connotata da basse densità volumetriche, impone
comunque una riflessione su un così alto consumo di suolo.
paesaggisticamente pregiato (e forse, proprio per questo, così ambìto).
A.3.1.3. ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA REGIONALE
Il confronto con le tavole B “Elementi identificativi e percorsi di interesse
paesaggistico”, D “quadro di riferimento della disciplina paesaggistica
regionale ed E “Viabilità di rilevanza regionale” in scala 1:300.000 del PPR,
ha permesso l’individuazione di tutti gli elementi di interesse paesaggisticoambientale di rilevanza regionale presenti nell’area di studio.
Alla scala del paesaggio, come area di studio si intende l’”area vasta”
comprendente il territorio direttamente interessato dal progetto della
Variante alla Tremezzina e le zone circostanti (ricomprese nei territori dei
comuni interferiti di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra,
Tremezzo, Griante). Dal 4 febraio 2014 i comuni di Ossuccio, Lenno,
Tremezzo e Mezzegra, si sono fusi in unico comune denominato Tremezzina.
La sovrapposizione del tracciato progettuale con stralci delle suddette tavole
in scala 1:300.000 è riportata su apposito elaborato grafico del SIA.
Il documento “Repertori” del PPR ad ogni elemento associa un numero di
identificazione, in alcuni casi descrivendone le caratteristiche.
Gli elementi individuati nell’area di studio sono:
Luoghi dell’identità (tavola B):
- Isola Comacina (n.37).
Paesaggi agrari tradizionali (tavola B):
- Ronchi e terrazzi della Tremezzina (n.29).
Siti Unesco – art. 23 Normativa (tavole B,D):
- Sacri monti della Lombardia (n.3).
Strade panoramiche – art. 26 comma 9 Normativa (tavole B,E):
- SS340 Regina (n.39).
Tracciati guida paesaggistici-art. 26 comma 10 Normativa (tavole B ,E):
- Sentero del Giubileo (n.2);
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- Antica Strada Regina (n.15, pedonale);
- Via Carolingia (n.57).
Visuali sensibili-art.27 comma 3 Normativa (tavola E):
- Belvedere di S.Martino a Griante (n.30).
Punti di osservazione del paesaggio lombardo-art.27 comma 4 Normativa
(tavola B):
- Paesaggio insubrico-bacino lariano (n.14).
Tracciati guida paesaggistici
I tracciati guida paesaggistici costituiscono i grandi itinerari percettivi del
paesaggio lombardo e posseggono i seguenti fondamentali requisiti:
1. risultano fruibili con mezzi e modalità altamente compatibili con
l’ambiente e il paesaggio, vale a dire con mezzi di trasporto ecologici
(ferroviari, di navigazione, pedonali, cicloturistici, ippici, canoistici
ecc.);
2. privilegiano, ove possibile, il recupero delle infrastrutture territoriali
dismesse (ferrovie, strade arginali, percorsi storici ecc.);
3. perseguono la compatibilità e l’integrazione fra diversi utenti;
4. tendono, ovunque sia possibile, alla separazione dalla rete stradale
ordinaria per garantire standard di protezione e sicurezza;
5. perseguono l’integrazione con il sistema dei trasporti pubblici locali e
con la rete dell’ospitalità diffusa.
Si riportano di seguito le descrizioni contenute nel documento “Repertori” e
relative ai tracciati guida paesaggistici presenti nell’area di studio.
Il sentiero del Giubileo
Itinerario escursionistico di lunga percorrenza realizzato dall’ARF Lombardia
in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Collega in senso nord-sud il
Varesotto (Ponte Tresa) – e la Valle Spluga (con una bretella) - con l’Oltrepo’
Pavese (Passo del Penice) offrendo in questo senso un’alternativa al
tradizionale percorso della Via Francigena (intersecata all’altezza di Pavia) e
un’integrazione alla stessa valorizzando il tracciato ‘romeo’ oltrepadano
passante per la Valle Staffora, Bobbio e l’Alto Piacentino. Risulta essere, con
il Sentiero E1, una delle poche possibilità di attraversamento della valle del
Po su percorsi protetti. È comune in alcuni tratti con il Sentiero E1,
l’itinerario del Ticino, la greenway Milano-Varzi. Inoltre a questo sentiero si
affiancano, in funzione ciclabile, alcuni tratti della rete ciclabile della
Provincia di Varese. In particolare: la ciclabile della Valganna, la ciclabile del
Lago di Varese e la connessione Lago di Varese-Parco del Ticino.
Punto di partenza: Ponte Tresa – Passo dello Spluga.
Punto di arrivo: Passo del Penice – Corte S. Andrea.
Lunghezza complessiva: 400 km circa.
Tipologie di fruitori: pedoni, in alcuni tratti ciclisti.
Tipologia del percorso: sentieri, strade arginali e forestali.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Varese, Como, Pavia.
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Province attraversate: Varese, Milano, Pavia, Sondrio, Como, Lodi.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio insubrico, paesaggio dei
rilievi prealpini, paesaggio delle colline moreniche, paesaggio delle valli
fluviali escavate, paesaggio della pianura irrigua, paesaggio appenninico.
L’antica Strada Regina
Riguarda il recupero di una delle più note via di transito storico della
Lombardia. In parte già realizzato con percorsi pedonali attrezzati fornisce
importanti conoscenze sulla storia del commercio e delle vie di
comunicazione utilizzate in epoca romana e ulteriormente incrementate dal
Medioevo fino alla fine dell’Età Moderna. L’asse della Regina risale la sponda
occidentale del lago di Como e giunge a Chiavenna, da cui si dipartono le
due direttrici transalpine verso lo Spluga e verso la Bregaglia (passo del
Settimo).
Punto di partenza: Como.
Punto di arrivo: Chiavenna.
Lunghezza complessiva: 120 km.
Tipologie di fruitori: pedoni.
Tipologia del percorso: sentieri, strade comunali, strade campestri.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Como.
Province attraversate: Como, Sondrio.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio insubrico, paesaggio delle
valli alpine glaciali.
La via Carolingia
La via Carolingia evoca il percorso effettuato da Carlo Magno nell’anno 800
per recarsi a Roma per la sua elezione a imperatore.
Riconusciuto quale “itinerio culturale” europeo dal Consiglio d’Europa,
attraversa il terriorio lombardo da Campione d’Italia fino a Suzzara per poi
rientare, per breve tratto, a Sermide. Il percorso riconosciuto segue strade
secondarie e minori percorribili in bicicletta.
Punto di partenza: Campione d’Italia.
Punto di arrivo: Suzzara e Sermide.
Lunghezza complessiva: 320 km.
Tipologie di fruitori: pedoni, ciclisti.
Tipologia del percorso: strade secondarie e minori.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Como, Bergamo e Mantova.
Province attraversate: Como, Lecco, Bergamo, Cremona, Brescia, Mantova.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio prealpino e dei laghi
insubrici, paesaggi collinari del Canturino, della Brianza e della Bergamasca,
paesaggi della pianura Bergamasca e Cremonese, della Bassa Bresciana e
del Mantovano, paesaggio fluviale della valle del Po nel Mantovano.
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Punti di osservazione del paesaggio lombardo
Di seguito si riportano alcuni stralci della scheda n. 04 “Paesaggio insubrico
bacino lariano del documento del PPR “Osservatorio dei Paesaggi lombardi”
relativi al punto di osservazione del paesaggio isubrico della sponda
occidentale del lago di Como.
Tipo di paesaggio: insubrico della sponda occidentale del lago di Como.
Punto di ripresa: Santuario della Madonna del Soccorso, comune di Lenno
(Como): 401 m.
Orientamento :nord-nord-est.
Questo paesaggio non è solo uno dei più peculiari della fascia pre-alpina, ma
è anche uno dei più significativi e celebrati della Lombardia e d’Italia.
Richiama la storia geologica delle Alpi, le vicende climatiche, e con queste le
forme di insediamento di periodo storico. I laghi occupano la sezione
inferiore dei bacini vallivi che scendono dalle catene interne. Questi invasi
sono il risultato di fratture antiche e di modellamenti glaciali pleistocenici.
Tutti sono racchiusi dalle dorsali prealpine. La presenza dei laghi condiziona
il clima e l’abito vegetale dei luoghi assumendo quella specificità detta
insubrica rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci,
all’ulivo, al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Alla presenza delle
acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti
l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività
tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d’acqua..) e le testimnianze
storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario turistico.
La fascia spondale è poi sovrastata da fasce altitudinale che si svolgono
lungo i versanti in modi non tanto dissimili da quelli della valli proprie.
La mancanza di un fondovalle genera una sorta di lenta aggressione edilizia
delle pendici (vedi Cernobbio e Moltrasio).
A.3.1.4. INDIRIZZI DI TUTELA DEI PAESAGGI DI LAGHI INSUBRICI
La seguente tabella riporta stralci del documento del PPR “Indirizzi di tutela”
riguardanti gli indirizzi di tutela dei “paesaggi del laghi insubrici”.
Paesaggi dei laghi insubrici
Indirizzi di tutela
La presenza delle acque lacustri condiziona il
clima e l'ambiente, formato da versanti di
tipo vallivo, assumendo quella specificità detta insubrica - rappresentata da una
particolare flora spontanea o di introduzione
antropica (dai lecci, agli ulivi, ai cipressi,
ecc.) propria dell'area mediterranea o submediterranea. Alla presenza delle acque
lacustri si devono numerosi altri elementi di
singolarità riguardante l'organizzazione degli
spazi (tipo di colture, di insediamento,
La tutela va esercitata prioritariamente
tramite la difesa ambientale, con verifiche di
compatibilità di ogni intervento che possa
turbare equilibri locali o sistemici. Difesa,
quindi, della naturalità delle sponde, dei
corsi d'acqua affluenti, delle condizioni
idrologiche che sono alla base della vita
biologica del lago (dal colore delle acque alla
fauna
ittica,
ecc.)
delle
emergenze
geomorfologiche.
Vanno
tutelate
e
valorizzate, in quanto elementi fondamentali
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attività
tradizionali
come
la
pesca,
interrelazioni per vie d'acqua ecc.) e le
testimonianze storiche, la percezione e la
fruizione del paesaggio come scenario di
soggiorno e turismo.
di connotazione, le testimonianze del
paesaggio antropico: borghi, porti, percorsi,
chiese, ville. In particolare una tutela
specifica e interventi di risanamento vanno
previsti per il sistema delle ville e dei parchi
storici.
La
disciplina
di
tutela
e
valorizzazione dei laghi e dei paesaggi che li
connotano è dettata dall‟art. 19 della
Normativa del PPR.
Aspetti particolari
Indirizzi di tutela
Superficie lacuale:
È l'elemento naturale dominante del
paesaggio nella regione insubrica.
Darsene e porti:
Il rapporto storicamente instauratosi tra
uomo e lago, come via di comunicazione e
risorsa
ambientale,
ha
portato
alla
costruzione di un sistema di approdi e luoghi
per il ricovero delle imbarcazioni, che
connota fortemente le sponde lacustri con i
suoi manufatti, spesso di notevole interesse
architettonico,
e
i
suoi
elementi
caratterizzanti anche minori.
Sponde dei laghi:
Le sponde dei laghi sono l'essenza e il fulcro
del paesaggio insubrico. La struttura
antropica antica e le sue evoluzioni
ottocentesche non hanno compromesso
l'estetica dei luoghi. La loro compromissione
ha assunto caratteri deleteri solo da data
relativamente recente.
Insediamenti- percorrenze:
L'impianto urbanistico dei borghi lacuali
assume connotati del tutto particolari, con:
andamenti e assi pedonali perpendicolari
alla sponda e sistemazioni edilizie gradonate
degli insediamenti rivieraschi, da una parte;
la concatenazione dei nuclei temporanei di
mezza costa, dall'altra. La tendenza ad
Va innanzitutto tutelata la risorsa idrica in
sé; anche tramite il controllo delle
immissioni. Va inoltre disincentivato l'uso di
mezzi nautici privati a motore.
Va previsto il restauro e il mantenimento dei
manufatti esistenti. Eventuali nuovi approdi
devono essere previsti in specifici progetti di
sistemazione paesaggistica di dettaglio o in
piani territoriali regionali di settore, a
specifica valenza paesaggistica, relativi alle
rive lacustri.
Il raggiunto apparato scenografico delle rive
lacustri consente esclusivamente inserimenti
in
scale
adeguate
all'esistente,
con
particolare attenzione all'uso di materiali
edilizi e tinteggiature confacenti ai luoghi.
Eventuali sostituzioni edilizie, migliorative
dell'ambiente attuale, dovranno essere
previste in specifici progetti di
sistemazione paesaggistica di dettaglio. Le
proposte di colorazione di edifici devono
essere tratte da cartelle colore in uso nelle
amministrazioni comunali.
L'ammodernamento della rete stradale deve
avvenire
preferibilmente
tramite
l'adeguamento di quella esistente, ove
compatibile con l'assetto storico e paesistico
dei luoghi.
Deve
essere
compiuta
una
specifica
individuazione dei percorsi esistenti al fine di
prevedere la valorizzazione dei tracciati
pedonali storici e dei loro elementi costitutivi
anche mediante l'inserimento nei programmi
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espandere l'abitato seguendo ed estendendo
le
ramificazioni
della
rete
stradale,
contestuale a quella di fornire ad ogni
residenza un proprio accesso veicolare, sta
alterando profondamente il carattere della
consolidata sistemazione a ripiani e della
preziosa concatenazione dei nuclei storici,
nonché le caratteristiche proprie dei
percorsi.
Vegetazione:
La rilevantissima funzione termoregolatrice
dei laghi esercita benefici influssi sulla
vegetazione che si manifesta con scenari
unici a queste latitudini. Coltivazioni tipiche
di questo ambiente: gli agrumeti, i frutteti, i
vigneti, gli uliveti, i castagneti.
di azione paesaggistica di cui all'art. 32 della
Normativa del PPR. Le nuove eventuali
aggiunte edilizie devono rispettare le
caratteristiche dell'impianto urbanistico del
sistema
insediamenti-percorrenze.
Vanno
previste
la
protezione
e
l'incentivazione delle coltivazioni tipiche,
delle associazioni vegetali del bosco ceduo di
versante e di tutte le sistemazioni agrarie
terrazzate delle sponde.
Di seguito si riportano anche i contenuti del documento “I paesaggi di
Lombardia” relativi agli indirizzi di tutela dei “paesaggi del laghi insubrici”.
Paesaggi dei laghi insubrici
Al paesaggio dei laghi prealpini il Piano Paesaggistico Regionale deve
rivolgere l’attenzione più scrupolosa, per l’importanza che esso riveste nel
formare l’immagine della Lombardia. La tutela va esercitata anzitutto nella
difesa dell‟ambiente naturale, con verifiche di compatibilità di ogni
intervento che possa turbare equilibri locali o di contesto. Difesa quindi della
residua naturalità delle sponde, dei corsi d’acqua affluenti a lago, delle
condizioni di salute delle acque stesse che sono alla base della vita biologica
di questi ecosisterni, difesa delle emergenze geomorfologiche. Dalle rive
deve essere assicurata la massima percezione dello specchio lacustre e dei
circostanti scenari montuosi. La trasformazione, quando ammessa, deve
assoggettarsi oltre che al rispetto delle visuali di cui sopra, anche alla
salvaguardia del contesto storico. Gli alti valori di naturalità impongono una
tutela assai rigida di tutto ciò che compone la specificità insubrica (dalle
associazioni arboree dei versanti alla presenza di sempreverdi “esotici‟ quali
olivi, cipressi, palme ... ). Le testimonianze dell’ambiente umano, che
spiccano in particolare modo nell’ambito dei laghi (borghi e loro architetture,
porti, percorsi, chiese, ville nobiliari...), vanno tutelate e valorizzate. Tutela
specifica e interventi di risanamento vanno esercitati sui giardini e i parchi
storici (si pensi al solo, esecrabile, caso di abbandono dello storico giardino
del Merlo, fra Musso e Dongo), sul paesaggio agrario tradizionale (si pensi
agli splendidi ripiani coltivi della Muggiasca o a quelli dei Borai di Predore).
Anche i livelli altitudinali posti al di sopra delle sponde lacustri vanno protetti
nei loro contenuti e nel loro contesto, nella loro panoramicità, nel loro
rapporto armonico con la fascia a lago.
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L’acqua
È l’elemento naturale dominante del paesaggio nella regione insubrica, sia
essa distesa nei grandi specchi dei laghi, sia essa tumultuosa e
rumoreggiante negli orridi e negli anfratti dei gradini glaciali, sia ancora
raccolta e regolata negli alvei dei grandi fiumi. La sua presenza, oltre a
stabilire precisi influssi sul microclima e sulla vegetazione, arricchisce lo
scenario, attenuando la severità dei rilievi, delineando linee di fuga
orizzontali sui divergenti profili dei monti. Va tutelata e rispettata, va
disinquinata. Va disincentivato l’uso di mezzi nautici a motore. Se necessari,
darsene e porti turistici si devono realizzare secondo criteri localizzativi
accurati, con dimensioni contenute e con l’adozione di elementi decorativi
che traggano spunto dalla tradizione. Infine, tutta la cultura materiale che
ha tratto dalla risorsa acqua un grande bagaglio di tecniche e conoscenze va
rispettata e non dimenticata: dalle pratiche di pesca, ai commerci via lago,
alle tipologie delle imbarcazioni (basti pensare all’immagine della barca
lariana nell’identificazione del paesaggio lariano).
Le sponde
Le sponde dei laghi sono l‟essenza e il fulcro del paesaggio insubrico. La loro
compromissione ha assunto caratteri deleteri solo da data relativamente
recente. In passato, specie nell‟Ottocento, la costruzione dei lungolaghi
(sebbene criticabile sotto il profilo della conservazione dell’ originaria trama
dei borghi lacuali, perpendicolari e non paralleli alla sponda) e l’infoltimento
delle ville borghesi aveva assunto caratteri e dimensioni tali da non
compromettere l’estetica dei luoghi, anzi aveva generato una sua estetica
propria, largamente idealizzata dalla propaganda turistica. La successiva
costruzione delle strade litoranee (conclusa solo nella prima metà del XX
secolo), la privatizzazione degli arenili, l’edificazione e la sostituzione edilizia
negli abitati ha stravolto il delicato equilibrio preesistente. Occorre qui
delineare una nuova filosofia che interpreti il senso di ogni ulteriore
trasformazione in questi luoghi, riprendendo magari i criteri che
accompagnarono le prime realizzazioni urbane, ricche di decoro, stile e
misura. Sono particolarmente criticabili tutti gli interventi “fuori scala‟
rispetto al contesto ambientale, così minuto e parcellizzato, l’uso di materiali
edilizi impropri, tinteggiature non confacenti. Resterà di monito ai posteri
l’incredibile edificio condominiale issato a mezzacosta sul ramo di Lecco,
sopra Onno. Le sponde dei laghi non devono essere ulteriormente alterate,
ma al contrario si deve esaltarne la residua naturalità. Si deve evitare la
costruzione di infrastrutture di grosso peso o si devono mimetizzare con
grande efficacia. Tutte le aree di risulta, rese tali dall’ammodernamento della
rete viaria (vecchi tracciati stradali dismessi), devono essere recuperate per
uso turistico come piste pedonali o ciclabili valorizzando la loro funzione
paesaggistica. Un problema particolare è quello della conservazione di parchi
e giardini storici, sempre più soggetti a disinvolte operazioni di
smembramento e lottizzazione. Vanno rispettati nella loro integrità, anche di
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sistema, laddove essi si dispongono a cortina lungo interi tratti spondali. In
questi luoghi deputati alla bellezza, lunghi spesso decine di chilometri (si
pensi al tratto da Borgo Vico di Como fino a Carate Urio e oltre), la cura del
patrimonio esistente si deve estendere sia ai manufatti edilizi sia al corredo
arboreo che li inviluppa e li impreziosisce.
Il clima e la vegetazione
La rilevante funzione termoregolatrice dei laghi esercita benefici influssi sulla
vegetazione che si manifesta con aspetti assolutamente unici a queste
latitudini e a così prossima vicinanza con gli ambienti freddi degli orizzonti
alpini. Per questo motivo, la flora insubrica, nella sua consistente varietà di
specie, deve essere largamente protetta. Ma la protezione non deve
riguardare solo la singola specie, ma in molti casi l’intero scenario naturale
che le fa da contorno. Vanno tutelate e incentivate le colture tipiche di questi
ambienti: i frutteti, i vigneti, gli uliveti e, a un gradino più in su, i castagneti.
In pari tempo vanno governate e mantenute le associazione vegetali del
bosco ceduo di versante e le sistemazioni agrarie terrazzate. Vanno censite e
governate tutte le essenze esotiche dei parchi e dei giardini storici. Va
migliorato
il patrimonio
boschivo,
laddove
si segnalino
estese
rinaturalizzazioni.
Gli insediamenti e le percorrenze
L’impianto urbanistico del borghi lacuali (Varenna, Bellano, Menaggio ecc.)
assume connotati di assoluta unicità con andamenti e assi pedonali
perpendicolari alla sponda e sistemazioni edilizie a gradonate. Tale disegno
dovrebbe essere mantenuto evitando che le espansioni recenti consegnino
una lettura complessiva alterata. Si osserva infatti la comune tendenza ad
espandere i nuclei seguendo le sinuose ramificazioni delle strade che dal
vecchio nucleo risalgono i versanti secondo una disposizione a schiera di lotti
edificabili. Tale criterio comporta un enorme consumo di suolo, su lembi di
ben conservato paesaggio agrario, e si rivela l’esatto opposto della
consolidata sistemazione edilizia a ripiani sovrapposti e degradanti verso
lago. Evidentemente la necessità di fornire a ogni residente un accesso
veicolare ha determinato questa scelta. L’impiego di parcheggi collettivi,
peraltro condizione obbligata per i residenti nei vecchi nuclei, potrebbe
comportare una diversa organizzazione urbanistica delle aree in via di nuova
edificazione e un più consono dialogo con le preesistenze. L’ampliamento e
la sistemazione dei lungolaghi devono riprendere i caratteri decorativi
tradizionali evitando l’eccessivo impiego di elementi standardizzati di arredo
urbano. Anche la preziosa concatenazione dei nuclei temporanei di mezza
costa (“monti‟ o “alpi‟) va conservata nella sua integrità con l’adozione di
criteri riabilitativi congrui con la tradizione. Va disincentivata la costruzione
di strade carrozzabili sulle pendici che sporgono a lago, sia per il loro non
evitabile impatto, sia per le loro spesso eccessive dimensioni. Si deve
propendere invece per tracciati che consentano l’accesso a soli mezzi speciali
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per i frontisti, mantenendo tipologie costruttive tradizionali (selciati, muri in
pietra, pendenze anche sentite che evitino un eccessivo sviluppo
planimetrico del tracciato). Si deve evitare la compromissione e l’abbandono
dei precedenti tracciati pedonali, anzi se ne deve valorizzare la funzione
escursionistica recuperando tutti i loro elementi costitutivi: gradonate,
selciati, muri, santelle, fontane, soste ecc. L’ammodernamento dei tracciati
stradali principali lungolago deve sottostare a precise indicazioni per il loro
perfetto inserimento nel paesaggio. Sotto questo profilo si può affermare che
non sempre la soluzione in galleria risulti la più efficace poiché viene a
cadere la funzione attiva della strada stessa nella percezione del paesaggio.
Inoltre la costruzione di gallerie, specie di quelle solo parzialmente coperte,
deve contemplare criteri di mitigazione dell’impatto molto più ricercati di
quelli attuali. L’impiego di travature lineari risulta in questo senso
sconsigliato e risulta più idonea l’assimilazione di forme a volta, largamente
impiegate nel passato, provvedendo sempre al rivestimento in pietra e a
intensivi interventi di arredo vegetale.
L’idealizzazione
Molti luoghi dei laghi hanno assunto nel tempo una precisa identificazione
collettiva: le isole (Montisola, Isola Comacina, le isole del Benaco ecc.), le
punte e gli scogli (Bellagio, le punte delle Croci sul Sebino, la punta della
Cavagnola sul Lario ecc.), le rupi (Caldé, Musso, i „bogn‟ sebini ecc.), golfi e
seni (Salò, Laveno ecc.). Dalla loro integrità discende la trasmissibilità
dell’immagine paesistica insubrica. Come pure vanno tutelati i belvedere e i
punti di osservazione posti sui versanti che sporgono a lago, spesso indicati
dalla presenza di santuari o chiese (Lezzeno, San Martino di Tremezzo,
Montecastello a Tignale ... ). Deve essere mantenuta la loro accessibilità
pedonale.
A.3.2 CONFRONTO CON IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
PROVINCIALE
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Como (PTCP) è stato
approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 59/35993 del 2
agosto 2006 successivamente al PPR, ed è vigente dal 20 settembre 2006
(data della pubblicazione della sua approvazione sul BURL).
A.3.2.1. VIABILITA’ E SISTEMA FERROVIARIO
La sovrapposizione del tracciato di progetto con la tavola B.3.1 “Viabilità e
sistema ferroviario” del PTCP è rappresentata nell’apposito elaborato grafico
del SIA. Dall’analisi emerge come nella tavola del PTCP sia ancora riportato il
vecchio tracciato che prevedeva l’uscita intermedia in Val Perlana e non la
soluzione elaborata per il progetto preliminare e successivamente
perfezionata nel progetto definitivo.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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A.3.2.2. L’UNITA’ DI PAESAGGIO “TREMEZZINA E ISOLA COMACINA”
Il PTCP costituisce elemento strategico del Piano del Paesaggio, istituito e
definito dal Piano territoriale Paesistico Regionale (oggi compreso ed
integrato nel Piano Paesaggistico Regionale.) quale insieme degli atti a
specifica valenza paesaggistica. In quanto tale esso assolve ai seguenti
compiti:
- riconosce i valori e i beni paesaggistici, intesi sia come fenomeni
singoli sia come sistemi di relazioni tra fenomeni e come contesti od
orizzonti paesaggistici;
- assume i suddetti valori e beni quali fattori qualificanti della disciplina
dell’uso
e
delle
trasformazioni
del
territorio
e
definisce
conseguentemente tale disciplina;
- dispone le azioni per mantenere e migliorare nel tempo la qualità del
paesaggio.
Il confronto con il PTCP è stato fatto in particolare analizzando la Tavola A2B
“Il paesaggio”. La sovrapposizione del tracciato di progetto con stralcio della
tavola A2B in scala 1:25.000 è raffigurata in apposito elaborato grafico del
SIA.
Dall’analisi, si evince come il tracciato di progetto della Variante alla
Tremezzina sia interamente ricompreso nell’Unità di paesaggio n. 12
denominata “Tremezzina e Isola Comacina”. La sovrapposizione del
tracciato di progetto con stralcio della Tavola A2B “Il paesaggio” in scala
1:25.000 è riportata nell’apposito elaborato grafico del SIA. La descrizione
dell’unità di paesaggio che verrà di seguito riportata è presa dal documento
“Relazione” del PTCP.
Il PTCP dettaglia e meglio definisce le “unità tipologiche del paesaggio” già
indicate dal previgente PTPR (oggi PPR) , individuando sul territorio
provinciale 27 ambiti omogenei per caratteristiche fisico-morfologiche,
naturalistiche e culturali denominate “unità tipologiche del paesaggio del
PTCP”, e ne definisce i relativi caratteri connotativi.
Le “unità tipologiche del paesaggio” del PTCP costituiscono sub articolazioni
territoriali di quelle individuate dal PTPR.
La definizione delle unità tipologiche di paesaggio (UTP) deriva da una
lettura del territorio articolata principalmente, ma non esclusivamente, su
basi morfologiche ed ambientali.
In linea generale il tracciamento dei confini tra le unità tipologiche di
paesaggio ha risposto a criteri di omogeneità dei contesti paesaggistici, con
particolare riferimento all’univocità dei contesti descritti e della loro
percezione visiva, così come delineata dall’esistenza di vette, crinali,
spartiacque ed altri elementi fisico-morfologici agevolmente riconoscibili
nelle loro linee costitutive essenziali.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Tremezzina e Isola Comacina
Sintesi dei caratteri tipicizzanti
Il versante orientale del Monte di Tremezzo, peculiare sotto l'aspetto
geomorfologico per la ricchezza di grotte e forme carsiche, termina in
direzione del Lario con la strapiombante parete del Sasso San Martino, che
incombe sopra l'abitato di Griante.
In questo tratto la riviera lariana offre il meglio del proprio repertorio
paesaggistico, ripetutamente immortalato nell'iconografia durante il corso
dei secoli. Alla scogliera del San Martino fanno infatti seguito verso sudovest l'ampia Costa della Tremezzina, il boscato Dosso di Lavedo,
promontorio più conosciuto con il nome di Punta della Villa Balbianello e
tutelato quale patrimonio mondiale dall'UNESCO, e la celebre Isola
Comacina, entrambe propaggini del complesso dolomitico che costituisce il
Monte di Tremezzo. Di fronte all'isola, l'unica nel Lario, e all'antistante Zoca
de l'oli, antica culla della coltura dell'olivo portato sul Lario dai Romani, oltre
i nuclei di Spurano, Ossuccio e Lenno si apre la cupa e profonda Val Perlana,
largamente nota per la presenza di una Via Crucis che collega monasteri e
cappelle di rilevante interesse storico e architettonico l'abbazia
dell'Acquafredda, il santuario della Madonna del Soccorso e il complesso
monastico di San Benedetto, di origine romanica. L'ampia Costa della
Tremezzina, ricca di ville e grandi edifici-albergo, si presenta debolmente
inclinata sino alle pendici del Monte di Lenno, del Galbiga e del Crocione,
rilievi incisi dal profondo solco del torrente Bolvedro ed allineati a formare un
dolce crinale costellato di alpeggi e "bolle". La natura dei versanti è di tipo
sedimentario; sopra la piattaforma carbonatica compaiono infatti argilliti,
marne, grossi banchi di calcari corallini e calcari dolomitici fossiliferi che
costituiscono le inconfondibili falde oblique del Monte di Tremezzo. Di
rilevante qualità paesaggistica ed architettonica è l'insediamento di Villa
Balbianello, come peraltro anche quello di Villa Carlotta, inserito in un ampio
parco storico terrazzato che ospita un famoso giardino botanico. Numerose
altre ville signorili, dimore storiche di personaggi illustri, arricchiscono le
sponde della Tremezzina nel tratto di strada litorale compreso tra Azzano e
Griante. Nell'unità di paesaggio la tipologia dei comparti agricoli è quella a
"campi chiusi" di tradizione nord-europea. Fitti terrazzamenti, individuati
quali "paesaggi agrari tradizionali" dal PTPR, occupano infatti le primi pendici
alle spalle dei declivi abitati, punteggiate da alberi da frutta e olivi,
giungendo sino agli insediamenti di mezza costa. Purtroppo il territorio
agricolo è oggi sempre più frequentemente ridotto e intaccato rispetto al
passato, specialmente negli spazi percepibili dai percorsi principali. Inoltre il
progressivo aumento dell'edilizia residenziale e produttiva è giunto a densità
tali, in alcune zone, da porre a rischio l'originaria maglia di relazioni tra gli
elementi del paesaggio. Testimonianze di origine romana e ruderi di torri di
avvistamento sono disseminate in quasi tutti gli insediamenti a lago, a
documentare il tracciato dell'Antica Via Regina nelle diverse epoche storiche.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
La stessa Isola Comacina costituisce una della principali aree nelle quali sono
state effettuati rinvenimenti archeologici di grande importanza in provincia di
Como. Anche l'architettura romanica è presente con splendidi esempi, quali
ad Ossuccio la chiesa dei SS. Giacomo e Filippo e la chiesa di Santa Maria
Maddalena, con il noto campanile. Il territorio è straordinariamente ricco di
incantevoli vedute panoramiche, tra le quali ci si limita qui a ricordare quelle
che si possono godere dalla chiesetta di San Martino, dalla chiesa di Santa
Margherita a Pigra e dal Dosso di Lavedo. L'unità tipologica di paesaggio è
attraversata in parte dalla Via dei Monti Lariani e per l'intera sua lunghezza
dall'Antica Via Regina.
Principali elementi di criticità
Come principali elementi di criticità sono stati individuati:
- Semplificazione del paesaggio determinata dall’abbandono delle
pratiche agricole e pastorali;
- Perdita del valore del paesaggio per la progressiva e non controllata
espansione dell’edificato e l’abbandono di percorsi e manufatti storici;
- Locale interruzione dei corridoi ecologici;
- Dissesto idrogeologico dei versanti.
A.3.2.3. ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA PROVINCIALE
Il PTCP di Como ha individuato le “rilevanze paesaggistiche”, nel senso di
beni irrinunciabili o soggetti a rischio, nonché altri elementi “di riferimento
territoriale” (landmarks), nel senso di beni necessari alla conoscenza e alla
caratterizzazione delle unità tipologiche di paesaggio. Tali rilevanze sono
state individuate sulla base di un’analisi della loro rilevanza quali elementi in
grado di caratterizzare il paesaggio della provincia o di sue ripartizioni
territoriali. Essi non vanno pertanto confusi, sebbene possano in diversi casi
coincidere, con quei beni già oggetto di disposizioni normative in materia
paesaggistica che costituiscono il sistema dei vincoli vigenti ai sensi del D.
Lgs. 42/2004. Infatti mentre i primi sono identificati nella carta del
paesaggio del PTCP, i secondi trovano rappresentazione nella carta dei
vincoli del PTCP, che riporta integralmente l’attuale stato delle conoscenze
desumibili dal Sistema Informativo Beni Ambientali (SIBA) della Regione
Lombardia. Il PTCP individua gli “elementi di rilevanza paesaggistica”
suddividendoli nei 4 sottosistemi:
- fisico-morfologico (aree con fenomeni carsici, cascate, isole,..);
- naturalistico (alberi monumentali, ambiti e siti di interesse
paleontologico,..);
- paesaggistico (luoghi dell’identità del PTPR, punti panoramici,..);
- storico-culturale (centri storici,elementi di archittettura civile, elementi
di architettura religiosa,..).
Dal confronto con la Tavola A2 del PTCP “Il paesaggio”, unitamente all’analisi
della Relazione e dell’Allegato 1 alla Relazione “Il sistema paesistico
ambientale”, sono stati individuati tutti gli “elementi di rilevanza
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
paesaggistica” presenti nell’area di studio, riportati di seguito suddivisi per
tipologia. In questo caso come area di studio si intende l’area dell’unità di
paesaggio n.12 “Tremezzina e Isola Comacina” ricompresa all’interno dei
territori comunali di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra,
Tremezzo, Griante. La sovrapposizione del tracciato progettuale con stralcio
della Tavola A2B “Il paesaggio” in scala 1:25.000 è riportata nell’apposito
elaborato grafico del SIA. Nelle seguenti tabelle per ciascuno degli elementi
individuati è indicato:
- il codice univoco di riconoscimento;
- la tipologia corrispondente;
- la denominazione con la quale è generalmente riconosciuto l’elemento
di rilevanza paesaggistica od un toponimo ad esso contiguo e riportato
sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000;
- il comune od i comuni nel cui territorio ricade l’elemento di rilevanza
paesaggistica.
Elementi areali
Fisico-morfologici
Codice ID
A.3.20
Toponimo
Tremezzina
Comuni
Griante,Tremezzo
Isola Comacina
Dosso di Lavedo
Tipologia
Area con fenomeni
carsici
Isola
Promontorio
A.6.2
A.12.5
Toponimo
Villa Carlotta
Tipologia
Parco o giardino
Comuni
Tremezzo
Tipologia
Parete di valenza
paesaggistico
Parete di valenza
paesaggistica
Area con presenza
di alpeggi
Area con presenza
di alpeggi
Area con presenza
di alpeggi
Comuni
Griante,Tremezzo
Ossuccio
Lenno
Naturalistici
Codice ID
A.9.2
Paesaggistici
Codice ID
A.10.17
A.10.23
Toponimo
Sasso di Griante o
S.Martino
Monte di Tremezzo
A.14.21
Alpe di Mezzegra
A.14.25
Alpe di Sala
A.14.27
Alpe di Colonno
Tremezzo
Mezzegra
Sala Comacina
Colonno
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Elementi puntuali
Fisico-morfologici
Codice ID
P.3.13
P.3.14
Toponimo
Malgiso
Camogge (cascata
sulla Via Regina)
Tipologia
Cascata
Cascata
Comuni
Lenno
Colonno
Toponimo
Torrente Bolvedro
Dossone di Nava
Prà della Tacca
Tipologia
Ambito paleontologico
Ambito paleontologico
Ambito paleontologico
Naturalistici
Codice ID
P.2.7
P.2.8
P.2.9
Comuni
Tremezzo
Tremezzo
Mezzegra
Storico culturali
Codice ID
P.6.4
P.6.8
Toponimo
Villa
Balbianello
Arconati Visconti
Villa
La
QuieteGioconda- Serbelloni
Villa Silvestri (Lingeri
1930)
Villa Amila (Lingeri
1927)
Villa Carlotta
P.6.9
Villa Margherita
P.6.10
Alberghi e ville stile
liberty
Palazzo Brentano
P.6.5
P.6.6
P.6.7
P.6.14
P.6.15
P.6.16
P.6.17
P.6.19
P.10.28
P.10.29
P.10.30
P.10.31
P.10.32
Palazzo
villa
Balbiano-GallioDurini
Villa Leoni (Lingeri)
Villette per
(Lingeri)
Villa Beccaria
artisti
Chiesa di S.Stefano e
Battistero
Abbazia
dell’Acquafredda
oratorio
di
San
Vincenzo
Chiesa di S.Maria
Santuario
di
S.Martino
Tipologia
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
storico-
Comuni
Lenno
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Griante
storico-
Griante
storico-
Mezzegra
storico-
Ossuccio
Edificio
storicoculturale
Edificio
storicoculturale
Edificio
storicoculturale
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Lenno
Luogo di culto
Tremezzo
Luogo di culto
Luogo di culto
Tremezzo
Griante
Ossuccio
Sala Comacina
Lenno
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
P.10.37
P.10.38
P.10.39
P.10.40
P.10.41
P.10.42
P.10.43
Chiesa e oratorio di
S.Abbondio
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso e Via Crucis
Chiesa
dei
SS
Giacomo e Filippo
Oratorio di S.Maria
Maddalena
Oratorio
di
S.Giovanni
Basilica e Monastero
di S. Benedetto
Oratorio
di
San
Giovanni
Luogo di culto
Mezzegra
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Paesaggistici
Codice ID
P.9.4
Toponimo
Isola Comacina
P.15.3
Ronchi e terrazzi
della Tremezzina
Dosso di Lavedo
Lido di Cadenabbia
San Martino
Monte Cisino
Monte di Lenno
P.16.54
P.16.55
P.16.56
P.16.63
P.16.64
Tipologia
Luogo dell’identità
regionale
Paesaggio agrario
tradizionale
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Comuni
Ossuccio
Tremezzo
Lenno
Tremezzo
Griante
Mezzegra
Ossuccio
Come landmarks di livello provinciale, per l’unità di paeasaggio “Tremezzina
e Isola Comacina” sono stati individuati:
- Parete e chiesa del Sasso Martino;
- Sistema di ville storiche tra Griante ed Azzano;
- Giardino botanico di Villa Carlotta;
- Dosso di lavedo e Villa Balbianello;
- Isola Comacina e Zoca de l’Oli;
- Chiesa di Santa Maria Maddalena ad Ossuccio;
- Chiesa dei SS Giacomo e Filippo ad Ossuccio;
- Santuari lungo la Via Crucis in Val Perlana.
A.3.2.4. RAPPORTI CON LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE
La rete ecologica provinciale costituisce uno dei sistemi territoriali portanti
del P.T.C.P., finalizzato da un lato a contenere ed orientare le dinamiche
concernenti il consumo di suolo e d’altro lato a garantire la conservazione e
l’incremento dei livelli di biodiversità oggi esistenti. Essa si articola in
elementi costitutivi omogenei, corrispondenti a porzioni di territorio che
svolgono il medesimo ruolo funzionale in ordine ai processi di produzione e
veicolazione di organismi viventi.
Tra questi ultimi si possono infatti riconoscere:
1. ambiti di massima naturalità
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
2. aree sorgenti di biodiversità di primo e secondo livello
3. corridoi ecologici di primo e secondo livello
4. stepping stones
5. zone di riqualificazione ambientale
6. zone tampone di primo e secondo livello.
La rete ecologica provinciale organizza l’intero territorio soggetto a
pianificazione paesaggistica provinciale e non incluso negli ambiti già
urbanizzati o urbanizzabili degli strumenti urbanistici comunali vigenti alla
data di approvazione del P.T.C.P.
Nella fattispecie, dal confronto tra il tracciato e la Carta della rete ecologica
provinciale emerge quanto segue:
1. la quasi totalità del tracciato proposto ricade entro ambiti della
rete ecologica provinciale, risultandone esclusi unicamente il tratto
terminale in corrispondenza dell’abitato di Griante ed alcuni lembi
marginali localizzati a monte degli abitati di Lenno e Colonno;
2. la gran parte del tracciato interessa aree sorgenti di biodiversità di
primo livello, individuate dal P.T.C.P. quali aree “caratterizzate da
elevata biodiversità”;
3. una breve porzione di tracciato posta a monte dell’abitato di
Tremezzo interessa ambiti di massima naturalità, individuati dal
P.T.C.P. quali aree “caratterizzate dai massimi livelli di biodiversità
alla scala provinciale”.
Le norme di P.T.C.P. prevedono la possibilità di apportare modeste variazioni
alla rete ecologica provinciale, previa valutazione della sostenibilità delle
previsioni con le esigenze di conservazione della struttura e della funzionalità
della rete medesima. I singoli impatti sulla rete ecologica provinciale
andranno ovviamente valutati per i tratti in superficie e per gli imbocchi,
mentre sono generalmente da considerarsi nulli per i tratti previsti in
galleria.
La sovrapposizione del tracciato di progetto con stralcio della tavola A4 della
Rete Ecologica provinciale in scala 1:25.000 è raffigurata in apposito
elaborato grafico del SIA.
A.3.3 CONFRONTO CON I PIANI URBANISTICI COMUNALI
I comuni interessati dal tracciato di progetto, procedendo da sud verso nord
sono: Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo,
Griante. Con Legge Regionale 30 gennaio 2014 - n. 10 i comuni Lenno,
Ossuccio, Tremezzo e Mezzegra sono fusi in unico comune denominato
Tremezzina.
A.3.3.1. COMUNE DI COLONNO
Il confronto con la pianificazione comunale di Colonno, è stato fatto con il
Piano di Governo del Territorio (PGT) vigente, adottato con DCC n. 26 del
18/12/2012 ed approvato con DCC n.31 del 05/07/2013.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
La sovrapposizione del tracciato con la tavola “PR2 Ambiti del tessuto
agricolo e ambientale” del Piano delle Regole del PGT è riportata all’interno
dell’apposito elaborato grafico del SIA.
La Tavola suddetta non riporta il tracciato di progetto della Variante alla
Tremezzina sulla S.S. 340 Regina. Questo è invece è riportato nella Tavola
P.3.2 “Indicazioni progettuali” che riporta il tracciato sviluppato nel progetto
preliminare assentito da Anas che dal punto di vista planimetrico è molto
simile a quello elaborato per il progetto definitivo.
Profondita’ della galleria Comacina
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto definitivo, la distanza tra l’estradosso
della galleria Comacina ed il piano campagna risulta inferiore ai 20 m e di
conseguenza sarà necessario imporre una servitù (vincolo di inedificabilità).
A.3.3.2. COMUNE DI SALA COMACINA
Il confronto con la pianificazione comunale di Sala Comacina è stato fatto
con il Piano di Governo del Territorio vigente adottato con delibera del C.C.
n. 6 del 10-02-2011 ed approvato con DCC n. 23 del 22/07/2011.
La sovrapposizione del tracciato con la tavola “PR2 Ambiti del tessuto
agricolo e ambientale” del Piano delle Regole del PGT è riportata all’interno
dell’apposito elaborato grafico del SIA.
La Tavola riporta il tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina
sviluppato in fase di progettazione preliminare e
che risulta
planimetricamente molto simile a quello del progetto definitivo.
Fino all’intersezione con la Valle dei Ronchi il tracciato è in galleria (Galleria
Comacina).
Lungo questo tratto, sopra la galleria, si trovano esclusivamente Ambiti di
valore ambientale.
Dopo l’attraversamento della Valle dei Ronchi (Viadotto Ronchi)e fino alla
Valle Premonte (Viadotto Premonte) posta al confine comunale con Ossuccio,
il tracciato esce dalla galleria proseguendo a mezza costa a cielo aperto.
Le interferenze avvengono esclusivamente con Ambiti di valore ambientale.
Per quanto riguarda il tracciato B, oltre ad Ambiti di valore ambientale sono
interferiti anche se in minima parte anche Ambiti agricoli.
Di seguito si riportano alcuni stralci degli articoli delle Norme Tecniche di
Attuazione relative alle zone direttamente interferite dal tracciato A (Ambito
di valore ambientale).
Art. 48 Ambito di valore ambientale
1. Con “Ambito di valore ambientale” si intendono le aree e gli elementi
naturali destinati alla conservazione e alla valorizzazione delle valenze
paesistiche, attraverso interventi finalizzati al recupero delle caratteristiche
ambientali originarie, nonché attraverso interventi di piantumazione e difesa
idrogeologica del suolo.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
2. All’interno di tutte le zone e ambiti di cui al presente articolo, le aree
risultano totalmente inedificabili. L’esercizio di attività agricole è consentito
limitatamente alla coltivazione del suolo. Sono vietati inoltre interventi che
alterino i caratteri e gli equilibri naturali di suolo, sottosuolo, acqua, flora e
fauna, nonché le preesistenze territoriali storiche.
6. All’interno di quest’ambito sono ricomprese anche le aree boscate ovvero
gli ambiti di valorizzazione definiti della L.R. n. 27/04 e successive
modifiche. Gli interventi sono finalizzati alla conservazione e ricostruzione
della vegetazione in equilibrio con l’ambiente, favorendo la diffusione delle
specie tipiche locali.
7.Usi non consentiti
Agricolo – A, nelle articolazioni A1, A2 per le voci “impianti e attrezzature
per la produzione agricola” e “rimesse”, A3, A4, A5; Industria e artigianato –
I; Terziario e commercio – T, Servizi di interesse generale – S; Mobilità – M.
Profondità della galleria Comacina
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto, la distanza tra l’estradosso della
galleria Comacina ed il piano campagna risulta inferiore ai 20 m e di
conseguenza sarà necessario imporre una servitù (vincolo di inedificabilità).
A.3.3.3. COMUNE DI OSSUCCIO (TREMEZZINA)
Il confronto con la pianificazione comunale di Ossuccio è stato fatto con il
Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) adottato con delibera del C.C. n. 27
del 20 dicembre 2008 ed approvato con delibera del C.C. n.24 del
30/07/2009.
La sovrapposizione del tracciato di progetto con la tavola “PR1 Azzonamento
del Piano delle Regole del PGT è riportata nell’apposito elaborato del SIA.
La Tavola riporta ancora uno dei tracciati di progetto della Variante alla
Tremezzina sviluppati nello Studio di Fattibilità dell’opera che non
corrisponde esattamente a quello elaborato per progetto definitivo pur non
discostandosi di molto.
Descrizione delle interferenze
Dopo aver attraversato la Valle Premonte mediante viadotto (Viadotto
Premonte) il tracciato A prosegue a cielo aperto passando a monte della
Torre di Spurano ed interferendo con una Zona di valore ambientale
paesaggistico ed ecologico.
Poco dopo il passaggio dietro la Torre, il tracciato rientra in galleria (Galleria
Perlana 1) fino al viadotto di attraversamento della Val Perlana (Viadotto
Perlana) che coincide con il confine comunale con Lenno. Sopra la galleria
troviamo Zone di valore ambientale paesaggistico ed ecologico e Zone
agricole produttive E.
Di seguito si riportano alcuni stralci dell’articolo delle Norme Tecniche di
Attuazione relativo alla zona direttamente interferita dal tracciato A.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Art. 60 Zona di valore ambientale, paesaggistico ed ecologico
1. Con “Zona di valore ambientale, paesaggistico ed ecologico” si intendono
le aree e gli elementi naturali destinati alla conservazione e alla
valorizzazione delle valenze paesistiche, attraverso interventi finalizzati al
recupero delle caratteristiche ambientali originarie, nonché attraverso
interventi di piantumazione e difesa idrogeologica del suolo.
2. All’interno di tutte le zone e ambiti di cui al presente articolo, le aree
risultano totalmente inedificabili. L’esercizio di attività agricole è consentito
limitatamente alla coltivazione del suolo. Sono vietati inoltre interventi che
alterino i caratteri e gli equilibri naturali di suolo, sottosuolo, acqua, flora e
fauna, nonché le preesistenze territoriali storiche.
4. Le aree comprese in queste zone sono sottoposte a vincolo di carattere
ambientale. Esse non sono quindi preordinate all’esproprio per pubblica
utilità e l’attuazione delle previsioni di PGT è, in generale di tipo privatistico,
eventualmente regolata da convenzioni da stipularsi tra gli operatori privati e
l’Amministrazione Comunale, nei casi in cui il PGT individui un’utilizzazione
pubblica o una fruizione sociale di una parte delle aree.
5. All’interno di questa zona sono ricomprese anche le aree boscate ovvero
gli ambiti di valorizzazione definiti della L.R. n. 27/04 e successive
modifiche. Gli interventi sono finalizzati alla conservazione e ricostruzione
della vegetazione in equilibrio con l’ambiente, favorendo la diffusione delle
specie tipiche locali.
6. Usi non consentiti
Agricolo – A, nelle articolazioni A1, A2 per le voci “impianti e attrezzature
per la produzione agricola” e “rimesse”, A3, A4, A5; Industria e artigianato –
I; Terziario e commercio – T, Servizi di interesse generale – S; Mobilità – M.
Profondita’ della galleria Perlana 1
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto preliminare, dal km 3+174,45 (inizio
galleria Perlana 1) al km 3+361,53 e dal km 3+727,42 al km 3+755,00 la
distanza tra l’estradosso della galleria Perlana 1 ed il piano campagna risulta
inferiore ai 20 m e di conseguenza sarà necessario imporre una servitù
(vincolo di inedificabilità).
A.3.3.4. COMUNE DI LENNO (TREMEZZINA)
Il confronto con la pianificazione comunale di Lenno è stato fatto con il Piano
di Governo del Territorio (P.G.T.) adottato con delibera del C.C. n. 13 del 24
luglio 2012 ed approvato con delibera del C.C. n.4 del 01/02/2013.
La sovrapposizione del tracciato con la tavola 11 del Documento di Piano è
riportata nell’apposito elaborato del SIA.
La Tavola riporta ancora uno dei tracciati di progetto della Variante alla
Tremezzina sviluppati nello Studio di Fattibilità dell’opera che si discosta
sensibilmente da quello elaborato per il progetto definitivo.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Profondita’ della galleria Perlana 2
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto preliminare, dal km 3+832,05 (inizio
galleria Perlana 2) al km 3+835,92 la distanza tra l’estradosso della galleria
Perlana 2 ed il piano campagna risulta inferiore ai 20 m e di conseguenza
sarà necessario imporre una servitù (vincolo di inedificabilità).
A.3.3.5. COMUNE DI MEZZEGRA (TREMEZZINA)
Il confronto con la pianificazione comunale di Mezzegra è stato fatto con il
Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) adottato con delibera del C.C. n. 25
del 19 marzo 2009 ed approvato con delibera del C.C. n. 3 del 19/03/2010.
La sovrapposizione del tracciato di progetto con la Tavola “R 1.1 Ambiti
territoriali omogenei” del Piano delle Regole del PGT è riportata nell’apposito
elaborato del SIA.
La Tavola riporta ancora uno dei tracciati di progetto della Variante alla
Tremezzina sviluppati nello Studio di Fattibilità dell’opera che si discosta
sensibilmente da quello elaborato per il progetto definitivo ad eccezione dei
tratti a cielo aperto.
In ogni caso la Variante del PGT avviata (seconda conferenza VAS del
dicembre 2013) ha recepito il progetto preliminare assentito da Anas e
messo a punto in fase di progettazione definitiva.
Il tracciato entra nel territorio comunale di Mezzegra in galleria (Galleria
Perlana 2) e per un breve tratto rimane sotto aree definite come Ambiti di
non trasformazione urbanistica e protezione ambientale ed Aree agricoleA.A.C. ambiti agro-colturali.
Il tracciato esce a cielo aperto poco prima dell’attraversando del torrente
Azzano mediante viadotto (Viadotto Azzano) e vi rimane tale fino al confine
con il territorio comunale di Tremezzo in corrispondenza del Torrente
Bolvedro, ad eccezione di una breve galleria posta a monte di Bonzanigo.
Lungo questo tratto a cielo aperto, sono interferite per la maggior parte Aree
agricole-A.A.C. ambiti agro-colturali ed in minima parte Ambiti di non
trasformazione e protezione ambientale-R.N.P. Riqualificazione naturale e
paesistica.
Di seguito si riportano stralci degli articoli delle Norme Tecniche di
Attuazione relativi alle zone direttamente interferite dal tracciato A.
Art. 20 – Aree agricole
Art. 20.1 - A.A.C – Ambiti Agro-colturali di interesse strategico
Comprende le parti di territorio comunale destinati alla produzione agricola.
Esse sono state individuate ai sensi dell’art. 15 N.T.A. del P.T.C.P. e
successivi criteri regolamentativi.
Destinazioni
Non sono consentiti gli interventi edilizi riconducibili ai soggetti privi dei
requisiti di cui all’art. 601 L.R. 12/05, fatto salvo quanto stabilito al
paragrafo “Prescrizioni speciali” del presente articolo, nonché la scelta di
tipologie costruttive congruenti con il paesaggio rurale, e comunque in
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
conformità con le prescrizioni dettate dall’art. 11, nono comma, N.T.A. del
P.T.C.P..
Art. 19 – Ambiti di non traformazione e protezione ambientale
Art. 19.2 - R.N.P. – Riqualificazione ambientale e paesistica
Comprende il compendio territoriale montano, che dall’isoipsa di mt 400
s.l.m. risale sino alla sommità del monte di Tremezzo e l’incisione valliva
fortemente acclive del Torrente Pola. Esso è contraddistinto da un sistema di
vaste superfici boscate, radure prative e pascoli in quota dove, ai valori
naturalistici e paesistici, è stata storicamente associata una presenza
antropica che ha originariamente recitato un ruolo fondamentale di
moderatore ambientale, fra esigenze di sopravvivenza economica e di
attento approccio allo sfruttamento delle risorse. Scopo di queste norme è
quello di fornire un adeguato contributo all’apprestamento di efficaci misure
protezionistiche orientate al rilancio di attività umane sostenibili e compatibili
con l’impianto naturale e le relative necessità di presidio e di arresto dei
fenomeni di degrado e dissesto.
Destinazioni e parametri
Non è ammesso qualsiasi intervento di alterazione fisica e morfologica dei
luoghi se non rivolto alla loro conservazione e valorizzazione ossia finalizzati
alla rimozione della vegetazione infestante il prato pascolo ed al ripristino dei
manufatti esistenti anche sotto il profilo della sicurezza statico – strutturale,
comunque con criteri di rigoroso restauro conservativo e di fruizione,
facendo salve le funzioni compatibili (agro allevatorie e forestali,
agrituristiche, escursionistiche, ristoro-ricettive di presidio e di protezione,
didatticoculturali). Resta esclusa ogni nuova costruzione, salvo ampliamenti
di edifici esistenti alla data di adozione del presente P.d.R., secondo la
disciplina dettata dal precedente art. 19.1 paragrafo “parametri”. Gli
ampliamenti di edifici esistenti alla medesima data e riservati al settore
agricolo non possono superare le soglie parametriche assegnate agli ambiti
A.A.C. (p.to 20.1 delle presenti norme). Le opere di recupero del patrimonio
naturalistico, geologico e antropico esistenti contemplano altresì la
riattrezzatura di percorsi esistenti individuando di punti vista panoramici
quali luoghi di pubblico accesso, cui affidare la percezione degli scenari
paesistici. Tutte le iniziative sopra descritte dovranno attivare ogni
accuratezza progettuale e tecnologica per ottimizzare gli effetti di ripristinorestauro, assicurando la massima cura negli interventi, sulla base delle
direttive emanate dalla Giunta Regionale con atto 29.02.00 n°. 6/48740
inerente il “Quaderno delle opere tipo di ingegneria naturalistica”,
valorizzando le caratteristiche architettoniche ed i materiali propri della
tradizione costruttiva locale. La salvaguardia delle alberature “monumentali”
e la coltivazione del bosco è regolata dalla L.R. 8/76 e successive
integrazioni e modifiche e comunque, secondo le disposizioni dettate dal
P.I.F. predisposto dalla Comunità Montana Lario Intelvese.
Sopra il breve tratto in galleria (Galleria Bionzanigo) troviamo Ambiti di non
trasformazione urbanistica e protezione ambientale- R.N.P Riqualificazione
naturale e paesistica.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Profondita’ della galleria Perlana 2
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto preliminare, dal km 5+662,17 al km
5+840,00, la distanza tra l’estradosso della galleria Perlana 2 ed il piano
campagna risulta inferiore ai 20 m e di conseguenza sarà necessario imporre
una servitù (vincolo di inedificabilità).
Profondita’ della galleria Bonzanigo
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto preliminare, dal km 6+345,29 (inizio
galleria Bonzanigo) al km 6+451,00 (fine galleria), la distanza tra
l’estradosso della galleria Bonzanigo ed il piano campagna risulta inferiore ai
20 m e di conseguenza sarà necessario imporre una servitù (vincolo di
inedificabilità).
A.3.3.6. COMUNE DI TREMEZZO (TREMEZZINA)
Il confronto con la pianificazione comunale di Tremezzo è stato fatto con il
Piano di Governo del Territorio vigente adottato con delibera del C.C. n. 7
del 22-02-2011 ed approvato con DCC n. 15 del 06/08/2011.
La sovrapposizione del tracciato di progetto con la tavola R1.1 “Ambiti
territoriali omogenei” del Piano delle Regole del P.G.T. è riportata all’interno
dell’apposito elaborato grafico del SIA.
La Tavola suddetta non riporta il tracciato di progetto della Variante alla
Tremezzina sulla S.S. 340 Regina che invece è riportato nella Tavola P.3.2
“Indicazioni progettuali” : qui il tracciato è uno di quelli sviluppati nello
Studio di Fattibilità che si discosta da quello elaborato per il progetto
definitivo.
Il tracciato entra nel territorio comunale di Tremezzo a cielo aperto,
rimanendo tale per un breve tratto in cui si colloca poco più a monte del
torrrente Bolvedro che segna il confine con Mezzegra.
In questo tratto vengono direttamente interferiti Ambiti di non
trasformazione e protezione ambientale-P.A.U. Protezione Ambientale
Urbana di cui si riporta di seguito uno stralcio del rispettivo articolo delle
Norme Tecniche di Attuazione.
Art. 19 – Ambiti di non traformazione e protezione ambientale
Art. 19.1 - P.A.U. – Protezione ambientale urbana
Comprende ambiti comunali che, per caratteristiche morfologico-ambientali
e collocazione territoriale, rappresentano significative dotazioni naturali
preposte alla protezione degli agglomerati urbani. Essi fungono da corridoi
ecologici, quale sistema del verde di connessione fra il territorio rurale e
quello edificato, come riconosciuto nel Piano dei Servizi.
Destinazioni
Considerata la definizione e le caratteristiche della zona non sono consentite
nuove costruzioni ovvero interventi di trasformazione permanente dei suoli,
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
se non connessi alle necessità di manutenzione e conservazione dei luoghi e
degli elementi strutturali del paesaggio, compresi impianti colturali tipici
(ulivi di cui alle disposizioni legislative vigenti di protezione e conservazione,
ecc.), alle attività agricole (professionai-amatoriali) in essere, o comunque
alle esigenze di recupero ed ampliamento del patrimonio edilizio esistente.
Il tracciato entra poco dopo in galleria (Galleria Tremezzina) e tale vi rimane
attraversando tutto il restante territorio comunale.
Sopra la galleria si trovano esclusivamente Ambiti di non trasformazione e
protezione ambientale-R.N.P. Riqualificazione naturale e paesistica.
A.3.3.7. COMUNE DI GRIANTE
Il confronto con la pianificazione comunale di Griante è stato fatto con la
variante al Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) n. 1 adottato con delibera
del C.C. n. 3 del 22 febbario 2013 ed approvato con delibera del C.C. n.10
del 26/02/2014.
La sovrapposizione del tracciato con la tavola DP9 del Documento di Piano è
riportata nell’apposito elaborato grafico del SIA.
La Tavola riporta un tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina
iconforme con quello sviluppato nella progettazione definitiva.
Il tracciato entra nel territorio comunale in galleria (Galleria Tremezzina)
rimanendo tale fino all’uscita di Griante. Sopra questo tratto di galleria si
trovano Ambiti non soggetti a trasformazione urbanistica (Parco S. Martino)
e Ambiti di valore paesaggistico-ambientale ed ecologico.
In corrispondenza dello svincolo di uscita di Griante, il tracciato a cielo
aperto occupa la stessa Fascia di rispetto stradale della Variante S.S. 340. Di
seguito si riporta stralcio del relativo articolo del Corpo Normativo del P.D.R.
Art. 31. Fasce di rispetto
Le tavole di piano individuano i limiti delle zone di rispetto o di arretramento
stradali, cimiteriali e a salvaguardia delle risorse idriche.Le aree ricadenti
nelle fasce di rispetto non possono essere edificabili. Quando la fascia
ricomprende parti di lotti edificabili individuate graficamente nella tavole di
piano, la relativa superficie potrà essere computata ai fini del calcolo delle
superfici e dei volumi realizzabili sulla restante parte del lotto.
Le fasce di rispetto si articolano in:
a) fascia di rispetto stradale ai sensi del D.Lgs. n°285 del 30/04/92 ed s.m.i.
e D.P.R. n°495 del 16/12/92 ed s.m.i.;
Fascia di rispetto stradale
Le aree di cui al presente articolo sono destinate alla realizzazione di nuove
strade di interesse comunale o sovracomunale, all'ampliamento e alla
rettifica di quelle esistenti, alla realizzazione, all'ampliamento o alla modifica
di attrezzature accessorie alla viabilità, quali corsie di servizio, marciapiedi,
banchine, percorsi pedonali e ciclopedonali, parcheggi pubblici e spazi di
manovra. I soggetti proprietari di tali aree sono tenuti a effettuare interventi
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
di manutenzione, mediante opere di sistemazione compatibili con le norme
di sicurezza stradale. Le distanze da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle
ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti
fronteggianti le strade, sono determinati dal nuovo codice della strada di cui
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modifiche ed
integrazioni (Codice) e dal relativo Regolamento di esecuzione e di
attuazione di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre
1992, n. 495 e successive modifiche ed integrazioni (Regolamento); ai fini
della applicazione delle norme sopra indicate le strade presenti nel territorio
comunale di Griante sono classificate come segue.
Tipo A – Autostrada: nessuna
Tipo B – Strada extraurbana principale: nessuna
Tipo C – Strada extraurbana secondaria: S. S. 340 “Regina”
Tipo D – Strada urbana di scorrimento: nessuna
Tipo E – strada urbana di quartiere: nessuna
Tipo F – strada locale: tutte le altre strade, urbane ed extraurbane, non
diversamente classificate.
Profondita’ della galleria Tremezzina
Facendo riferimento alle progressive chilometriche ed al profilo longitudinale
del tracciato sviluppato nel progetto definitivo, la distanza tra l’estradosso
della galleria Tremezzina ed il piano campagna risulta inferiore ai 20 m e di
conseguenza sarà necessario imporre una servitù (vincolo di inedificabilità).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.3.4 DESCRIZIONE DEI VINCOLI AMBIENTALI E DELLE AREE PROTETTE CHE
INTERESSANO I SITI DI INTERVENTO
A.3.4.1. BENI PAESAGGISTICI VINCOLATI AI SENSI DEL D.LGS 42/2004
Per la definizione del quadro dei beni paesaggistici vincolati ai sensi degli artt
136 e 142 del D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii, sono stati analizzati:
- il PPR, in particolare le Tavole D1b “ Quadro di riferimento delle tutele
dei laghi insubrici- Lago di Como e Lecco” in scala 1: 75.000 e Ia“
Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge-articoli 136 e 142 del
D.Lgs 42/2004” in scala 1:100.000;
- il PTCP di Como, nello specifico la Tavola A9 “I vincoli paesistici e
ambientali” in scala 1:75.000. La sovrapposizione del tracciato di
progetto con stralcio della Tavola A9 “Vincoli paesistico ambientali” del
PTCP in scala 1:75.000 è riportata nell’apposito elaborato grafico del
SIA.
Le suddette tavole, rappresentano cartograficamente gli immobili e le aree
sottoposte a vincolo paesaggistico riportando integralmente quello che è lo
stato delle conoscenze desumibili dal Sistema Informativo dei Beni
Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia. Un’ulteriore verifica ed un
approfondimento dei vincoli paesaggistici esistenti è stata comunque fatta
analizzando anche la cartografia più aggiornata disponibile sul S.I.B.A. della
Regione Lombardia.
Ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive
modifiche ed integrazioni “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, altresì
noto quale “Codice Urbani”, sono beni paesaggistici e quindi sottoposti a
vincolo paesaggistico:
- gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (art. 136);
- le aree tutelate per legge (art. 142).
Da una prima visione d’insieme del quadro dei vincoli paesaggistici si evince
chiaramente come il territorio interessato dal progetto sia caratterizzato
dalla presenza di molteplici aree ed immobili vincolati.
Come area di studio si intende l’”area vasta” comprendente il territorio
direttamente interessato dal progetto della Variante alla Tremezzina e le
zone circostanti (ricomprese nei territori dei comuni interferiti di Colonno,
Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo, Griante). Un’analisi di
maggior dettaglio ha permesso l’individuazione delle aree e degli immobili
tutelati suddivisi per tipologia.
A.3.4.2. AREE TUTELATE PER LEGGE
Si riporta di seguito l’elenco e la denominazione delle aree tutelate per legge
ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs 42/2004 presenti nell’area di studio.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Territori contermini ai laghi
Si tratta dei territori contermini ai laghi compresi in una fascia di profondità
di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi
tutelati ai sensi dell’art. 142 comma 1 lett. b. del D.Lgs 42/2004.
Tutta la fascia costiera del lago ricompresa tra Colonno (a sud ) e Griante (a
nord) è vincolata in tal senso.
Fiumi, torrenti, corsi d’acqua
Si tratta dei fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal
regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e relative sponde o piedi degli
argini per una fascia di 150 metri ciascuna tutelati ai sensi dell’art. 142
comma 1 lettera c) del D.Lgs 42/2004.
Dal punto di vista esclusivamente planimetrico (compresi quindi i tratti in
galleria) da sud a nord il tracciato di progetto attraversa:
- Torrente Camoggia (Colonno);
- Valle di Sala (Colonno-Sala Comacina);
- Valle di Ossuccio o Valle Premonte) (Sala Comacina-Ossuccio)
- Torrente Perlana (Ossuccio-Lenno);
- Torrente Val Lenno (Lenno);
- Torrente Pola (Lenno-Mezzegra);
- Torrente Azzano (Mezzegra);
- Torrente Bolvedro (Mezzegra-Tremezzo);
- Valle di Mainena e Val Guarina (Tremezzo);
- Torrente dei Ronconi (Griante)
L’interferenza diretta con le aree di rispetto dei corsi d’acqua vincolati si
manifesta nei tratti di attraversamento del progetto mediante i seguenti
viadotti:
- viadotto sul torrente Premonte;
- viadotto sul torrente Perlana;
- viadotto sul torrente Azzano;
- viadotto sul torrente Bolvedro.
Territori coperti da foreste e da boschi
Si tratta dei territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi e
danneggiati
dal
fuoco,
e
quelli
sottoposti
a
vincolo
di
rimboschimento…tutelati ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera g del D.Lgs
42/2004.
Questo tipo di aree non sono cartografate né dal PTR né dal PTCP in quanto
in continuo divenire e molto diffuse nella provincia di Como.
Si rimanda pertanto la trattazione dei boschi al capitolo relativo alla
vegetazione.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.3.4.3. IMMOBILI ED AREE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO
Si riporta di seguito l’elenco e la denominazione degli immobili e delle aree
di notevole interesse pubblico vincolate ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs.
42/2004.
Bellezze panoramiche
Si tratta delle bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle
bellezze vincolate ai sensi dell’art. 136 comma 1 lettera d del D.Lgs
42/2004:
- la fascia costiera compresa tra il lago e la strada Regina nei
territori comunali di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno,
Tremezzo, Griante.
- parte del territorio comunale di Ossuccio;
- l’intero territorio comunale di Lenno;
- l’intero territorio comunale di Mezzegra;
- l’intero territorio comunale di Tremezzo;
- l’intero territorio comunale di Griante.
A.3.4.4. RAPPORTI CON IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE
Il territorio interessato dal tracciato di progetto non è connotato dalla
presenza di parchi regionali, riserve naturali, monumenti naturali e/o parchi
locali di interesse sovracomunale inclusi nel sistema delle aree protette
regionali ai sensi della L.R. 86/1983, né peraltro vi si riscontra la presenza di
siti di importanza comunitaria o zone di protezione speciale per l’avifauna
tutelate ai sensi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli.
Solo per un breve tratto, a monte dell’abitato di Tremezzo, il tracciato
interferisce con la Zona di Rilevanza Ambientale del Monte Galbiga; tale
tipologia di istituto, menzionata nella L.R. 85/83, non è peraltro
caratterizzata dalla presenza di specifiche normative di tutela.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.3.4.5. ELABORATI GRAFICI
T
00
IA
00
AMB
CT
01
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON PTR STRALCI TAVOLE A, B, C, D, E, F,
DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR)
T
00
IA
00
AMB
CT
02
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON PTR LEGENDE TAVOLE A, B, C, D, E, F,
DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR)
T
00
IA
00
AMB
CT
03
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON PTR STRALCIO TAVOLA D1B
QUADRO DI RIFERIMENTO DELLE TUTELE DEI LAGHI INSUBRICI
T
T
T
00
00
00
IA
IA
IA
00
00
00
AMB
AMB
AMB
CT
CT
CT
04
05
06
A SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON IL PTCP STRALCIO TAVOLA A2b: IL PAESAGGIO
A SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON IL PTCP STRALCIO TAVOLA A3: LE AREE PROTETTE
A SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON IL PTCP STRALCIO TAVOLA A4: LA RETE ECOLOGICA
T
00
IA
00
AMB
CT
07
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON IL PTCP STRALCIO TAVOLA A9:
VINCOLI PAESISTICO-AMBIENTALI
T
00
IA
00
AMB
CT
08
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON IL PTCP STRALCIO TAVOLA B3.1:
VIABILITA' E SISTEMA FERROVIARIO
T
00
IA
00
AMB
CT
09
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI COLONNO –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA A3q
T
00
IA
00
AMB
CT
10
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI COLONNO –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA R1.1
T
00
IA
00
AMB
CT
11
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI SALA COMACINA –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA DP3
T
00
IA
00
AMB
CT
12
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI SALA COMACINA –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA PR2
T
00
IA
00
AMB
CT
13
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI OSSUCCIO –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA DP2
T
00
IA
00
AMB
CT
14
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI OSSUCCIO –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA PR1
T
00
IA
00
AMB
CT
15
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI LENNO –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA 11
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
T
00
IA
00
AMB
CT
16
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI LENNO –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA 1b
T
00
IA
00
AMB
CT
17
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI MEZZEGRA –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA A3
T
00
IA
00
AMB
CT
18
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI MEZZEGRA –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA R1.1
T
00
IA
00
AMB
CT
19
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI TREMEZZO –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA A3
T
00
IA
00
AMB
CT
20
A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI TREMEZZO –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA R1.1
T
00
IA
00
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A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI GRIANTE –
DOCUMENTO DI PIANO TAVOLA DP9
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00
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A
SOVRAPPOSIZIONE DEL TRACCIATO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI COMUNE DI GRIANTE –
PIANO DELLE REGOLE TAVOLA PR2
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
INDICE
B.
B.1.
B.1.1
B.1.2
B.2.
B.2.1
B.2.2
B.2.3
B.2.4
B.2.5
B.2.6
B.3.
B.4.
B.4.1
B.4.2
Quadro di riferimento progettuale ......................................... 3
Premesse................................................................................. 3
Introduzione.......................................................................... 3
Lo studio di fattibilità .............................................................. 5
La scelta del tracciato nel progetto preliminare ............................. 8
Deroga per gli imbocchi .......................................................... 9
Geologia idrologia e idraulica ................................................... 9
Traffico ................................................................................12
Studio Impatto Ambientale ....................................................14
Archeologia ..........................................................................14
Aziende a rischio rilevante .....................................................15
Il progetto definitivo ................................................................15
Fattibilità dell’opera .................................................................21
Disponibilità delle aree ..........................................................22
Cronoprogramma delle fasi attuative .......................................23
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B.1. PREMESSE
B.1.1 INTRODUZIONE
Lungo la riva occidentale del Lario si snoda la famosa Strada Regina; famosa
per i luoghi che collega, per le ville ed i parchi che la fiancheggiano, per le
visuali panoramiche che mostra a chi la percorre.
L’importanza di questa arteria, dal punto di vista dei collegamenti, è dovuta
al fatto che da rappresenta un itinerario di primario interesse anche per le
relazioni internazionali verso la Svizzerae quelle nazionali verso Valtellina e
Val Chiavenna..
All’altezza di Argegno le due provinciali per la Valle Intelvi (SP13 e SP15),
nel comune di Menaggio si dipartono il collegamento per Porlezza e la
Svizzera attraverso il valico di Oria Val Solda (costituito dalla stessa SS340)
e la diramazione dalla SS 340 per il Pian di Spagna da dove è possibile
proseguire per la Valtellina o per la Val Chiavenna e il confine Svizzero.
Già in origine la SS 340 attraversava molti centri abitati, naturalmente con
consistenza del traffico ben più modesta di oggi e soprattutto con percentuali
di mezzi pesanti e dimensioni notevolmente inferiori.
La Strada Regina oggi purtroppo è diventata famosa anche per l’estrema
difficoltà di transito, stante l’angustia della sede stradale soparattutto
all’interno dei centri abitati posti tra Argegno e Menaggio.
In alcuni tratti, l’infrastruttura stradale è pressoché al collasso, sia
relativamente alle caratteristiche strutturali di portanza - per le quali è vicina
al limite della percorribilità in quanto si snoda per gran parte ai piedi di
versanti prealpini instabili - sia per quanto concerne la capacità di
smaltimento del flusso veicolare, a causa, come detto, delle numerose
strozzature che determinano una notevole riduzione di tale capacità.
L’urbanizzazione sviluppatasi enormemente lungo le sponde del lago,
l’incremento del traffico in particolare commerciale e turistico, hanno inoltre
reso l’arteria per lunghi tratti non più sufficiente a garantire le sue funzioni di
relazione viaria e sopratutto la sicurezza per pedoni e ciclisti.
Situazioni di massima criticità sono ascrivibili alla presenza di strettoie e
incroci a raso nonché alla presenza di numerosissimi accessi privati molto
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
spesso pericolosi per le ridotte possibilità di avere garanzie in ordine alla
distanza di visibilità per l’arresto.
In particolare si rilevano strettoie in tutti gli abitati attraversati; in alcuni si è
dovuto installare semafori “intelligenti” che permettono il transito a senso
unico alternato in presenza di mezzi pesanti.
Negli ultimi anni si è dato il via alla risoluzione di alcune situazione critiche,
ma restano ancora tratti altrettanto impegnativi sui quali da anni sono state
prospettate delle soluzioni finora non attuate.
Il progetto definitivo di cui si tratta in questa relazione riguarda la variante
agli abitati di Colonno, Sala Comacina, Tremezzina (ex Ossuccio, Lenno,
Mezzegra, Tremezzo), Griante, più conosciuta come la Variante della SS340
“alla Tremezzina”, una delle zone turistiche più rinomate del lago di Como.
Si tratta di un intervento che risolverebbe tutte le problematiche oggi
presenti sull’asse Como - Menaggio caratterizzato da:
lunghi tempi di percorrenza, dovuti all’attraversamento dei centri
abitati sopra menzionati;
mancanza di sicurezza in particolare per i pedoni e per i veicoli a due
ruote;
ripercussione sui collegamenti per la Svizzera (Maloja – Saint Moritz),
per la Valtellina e la Val Chiavenna sia economici che turistici;
degrado ambientale per tutti i centri attraversati (gli elevati flussi
veicolari generano infatti all’interno dei centri attraversati problematiche
quali l’inquinamento acustico e atmosferico, nonché innesco di fenomeni
vibrazionali);
decadimento della qualità della vita dei residenti e della qualità di
fruizione turistica della fascia a lago;
precaria stabilità di alcune strutture stradali continuamente sollecitate
dai carichi legati ai transiti e sottoposte a fenomeni di subsidenza, in
particolare nel tratto in comune di Tremezzina.
Partendo da queste cogenti esigenze, la spinta impressa dalla Provincia di
Como, dai Comuni interessati e dalla Camera di Commercio di Como, ha
fatto si che si stipulasse in data 26 giugno 2006 un accordo di programma
per promuovere tutte le necessarie attività e sinergie volte alla realizzazione
dell’opera di cui al presente progetto definitivo.
Successivamente, in data 30 luglio 2007, è stata sottoscritta tra Ministero
delle Infrastrutture, Regione Lombardia, Provincia di Como, ANAS s.p.a. e
Camera di Commercio della Provincia di Como una convenzione atta a
regolare le attività di progettazione e promuovere il finanziamento e la
realizzazione della Variante.
Il 21 settembre del 2009
è stato sottoscritto tra Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Regione Lombardia, ANAS s.p.a., Provincia di
Como e Camera di Commercio Industria e Artigianato di Como, un atto
aggiuntivo alla convenzione del 30/07/2007, con il quale la Provincia di
Como si impegnava:
a redigere la progettazione preliminare della ”Variante alla
Tremezzina” lungo la Strada Statale N° 340 ”Regina” in un unico lotto da
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Colonno a Griante, in sostituzione dei previsti due lotti: n. 1 da Colonno a
Ossuccio e n. 2 da Lenno a Griante;
ad assumersi gli oneri per la redazione del progetto preliminare e per
l’ottenimento dei pareri di Legge, richiesti dal progetto medesimo;
a valutare in modo approfondito, all’interno del progetto preliminare, la
possibilità di inserire uno svincolo intermedio così come richiesto da Anas
s.p.a. con nota N° CDG-0018714-P in data 04/02/2008, per l’eventuale
esecuzione dell’opera in lotti. Tale valutazione dovrà tener conto di tutti gli
aspetti tecnico – economici in gioco sulla base di specifiche indagini sul
traffico, sugli aspetti geologici, idrogeologici, geotecnici - sugli aspetti
ambientali e paesaggistici;
a sviluppare la progettazione preliminare, in accordo con gli Uffici
ANAS, individuando le sub-procedure ottimali nel pieno rispetto della
normativa vigente;
a concludere la progettazione preliminare entro dieci mesi dalla
sottoscrizione dell’atto aggiuntivo del 21 settembre 2009.
In data 8 febbraio 2013 è stato sottoscritto tra Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, Regione Lombardia, ANAS s.p.a., Provincia di Como e
Camera di Commercio Industria e Artigianato di Como un secondo atto
aggiuntivo con il quale la Provincia di Como si impegnava:
a redigere, entro 15 mesi dalla sottoscrizione, la progettazione
definitiva per appalto integrato della “variante alla Tremezzina” ,
comprensive dello Studio di Impatto Ambientale, di tutti gli studi, prove,
sondaggi, rilievi necessari alla progettazione completa sotto ogni aspetto;
a trasmettere il progetto definitivo ad Anas s.p.a. e a tutti i soggetti
cofinanzia tori della progettazione definitiva;
a sviluppare detta progettazione definitiva secondo i criteri di
economicità e di efficacia, individuando procedure ottimali, nel rispetto della
normativa vigente.
B.1.2 LO STUDIO DI FATTIBILITÀ
L’Ufficio Tecnico della Provincia di Como aveva predisposto un primo studio
di fattibilità che prendeva spunto da una soluzione proposta dall’ANAS,
risalente agli anni ottanta.
Tale ipotesi progettuale proponeva un tracciato in sede nuova con inizio lato
Como prima della strettoia di Colonno, uscita intermedia in Val Perlana e
termine della variante in Comune di Griante. La previsione di un’uscita in Val
Perlana avrebbe permesso la realizzazione dell’opera in due adiacenti lotti
funzionali.
La Provincia, aggiornando tale studio e fermo restando l’uscita in Val
Perlana, analizzava tre possibili alternative (denominate 1A, 1B, 1C).
Inoltre venivano prospettati altri due tracciati completamente nuovi senza
uscite intermedie: uno misto con tratti all’aperto e tratti in galleria ed uno
completamente in galleria (rispettivamente denominati 2 e 3).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Tutte le proposte l’ingresso prevedevano le medesime attestazioni
sull’attuale tracciato:
A sud, ingresso in galleria subito a Nord del cimitero di Colonno, al fine
di bypassare la cascate delle Camogge: infatti spesso questo corso d’acqua a
carattere torrentizio causa blocchi al flusso veicolare lungo la statale per il
notevole trasporto solido durante gli eventi di pioggia particolarmente
intensi: (l’alveo ripidissimo fa si che il materiale trasportato dal torrente
venga riversato direttamente sulla piattaforma stradale).
A Nord, l’uscita è prevista dopo l’abitato di Griante essendo ormai
vincolata a Nord dalla presenza degli svincoli della nuova variante di
Menaggio, a Est dal lago e da zone di particolare pregio paesaggistico a Sud
Ovest.
Partendo dalle ipotesi di tracciato, si è proceduto ad analizzare le soluzioni,
in modo da individuare quella che ottimizzasse il rapporto costi/benefici. In
particolare sono stati confrontati i seguenti aspetti:
Accessibilità;
Disponibilità aree;
Ambiente e paesaggio;
Archeologia;
Rispetto delle vigenti normative in materia di progettazione stradale e
delle linee guida Anas per la sicurezza in galleria;
Costo dell’opera ;
Costo impianti;
Costo di gestione;
Interferenza con zone di pregio ambientale,
Interferenza con zone a rischio geologico e idrogeologico;
Interferenze con viabilità esistente, falde acquifere, corsi d'acqua,
impianti, ecc.
Tali temi sono stati trattati nei punti più rappresentativi dei pro e contro
delle soluzioni proposte, nell’ottica dell’individuazione del tracciato migliore
anche nella scelta di base di realizzare l’infrastruttura in due lotti funzionali o
un singolo lotto.
Tracciati 1A, 1B, 1C: due lotti con uscita in Val Perlana
Fermo restando l’uscita in val Perlana (di cui si dirà più avanti), il corridoio
prospettato negli anni ’80 dall’Anas non è più percorribile in quanto
ampiamente urbanizzato. Inoltre tale tracciato prevedeva inoltre
l’attraversamento di diversi valletti e torrenti con viadotti visivamente molto
impattanti.
La necessità di spostarsi verso monte per evitare le aree urbanizzate
obbligava in tutti e tre i casi la realizzazione del secondo lotto totalmente in
galleria per una lunghezza superiore a 5 Km; ciò in quanto la quota di uscita
in val Perlana è tale da non consentire più di riguadagnare quota e uscire
all’aperto nel tratto successivo verso Griante, considerando che la pendenza
massima ammissibile in galleria non dovrebbe superare il 4,5%.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Altro elemento di grande criticità è la mancanza di spazi per l’uscita in val
Perlana: la zona risulta infatti ampiamente urbanizzata, in particolare l’unica
fascia adatta alla realizzazione del viadotto è attualmente occupata da un
capannone industriale, da una cabina Enel e da altre attività interferenti
nelle vicinanze.
Sulle due sponde sono poi visibili segni di dissesto con instabilità dei pendii
con presenza di insediamenti urbani, per salvaguardare uno dei quali
(Malgisio) sono stati realizzati interventi di consolidamento; inoltre gli
imbocchi delle gallerie che hanno inizio dalla valle presenterebbero zone di
copertura molto ridotti, nell’ordine dii 10-15 m.
Si avrebbero infine problematiche di impatto paesaggistico e idrogeologico
dovute alla presenza di viadotti e rampe su pile in alveo per la realizzazione
delle rampe di collegamento tra la variante e l’attuale sede della statale,
lunghe oltre 400 metri.
Tracciato 2: mista, parte in galleria e parte all’aperto
Non prevede svincoli intermedi e ha due tratti a cielo aperto al di sopra degli
abitati di Sala Comacina e di Ossuccio (a Sud) e di Mezzegra (a Nord). Le
zone di maggior pregio ambientale, panoramico o architettonico vengono
attraversate in galleria (es. Santuario della Madonna del Soccorso).
Questa soluzione ha il costo medio al metro più basso.
Ha inoltre i minori costi di gestione e rispetto alle altre soluzioni e presenta
minori difficoltà costruttive.
Di contro i tratti all’aperto interessano zone delicate dal punto di vista
paesaggistico, ma possono essere mascherati con efficace progettazione
degli elementi di mitigazione, anche in relazione alla distanza dal lago ed alla
quota a cui è stato impostato il tracciato.
Tale soluzione presenta inoltre i seguenti positività elementi favorevoli:
gallerie complessivamente più corte;
minori tempi complessivi di costruzione;
costi di gestione inferiori rispetto alle altre soluzioni.
Tracciato 3: galleria unica
Prevede la galleria unica Colonno – Griante. Si tratta indubbiamente della
soluzione paesaggistica meno impattante, ma presentando una lunghezza di
oltre 9 Km (per confronto, la galleria del Monte Bianco è di 11,3 Km)
emergono le seguenti criticità:
Elevatissimo costo di costruzione, anche in relazione alla gestione della
sicurezza;
Elevatissimi costi di manutenzione e gestione.
- Insostenibilità economico-finanziaria delle opere.
Risulta evidente che la soluzione n. 3 non può essere presa in
considerazione.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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B.2. LA SCELTA DEL TRACCIATO NEL PROGETTO PRELIMINARE
In conclusione, escluso il tracciato 3, le altre due ipotesi differiscono in modo
sostanziale: la seconda, che prevede di realizzare l’opera in un unico lotto,
non permette di collegare il tracciato alla viabilità esistente se non ai due
imbocchi, quella in due lotti prevede uno svincolo in corrispondenza della
parte bassa della Val Perlana (unica area che permette il collegamento con
l’attuale sede della S.S. 340) .
Per maggior chiarezza espositiva nel progetto preliminare il Tracciato 2
(unico lotto) è stato indicato con la lettera A mentre il tracciato 1 (due lotti)
stato indicato con la lettera B
Tracciato A
Si sviluppa alternativamente in galleria e a cielo aperto svincolandosi dalla
S.S.340 in prossimità del cimitero di Colonno per poi reimmetersi sulla
statale a nord di Griante, in località Cà Bianca. Le due gallerie di testa
permettono di guadagnare quota al fine di uscire a cielo aperto a monte
degli ambiti urbanizzati; i tratti a cielo aperto sono caratterizzati dalla
presenza di corsie di arrampicamento volte a permettere il sorpasso dei
veicoli più lenti, migliorando così il livello di servizio della nuova strada.
Entrambi gli svincoli con l’attuale viabilità sono previsti a livelli differenziati
per mezzo della realizzazione di intersezioni del tipo “a salto di montone”.
Tracciato B
La soluzione B prevede anch’essa che la variante si attesti sulla S.S. 340
nelle medesime posizioni e con le medesime caratteristiche previste dal
Tracciato A.
Il nuovo asse viene diviso in due lotti con uno svincolo centrale in
corrispondenza della Val Perlana (al confine tra gli abitati di Ossuccio e
Lenno) che, tramite un viadotto lungo circa 400 metri, viene collegato alla
esistente attuale S.S.340 .
Il primo lotto è composto da una prima galleria, il seguente breve tratto a
cielo aperto e da una seconda galleria che conduce alla Val Perlana, in
corrispondenza dello svincolo centrale; il secondo lotto è costituito da
un’unica galleria della lunghezza di oltre 5 km.
A causa della ridotta lunghezza dell’unico tratto a cielo aperto non è possibile
prevedere la realizzazione di corsie di arrampicamento.
A seguito della valutazione comparata di tutti gli aspetti progettuali
(compreso quanto risulta dallo Studio di Prefattibilità Ambientale) è stata
individuata quale soluzione migliore quella a “Lotto Unico” (tracciato A),
approfondita nel progetto definitivo.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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B.2.1 DEROGA PER GLI IMBOCCHI
In data 29 febbraio 2012 è stata presentata al Provveditorato Interregionale
OO.PP. della Lombardia e Liguria una richiesta di parere preventivo di
deroga alle norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade
(D.M. 6792 del 5/11/2001) relativamente alla attestazione delle corsie che,
provenendo dagli abitati bypassati dalla nuova strada, si innestano in
corrispondenza dei nuovi svincoli. Infatti, in considerazione della complessa
situazione geomorfologica del contesto in cui insiste il tracciato, emergono
grandi difficoltà a rispettare, in corrispondenza dei due svincoli tra l’attuale
strada e la nuova viabilità, le norme contenute nel succitato decreto.
Entrambi gli svincoli si sviluppano in una fascia ristretta territoriale compresa
tra la parete rocciosa a monte ed il lago a valle. In tale ambito non è
possibile realizzare i rami in attestazione sulla nuova viabilità con
l’inclinazione prevista dalle norme, pena il mancato rispetto della distanza di
visibilità per l’arresto, ed è stato pertanto previsto di realizzare una corsia di
attestazione parallela all’asse principale.
Tale tipologia di attestazione è peraltro già stata realizzata, per le medesime
problematiche, in diverse altre intersezioni lungo la stessa SS340, risultando
geometricamente efficace e non dando luogo ad alcun aumento della
sinistrosità stradale.
Con nota in data 5 marzo 2012 il Provveditorato, esaminata la
documentazione presentata, ha ritenuto in via preliminare che la deroga
potesse essere accordata, rimandando l’autorizzazione alla presentazione del
progetto definitivo dell’opera.
B.2.2 GEOLOGIA IDROLOGIA E IDRAULICA
Il territorio interessato dalla variante in oggetto e compreso geologicamente
nei livelli del ‘Sudalpino’, cioè al di sotto della linea Insubrica, in un contesto
prevalentemente costituito da rocce stratificate di origine carbonatica,
classicamente raggruppate con il termine generico di ‘Coperture
sedimentarie’ che comprende tutte le unità geologiche sedimentate dal
Triassico (235 milioni di anni) al Cretacico (65 milioni di anni) e direttamente
coinvolte nella sola formazione delle Alpi. In particolare nella nostra area
sono presenti alcune formazioni rocciose molto diffuse, note e studiate nel
territorio lombardo, anche se non specificamente nei siti in oggetto,
appartenenti al Triassico superiore ÷ Giurassico inferiore.
Nel corso delle diverse fasi di studio pregresse (studi di fattibilità per la
scelta del tracciato, rilievi per la progettazione delle indagini geognostiche,
studi integrativi per la variante progettuale alle indagini, direzione lavori alle
indagini geognostiche, ecc..) e soprattutto specificamente per questa fase
progettuale sono stati effettuati numerosi sopralluoghi e rilievi (si veda la
relazione geologica di progetto). A seguito dei rilievi effettuati, è stato
possibile predisporre una suddivisione delle aree di interesse secondo
caratteristiche di “omogeneità comportamentali” e dei rischi, sulla base di
criteri di classificazione noti ed universalmente diffusi.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Dopo aver eseguito uno studio generale dell’area è stata predisposta una
analisi geologico tecnica relativamente alle due diverse ipotesi di tracciato,
con previsione, in base agli affioramenti, delle sezioni geologiche
attraversate dai tracciati oltre ad una carta geologica ed una dei dissesti.
Dall’analisi sui due tracciati individuati, si può vedere come il tracciato
migliore sia sempre quello individuato con la lettera A, sul quale è stata
eseguita la campagna delle indagini posta all’interno del progetto preliminare
e quella integrativa del progetto definitivo.
A supporto del Progetto Definitivo è stata eseguita una campagna di rilievi
ad integrazione dei rilievi già eseguiti per il Progetto Preliminare, in
particolare sono stati eseguiti:
1.
27 rilievi geomeccanici di dettaglio;
2.
7 rilievi idrologici-idrogeologici;
3.
5 rilievi morfologici;
4.
rilievi preliminari stato consistenza edifici nelle immediate vicinanze del
tracciato
1
Rilievi geomeccanici di dettaglio
Integrano quelli già eseguiti per il progetto preliminare, al fine di definire
meglio il contesto geologico-strutturale in particolar modo in corrispondenza
delle aree di viadotto e ponti, dove viene valutata la stabilità dell’ammasso
roccioso.
3
Rilievi morfologici
Utili nel valutare le caratteristiche idrologiche ed idrogeologiche dei principali
bacini idrici interessati dal progetto, al fine di poter valutare le possibili
interazioni tra il progetto previsto e la circolazioni idrica superficiale e
sotterranea.
Sono state individuate ed evidenziate le principali venute idriche, sorgenti
(captate e non captate) al fine di implementare il modello idrogeologico
locale e supportare un monitoraggio ambientale (misure di portata e di
livello idrico, analisi chimiche) da effettuarsi sia prima che durante le fasi di
scavo.
4
Rilievi preliminari stato di fatto edifici
Eseguita una valutazione sullo stato di fatto degli edifici presenti in
corrispondenza o nelle vicinanze del tracciato previsto.
Tale rilievo è puramente indicativo, eseguito al fine di dare un’idea generale,
e non nel dettaglio, della consistenza degli edifici presenti nell’area.
Inoltre ad integrazione delle indagini eseguite a supporto del Progetto
Preliminare, sono state eseguite le seguenti indagini:
27 sismiche a rifrazione tomografica, di 115 m di lunghezza ciascuna;
9 sondaggi a carotaggio continuo con prove in foro e prelievo
campioni;
In relazione ai dati ottenuti:
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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è stato definito l’assetto geologico, strutturale ed idrogeologico del
territorio interessato dal tracciato, con particolare attenzione alle zone
ritenute maggiormente critiche;
sono state definite le caratteristiche geologiche e geomeccaniche in
corrispondenza degli imbocchi e dei viadotti;
è stato eseguito uno studio di dettaglio per il rischio caduta massi in
corrispondenza dei tratti all’aperto o in trincea, valutando i possibili
interventi di messa in sicurezza.;
sono stati proposti, in via preliminare da approfondirsi e valutarsi nel
Progetto Esecutivo, protocolli in caso di incidenti quali sversamenti
accidentali o in caso di cavità carsiche individuate in fase realizzativa;
è stato definito un piano di monitoraggio ambientale per la risorsa
idrica locale (torrenti, sorgenti e pozzi/piezometri) e un Piano di
Monitoraggio per le vibrazioni indotte dalla realizzazione del tracciato.
Inquadramento idrologico e morfologico
Per l’inquadramento idrologico e morfologico dell’area interessata
dall’intervento in progetto, ci si è basati sulla cartografia tecnica regionale,
sugli Studi del Reticolo Idrico minore, predisposti dai comuni interessati
dall’intervento, oltre che sulla osservazione diretta del territorio mediante
sopralluoghi, con individuazione dei corsi d’acqua esistenti ed interferenti
con le opere in progetto:
1.
Torrente Valle dei Ronchi;
2.
Torrente Premonte;
3.
Torrente Perlana;
4.
Torrente Azzano;
5.
Torrente Bolvedro.
Essi sono evidenziati, insieme ai loro bacini tributari pertinenti alle sezioni di
verifica, negli allegati elaborati.
Il fattore di pericolosità principale, legato a tali corsi d’acqua, è la possibilità
di trascinamento a valle del materiale detritico in alveo, accumulatosi
soprattutto nella parte più alta, meno acclive, e conseguente potenziale
ostruzione delle luci di ponti e tombini, nonché l’azione erosiva e di
scalzamento delle correnti sulle opere di fondazione degli stessi ponti e
tombini ed altri manufatti di pertinenza del corpo stradale.
In generale, per tutti corsi d’acqua esaminati, si vede come un tirante
idraulico dell’ordine del metro, sia in grado di realizzare una portata
compatibile con quella calcolata e prevista con un tempo di ritorno di 200
anni: si ritiene pertanto adeguato un franco idraulico (distanza minima tra il
pelo libero della corrente in condizione di massima piena e l’intradosso delle
opere di attraversamento stradali) almeno pari a 3 metri, per evitare
l’ostruzione della sezione dell’alveo a causa di eventuali materiali flottanti
trasportati dalla corrente, trattenuti dall’impalcato del ponte.
Per quanto riguarda le indagini geologiche e idrogeologiche effettuate a
supporto della progettazione definitiva si rimanda alla relazione geologica
che contiene il dettaglio degli approfondimenti e dei piani ipotizzati.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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B.2.3 TRAFFICO
Come già evidenziato, per le sue particolari caratteristiche ed il suo
collocamento geografico, la Statale 340 “Regina” e la sua diramazione che
da Menaggio si diparte verso Nord fino ad innestarsi sulla S.S. 36 “del Lago
di Como e dello Spluga”, rappresentano un itinerario obbligato e senza
alternative viabilistiche lungo la sponda occidentale del Lago di Como.
Dal punto di vista paesaggistico e turistico, la Statale 340 rappresenta una
delle strade più importanti della rete nazionale italiana. Lungo il suo percorso
vengono poste in relazione località di richiamo internazionale quali Como,
Cernobbio, Menaggio, Porlezza, Dongo, per citarne alcune. Inoltre, la SS 340
pone in collegamento l’Italia con la Confederazione Elvetica (Lugano) e, con
la sua diramazione, Saint Moritz (CH) e la Valtellina. Lungo la sponda
occidentale del Lago di Como, insistono strutture ricettive e private di
interesse mondiale (residenze Napoleoniche e ville del XVII e XVIII secolo)
ed un “sistema” di edifici storici e di culto di primaria importanza.
Col passare degli anni, l’aumento del volume di traffico e la progressiva
urbanizzazione della fascia costiera del lago e dei rilievi retrostanti, hanno
generato una situazione insostenibile sia per chi circola sulla statale che per
le popolazioni che vivono lungo di essa, con il conseguente decadimento
delle condizioni di vivibilità e di relazioni sociali delle popolazioni coinvolte.
Tutte le varianti realizzate lungo questa arteria a partire dagli anni ’50 in poi,
prima dalla Provincia di Como e successivamente dall’ ANAS, sono state
finalizzate alla ricerca di tracciati alternativi, realizzando interventi puntuali
(varianti agli abitati) allo scopo di risolvere situazioni di pericolosità stradale
e rallentamenti del traffico legati soprattutto al calibro della carreggiata.
In una pubblicazione estratta da “La rivista della strada” risalente all’anno
1965, il Prof. Aimone Jelmoni, - considerato il padre dell’Autostrada del Sole
- illustra il progetto dell’ Autostrada Lariana motivando la necessità della
realizzazione di un collegamento di tipo autostradale Como-MenaggioChiavenna, all’interno di un progetto preliminare da lui predisposto e
finanziato dalla Camera di Commercio di Como. Il Prof. Jelmoni nella sua
relazione metteva in evidenza che l’intervento doveva essere volto alla
realizzazione di una strada “chiusa” in modo da evitare l’aggressione edilizia
del territorio, considerate le caratteristiche paesaggistiche incomparabili del
territorio.
Il Prof. Jelmoni asseriva che per il traffico di breve distanza e per quello
vicinale “…rimarrà la strada esistente,…” la quale “.. potrà rispondere ancora
soddisfacentemente bene, una volta che venga sollevata dal passaggio del
grande traffico” ed inoltre che la strada esistente avrebbe potuto ospitare il
“… traffico turistico che possiamo definire contemplativo e pensoso e che
ama percorrere strade lente e tranquille ….”.
Anche la realizzazione del presente intervento si colloca chiaramente nella
medesima ottica, andando a confermare l’importanza una variante “chiusa”,
distante dalla zona ormai urbanizzata senza soluzione di continuità lungo
tutto il tratto interessato dalla variante, senza creare interconnessioni con
altra viabilità esistente.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Non esistendo in tale tratto viabilità alternativa alla S.S. 340, è evidente che
il traffico che interesserà la variante sarà il medesimo che percorre
attualmente la Statale “Regina”, ad eccezione di quello locale che continuerà
ad utilizzare la sede esistente; occorre però considerare che la nuova
variante, garantendo un collegamento più veloce e sicuro, attrarrà un parte
di quel traffico che oggi utilizza itinerari differenti.
La sezione stradale adottata (C2 prevista dal D.M. 6792 del 5.11.2001) è
omogenea agli interventi di nuova realizzazione eseguiti a monte e a valle
dell’opera in progetto, nonché al calibro massimo del tratto di strada che va
a sostituire.
Si evidenzia, infine, che la morfologia del territorio è tale da non permettere
soluzioni alternative a quelle proposte in via preliminare in quanto la Statale
si snoda lungo il limite inferiore del versante occidentale prealpino tipico del
Lago di Como. In altri termini, sul lato occidentale è presente un versante
con elevata acclività verso il Lago e la strada “Regina” si colloca lungo il
ciglio a lago, nell’unico punto ove i sedimenti di varia origine ne hanno
consentito la costruzione. Per tale ragione, in più punti, si registrano
consistenti cedimenti verso il lago della strada esistente, la cui fragilità
rappresenta un’altra delle problematiche urgenti che hanno determinato la
necessità di provvedere alla progettazione di una viabilità alternativa.
Con queste premesse appare irrilevante predisporre una analisi costi-benefici
in quanto gli aspetti paesaggistici, storici, turistici, strutturali sono prevalenti
rispetto al parametro economico che non è rappresentativo ai fini della
giustificazione della realizzazione dell’opera.
Quantunque ciò sia vero, vengono di seguito fatte alcune valutazioni in
merito ai benefici, esclusivamente economici, sul trasporto, legati alla
realizzazione dell’opera.
Tali valutazioni vengono condotte su un veicolo leggero, con a bordo il solo
conducente. Il costo orario, che viene attribuito alla sola classe di veicoli
leggeri - ritenendo trascurabile l’incidenza del 5% di veicoli pesanti - è di 25
€/h.
Il volume di traffico che si prevede interesserà la variante è pari a circa
9.500 veic/giorno.
Il tempo impiegato a percorrere la strada esistente è:
ta = 9,5 km/30 km/h = 0,31 h pari a 19 minuti (per viamichelin è pari a 22
min)
Il tempo impiegato a percorrere la variante è:
tf = 9,5 km/70 km/ora = 0,13 h pari a 8,15 minuti
La differenza è pari a 10,85 minuti.
Il risparmio temporale giornaliero è pari a:
10,85 min x 9.500 veic/g =103.075 min x veic/g
In ore:
103.075 / 60 = 1.718 h
La differenza del costo del trasporto è quindi pari a:
1.718 h x 25 €/h = 42.950 €/g
In un anno (si può considerare 365 giorni in quanto il traffico festivo è
assimilabile al feriale):
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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42.950 x 365 = € 15.600.000 €
In 30 anni si potrebbe conseguire un risparmio per la collettività pari a € 460
mil€
B.2.4 STUDIO IMPATTO AMBIENTALE
In applicazione della vigente normativa, il progetto definitivo è corredato
dallo Studio di Impatto Ambientale (SIA) progetto che analizza le
ripercussioni sul territorio generate dalla realizzazione della variante.
Dopo una prima analisi delle caratteristiche tecniche e geometriche
dell’opera viene sviluppato un quadro di riferimento programmatico, nel
quale si procede ad una verifica di compatibilità dell’intervento con il sistema
delle aree regionali protette, la rete ecologica provinciale, il paesaggio ed il
sistema dei vincoli paesaggistici.
Successivamente lo studio prende in considerazione ed analizza tutti gli
aspetti che generano ricadute sul territorio attraversato:
Atmosfera
Suolo, sottosuolo e circolazione idrica sotterranea
Acque superficiali
Vegetazione e flora
Fauna
Ecosistemi
Paesaggio e patrimonio storico e culturale
Rumore
Data la delicatezza delle aree in cui il nuovo intervento si sviluppa, lo studio
affronta ed approfondisce in maniera importante ciascuna delle sopraccitate
tematiche, prevedere prevedendo peraltro quelle opere compensative e di
mitigazione ambientale che permettano di contenere quanto più possibile
l’impatto che la realizzazione della variante avrà sul territorio attraversato e
circostante ad essa.
B.2.5 ARCHEOLOGIA
Lo studio, attraverso ricerche bibliografiche e d’archivio nonché indagine
territoriale costituita da rilievi di superficie ed interpretazione di fotografie
aeree, delinea il quadro archeologico dell’area interessata dall’opera in
ordine ad entrambe le soluzioni progettuali proposte.
I controlli d’archivio e territoriali hanno evidenziato l’esistenza di 26 “contesti
archeologici” che sono stati trattati ciascuno con una scheda dedicata.
Di detti contesti quello maggiormente significativo è rappresentato dalla
Torre di Spurano, posto nelle immediate vicinanze del tracciato nel tratto a
cielo aperto in comune di Tremezzina (loc. Ossuccio).
In corrispondenza della Torre di Spurano il progetto prevede la costruzione
di una galleria artificiale con la quale è possibile “riconnettere
funzionalmente e paesaggisticamente” il territorio retrostante .
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Prima della costruzione della galleria artificiale occorrerà il supporto
dell’assistenza archeologica durante le operazioni di scavo per l’impostazione
delle fondazioni (larea della Torre di Spurano è ad elevato rischio di
ritrovamenti archeologici)
B.2.6 AZIENDE A RISCHIO RILEVANTE
Dalla documentazione presente agli atti, le A.R.I.R. non risultano ubicate in
prossimità dell’infrastruttura. In particolare non sono presenti A.R.I.R. nei
territori dei Comuni attraversati dall’infrastruttura, in quelli immediatamente
confinanti o comunque sufficientemente vicini. Le A.R.I.R. presenti sul
territorio provinciale sono collocate a distanze tali che l’effetto di un
incidente verosimile non può ritenersi significativo per l’infrastruttura in
progetto.
In base a quanto sopra esposto e meglio esplicitato nella relazione specifica,
non si rileva la presenza di A.R.I.R. che possano ragionevolmente interferire
con l’infrastruttura in progetto.
B.3. IL PROGETTO DEFINITIVO
I criteri che hanno guidato le scelte progettuali possono essere riassunti nei
seguenti:
1.
sostenibilità ambientale e paesaggistica;
2.
efficacia trasportistica dell’opera;
3.
sostenibilità economica in relazione ai costi di costruzione ed ai costi di
manutenzione dell’opera.
Per quanto riguarda i materiali da utilizzare nella costruzione
dell’infrastruttura si rimanda alle relazioni e agli elaborati grafici specialistici
presenti all’interno del progetto.
Relativamente alle criticità paesaggistico/ambientali da superare si è già
detto nei precedenti capitoli. Si rimarca in questa sede l’estrema complessità
nella ricerca di soluzioni progettuali meno impattanti in ordine
all’inserimento delle opere in una zona morfologicamente diversificata e
caratterizzata da forti acclività verso lago, in un territorio che presenta
caratteristiche paesaggistiche di straordinaria bellezza.
Per quanto riguarda il materiale proveniente dagli scavi si rimanda al Piano
di Utilizzo delle terre e delle rocce da scavo. In estrema sintesi, si sottolinea
che, tolta la parte relativa al riutilizzo diretto del materiale in cantiere, la
parte rimanente ha la seguente consistenza volumetrica:
1)
dal portale Sud (Colonno) circa 475.000 m3;
2)
dal portale Nord (Griante) circa 850.000 m3;
per un volume complessivo da allontanare pari a circa 1.325.000 m3.
Le restanti quantità di materiale, pari a circa 235.000,00 m3, verranno
trasferite, in conformità al piano di utilizzo, per la realizzazione di sottofondi
e massicciate stradali, rinterri, rilevati e rimodellazioni, rivestimenti di opere
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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strutturali (muri e fabbricati impiantistici) o nel processo produttivo dei
calcestruzzi necessari all’opera, in sostituzione del materiale di cava
Differenze tra progetto preliminare e definitivo
Il presente livello di progettazione ricalca in modo pressoché invariato il
tracciato previsto nel precedente livello progettuale, apportando importanti
modifiche migliorative rispetto al precedente preliminare.
Tra le differenze apportate importante spicca quella dell’allontanamento del
tracciato dal Santuario della Beata Vergine del Soccorso in termini altimetrici
(abbassamento in corrispondenza della valle Perlana di oltre 12 metri); tale
modifica altimetrica si riverbera sul tracciato consentendo l’abbassamento di
oltre 2 m della piattaforma stradale in corrispondenza della Torre di
Spurano.
Un’altra novità introdotta consiste nella realizzazione di una galleria
artificiale che, in corrispondenza della Torre di Spurano, si sviluppa per una
lunghezza pari a m 125 (come descritto nel precedente capitolo 2.4).
Ulteriore importante variazione apportata è quella relativa all’incremento del
diametro della galleria di emergenza, che passa da 3,90 m a 5,30 m interni.
Tale variazione permette di evitare la costruzione delle due piste provvisorie
di cantiere previste dall’ipotesi di cantierizzazione preliminare. Le due piste
infatti sarebbero state difficilmente mascherabili da un punto di vista del
paesaggio, in quanto avrebbero comportato la costruzione di muri alti e
tornanti, pur prevedendo di adottare pendenze nell’ordine del 30% al fine di
raggiungere, dalla SS 340 esistente, la quota di scorrimento della variante in
progetto. Con l’aumento dimensionale della galleria di emergenza si può
utilizzare la stessa per le operazioni di cantierizzazione ai fronti opposti della
galleria principale evitando così di realizzare piste provvisorie di cantiere che
comunque avrebbero dovuto rimanere in esercizio non meno di 6 anni con
evidenti ripercussioni negative e probabilmente permanenti in relazione agli
aspetti ambientali.
Altro elemento di novità rispetto al progetto preliminare è la previsione di
disporre barriere di protezione laterale dalla caduta massi lungo i tratti di
strada a cielo aperto. Le barriere si sono rese necessarie in seguito
all’approfondimento dello studio geologico e geomorfologico dell’area
interessata dalle opere. Alte 5 metri, saranno del tipo ad assorbimento di
energia, in grado di assorbire impatti fino a 3000 KJ e verranno disposte a
protezione dei tratti a cielo aperto.
Infine, rispetto al progetto preliminare è stato incrementata la sezione del
salto di montone “inverso” in Comune di Colonno, portandolo da
monodirezionale a bidirezionale. Tale modifica è legata alla cantierizzazione
dell’opera, non essendo assolutamente sostenibile ipotizzare per la durata
del cantiere (circa 6 anni) chiusure o limitazioni all’attuale traffico veicolare.
Questa modifica, permettendo di deviare nel salto di montone entrambi i
sensi di marcia del traffico scorrente lungo la SS 340, consentirà una più
agevole e sicura gestione del cantiere garantendo maggiori spazi di lavoro in
un ambito altrimenti troppo ristretto.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Il tracciato stradale
Il tracciato stradale principale presenta una lunghezza totale di circa
9.800,00 m, con innesto lato sud, in prossimità del cimitero di Colonno e
sbocco Nord in Comune di Griante, località “Cà Bianca”.
La carreggiata prevista è la C2 con corsie da 3.5 m e banchina da 1.25 m,
per una larghezza complessiva di carreggiata di 9,5 m, che viene portata a
13,00 m nei tratti in cui è prevista la realizzazione della corsia di
arrampicamento.
Dove necessario inoltre si prevede la realizzazione dei necessari allargamenti
per la visibilità; l’asse stradale è stato progettato per l’intervallo di velocità
60-100 km/h, che risulta essere verificato su tutta la variante.
Nei tratti in galleria oltre alla piattaforma stradale è previsto un ulteriore
allargamento di 1,05 metri per ciascun lato, necessari al posizionamento
dell’elemento redirettivo ed all’alloggiamento degli impianti della segnaletica
e della dotazione impiantistica della galleria.
Il primo tratto, a cielo aperto, prevede la realizzazione degli svincoli di
connessione con l’attuale tracciato della S.S. 340, poi alla progressiva
230,00 il nuovo asse entra in galleria (Comacina) con una pendenza
longitudinale del 4.58% ed una lunghezza totale di 2.095,00 m. La galleria
“Comacina” permette di guadagnare quota in modo da uscire all’aperto alle
spalle dei centri abitati di Sala Comacina e Ossuccio in una zona distante dal
lago e non ancora urbanizzata. L’imbocco sud è costituito da tre gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 11,00 (9,50 m + 1,50 m per allargamento di visibilità) e larghezza
massima interna di m 13,10, compresi elementi redirettivi e spazi destinati
alla dotazione impiantistica;
•
il cunicolo di emergenza posto a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
•
la galleria del
“salto di montone inverso”, che presenta una
piattaforma pari a m 9,50 e larghezza totale di 10,40 (inverso in quanto la
strada secondaria passa sotto quella principale).
Il salto di montone, lungo circa 225 metri e interamente in
galleria,costituisce la connessione tra la viabilità esistente e quella in
progetto; in particolare riconnette la corsia di marcia verso Sud da Colonno
verso Argegno. La corsia in direzione Nord invece viene realizzata
all’esterno, lato lago, ed è l’unica piattaforma stradale dell’imbocco Sud che
non si snoda in galleria.
Nella zona di imbocco sono inoltre presenti i manufatti per l’alloggiamento
degli impianti tecnologici a servizio delle gallerie, nonché la sala soffianti
che alimenta la sovrappressione della galleria di emergenza.
L’imbocco Nord della galleria “Comacina” si sviluppa in prossimità della Valle
dei Ronchi. E’ costituito da un portale con due gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 12,00 e larghezza massima interna pari a m 14,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Data la immediata prossimità della valle con l’imbocco, il portale della
galleria di emergenza è stato collocato sopra la volta della galleria principale.
Ciò consente di non interferire con l’alveo della Valle dei Ronchi, situato a
ridosso del portale, e rende possibile la realizzazione contestuale del
manufatto di scavalco della valle stessa con un ponte a struttura mista
acciaio/calcestruzzo avente luce pari a m 21,00.
L’imbocco è completato dalle costruzioni per gli impianti tecnologici delle
gallerie e dalle vasche per gli impianti antincendio.
Si procede quindi all’aperto per un tratto di 820 m circa posto a monte degli
abitati di Sala Comacina ed Ossuccio, che si prevede a tre corsie: una, in
discesa, in direzione Sud, due invece, in salita, in direzione Nord per
permettere il superamento dei mezzi più lenti; in questo tratto è presente la
galleria artificiale “Spurano”, lunga m 125 ed anch’essa a tre corsie, posta in
corrispondenza della omonima Torre.
Il tratto all’aperto prevede inoltre, appena a Sud della galleria artificiale, lo
scavalco del torrente Premonte con ponte di luce pari a m 25,00 m previsto
a struttura mista acciaio/calcestruzzo.
Si incontrano poi altre due gallerie con pendenze longitudinali modeste dello
0,4% (Perlana 1 e Perlana 2) rispettivamente lunghe 625,00 m e 2.050,00
m, separate da un breve tratto all’aperto per superare la Val Perlana. Ciò
avviene con un ponte a campata unica di luce pari a m 25,00 previsto
anch’esso in struttura mista acciaio/calcestruzzo.
L’impalcato, vista la valle morfologia dei luoghi (la valle è molto incisa) e la
distanza dal lago, risulta poco visibile e quindi poco percepibile dal punto di
vista paesaggistico.
Per quanto riguarda il contenimento del rumore, è prevista la realizzazione di
barriere fonoassorbenti sul lato di valle del ponte.
L’imbocco Sud della galleria “Perlana 1” presenta un portale con la sola
galleria principale (larghezza totale 13,40 m) in quanto la lunghezza
relativamente modesta della galleria non rende necessaria la realizzazione in
affiancamento galleria del cunicolo di emergenza. Lo stesso dicasi per
l’imbocco Nord, avente larghezza totale di m 12,10.
Anche in corrispondenza dell’imbocco Sud della galleria “Perlana 1” sono
presenti i manufatti relativi agli impianti tecnici a servizio delle gallerie, che
ricomprendono anche le vasche antincendio.
L’imbocco Sud della galleria “Perlana 2” è costituito da un portale con due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 10,00 compreso allargamento di visibilità pari a 0,50 m – e larghezza totale interna
pari a m 12,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti;
All’imbocco Nord della galleria “Perlana 2” con sboccano le medesime due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 9,50 –
quindi senza allargamento della piattaforma – e interno larghezza totale
interna pari a m 11,60;
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•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale.
Anche in questo imbocco è prevista la realizzazione delle costruzione per
alloggiare gli impianti tecnologici: impianti elettrici per la galleria principale,
sala soffianti per la galleria di emergenza e vasche antincendio.
Dalla sbocco Nord della galleria Perlana 2, si ripassa a cielo aperto per un
tratto di altri 910 m, anche in questo caso in una zona non urbanizzata e
distante dal cono di visibilità diretto dalla sponda del lago, nel territorio di
Mezzegra.
A circa metà di questo tratto è presente una breve galleria (Bonzanigo),
lunga 125,00 m, necessaria per superare una importante piega tettonica in
un ammasso sedimentario di “calcare di Zu”.
Anche questo tratto a cielo aperto è a tre corsie: una, in discesa in direzione
Nord, due, in salita, in direzione Sud che assolvono la medesima funzione di
fluidificazione del traffico di quelle descritte in precedenza.
S’imbocca quindi l’ultima nonché la più lunga galleria (Tremezzina) che, con
una lunghezza totale di 2.730,00 m e una pendenza costante del 4.35%,
permette di riportarsi a quota lago in corrispondenza dello svincolo con la
S.S. 340 in comune di Griante; per permettere un corretto approccio alla
galleria sarà necessaria la realizzazione di un manufatto parzialmente a
sbalzo in fregio al torrente Bolvedro, che in quel tratto corre parallelamente
al tracciato.
L’imbocco Sud della galleria “Tremezzina” è costituito da un portale con due
gallerie:
•
la galleria principale che presenta una piattaforma pari a m 10,00 –
con allargamento della piattaforma pari a m 0,50 – e interno larghezza
totale interna pari a m 12,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale che
presenta un diametro di m 5,30 netti.
Anche in questo ambito saranno realizzati i manufatti per gli impianti
tecnologici: impianti elettrici per la galleria principale, sala soffianti per la
galleria di emergenza e vasche antincendio.
Nell’imbocco Nord di questa galleria costituito sono presenti tre gallerie:
•
la galleria principale della variante che presenta una piattaforma pari a
m 11,00 - con allargamento della piattaforma pari a 1,50 m - e dimensione
max trasversale interna pari m 13,10;
•
la galleria di emergenza posta a monte della galleria principale.
•
la galleria del “salto di montone”, lunga 100 m e con una piattaforma
pari a m 6,50, che provenendo da Nord, scavalca il portale della galleria
principale e successivamente scende a cielo aperto verso l’abitato di Griante
ed il lungolago della Tremezzina.
Il salto di montone costituisce la connessione tra la viabilità esistente e
quella in progetto; infatti, come sopra descritto, riconnette la corsia di
marcia verso Sud da Menaggio a Tremezzo. La corsia verso Nord invece
viene realizzata a cielo aperto, lato lago. Anche in questo imbocco sono
presenti i medesimi impianto previsti nel portale Sud della galleria.
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A 230 metri di distanza dal portale termina la variante e la nuova viabilità si
innesta su quella esistente, appena a valle del portale Sud della Variante di
Menaggio, recentemente realizzata.
Il tratto iniziale di tutte le gallerie e dei cunicoli di emergenza, nei tratti a
copertura ridotta, è costituito da portali artificiali aventi lunghezza variabile
tra i 5 ed i 35 metri.
Nelle aree esterne della zona degli imbocchi è prevista la realizzazione dei
piazzali, di dimensioni variabili, su cui realizzare i fabbricati destinati ad
alloggiare i servizi tecnologici; tali aree saranno dimensionate al fine di
consentire l’accesso dei mezzi necessari alla posa ed alla futura
manutenzione degli impianti, che prevedono la presenza di macchinari aventi
ingombri e pesi notevoli, quali trasformatori, quadri, pompe e soffianti.
I tratti a cielo aperto correranno, come anticipato, perlopiù a mezza costa e
ciò implica la necessità di realizzare muri sia di sostegno che di controriva
che in alcuni tratti avranno altezze anche superiori a 10 metri; in alcuni
ambiti invece la strada correrà in trincea mentre brevi tratti, localizzati in
prossimità dello scavalco dei corsi d’acqua, saranno in rilevato, tra muri.
Ove possibile, in ordine alle caratteristiche geomeccaniche degli ammassi
rocciosi attraversati, le pareti a monte saranno profilate in modo da
consentire la possibilità di mitigazioni ambientali e messe in sicurezza
tramite l’esecuzione di consolidamenti e posa di reti paramassi appoggiate.
Tutti i manufatti (muri, portali artificiali e manufatti impiantistici) saranno
realizzati in cemento armato e rivestiti con la pietra del luogo recuperata
dallo scavo delle gallerie; in particolare dallo scavo del primo tratto della
galleria Comacina si ricaveranno ingenti quantitativi di calcari di Moltrasio,
pietra particolarmente adatto allo scopo e storicamente utilizzata come
principale materiale da costruzione lungo le sponde del lago di Como.
Per le gallerie Comacina, Perlana 2 e Tremezzina si prevede, come detto, la
realizzazione di un cunicolo di sicurezza parallelo alla galleria principale
nonché la predisposizione di piazzole di emergenza ogni 300 metri, disposte
alternativamente sui due lati. Le due gallerie sono interconnesse da passaggi
di sicurezza, opportunamente sezionati con zone filtro, ad interdistanza
costante di 150 m.
Questa scelta progettuale, fortemente innovativa e che caratterizza in modo
importante la nuova opera, ha permesso di ottenere:
la semplificazione dell’impianto di ventilazione, che è possibile
realizzare con una tipologia di ventilazione longitudinale anziché
semitrasversale;
l’eliminazione di costose è impattanti centrali di ventilazione nonché
dei camini di ventilazione lungo l’asse delle gallerie;
un sensibile aumento degli standard di sicurezza per gli utenti della
nuova infrastruttura;
la diminuzione importante dei costi di realizzazione e successiva
gestione dell’opera.
Altro aspetto fondamentale a favore del cunicolo laterale è che,
prevedendone la realizzazione mediante l’utilizzo di macchine TBM (Tunnel
Boring Machine) in una fase precedente a quella costruzione dello scavo
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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della galleria principale, esso può essere utilizzato come prospezione
geologica in avanzamento, garantendo la possibilità di evidenziare fin da
subito eventuali sorprese geologiche che dovessero palesarsi lungo il
tracciato.
Inoltre la realizzazione anticipata del cunicolo rappresenterebbe un
importante elemento in ordine alla sicurezza in fase di lavorazione, potendo
rappresentare una via d’esodo qualora fosse collegata alla galleria principale
contestualmente all’avanzamento di quest’ultima.
Dal punto di vista ambientale sono state esperite tutta una serie di indagini
indispensabili: idrologico, idraulico, geologiche, idrogeologiche, geotecnico,
archeologico, paesaggistico, per i cui contenuti si rimanda alle relative
relazioni.
B.4. FATTIBILITÀ DELL’OPERA
Dal punto di vista ingegneristico l’opera presenta difficoltà esecutive legate
alla realizzazione del tracciato all’aperto che si snoda per la quasi totalità a
“mezza costa”. Ciò presuppone l’esecuzione di scavi a monte e riempimenti a
valle che, data la notevole acclività dei terreni, risultano operativamente
impegnativi.
Si tratta di una infrastruttura complessa che prevede opere importanti sia
dal punto di vista strutturale che impiantistico, anche in funzione
dell’interazione tra questi due aspetti.
La cantierizzazione dovrà svilupparsi tenendo conto dei fattori che
influenzano la realizzabilità dell’opera e che sono costituiti essenzialmente
dalla ristrettezza degli spazi disponibili per il cantiere e dalla
movimentazione delle notevoli quantità di materie provenienti dagli scavi.
Tali difficoltà vengono accentuate dal paesaggio esistente - descritto
ampiamente nei testi di letteratura italiana e straniera - ed impongono la
massima delicatezza dell’approccio esecutivo delle opere soprattutto con
riferimento all’inserimento delle stesse nel paesaggio esistente.
La notevole distanza delle aree in grado di ricevere i consistenti volumi
derivanti dallo scavo delle gallerie, la difficoltà di reperire aree di cantiere ed
in particolare aree per lo stoccaggio e la lavorazione dei materiali, nonché la
difficoltà di accesso alle varie zone di cantiere rappresentano una delle
principali tematiche progettuali dell’intera opera e hanno profondamente
condizionato le scelte progettuali.
I limiti geometrici e strutturali della strada attuale rendono insostenibile la
possibilità di utilizzarla per il transito dei mezzi di cantiere e determinano la
necessità di considerare i due imbocchi Nord e Sud (Griante e Colonno)
come due cantieri separati e distinti.
In ordine a questa necessità ed allo scopo di evitare quanto più possibile lo
spostamento dei materiali di scavo, si è previsto di individuare quanto più
vicino al cantiere due aree in cui procedere al trattamento ed alla
trasformazione dei materiali al fine del riutilizzo nel cantiere.
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Sono state perciò destinate a tale scopo due siti come centrali di vagliatura e
betonaggio: uno in Comune di Grandola e Uniti per il portale Nord ed uno in
comune di Castiglione Intelvi per quello Sud.
Inoltre si sono stabilite due diverse modalità per allontanare i materiali in
eccesso dagli imbocchi di Colonno e Griante.
Per quanto riguarda lo smarino dal lato sud (Colonno), si prevede
l’allontanamento di circa 475.000,00 mc di materiale eccedente, su strada
fino alla destinazione finale, posta a Sud di Como.
Diversa scelta invece è stata necessaria per quanto attiene il portale nord
(Griante), dal quale è previsto l’allontanamento di circa 850.000,00 mc, la
cui destinazione finale è posta a 100 km di distanza, a sud di Lecco.
Non essendo sostenibile né economicamente né ambientalmente lo
spostamento su gomma, è stata prevista la realizzazione di due approdi (uno
in corrispondenza del nuovo portale di Griante, l’altro in comune di Mandello
del Lario, località Moregallo) che permetteranno di movimentare il materiale
via lago mediante l’utilizzo di chiatte, ricorrendo allo spostamento su strada
soltanto per gli ultimi chilometri del percorso.
B.4.1 DISPONIBILITÀ DELLE AREE
Il progetto è stato condiviso da tutti i comuni attraversati e con gli stessi
sono state individuate le aree necessarie alla realizzazione del tracciato
inserendo l’infrastruttura nei relativi strumenti urbanistici.
Sono interessati dai lavori aree di soggetti privati, di proprietà di enti
territoriali (Comuni e Provincia)e demaniali; si prevede l’abbattimento di due
piccoli rustici montani posti lungo il tracciato.
Per la maggior parte di essi è prevista l’occupazione definitiva, che
riguarderà sia le aree necessarie alla realizzazione del corpo stradale e delle
relative pertinenze che quelle da destinare alle opere di mitigazione
ambientale; si procederà inoltre a costituzione di servitù per le aree poste
sopra le gallerie dove la copertura è ridotta ed alla occupazione temporanea
delle aree da utilizzare ai fini della cantierizzazione.
Per tutti gli immobili sono state individuate le consistenze e i relativi
parametri espropriativi per i quali si rimanda agli specifici elaborati.
Il nuovo tracciato correrà molto a monte degli abitati, in una zona
tipicamente semimontana, non intercettando strade, ma soltanto mulattiere
e sentieri in grado di essere percorsi da mezzi di piccole dimensioni; infatti,
dipartendosi da antichi nuclei abitati caratterizzati da strade particolarmente
strette, la viabilità interferita non può essere percorsa che da mezzi non più
larghi di 1,,60-1,70 m ed in grado di affrontare pendenze impegnative,
nell’ordine anche del 25-30 %.
Sentieri e mulattiere interferite verranno comunque tutte riconnessi tramite
la realizzazione di sottopassi oppure deviati sui portali delle gallerie, al fine
di evitare di intercludere le porzioni di territorio poste a monte della
variante.
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B.4.2 CRONOPROGRAMMA DELLE FASI ATTUATIVE
La durata dei lavori è prevista in sei anni a partire dalla data di consegna dei
lavori.
Per quanto riguarda invece la fase di approvazione del progetto e di appalto
delle opere, si può ipotizzare la seguente tempistica:
•
Inizio consegna progetto definito per appalto integrato ad ANAS in
data 30.09.2014;
•
Verifica del progetto definitivo da parte di ANAS entro il 10 novembre
2014;
•
Richiesta pareri ai vari Enti/Ministeri interessati - VIA e indizione
Conferenza dei Servizi entro il 10 marzo 2015;
•
Eventuali integrazioni del progetto a seguito di prescrizioni entro il 10
maggio 2015;
•
Validazione progetto definitivo entro il 30 giugno 2015 ;
•
Approvazione Progetto definitivo e dichiarazione di pubblica utilità;
acquisizione aree entro il 30 giugno 2015;
•
Pubblicazione bando di gara entro luglio 2015;
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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
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INDICE
C.
Stato ambientale di riferimento ............................................. 6
C.1. Stato del clima e dell’atmosfera .................................................. 6
C.1.1 Dati meteorologici .................................................................. 6
C.1.1.1. Analisi dei dati anemologici ............................................. 8
C.1.1.2. stabilità atmosferica ......................................................11
C.1.2 Qualità dell’aria ....................................................................12
C.1.2.1. analisi dei dati di NO2 ....................................................15
C.1.2.2. analisi dei dati di SO2 ....................................................17
C.1.2.3. analisi dei dati di CO .....................................................17
C.1.2.4. analisi dei dati di PM10 ..................................................19
C.1.2.5. analisi dei dati di O3 ......................................................22
C.1.2.6. analisi dei dati di benzene..............................................24
C.2. Stato ambientale per rumore e vibrazioni ...................................26
C.3. Stato del suolo e del sottosuolo .................................................27
C.3.1 Destinazione d’uso del suolo ...................................................28
C.3.2 Elementi di geomorfologia ......................................................30
C.3.3 Elementi di tettonica .............................................................31
C.3.4 Elementi litologico stratigrafici ................................................31
C.3.4.1. Substrato roccioso ........................................................32
C.3.4.2. Depositi superficiali .......................................................36
C.4. Stato delle acque sotterranee ....................................................39
C.4.1 Inquadramento idrogeologico .................................................40
C.4.1.1. Vulnerabilita delle acque sotterrane ................................41
C.5. Stato delle acque superficiali .....................................................52
C.5.1 Lago di Como .......................................................................52
C.5.1.1. Caratteristiche limnologiche del lago ...............................52
C.5.1.2. Qualità fisico-chimica ....................................................53
C.5.1.3. Vegetazione acquatica ...................................................54
C.5.1.4. Fauna macrobentonica ..................................................54
C.5.1.5. Zooplancton .................................................................56
C.5.1.6. Fitoplancton .................................................................57
C.5.2 Corsi d’acqua .......................................................................58
C.5.2.2. Metodologie di indagine .................................................63
C.5.3 Stato di fatto: Torrente Perlana ..............................................71
C.5.3.1. Parametri chimico-fisici .................................................71
C.5.3.2. Indice LIMeco...............................................................73
C.5.3.3. Comunità macrobentonica .............................................74
C.5.3.4. Indice STAR_ICMi .........................................................76
C.5.4 Stato di fatto: torrenti minori e temporanei ..............................79
C.5.4.1. Torrente Valle dei Ronchi ...............................................79
C.5.4.2. Torrente Premonte........................................................81
C.5.4.3. Torrente Azzano ...........................................................84
C.5.4.4. Torrente Bolvedro .........................................................87
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C.5.5 Considerazioni conclusive sulla qualità della componente
idrobiologica ................................................................................... 88
C.5.6 Individuazione delle aree sensibili .......................................... 89
C.5.7 Fonti bibliografiche utilizzate .................................................. 90
C.6. Stato della vegetazione e della flora .......................................... 92
C.6.1 Metodo di rilievo floristico della vegetazione ............................ 92
C.6.2 Descrizione generale dell’area ................................................ 93
C.6.3 Fitoclima e vegetazione potenziale ......................................... 93
C.6.4 Analisi delle formazioni vegetali ............................................. 95
C.6.5 Specie floristiche di interesse comunitario e/o nazionale.......... 105
C.6.5.1. Habitat Natura2000.................................................... 105
C.6.5.2. Specie endemiche e di interesse naturalistico ................ 109
C.6.6 Naturalità e sensibilità delle formazioni ................................. 110
C.6.7 Individuazione delle aree sensibili ........................................ 111
C.6.8 Fonti bibliografiche utilizzate ................................................ 112
C.7. Stato della fauna .................................................................. 113
C.7.1 Fauna a priorità di conservazione ......................................... 113
C.7.2 Caratterizzazione della fauna locale ...................................... 116
C.7.2.1. Invertebrati............................................................... 116
C.7.2.2. Pesci ........................................................................ 117
C.7.2.3. Rettili e Anfibi ............................................................ 130
C.7.2.4. Uccelli ...................................................................... 135
C.7.2.5. Mammiferi ................................................................ 143
C.7.3 Considerazioni conclusive sulla componente faunistica ............ 146
C.7.4 Individuazione delle aree sensibili ........................................ 147
C.7.5 Fonti bibliografiche utilizzate ................................................ 149
C.8. Stato degli ecosistemi ............................................................ 150
C.8.1 Individuazione degli ecosistemi presenti nel territorio ............. 150
C.8.1.1. Rete Ecologica Regionale (RER) ................................... 150
C.8.1.2. Rete Ecologica Provinciale (REP) .................................. 154
C.8.1.3. Definizione degli ecosistemi......................................... 156
C.8.2 Caratterizzazione delle componenti biotiche (specie animali e
vegetali) e abiotiche (sostanze non viventi) dell’ambiente e delle condizioni
chimico-fisiche presenti nelle singole unità ecosistemiche ................... 158
C.8.2.1. Boschi submontani ..................................................... 158
C.8.2.2. Arbusteti montani e submontani .................................. 160
C.8.2.3. Prati magri e pingui .................................................... 160
C.8.2.4. Grotte ...................................................................... 161
C.8.2.5. Torrenti montani e ambienti di forra ............................. 162
C.8.2.6. Ambiente lacustre ...................................................... 167
C.8.3 Rapporto tra il tracciato e le reti ecologiche ........................... 168
C.8.3.1. Il tracciato e la RER .................................................... 168
C.8.3.2. Il tracciato e la REP .................................................... 168
C.8.4 Fonti bibliografiche utilizzate ................................................ 170
C.8.5 Elaborati grafici .................................................................. 171
C.8.5.1. Quadro sinottico delle aree sensibili.............................. 171
C.9. Stato del paesaggio e del patrimonio storico-culturale ............... 173
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9.1 Inquadramento paesaggistico ............................................... 173
C.9.1.1. Metodologia di analisi .................................................. 173
C.9.1.2. L’ambito geografico del “Lario comasco” ........................ 175
C.9.1.3. L’unità tipologica di paesaggio “dei Laghi insubrici” ......... 178
C.9.1.4. L’unita’ di paesaggio “Tremezzina e Isola Comacina” ....... 179
C.9.1.5. Elementi di rilevanza paesaggistica regionale ................. 181
C.9.1.6. Elementi di rilevanza paesaggistica provinciale ............... 184
C.9.1.7. Indirizzi di tutela dei paesaggi dei laghi insubrici ............ 188
C.9.1.8. Beni paesaggistici vincolati ai sensi del D.Lgs 42/2004 .... 193
C.9.1.9. Immobili ed aree di notevole interesse pubblico ............. 194
C.9.1.10. Fonti bibliografiche utilizzate ..................................... 200
C.9.1.11. Elaborati grafici di supporto....................................... 200
C.9.2 Il paesaggio come “sistema di ecosistemi” ............................. 201
C.9.2.1. Le caratteristiche del paesaggio vegetale ....................... 201
C.9.2.2. Definizione delle unita’ di paesaggio .............................. 204
C.9.2.3. Descrizione delle unita’ di paesaggio ............................. 206
C.9.2.4. Individuazione delle unita’ di paesaggio lungo il tracciato . 218
C.9.2.5. Elaborati grafici di supporto ......................................... 220
C.10.
Stato di salute della popolazione ........................................... 221
D.
Impatti ambientali ............................................................. 222
D.1. Scelta dell’alternativa di tracciato ............................................ 222
D.1.1 Atmosfera .......................................................................... 222
D.1.2 Rumore ............................................................................. 223
D.1.3 Acque sotterranee ............................................................... 224
D.1.4 Acque superficiali ................................................................ 224
D.1.5 Vegetazione e flora ............................................................. 225
D.1.6 Fauna ................................................................................ 225
D.1.7 Ecosistemi ......................................................................... 227
D.1.8 Paesaggio .......................................................................... 233
D.2. Impatti per atmosfera e clima ................................................. 234
D.2.1 Impatti in fase di cantiere .................................................... 234
D.2.1.1.
Aree cantiere e logistica............................................ 235
D.2.1.2.
Allontanamento inerti ............................................... 237
D.2.1.3.
Bilancio emissioni .................................................... 239
D.2.1.4.
Emissioni all’interno dei cantieri ................................. 243
D.2.1.5.
Simulazione modellistica cantiere di griante ................ 247
D.2.2 Impatti in fase di esercizio ................................................... 250
D.2.2.1.
Scenari di simulazione .............................................. 250
D.2.2.2.
Dati di Traffico Giornaliero Medio (TGM) ..................... 252
D.2.2.3.
Profilo orario dei veicoli ............................................ 256
D.2.2.4.
fattori di emissione dei mezzi circolanti ....................... 256
D.2.2.5.
Il modello CAL3QHC dell’US-EPA ................................ 257
D.2.2.6.
Il modello GRAL ....................................................... 258
D.2.2.7.
Definizione del dominio di calcolo adottato nelle simulazioni
259
D.2.2.8.
Output delle simulazioni modellistiche ........................ 260
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.2.2.9.
Risultati delle simulazioni .........................................
D.2.2.10. Confronto dei risultati con i Valori Limite di legge ........
D.2.2.11. Analisi dei recettori sensibili .....................................
D.3. Impatti per rumore e vibrazioni ..............................................
D.4. Impatti per suolo e sottosuolo ................................................
D.5. Impatti per acque sotterranee ................................................
D.5.1. Impatti in fase di cantiere .....................................................
D.5.2. Impatti in fase di esercizio ....................................................
D.5.2.1 Protocollo in caso di sversamento ...................................
D.5.2.2 Protocollo in caso di cavità carsiche ................................
D.6. Impatti per acque superficiali .................................................
D.6.1 Impatti in fase di cantiere ...................................................
D.6.2 Impatti in fase di esercizio...................................................
D.7. Impatti per vegetazione e flora ...............................................
D.7.1 Impatti in fase di cantiere ...................................................
D.7.2 Impatti in fase di esercizio...................................................
D.8. Impatti per la fauna ..............................................................
D.8.1 Impatti in fase di cantiere ...................................................
D.8.2 Impatti in fase di esercizio...................................................
D.9. Impatti per gli ecosistemi .......................................................
D.9.1 Impatti in fase di cantiere ...................................................
D.9.2 Impatti in fase di esercizio...................................................
D.10.
Impatti per il paesaggio ed il patrimonio storico culturale ........
D.10.1
Impatti in fase di esercizio ................................................
D.10.1.1. Metodologia di indagine ...........................................
D.10.1.2. Quadro di riferimento dell’esame paesistico ................
D.10.1.3. Suddivisione del progetto in tratti omogenei ...............
D.10.1.4. Classe di sensibilita’ paesistica del sito .......................
D.10.1.5. Grado di incidenza paesistica del progetto ..................
D.10.1.6. Determinazione del livello di impatto paesistico
progetto 353
D.10.1.7. Prospetto riassuntivo dell’impatto paesistico ...............
D.11.
Impatti per la salute pubblica ..............................................
E.
E.1.
E.1.1
E.1.2
E.2.
E.3.
E.3.1
E.3.2
E.4.
E.4.1
E.4.2
E.5.
E.5.1
261
265
267
275
276
278
278
278
278
279
280
280
280
281
281
282
286
286
293
299
299
299
301
301
301
305
306
311
333
del
360
361
Interventi di mitigazione e compensazione ambientale ..... 362
Interventi mitigativi per atmosfera e clima ............................... 362
Fase di cantiere ................................................................. 362
Fase di esercizio ................................................................. 363
Interventi mitigativi per rumore e vibrazioni ............................. 364
Interventi mitigativi per suolo e sottosuolo ............................... 365
Fase di cantiere ................................................................. 365
Fase di esercizio ................................................................. 366
Interventi mitigativi per le acque superficiali ............................ 367
Fase di cantiere ................................................................. 367
Fase di esercizio ................................................................. 367
Interventi mitigativi e compensativi per la flora e la vegetazione . 368
Fase di cantiere ................................................................. 368
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.5.2 Fase di esercizio ................................................................. 369
E.5.3 Realizzazione delle aree di ripristino ...................................... 369
E.6.
Interventi mitigativi e compensativi per la fauna ....................... 372
E.7.
Interventi mitigativi e compensativi per gli ecosistemi ................ 383
E.7.1 Fase di cantiere .................................................................. 383
E.7.2 Fase di esercizio ................................................................. 384
E.8.
Interventi mitigativi e compensativi per il paesaggio .................. 385
E.8.1 Opere di mitigazione ........................................................... 385
E.8.1.1. Tipologie vegetazionali ................................................ 385
E.8.2 Opere di compensazione ...................................................... 390
E.8.2.1. Progetto di compensazione paesaggistica n.1 ................. 391
E.8.2.2. Progetto di compensazione paesaggistica n.2 ................. 392
E.8.3 Prospetto riassuntivo delle aree di mitigazione e compensazione
ambientale .................................................................................... 394
E.8.4 Elaborati grafici .................................................................. 403
E.9.
Interventi mitigativi per la salute pubblica ................................ 406
Pagina 5 di 406
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C. STATO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO
C.1. STATO DEL CLIMA E DELL’ATMOSFERA
C.1.1 DATI METEOROLOGICI
Per la caratterizzazione meteorologica dell’area oggetto dello studio
modellistico sono presenti nell’area di indagine due stazioni appartenenti alla
rete gestita da Arpa Lombardia. Le stazioni sono localizzate a Como (Villa
Gallia) e a Tremezzo.
La stazione di Tremezzo, benché prossima al sito di studio, non rileva
direzione e velocità del vento necessari alla costruzione dell’input al modello
di simulazione. I dati anemologici sono invece acquisiti dalla stazione di
Como. Data la distanza della stazione di Como e le caratteristiche
microclimatiche e orografiche del sito di realizzazione del progetto si è
preferito reperire i dati anemologici rappresentativi dell’area di studio
effettuando una campagna di misura sito-specifica. A tal fine è stato
installato un anemometro ultrasonico triassiale nel Comune di Mezzegra
(Figura C-1). Il sito è in prossimità del futuro tracciato che attraversa l’area
a cielo aperto a nord del punto di misura, ad una distanza di circa 300 m.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
VARIANTE
Meteo
Mezzegra
FIGURA C-1 LOCALIZZAZIONE DELLA STAZIONE DI MEZZEGRA CON ANEMOMETRO ULTRASONICO
Oltre alla direzione e alla velocità del vento, l’anemometro ultrasonico rileva
anche la temperatura sonica, la lunghezza di Monin-Obukhov (L), la velocità
di frizione (Ustar), il flusso di calore sensibile (H0) ed altri parametri derivati
da quelli misurati direttamente.
La stazione quindi, oltre a fornire i dati anemologici locali, permette di
misurare la turbolenza atmosferica attraverso parametri misurati
direttamente dalla strumentazione.
I dati orari necessari all’input al modello di simulazione sono stati rilevati dal
16/10/13 al 28/07/14.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.1.1. ANALISI DEI DATI ANEMOLOGICI
I dati di direzione e velocità del vento del periodo di riferimento sono stati
elaborati per costruire la “rosa dei venti” che descrive la frequenza di
provenienza del vento dalle diverse direzioni, includendo anche
l’informazione relativa alla velocità.
La Figura C-2 riporta la rosa dei venti complessiva ottenuta dai dati orari
acquisiti dalla stazione di Mezzegra dal 16/10/13 al 28/07/14.
N
N-NW
N-NE
NW
NE
W-NW
E-NE
W
E
0%
4%
8%
12%
16%
W-SW
20%
E-SE
SW
SE
S-SW
S-SE
S
FIGURA C-2 ROSA DEI VENTI COMPLESSIVA DELLA STAZIONE DI MEZZEGRA
La rosa complessiva evidenzia che i venti si dispongono essenzialmente
lungo la direttrice NW-SE. La componente principale da NW verso SE
raggiunge una frequenza abbastanza alta rispetto alle altre direttrici,
soprattutto rispetto a quelle disposte lungo l’asse N-S.
I dati utilizzati per la costruzione della rosa complessiva sono riportati anche
in formato tabellare (Tabella C-1).
L’attività anemologica del sito di Mezzegra è abbastanza ridotta. Alle
componenti provenienti dai quadranti NW e SE sono associati nella quasi
totalità delle ore venti deboli, con velocità che non supera i 2 m/s.
Gli episodi di vento più marcato con velocità superiori a 2-3 m/s sono
associati alle componenti che provengono dai quadranti N e NE.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nel complesso, il 62% delle 6’864 ore del periodo di riferimento è
caratterizzato da modeste velocità del vento, inferiori a 1 m/s (Tabella C-2).
Solo in circa l’1% delle ore totali si sono monitorate velocità superiori a 3
m/s.
Direzione
N
N-NE
NE
E-NE
E
E-SE
SE
S-SE
S
S-SW
SW
W-SW
W
W-NW
NW
N-NW
Totale
Velocità del vento (m/s)
<=0.5
27
26
23
18
41
84
138
87
58
53
72
87
152
207
210
77
0.5-1.0
9
5
5
5
8
125
281
106
60
44
62
98
248
923
869
49
1.0-2.0
22
26
36
29
5
268
501
111
69
45
37
23
36
475
622
48
2.0-3.0
17
28
30
7
2
5
21
15
15
13
1
0
0
0
8
38
3.0-4.0
13
10
10
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
13
>4
2
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
6
1360
2897
2353
200
46
8
Totale
90
95
104
59
56
482
941
319
202
155
172
208
436
1’605
1’709
231
6’864
TABELLA C-1 DATI ANEMOLOGICI ACQUISITI DALLA STAZIONE DI MEZZEGRA
Velocità del vento
m/s
<=0.5
0.5-1.0
1.0-2.0
2.0-3.0
3.0-4.0
>4
Totale
Numero
ore
1’360
2’897
2’353
200
46
8
6’864
%
19.8
42.2
34.3
2.9
0.7
0.1
100
TABELLA C-2 RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLE CLASSI DI VELOCITÀ DEL VENTO
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
I dati anemologici sono stati elaborati per costruire le rose dei venti nelle
situazioni diurne (800-1900) e notturne (2000-700).
N
N-NW
N-NE
NW
NE
W-NW
E-NE
W
E
0%
10%
20%
30%
W-SW
E-SE
SW
SE
S-SW
S-SE
S
FIGURA C-3 ROSA DEI VENTI DELLE SITUAZIONI DIURNE (MEZZEGRA)
N
N-NW
N-NE
NW
NE
W-NW
E-NE
W
E
0%
10%
20%
30%
W-SW
E-SE
SW
SE
S-SW
S-SE
S
FIGURA C-4 ROSA DEI VENTI DELLE SITUAZIONI NOTTURNE (MEZZEGRA)
Pagina 10 di 406
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Le due rose annuali evidenziano come le ore notturne e diurne siano
caratterizzate da regimi anemologici differenti. Nelle ore diurne (Figura C-3)
i venti si distribuiscono lungo l’asse NW-SE con prevalenza delle componenti
da SE. Le ore notturne (Figura C-4) sono caratterizzate nella quasi totalità
dei casi dai venti provenienti dai quadranti NW.
C.1.1.2. STABILITÀ ATMOSFERICA
Le classi di stabilità sono un parametro utilizzato per descrivere lo stato di
turbolenza dell’atmosfera dando un’indicazione della capacità di dispersione
degli inquinanti. Le classi di stabilità sono un parametro che entra nell’input
meteorologico del modello di simulazione. Per il calcolo delle classi di
stabilità è stato utilizzato un algoritmo dell’US-EPA che utilizza come dati di
ingresso la velocità di frizione (Ustar) e il flusso turbolento di calore sensibile
(H0). Tali parametri derivano dai dati acquisiti dall’anemometro ultrasonico
della stazione di Mezzegra.
In Tabella C-3 è riportato il conteggio, per il periodo di riferimento, delle ore
appartenenti alle diverse classi di stabilità.
Le situazioni convettive sono caratterizzate dalle classi A, B, C, le situazioni
neutre dalla classe D e le situazioni stabili da quelle E, F.
Classi di
stabilità
Occorrenze nel
periodo
n. ore
A
B
C
D
E
F
Totale
%
376
555
625
2’055
1’028
2’225
6’864
5.5
8.1
9.1
29.9
15.0
32.4
100
TABELLA C-3 NUMERO DI ORE APPARTENENTI ALLE DIVERSE CLASSI DI STABILITÀ
In termini di percentuali, i tre tipi di situazioni hanno frequenze come
indicate in Tabella C-4.
Tipo situazioni
Frequenza
(%)
Convettive (A+B+C)
22.7
Neutre (D)
29.9
Stabili (E+F)
47.4
Totale
100
TABELLA C-4 RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLE CLASSI DI STABILITÀ
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Dall’elaborazione dei dati relativi alle classi di stabilità emerge che le
situazioni di stabilità atmosferica sono prevalenti rispetto alle situazioni
neutre e convettive. Le situazioni convettive, ovvero di maggiore turbolenza
dell’atmosfera, rappresentano le situazioni in cui è maggiormente favorita la
dispersione degli inquinanti.
I dati meteorologici descritti sono stati elaborati da Servizi Territorio per la
costruzione dell’input al modello Cal3QHC (Caline) per le sorgenti stradali.
C.1.2 QUALITÀ DELL’ARIA
In base al D.Lgs. 155/10 per la gestione della qualità dell’aria, la Regione
Lombardia, tramite il D.G.R. n° 2605 del 30/11/11, ha individuato la nuova
zonizzazione del territorio regionale (Figura C-5).
FIGURA C-5 ZONIZZAZIONE DEL TERRITORIO REGIONALE (FONTE: ARPA LOMBARDIA)
Per la valutazione dei livelli di ozono la Zona C viene suddivisa in C1 (Prealpi
e Appennino) e C2 (Montagna).
In base alla zonizzazione del territorio regionale, l’area Tremezzina rientra
nella Zona C (C1 per l’ozono).
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La Zona di Montagna è definita come area con minori emissioni di PM10
primario, NOx, COV, NH3 e una situazione meteorologica più favorevole alla
dispersione di inquinanti. Per quanto riguarda l’ozono, la Zona C1 è più
esposta al trasporto di inquinanti provenienti dalla pianura.
Per la valutazione dei livelli di inquinanti nell’area di indagine sono stati
utilizzati i dati delle stazioni di monitoraggio appartenenti alla rete di Arpa
Lombardia.
La stazione più vicina all’area di indagine è quella di Como (V.le Cattaneo)
che ha caratteristiche urbane ed è idonea al monitoraggio degli inquinanti da
traffico, ovvero è una stazione molto influenzata dalle emissioni
autoveicolari.
I dati della stazione di Como sono messi a confronto con quelli delle altre
stazioni Arpa provinciali.
Inoltre, sulla sponda Est del lago di Como, in corrispondenza dell’area di
studio è in funzione dal 01/09/2010 la stazione di Perledo in provincia di
Lecco. Come riferimento per la valutazione dei livelli di inquinanti rilevati a
Perledo sono stati inseriti nell’analisi i dati delle due stazioni localizzate a
Lecco.
La Tabella C-5 riporta le caratteristiche delle stazioni considerate secondo la
classificazione indicata dalla normativa nazionale sulla qualità dell’aria
(D.Lgs. 155/10).
Stazione
Tipo di zona Tipo di stazione
D.Lgs. 155/10 D.Lgs. 155/10
Como Centro
Urbana
Traffico
Erba
Urbana
Fondo
Suburbana
Fondo
Fino Mornasco
Urbana
Traffico
Mariano Comense
Urbana
Traffico
Suburbana
Fondo
Urbana
Traffico
Suburbana
Fondo
Cantù
Perledo (LC)
Lecco (Via Amendola)
Lecco (Via Sora)
TABELLA C-5 TIPOLOGIA DELLE STAZIONI CONSIDERATE. FONTE: RAPPORTO SULLA QUALITÀ DELL’ARIA DELLA
PROVINCIA DI COMO E LECCO – ARPA LOMBARDIA
Per la descrizione della qualità dell’aria sono stati considerati i dati degli
ultimi cinque anni, dal 2009 al 2013, riportando i valori degli indicatori
statistici definiti dal D.Lgs. 155/10 per la verifica del rispetto dei limiti per la
qualità dell’aria. Le statistiche ottenute dai dati orari su base annua acquisiti
dal 2009 al 2012 sono state dedotte dai Rapporti annuali sulla Qualità
dell’Aria della provincia di Como e Lecco redatti da Arpa Lombardia. Non
essendo disponibile al momento della redazione del presente studio il
Rapporto relativo al 2013, i relativi indicatori statistici sono stati elaborati da
Pagina 13 di 406
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Servizi Territorio utilizzando i dati orari degli inquinanti acquisiti dal sito Web
di Arpa (www.arpa.lombardia.it).
La Tabella C-6 mostra le stazioni considerate, il tipo di inquinante monitorato
in ciascuna stazione e il periodo disponibile per l’elaborazione degli indicatori
statistici.
Stazione
NO2
SO2
CO
PM10
O3
Benzene
Como V.le Cattaneo
2009-2013 2009-2013 2009-2013 2009-2013 2009-2013
2009-2013
Erba
2009-2013 2009-2013 2009-2013 2009-2013 2009-2013
----
Cantù
2009-2013
----
2009-2013 2009-2013 2009-2013
----
Fino Mornasco
2009-2013
----
2009-2011
----
----
----
Mariano Comense
2009-2013
----
2009-2011
----
----
----
Perledo (LC)
2011-2013
----
----
----
2011-2013
----
----
2009-2013
Lecco (Via Amendola) 2009-2013 2009-2013 2009-2013 2009-2013
Lecco (Via Sora)
2009-2013
----
----
2009-2013 2009-2013
----
TABELLA C-6 INQUINANTI MONITORATI NELLE STAZIONI FISSE E PERIODO DISPONIBILE PER L’ELABORAZIONE DEI DATI.
La stazione più vicina all’area tremezzina è quella urbana di Como. Al fine
quindi di valutare in via preliminare la qualità dell’aria nell’area Tremezzina
sono state effettuate misure con strumentazione automatica installata su
unità mobili e con campionatori passivi.
La campagna con unità mobili è stata effettuata dal 30/08/13 al 13/09/13 in
due siti contemporaneamente. Il primo sito è stato individuato nel comune di
Sala Comacina lungo il tracciato della SS340. Il secondo sito è stato
individuato a nord della SS340 nel comune di Mezzegra al fine di
rappresentare lo stato di qualità dell’aria di una zona il più possibile
prossima al tracciato della variante in progetto. Gli inquinanti monitorati
durante le campagne sperimentali sono stati: NO, NO2, NOx, CO, BTX, O3,
PM10, IPA.
I campionatori passivi (Radiello®) sono stati esposti in sei siti di misura
lungo la SS340 dal 30/08/13 al 30/09/13 (tre campagne di misura
consecutive di dieci giorni ciascuna). Gli inquinanti monitorati sono stati:
NO2, O3 e BTX.
I dettagli metodologici e i risultati integrali sono riportati nella relazione
redatta da Servizi Territorio (Prot. SEA-RT 09/13) contenuta nell’allegato alla
presente relazione denominato “Valutazione di impatto atmosferico”.
Pagina 14 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.2.1. ANALISI DEI DATI DI NO2
In Tabella C-7 è riportato il rendimento percentuale delle stazioni che
misurano gli ossidi di azoto. In Tabella C-8 è riportato per ogni stazione e
anno considerato il numero di superi della media oraria di 200 µg/m3. La
stazione di Como ha fatto registrare superi solo nel 2009 e 2011, il numero è
comunque inferiore a quello consentito dal limite normativo. Il numero di
superi è più basso di quello registrato nelle stazioni della Zona di Pianura di
Fino Mornasco e Mariano Comense. La stazione di Perledo, disponibile dal
2011, non ha fatto registrare superi.
In Tabella C-9 sono riportati i valori della media annua. Si sono osservati
superi del valore limite a Como, Cantù, Fino M., Mariano C. e Lecco (Via
Amendola). Nelle altre stazioni, tutte classificate come “Fondo”, le medie
annue sono inferiori al valore limite. Nella stazione di Perledo si osservano i
valori medi più bassi.
Anno
Como (V.le Cattaneo)
Erba
Cantù
Fino Mornasco
Mariano Comense
Perledo
Lecco (Via Amendola)
Lecco (Via Sora)
2009
2010
2011
2012
2013
97
98
98
98
99
61
97
92
100
100
98
98
97
98
98
94
98
98
99
96
98
95
97
96
91
--
--
97
94
93
94
99
93
96
96
94
98
94
99
96
TABELLA C-7 PERCENTUALE DI DATI ORARI DISPONIBILI PER CIASCUNA STAZIONE
Numero di superi della media oraria di 200 µg/m3
Valore limite: 18 superi per anno
Como (V.le Cattaneo)
Erba
Cantù
Fino Mornasco
Mariano Comense
Perledo
Lecco (Via Amendola)
Lecco (Via Sora)
2009
2010
2011
2012
2013
5
0
6
0
0
--
0
2
0
0
2
6
1
0
0
38
9
26
19
10
17
0
1
25
3
--
--
0
0
0
0
0
2
0
1
0
0
0
0
0
TABELLA C-8. NUMERO DI SUPERI DEL LIMITE DI 200 µg/m
3
DI NO2
Pagina 15 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Media annua (µg/m3)
Valore limite: 40 µg/m3 dal 1-1-2010
Como (V.le Cattaneo)
Erba
Cantù
Fino Mornasco
Mariano Comense
Perledo
Lecco (Via Amendola)
Lecco (Via Sora)
2009
2010
2011
2012
2013
59
55
58
50
44
--
35
34
30
27
62
49
41
37
42
63
57
60
55
51
49
47
51
48
43
--
--
25
20
23
56
54
56
40
50
33
29
30
24
29
TABELLA C-9 VALORI DELLA MEDIA ANNUA DI NO2
In Tabella C-10 sono riportate le principali statistiche calcolate dai dati orari
di NO2 rilevati dal 30/08/13 al 13/09/13 durante la campagna sperimentale
con mezzo mobile nei siti di Sala C. e Mezzegra. I dati sono messi a
confronto con quelli rilevati nel medesimo periodo dalla postazione Arpa di
Como (V.le Cattaneo).
Biossido
di azoto
Media periodo
Minimo 1h
Massimo 1h
Dev.standard
Range
SALA
COMACINA
MEZZEGRA
COMO
µg/m3
µg/m3
µg/m3
36.3
19.1
105.1
19.2
86.0
38.4
15.3
135.6
18.2
120.3
37.7
4.0
103.0
18.8
99.0
TABELLA C-10 PARAMETRI STATISTICI RELATIVI AL BIOSSIDO DI AZOTO (NO2).
La concentrazione media di periodo di NO2 è leggermente più elevata a
Mezzegra rispetto a Sala. Entrambi i siti di misura hanno comunque valori
medi paragonabili a quello calcolato per la postazione di Como. Questa
relativa somiglianza tra i siti di misura, benché su breve periodo, può essere
in parte giustificata dal carattere per lo più secondario di questo inquinante.
Nel periodo di misura non si sono osservati superi del limite normativo orario
pari a 200 µg/m3.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.2.2. ANALISI DEI DATI DI SO2
Nella Tabella C-11 e Tabella C-12 sono riportati i dati relativi alle stazioni
nelle quali vengono acquisiti i dati di SO2. I livelli di questo inquinante non
rappresentano criticità. I valori medi sono sempre inferiori al limite
normativo e non si registrano superi dei limiti orari e giornalieri per la
protezione della salute umana.
Anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
97
98
99
91
98
Erba
62
99
98
100
98
Lecco (Via Amendola)
91
99
98
99
99
TABELLA C-11 PERCENTUALE DI DATI ORARI DISPONIBILI PER CIASCUNA STAZIONE
Media annua (µg/m3)
Valore limite per la protezione della vegetazione: 20 µg/m3
Como (V.le Cattaneo)
Erba
Lecco (Via Amendola)
2009
2010
2011
2012
2013
3.1
3.0
3.4
3.0
1.0
--
2.9
3.4
4.0
2.0
5.0
5.0
5.0
3.0
1.8
TABELLA C-12 VALORI DELLA MEDIA ANNUA DI SO2
C.1.2.3. ANALISI DEI DATI DI CO
Nella Tabella C-13 è riportato il rendimento percentuale di ciascuna stazione.
Dal 2013, nella provincia di Como, il CO è monitorato solo nelle stazioni di
Como e Cantù. Il limite di 10 mg/m3 come massimo giornaliero della media
mobile di CO non è mai superato (Tabella C-14). I valori registrati a Como
negli ultimi quattro anni sono inferiori alla metà del limite normativo.
Anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
95
97
99
98
98
Erba
60
97
97
100
--
Cantù
96
99
99
100
100
Fino Mornasco
99
99
97
--
--
Mariano Comense
99
97
99
--
--
Lecco (Via Amendola)
98
98
97
99
98
TABELLA C-13 PERCENTUALE DI DATI ORARI DISPONIBILI PER CIASCUNA STAZIONE
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Massimo giornaliero della media mobile su 8 ore (mg/m3)
Valore limite: 10 mg/m3 dal 1-1-2005
2009
2010
2011
2012
2013
5.4
4.7
3.9
4.0
4.1
--
3.5
2.9
3.5
--
Cantù
2.3
2.4
2.6
2.8
2.4
Fino Mornasco
6.2
3.4
3.3
--
--
Mariano Comense
4.7
3.7
4.1
--
--
Lecco (Via Amendola)
2.3
2.4
2.5
2.7
2.2
Como (V.le Cattaneo)
Erba
TABELLA C-14 MASSIMO DELLA MEDIA MOBILE SU 8 ORE DI CO
In Tabella C-15 sono riportate le principali statistiche calcolate dai dati orari
di CO rilevati dal 30/08/13 al 13/09/13 durante la campagna sperimentale
con mezzo mobile nei siti di Sala C. e Mezzegra. Anche per questo
inquinante è stato inserito il confronto con i dati rilevati dalla postazione di
Como nel medesimo arco temporale.
Monossido
di carbonio
Media periodo
Minimo 1 h
Massimo 1h
Max Media 8h
Dev.standard
Range
SALA
COMACINA
MEZZEGRA
COMO
mg/m3
mg/m3
mg/m3
0.14
0.00
0.31
0.26
0.06
0.31
0.22
0.12
0.93
0.83
0.15
0.81
0.64
0.20
1.50
0.97
0.21
1.30
TABELLA C-15 PARAMETRI STATISTICI RELATIVI AL MONOSSIDO DI CARBONIO (CO).
Le concentrazioni durante il periodo di misura sono molto contenute. La
concentrazione media di periodo risulta leggermente più alta a Mezzegra.
Occorre sottolineare che a Sala il mezzo mobile è stato localizzato in
posizione leggermente sopraelevata rispetto al sedime stradale della SS340.
Entrambi i siti di misura hanno tuttavia valori inferiori rispetto alla media
calcolata per la stazione di Como.
Dal punto di vista della normativa, i valori monitorati non superano i limiti di
legge imposti.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.2.4. ANALISI DEI DATI DI PM10
Nella Tabella C-16 è riportato il rendimento percentuale di ciascuna stazione.
Il numero di superi del limite giornaliero di 50 µg/m3 (Tabella C-17) è
sempre superiore al valore consentito, ad eccezione della stazione di Erba
(Urbana-Fondo) e della stazione di Lecco (Suburbana-Fondo) nel 2009 e
2013. I valori di Como sono tra i più alti registrati.
Il limite a lungo termine rappresentato dalla media annua (Tabella C-18) è
invece sempre rispettato, con valori decrescenti negli ultimi due anni rispetto
ai precedenti. Nella stazione di Erba sono stati registrati i valori più bassi.
Nella stazione di Como si osservano medie annue comparabili con quelle di
Lecco (Via Amendola) e di Cantù.
Anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
97
97
99
97
95
Erba
60
99
98
99
99
Cantù
98
97
99
96
95
Lecco (Via Amendola)
97
96
94
97
95
Lecco (Via Sora)
97
97
95
96
92
TABELLA C-16. PERCENTUALE DI DATI GIORNALIERI DISPONIBILI PER CIASCUNA STAZIONE
Numero di superi della media giornaliera di 50 µg/m3
Valore limite: 35 giorni in un anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
67
42
76
58
53
Erba
--
22
32
18
10
Cantù
53
39
71
64
50
Lecco (Via Amendola)
44
36
63
46
47
Lecco (Via Sora)
31
40
53
40
22
TABELLA C-17 NUMERO DI SUPERI DEL LIMITE GIORNALIERO DI 50 µg/m
3
DI PM10
Media annua (µg/m3)
Valore limite: 40 µg/m3 dal 1-1-2005
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
35
31
35
32
29
Erba
--
23
26
23
19
Cantù
31
25
32
31
27
Lecco (Via Amendola)
30
28
34
29
28
Lecco (Via Sora)
25
25
31
27
22
TABELLA C-18 VALORI DELLA MEDIA ANNUA DI PM10
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Dal 23/09/2011 nella stazione di Como vengono monitorate le
concentrazioni di PM2.5.
La prima media annuale valida per la verifica del rispetto del limite
normativo è quella del 2012 che è risultata pari a 23 µg/m 3. Questo valore
rispetta il limite di 25 µg/m3 (in vigore dal 2015 senza margine di
tolleranza).
Anche nel 2013 la media annua di 21 µg/m3 è inferiore al valore limite.
In Tabella C-19 sono riportate le principali statistiche calcolate dai dati orari
di PM10 rilevati dal 30/08/13 al 13/09/13 durante la campagna sperimentale
con mezzo mobile nei siti di Sala C. e Mezzegra. Anche per questo
inquinante è stato inserito il confronto con i dati rilevati dalla postazione di
Como nel medesimo arco temporale.
PM10
Media periodo
Minimo
Massimo
Dev.standard
Range
SALA
COMACINA
MEZZEGRA
COMO
µg/m3
µg/m3
µg/m3
19
10
29
5.9
19
14
10
22
3.5
12
20
10
33
8.3
23
TABELLA C-19 PARAMETRI STATISTICI RELATIVI AL PM10.
Il valore medio calcolato sull’intero periodo a Sala e a Como è paragonabile,
mentre a Mezzegra le concentrazioni monitorate sono inferiori.
Osservando i dati giornalieri (Figura C-6), si nota che nella maggior parte dei
casi i livelli di PM10 sono più elevati a Como rispetto ai siti dell’area
tremezzina. Fanno eccezione la giornata del 30/08 e le ultime tre giornate di
misura dove i valori di PM10 monitorati a Sala superano quelli di Como;
durante queste giornate il valore medio giornaliero di Como è addirittura
inferiore a quello di Mezzegra.
Pagina 20 di 406
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
FIGURA C-6 CONCENTRAZIONI MEDIE GIORNALIERE DI PM10 IN RAPPORTO A QUELLE RILEVATE A COMO.
Nel periodo di misura non si sono osservati superi della media giornaliera di
50 µg/m3, sia a Como che nell’area tremezzina.
La campagna di misura è stata tuttavia svolta nel periodo estivo che
generalmente non è caratterizzato da superi del limite giornaliero.
Non si può escludere che nei mesi invernali anche nell’area tremezzina si
verifichino superi del limite giornaliero. A conferma di questa possibilità vi
sono i dati rilevati a Lenno da Arpa Lombardia durante una campagna con
mezzo mobile effettuata dal 20/12/2005 al 30/01/2006. In questo limitato
arco temporale sono stati osservati 24 superi della media giornaliera di 50
µg/m3.
Pagina 21 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.2.5. ANALISI DEI DATI DI O3
Nella Tabella C-20 è riportato il rendimento percentuale di ciascuna stazione
di monitoraggio dell’ozono.
I dati di Tabella C-21 evidenziano una situazione di criticità per questo
inquinante secondario. Infatti in tutte le stazione non viene rispettato il
limite normativo. I superi della concentrazione di 120 µg/m3 come media
giornaliera su 8 ore si verificano nella stagione primaverile-estiva favorevole
alla formazione di questo inquinante.
Anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
95
98
99
98
99
Erba
62
99
97
100
100
Cantù
97
100
99
97
99
Perledo
--
--
95
96
95
Lecco (Via Sora)
97
98
96
97
98
TABELLA C-20 PERCENTUALE DI DATI ORARI DISPONIBILI PER CIASCUNA STAZIONE
Numero superi della media su otto ore di 120 µg/m3
Valore limite: 25 giorni in un anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
49
39
35
53
40
Erba
--
49
101
89
73
Cantù
50
48
58
73
59
Perledo
--
--
78
73
50
Lecco (Via Sora)
98
81
94
76
73
TABELLA C-21 NUMERO DI SUPERI DEL LIMITE GIORNALIERO DI 120 µg/m
3
DI O3
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
In Tabella C-21 sono riportate le principali statistiche calcolate dai dati orari
di O3 rilevati dal 30/08/13 al 13/09/13 durante la campagna sperimentale
con mezzo mobile nei siti di Sala C. e Mezzegra. Nell’ultima colonna sono
riportati i dati ottenuti dalla postazione di Como nel medesimo arco
temporale.
Ozono
Media periodo
Minimo 1h
Massimo 1h
Max Media 8h
Dev.standard
Range
SALA
COMACINA
MEZZEGRA
COMO
µg/m3
µg/m3
µg/m3
63.5
14.0
170.0
149.0
33.6
156.0
72.3
10.0
194.0
165.3
34.9
184.0
58.7
4.0
165.0
163.0
37.1
161.0
TABELLA C-22 PARAMETRI STATISTICI RELATIVI ALL’OZONO (O3).
Le concentrazioni medie calcolate sull’intero periodo di monitoraggio
evidenziano che i valori delle tre postazioni sono del medesimo ordine di
grandezza; tuttavia nel sito di Mezzegra le concentrazioni sono state
leggermente più elevate sia come media che come picco orario. Essendo
l’ozono un inquinante secondario che si forma durante il trasporto dei suoi
precursori può essere presente in concentrazioni maggiori nei siti lontano
dalle aree di emissione degli inquinanti primari.
Il valore obiettivo pari a 120 µg/m3 come media su 8 ore è stato superato in
3 giorni a Como e a Sala e in 4 giorni a Mezzegra.
Analogamente a quanto emerso dai dati su base annua delle postazioni fisse,
è probabile che l’ozono rappresenti una criticità, durante il periodo estivo,
anche per l’area tremezzina
Pagina 23 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1.2.6. ANALISI DEI DATI DI BENZENE
In Tabella C-23 e Tabella C-24 sono riportati i dati relativi al rendimento
delle stazioni e alla media annua per le stazioni di Como e Lecco idonee al
monitoraggio degli inquinanti da traffico.
Le medie annue sono inferiori al limite normativo in entrambe le stazioni. Nel
peggiore dei casi la concentrazione monitorata è pari alla metà del valore
limite.
Anno
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
93
89
96
96
94
Lecco (Via Amendola)
87
86
95
99
97
TABELLA C-23 PERCENTUALE DI DATI ORARI DISPONIBILI
Media annua (µg/m3)
Valore limite: 5 µg/m3 dal 1-1-2010
2009
2010
2011
2012
2013
Como (V.le Cattaneo)
2.5
2.4
2.5
2.0
2.4
Lecco (Via Amendola)
2.0
2.0
1.2
1.1
0.7
TABELLA C-24 VALORI DELLA MEDIA ANNUA DI BENZENE
In Tabella C-25 sono riportate le principali statistiche calcolate dai dati orari
di benzene rilevati dal 30/08/13 al 13/09/13 durante la campagna
sperimentale con mezzo mobile nei siti di Sala C. e Mezzegra. Nell’ultima
colonna sono riportati i dati ottenuti dalla postazione di Como nel medesimo
arco temporale.
Benzene
Media periodo
Minimo 1h
Massimo 1h
Dev.standard
Range
SALA
COMACINA
MEZZEGRA
COMO
µg/m3
µg/m3
µg/m3
3.5
0.0
15.6
3.7
15.6
0.9
0.0
3.9
0.9
3.9
1.7
0.1
5.6
1.1
5.5
TABELLA C-25 PARAMETRI STATISTICI RELATIVI AL BENZENE.
Pagina 24 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Le concentrazioni medie calcolate durante il periodo di monitoraggio
evidenziano che a Sala sono state monitorate le concentrazioni più alte
anche rispetto alla postazione di Como. A Mezzegra il valore della media di
periodo è invece pari a circa la metà di quella osservata a Como.
Anche il valore massimo della concentrazione oraria registrato a Sala nel
periodo di misura è superiore a quello monitorato a Como.
Il mezzo mobile di Sala è stato collocato in un sito dove la larghezza del
tracciato della SS340 si riduce e forma una strettoia, situazione frequente
lungo questa strada. Le concentrazioni di benzene, inquinante primario,
potrebbero risentire della geometria della strada unitamente al maggiore
flusso di traffico rispetto al sito di Mezzegra.
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C.2. STATO AMBIENTALE PER RUMORE E VIBRAZIONI
Per le analisi relative alla componente rumore e vibrazioni si rimanda
all’allegato alla presente relazione denominato “Valutazione di impatto
acustico”.
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C.3. STATO DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO
Quanto di seguito riportato in sintesi è tratto dalle relazioni Geologiche
redatta da:
- Dott. Geologo Francesco Serra a livello di progettazione preliminare
- Studio Geologico tecnico Lecchese a supporto della presente
progettazione definitiva
- Studi geologici a supproto dei PGT Comunali A.A. vari
- Studi e approfondimenti interni alla Provincia di Como - Settore Opere
pubbliche di viabilità.
a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti inerenti all’argomento.
Inoltre si ricorda che nell’ambito della progettazione definitiva è stata
eseguita una campagna di indagini geotecniche e geofisiche così articolata:
- N. 9 sondaggi a carotaggio continuo, con prove in foro;
- N. 27 esecuzione di linee sismiche a rifrazione;
- N. 27 rilievi geomeccanici di dettaglio;
- N. 7 rilievi idrogeologici;
- N. 5 rilievi morfologici.
che andavano ad integrare le indagini geotecniche e geofisiche eseguite in
fase preliminare.
Il territorio in esame ricade nel Sudalpino o settore delle Alpi Meridionali,
ambito in cui l’assetto strutturale è il risultato delle deformazioni conseguenti
al processo di raccorciamento crostale, che in più fasi ha caratterizzato lo
sviluppo dell’orogenesi alpina.
Tale settore è caratterizzato dalla presenza di substrato roccioso di origine
sedimentaria, in un intervallo geocronologico compreso tra il Triassico e il
Giurassico.
Le caratteristiche geologiche risentono quindi dell’evoluzione tettonica
durante l’orogenesi alpina, con la formazione di pieghe e faglie, e
successivamente dall’alternarsi di fasi glaciali (periodi freddi) ed interglaciali
(periodi caldi).
In particolare durante l’ultima espansione glaciale del Wurm il territorio era
quasi completamente coperto dai ghiacciai provenienti dalla Valtellina e dalla
Valchiavenna, che hanno modellato il territorio e deposto depositi di origine
morenica.
A seguito dello scioglimento dei ghiacciai, parte del materiale
precedentemente deposto è stato eroso.
La natura delle rocce prevalentemente calcaree nonché la tettonica dell’area,
ha favorito l’istaurarsi di un sistema di grotte carsiche,
talora molto
sviluppato, in particolare lungo le linee di faglia principali o maggiormente
evidenti.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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C.3.1 DESTINAZIONE D’USO DEL SUOLO
Per definire la destinazione d’uso dei suoli sono stati analizzati i Piani di
Governo del territorio, redatti in ottemperanza alla L.R. 12/05 o, ove i
suddetti PGT non ancora adottati, i Piani Regolatori Generali di tutti i
territori comunali interessati dal tracciato.
Per maggiori dettagli si rimanda alla consultazione del Piano di Utilizzo dei
materiali di scavo (Cap. 2 Inquadramento urbanistico e territoriale).
Comune di Colonno
La variante inizia con l’attacco sulla Strada Regina esistente in
corrispondenza del cimitero di Colonno, entrando subito in galleria a nord di
questo attraversando poi tutto il territorio comunale rimanendo sempre in
galleria (Galleria Comacina).
Sopra la galleria troviamo le seguenti zone, di cui si riportano stralci degli
articoli delle Norme Tecniche di Attuazione:

Zona E1/b boschiva (art. 23 NTA Zona omogenea E) Zona S aree per attrezzature al servizio
degli insediamenti residenziali (art. 24 NTA S1=Aree per attrezzature al servizio degli
insediamenti residenziali).

Zona E2/b attività colturali (art. 23 NTA Zona omogenea E)

Zona E2/a prato e pascolo (art. 23 NTA Zona omogenea E)
Comune di Sala Comacina
Fino all’intersezione con la Valle dei Ronchi il tracciato è in galleria (Galleria
Comacina).
Lungo questo tratto, sopra la galleria, si trovano esclusivamente Ambiti di
valore ambientale.
Dopo l’attraversamento della Valle dei Ronchi (Viadotto Ronchi)e fino alla
Valle Premonte (Viadotto Premonte) posta al confine comunale con Ossuccio,
il tracciato esce dalla galleria proseguendo a mezza costa a cielo aperto.
In questo settore le interferenze avvengono esclusivamente ancore con
Ambiti di valore ambientale.
Comune di Ossuccio (oggi comune di Tremezzina)
La sovrapposizione del tracciato con la tavola “PR1 Azzonamento” modificata
a seguito osservazioni e prescrizioni provinciali” del Piano delle Regole del
PGT è riportata nell’elaborato 08.06.B1.
Dopo aver attraversato la Valle Premonte mediante viadotto (Viadotto
Premonte) il tracciato prosegue a cielo aperto passando a monte della Torre
di Spurano ed interferendo con una Zona di valore ambientale
paesaggistico ed ecologico.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Poco dopo il passaggio dietro la Torre, il tracciato rientra in galleria (Galleria
Perlana 1) fino al viadotto di attraversamento della Val Perlana (Viadotto
Perlana) che coincide con il confine comunale con Lenno. Sopra la galleria
troviamo Zone di valore ambientale paesaggistico ed ecologico e Zone
agricole produttive E.
Comune di Lenno (oggi comune di Tremezzina)
Il confronto con la pianificazione comunale di Lenno è stato fatto con la
Variante al P.R.G. (art. 25 LR 12/2005, artt 2, secondo comma, e 3 LR
23/97).
La sovrapposizione del tracciato con la tavola 2.2-V* ”Azzonamento” in scala
1:2.000 della è riportata nell’elaborato 08.07.-1.
La Tavola non riporta il tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina
sulla S.S. 340 Regina.
Dopo l’attraversamento della Val Perlana tramite un breve viadotto al
confine con Ossuccio, il tracciato A, che ormai ha preso una direzione
completamente diversa rispetto al tracciato B rimanendo molto più a monte
rispetto al lago, rientra subito in galleria (Galleria Perlana 2) rimanendovi
per tutto il resto del territorio comunale. Sopra la galleria si trovano
esclusivamente Zone E1 agricole e boschive. Anche l’attraversamento del
torrente Pola, al confine con Mezzegra, avviene in galleria.
Comune di Mezzegra (oggi comune di Tremezzina)
Il tracciato entra nel territorio comunale di Mezzegra in galleria (Galleria
Perlana 2) e per un breve tratto rimane sotto aree definite come Ambiti di
non trasformazione urbanistica e protezione ambientale ed Aree
agricole-A.A.C. ambiti agro-colturali.
Il tracciato esce a cielo aperto poco prima dell’attraversando del torrente
Azzano mediante viadotto (Viadotto Azzano) e vi rimane tale fino al confine
con il territorio comunale di Tremezzo in corrispondenza del Torrente
Bolvedro, ad eccezione di una breve galleria posta a monte di Bonzanigo.
Lungo questo tratto a cielo aperto, sono interferite per la maggior parte
Aree agricole-A.A.C. ambiti agro-colturali ed in minima parte Ambiti
di
non
trasformazione
e
protezione
ambientale-R.N.P.
Riqualificazione naturale e paesistica.
Comune di Tremezzo (oggi comune di Tremezzina)
Il confronto con il Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) adottato è stato
fatto mediante la
La Tavola non riporta il tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina
sulla S.S. 340 Regina.
Il tracciato entra nel territorio comunale di Tremezzo a cielo aperto,
rimanendo tale per un breve tratto in cui si colloca poco più a monte del
torrente Bolvedro che segna il confine con Mezzegra.
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In questo tratto vengono direttamente interferiti Ambiti di non
trasformazione e protezione ambientale-P.A.U. Protezione Ambientale
Urbana di cui si riporta di seguito uno stralcio del rispettivo articolo delle
Norme Tecniche di Attuazione.
Comune di Griante
Il confronto con la pianificazione comunale di Griante è stato fatto con il
Piano di Governo del Territorio (P.G.T.).
La sovrapposizione del tracciato con la tavola “PR2 Planimetria sintetica
aerofotogrammetrico” in scala 1:2.000 del Piano delle Regole del PGT è
riportata nell’elaborato 08.10.B1.
La Tavola riporta il tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina sulla
S.S. 340 Regina che nel tratto terminale comprendente lo svincolo di Griante
risulta in linea quello di entrambe le soluzioni progettuali.
Il tracciato entra nel territorio comunale in galleria (Galleria Tremezzina)
rimanendo tale fino all’uscita di Griante.
Sopra questo tratto di galleria si trovano Ambiti non soggetti a
trasformazione urbanistica (Parco S. Martino) e Ambiti di valore
paesaggistico - ambientale ed ecologico.
In corrispondenza dello svincolo di uscita di Griante, il tracciato a cielo
aperto occupa la stessa Fascia di rispetto stradale della Variante S.S.
340.
Di seguito si riporta l’ articolo del Corpo Normativo del P.d.R.

Art. 31. Fasce di rispetto
C.3.2 ELEMENTI DI GEOMORFOLOGIA
(progettatazione preliminare F. Serra)
Sulla base della foto interpretazione eseguita, dei rilievi in sito e partendo
dalle carte dei dissesti redatte per i vari comuni sulla base delle legende Pai,
come previsto dalla normativa vigente (L12/05 e collegate) si sono anche
presi in considerazione i principali elementi geomorfologici e di geodinamica
presenti sul territorio.
Alcuni degli elementi sono stati riportati sulla carta geologica (elaborato
02.05) mentre, per facilitare la lettura dell’elaborato cartografico, tutti gli
altri elementi sono stati riportati su una apposita tavola (Carta
geomorfologica generale con indicazione dei dissesti e della geodinamica, in
scala 1:10.000, elaborato 02.07), entrambe allegate la prgoetto preliminare,
a cui si rimanda la consultazione.
Buona parte dei dissesti sono superficiali ed interessano il tracciato solo per
quanto riguarda gli elementi più superficiali o come prima indicazione
logistica per eventuali aree di cantiere, tracce e piste di accesso, interazioni
con manufatti ed opere secondarie, ecc..
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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Per quanto riguarda il tracciato vero e proprio gli elementi di maggiore
criticità relativa riguardano da una parte le parti di tracciato esposte a
possibili cadute di massi dalle pareti subverticali di Dolomia a Conchodon
(zona di Ossuccio) dall’altra dalla zona sopra Mezzegra che precede l’ultima
galleria dove la presenza di depositi superficiali e di un substrato roccioso
argillitico e più plastico rende necessarie più precauzioni in sede di
esecuzione delle opere ed egli imbocchi per evitare di innescare processi
geodinamici negativi.
C.3.3 ELEMENTI DI TETTONICA
(progettatazione preliminare F. Serra)
Dal punto di vista tettonico si sono evidenziati nelle ricerche e nei rilievi
eseguiti una situazione che, pur nella sua complessità, presenta dei tratti
abbastanza facilmente riconoscibili.
Si ha in particolare una successione monoclinale di strati ed unità per buona
parte del tracciato con immersioni verso nord-nordovest ed immersioni
medie (35°÷50°); questa successione è dislocata da alcune famiglie di
discontinuità la più importante delle quali ha una direzione media nordovestsudest con andamento sub verticale (su cui si impostano le principali valli,
come vedremo) ed altre famiglie con andamento nordest-sudovest (parallelo
grossomodo alle linee di costa), più una serie di discontinuità minori.
Dal punto di vista generale gli elementi strutturali di interesse sono due:
- la piega faglia ubicata nel primo tratto della variante nel territorio di
Colonno ben visibile soprattutto osservando l’andamento degli
affioramenti di Dolomia a Conchodon che in questa area si chiude con
una successione di strati verticalizzati e fratturati.
- la dislocazione tettonica con sovrapposizione che interessa la Dolomia
Principale nella parte terminale del tracciato di variante (val Guadina)
e che segnala una importante variazione dell’assetto tettonico
strutturale generale (basta osservare la variazione repentina della
linea di costa del lago e, più in generale, le forme dei laghi Maggiore,
di Lugano e di Como).
Questi due elementi sono evidentemente importanti ai fini del progetto in
oggetto; si tratta sicuramente di zone di notevoli sollecitazioni geostatiche e
di variazioni litologiche ed idrogeologiche da comprendere adeguatamente.
Allo stato delle conoscenze non è possibile definirne con precisione posizioni
e caratteristiche in profondità di questi elementi.
In particolare la dislocazione della val Guadina, anche per il comportamento
fortemente plastico della contigua formazione delle Argilliti di Riva di Solto
contigua alla Dolomia principale.
C.3.4 ELEMENTI LITOLOGICO STRATIGRAFICI
(progetto definitivo SGTL)
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Di seguito si riporta la stratigrafia (dal più recente al più antico) riscontrata
nell’area in esame e il relativo schema stratigrafico:
C.3.4.1. SUBSTRATO ROCCIOSO
Calcare di Moltrasio
Appartenente al Gruppo del Domaro è tipicamente costituito da una
successione di calcari marnosi grigio scuri o neri, con noduli e liste di selce, a
stratificazione media, piano parallela, con frequenti intercalazioni marnose.
Lo spessore della formazione è di parecchie centinaia di metri. Affiora nei
settori meridionali e sommitali dell’area di studio. E’ una formazione che
presenta variazioni laterali e verticali legate alla posizione delle diverse
porzioni di affioramenti nel bacino di sedimentazione; generalmente si ha
l’associazione di strati calcareo marnosi piano paralleli di natura torbiditica
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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ma sono segnalati (Val Pola) brecce e megabrecce, ma anche calciruditi e
paraconglomerati (Lias).
Affiora estesamente nella parte centro-occidentale dell’area, solo in parte
ricoperto da depositi di versante e depositi morenici, di limitato spessore.
Interessa il primo tratto del tracciato, in corrispondenza dell’ingresso sud di
Colonno, con pareti sub-verticali e nella parte centrale del tracciato.
Strati da centimetrici a decimetrici del Calcare di Moltrasio nella Valle Sala
Dolomia a Conchodon
È una unità che per le sue caratteristiche di rigidezza e bassa erodibilità è
morfologicamente ben riconoscibile nel settore in esame per le sue pareti
sub verticali ed i limiti netti con le unita sottostanti e sovrastanti; l’unità è
quasi esclusivamente carbonatica e di colore tipicamente grigio-nocciola
chiaro, massivo o in banche e/o strati saldati: i calcari sono oolitici nella
parte basale. Lo spessore di questa formazione è costante e generalmente
superiore ai 100 metri.
Le porzioni dolomitizzate sono sporadiche. Il suo affioramento si segue con
continuità su tutto il versante della Tremezzina con giacitura monoclinale
fino alla chiusura in una vistosa piega faglia ubicata all’altezza dell’abitato di
Colonno.
È individuabile, in particolare, in corrispondenza delle pareti rocciose, subverticali, a monte degli abitati di Sala Comacina e Ossuccio; il distacco di
blocchi rocciosi eterometrici produce una fascia di estesi depositi di versante,
talora colonizzati alla base di tali pareti.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Dolomia a Conchodon a stratificazione massiccia, metrica,
in località Abbazia dell’Acqua Fredda nel comune di Lenno
Calcare di Zu
Si tratta di una formazione costituita tipicamente da calcari micritici e
bioclastici, calcari marnosi da grigi a nerastri, in strati decimetrici piano
paralleli talvolta saldati in banchi; subordinate intercalazioni di marne e, più
raramente, di argilliti marnose nerastre di spessore metrico, presenti
soprattutto alla base ed alla sommità dell’unità. È una formazione a marcata
ciclicità; tipica è la presenza di un membro carbonatico duro e ricco di fossili
(fra cui i citati Conchodon) nel terzo superiore dalla formazione; nella parte
superiore sono presenti una ventina di metri almeno di calcari scuri
sottilmente stratificati e localmente con noduli di selce; un altro episodio di
calcari fossiliferi duri è presente all’incirca a metà dell’unità (Banco a Coralli).
Questa formazione, molto diffusa nell’area specifica del tracciato, con uno
spessore mediamente valutabile in alcune centinaia di metri, ha un limite
netto con la sovrastante Dolomia a Conchodon, ed ha un limite transizionale
con la sottostante formazione argillitica che peraltro presenta litologie simili,
ma con forte aumento della frazione argillitica rispetto a quella carbonatica.
Morfologicamente le zone più carbonatiche e dure si riconoscono per i pendi
più verticali ed aspri con rocce affioranti, rispetto alle zone delle argilliti che
sono più dolci e con pochi affioramenti visibili (Retico ).
Nella parte meridionale dell’area affiora solo sporadicamente, in particolare
in corrispondenza delle incisioni vallive; nel settore settentrionale affiora più
diffusamente in corrispondenza delle pareti dei Monti Brenta fino alle
bocchette di Nava .
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Calcare di Zu a stratificazione decimetrica con interstrati maggiormente sottili,
affioranti nella Valle dei Ronchi, comune di Sala Comacina
Argillite di Riva di Solto
È una unità transizionale con la sovrastante dove variano soprattutto le
percentuali dei diversi tipi di rocce più che le loro caratteristiche; per questo,
nella parte alta, al di sotto del calcare di Zu si osservano delle alternanze
cicliche di litotipi argilloso marnosi e litotipi carbonatici stratificati;
procedendo verso il basso della serie (cioè verso il lago) si ha un membro
prevalentemente argilloso costituito da argilliti ed argilliti marnose
fogliettate, spesso con laminazioni parallele, ricche di materie organiche con
livelli di marne e calcari marnosi neri subordinati. Data l’estrema plasticità
ed erodibilità di questo litotipo è molto difficile valutarne lo spessore e
prevederne l’andamento in profondità, soprattutto in concomitanza dei
principali accidenti tettonici: la morfologia molto blanda e la generale rarità
degli affioramenti è proprio da collegarsi a questa caratteristica di erodibilità
(Retico).
Affiorano solo nella parte nord dell’area, indicativamente lungo la Valle
Guadina
Dolomia Principale
In contatto netto con la soprastante argillite da cui si staglia anche
morfologicamente per le sue caratteristiche di roccia decisamente più dura e
competente. Il suo limite inferiore non è osservabile: il suo spessore non è
valutabile, anche a causa delle dislocazioni tettoniche; è una unità che si
presenta in diverse facies, da massiva con dolomie di colorazione da grigio
chiare a scure con la presenza di brecce dolomitiche a dolomie chiare in
grossi banchi a facies a stratificazione più regolare e frequente; nella parte
al contatto con le Argilliti di Riva di Solto è presente un membro
transizionale, con alternanze cicliche di calcari grigio scuri con Argilliti
fossilifere che testimoniano una situazione eteropica verso le litologie del
Calcare di Zorzino, che affiora nella stessa posizione più a nord, verso
Menaggio.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Affiorano nel settore più settentrionale del tracciato oltre che alla Punta di
Lavedo e all’Isola Comacina con un evidente risalto morfologico dovuto alla
minor erodibilità rispetto alle soprastanti argilliti (Norico).
Affiora diffusamente nella parte settentrionale dell’area, lungo le pareti
rocciose orientali dei Monti Nava.
Dolomia Principale in pareti sub-verticali lungo i versanti Monti di Nava
C.3.4.2. DEPOSITI SUPERFICIALI
Depositi di versante
Sono detriti di falda, talvolta coalescenti con depositi eluvio-colluviali di
versante; generalmente costituiti da blocchi, ciottoli, ghiaia alimentati dai
versanti rocciosi carbonatici retrostanti e spesso interessati da fenomeni di
ricementazione.
Come già accennato si riscontrano in particolare alla base delle pareti
rocciose a monte dei centri abitati di Sala Comacina e Ossuccio e derivano
dal distacco di blocchi dalle stesse; in questo caso, in particolare, sono
quindi rimobilitabili e solo parzialmente colonizzati e stabilizzati dalla
vegetazione. In altri casi possono essere invece parzialmente cementati.
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Detrito di falda, attivo anche se parzialmente colonizzato,
a monte della Torre del Soccorso, nel comune di Sala Comacina
Depositi fluvioglaciali e depositi conoidali fluviali
Si tratta di depositi abbastanza diffusi e costituiti da livelli pseudo stratificati
di ciottoli ghiaie e sabbie in matrice prevalentemente sabbioso limose con
alternanze di livelli o lenti più fini o più grossolani a secondo della posizione
distale o prossimale di osservazione ; anche in questi depositi sia assiste
frequentemente a fenomeni di ricementazione a causa della ricchezza in
carbonati disciolti delle acque circolanti.
Sono presenti allo sbocco delle principali valli, dalla tipica forma a ventaglio
e derivano dalla deposizione di materiale in carico alle acque torrentizie.
Rappresentano, come nel caso di Ossuccio, un ottimo serbatoio idrico,
captato a scopo idropotabile.
Depositi lacustri
Sono depositi derivanti dalla sedimentazione di depositi fini lacuali, costituiti
da limi e limi argillosi di colore grigio o giallognolo con screziature grigie;
localmente la percentuale di materiale sabbioso aumenta.
Presenti ai margini del lago, sono stati individuati nei sondaggi effettuati, in
particolar modo dal sondaggio S10D.
Depositi di origine glaciale
Generalmente sono costituiti da lembi morenici laterali, terrazzati lungo i
pendii che discendono verso il lago , spesso coalescenti con i depositi
precedenti; nella loro facies tipica sono costituiti da blocchi e ciottoli immersi
in abbondanti matrici limose più o meno sabbiose e/o argillose. Talvolta
segnalati depositi di copertura fini rimaneggiati, riporti o depositi di
sedimentazione lacustre o di decantazione con limi e/o argille con
disposizione irregolare: presenza di massi erratici anche di dimensioni
considerevoli.
Sono estesamente diffusi lungo tutto il versante, spesso con spessore
ridotto; talora presentano livelli cementati e compatti.
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Pareti sub verticali costituiti da depositi addensati morenici,
sabbie limose con ciottoli sub-arrotondati immersi nella matrice, nel comune di Mezzegra
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C.4. STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE
Lo studio geologico redatto in fase preliminare (geologo F. Serra) definiva le
unità idrogeologiche generali le cui caratteristiche possono essere
considerate omogenee alla scala di progetto mentre, naturalmente, potranno
essere eterogenee a scale minori e puntuali.
Depositi Quaternari (permeabilità primaria)
1.
Depositi Morenici e fluvio glaciali : terreni a permeabilità da bassa a
media. Coperture di origine glaciale, moreniche e fluvioglaciali, recenti ed
antiche, e depositi di natura detritica. Possibile modesta circolazione idrica
soprattutto al contatto con il substrato roccioso integro. In un contesto più
permeabile i livelli più limosi si comportano come acquicludo.
2.
Depositi Fluvioglaciali e di conoide : terreni a permeabilità da media ad
alta. Depositi di conoide e depositi. Possibile decremento di permeabilità in
alcune zone coalescenti con accumuli colluviali o a granulometria più fine.
Circolazione idrica molto probabile con forti influssi di carattere stagionale.
3.
Depositi sciolti di versante, detriti di falda : terreni a permeabilità da
alta ad elevata. E' possibile riscontrare la presenza di piccole falde sospese
temporanee, a carattere stagionale.
4.
Depositi lacustri-palustri, frammisti a terreni eluviali e colluviali, a
prevalente granulometria fine: terreni a permeabilità bassa: Scarsa
possibilità di circolazione idrica, vulnerabilità bassa. Comportamento da
acquicludo
Substrato Roccioso (permeabilità secondaria)
1.
Calcare di Moltrasio : rocce a permeabilità variabile, anche elevata per
fratturazione.
Ammassi
rocciosi
prevalentemente
carbonatici
con
permeabilità secondaria anche notevole, in presenza di faglie o fratture ,
segnalate in diversi punti nel settore in esame. Possibilità di venute d’acqua
soprattutto concentrate in determinati punti
2.
Dolomia a Conchodon: rocce a permeabilità variabile, da media a
bassa soprattutto per fratturazione; data al componente massiva della roccia
spesso non si registra presenza d’acqua ad eccezione dei punti fratturati o
nella zona di piega; segnalate anche evidenze di cavità per dissoluzione della
roccia con fenomeni iniziali di carsismo
3.
Calcare di Zu : rocce a permeabilità eterogenea, da elevata a nulla,
per fratturazione; trattandosi di una unità con alternanze cicliche fra
elementi carbonatici ed elementi argillitico marnosi con una diversa
distribuzione all’interno dell’unità, si osservano comportamenti differenti che
si possono riassumere in una discreta circolazione idrica nella parte
sommitale della formazione (dove sono presenti consistenti livelli
carbonatici), e nella zona intermedia dove è significativa la presenza di livelli
carbonatici fossiliferi (Conchodon o coralli) e di un sostanziale
comportamento impermeabile (acquicludo nelle altre porzioni ed in
particolare a partire dal secondo terzo dell’unità e nella parte inferiore.
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4.
Argilliti di Riva di Solto : rocce a permeabilità nulla; fatto salvo limitati
livelli superficiali molto alterati questa formazione costituita da argilliti più o
meno marnose si comporta come livello impermeabile (acquicludo)
5.
Dolomia Principale : rocce a permeabilità eterogenea, da elevata per
carsismo e/o fratturazione a nulla; a secondo della facies si hanno
comportamenti diversi di questa formazione; in particolare la possibilità di
circolazione idrica è probabile nelle parti più stratificate e tettonizzate (parte
superiore dell’unità e parte terminale del tracciato) e nelle zone dove le
condizioni geostrutturale favoriscono l’instaurarsi di una qualche circolazione
carsica.
C.4.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO
(progetto definitivo SGTL)
Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, possono essere
distinte due tipologie differenti:
in corrispondenza dei depositi sciolti in particolare di conoide
(Ossuccio)
all’interno dell’ammasso roccioso, dovuta alla permeabilità secondaria
per fratturazione e dissoluzione (circolazione carsica o pseudo carsica);
ciascuna Formazione o litotipo presenta caratteristiche idrogeologiche
differenti.
Le infiltrazioni idriche sono quindi più sviluppate in corrispondenza delle zone
maggiormente cataclasate e fagliate, ben visibili anche in superficie in
quanto è in corrispondenza di esse che si sviluppano gli impluvi principali.
In corrispondenza dei condotti e dei sistemi carsici la circolazione idrica
potrebbe essere di entità rilevante, ma di difficile quantificazione con
sopralluoghi o indagini geognostiche.
La Formazione della Dolomia Principale è la formazione che è maggiormente
interessata da tali fenomeni di dissoluzione.
La falda idrica contenuta nei depositi a granulometria più grossolana di
conoide, è attualmente sfruttata da pozzi idrici anche a scopo idropotabile;
presenta una soggiacenza variabile tra pochi metri, in corrispondenza del
lago, a decine di metri, più a monte, con una direzione di deflusso
prevalentemente NW-SE.
Nel secondo caso le formazioni carbonatiche (Moltrasio, Conchodon Dolomia
Principale) più solubili, possono presentare una circolazione idrica
sviluppata; le rocce e le formazioni più marnose e argillitiche, meno
permeabili se non per fratturazione, sono povere di acqua e fungono da
acquicludo.
La massima concentrazione idrica sotterranea sarà osservabile al passaggio
tra questi tipi di formazioni, in particolare dove la formazione poco
permeabile funge da base alla formazione più carsificabile, ad esempio nel
tratto centrale del tracciato, dove si ha il membro argillitico del Calcare di Zu
alla base e Moltrasio-Conchodon sovrastanti.
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La disposizione delle sorgenti presenti nell’area, la maggior parte compresa
tra 500 e 650 m s.l.m. sottolinea tale considerazione.
Di particolare importanza risultano essere le sorgenti dell’Acquafredda, un
gruppo di piccole-medie sorgenti, ubicate nel comune di Lenno, la maggior
parte delle quali presenta portate medie < 5 l/s, alcune con portate medie
comprese tra 10 e 25 l/s (dati tratti dallo Studio Geologico a supporto del
PGT di Lenno); sono ubicate grossomodo in corrispondenza di un netto
cambio di pendio, a monte con inclinazioni maggiori l’area è caratterizzata
da substrato roccioso affiorante o sub-affiorante, a valle depositi morenici
con pendenze minori. Il flusso di acqua sotterranea è favorito anche dalla
tettonica locale, con la presenza di allineamenti strutturali, pieghe e faglie.
C.4.1.1. VULNERABILITA DELLE ACQUE SOTTERRANE
(da PGT - A.A. vari)
Dal punto di vista idrogeologico, il territorio in esame è costituito in netta
prevalenza da terreni a porosità fissurale.
Nella zona, considerato secondario il ruolo svolto dalle sottili coltri eluviali e
dai limitati lembi di depositi glaciali, le modalità di circolazione idrica
sotterranea sono determinate essenzialmente dalla distribuzione e dalle
caratteristiche delle discontinuità (fratture, piani di strato), che possono
conferire al substrato roccioso, di per sé contraddistinto da una permeabilità
primaria molto bassa, una permeabilità secondaria da buona ad elevata (fino
a 10 -10-2 cm/s).
Tenuto conto che l'ammasso lapideo fratturato è di natura prevalentemente
calcarea, un altro importante elemento da considerare è l'azione erosiva e
corrosiva esercitata dall'acqua stessa.
I fenomeni di dissoluzione, condizionati dalla concentrazione di CO2 e dal pH
dell'acqua, si manifestano infatti con maggiore intensità proprio in
corrispondenza dei piani di discontinuità, allargando sensibilmente i vuoti e
portando alla formazione di un sistema carsico all'interno del massiccio
carbonatico.
Il territorio oggetto di studio, in particolare, è caratterizzato globalmente da
una gerarchizzazione dei condotti carsici piuttosto contenuta, con vuoti
concentrati in corrispondenza delle maggiori dislocazioni ("carsismo
concentrato").
I condotti, che convogliano in prevalenza le acque in profondità, in alcuni
punti, intersecando la superficie topografica, danno luogo a modeste
emergenze idriche .
Queste ultime, però dato il particolare assetto della zona, sottendono a
bacini idrogeologici di estensione ridotta e, conseguentemente, sono
contraddistinte da portate medie assai esigue e da un regime estremamente
irregolare, rivelando una elevata sensibilità alle variazioni climatiche ed
all'andamento delle precipitazioni meteoriche.
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In ragione delle caratteristiche idrogeologiche sin qui illustrate, il territorio in
esame presenta nella sua globalità una vulnerabilità mediamente elevata
rispetto a possibili fenomeni di contaminazione delle acque sotterranee.
Sulla base della Carta Idrogeologica (SGTL) di cui sopra è stata eseguita una
elaborazione finalizzata ad evidenziare la Vulnerabilità degli acquiferi
sotterranei nell’intorno dell’area di cantiere.
La definizione delle tre classi di vulnerabilità si è ispirata alle unità
idrogeologiche riconosciute da SGTL precisando che per l’unità A (depositi di
versante, depositi di falda, depositi morenici ecc.), avente un grado di
permeabilità da basso ad elevato, si è optato di attribuirgli, a titolo
cautelativo, la classe di vulnerabilità elevata anche in considerazione del
fatto che tutti i tratti a cielo aperto, con le problematiche di cantierizzazione
ad essi connesse, interessano direttamente questo tipo di depositi.
Vulnerabilità idrogeologica bassa
Vulnerabilità idrogeologica media
Vulnerabilità idrogeologica alta
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Infine titolo esemplificativo si riporta del materiale, tratto dallo Studio
Geologico a supporto dei Comuni della Tremezzina - Comune di Lenno, circa
la qualità delle acque destinate al consumo umano:
La qualità delle acque sotterranee nel territorio di Lenno è stata desunta dai
dati analitici recenti resi disponibili dal Comune di Lenno, riferiti ai punti di
controllo della rete dell’acquedotto.
Parametri chico-fisici delle acque – punti rete
Il quadro sovraesposto attesta la conformità delle acque in rete ai limiti di
potabilità fissati dal D.lgs. 152/06.
Di seguito si riporta ulteriormente la tabella riassuntiva dei principali
parametri chimico fisici e sostanze tossiche relativi al pozzo pubblico n. 16
(pozzo Val Perlana) in comune di Ossuccio, captante l’acquifero contenuto
nei depositi di conoide analogamente al pozzo S. Andrea di Lenno, desunti
dalle ultime analisi disponibili (anno 2007):
Parametri chimico-fisici delle acque – pozzo Ossuccio
La classificazione dello stato chimico di base delle acque sotterranee fa
riferimento alle specifiche indicate dal D.M. 19 agosto 2003 (Scheda n. 10
“Caratterizzazione delle acque sotterranee”, al punto d2 “Classificazione”
indica che la classificazione dello stato qualitativo va definita secondo i criteri
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di cui all’Allegato 1 del D.Lgs. 152/99, punto 4.4), che considera le
concentrazioni di 7 parametri di base (conducibilità elettrica, cloruri, solfati,
nitrati, ferro, manganese, ammoniaca) e di una serie di parametri
addizionali, quali inquinanti organici ed inorganici.
Tale classificazione individua quattro classi chimiche, che esprimono una
valutazione dell’impatto antropico sulle acque sotterranee e ne definisce le
caratteristiche idrochimiche, secondo il seguente schema:
Se gli inquinanti organici e inorganici (cfr. Tab. 21 del citato All. 1 - D.Lgs.
152/99) sono assenti o la loro presenza è al di sotto della soglia di
rilevabilità, la classificazione idrochimica si basa sui parametri di base
secondo lo schema riportato; la presenza di inquinanti organici o inorganici
con concentrazioni superiori ai limiti previsti determina una classificazione in
classe 4.
Lo stato idrochimico generale delle acque dell’acquifero captato dal pozzo di
Ossuccio è desumibile dal grafico relativo alla qualità di base di seguito
illustrato.
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Stato chimico delle acque sotterranee – pozzo Val Perlana di Ossuccio
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Il grafico evidenzia che lo stato chimico delle acque del pozzo 16 ricade in
classe 2, ad indicare un impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo
periodo, con buone caratteristiche idrochimiche.
Il parametro che determina l’attribuzione alla classe 2 delle acque del pozzo
16 si riferisce ai nitrati presenti con concentrazioni comunque non superiori a
15 mg/l; la serie storica, infatti, evidenzia il superamento di tale valore solo
per l’anno 2002.
Gli altri parametri chimico-fisici rientrano in classe 1 (impatto antropico nullo
o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche).
In particolare, il valore di conducibilità elettrica indica un grado di
mineralizzazione medio, i solfati presentano una concentrazione inferiore al
V.G. (25 mg/l), i cloruri registrano generalmente concentrazioni nettamente
inferiori a 10 mg/l (V.G. di 25 mg/l).
Si rammenta infine che nell’ambito della Progettazione definitiva di quanto in
oggetto è prevista una campagna di monitoraggio chimico fisico delle acque,
sia sotterranee sia superficiali, lungo tutto il tracciato di progetto.
Si procederà al campionamento di acqua, al fine di avere una lettura “0”
dello stato delle acque:
•
dai piezometri di nuova realizzazione;
•
da quelli già eseguiti per il Progetto Preliminare (S1 e S6);
•
dalle sorgenti captate e non
•
dai corsi d’acqua superficiali
Per quanto riguarda le analisi chimiche di acqua si analizzeranno i seguenti
elementi:
metalli pesanti (Cd, Crtot, CrVI, Fe, Mn, Ni, Pb, Cu, Zn, Co, As, Se, Hg)
idrocarburi totali cloruri e solfati
- nitrati e nitriti
- azoto
ammoniacale
fosforo totale
- analisi batteriologiche
- misura del ph
Il numero di campioni da raccogliere è stato stimato sulla base
dell’importanza dell’emergenza idrica, dalla sua posizione rispetto
all’urbanizzato e/o dell’influenza eventuale dell’opera sulla circolazione
idrica.
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POSIZIONE (DA SUD VERSO NORD)
CAMPIONAMENTO
ACQUA
S1 (DA PIEZOMETRO)
VALLE SALA (DA TORRENTE)
SORGENTE VALLE PREMONTE (DA
SORGENTE)
S1D (DA PIEZOMETRO)
LAVATOIO
VIA
CASTELLI
(DA
SORGENTE)
VALLE PERLANA (DA TORRENTE)
VALLE AZZANO (DA TORRENTE)
SORGENTE
ACQUAFREDDA
(DA
SORGENTE)
S6 (DA PIEZOMETRO)
FONTANA
LOC.
BONZANICO
(DA
SORGENTE)
S4D (DA PIEZOMETRO)
TORRENTE BOLVEDRO (DA TORRENTE)
VALLE GUADINA (DA TORRENTE)
S5D (DA PIEZOMETRO)
VALLE RONCONI
S6D (DA PIEZOMETRO)
TOTALE
1
1
1
1
1
2
1
2
1
1
1
1
2
1
2
1
20
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C.5. STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI
Il progetto in esame interesserà sia alcuni torrenti della sponda destra
idrografica del Lago di Como, sia il lago stesso, limitatamente alle aree
litorali; queste ultime saranno oggetto di interventi per la realizzazione di
aree di cantiere e per l’attracco delle chiatte utilizzate per la movimentazione
dello smarino. Tali aree sono site nei Comuni di Griante e Mandello al Lario
ed interesseranno la fascia del litorale lacustre fino alla profondità di circa 5
m, necessaria per consentire l’attracco delle imbarcazioni da trasporto.
In particolare, in comune di Griante la conformazione del fondo determinarà
la necessità di creare un piazzale che si estenderà fino a circa 70 m
dall’attuale linea di costa.
C.5.1 LAGO DI COMO
Il quadro ambientale di riferimento qui descritto è stato fondamentale per la
raccolta di informazioni necessarie a compiere le prime valutazioni a
supporto degli interventi in progetto e alla programmazione delle indagini
relative alle fasi di progettazione definitiva.
In fase di progettazione definitiva dovranno comunque essere definiti
ulteriori indagini e approfondimenti in relazione alle aree di deposizione del
materiale, in particolare per evitare o limitare la presenza di impatti negativi
sulle componenti biologiche del lago.
C.5.1.1. CARATTERISTICHE LIMNOLOGICHE DEL LAGO
Il Lago di Como, o Lario, è un lago subalpino di origine fluvio-glaciale. Il lago
si divide in due rami che si staccano dall’asse principale in posizione
mediana: uno ospita l’emissario (bacino di Lecco) mentre l’altro (bacino di
Como) è chiuso ed è sede del punto di massima profondità. Il livello del lago
è regolato dalla diga di Olginate posta lungo il fiume Adda, a valle dell’incile
del Lario e del Lago di Garlate.
Lo specchio lacustre copre una superficie totale di 145 km2 e un perimetro di
170 km ed ha un volume di circa 23’000 Mm3. Lo zero idrometrico è posto a
197.37 metri s.l.m.
Il lago è di tipo oligomittico, monomittico caldo, con una circolazione
invernale e una stratificazione estiva. Ha caratteristiche termiche olooligomittiche, poiché presenta solo periodici rimescolamenti completi delle
acque nel punto di massima profondità; i rimescolamenti parziali interessano
lo strato compreso tra la superficie e circa 150-200 m di profondità.
L’andamento pluriennale delle concentrazioni dei nutrienti nel lago, in
particolare del fosforo, lo collocano in una condizione di mesotrofia, con il
bacino di Como in stato di eutrofia (Osservatorio dei Laghi Lombardi “Qualità delle acque lacustri in Lombardia - 1° Rapporto OLL 2004”).
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C.5.1.2. QUALITÀ FISICO-CHIMICA
La qualità fisico-chimica del Lago di Como viene monitorata regolarmente da
ARPA Lombardia ed i risultati vengono riassunti nel documento: Stato delle
Acque Superficiali Bacino dell’Adda e Lago di Como (ARPA
Lombardia, Marzo 2014). Di seguito viene presentato l’elenco dei
parametri chimico-fisici e chimici e sostanze dell’elenco di priorità ricercate
nel bacino del lago di Como.
pH
Fluorantene
Esaclorocicloesano
Solidi sospesi
Benzene
Glifosate
Temperatura
Xilene (orto- meta- para-)
Metolachlor
Conducibilità
1,2 Dicloroetano
Molinate
Durezza
1,1,1 Tricloroetano
Oxadiazon
Azoto totale
1,1,2,2 Tetracloroetano
Simazina
Azoto ammoniacale
Dibromoclorometano
Terbutilazina
Azoto nitrico
Diclorobromometano
Terbutilazina desetil
Ossigeno disciolto
Diclorometano
BOD5
Esaclorobutadiene
COD
Tetracloroetilene
Ortofosfato
Tetraclorometano
Fosforo totale
Tribromometano
Cloruri
Tricloroetilene
Solfati
Triclorometano
Escherichia coli
Pentaclorofenolo
Alcalinità
Pentaclorobenzene
Arsenico
Cloroalcani
Cromo
Pentabromodifeniletere bromurato
Cadmio
Para-terz-ottilfenolo
Mercurio
4-Nonilfenolo ramificato
Nichel
AMPA
Piombo
Atrazina
Rame
Atrazina desetil
Zinco
Atrazina desisopropil
Tributilstagno (composti)
Bromacil
Idrocarburi policiclici aromatici totali
Diclorobenzammide 2,6
I risultati ottenuti, relativi al triennio 2009-2011, presentati nel documento
“Stato delle acque superficiali, Bacino dell’Adda e Lago di Como” (ARPA
Lombardia , Marzo 2014), sono riassunti nella seguente tabella, tratta dal
sopraccitato documento.
Stazione di indagine
L. di Como - Argegno
L. di Como – Abbadia Lariana
Qualità
biologica
fitoplancton
SUFFICIENTE
SUFFICIENTE
Qualitàchimica LTLeco
Stato chimico
SUFFICIENTE
SUFFICIENTE
NON BUONO
NON BUONO
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Le stazioni di monitoraggio sul lago di Como hanno presentato uno stato
ecologico sufficiente nel triennio 2009-2011; fitoplancton e LTLeco
contribuiscono a tale risultato. Il monitoraggio del fitoplancton e i valori di
LTLeco relativi al 2012 confermano lo stato sufficiente per tutte le stazioni.
Lo stato ecologico risultante dal monitoraggio svolto nel triennio 2009-2011
è sufficiente per entrambi i corpi idrici, giudizio confermato dai risultati
raccolti nel 2012 e relativi al fitoplancton e agli elementi fisico-chimici a
sostegno (LTLeco).
Lo stato chimico per i due bacini del lago di Como risulta non buono sia nel
triennio 2009-2011 che nel 2012 a causa di superamenti dello standard di
qualità ambientale stabilito per il mercurio.
C.5.1.3. VEGETAZIONE ACQUATICA
I dati relativi alla comunità macrofitica sono stati desunti dal Rapporto sulla
qualità delle acque lacustri (OLL, 2005). I dati, relativi a una lista floristica
del 1985, si riferiscono a tutto il bacino lacustre e consistono in un elenco di
specie che comprende Ceratophyllum demersum, Elodea densa, Helodea
canadensis, Myriophyllum spicatum, Najas marina, Potamogeton crispus,
Potamogeton gramineus, Potamogeton lucens, Potamogeton perfoliatus,
Potamogeton pusillus, Ranunculus circinatus, Ranunculus trichophyllus,
Vallisneria spiralis.
Ulteriori indagini sono state effettuate da ARPA Lombardia nel 2008
nell’ambito della valutazione dello stato ecologico del lago. Il dettaglio dei
dati non è, al momento, disponibile, tuttavia, l’indagine della comunità
macrofitica relativa al bacino ovest (ramo comasco) indica uno stato
ecologico per l’indicatore in una classe 3-4 (valore di EQR – moderate/poor).
Le specie rinvenute durante i campionamenti riferiti all’intero sottobacino
comasco del lago sono state, in ordine di abbondanza: Myriophyllum
spicatum, Vallisneria spiralis, Elodea densa, Potamogeton perfoliatus,
Ranunculus
trichophyllus,
Potamogeton
gramineus,
Ceratophyllum
demersum, Najas marina, Ranunculus fluitans. Ad eccezione di Potamogeton
gramineus specie ritrovata unicamente nelle stazioni di Bellagio e Lezzeno, e
sulla base dei dati disponibili si ritiene opportuno considerare come
potenzialmente presenti tutte le specie citate.
C.5.1.4. FAUNA MACROBENTONICA
I dati sul benthos riportati si riferiscono al biennio 1971-1972 e sono ripresi
dal Rapporto sulla qualità delle acque lacustri (OLL, 2005). Nel documento si
riporta un elenco di specie che, vista l’assenza di dati più recenti devono
essere considerate tutte potenziali per il bacino (Tabella C.26).
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Tabella C.26 – Specie appartenenti al macrobenthos del lago di Como come
rilevato nel biennio 1971-9172 (OLL, 2005)
Phylum
Classe
Famiglia
SottoSpecie
famiglia
Pisidium casertanum
Pisidium conventus
Bivalvia
Sphaeriidae
Mollusca
Pisidium milium
Pisidium personatum
Gastropoda Lymnaeidae
Lymnaea peregra
Chironomus
gr.anthracinus
Chironomus
gr.plumosus
Demicryptochironomus
sp.
Chironominae
Dicrotendipes sp.
Paracladopelma sp.
Insecta
Chironomidae
Paratendipes sp.
Arthropoda
Polypedilum sp.
Tanytarsus gr.inerm.greg.
Orthocladiinae Psectrocladius sp.
Macropelopia sp.
Tanypodinae
Procladius sp.
Prodiamesinae Prodiamesa sp.
Asellidae
Asellus aquaticus
Crostacea
Gammaridae
Niphargus sp.
Bichaeta sanguinea
Lumbriculidae
Stylodrilus lemani
Aulodrilus pluriseta
Embolocephalus
velutinus
Limnodrilus
hoffmeisteri
Limnodrilus
Anellida
Clitellata
Oligochaeta
profundicula
Tubificidae
Potamothrix bedoti
Potamothrix
hammoniensis
Psammoryctides
barbatus
Spirosperma ferox
Tubifex tubifex
Platyhelmintes
Turbellaria
Planariidae
Dendrocoelum sp.
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C.5.1.5. ZOOPLANCTON
Il monitoraggio della componente riferito al periodo 1991-1992, come
desunto dal Rapporto sulla qualità delle acque lacustri (OLL, 2005) indica la
netta dominanza di rotiferi nel 1991 (con la specie Keratella cochlearis in
tutte le stazioni); nel febbraio 1992 i copepodi (con Eudiaptomus padanus
nelle stazioni di Colico e Menaggio) e i rotiferi (con Conochilus unicornis nelle
stazioni di Como e Lecco); a marzo dello stesso anno i rotiferi (con Keratella
quadrata nelle stazioni di Colico, Lecco e Menaggio, e con Conochilus
unicornis nella stazione di Como); nel maggio 1992 i cladoceri (con Daphnia
hyalina nelle stazioni di Como e Menaggio ed Eubosmina coregoni in quella
di Lecco) e i copepodi (con Eudiaptomus padanus nelle acque antistanti
Colico); a luglio i rotiferi (con Conochilus unicornis in tutte le stazioni); infine
nel settembre 1992 i copepodi (con Eudiaptomus padanus nelle stazioni di
Colico e Menaggio) e i cladoceri (con Diaphanosoma brachyurum e
Eubosmina coregoni rispettivamente nelle stazioni di Lecco e Como).
Ulteriori dati relativi al popolamento zooplanctonico si riferiscono alla
campagna limnologica effettuata da ARPA Lombardia tra il 2003 e il 2004
(Progetto Plinius, 2006). La composizione in specie della comunità
zooplanctonica è risultata pressoché identica in tutto il lago.
La successione stagionale dei popolamenti zooplanctonici a Como nel 2004 è
iniziata nel mese di gennaio con una presenza significativa di copepoditi di
Eudiaptomus padanus e di rotiferi appartenenti alla specie Polyarthra
euryptera. Il resto dell’inverno è stato caratterizzato da bassi valori per tutti
i gruppi. Tra i copepodi ciclopoidi, in questo periodo Cyclops abissorum è
stata l’unica specie presente. Lo sviluppo primaverile ad aprile ha visto un
picco di densità dei copepodi nel mese di maggio con Eudiaptomus padanus
che raggiunge una concentrazione di adulti pari 3130 ind m-3. Tra i Rotiferi
Keratella cochlearis e Kellicotia longispina hanno picchi di concentrazione a
giugno come anche il cladocero appartenente al gruppo Daphnia
hyalina/galeata con 6380 ind m-3. In estate e tarda estate compaiono i
cladoceri Diaphanosoma brachiurum e i grossi predatori Bytotrephes
longimanus e Leptodora kindtii. Tra i copepodi Mesocyclops leuckartii, una
specie stenoterma calda, fa la sua apparizione nella comunità. Nel mese di
lugliosi ha una vera e propria esplosione demografica del rotifero Conochilus
hippocrepis che raggiunge una densità pari a 50800 ind m-3. A tarda estate e
inizio autunno Eubosmina coregoni è stato il cladocero dominante. Proprio
nel periodo autunnale ha inizio il declino dei popolamenti zooplanctonici che
culmina con i valori minimi di densità nella stagione invernale. Questi bassi
valori di concentrazione di zooplancton condizionano lo sviluppo demografico
di alcune specie ittiche zooplanctofaghe presenti nel lago.
Rispetto agli anni precedenti, nel 2004 si è registrata una diminuzione dei
valori dei cladoceri. A Como si è passati da una media di cladoceri di 11360
ind. m-3 nel 1991-92 a una di 2780 ind. m-3. Anche i valori di picco di densità
di Daphnia hyalina sono passati da 15440 a 7620 ind. m-3.
La diminuzione dei cladoceri, gli erbivori più efficienti negli ambienti
caratterizzati da biomasse algali maggiori, costituisce un segnale positivo e
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sottolinea il progressivo miglioramento dello stato di trofia avvenuto in
questo ultimo decennio.
C.5.1.6. FITOPLANCTON
I dati relativi all’analisi della comunità fitoplanctonica riportati nel documento
dell’OLL (2005), si riferiscono a indagini condotte tra settembre 1997 e
agosto 1999. Questa è caratterizzata dalla prevalenza delle diatomee, in
particolare Asterionella formosa e Fragilaria crotonensis. Ben rappresentati
sono anche i cianobatteri, con Planktothrix rubescens come specie
dominante. Sono elevati i valori volumetrici massimi di Mougeotia sp.
(coniugatoficee) e di Ceratium hirundinella (dinoficee).
Ulteriori dati relativamente al popolamento fitoplanctonico si riferiscono alla
campagna limnologica effettuata da ARPA Lombardia tra il 2003 e il 2004
(Progetto Plinius, 2006). La dinamica dei popolamenti è stata studiata nello
strato integrato 0-20 metri in tutti i sottobacini. La classe algale più
rappresentata è stata quella delle clorophyceae seguita da quella dei
cianobatteri. La stazione di Como risulta la più produttiva in termini di
biovolumi fitoplanctonici, confermando la tendenza registrata negli studi
effettuati in passato.
I rapporti di dominanza all’interno delle comunità algali sono valutati, dal
punto di vista ecologico, in termini di biovolume delle singole specie. Nel
bacino di Como le specie più significative nel periodo primaverile sono state
le diatomee Stephanodiscus minutulus, Fragilaria crotonensis, Asterionella
formosa e Aulacoseira islandica. Il periodo estivo è stato caratterizzato dal
dominio delle clorophyceae, coniugatophyceae e dinoficee.
Il periodo invernale ha visto una significativa presenza di Rhodomonas
minuta associata a Ceratium hirundinella e Staurastrum paradoxum. Il peso
dei cianobatteri dal punto di vista del biovolume è evidente solo nei periodi
estivi e autunnali del 2004 mentre dal punto di vista della densità cellulare
diventano molto più importanti anche in altri periodi; Aphanothece nidulans,
Snowella lacustris e Microcystis aeruginosa, quest’ultima a dicembre 2004,
sono state le specie di cianobatteri che hanno raggiunto le densità più
elevate.
Il risultato delle analisi evidenzia come la composizione in specie fra il bacino
orientale e occidentale sia omogenea, mentre le differenze si riscontrano a
livello dei rapporti di dominanza all’interno delle comunità algali e sul
biovolume medio annuo. Il bacino di Como presenta specie associate a un
elevato stato di trofia e una maggiore densità di cianobatteri tossici.
Il rapporto sullo stato dell’ambiente, pubblicato in marzo 2014 presenta uno
stato sufficiente per questo indicatore in entrambi i punti di campionamento
(Argegno e Abbadia Lariana).
Stazione di indagine
L. di Como - Argegno
L. di Como – Abbadia Lariana
Qualità
biologica
fitoplancton
SUFFICIENTE
SUFFICIENTE
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Per il lago di Como sono stati segnalati fenomeni di fioriture algali nei mesi
di luglio e settembre 2012 ad opera di specie appartenenti al gruppo dei
cianobatteri (Anabaena lemmermannii e Microcystis aeruginosa), organismi
potenzialmente in grado di produrre tossine di vario genere con possibili
effetti sull’ecosistema e sull’uomo.
C.5.2 CORSI D’ACQUA
Tenuto conto del tracciato stradale in progetto, parzialmente in galleria che
quindi non interferisce su alcuni torrenti, i corsi d’acqua da prendere in
considerazione, ai fini delle successive verifiche idrauliche, sono i seguenti,
procedendo da sud verso nord:
 Torrente Valle dei Ronchi;
 Torrente Premonte;
 Torrente Perlana;
 Torrente Azzano;
 Torrente Bolvedro.
Sono evidenziati, insieme ai loro bacini tributari pertinenti alle sezioni di
chiusura con l’intersezione al tracciato, nella seguente figura (Figura C.7)
tratta dagli allegati cartografici allo studio di prefattibilità (“Planimetria
idraulica”).
Come desumibile da tale rappresentazione, l’area in esame, da un punto di
vista morfologico-idrologico, è caratterizzata da versanti abbastanza acclivi,
con altezze fino a circa 1600 metri s.l.m., costituiti da un substrato roccioso
calcareo-dolomitico, affiorante in corrispondenza di taluni costoni (Monte
Galbiga), ma perlopiù ricoperto da formazioni moreniche e depositi detritici
nella fascia intermedia e, più in basso, in prossimità degli abitati di Isola,
Campo e Lenno, da coni di deiezione, tra cui si distingue quello originato dal
torrente Perlana, che ha congiunto alla terraferma l’ex isolotto di Lenno
(Dosso di Lavedo).
Tutti i corsi d’acqua sono a carattere torrentizio, talvolta con cascate
(Camoggia), che hanno inciso la copertura ed anche, benché in misura
minore, il substrato roccioso; essi hanno dato origine a canaloni nella parte
più alta e, in vicinanza dei loro recapiti nel lago, a coni di deiezione in ghiaie
e ciottoli calcarei.
Il regime idraulico è essenzialmente pluviale, come desumibile
dall’osservazione delle esigue portate di magra, mentre il contributo di
origine sorgiva appare trascurabile, nel contesto delle portate di massima
piena.
Il fattore di pericolosità principale, legato a tali corsi d’acqua, è la possibilità
di trascinamento a valle del materiale detritico di cui sono cosparsi i loro
alvei, accumulatosi soprattutto nella parte più alta, meno acclive, nonché
l’azione erosiva. Il rischio di tracimazione delle correnti idriche dai loro alvei
appare invece più limitato nella fascia territoriale interessata dal tracciato
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stradale (mentre potrebbe essere più importante a valle), dato il loro
confinamento entro ripidi canaloni.
I bacini di alimentazione dei corsi d’acqua segnalati hanno tutti un
orientamento prevalente in direzione perpendicolare alla linea di costa
lacustre ed uno sviluppo abbastanza regolare intorno alla loro asta
principale; la loro quota media è relativamente elevata (intorno a 900÷1000
metri s.l.m.), e la loro superficie topografica variabile tra 0,5 km2 ad oltre 8
km2. Tra essi prevale nettamente per estensione quello del torrente Perlana,
che scorre in una valle abbastanza ampia nel tratto centrale del tracciato
stradale.
Nel complesso, la rete idrografica appare abbastanza regolare, con una
distribuzione uniforme dei vari ordini degli affluenti, e punti singolari solo in
prossimità di elementi vincolanti del substrato roccioso.
Come già osservato, il regime di tali corsi d’acqua è essenzialmente pluviale.
Inoltre, per quanto riguarda le acque superficiali, le acque meteoriche
raccolte dai sistemi di drenaggio stradale (fossi di guardia, cunette, condotte
e tubazioni) dovranno essere prese in considerazione per quanto riguarda
l’interazione con i corsi d’acqua naturali, in termini quantitativi, e con gli altri
corpi idrici tutelati (falde acquifere ad uso idropotabile), in termini qualitativi.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
T. Perlana
T. Bolvedro
T. Azzano
T. Premonte
T. Valle dei
Ronchi
Figura C.7: bacini dei torrenti interferenti con il tracciato, chiusi al punto di
intersezione con il tracciato
Di seguito vengono presentati i dati relativi ai torrenti interferiti dall’opera,
con riferimento alla sezione di chiusura del bacino idrografico in
corrispondenza dell’intersezione con il tracciato, tratti dagli elaborati del
Progetto Preliminare, Tracciato Socuzione A.
Torrente Valle dei Ronchi
Superficie bacino (Kmq)
Lunghezza asta (Km)
Media quota del bacino (m s.l.m.)
Quota sezione di chiusura (m s.l.m.)
Quota massima asta (m s.l.m.)
Pendenza media asta
0.673
1.7
905
320
1250
54.7%
I dati identificano un corso d’acqua di modesta entità, con bacino molto
modesto e asta di lunghezza minima.
La quota massima dell’asta, poco elevata, indica un origine prealpina
mentre si evidenzia una notevole pendenza del corso d’acqua.
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Il torrente è poco significativo, inoltre il regime temporaneo e tipicamente
pluviale rende poco indicative indagini sul corso d’acqua.
Torrente Premonte
Superficie bacino (Kmq)
Lunghezza asta (Km)
Media quota del bacino (m s.l.m.)
Quota sezione di chiusura (m s.l.m.)
Quota massima asta (m s.l.m.)
Pendenza media asta
0.6226
1.75
879
320
1250
53.1%
I dati identificano un corso d’acqua di modesta entità, con bacino molto
modesto e asta di lunghezza minima.
La quota massima dell’asta, poco elevata, indica un origine prealpina
mentre si evidenzia una notevole pendenza del corso d’acqua.
Il torrente è poco significativo, inoltre il regime temporaneo e tipicamente
pluviale rende poco indicative indagini sul corso d’acqua.
Torrente Perlana
Superficie bacino (Kmq)
Lunghezza asta (Km)
Media quota del bacino (m s.l.m.)
Quota sezione di chiusura (m s.l.m.)
Pendenza media asta
8.643
4.25
1058
330
30.4%
Il torrente Perlana è sicuramente il più importante tra i corsi d’acqua
interferiti; nasce nell'omonima valle delimitata dalla catena che dal Monte
Duaria (1447 m s.l.m.), passando per il Monte di Lenno (1547 m s.l.m.) e
per il Monte Galbiga (1698 m s.l.m.), giunge al Monte di Tremezzo (1700 m
s.l.m.). Il corso del torrente, diretto da nord ovest a sud est, è lungo circa 5
km e termina nel Lario tra i paesi di Ossuccio e di Lenno; quest’ultimo sorge
sulla piana alluvionale originata dal Perlana stesso. Il dislivello è di 1100 m.
Il torrente scorre in profonde gole sia a monte sia a valle della chiesa di
Santa Maria del Soccorso; entro queste è presente un piccolo acquedotto. Il
tratto terminale del Perlana, invece, presenta pendenza minore e numerose
briglie. Il bacino idrografico del Perlana è scavato nella massa di calcari
selciferi e marnosi liassici; poco sopra il livello del lago, tra Ossuccio e
Lenno, vi è una formazione deltizia emersa poggiante su argille lacustri
interglaciali e coperta da materiale di origine morenica. La parte sinistra
della piana alluvionale su cui sorge l'abitato di Lenno, ha permesso il
congiungimento alla terraferma della vecchia isola (di dolomia norica) del
Dosso di Lavedo (332 m s.l.m.), ora Punta Balbianello. I versanti risultano
essere terrazzati e coltivati, essenzialmente ad ulivi, a quote inferiori ai 500
m s.l.m. circa, mentre estesi sono i boschi di latifoglie miste fin quasi alla
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cresta dove la vegetazione è più rada ed essenzialmente erbacea.
L'intervento antropico sul corso d'acqua non è rilevante se non nel tratto
terminale dello stesso, dove il torrente attraversa il centro abitato e passa
sotto il livello stradale tra sponde artificiali. Per gran parte del suo corso il
torrente funge da confine tra i comuni di Ossuccio e di Lenno.
Viene di seguito presentato un riassunto degli elementi peculiari del corso
d’acqua, sulla base dei documenti di Piano di Governo del Territorio dei
comuni interessati.
Classificazione territoriale
Tratto di interesse provinciale
Caratterizzazione di pregio
Acqua di pregio ittico
Interconnessioni significative
Nessuna
Altre acque appartenenti al sistema idrico interconnesso
Nessuna
Ruolo ai sensi del D.Lgs 152/99
Copro idrico non significativo
Reticolo idrografico di appartenenza
Reticolo Idrografico Minore
Soggetto competente in materia di polizia idraulica
Comune di Tremezzina
Vocazione ittica attuale
Salmonidi,
Composizione in specie della comunità ittica
Trota fario
Specie di interesse ittico estinte in epoca recente
Nessuna
Fattori di alterazione ambientale: apporti inquinanti
Totale assenza di apporti inquinanti
Fattori di alterazione ambientale: prelievi idrici
Presenza di una derivazione permanente a scopo
piscicolo che non ha impatti significativi sull’ecosistema
acquatico
Fattori di alterazione ambientale: artificializzazione regime
idrologico
Regime idrologico non alterato artificialmente
Fattori di alterazione ambientale: modificazioni dell’alveo e delle
sponde
Alveo e sponde in condizioni di assoluta naturalità, con
l’esclusione di un breve tratto terminale, che, tra l’altro è
in asciutta totale per diversi mesi all’anno
Fattori di alterazione ambientale: interruzione continuità
biologica
La risalita di fauna ittica lacustre è sostanzialmente nulla.
Il tratto terminale del corso d’acqua presenta infatti un
alveo molto permeabile ed è in asciutta totale per diversi
mesi all’anno.
Nel resto del reticolo idrografico la mobilità della fauna
ittica è limitata esclusivamente da ostacoli naturali.
Altri elementi interferenti con la fauna ittica
Presenza diffusa e costante degli uccelli ittiofagi (airone
cenerino)
Azioni di salvaguardia o di ripristino dell’habitat dei pesci
previste da altri strumenti di pianificazione ambientale
Nessuna
Azioni passibili di generare interferenze con la gestione degli
habitat dei pesci previste da altre programmazioni settoriali
Nessuna
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Torrente Azzano
Superficie bacino (Kmq)
Lunghezza asta (Km)
Media quota del bacino (m s.l.m.)
Quota sezione di chiusura (m s.l.m.)
Pendenza media asta
0.5386
1.45
982
300
83.1%
I dati identificano un corso d’acqua di modesta entità, con bacino molto
modesto e asta di lunghezza minima.
La quota massima dell’asta, poco elevata, indica un’origine prealpina,
mentre si evidenzia una notevole pendenza del corso d’acqua.
Il torrente è poco significativo, inoltre il regime temporaneo e tipicamente
pluviale rende poco indicative indagini sul corso d’acqua.
Torrente Bolvedro
Superficie bacino (Kmq)
Lunghezza asta (Km)
Media quota del bacino (m s.l.m.)
Quota sezione di chiusura (m s.l.m.)
Pendenza media asta
1.8422
2.25
1159
365
55.8%
I dati identificano un corso d’acqua di modesta entità, con bacino modesto e
asta di lunghezza minima.
L’analisi dei dati lo identifica come il secondo torrente per importanza tra
quelli interferiti, dopo il Perlana.
La quota massima dell’asta, poco elevata,
indica un’origine prealpina
mentre si evidenzia una notevole pendenza del corso d’acqua.
Il torrente è poco significativo, inoltre il regime temporaneo e tipicamente
pluviale rende poco indicative indagini sul corso d’acqua.
C.5.2.2. METODOLOGIE DI INDAGINE
Le attività di caratterizzazione dei torrenti sopra citati ha previsto una prima
analisi bibliografica e da fonti locali per evidenziare la presenza di corsi
d’acqua di natura temporanea o comunque non significativi.
Questa prima fase di analisi ha portato alla conclusione che, tra i 5 torrenti
citati, solo il T. Perlana ha una popolazione ittica stabile e portate perenni
che hanno permesso una caratterizzazione delle principali componenti
ecologiche di un corso d’acqua.
I torrenti Valle dei Ronchi, Premonte, Azzano e Bolvedro hanno invece
sempre portate esigue e presentano acque scorrenti solo in periodi
particolarmente ricchi d’acqua, come il disgelo primaverile.
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Queste caratteristiche rendono possibile soltanto una descrizione di tipo
qualitativo del corso d’acqua, oltre ad una opportuna documentazione
fotografica del tratto in esame. In questi piccoli torrenti è stata inoltra
valutata la potenzialità di ospitare siti riproduttivi di anfibi, in ragione
dell’assenza di fauna ittica predatrice e della presenza di piccole pozze
d’acqua con corrente modesta.
L’attività di caratterizzazione condotta ha previsto una campagna di raccolta
dati in regime di morbida primaverile (12 marzo 2014) su di una stazione
sita immediatamente a valle del previsto attraversamento del progetto sul
corso d’acqua. La caratterizzazione è volta a valutare la condizione ante
operam delle principali componenti idrobiologiche, quali habitat,
caratteristiche chimico-fisiche, macrobenthos e pesci, anche attraverso
l’applicazione di alcuni indici di valutazione ambientale descritti nel DM
Ambiente 8 novembre 2010, n. 260 “Criteri tecnici per la
classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali - Modifica
norme tecniche D.lgs 152/2006” (di seguito DM 260/2010), quali il
LIMeco (stato ecologico sulla base della qualità chimico-fisica), l’indice
Star_ICMi (stato ecologico sulla base della comunità macrobentonica) e
l’indice ISECI (stato ecologico sulla base della comunità ittica).
Nell’ambito del recepimento della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE
(Water Framework Directive, WFD), il suddetto DM introduce i criteri
aggiornati per il monitoraggio e la classificazione dei corpi idrici superficiali e
sotterranei, sostituendo integralmente l'allegato I alla parte III del D.Lgs
152/2006, rendendo le modalità di valutazione della qualità ecologica dei
corpi idrici conformi agli obblighi comunitari.
Nell’ambito del presente studio di valutazione, l’attività di caratterizzazione
idrobiologica del Torrente Perlana ha quindi previsto:
- Studio
dell’habitat
attraverso
l’applicazione
dell’Indice
Funzionalità Fluviale – IFF al tratto oggetto di elettropesca.
- Misura dei parametri macrodescrittori previsti dal DM 260/2010
per la classificazione dello stato ecologico del corpo idrico attraverso il
calcolo del LIMeco (Percentuale di saturazione dell’ossigeno, Azoto
ammoniacale, Azoto nitrico, Fosforo totale).
- Misura
di
alcuni
parametri
chimico-fisici
aggiuntivi:
Temperatura, pH, Ossigeno disciolto, con sonda da campo, utili per
meglio caratterizzare la stazione.
- Analisi della comunità macrobentonica, per la classificazione dello
stato ecologico del corpo idrico attraverso il calcolo dell’Indice
STAR_ICMi a seguito di un campionamento quantitativo secondo il
protocollo A.P.A.T., che ha sostituito la metodica IBE, in applicazione
del DM 260/2010.
- Analisi della comunità ittica, per la classificazione dello stato
ecologico del corpo idrico attraverso il calcolo dell’Indice ISECI, in
applicazione del DM 260/2010.
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Parametri chimico-fisici
Ai sensi del DM 260/2010, per calcolare il LIMeco - Livello di
Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico è necessario
valutare 4 macrodescrittori:
- % di saturazione dell’Ossigeno disciolto: è definito come %sat =
(concentrazione misurata / concentrazione alla saturazione)*100 e
varia in funzione dell’altitudine e della temperatura dell’acqua.
Percentuali dell'ordine del 100-110% sono quelle ideali; valori inferiori
all'80% costituiscono una soglia critica (sottosaturazione), ma anche
valori troppo alti, oltre il 140% (sovrassaturazione) testimoniano una
presenza eccessiva di alghe, che, con la fotosintesi diurna, fanno
innalzare i valori di ossigeno disciolto, ma di notte, provocano stati di
grave anossia.
- Azoto ammoniacale (mg/l di N-NH4+): deriva dalla degradazione di
composti organici azotati e quindi viene considerato indice di
inquinamento recente di origine civile. In corsi d'acqua ben ossigenati
esso risulta assente o presente in tracce poiché viene rapidamente
utilizzata da alghe e piante acquatiche e ossidato velocemente ad
azoto nitrico, attraverso il processo di nitrificazione ad opera di batteri
aerobi. In soluzione acquosa, l’ammoniaca (NH3) si trasforma in ione
ammonio (NH4+), secondo un equilibrio dipendente dal pH: a pH molto
alcalino quasi tutto l'azoto ammoniacale è presente come NH3, tossica,
mentre a pH più neutri/acidi è presente quasi completamente come
ione ammonio NH4+, forma assai meno tossica. L’azoto ammoniacale,
infatti, si trova solo in acque ricche di materia organica in
decomposizione, quando il tenore di ossigeno è insufficiente per
assicurare la sua immediata trasformazione in nitrati o in prossimità di
uno scarico sia civile che industriale. La sua presenza, del tutto
anomala in ambienti ben ossigenati e a basso carico inquinante, è da
considerarsi, quindi, indice di inquinamenti recenti.
- Azoto nitrico (mg/l di N-NO3-): il nitrato NO3- si forma dalla
completa
ossidazione
dell'azoto
ammoniacale
(processo
di
nitrificazione) ad opera della flora batterica aerobica presente nelle
acque, attraverso un prodotto intermedio costituito dai nitriti (NO 2-).
La presenza di nitrati è dovuta a scarichi urbani, allevamenti
zootecnici, scarichi industriali o acque provenienti dal dilavamento dei
terreni trattati con fertilizzanti, e pertanto aumenta spesso in seguito a
forti piogge. Un’elevata concentrazione di nitrati, associata alla
presenza abbondante di fosfati, e in condizioni favorevoli di
temperatura, determina il fenomeno dell’eutrofizzazione ma non risulta
tossica per la fauna ittica.
- Fosforo totale
tot): è un parametro generale che riunisce i
composti organici e inorganici del fosforo che sono, come i nitrati,
nutrienti eutrofizzanti. La maggior parte del fosforo presente nelle
acque di scarico consiste in soluzioni inorganiche, mentre solo una
piccola parte si presenta in forma organica (disciolto o non disciolto).
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La loro presenza nelle acque è legata a scarichi urbani, allevamenti
zootecnici, acque provenienti dal dilavamento dei terreni fertilizzati e a
scarichi industriali.
Per un giudizio più approfondito sono stati misurati anche i seguenti
parametri:
- Temperatura (°C): è un parametro fisico di fondamentale
importanza, in quanto influenza sia la solubilità dell'ossigeno in acqua,
sia tutti i processi del metabolismo, la durata, l'andamento, la velocità
della crescita e la composizione delle biocenosi.
- Ossigeno disciolto (mg/l OD): in ambiente acquoso è uno dei
principali parametri che caratterizzano la salute dell’ecosistema, e
quindi
delle
sue
biocenosi.
Relativamente
alla
gestione
dell’inquinamento organico in ambiente fluviale, infatti, il principale
danno da esso provocato è l’anossia delle acque, ossia l’impoverimento
di ossigeno, con tutte le ripercussioni sulla componente biologica ad
esso collegato. In presenza di un eccessivo inquinamento organico,
l’aumento di concentrazione della sostanza organica morta nell’acqua
favorisce lo sviluppo dei microrganismi saprofiti, in numero talmente
elevato che ad essi può essere totalmente imputato il consumo
biologico dell’ossigeno. Il vecchio D.Lgs 152/2006 e smi (Tab. 1/b All.
2 parte III) individuava come valore guida per la vita dei Salmonidi
una concentrazione di ossigeno  7 mg/l e come valore guida per la
vita dei Ciprinidi  5 mg/l (misura con elettrometria).
- pH: è una scala di misura dell'acidità o della basicità di una soluzione.
Nelle acque naturali è in genere compreso tra 6,6 e 7,8, ma a seguito
dell’attività fotosintetica diurna, nei fiumi lenti, si possono registrare
incrementi consistenti di pH.
Temperatura, pH, Ossigeno disciolto e % di saturazione dell’ossigeno sono
stati misurati direttamente in campo tramite sonda “Hydrolab Quanta”.
Per il campionamento, il trasporto e la conservazione dei campioni di acqua,
sono state osservate le indicazioni metodologiche presenti nel documento
APAT/IRSA-CNR, 2003 e APAT, 2007. I campioni di acqua sono stati raccolti
in bottiglie di polietilene, trattate con acido cloridrico, conservati in
frigorifero e sottoposti ad analisi entro 24h dal campionamento. Le analisi
sono state eseguite con spettrofotometro marca HACH-LANGHE modello
DR3800, con kit di analisi dedicati preconfezionati in cuvette “test in tube”.
Tabella C.27 - Metodi di determinazione dei parametri tramite
spettrofotometro
Parametro
Azoto
ammoniacale
Azoto nitrico
Fosforo totale
Metodiche ufficiali
IRSA 4030 (APAT-IRSA/CNR, 2003)
met. A1
IRSA 4110 (APAT-IRSA/CNR, 2003)
met. A2
Limite
inferiore
Limite
superiore
0,015 mg/l
2 mg/l
0,23 mg/l
13,5 mg/l
0,01 mg/l
0,5 mg/l
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Figura C.8. Spettrofotometro Hach Lange DR3800
Ai sensi della WFD, i nutrienti e l’ossigeno disciolto, ai fini della
classificazione, vengono integrati in un unico descrittore, denominato
appunto LIMeco, utilizzato per derivare la classe di qualità. La procedura
prevede che sia calcolato un punteggio sulla base della concentrazione,
osservata nel sito in esame, dei macrodescrittori N-NH4, N-NO3, Fosforo
totale e Ossigeno disciolto (100 - % sat. O2) secondo le soglie di
concentrazione indicate nella Tabella 4.1.2/a dell’Allegato 1 al DM 260/2010
(Tabella C.28). Il LIMeco di ciascun campionamento viene derivato come
media tra i punteggi attributi ai singoli parametri, come da Tabella 4.1.2/b
dell’Allegato 1 al DM 260/2010 (Tabella C.29).
Tabella C.28 - Soglie per l’assegnazione dei punteggi ai singoli parametri
per ottenere il punteggio LIMeco (Tab. 4.1.2/a DM 260/2010-All 1)
Parametro
100-O2 %
sat
N-NH4
(mg/l)
N-NO3
(mg/l)
Ptot
(microg/l)
Punteggio
Livello 1
1
Livello 2
0,5
Livello 3
0,25
Livello 4
0,125
Livello 5
0
 10
 20
 40
 80
> 80
< 0,03
 0,06
 0,12
 0,24
> 0,24
< 0,6
 1,2
 2,4
 4,8
> 4,8
< 50
 100
 200
 400
> 400
Soglie
Tabella C.29 - Classificazione di qualità secondo i valori di LIMeco (Tab.
4.1.2/b DM 260/2010-All 1)
Stato
Elevato
Buono
Sufficiente
Scarso
Cattivo
LIMeco (media dei punteggi dei macrodescrittori come da Tab. 4.1.2/a
All. 1 DM 260/2012)
 0,66
 0,50
 0,33
 0,17
< 0,17
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Comunità macrobentonica
Oltre ai parametri chimico-fisici e microbiologici, è stata indagata la
comunità dei macroinvertebrati bentonici in corrispondenza delle stazioni
sopra elencate.
L’attività di monitoraggio di questo parametro biologico è stata effettuata
secondo quanto previsto dalle metodiche di indagine delle acque correnti
messe a punto e pubblicate a cura di APAT e consultabili sul sito
http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manualilineeguida/metodi-biologici-acque/.
Il protocollo prevede un campionamento quantitativo, poiché la rete da
usarsi per il campionamento consente una misura della superficie, sulla
quale il prelievo del campione viene effettuato proporzionalmente alla
presenza percentuale dei diversi microhabitat presenti nel fiume. Il
campionamento quantitativo si esegue tramite retino Surber, come da
norme internazionali (UNI-EN 28265), con cono di rete lungo dai 60 agli 80
cm e maglia di 500 m, dotata di bicchiere di raccolta terminale che
permette di raccogliere gli organismi presenti in un’area delimitata da una
cornice metallica rettangolare e quindi di dimensioni note, in modo da
poterne successivamente determinare la densità per unità di superficie. Per
evitare disturbi nel substrato da campionare è necessario stare a valle del
retino effettuando le repliche risalendo verso monte.
In corsi d’acqua come quello in esame, il campionamento viene effettuato su
una superficie complessiva di 1 m2, derivante dalla raccolta di 10 unità di
campionamento ciascuna di area pari a 0,1 m2; l’allocazione delle unità di
campionamento viene effettuata in modo proporzionale in un generico tratto
rappresentativo.
Per la conservazione, gli organismi raccolti sono dapprima posti in una
bacinella con acqua pulita per la separazione dal detrito. Gli individui
campionati vengono infine posti in contenitori e fissati con formalina al 4% o
alcol etilico al 75%, al fine di prevenire eventuali fenomeni di
decomposizione o di predazione tra esemplari nel periodo intercorrente tra la
raccolta del campione e la sua analisi in laboratorio. Il livello tassonomico
minimo richiesto per la classificazione degli organismi catturati in toto è
riportato nella tabella seguente.
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Gruppi tassonomici
Plecotteri
Efemerotteri
Tricotteri
Coleotteri
Odonati
Ditteri
Eterotteri
Crostacei
Gasteropodi
Bivalvi
Tricladi
Irudinei
Oligocheti
Livelli di determinazione tassonomica per le “Unità sistematiche”
genere
genere
genere
famiglia
genere
famiglia
famiglia
famiglia
famiglia
famiglia
genere
genere
famiglia
Tabella C.30. -Limiti per la definizione delle “Unità Sistematiche”
Figura C.9. - Campionamento macrobenthos con retino immanicato nel
tratto in esame
Criteri per la classificazione dello stato ecologico sulla base dei
macroinvertebrati bentonici: l’indice STAR_ICMi
Il metodo ufficialmente utilizzato in Italia fino al recepimento della normativa
comunitaria è stato l’Indice Biotico Esteso - IBE (Ghetti, 1997). La normativa
attuale (D.lgs 152/2006) è stata aggiornata al fine di recepire la Direttiva
Quadro sulle Acque 2000/60/EC, la quale fornisce specifiche indicazioni sulla
strategia di raccolta dei dati e sulla stessa messa a punto del sistema di
valutazione del monitoraggio biologico. In risposta alle richieste della
Direttiva, nasce dunque in Italia la proposta di un nuovo sistema di
classificazione dei fiumi MacrOper (Buffagni et al, 2008), che consente di
derivare una classe di qualità per gli organismi macrobentonici, utile per la
definizione dello Stato Ecologico. Esso è basato sul calcolo dell’Indice
multimetrico STAR di Intercalibrazione denominato STAR_ICMi. A
partire dai dati di abbondanza raccolti in termini di n° individui/m2, vengono
calcolate 6 metriche (Errore. L'origine riferimento non è stata
trovata.), le quali forniscono informazioni in merito ai principali aspetti che
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la Direttiva Quadro chiede di considerare per gli organismi macrobentonici,
raggruppandole in tre categorie sulla base dell’informazione fornita:
Tolleranza, Abbondanza/Habitat e Ricchezza/Diversità. Ad ogni singola
metrica viene attribuito un peso diverso.
Tabella C.31 - Metriche che compongono lo Star_ICMi e peso loro
attribuito nel calcolo (da BUFFAGNI e ERBA, 2007c, modificato) Rif: 1:
Armitage et al, 1983. 2: Buffagni et al, 2004. 3: Buffagni e Erba, 2004. 4:
Pinto et al, 2004 5: Ofenböck et al., 2004. 6: Böhmer et al, 2004. 7: Hering
et al, 2004.
Tipo di
informazione
Tolleranza
Abbondanza/
Habitat
Ricchezza/
Diversità
Tipo di
metrica
Indice
Nome della
Metrica
ASPT(1)
Taxa considerati nella metrica
Peso
Intera comunità (livello di famiglia)
Log10 (somma di Heptageniidae, Ephemeridae,
Leptophlebiidae, Brachycentridae, Goeridae,
Log (sel_EPTD+1) Polycentropodidae,
Limnephilidae,
Abbondanza (2; 3)10
Odontoceridae, Dolichopodidae, Stratyomidae,
Dixidae, Empididae, Athericidae e Nemouridae
+1)
1- (Abbondanza relativa di Gastropoda,
(4)
Abbondanza 1-GOLD
Oligochaeta e Diptera)
N° taxa
N° Tot Famiglie(5)
Somma di tutte le famiglie presenti
delle famiglie di Ephemeroptera,
(5; 6) Somma
N° taxa
N° Famiglie EPT
Plecoptera e Trichoptera
Indice
Shannon-Wiener(6;
7)
diversità
0,33
0,27
0,07
0,17
0,08
0,08
Una volta calcolate, le metriche devono essere normalizzate, cioè il valore
osservato deve essere diviso per il valore della metrica che rappresenta la
condizione di riferimento. La normalizzazione garantisce la comparabilità dei
risultati ottenuti in aree diverse, dato che la composizione faunistica, e
quindi il valore assoluto delle singole metriche, possono risultare molto
diversi tra idroecoregioni e tra tipi fluviali differenti. L’indice Multimetrico
finale (Star_ICMi) è ottenuto dalla somma delle sei metriche normalizzate,
ciascuna delle quali è moltiplicata per il proprio peso. I valori di riferimento
(Tabella C.32 e Tabella C.33) utilizzati per il T. Perlana, desunti dal
D.M.260/2010 “Tabella 1b. Valori di riferimento per le metriche componenti
e per lo STAR_ICMi nei tipi fluviali dell’Italia settentrionale inclusi nel sistema
MacrOper”, sono quelli relativi all’idroecoregione 02 Prealpi-Dolomiti e al
Macrotipo fluviale A1, nella quale ricade il corso d’acqua in esame sulla
base della “Tabella 1a. Elenco dei tipi fluviali presenti in Italia settentrionale
e inclusi nel sistema MacrOper” e della “Tabella 4.1/a - Macrotipi fluviali e
rapporto tra tipi fluviali per Macroinvertebrati e Diatomee” del suddetto
decreto.
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Tabella C.32 - Valori di riferimento delle metriche sulla base del tipo
fluviale
Indice
ASPT
6,732
N°
famiglie
27.5
Indice EPT
14,00
Indice
GOLD
0,835
Indice di
Shannon
2,523
Indice
EPTD
2,995
Star_ICMi
1,010
Tabella C.33 - Limiti di classe dello STAR_ICMi per i corsi d’acqua come il T.
Perlana
Stato
Elevato/Buono
Buono
Sufficiente
Scarso
Cattivo
Punteggio Star_ICMi
> 0,95
0,71 - 0,949
0,48 - 0,709
0,24 - 0,479
< 0,240
C.5.3 STATO DI FATTO: TORRENTE PERLANA
Vengono di seguito presentati i dati relativi allo stato di fatto del T. Perlana,
esaminato in marzo 2014.
C.5.3.1. PARAMETRI CHIMICO-FISICI
Per l’indagine dello stato qualitativo dell’acqua del T. Perlana, dal punto di
vista chimico - fisico sono stati misurati i seguenti parametri:
- Temperatura dell’acqua in °C (codice in tabella: Tacq);
- pH (codice in tabella: pH);
- Ossigeno disciolto in mg/l (codice in tabella: OD);
- Saturazione dell’ossigeno in % (codice in tabella: satO2);
- Azoto ammoniacale in mg/l (codice in tabella: NH4);
- Azoto nitrico in mg/l (codice in tabella: NO3);
- Fosforo totale in g/l (codice in tabella: Ptot).
Nella tabella seguente si riportano i risultati delle misurazioni e delle analisi
effettuate in corrispondenza delle due stazioni di monitoraggio in data
12/03/2014.
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Tabella C.34 - Valori dei parametri chimico-fisici misurati in data
12/03/2014
Parametro
Data
Ora
Condizioni
Meteo
T aria
Tacq
pH
Conducibilità
OD mg/l
Saturazione O2
%
Unità di
misura
Limite
strumentale
Perlana
12/03/2014
10.30
Sereno
°C
°C
µS/cm
mg/l
%
-
NH4+ - N
mg/l
0,015
NO3- -N
PO43- - P (TP)
mg/l
mg/l
0,23
0.005
12
7.05
8.53
243
10.5
97.8
<limite
strumentale
0.966
0.014
Osservando i risultati si possono dedurre le seguenti osservazioni:
- Temperatura: la temperatura dell’acqua presenta in entrambe le
stazioni un valore compatibile con la stagione, l’orario e la quota in cui
è stato effettuato il campionamento.
- pH: presenta un valore tendenzialmente basico, comunque nella
norma e compatibile con l’area di campionamento, che presenta un
bacino calcareo.
- Livello di ossigenazione: il grado di ossigenazione risulta pressoché
ottimale in entrambe le stazioni, con concentrazioni intorno a 10 mg/l
e percentuali di saturazione ideali, poiché intorno al 100%.
L’ossigenazione è certamente favorita dalla bassa temperatura
dell’acqua e dal flusso turbolento, che garantisce continui scambi di
ossigeno all’interfaccia acqua-aria.
- Azoto ammoniacale (NH4): la concentrazione rilevata nella stazione
di monte è molto bassa, al di sotto del limite strumentale, indicando
l’assenza di evidenti fenomeni recenti di inquinamento.
- Azoto nitrico (NO3): i valori registrati durante il monitoraggio sono
risultati bassi ma comunque apprezzabili, pari a0,966 mg/l,
corrispondenti ad un secondo livello nell’indice LIMeco. Si tratta di una
anomalia o criticità relativamente modesta e può significare limitati
fenomeni vecchi di inquinamento organico.
- Fosforo totale (Ptot): la concentrazione di questo parametro è
risultata modesta nella stazione di indagine più a valle, pari a 0,014
mg/l, evidenziando l’assenza di fattori perturbativi. Considerata
l’assenza nel territorio di aree coltivate, da cui potrebbero dilavare
fertilizzanti, di scarichi organici o di scarichi industriali, la presenza a
valle, peraltro modesta, di questo nutriente potrebbe essere legata
all’azione di solubilizzazione delle rocce.
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C.5.3.2. INDICE LIMECO
Come descritto nel capitolo relative alle metodologie impiegate, l’azoto
ammoniacale N-NH4 e nitrico N-NO3, il fosforo totale Ptot e l’ossigeno disciolto
(100 - % di saturazione O2), ai fini della classificazione, vengono integrati in
un unico descrittore, il LIMeco (Livello di Inquinamento dai
Macrodescrittori per lo stato ecologico), utilizzato in normativa per
derivare la classe di qualità dell’acqua sulla base dei parametri chimici. La
procedura prevede che sia calcolato un punteggio per ognuno dei
macrodescrittori, sulla base della concentrazione osservata in confronto con
le soglie di concentrazione indicate nella Tabella 4.1.2/a dell’Allegato 1 al DM
260/2010, e che dalla media dei punteggi ottenuti venga derivato il LIMeco.
In Tabella C.35 sono riportati i risultati delle misurazioni dei 4
macrodescrittori effettuate, con specificati i relativi “livelli”, i punteggi del
LIMeco e la classe di qualità risultante.
Come si può osservare in tabella, la qualità complessiva dell’acqua risulta
elevata (LIMeco  0,66) in entrambe le stazioni di monitoraggio, con elevati
livelli di ossigenazione, escludendo fenomeni inquinanti sia ripetuti e
protratti nel tempo sia recenti. Solo l’azoto nitrico, segno di possibili
inquinamenti non recenti risulta in II classe di qualità, non compromettendo
comunque il risultatofinale.
Tabella C.35 - Valori dei macrodescrittori misurati in data 21/10/2013
nelle stazioni di valle e monte e relativi livelli di qualità
Parametri
% sat O2
N-NH4
N-NO3
Ptot
Classificazione
Valore
99.4 %
Livello
1
Punteggio
1
Valore
<limite strumentale
Livello
1
Punteggio
1
Valore
0.966
Livello
2
Punteggio
0.5
Valore
0.014 mg/l
Livello
1
Punteggio
1
0,88
LIMeco punteggio
Elevato
LIMeco giudizio
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C.5.3.3. COMUNITÀ MACROBENTONICA
La stretta relazione che esiste tra la comunità di macroinvertebrati e le
caratteristiche chimico-fisiche, morfologiche e idrauliche del tratto di corso
d’acqua in cui vive, implica che una perturbazione di tali caratteristiche
produce una modificazione della comunità macrobentonica sia in termini
qualitativi che quantitativi; da questo presupposto nasce l’idea di utilizzare i
macroinvertebrati come bioindicatori per monitorare lo stato di un corso
d’acqua attraverso degli appositi indici di qualità, grazie anche alle loro
seguenti caratteristiche:
- sensibilità alle modificazioni ambientali, cui reagiscono con prontezza;
- capacità di essere buoni indicatori di condizioni localizzate, poiché si
spostano molto poco;
- abbondante presenza dei macroinvertebrati nella quasi totalità dei
corsi d’acqua;
- ciclo vitale sufficientemente lungo per dare la possibilità di
rappresentare un “integrale” degli avvenimenti della storia recente del
fiume.
Seguendo i protocolli ufficiali, il campionamento di macrobenthos è stato
effettuato in un’area caratterizzata dalle tipologie di microhabitat riportate in
Tabella C.36.
Tabella C.36 - Tipologie di microhabitat rinvenuti (* le dimensioni si
riferiscono all’asse intermedio)
Microhabitat
Megalithal
Macrolithal
Mesolithal
Microlithal
Codice
MGL
MAC
MES
MIC
Definizione substrato
massi che superano i 40 cm*
massi compresi tra 20 e 40 cm*
ciottoli compresi tra 6 e 20 cm*
ghiaia compresi tra 2 e 6 cm*
Perlana
30% → 3 repliche
10%→ 1 repliche
40%→ 4 repliche
20%→ 2 repliche
La comunità macrobentonica è risultata composta dai taxa riportati in
Tabella C.37.
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Tabella C.37 - Densità (n°/m2) del macrobenthos nella stazione di
monitoraggio
Taxa
Plecoptera
Plecoptera
Plecoptera
Plecoptera
Plecoptera
Ephemeroptera
Ephemeroptera
Ephemeroptera
Trichoptera
Trichoptera
Trichoptera
Trichoptera
Trichoptera
Trichoptera
Trichoptera
Coleoptera
Coleoptera
Diptera
Diptera
Diptera
Diptera
Diptera
Oligochaeta
Oligochaeta
Oligochaeta
Hydrachnidia
TOTALE
Famiglia
Genere
Leuctridae
Nemouridae
Nemouridae
Nemouridae
Taeniopterygida
e
Baetidae
Heptageniidae
Heptageniidae
Glossosomatida
e
Hydropsychidae
Lepidostomatid
ae
Limnephilidae
Philopotamidae
Rhyacophilidae
Sericostomatida
e
Elmidae
Scirtidae
Athericidae
Chironomidae
Limoniidae
Simuliidae
Tipulidae
Lumbricidae
Lumbriculidae
Naididae
Hydracarina
Leuctra
Amphinemura
Nemoura
Protonemura
Brachyptera
Baetis
Ecdyonurus
Epeorus
Stazione 1
VALLE
n/m2
8
92
12
15
10
29
8
2
-
2
8
-
3
13
1
1
-
1
4
2
66
34
2
3
2
10
2
2
7
339
Nel sito di monitoraggio indagato, il campione è risultato costituito
principalmente da Plecotteri (soprattutto Nemouridae), che rappresentano
oltre circa il 40% dei soggetti e Ditteri (soprattutto Athericidae), che
rappresentano un ulteriore 30% circa del campione.
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Plecoptera
Ephemeroptera
Trichoptera
Coleoptera
150
200
Diptera
Oligochaeta
Hydrachnidia
T. Perlana
0
50
100
250
300
350
400
Densità (numero individui / m2)
Plecoptera
Ephemeroptera
Trichoptera
Coleoptera
Diptera
Oligochaeta
Hydrachnidia
T. Perlana
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Composizione percentuale (%)
Figura C.10 - Composizione % e densità dei vari taxa macrobentonici nella
stazione di monitoraggio
C.5.3.4. INDICE STAR_ICMI
Con i dati raccolti in termini di densità/m2 sono state calcolate le sei
metriche che compongono l’indice STAR_ICMi, riportate in Tabella C.38 e
confrontate con i valori di riferimento riportati in normativa (Figura C.12).
Rispetto ai valori di riferimento, le metriche che si discostano maggiormente
sono i valori EPTD e GOLD, relativi alla presenza di unità sistematiche di
riferimento. La comunità in ogni caso presenta valori di richezza e
diversificazione buoni e caratterizzata principalmente da famiglie
appartenenti a taxa sensibili.
L’indice Multimetrico finale Star_ICMi è stato ottenuto dalla somma delle sei
metriche normalizzate, ciascuna delle quali moltiplicata per il proprio peso. I
risultati evidenziano una qualità BUONA, con uno STAR_ICMi ricadente in 2 a
classe.
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Tabella C.38 - Limiti di classe dello STAR_ICMi per i corsi d’acqua come il T.
Perlana
Indice
Indice ASPT
Indice EPTD
Indice GOLD
N° famiglie utili x calcolo indice
Indice EPT
Indice di Shannon
STAR_ICMI punteggio
STAR_ICMI giudizio
Valore di riferimento
6,732
2,995
0,835
27,5
14
2,523
1,003
-
T Perlana
6,53
2,32
0,64
23
12
2,19
0,86
buono
Figura C.11 - Risultati dell’applicazione dello STAR_ICMi
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Figura C.12 - Valori delle metriche in corrispondenza delle stazioni di valle
e di monte, confrontate con i valori di riferimento riportati in normativa
C.5.4 STATO DI FATTO: TORRENTI MINORI E TEMPORANEI
In considerazione del fatto che il tracciato stradale interseca alcuni pioccoli
corsi d’acqua, caratterizzati da un regime idrologico principalmente pluviale
e temporaneo, in occasione del sopralluogo effettuato in marzo 2014 è stato
effettuato un report fotografico volto a caratterizzare in modo descrittivo il
contesto di inserimento del tracciato stradale in corrispondenza
dell’intersezione con i corsi d’acqua.
Alcuni torrenti, come il Bolvedro, presentano flussi superficiali apprezzabili,
anche se sono note condizioni di subalveo e asciutte complete.
Le caratteristiche morfologiche dei luoghi, con elevate pendenze dei
versanti, li rendono impercorribili.
C.5.4.1. TORRENTE VALLE DEI RONCHI
Il torrente scorre in un contesto dominato da popolamenti vegetali agricoli
(uliveti) e fitti boschi di latifoglie con abbondante sottobosco.
In periodo primaverile, generalmente caratterizzato da disgelo e abbondanti
portate, il torrente si presentava in completa asciutta. Probabilmente si
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registrano portate scorrenti in alveo solo al momento di precipitazioni
intense.
Figura C.13 - Contesto di inserimento del tracciato stradale, lungo un
versante con coltivazioni a uliveto
Figura C.14 - Stato dell'alveo in completa asciutta in marzo 2014, a
testimonianza delle portate discontinue del torrente
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Figura C.15 - Alveo in completa asciutta
C.5.4.2. TORRENTE PREMONTE
In occasione del rilievo primaverile effettuato in marzo 2014 il torrente
presentava modeste portate in corrispondenza della prevista intersezione
con il tracciato stradale. Il tratto terminale del torrente si presentava in
asciutta per subalveo del flusso idrico.
Si è rilevata la presenza di larve ed adulti di salamandra pezzata
(Salamandra salamandra) nelle pozze.
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Figura C.16 - Larva di salamandra pezzata prossima alla metamorfosi
individuata sul fondo di una pozza
Figura C.17 - Alveo del torrente. Si notano le portate minime tra dislivelli di
roccia
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Figura C.18 - Alveo del torrente in cui si notano le basse portate e la
presenza di substrato mobile
Figura C.19 - Alveo in contesto boschivo con fitta vegetazione
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C.5.4.3. TORRENTE AZZANO
Il torrente si presentava caratterizzato da portate minime, che permettevano
unicamente la presenza di pozze d’acqua separate tra loro.
L’habitat è particolarmente idoneo al popolamento di fauna anfibia. Sono
stati rinvenuti esemplari di salamandra pezzata allo stadio larvale.
Figura C.20 - Alveo del torrente, in ambiente boschivo, tra massi e con
notevole pendenza
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Figura C.21 - Pozza isolata in un tratto caratterizzato dalla presenza di
grandi massi
Figura C.22 - Stato dell'alveo in aree a minore pendenza, si nota il
substrato permeabile che determina il subalveo
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Figura C.23 - Esemplare di salamandra pezzata allo stadio larvale
individuata nelle pozze
Figura C.24 - Tratto ripido tra massi. L'alveo permeabile crea condizioni di
subalveo
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C.5.4.4. TORRENTE BOLVEDRO
Al momento del rilievo in marzo 2014 si evidenziano portate buone, che
determinano uno scorrimento superficiale sufficiente. Il torrente presenta
alveo con substrato grossolano e pendenza elevata. Anche per questo
torrente sono noti fenomeni di subalveo, specie nella porzione terminale.
Figura C.25 - Alveo del torrente al momento del rilievo in marzo 2014
Figura C.26 - Torrente in contesto boscato, con fitta vegetazione spondale
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Figura C.27 - Pozza a valle di una cascata lungo l’alveo molto ripido del T.
Bolvedro
C.5.5 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA QUALITÀ DELLA COMPONENTE
IDROBIOLOGICA
Complessivamente, l’ambiente idrico superficiale si presenta in uno stato
buono di naturalità per quanto concerne i diversi aspetti di funzionalità
morfo-edafica, di qualità chimico-fisica dell’acqua e di qualità biologica.
La morfologia del T. Perlana è quella tipica di un corso d’acqua alpino, nel
quale gli spazi vitali per lo sviluppo delle componenti biologiche (in particolar
modo dei pesci) risultano fortemente condizionati dalla pendenza e dalla
corrente, che danno origine ad una serie di rapide, cascate e stramazzi
naturali alternati a pools anche profonde. Ne risultano habitat modellati dalla
corrente che hanno un’importanza fondamentale per i pesci come aree di
sosta o di rifugio.
Per quanto concerne la funzionalità fluviale e dunque il mantenimento della
connettività trasversale tra corso d’acqua e ambiente circostante, si registra
una qualità ottimale.
Per
quanto
concerne
la
qualità
chimico-fisica,
i
dati
raccolti
sperimentalmente indicano una qualità pressoché ottimale e tipica di un
corso d’acqua alpino, di cui presenta le caratteristiche idraulico-morfologiche
e idrologiche, non gravato da significativi elementi di perturbazione.
Per quanto riguarda la qualità biologica, il T. Perlana conferma uno stato
buono; le indagini realizzate sulla fauna macrobentonica consentono di
rilevare, nel tratto interessato dal progetto, la presenza di una comunità
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macrobentonica tipica degli ambienti alpini torrentizi dell’area geografica in
esame, dominata dai gruppi più sensibili (Plecotteri Efemerotteri Tricotteri).
La comunità ittica del Perlana è risultata composta dalla solo trota fario, con
densità inferiori all’atteso, riconducibili sia ad una condizione naturale
(presenza di discontinuità nel corso d’acqua) sia per la pressione di pesca.
Per quanto riguarda i torrenti minori e temporanei (T. Valle dei Ronchi,
Premonte, Azzano, Bolvedro) si registrano, in periodo primaverile,
solitamente caratterizzato da elevate portate, portate fluenti solo per i
torrenti Bolvedro e Premonte. In ogni caso i tratti terminali, recapitanti a
lago, si presentavano in asciutta.
I torrenti si presentano inoltre particolarmente ripidi e incassati in strette
valli poco percorribili.
La qualità delle acque di questi torrenti non si presta ad essere indagata in
ragione della natura temporanea degli stessi. Interessante sarà invece il
monitoraggio della fauna anfibia, che trova in alcuni di questi corsi d’acqua
condizioni ottimali per la riproduzione.
Per quanto riguarda l’ambiente lacustre, si evidenzia che la qualità lacustre,
specie per quanto riguarda il ramo di Como non risulta ottimale, con
condizioni di stato chimico non buono, per il triennio 2009-2011 e condizioni
di qualità chimica e biologica soltanto sufficienti, per il medesimo periodo.
L’analisi dello zooplancton vede comunque alcuni segnali di miglioramento
dello stato qualitativo nell’ultimo decennio.
C.5.6 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE SENSIBILI
In merito alla necessità di individuare le aree maggiormente sensibili per
quanto riguarda l’interferenza con corpi idrici, si deve considerare in che
modo la realizzazione del progetto potrà interferire con gli ambienti
acquatici.
Per quanto riguarda gli ecosistemi torrentizi, la realizzazione dell’opera
comporterà un’interferenza in occasione delle operazioni di cantiere in
prossimità delle sponde.
Inoltre si prevede che i drenaggi delle gallerie recapiteranno in
corrispondenza del primo impluvio a valle dell’uscita dalla galleria.
Analizzando il progetto saranno soprattutto i torrenti Perlana e Azzano a
ricevere recapiti di drenaggio, che potranno potenzialmente modificare le
condizioni attuali, soprattutto per il T. Azzano, che presenta portate minime
e discontinue.
Questo tipo di interferenza potrà inoltre determinare effetti sulle fasce
spondali lacustri.
Per quanto riguarda l’ecosistema lacustre, le due aree sensibili principali
corrispondono alle aree di realizzazione degli attracchi per le chiatte di
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trasporto dello smarino, che comporteranno necessariamente la distruzione
di una porzione di ambiente costiero, oltre che possibilità di inquinamento
durante le fasi di cantiere in corrispondenza di queste aree.
Sulla base delle considerazioni sopra esposte e degli ambienti idrici
analizzati, si individuano le seguenti aree sensibili, riportate nella seguente
tabella.
Le foci dei corsi d’acqua non sono state contemplate, in ragione del fatto che
si ritengono aree sensibili, da monitorare, i torrenti. L’ambiente di foce è
invece fortemente condizionato dal tratto di torrente in prossimità della foce
e dagli eventi di piena.
Ambiente
N
1
2
Torrenti
3
4
5
6
Bacino lacustre
Aree sensibili
viadotto di superamento del
torrente Valle dei Ronchi in
comune di Sala Comacina
viadotto di superamento del
torrente Premonte in comune di
Sala Comacina
viadotto di superamento del
torrente Perlana (tra galleria
Perlana 1 e Perlana 2)
viadotto di superamento del
torrente Azzano in Località
Mezzegra
tratto a cielo aperto a ridosso
del torrente Bolvedro Località
Mezzegra
area
di
attracco
per
movimentazione smarino
area
di
attracco
per
movimentazione smarino
Localizzazione
km 2350
km 2700-2760
km 3775-3825
km 6050-6100
km 6700-6800
Comune di Griante
Comune di Mandello
del Lario
C.5.7 FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE
S.S 340 “Regina” Variante alla Tremezzina -Progetto preliminare.
PGT Comuni di Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Sala Comacina
DM Ambiente 8 novembre 2010, n. 260 Criteri tecnici per la
classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali - Modifica norme
tecniche D.lgs 152/2006
AA. VV., 2007. I.F.F. 2007 - Indice di Funzionalità Fluviale. Nuova versione
del metodo revisionata e aggiornata. MANUALE APAT 2007, 336 pp.
APAT-IRSA/CNR, 2003. Metodologie analitiche per il controllo della qualità
delle acque. Manuali e linee guida - 29/2003. Le metodiche utilizzate sono
scaricabili dal sito:
http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manualilineeguida/metodi-biologici-acque/
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Buffagni A., Erba S. & Pagnotta R., 2008. Definizione dello stato
ecologico dei fiumi sulla base dei macroinvertebrati bentonci per la
2000/60/EC (WFD): il sistema di classificazione MacrOper. Notiziario dei
Metodi Analitici numero speciale (2008) , CNR-IRSA, Brugherio (MI).
Buffagni A., Erba S., Aquilano G., Armanini D.G., Beccari C.,
Casalegno C., Cazzola M., Demartini D., Gavazzi N., Kemp J.L., Mirolo
N., Rusconi, 2007. “Macroinvertebrati acquatici e direttiva 2000/60/EC
(WFD) - Parte B. Descrizione degli habitat fluviali a supporto del
campionamento biologico” Notiziario dei Metodi Analitici n.1 (2007) , CNRIRSA, Brugherio (MI).
Buffagni A., Erba S., Aste F., Mignuoli C., Scanu G., Sollazzo C. &
Pagnotta R., 2008. Criteri per la selezione di siti di riferimento fluviali per
la Direttiva 2000/60/EC.. Notiziario dei Metodi Analitici numero speciale
(2008) , CNR-IRSA, Brugherio (MI).
Hayslip G., 1993. EPA Region 10 In-stream biological Monitoring
Handbook. U.S. Environmental Protection Agency - Region 10 Environmental
Services Division. EPA 910/9-92-013. 75 pp.
Humprey J.H., Hunn R.C. & Bradfrod Shea G., 1985. Hydraulic
Characteristics of Steep Mountain Streams During Low and High Flow
Conditions, and Implications for Fisheries Habitat. In the Proceedings of the
Symposium on Small Hydropower and Fisheries, 1-3 may 1985, Aurora,
Colorado, Published by The American Fisheries Society, pp 207214.Lillehammer, 1985.
Siligardi M. & Maiolini B., 1993. L’inventario delle caratteristiche
ambientali dei corsi d’acqua alpini: guida all’uso della scheda RCE-2. Biologia
ambientale VII, 30: 18-24.
White R.J., 1973. Stream channel suitability for coldwater fish, in
Proceedings of the 28th Annual Meeting of the Soil Conservation Society of
America, (Plants, Animals and Man), Hot Springs, Arkansas, pp. 61-79.
ARPA Lombardia, 2014 Stato delle Acque Superficiali Bacino
dell’Adda e Lago di Como
Osservatorio Laghi Lombardi, 2004. Qualità delle acque lacustri in
Lombardia. 1° Rapporto.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.6. STATO DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA
C.6.1 METODO DI RILIEVO FLORISTICO DELLA VEGETAZIONE
La vegetazione presente è stata caratterizzata attraverso un approccio di
tipo floristico, allo scopo di individuare e descrivere la diversità floristica e di
evidenziare le dinamiche vegetazionali in atto. Con riferimento alla
cartografia tematica esistente (carta dell’uso del suolo della Regione
Lombardia, carta forestale del PIF valle Intelvi), verificata e convalidata nelle
uscite effettuate, si è prodotta una cartografia fisionomica della vegetazione.
Infine utilizzando le ortofotografie disponibili degli anni 2006 e 2012 (portale
cartografico nazionale), si è prodotta la cartografia finale della vegetazione,
comprendente i tematismi dell’uso del suolo, delle fisionomie vegetazionali e
degli habitat di interesse comunitario.
Per la parte relativa al rilevamento floristico della vegetazione si è seguita la
metodologia proposta da J. Braun-Blanquet (scuola Zurigo-Montpellier), che
prevede osservazioni condotte su aree campione, ritenute omogenee dal
punto di vista ecologico.
In queste aree sono state censite tutte le specie vegetali presenti, di cui si è
stimata la copertura, ovvero la superficie di suolo occupata, seguendo una
scala quali-quantitativa a 7 valori, proposta da Pignatti:
Tabella 3: indici di
Scala qualiquantitativa
5
4
3
2
1
+
r
copertura secondo Pignatti
Grado di copertura
copertura 80-100%
copertura 60-80%
copertura 40-60%
copertura 20-40%
copertura 1-20%
copertura < 1%
specie rara
Raggruppando i rilievi così effettuati in funzione della loro similarità si
possono riconoscere delle associazioni, che rappresentano il livello di base di
una sistematica fitosociologica con quattro livelli gerarchici (classe, ordine,
alleanza, associazione) corrispondenti a livelli di affinità floristica crescente.
Questo tipo di classificazione gerarchica si propone inoltre di rispettare le
affinità ecologiche esistenti tra le diverse tipologie.
L’identificazione delle associazioni assume un significato ecologico, in quanto
si presuppone che i gruppi identificati siano omogenei non solo nelle variabili
rilevate (in questo caso le specie), ma anche nell’ecologia delle comunità.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Per quanto riguarda la nomenclatura floristica si è seguita la Flora d'Italia di
Pignatti (1982).
C.6.2 DESCRIZIONE GENERALE DELL’AREA
Dal punto di vista fitogeografico il territorio è localizzato nella Provincia
alpina, Distretto insubrico-euganeo, un’area nota per la particolare ricchezza
floristica.
Gli elementi corologici presenti fanno capo principalmente ad un contingente
submediterraneo presente nelle aree più calde, ad un contingente
medioeuropeo-atlantico ed a un contingente endemico. Quest’ultimo caso è
di particolare interesse in quanto rappresenta l’elemento corologico più
pregiato dell’area. La flora endemica alpina è rappresentata principalmente
da specie montane sopravvissute alle fluttuazioni climatiche del quaternario.
Sulle Alpi si identificano tre zone principali in cui si registra una presenza
elevata di questi elementi, parti di aree mountuose che hanno avuto la
funzione di ambienti di rifugio nel corso delle glaciazioni. L‘area oggetto di
indagine si trova presso il margine occidentale di una queste zone,
delimitata ad est dal Lago di Garda ed a ovest da quello di Como.
I fattori naturali fondamentali che influenzano la vegetazione sono
rappresentati dal clima, dal substrato e dalla morfologia. I fattori climatici
rappresentano una componente fondamentale, ad esempio il gradiente
termico causato dall’orografia determina la formazione di fasce vegetazionali
lungo i versanti montuosi. Il suolo, determinando uno specifico ambiente
chimico nella rizosfera, è in grado di selezionare la flora presente,
determinando la prevalenza di specie basifile nell’area. Infine la morfologia
determina la presenza di ambienti peculiari che ospitano vegetazioni
specializzate, quale la vegetazione delle rocce o dei ghiaioni, ovvero
ambienti in cui fattori limitanti quali la pendenza o la superficialità del suolo
determinano direttamente la vegetazione presente.
Le superfici boschive rappresentano la vegetazione prevalente nell’area.
Sono caratterizzate da boschi cedui a carpino e roverella, abbondanti lungo i
versanti più ripidi ad esposizione meridionale. Alla base dei versanti, con
pendenze minori e suoli più profondi, sono presenti lembi di castagneta
cedua o da frutto, generalmente in stato di abbandono colturale. Salendo in
quota sono presenti formazioni forestali a faggio, che tendono ad essere
meno diffuse sui versanti secchi ad esposizione meridionale.
C.6.3 FITOCLIMA E VEGETAZIONE POTENZIALE
Lungo i versanti montuosi si susseguono più orizzonti vegetazionali. Alla
base dei versanti si può osservare il limite superiore della fascia
submediterranea (delle sclerofille), presente grazie all’azione di mitigazione
climatica svolta dal lago.
Le essenze che si possono osservare in questa fascia sono date da molti
elementi termofili, come il corbezzolo e la ruta, mentre tra le specie coltivate
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
si ha la presenza dell’olivo. Altri elementi termofili sono dati dall’alloro e
l’albero di giuda, che si rinvengono come specie naturalizzate. Nella fascia
submontana (delle latifoglie eliofile) la vegetazione più caratteristica è data
dai castagneti, che si presentano in vari gradi di abbandono e spesso in via
di evoluzione verso boschi di latifoglie mesofile. Salendo ulteriormente verso
l’altro si incontrano la fascia montana inferiore (delle latifoglie sciafile), dove
la formazione vegetale più caratteristica è data dai boschi di faggio. Nella
parte superiore dei versanti si arriva nella fascia montana superiore (delle
aghifoglie), nell’area spesso sostituita da pascoli sommitali ottenuti tramite
deforestazione.
La vegetazione potenziale dell’area è rappresentata da formazioni forestali,
che in mancanza di fattori limitanti e di disturbo coprirebbero interamente il
fondovalle ed i versanti montuosi.
In dettaglio la vegetazione potenziale della fascia collinare, oggi occupata
dalle aree maggiormente antropizzate ed urbanizzate, è data da quercocarpineti di fondovalle o di basso versante appartenenti al Carpinion betuli.
La specie guida principale è la farnia (Quercus robur), eventualmente
associata a rovere (Quercus petraea), con rilevante partecipazione di carpino
bianco (Carpinus betulus) e, nello strato erbaceo, di regola, un ricco corredo
di geofite a fioritura precoce.
Nella fascia montana la vegetazione potenziale è caratterizzata da faggete
mesofile e di quota. Le comunità afferenti sono incluse nella alleanza Fagion
sylvaticae, con associazioni rappresentative quali l’asperulo-faggeto, che alle
quote più alte viene sostituito dalla faggeta con acero. Specie caratteristiche
sono date da Fagus sylvatica, Abies alba, Anemone nemorosa, Lamiastrum
galeobdolon, Galium odoratum, Melica uniflora, Dentaria spp., mentre alle
quote superiori divengono importanti Acer pseudoplatanus e Rumex arifolius.
Elementi di vegetazione azonale si possono rinvenire soprattutto in relazione
agli ambienti acquatici, rappresentati ad esempio da boschi igrofili ad ontani
o canneti a Phragmites.
La vegetazione reale che oggi si può osservare permette di riconoscere
questo schema ecologico fondamentale, da cui le comunità vegetali presenti
si discostano principalmente in funzione degli interventi antropici, evidenti
ad esempio nelle aree di pascolo sommitali. Questi pascoli sono attivamente
utilizzati nelle aree più produttive, dove nelle aree maggiormente sfruttate
sono caratterizzati da una flora nitrofila sinantropica, mentre nelle aree
attualmente in fase di abbandono sono presenti specie tipiche di situazioni a
maggiore naturalità, che tendono ad evolversi spontaneamente verso le
formazioni forestali originarie.
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Figura C.28 - Carta della vegetazione potenziale dei comuni interessati
dagli interventi
C.6.4 ANALISI DELLE FORMAZIONI VEGETALI
Nell’ambito dei rilievi e delle indagi effettute si possono riconoscere le
seguenti formazioni vegetali:
1
2
3
4
5
6
7
8
Vegetazione delle rupi calcaree (Potentillo-Hieracietum humilis,
Potentillion caulescentis)
Aree detritiche con copertura vegetale discontinua (Stipetum
calamagrostidis
Praterie mesofile a bromo (Mesobromion, Festuco -Brometalia)
Prati e prato-pascoli (Arrhenatherion elatioris, Arrhenatherion elatioris /
Berberidion)
Arbusteti radi xerofili (arbusteti ad Amelanchier - Orno-Ostryon
Arbusteti basifili misti dell'orizzonte montano (Berberidion)
Vegetazione di forra (Adianthetea)
Boschi radi a carpino nero ed orniello (Orno-Ostryon)
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
9
10
11
12
13
14
Boschi misti con presenza di castagno (Quercion pubescenti-petraeae /
Orno-Ostryon)
Boschi a carpino nero (Orno-Ostryon)
Acero-frassineti (Tilio-Acerion)
Formazioni a betulla e nocciolo (Pruno-Rubion, Calluno-Sarothamnetum)
Faggete (Fagetalia sylvaticae)
Formazioni a robinia (Carpinion betuli)
Di cui si riporta una breve descrizione di seguito.
Vegetazione delle rupi calcaree (Potentillo-Hieracietum humilis, Potentillion
caulescentis)
Popolamenti discontinui, con le piante che si insediano nelle fessure o negli
anfratti presenti. Assume notevole importanza l'esposizione della rupe, la
sua pendenza e la disponibilità di acqua. Specie caratteristiche sono
Potentilla caulescens, Primula auricola, Telekia speciosissima, quest'ultima
rappresentante del contingente di specie endemiche insubriche che sono
frequenti negli ambienti rocciosi dell’area. Dal punto di vista tassonomico
questa vegetazione generalmente corrisponde al Potentillo-Hieracietum
humilis, che trova la sua maggiore espressione nell’orizzonte montano e
subalpino delle prealpi calcaree, mentre a quote inferiori è presente con
aspetti meno tipici.
Figura C.29 - Vegetazione rupestre (habitat 8210 Pareti rocciose calcaree
con vegetazione casmofitica)
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Figura C.30 - Ambienti rupestri carsificati, con presenza di grotte
Aree detritiche con copertura vegetale discontinua (Stipetum
calamagrostidis)
La vegetazione più caratteristica dei ghiaioni inconsolidati del piano montano
fa riferimento alle associazioni a Calamagrostis. A livello fisionomico questa
graminacea si presenta dominante, ed è accompagnata generalmente da
poche altre specie.
Tipicamente questa formazione è di tipo pioniero, e colonizza rapidamente le
aree detritiche a clasti di dimensioni medio-fini, non soggette a forte
instabilità.
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Figura C.31 - Detriti di falda (habitat 8130 Ghiaioni del Mediterraneo
occidentale e termofili)
Praterie mesofile a bromo (Mesobromion, Festuco -Brometalia)
Praterie che trovano la massima espressione nel piano collinare e
submontano, in modo particolare nelle posizioni di espluvio dei versanti
esposti verso sud. Si insediano in situazioni di suolo sottile, che non
consente lo sviluppo di formazioni forestali, o sono presenti come fasi
fisionomiche durature, derivanti dalla degradazione di tipologie vegetazionali
più complesse.
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Figura C.32 - Prato arido (habitat 6210 Formazioni erbose secche
seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo)
Prati e prato-pascoli (Arrhenatherion elatioris, Arrhenatherion elatioris /
Berberidion)
Generalmente i prati da fieno sono caratterizzati da buone foraggere, quali
Arrhenatherum elatior (avena maggiore) e da un insieme floristico
selezionato dalle pratiche di sfalcio e concimazione.
Le aree attualmente non coltivate ed in via di inarbustimento presentano
essenze arbustive rientranti nell’ambito degli arbusteti montani a Berberis.
Arbusteti radi xerofili (arbusteti ad Amelanchier - Orno-Ostryon)
I boschi a carpino più radi, in cui anche il carpino nero e la roverella
presentano portamento arbustivo, sono classificabili come arbusteti a Pero
corvino e Citiso. Rappresentano formazioni termoxerofile in cui la
composizione dello strato erbaceo è comune a quella degli altri ostrieti, ma
con una particolare abbondanza di specie esigenti dal punto di vista termico.
Arbusteti basifili misti dell'orizzonte montano (Berberidion)
Queste formazioni sono presenti generalmente come aspetti degradati di
formazioni forestali eccessivamente sfruttate o come fasi di ricolonizzazione
di prati e pascoli abbandonati. Fisionomicamente hanno l’aspetto di
formazioni arbustive con sparsi alberi ed uno strato erbaceo ben sviluppato,
caratterizzato da specie termo-xerofile.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.33 - Aspetti generali della vegetazione: coltivazioni di olivo,
boschi di carpino e orniello, ambienti rupestri
Vegetazione di forra (Adianthetea)
Si tratta di vegetazione che colonizza valli e impluvi caratterizzati da pareti
ripide e incisioni profonde, che solcano i versanti montuosi o formano
convalli laterali.
Questa vegetazione è adattata a condizioni di bassa luminosità, temperature
inferiori rispetto alle aree circostanti e buona o elevata umidità ambientale.
Tipicamente in queste situazioni sono molto abbondanti le pteridofite, in
particolare sono state rilevate Adiantum capillus-veneris e Phyllitis
scolopendrium, accompagnate da altre specie sciafile. Pur non trattandosi di
specie particolarmente rare, le stazioni di crescita sono limitate a questo
habitat particolare e nel caso del capelvenere, sono di tipo puntiforme.
Inoltre lungo le pareti rocciose che spesso formano i versanti vallivi si
possono osservare le specie pregiate degli ambienti rocciosi e specie ipsofile
caratteristiche di quote maggiori.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.34 - Stazione di capelvenere (Adiantum capillus-veneris)
Figura C.35 - Vegetazione di forra
Boschi radi a carpino nero ed orniello (Orno-Ostryon)
Si tratta di formazioni boschive rade, tendenzialmente xerofile, interpretabili
come boschi di colonizzazione, che rappresentano le fasi precoci di
evoluzione delle formazioni a carpino nero. In queste situazioni lo strato
arbustivo è particolarmente ricco, e può essere composto anche da specie
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arboree con portamento arbustivo. Nello strato arbustivo sono frequenti
Amelanchier ovalis, Cytisus sessilifolius e Corylus avellana. Lo strato erbaceo
è formato da specie quali Carex flacca, Anthericum ramosum, Brachypodium
pinnatum e Geranium sanguineum, mentre si nota l'ingresso di specie
nemorali non presenti nelle praterie aperte.
Figura C.36 - Bosco ceduo di carpino e orniello (orno-ostrieto)
Boschi misti con presenza di castagno (Quercion pubescenti-petraeae /
Orno-Ostryon)
Date le esigenze ecologiche del castagno ed il chimismo di base delle rocce, i
boschi di castagno sono presenti solamente nelle aree dove lo sviluppo dei
processi pedogenetici consente la presenza di suoli relativamente
decarbonatati. Queste formazioni boschive di impianto sono generalmente in
condizioni di abbandono colturale, in via di lenta trasformazione verso le
formazioni forestali originarie. Questa dinamica è testimoniata dalla
presenza di specie arboree quali Ostrya carpinifolia e di uno strato arbustivo
sviluppato, che veniva rimosso nelle selve castanili da frutto in produzione.
Localmente si possono rinvenire querceti mesofili a rovere (Quercus
petraea), che sono generalmente assegnati al Carici umbrosae-Quercetum
petraeae. Tra le specie erbacee vanno segnalate Lamium orvala, Carex
umbrosa, Hierochloe australis, Teucrium scorodonia. Spesso la ceduazione
ha favorito le specie a maggiore capacità pollonante e la presenza di specie
erbacee eliofile, grazie alla rarefazione dello strato arboreo, quale ad
esempio la molinia.
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.37 - Castagneto da frutto in fase di abbandono (habitat 9260
Foreste di Castanea sativa)
Boschi a carpino nero (Orno-Ostryon)
Le formazioni in cui la specie dominante è rappresentata dal carpino nero, si
possono suddividere in tre categorie principali, principalmente in funzione
delle morfologie caratteristiche delle montagne calcaree. Gli orno-ostreti
tipici sono diffusi nella fascia pedemontana e submontana, generalmente su
suoli poco sviluppati con buon drenaggio. Nello strato erbaceo Sesleria varia
può essere la specie dominante, accompagnata da Carex alba.
Gli ostrieti di forra si rinvengono sui versanti ripidi che caratterizzano le forre
scavate nelle rocce calcaree. In condizioni di roccia subverticale, con suolo
limitato a poche tasche, si rinviene l'ostrieto di rupe, caratterizzato da
esemplari di carpino nero di altezza non elevata, accompagnato da specie
xerofile e anche da specie schiettamente rupestri. Lungo le forre può essere
abbondante l’alloro, essenza naturalizzata con ogni probabilità sfuggita alle
coltivazioni.
Le formazioni forestali chiuse di carpino nero possono essere presenti anche
come cenosi rarefatte a causa della ceduazione o degli incendi. In queste
formazioni Il carpino nero si trova generalmente associato a roverella,
orniello e sorbo montano, mentre al limite superiore altitudinale si può
rinvenire associato al faggio, a formare ostrio-faggeti di transizione verso i
boschi mesofili a faggio.
Acero-frassineti (Tilio-Acerion)
Boschi di latifoglie rinvenibili a quote variabili fra i 500 e i 1200 m,
localizzandosi soprattutto nei medio-bassi versanti e negli impluvi. Si tratta
di formazioni forestali miste, legate a condizioni di buona disponibilità idrica
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
sia a livello edafico che atmosferico. Localmente possono essere presenti
formazioni giovanili derivanti dalla ricolonizzazione di terreni in fase di
abbandono agricolo, tipicamente prati falciati non più coltivati.
Nei siti più strutturati lo strato arboreo vede la presenza di più essenze, con
frassino maggiore, acero di monte e tiglio che costituiscono la parte
principale della biomassa. lo strato arbustivo può essere particolarmente
sviluppato, soprattutto in condizioni di copertura arborea rarefatta.
Formazioni a betulla e nocciolo (Pruno-Rubion, Calluno-Sarothamnetum)
Queste formazioni sono date da boschi di colonizzazione fisionomicamente
dominati da betulla. Dal punto di vista vegetazionale si possono distinguere
situazioni derivate da ricolonizzazione di ambienti aperti, generalmente
pascoli abbandonati, caratterizzate da individui arborei giovanili e da
un’elevata dinamica evolutiva, da quelle caratterizzanti i versanti ripidi a
suolo sottile, che probabilmente rappresentano stadi evolutivi duraturi,
essendo bloccata da cause edafiche l’ulteriore evoluzione verso situazioni
forestali più chiuse. Queste ultime situazioni sono generalmente
caratterizzate da individui maturi ed uno strato arboreo particolarmente
diversificato. Alla betulla si accompagna quasi sempre in modo subordinato il
pioppo tremolo, che ha simili caratteristiche ecologiche, ed il nocciolo, specie
legnosa a portamento arbustivo. Nelle situazioni migliori per invecchiamento
tendono ad evolvere verso gli acero-frassineti.
Faggete (Fagetalia sylvaticae)
Le faggete rappresentano la formazione forestale prevalente nel piano
montano delle aree prealpine. Il faggio è l’essenza arborea dominante e può
presentarsi solo od associato a latifoglie e conifere, in funzione dell'ecologia
della stazione. Si possono distinguere faggete mesofile (sotto-alleanza EuFagenion), faggete termofile (sotto-alleanza Cephalanthero-Fagenion) e
faggete ad acero (associazione Aceri-Fagetum). Rispetto agli orno ostrieti si
nota una notevole riduzione nella presenza di specie arbustive ed una
notevole rarefazione dello strato erbaceo.
Formazioni a robinia (Carpinion betuli)
I cedui di robinia, sono generalmente floristicamente impoveriti, e non
consentono un agevole inquadramento sistematico. Le aree a maggiore
diffusione di questa tipologia sono rappresentate dalle superfici a pendenza
non troppo elevata, con suoli mediamente profondi o profondi.
Lo strato arboreo, quando non è monospecifico, presenta elementi quali
Quercus robur, Ulmus minor, Ulmus laevis, Celtis australis, che possono
contribuire a dare un'idea della vegetazione forestale preesistente alla
robinia. Nello stato arbustivo generalmente dominano Corylus avellana e
Acer campestre.
Lo strato erbaceo è rappresentato principalmente da elementi mesofili, quali
Anemone nemorosa, Primula vulgaris, Carex sylvatica, Galeopsis pubescens,
Polygonatum multiflorum.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Gli aspetti più maturi possono essere caratterizzati dalla comparsa di
Euonimus europaeus e Sambucus nigra, che tendono ad impedire il
rinnovamento della robinia.
Generalmente gli elementi floristici presenti, perlomeno nelle situazioni più
comuni, inducono ad apparentare questi rilievi nell’alleanza del Carpinion
betuli.
Figura C.38 - Vegetazione infestante ad ailanto
C.6.5 SPECIE FLORISTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO E/O NAZIONALE
C.6.5.1. HABITAT NATURA2000
A completamento del quadro, sono stati individuati i seguenti habitat di
interesse comunitario:
3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o
Hydrocharition
Specie vegetali caratteristiche
le comunità idrofitiche sono spesso
paucispecifiche e vedono la forte dominanza di 1-2 specie, accompagnate da
poche sporadiche compagne. Tra le entità indicate nel Manuale EUR/27,
possono essere ricordate per l’Italia: Lemna spp., Spirodela spp., Wolffia
spp., Hydrocharis morsus-ranae, Utricularia australis, U.
vulgaris,
Potamogeton lucens, P. praelongus, P. perfoliatus, Azolla spp., Riccia spp.,
Ricciocarpus spp., #Aldrovanda vesiculosa, Stratiotes aloides (va aggiunto
però che quest'ultima specie ha valore diagnostico solo nei casi in cui la sua
presenza sia certamente autoctona). A queste possono essere aggiunte
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SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Salvinia natans, Potamogeton alpinus, P.
berchtoldii, P. coloratus, P.
crispus, P. filiformis, P. gramineus, P. natans, P. nodosus, P. pectinatus, P.
pusillus, P. trichoides, Persicaria amphibia, Trapa natans, Nymphoides
peltata, Nuphar lutea, Nymphaea alba, Ceratophyllum demersum, C.
submersum, Myriophyllum spicatum, M. verticillatum, Najas marina, N.
minor, Hippuris vulgaris, Hottonia palustris, Vallisneria spiralis, Zannichellia
palustris, Z. obtusifolia.
3270 : Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion
rubri p.p e Bidention p.p.
Specie vegetali caratteristiche: Chenopodium rubrum, C. botrys, C. album,
Bidens frondosa, B. cernua, B. tripartita, Xanthium sp., Polygonum
lapathifolium,
P. persicaria, Persicaria dubia, P. hydropiper, P. minor,
Rumex sanguineus, Echinochloa crus-galli, Alopecurus aequalis, Lepidium
virginicum, Alisma plantago-aquatica, Mentha aquatica, Lycopus europaeus,
Cyperus fuscus, C. glomeratus, C. flavescens, C. michelanius.
Riferimento sintassonomico: Le cenosi terofitiche nitrofile che colonizzano i
suoli più fini e con maggiore inerzia idrica sono incluse nell’alleanza
Bidention tripartitae Nordhagen 1940 em. Tüxen in Poli & J. Tüxen 1960,
mentre quelle presenti su suoli con granulometria più grossolana e soggetti
a più rapido disseccamento rientrano nell’alleanza Chenopodion rubri (Tüxen
ex Poli & J. Tüxen 1960) Kopecký 1969. Entrambe queste alleanze rientrano
nell’ordine Bidentetalia tripartitae Br.-Bl. & Tüxen ex Klika & Hadač 1944 e
nella classe Bidentetea tripartitae Tüxen, Lohmeyer & Preising ex von
Rochow 1951.
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da
cespugli su substrato calcareo (Festuco - Brometalia) (* notevole
fioritura di orchidee)
Specie vegetali caratteristiche: il contingente floristico è generalmente molto
ricco, attestandosi intorno a una media di circa 30-35 specie per stazione. La
variabilità floristica è altrettanto elevata: si possono, quindi, avere prati con
prevalenza di Bromus erectus, prati con prevalenza di Brachypodium
pinnatum, prati con prevalenza di Artemisia alba, prati con prevalenza di
specie del genere Festuca, prati con prevalenza di specie del genere
Sesleria, prati con prevalenza di Genista radiata, prati con prevalenza di
Stipa pennata, ecc.
A queste si accompagnano le specie caratteristiche o differenziali della classe
Festuco-Brometea, quali ad esempio, Allium sphaerocephalon, Asperula
cynanchica, Briza media, Carex caryophyllea, Carex humilis, Centaurea
scabiosa, Dianthus carthusianorum, Dianthus sylvestris, Eryngium
campestre, Euphorbia cyparissias, E. seguieriana, Galium verum, Genista
pilosa, Hypericum perforatum, Koeleria macrantha, K. pyramidata, Medicago
falcata, Ononis spinosa, Orlaya grandiflora, Phleum phleoides, Pimpinella
saxifraga, Salvia pratensis, Scabiosa columbaria, Teucrium chamaedrys.
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Possono accompagnarsi a tali specie anche Convolvolus cantabrica,
Helianthemum nummularium, Sanguisorba minor, Dactylis glomerata,
Anthoxanthum odoratum, Odontites lutea, Petrorhagia saxifraga, Silene
otites, Scabiosa gramuntia, Festuca valesiaca, Carex liparocarpos,
Tragopogon dubius, Thymus serphyllum, Thymus oenipontanus, Thymus
pulegioides.
Infine, possono essere presenti diverse specie di orchidee, quali Anacamptis
pyramidalis, Epipactis atropurpurea, Serapias vomeracea, Orchis coriophora,
O. mascula, O. morio, O. militaris, O. pallens, O. provincialis, O. tridentata,
O. ustulata, Gymnadenia conopsea, Ophrys apifera, O. bertolonii, O.
holoserica, O. insectifera, O. sphegodes.
6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus
pratensis, Sanguisorba officinalis).
Specie vegetali caratteristiche: Arrhenatherium elatius, Trisetum flavescens,
Anthoxanthum odoratum, Poa pratensis, P. trivialis, Holcus mollis, Bromus
hordeaceus, Phleum pratense, Alopecurus pratensis, Cynosurus cristatus,
Festuca pratensis, Centaurea jacea, Pastinaca sativa, Leucanthemum
vulgare, Leontodon hispidus, Taraxacum officinale, Tragopogon pratensis,
Pimpinella major, Plantago lanceolata, Prunella vulgaris, Trifolium pratense,
Silene vulgaris, Ranunculus acris; e in stazioni umide anche: Lychnis floscuculi, Cardamine pratensis, Deschampsia caespitosa, Sanguisorba
officinalis, Colchicum autumnale
Si tratta di comunità erbacee presenti nell'orizzonte collinare e submontano,
conservate dalle pratiche colturali del taglio e della concimazione. Se
abbandonate in montagna sono invase da piante legnose arbustive seguite
da alberi dei boschi di latifoglie circostanti (Tilio-Acerion, Carpinion, Alnion
glutinoso-incanae).
6520: Praterie montane da fieno
Specie
vegetali
caratteristiche:
Trisetum
flavescens,
Heracleum
sphondylium, Viola cornuta, Astrantia major, Carum carvi, Crepis mollis, C.
pyrenaica, Bistorta major (Polygonum bistorta), Silene dioica, S. vulgaris,
Campanula
glomerata,
Salvia
pratensis,
Centaurea
nemoralis,
Anthoxanthum odoratum, Crocus albiflorus, Geranium phaeum, G.
sylvaticum, Narcissus poeticus (=N. radiiflorus), Malva moschata, Valeriana
repens, Trollius europaeus, Pimpinella major (subsp. rubra),
Muscari
botryoides, Lilium bulbiferum, Thlaspi caerulescens, Viola tricolor ssp.
subalpina, Phyteuma halleri, P. orbiculare, Primula elatior, Chaerophyllum
hirsutum, Alchemilla spp., Cirsium heterophyllum.
Praterie mesofile, più o meno pingui, montano-subalpine, ricche di specie. Di
norma falciate, ma talvolta anche pascolate in modo non intensivo.
Prevalgono elementi di Poo-Trisetetalia ai quali si associano, talvolta,
componenti di Nardetalia, Seslerietalia e/o Festuco-Brometea.
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8130: Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili
Specie vegetali caratteristiche: Achnatherum calamagrostis, Galeopsis
angustifolia, Gymnocarpium robertianum, Leontodon hyoseroides, Linaria
supina, Globularia cordifolia, Athamanta vestina, Teucrium montanum,
Scrophularia juratensis, Calamintha nepeta, Epilobium dodonaei, Asplenium
fissum, Festuca spectabilis, Aethionema saxatile.
Riferimento sintassonomico per le Alpi: Stipion calamagrostis Jenny in Br.Bl- et ali 1952 (Stipetalia calamagrostis Oberd. et Seibert in Oberd. 1977,
classe Thlaspietea rotundifolii Br.-Bl. 1948).
8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
Specie vegetali caratteristiche: Potentilla caulescens, Arabis bellidifolia ssp.
stellulata, Bupleurum petraeum, Campanula carnica, Carex mucronata,
Globularia repens, Paederota bonarota, Primula marginata, Rhamnus
pumilus, Saxifraga crustata, Silene saxifraga, Helianthemum lunulatum,
Saxifraga cochlearis, Moehringia lebrunii, M. sedoides, Androsace pubescens,
Saxifraga valdensis, Cystopteris fragilis, Cystopteris alpina, Asplenium viride,
A. trichomanes, Silene pusilla, Carex brachystachys, Dryopteris villarii,
Alyssum
argenteum,
Cheilanthes
marantae,
Alyssoides
utriculata,
Campanula bertolae.
Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle
regioni mediterranee a quello cacuminale nell’arco alpino.
9130: Faggeti dell’Asperulo-Fagetum
Specie vegetali caratteristiche: Fagus sylvatica, Abies alba, Picea abies,
Anemone nemorosa, Lamiastrum (Lamium) galeobdolon, Galium odoratum,
Melica uniflora, Dentaria spp. (Dentaria enneaphyllos, D. pentaphyllos, D.
heptaphyllos, D. bulbifera).
Faggete, pure o miste con abete rosso e bianco (questi localmente anche
prevalenti), delle regioni alpine, da submontane ad altimontane,
tendenzialmente neutrofile e meso-eutrofiche, con ricco strato erbaceo.
9260: Boschi di Castanea sativa
Specie vegetali caratteristiche: Castanea sativa, Quercus petraea, Q. cerris,
Q. pubescens, Tilia cordata, Vaccinium myrtillus, A. campestre, A.
pseudoplatanus, Betula pendula, Carpinus betulus, Corylus avellana, Fagus
sylvatica, Frangula alnus, Fraxinus excelsior, F. ornus, Ostrya carpinifolia,
Populus tremula, Prunus avium, Sorbus aria, Rubus hirtus, Anemone
nemorosa, Aruncus dioicus.
Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L’habitat include i boschi
misti con abbondante castagno e i castagneti d’impianto (da frutto e da
legno) con sottobosco caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi
esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso che coincidono con il
codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di
un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato
(o anche submediterraneo) e supratemperato su substrati da neutri ad acidi
(ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice
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carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia
lungo la catena alpina e prealpina sia lungo l’Appennino.
C.6.5.2. SPECIE ENDEMICHE E DI INTERESSE NATURALISTICO
Come citato in precedenza gli elementi floristici più interessanti sono
rappresentati dalle specie endemiche, che spesso sono sopravvissute sulle
Alpi ai vari cicli climatici glaciali e interglaciali.
L’area compresa tra il lago di Garda e il Lago di Como è nota per la
particolare ricchezza di questi elementi, che colonizzano principalmente
ambienti rupestri, detritici ed erbacei.
Nella zona della tremezzina sono segnalate queste specie endemiche:
-
Aquilegia einseleana
Campanula elatinoides
Campanula raineri
Carex austroalpina
Carex baldensis
Centaurea rhaetica
Cytisus emeriflorus
Euphorbia variabilis
Festuca spectabilis
Galium rubrum
Globularia cordifolia
Knautia transalpina
Laserpitium nitidum
Laserpitium peucedanoides
Leontodon tenuiflorus
Pedicularis acaulis
Pedicularis gyroflexa
Physoplexis comosa
Primula glaucescens
Scabiosa vestina
Telekia speciosissima
Di queste specie nel corso dei sopralluoghi è stata verificata la presenza
delle seguenti endemiche:
-
Campanula elatinoides
Centaurea rhaetica
Galium rubrum
Globularia cordifolia
Laserpitium peucedanoides
Altre specie di interesse conservazionistico comprendono le orchidacee, e le
specie comprese negli elenchi delle convenzioni internazionali o della flora
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protetta. Le specie individuate nel corso dei rilievi sono indicate nella tabella
seguente.
Tabella C.39 specie comprese nelle liste rosse, convenzioni internazionali o
negli elenchi di flora protetta
Lista
Flora
rossa Lista rossa protetta
regionale nazionale LR 10/08 CITES
DIR 43/92
Genere Specie
Campanula elatinoides
Rhamnus saxatilis
Adiantum capillus-veneris
Cyclamen purpurascens
Ruscus aculeatus
Dianthus seguieri
Dianthus carthusianorum
LR
LR
LR
LR
a
b
2
5
b
b
C.6.6 NATURALITÀ E SENSIBILITÀ DELLE FORMAZIONI
Il progetto della Variante alla Tremezzina è inserito in un ambito
vegetazionale prevalentemente di tipo naturale, con boschi che coprono
buona parte dei versanti, da cui sono stati ricavati i prati sfalciati e i coltivi
presenti intorno ai centri abitati perilacuali. In questo contesto il tracciato,
nella parte esterna, rappresenta un punto di discontinuità vegetazionale
oltre che paesaggistica.
Essendo l’intervento di asportazione del materiale distruttivo rispetto alla
vegetazione, l’individuazione degli impatti in questa situazione prevede una
valutazione delle tipologie vegetazionali coinvolte nelle varie fasi dei lavori e
l’identificazione di eventuali punti critici.
Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali, le situazioni a maggiore valore
sono rappresentate da Vegetazioni di forra, Ghiaioni e Pareti rocciose, che
rappresentano ambienti ad elevata naturalità ed elevata sensibilità.
Le formazioni forestali a carpino e orniello (orno-ostrieti) rappresentano
formazioni forestali generalmente ben conservate, ma con una buona
possibilità di resilienza rispetto ai disturbi, per cui sono classificabili come
ambienti a media sensibilità. Infine per quanto riguarda le vegetazioni più
direttamente influenzate dall’uomo, si può considerare che abbiano valori di
naturalità e sensibilità medi nel caso di castagneto, oliveto e prato e pascolo,
o basso nei casi in cui rappresentavano vegetazioni degradate o comunque
fortemente alterate.
Quindi sono da considerare di bassa naturalità e sensibilità formazioni quali i
robinieti e le vegetazioni in fase di colonizzazione da parte dell’ailanto,
spesso poste in vicinanza dei centri abitati. Altro tipo vegetazionale di bassa
qualità è rappresentato dai rimboschimenti, che sono da ritenere estranei al
contesto vegetazionale locale.
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C.6.7 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE SENSIBILI
Per la vegetazione le aree sensibili sono costituite sostanzialmente dalle
vegetazioni interessate da opere di sbancamento per la realizzazione del
sedime stradale, per gli accessi ai cantieri e le zone di cantierizzazione.
I principali ambienti interessati dalle opere sono i seguenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Vegetazione di forra
Boschi radi a carpino nero ed orniello (Orno-Ostryon)
Oliveti
Prati e prato-pascoli (habitat “6510 Praterie magre da fieno a bassa
altitudine”)
Aree detritiche con copertura vegetale discontinua (habitat “8130
Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili”).
Vegetazioni delle rupi calcaree
Formazioni a robinia
Boschi misti con presenza di castagno
Verde urbano e suburbano
Tra questi, i primi sei sono gli ambienti maggiormente sensibili, anche per la
loro naturalità, che potranno subire quindi gli impatti più consistenti.
In via preliminare è stata elaborata una tabella degli indici di naturalità e
sensibilità delli principali formazioni vegetali individuate. I valori vanno da 1
a 3, con il valore minore che indica situazioni a bassa naturalità e sensibilità,
mentre il valore maggiore indica situazioni di pregio, facilmente alterabili e
difficilmente ripristinabili, che quindi sono state considerate di elevata
naturalità e sensibilità.
Tabella C.40 - Indici di naturalità e sensibilità dei principali habitat
individuati. In rosso gli ambienti di maggior pregio (maggiore indice di
naturalità e sensibilità).
Tipo vegetazione
Codice
Habitat
Boschi misti con presenza di 9260
castagno
Formazioni a robinia
Aree detritiche con copertura 8130
vegetale discontinua
Oliveti
Boschi radi a carpino nero ed
orniello
Vegetazione
delle
rupi 8210
calcaree
Prati e prato-pascoli
6510
Verde urbano e suburbano
Vegetazione di forra
Indice
naturalità
2
Indice
sensibilità
2
1
3
1
3
2
3
2
2
3
3
2
1
3
2
1
3
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C.6.8 FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE
Braun-Blanquet J., 1948-1950. Uebersicht der Pflanzengesellschaften
Raetiens. Vegetatio, vol. 1-2
Biondi E., Blasi C., et al. 2009. Manuale Italiano di interpretazione degli
habitat della Direttiva 92/43/CEE
Comolli R., Tosi L., 1997. Carta ecogeografica della lombardia a fini
selvicolturali. ARF. Milano
Consonni G., 1997. La flora Insubrica. C. M. Lario Orientale - Tip. Ed. C.
Nani. Lipomo
Conti F., Manzi A., Pedrotti F., 1992. Lista Rossa delle Piante d'Italia.
S.B.I. e WWF Italia.
Conti F., Manzi A., Pedrotti F., 1997. Liste Rosse Regionali delle Piante
d'Italia. Dipartimento di Botanica ed Ecologia, Università di Camerino,
Camerino. 139 pp.
European Commission, 2007. Interpretation manual of European Union
habitats. EUR 27. European Commission DG Environment
Ministero Ambiente, 2013. Repertorio della flora italiana protetta.
http://www.minambiente.it/pagina/repertorio-della-flora-italiana-protetta
Oberdorfer, E., 1978. Sueddeutsche Pflanzengesellschaften. Ed G. Fischer,
Jena
Pignatti S., Menegoni P., Giacanelli V., 2001. Liste rosse e blu della flora
italiana. ANPA. Roma
Pignatti S., 1982. Flora d´Italia - Voll. 1-3, Edagricole, Bologna.
Sartori F., 1998. Bioindicatori ambientali. Fondazione Lombardia per
l´Ambiente. Milano
Sartori F., Pirola A,. Bracco F., 2005. Gli habitat della Regione
Lombardia: stato di conservazione e loro mappatura sul territorio. Regione
Lombardia, Milano.
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C.7. STATO DELLA FAUNA
C.7.1 FAUNA A PRIORITÀ DI CONSERVAZIONE
In termini di priorità di conservazione, per un'analisi mirata del quadro
faunistico dell'area interessata dal progetto, è opportuno considerare
innanzitutto la normativa comunitaria, ed in particolare la direttiva sulla
conservazione degli uccelli selvatici (Dir CEE 2009/147) e quella sulla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche (Dir CEE 92/43, denominata Direttiva “Habitat”).
La Direttiva Uccelli concerne la conservazione di tutte le specie di uccelli
viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati
membri al quale si applica il trattato; si prefigge la protezione, la gestione e
la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento.
Per le specie elencate nell'allegato I della Direttiva sono previste misure
speciali di conservazione per quanto riguarda l'habitat, per garantire la
sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di
distribuzione. A tal fine si tiene conto delle specie minacciate di sparizione,
delle specie che possono essere danneggiate da talune modifiche del loro
habitat, delle specie considerate rare in quanto la loro popolazione è scarsa
o la loro ripartizione locale è limitata, e di altre specie che richiedono una
particolare attenzione per la specificità del loro habitat.
Gli Stati membri adottano misure idonee a prevenire, nelle zone di
protezione, l'inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le
perturbazioni dannose agli uccelli che abbiano conseguenze significative;
cercheranno inoltre di prevenire l'inquinamento o il deterioramento degli
habitat al di fuori di tali zone di protezione. Gli Stati membri adottano le
misure necessarie per instaurare un regime generale di protezione di tutte le
specie di uccelli selvatici, che comprenda in particolare il divieto:
a) di ucciderli o di catturarli deliberatamente con qualsiasi metodo;
b) di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di
asportare i nidi;
c) di raccogliere le uova nell'ambiente naturale e di detenerle anche vuote;
d) di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di
riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in
considerazione degli obiettivi della presente direttiva;
e) di detenere le specie di cui sono vietate la caccia e la cattura.
Gli Stati membri possono ammettere nel loro territorio, per le specie
elencate nell'allegato III/2, la vendita, il trasporto per la vendita, la
detenzione per la vendita nonché l'offerta in vendita degli uccelli vivi e degli
uccelli morti, nonché di qualsiasi parte o prodotto ottenuto dall'uccello,
facilmente riconoscibili, e prevedere limitazioni al riguardo, purché gli uccelli
siano stati in modo lecito uccisi o catturati o altrimenti legittimamente
acquistati. Per le specie di cui all'allegato III/3, la Commissione compie
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degli studi sul loro status biologico e sulle ripercussioni della
commercializzazione su tale status.
In funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del
tasso di riproduzione in tutta la Comunità le specie elencate nell'allegato II
possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione
nazionale; gli Stati membri faranno in modo che la caccia di queste specie
non pregiudichi le azioni di conservazione intraprese nella loro area di
distribuzione. Le specie dell'allegato II/1 possono essere cacciate nella
zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la presente direttiva;
le specie dell'allegato II/2 possono invece essere cacciate soltanto negli
Stati membri per i quali esse sono menzionate.
La Direttiva Habitat, relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, ha quale scopo la
salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat
naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo; le
misure adottate a norma della direttiva sono intese ad assicurare il
mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente,
degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse
comunitario, intese quali specie che:
 sono in pericolo, tranne quelle la cui area di ripartizione naturale si
estende in modo marginale su tale territorio e che non sono in pericolo
né vulnerabili nell'area del paleartico occidentale
 sono vulnerabili, vale a dire che il loro passaggio nella categoria delle
specie in pericolo è ritenuto probabile in un prossimo futuro, qualora
persistano i fattori alla base di tale rischio
 sono rare, vale a dire che le popolazioni sono di piccole dimensioni e
che, pur non essendo attualmente in pericolo né vulnerabili, rischiano
di diventarlo. Tali specie sono localizzate in aree geografiche ristrette o
sparpagliate su una superficie più ampia
 sono endemiche e richiedono particolare attenzione, data la specificità
del loro habitat e/o le incidenze potenziali del loro sfruttamento sul
loro stato di conservazione.
Gli Stati membri adottano i provvedimenti necessari atti ad istituire un
regime di rigorosa tutela delle specie animali di cui all'allegato IV nella loro
area di ripartizione naturale, con il divieto di qualsiasi forma di cattura o
uccisione deliberata di esemplari di tali specie nell'ambiente naturale,
perturbare deliberatamente tali specie, segnatamente durante il periodo di
riproduzione, di allevamento, di ibernazione e di migrazione, distruggere o
raccogliere deliberatamente le uova nell'ambiente naturale, deterioramento
o distruzione dei siti di riproduzione o delle aree di riposo. Per dette specie
gli Stati membri vietano il possesso, il trasporto, la commercializzazione
ovvero lo scambio e l'offerta a scopi commerciali o di scambio di esemplari
presi dall'ambiente naturale, salvo quelli legalmente raccolti prima della
messa in applicazione della direttiva. Gli Stati membri instaurano un sistema
di sorveglianza continua delle catture o uccisioni accidentali delle specie
faunistiche elencate nell'allegato IV; in base alle informazioni raccolte, gli
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Stati membri intraprendono le ulteriori ricerche o misure di conservazione
necessarie per assicurare che le catture o uccisioni accidentali non abbiano
un impatto negativo significativo sulle specie in questione.
Gli Stati membri, qualora lo ritengano necessario, adottano misure affinché il
prelievo nell'ambiente naturale di esemplari delle specie della fauna e della
flora selvatiche di cui all'allegato V, nonché il loro sfruttamento, siano
compatibili con il loro mantenimento in uno stato di conservazione
soddisfacente.
In sintesi, relativamente alla Direttiva Habitat:
 l'Allegato II riporta l'elenco delle “Specie animali e vegetali
d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di
Zone Speciali di Conservazione”;
 l'Allegato IV riporta l'elenco delle “Specie animali e vegetali di
interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”;
 l'Allegato V riporta l'elenco delle “Specie animali e vegetali di
interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento
potrebbero formare oggetto di misure di gestione”.
Anche le categorie stabilite dalla IUCN (International Union for Conservation
of Nature) nella “Red List of Threatened Species”, basata su un approccio
scientifico largamente riconosciuto come il più globale ed oggettivo per
valutare lo stato di conservazione delle specie, forniscono un utilissimo
indice sintetico dello“Stato di minaccia” di ogni singola specie e meritano di
essere prese in considerazione.
Secondo i criteri IUCN, le diverse specie animali e vegetali possono essere
attribuite ad una delle seguenti categorie:
 Rischio minimo (LC)
specie con ampio areale e popolazione numerosa, che non soddisfano i
criteri per l'inclusione in nessuna delle categorie a rischio;
 Prossimo alla minaccia (NT)
specie prossime ad essere considerate a rischio o che potrebbero diventarlo
nel futuro prossimo;
 Vulnerabile (VU)
specie considerate a rischio di estinzione in natura;
 In pericolo (EN)
specie considerate ad alto rischio di estinzione in natura;
 Critico (CR)
specie considerate a rischio estremamente alto di estinzione in natura;
 Estinto in natura (EW)
specie che sopravvivono solo in coltivazione o in cattività, o con popolazioni
naturalizzate in località lontane dal luogo di origine;
 Estinto (EX)
ci sono ragionevoli motivi per ritenere che l'ultimo individuo della specie si
sia estinto;
 Dati insufficienti (DD)
specie per le quali le informazioni disponibili sono insufficienti per dare una
diretta o indiretta valutazione del rischio di estinzione;
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 Non valutato (NE)
specie non ancora valutate dalla IUCN.
Sulla base di questi criteri diversi Stati hanno stilato Liste Rosse Nazionali: in
Italia sono presenti, ad esempio, la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani
(Rondinini et al., 2013) e il Libro Rosso degli Invertebrati d’Italia (Cerfolli et
al., 2002).
Merita inoltre di essere considerata anche l'importante iniziativa intrapresa
da Regione Lombardia, con la DGR 20 Aprile 2001 - N 7/4345,
Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e
Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività
per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette
della Regione Lombardia. Tale programma è composto da una serie di
elenchi, riferiti al territorio lombardo, contenenti le indicazioni relative allo
stato di conservazione delle singole specie animali, alle priorità, alle
strategie di conservazione ed alle specifiche tipologie degli interventi da
intraprendere per ciascuna specie. In particolare l'elenco II, Specie
Prioritarie di Fauna Vertebrata, è utile in questa sede in quanto fornisce un
indice sintetico della priorità di conservazione delle singole specie (Priorità
Complessiva), che tiene conto dell'interazione tra il livello di priorità generale
e quello di priorità regionale. La scala dei valori che esprimono la Priorità
Complessiva (P) varia tra 1 e 14 e le specie prioritarie di vertebrati
presentano valori superiori o uguali a 8.
C.7.2 CARATTERIZZAZIONE DELLA FAUNA LOCALE
La caratterizzazione della fauna locale è stata effettuata a partire da
un'analisi dei dati faunistici a disposizione per l’area di interessata dal
progetto della Variante alla Tremezzina (database del Settore Territorio della
Provincia di Como) e da sopralluoghi mirati ad approfondire alcune
componenti che possono presentare maggiore sensibilità.
Si riporta di seguito l’analisi delle specie presenti per ciascuna componente,
unitamente ad una valutazione sulla sensibilità di ciascuna relativamente agli
interventi previsti dal progetto.
C.7.2.1. INVERTEBRATI
Le informazioni distributive relative agli invertebrati per il territorio di
interesse sono piuttosto scarse: per la parte relativa agli invertebrati
acquatici (macrobenthos e zooplancton) si rimanda al capitolo sullo stato
delle acque superficiali, mentre per gli invertebrati terrestri sono disponibili
informazioni, perlopiù storiche, sulla presenza di Lepidotteri in comune di
Griante (AA.VV, 2008), riportate nella seguente tabella (Tabella C.41).
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Tabella C.41 – Specie di insetti segnalate in comune di Griante
Nome scientifico
Normativa
europea
Dir CEE 92/43
IUCN
Europeo
Pyrgus armoricanus
LC
Pieris mannii
LC
Phengaris arion
All. IV
EN
Polyommatus dorylas
NT
Polyommatus icarus
LC
Melitaea didyma
LC
Melitaea phoebe
LC
Hipparchia fagi
NT
Coenonympha oedippus
All. II
EN
La maggior parte delle specie rilevate sono comuni e non presentano
particolari problemi di conservazione, mentre 3 (Phengaris arion,
Polyommatus dorylas e Coenoympha oedippus) sono rare sul territorio.
Phengaris arion è legata a praterie montane con zone arbustive o radure
boschive e la sua pianta alimentare è il timo (Thymus sp.). Polyommatus
dorylas vive, alle quote più basse, in prati con cespugli e in conche riparate
su pendii erbosi ad alta quota. La pianta alimentare è la vulneraria (Anthyllis
vulneraria). Coenonympha oedippus è associata a prati umidi e zone
limitrofe ed è invariabilmente associata a laghi o fiumi; come pianta
alimentare sceglie Poa pratensis, Poa palustris o P. annua.
Le problematiche associate alla realizzazione del tracciato della Tremezzina
riguardano la sottrazione di habitat idoneo, ma in comune di Griante il
tracciato prevede un lungo tratto in galleria e un breve tratto a cielo aperto,
che però non interseca aree prative. Essendo le specie più a rischio
estremamente localizzate non ci sono informazioni che possono far supporre
impatti nelle aree prative tagliate dal tracciato localizzate al di fuori del
comune di Griante.
C.7.2.2. PESCI
La fauna ittica è una componente faunistica particolarmente sensibile a
interventi antropici o lavorazioni in prossimità di corsi d’acqua in quanto, in
caso di impatto (sversamenti, interferenza con le portate) i pesci non hanno
possibilità di allontanarsi, subendone completamente l’effetto. Inoltre
ulteriori potenziali effetti negativi avvengono nel caso sia interessata la fase
riproduttiva al momento degli impatti.
Per quanto riguarda la fauna ittica lacustre l’effetto di eventuali interferenze
con il corpo idrico è mitigata dalla vastità dell’ambiente e dalle possibilità
della fauna ittica di spostarsi all’interno del bacino. Le eventuali fasi
riproduttive localizzate in prossimità di una potenziale area impattata
verrebbero invece direttamente interessate anche in ambiente lacustre.
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Fauna ittica dei corsi d’acqua
L’unico corso d’acqua significativo per la fauna ittica è il Torrente Perlana,
appositamente indagato anche per questa componente in occasione della
campagna di caratterizzazione della qualità delle acque di questo torrente,
effettuata in marzo 2014.
Metodo di rilevo della fauna ittica
La raccolta dei dati di campo sulla fauna ittica è stata svolta mediante pesca
elettrica. Si tratta del metodo di cattura più efficace nei corsi d’acqua di
piccole e medie dimensioni, oltre ad essere innocuo per i pesci, che possono
così essere rimessi in libertà, una volta effettuate le analisi necessarie.
Questo sistema di pesca si basa sull’effetto che un campo elettrico produce
sul pesce: mediante un elettrostorditore alimentato da un motore a scoppio
viene generato un campo elettrico tra due elettrodi, lancia (anodo) e massa
(catodo), tra i quali si stabilisce una corrente elettrica nell’acqua.
Nell’ambito della presente campagna di indagine, è stato utilizzato un
elettrostorditore spallabile con motore a scoppio.
Il campionamento è stato eseguito in un tratto accessibile a monte del
Santuario di Madonna del Soccorso, a valle del tratto in forra, impercorribile,
dove sarà realizzato il viadotto. Il tratto indagato è di lunghezza di circa 80
m.
Figura C.39 - Tratto campionato
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Per la classificazione dello stato ecologico sulla base dei pesci è stato poi
consioderato l’indice ISECI. Individuato nel DM 260/2010, è un metodo di
indagine in corso di affinamento che è già stato oggetto di alcune modifiche
rispetto alla sua versione originale, ed oggi si pone come possibile strumento
per il monitoraggio dei fiumi italiani in grado di soddisfare quanto richiesto
dalla Direttiva Quadro sulle Acque per l’Elemento di Qualità Biologica (EQB)
fauna ittica. Esso valuta composizione e abbondanza della fauna ittica e
individua come condizione di riferimento, corrispondente allo stato ecologico
elevato, una “comunità ittica attesa”. Tale comunità ittica deve essere
costituita dalla contemporanea presenza di tutte le popolazioni attese, che
devono essere in buone condizioni ecologiche, quindi ben strutturate in classi
di età, capaci di riprodursi naturalmente e con buona o sufficiente
consistenza demografica.
La comunità attesa si sceglie in base alle 9 combinazioni che derivano
dall’attribuzione dell’Ecoregione (Padana, Italico-Peninsulare, Isole) e della
Zona ittica (Salmonidi, Ciprinidi a deposizione litofila, Ciprinidi a deposizione
fitofila).
L’area di progetto rientra nella zona dei salmonidi della regione padana.
Si tratta di comunità teoriche, che secondo l’articolo di Zerunian (2009)
devono essere integrate con informazioni bibliografiche su fauna ittica e
habitat storicamente presenti, facendo riferimento alla condizione
idromorfologica teorica per il tratto fluviale e non a quella reale, in caso di
scostamento. La bozza del Decreto Ministeriale non prevede, invece,
l’adattamento delle liste di specie delle comunità attese, che possono essere
riviste solo su suggerimento delle regioni. Il DM precisa che le specie non
contemplate dalla comunità attesa non rientrino nel calcolo dell’ISECI.
Come approccio generale, mediante l’ISECI la valutazione dello stato di una
determinata comunità di pesci di un corso d’acqua viene effettuata sulla
base di due criteri principali: 1) la naturalità della comunità, intesa come la
ricchezza determinata dalla presenza di specie indigene attese in relazione al
quadro zoogeografico ed ecologico; 2) la condizione biologica delle
popolazioni indigene, in termini di capacità di autoriprodursi ed avere
normali dinamiche ecologico-evolutive. Oltre che di questi criteri principali,
l’indice tiene conto anche di altri tre elementi di valutazione aggiuntivi, quali
il disturbo dovuto alla presenza di specie aliene, la presenza di specie
endemiche e l’eventuale presenza di ibridi.
La comunità ittica attesa nella Zona dei Salmonidi della Regione Padana è
riportata in Tabella C.42.
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Tabella C.42 - Comunità ittica di riferimento della Zona dei Salmonidi della
Regione Padana
Nome scientifico
Nome comune
Cottus gobio
Phoxinus phoxinus
Salmo (trutta) marmoratus
Salmo (trutta) trutta
(ceppo mediterraneo)
Thymallus thymallus
Scazzone
Sanguinerola
Trota marmorata
Specie
indigena di
maggiore
Indigena Endemica
importanza
ecologico funzionale
SI
NO
NO
SI
NO
NO
SI
SI
SI
Trota fario
SI
NO
SI
Temolo
SI
NO
SI
La matrice di calcolo dell'ISECI prevede la valutazione di 5 indicatori
principali:
- f1-Presenza di specie indigene: sono considerate due possibilità,
rispetto alla lista di specie attese:
- presenza di specie indigene di maggiore importanza ecologica,
ovvero Salmonidi, Esocidi e Percidi (rapporto tra n° spp
osservate e attese, peso 0,6);
- presenza di altre specie indigene (rapporto tra n° spp osservate
e attese, peso 0,4);
- il valore dell’indicatore è dato dalla somma pesata dei due
sottoindicatori. Per questo indicatore conta la presenza/assenza
della specie. Peso dell’indicatore: 0,3.
- f2-Condizione biologica delle popolazioni indigene: ogni specie
indigena viene valutata sulla base di consistenza demografica
(abbondanza) e struttura in classi di età. La valutazione si esprime in
termini relativi rispetto alle conoscenze teoriche sull’ecologia della
specie, con un punteggio che può essere pari a 0 (destrutturata –
scarsa abbondanza), 0,5 (struttura intermedia – abbondanza
intermedia) o 1 (ben strutturata – abbondanza pari a quella attesa); la
struttura in classi di età è ritenuta più importante e ha un peso di 0,6,
mentre l’abbondanza ha un peso di 0,4, la somma delle due
valutazioni pesate fornisce il punteggio della condizione biologica per la
popolazione di una determinata specie. Il punteggio totale è dato dalla
somma dei singoli punteggi divisa per il numero di specie presenti.
Peso dell’indicatore: 0,3.
- f3-Presenza di ibridi: può essere solo SI o NO; SI indica la presenza
di ibridi dei generi Salmo, Thymallus, Esox e Rutilus tra specie
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indigene e specie alloctone. NO è la condizione di riferimento, cioè
assenza di ibridazione. Peso dell’indicatore: 0,1.
- f4-Presenza di specie aliene: L’indicatore si basa sulla presenza di
specie aliene, sul loro grado di pericolosità (valutato in “elevato” – lista
1, “medio” – lista 2, “moderato” – lista 3 delle Tabella II in Zerunian et
al., 2009) e sulla percentuale tra specie aliene e specie totali
osservate. Si possono ottenere 7 valori, con 5 differenti punteggi tra 0
e 1. La struttura di popolazione è valutata (almeno esplicitamente)
solo per le specie della lista 1, per discriminare i primi due valori
dell’indicatore. La percentuale di specie aliene superiore o inferiore al
50% delle specie totali si valuta invece in caso di presenza di specie
della lista 2 o della lista 3. Peso dell’indicatore: 0,2.
- f5-Presenza di specie endemiche: Valuta la presenza di specie
endemiche osservate rispetto a quelle attese. Peso dell’indicatore: 0,1.
Nell’applicazione dell’ISECI si procede nel modo seguente. Per ciascuna
stazione di campionamento si individua in via teorica la comunità ittica
attesa, tenendo conto dei seguenti elementi: distribuzione delle specie (in
relazione al quadro zoogeografico nazionale di tutti i taxa presenti nelle
acque interne italiane); ecologia delle specie; periodo del campionamento (in
relazione alla possibile presenza degli stadi adulti di specie migratrici o, in
alternativa, dei relativi stadi larvali o giovanili).
Il valore dell’ISECI (F) si calcola come somma pesata delle funzioni valore
(ovvero dei valori “normalizzati”) degli indicatori precedentemente descritti.
Si procede quindi alla conversione dei valori dell’ISECI in classi, da I a V,
corrispondenti a giudizi sintetici che vanno da elevato a cattivo (Tabella
C.43).
Tabella C.43 - Conversione dei valori dell’ISECI in livelli di stato ecologico
(Zerunian, 2004)
Classe
I
II
III
Punteggio
ISECI (F)
0,8 < F ≤ 1
0,6 < F ≤
0,8
0,4 < F ≤
0,6
Giudizio
sintetico
Giudizio esteso sullo stato ecologico delle comunità ittiche
Elevato
Composizione e abbondanza delle specie che corrispondono
totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Presenza di tutte le
specie indigene comprese quelle “sensibili”. Strutture di età e fenotipi
delle popolazioni indigene che presentano solo eventuali segni minimi
di alterazioni antropiche ed indicano la capacità di riprodursi e
svilupparsi autonomamente.
Buono
Lievi variazioni della composizione e abbondanza delle specie rispetto
alla comunità attesa. Presenza della maggior parte delle specie
indigene comprese quelle “sensibili”. Struttura di età e fenotipi delle
popolazioni indigene che presentano moderati segni di alterazioni
attribuibili a impatti antropici e che, solo in alcuni casi, indicano
l’incapacità a riprodursi o a svilupparsi autonomamente.
Sufficiente
Composizione e abbondanza delle specie che si discostano
moderatamente dalla comunità attesa. Presenza della maggior parte
delle specie indigene comprese quelle “sensibili”. Struttura di età e
fenotipi delle popolazioni indigene che presentano segni rilevanti di
alterazioni che provocano l’assenza, o la presenza sostenuta
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Classe
Punteggio
ISECI (F)
Giudizio
sintetico
Giudizio esteso sullo stato ecologico delle comunità ittiche
artificialmente
popolazioni.
(mediante
ripopolamento),
di
una
parte
delle
IV
0,2 < F ≤
0,4
Scarso
Evidenti variazioni della composizione e abbondanza delle specie
rispetto alla comunità attesa. Struttura di età e fenotipi delle
popolazioni indigene che presentano consistenti segni di alterazioni.
V
0 < F ≤ 0,2
Cattivo
Profonde variazioni della composizione e abbondanza delle specie
rispetto alla comunità attesa. Struttura di età e fenotipi delle
popolazioni indigene che presentano gravi segni di alterazione.
Descrizione e stato della fauna ittica
Il campionamento ittico è stato condotto mediante la tecnica del passaggio
singolo con lo storditore, in tratti omogenei corrispondenti alle stazioni di
monitoraggio, lunghi circa 80 m, al fine di condurre un’indagine di tipo
qualitativo, con espressione dei risultati in termini di indici di abbondanza. Le
informazioni sono state raccolte al fine di ottenere dati su biodiversità,
composizione e caratterizzazione della comunità ittica, sull'abbondanza e
sulla struttura di popolazione (per specie e per classi di età), al fine di
applicare l’indice ISECI, come descritto nel capitolo metodologico.
Le caratteristiche dei tratti campionati sono riportati nella tabella seguente.
Tabella C.44 - Caratteristiche dei tratti campionati
Parametro
Lunghezza tratto
Larghezza alveo bagnato
Tipologia di campionamento
Catturabilità (0-5)
Velocità media corrente (05)
Ombreggiatura (0-5)
Torbidità (0-5)
Profondità media
Granulometria in alveo
massi che superano i 40 cm
massi compresi tra 20 e 40 cm
ciottoli compresi tra 6 e 20 cm
ghiaia compresi tra 2 e 6 cm
Vegetazione riparia
Stazione 1 di valle
80 m
5-10 m
100% sponda sx, 100% sponda
dx
4
3
4
0
60-70 cm
30%
10%
40%
20%
Boscosa
Il numero di soggetti catturati è specificato nella tabella seguente.
Tabella C.45 - Numero di soggetti catturati nelle due stazioni di
monitoraggio
Specie
Trota fario
Stazione di monitoraggio
16
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Figura C.40 - Esemplari di trota fario catturati in marzo 2014
Presso la stazione di campionamento sul T. Perlana i risultati hanno
evidenziato la presenza di una popolazione di trota fario poco numerosa e
non adeguatamente strutturata.
Sono stati catturati solo 3 esemplari sopra i 20 cm di lunghezza mentre non
sono presenti esemplari al di sotto dei 12 cm.
La scarsità di avannotti (< 9 cm) fa supporre una non piena efficacia della
riproduzione naturale in tali aree.
Nelle figure seguenti, sono rappresentate le distribuzioni in classi di
lunghezza degli esemplari catturati nelle due stazioni di campionamento, in
termini assoluti (Figura C.41) e percentuali (Figura C.42).
Figura C.41 - Struttura di popolazione della trota fario in termini di numero
di individui nelle due stazioni
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Figura C.42 - Struttura di popolazione della trota fario in termini
percentuali nelle due stazioni
Indice ISECI
Il T. Perlana appartiene alla zona ittica della “trota fario” e la comunità ittica
attesa è specificata nella tabella seguente.
Tabella C.46 - Comunità ittica attesa per la zona ittica della “trota fario”
Nome scientifico
Nome comune
Cottus gobio
Phoxinus phoxinus
Salmo (trutta) marmoratus
Salmo (trutta) trutta
(ceppo mediterraneo)
Thymallus thymallus
Scazzone
Sanguinerola
Trota marmorata
SI
SI
SI
NO
NO
SI
Specie indigena di
maggiore importanza
ecologico - funzionale
NO
NO
SI
Trota fario
SI
NO
SI
Temolo
SI
NO
SI
Indigena Endemica
Nelle tabelle seguenti si riportano i valori degli indicatori utilizzati per il
calcolo dell’ISECI nonché il punteggio finale dell’indice stesso. La stazione
ricade in IV classe, corrispondente ad un giudizio “scarso” di qualità,
ovvero “Evidenti variazioni della composizione e abbondanza delle specie
rispetto alla comunità attesa. Struttura di età e fenotipi delle popolazioni
indigene che presentano consistenti segni di alterazioni” (Zerunian, 2004).
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Il punteggio ISECI risulta scarso in relazione principalmente al fatto che la
comunità ittica è risultata composta esclusivamente da una specie, la trota
fario. Inoltre la popolazione è sicuramente ibridata da esemplari di ceppo
atlantico
Considerate la morfologia e l’idrologia del corso d’acqua, tuttavia, una
comunità ittica così composta risulta assolutamente frequente (anche se
spesso accompagnata dallo scazzone) in un corso d’acqua alpino,
caratterizzato da forti dislivelli, salti naturali, elevata velocità di corrente,
clima rigido, portate massime tra maggio e giugno e minime in inverno, a
cui la trota fario è in grado di adattarsi perfettamente. La trota fario di ceppo
mediterraneo è inoltre sempre più spesso ibridata da esemplari di ceppo
atlantico la cui presenza è normalmente dovuta alle immissioni.
Non si segnalano problemi riguardo allo stato sanitario degli individui
catturati.
Tabella C.47 - Valutazione dell’indicatore f1 per la stazione di
campionamento sul T. Perlana
f1 Presenza di specie indigene
f11 Presenza specie indigene (Salmonidi, Esocidi e Percidi)
f12 Presenza specie indigene, esclusi Salmonidi, Esocidi e
Percidi
Riferimento
3
T. Perlana
1
2
0
Tabella C.48 - Valutazione dell’indicatore f2 per la stazione di
campionamento sul T. Perlana
f2 Condizione biologica
specie indigene presenti
STAZIONE 1
Sanguinerola
Scazzone
Temolo
Trota fario mediterranea
Trota marmorata
Presenz
a
Struttur
a
Consisten
za
Punteggio
pesato
Endemic
a
Importanz
a
0
0
0
1
0
0
0
0
0,5
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0,7
0
NO
NO
NO
NO
SI
NO
NO
SI
SI
SI
Tabella C.49 - Valutazione degli indicatori f3, f4 e f5 per la stazione di
campionamento sul T. Perlana
f3 Presenza di ibridi
f4 Presenza di specie aliene
f5 Presenza di specie endemiche
Valore di
riferimento
NO
Valore di
riferimento
G
Valore di
riferimento
1
T. Perlana
SI
Valore
misurato
G
Valore
misurato
0
Tabella C.50 - Calcolo dell’indice ISECI per le due stazioni di monitoraggio
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MATRICE DI CALCOLO
DELL'ISECI
Peso
f1 Presenza di specie indigene
f2 Condizione biologica
popolazioni indigene
f3 Presenza di ibridi
0,3
T. Perlana
Punteggio
Punteggio
parziale
pesato
0,20
0,06
0,3
0,70
0,15
0,1
1
0,00
f4 Presenza di specie aliene
0,2
1
0,15
f5 Presenza di specie endemiche
0,1
0
0,00
PUNTEGGIO TOTALE
CLASSE ISECI
GIUDIZIO SINTETICO
0,36
IV
scarso
In conclusione si evidenzia un popolamento monospecifico particolarmente
influenzato dalle immissioni effettuate per fini alieutici.
La popolazione rinvenuta è comunque sicuramente in grado di
automantenersi.
La sensibilità di questa specie all’inquinamento rende particolarmente
importante la prevenzione di qualunque interazione del cantiere con il corso
d’acqua.
Fauna ittica lacustre
Il Lago di Como mostra una vocazionalità a Salmonidi, ospitando, oltre a
numerose specie di Ciprinidi, pregiate specie Salmonicole, come la trota
lacustre, la trota fario, il salmerino, il lavarello e la bondella. La comunità
ittica pare tendenzialmente stabile, con qualche specie addirittura in
aumento. Abbondanti risultano l’agone e i coregoni tra le specie pelagiche, il
cavedano, la bottatrice e il pesce persico tra le specie litorali.
Nella fascia litorale profonda, il salmerino alpino mostra un leggero
incremento nella consistenza e anche la bottatrice presenta un trend
positivo.
La zona pelagica è largamente dominata dai coregoni (con netta prevalenza
della bondella (Coregonus oxyrhynchus) sul lavarello (Coregonus
lavaretus)), e dall’agone (Alosa agone). La trota lacustre (Salmo trutta)
presenta una buona consistenza, dopo un lungo periodo di contrazione,
mentre l’alborella è soggetta a forti oscillazioni; dopo un notevole declino, la
sua popolazione appariva in recupero, grazie anche gli interventi di tutela e
sostegno messi in atto, ma le informazioni più recenti indicano un nuovo e
preoccupante calo, che ha reso necessaria una nuova chiusura della pesca a
tale specie.
Per quanto riguarda la componente lacustre potenzialmente interessata dal
progetto, il popolamento litorale presenta potenzialmente un numero elevato
di specie. Le più abbondanti nella fascia poco profonda sono il pesce persico
(Perca fluviatilis) e, tra i Ciprinidi, il pigo (Rutilus pigus), il cavedano
(Squalius squalus) e la scardola (Scardinius hesperidicus), tutti con una
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tendenza all’incremento; è inoltre presente anche la cagnetta (Salaria
fluviatilis), anch’essa in aumento.
Sono presenti anche numerose specie alloctone come il persico sole
(Lepomis gibbosus), il persico trota (Micropterus salmoides), il lucioperca
(Sander lucioperca), il siluro (Silurus glanis), il carassio (Carassius carassius)
e il gardon (Rutilus rutilus), tutte tendenzialmente in crescita o stabili.
La cagnetta, la cui presenza non era segnalata negli anni ’90, appare in
incremento, rispetto alle indicazioni del 2010.
Si segnala inoltre che le fasce spondali sono un’importante ed insostituibile
area riproduttiva per le specie pelagiche come l’agone
Nella fascia litorale profonda, il salmerino alpino (Salvelinus alpinus) mostra
un leggero incremento nella consistenza e anche la bottatrice (Lota lota)
presenta un trend positivo.
Tra i fattori di alterazione a danno del patrimonio ittico vi è l’ampia
artificializzazione delle sponde che limita le porzioni di spiagge disponibili per
la deposizione delle uova delle specie a riproduzione litorale. Inoltre,
idrologicamente il Lario è regolato dalla presenza dello sbarramento di
Olginate, governato dal Consorzio dell’Adda che regola e influenza il livello
idrometrico delle acque; per questo motivo si verificano ampie escursioni di
livello che interferiscono fortemente sulle specie ittiche a riproduzione
litorale. Sul lago è presente una intensa navigazione a motore sia per
imbarcazioni di linea che da diporto, che provoca un intenso moto ondoso
con interferenza sulla riproduzione delle specie ittiche che depongono le
uova sulle rive.
Inoltre la predazione da parte degli uccelli ittiofagi rappresenta un ulteriore
fattore di mortalità naturale di uova, larve e pesci.
I dati di seguito riportati sono tratti dalla caratterizzazione popolamenti ittici
nell’ambito del Progetto “Valorizzazione sostenibile dei prodotti ittici
tradizionali ed innovativi dei laghi insubrici” (GRAIA srl, 2011).
I dati sono integrati con le informazioni desunte dai Piani Regionali per la
pesca e Acquacoltura (2009-2011 e aggiornamento 2012-2014).
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Famiglia
Specie
Acipenseridi Storione cobice
Anguillidi
Anguilla
blennidi
Cagnetta
Persico sole
Centrarchidi
Persico trota
Alborella
Barbo comune
Carassio
Carpa
Cavedano
Gardon
Gobione
Pigo
Ciprinidi
Pseudorasbora
Rodeo amaro
Sanguinerola
Savetta
Scardola
Tinca
Triotto
Vairone
Clupeidi
Agone
Cobitidi
Cobite comune
Cottidi
Scazzone
Nome scientifico
Acipenser naccarii
Anguilla anguilla
Salaria fluviatilis
Lepomis gibbosus
Micropterus salmoides
Alburnus alborella
Barbus plebejus
Carassius carassius
Cyprinus carpio
Squalius squalus
Rutilus rutilus
Gobio benacensis
Rutilus pigus
Pseudorasbora parva
Rhodeus sericeus
Phoxinus phoxinus
Chondrostoma soetta
Scardinius hesperidicus
Tinca tinca
Rutilus aula
Telestes muticellus
Alosa agone
Cobitis bilineata
Cottus gobio
Origine
A
A
A
E
E
A
A
E
E
A
E
A
A
E
E
A
A
A
A
A
A
A
A
A
Normativa
europea
IUCN
Nazionale
Dir CEE 92/43
All. II e V
All IIe V
All. II e V
ALL. II
All. II
All II
All. II
Normativa
regionale
Dgr Lomb.
7/4345 del
20/04/2001
CR
CR
DD (LC)
13
3
6
NT
VU
5
4
LC
2
EN
EN
4
11
LC
EN
LC
LC
LC
LC
LC
LC
LC
4
10
2
3
5
7
6
10
Presenza / Abbondanza
1993
2008
2010
2012
Sì
Sì
Occas.
Sì
Sì
Occas.
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
x
x
x
x
x
x
x
x
xx
x
xx
x
x
x
xx
x
xx
x
x
xx
x
x
x
x
x
xx
xx
xx
x
xx
xx
xxx
xx
x
xxx
x
x
xxx
xx
x
x
xxx
x
x
xx
xxx
xx
xx
xx
xx
xx
xx
xxx
xx
n.d
xxx
x
x
x
xx
xxx
xx
x
xx
xxx
x
x
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trend
n.d.
↑
↑
↑
↔
↑
↑
↔
↔
↑
↔
n.d.
↑
↔
↔
↔
↔
↔
↔
↔
↑
↔
↔
↔
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
SIA-RELAZIONE GENERALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Famiglia
Specie
Nome scientifico
Esocidi
Gadidi
Gobidi
Ictaluridi
Luccio
Bottatrice
Ghiozzo padano
Pesce gatto
Lucioperca
Pesce persico*
Coregone bondella
Coregone lavarello
Salmerino alpino
Salmerino di fonte
Temolo
Trota fario**
Trota iridea
Trota lacustre
Trota marmorata
Siluro
Esox cisalpinus
Lota lota
Padogobius bonelli
Ameiurus melas
Sander lucioperca
Perca fluviatilis
Coregonus macrophtalmus
Coregonus lavaretus
Salvelinus alpinus
Salvelinus fontinalis
Thymallus thymallus
Salmo trutta
Oncorhynchus mykiss
Salmo trutta vr lacustris
Salmo marmoratus
Silurus glanis
Percidi
Salmonidi
Siluridi
Origine
A
A
A
E
E
A
E
E
E
E
A
A
E
A
A
E
Normativa
europea
IUCN
Nazionale
Dir CEE 92/43
All.II
Normativa
regionale
Dgr Lomb.
7/4345 del
20/04/2001
DD
DD
LC
5
8
5
NA
4
DD
11
LC
NA
10
7
CR
13
12
Presenza / Abbondanza
1993
2008
2010
2012
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Occas.
Sì
Sì
Sì
-
x
xx
x
x
x
x
xxx
x
x
x
x
?
x
xx
xxx
x
x
xx
xxx
xxx
xxx
xx
x
x
x
xxx
x
xx
xx
xxx
xxx
x
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
x
xxx
xx
trend
↔
↔
↑
↔
↑
↔
↔
↔
↑
n.d.
n.d.
↔
n.d.
↑
n.d.
↔
Legenda:
Origine: A- Autoctona: E- Esotica.
IUCN: CR- In pericolo critico, EN – In pericolo, VU – Vulnerabile, NT – quasi minacciata, LC – Minor preoccupazione, DD – Carente di dati, NA – Non Applicabile, NE – Non valutata
Normativa Regionale: le specie prioritarie presentano valori maggiori o ugulai a 8
Abbondanza: x – presente, xx – comune, xxx – abbondante, n.d. – non determinabile
* il persico reale viene identificato come introdotto nella lista rossa nazionale. In realtà si tratta di una specie forse introdotta durante il
medioevo dal bacino danubiano (Bianco, 1987).
** il ceppo degli esemplari di trota fario rinvenuti è sicuramente influenzato dalle immissioni. Si tratta quindi di esemplari ibridi con
forte presenza di morfotipo atlantico.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.7.2.3. RETTILI E ANFIBI
Sulla base delle ricerche bibliografiche effettuate, il quadro delle informazioni
disponibili sulla presenza di erpetofauna all’interno dell’area di interesse è
piuttosto lacunoso, pertanto attualmente risultano essere presenti solo 2
specie di anfibi e 3 di rettili (Tabella C.51). Nella stessa tabella si riportano
inoltre alcune specie di presenza potenziale in base agli habitat rilevati,
evidenziate in grigio.
Tabella C.51 – Checklist delle specie di Rettili e Anfibi presenti e potenziali
(in grigio) nell’area di interesse.
Specie
Nome scientifico
Normativa
europea
IUCN
Nazionale
Dir CEE 92/43
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345 del
20/04/2001
Salamandra pezzata
Salamandra salamandra
-
LC
8
Rospo comune
Bufo bufo
-
VU
8
Lucertola muraiola
Podarcis muralis
All. IV
LC
4
Biacco
Hierophis viridiflavus
All. IV
LC
8
Natrice dal collare
Natrix natrix
-
LC
8
Orbettino
Anguis fragilis
-
--
8
Ramarro
Lacerta viridis
Hab IV
LC
8
Colubro liscio
Coronella austriaca
Hab IV
--
9
Saettone
Elaphe longissima
Hab IV
--
10
Vipera comune
Vipera aspis
-
LC
9
In marzo 2014 sono stati effettuati opportuni sopralluoghi al fine di
individuare aree umide idonee allo stazionamento e alla riproduzione della
fauna anfibia popolante il versante. Il metodo di rilevamento utilizzato è
stato quello di ricerca attiva di habitat idonei e osservazione diretta.
La presenza di microhabitat umidi, di anfibi e di zone di riproduzione è stata
monitorata mediante esplorazione dell’area di interesse.
Successivamente le osservazioni sono state cartografate, mediante rilievo
GPS o riferimenti certi delle posizioni dei microhabitat umidi o degli
avvistamenti, in modo da ottenere una rappresentazione più facilmente
fruibile delle are più interessanti.
Le condizioni più idonee sono state rinvenute negli impluvi dei torrenti
temporanei, come ad esempio il T. Azzano e Premonte, in cui sono stati
rinvenuti popolamenti di salamandra pezzata (Salamandra salamandra).
In prossimità del T. Azzano sono stati rinvenuti alcune vasche dismesse,
alimentate dall’impluvio, in cui sono strati rinvenuti esemplari di salamandra
pezzata allo stadio larvale.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Queste raccolte d’acqua, seppur artificiali, sono molto importanti per le
popolazioni di anfibi, in quanto costituiscono perfette nursery.
Figura C.43 – Aree umide in cui è stata rilevata la presenza di anfibi.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.44 - vasche dismesse, alimentate dalle acque dell'impluvio, in cui
sono state rinvenuti alcuni esemplari di Salamandra pezzata
Anche i torrenti Perlana e Bolvedro sono potenzialmente idonei ad ospitare
comunità anfibie. In questi però l’elevata turbolenza delle acque e la
presenza di fauna ittica nel T. Perlana limitano le presenze agli ambienti
marginali. In occasione dei sopralluoghi effettuati in marzo non sono stati
rinvenuti esemplari o siti di riproduzione.
Per quanto riguarda la sensibilità delle specie di anfibi segnalate per l’area di
progetto è opportuno distinguere gli ambienti riproduttivi da quelli di rifugio
e di foraggiamento.
In particolare, la salamandra pezzata, che sembra essere l’unico anfibio a
riprodursi nei torrenti intercettati dall’opera, può essere sensibile
all’alterazione del flusso idrico e all’apporto di sostanze inquinanti nei
torrenti determinati dalle attività di cantiere, che potrebbero compromettere
il buon esito della riproduzione. Durante i sopralluoghi effettuati sono state
inoltre rinvenute, proprio nell’area del futuro tracciato, delle vasche di
abbeverata che potrebbero rappresentare un ulteriore ambiente di
riproduzione per la salamandra (Figura C.45). Ovviamente la distruzione di
queste strutture rappresenterebbe una sottrazione di habitat idoneo nella
fase vitale più vulnerabile.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.45 – Vasche di abbeverata potenzialmente idonee per la
salamandra rinvenute lungo il futuro tracciato a cielo aperto nei pressi di
Spurano.
Per quanto riguarda invece il rospo comune, nell’area interessata dal
progetto non esistono raccolte d’acqua idonee alla riproduzione della specie
(acque ferme, dimensioni medio-grandi e presenza di abbondante
vegetazione acquatica).
Nell’area sono invece presenti ambienti idonei come aree di rifugio e
foraggiamento, rappresentati dai boschi di latifoglie.
Tali ambienti, oltre che per il rospo comune, sono idonei per lo stesso scopo
anche per la salamandra.
Per entrambe le specie, che si spostano in particolar modo durante la
primavera per raggiungere i siti riproduttivi, un ulteriore fattore di minaccia
è rappresentato dagli investimenti stradali causati dapprima dai mezzi di
cantiere e, in fase di esercizio, dai mezzi che transiteranno lungo la futura
variante stradale. Il rospo comune è sicuramente la specie più sensibile a
questo tipo di minaccia, poiché compie delle vere e proprie migrazioni di
massa.
In fase ante operam sarà necessario monitorare la presenza delle specie
anche al fine di individuarne puntualmente le rotte di spostamento.
Passando invece alle specie di rettili segnalati, sicuramente la specie meno
sensibile alle alterazioni derivanti dalle attività di cantiere è la comunissima
lucertola muraiola, specie ormai strettamente adattata alla convivenza con
l’uomo in situazioni fortemente antropizzate e di degrado.
Pagina 133 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Maggiormente sensibili sono invece le altre due specie di ofidi, il biacco e la
natrice dal collare.
Il biacco, pur essendo anch’esso abbastanza diffuso in ambienti antropizzati,
come tutti i serpenti è particolarmente sensibile alla presenza di
infrastrutture viarie. Le attività di cantiere, con l’andirivieni di mezzi
motorizzati, potrebbero causare l’uccisione diretta per investimento.
Anche in questo caso, come per gli anfibi, la costruzione di appositi tunnel
per la microfauna potrebbe diminuire tale impatto negativo.
La natrice dal collare, invece, è una specie maggiormente legata all’ambiente
acquatico, pertanto anch’essa può essere considerata sensibile alle
alterazioni menzionate per la salamandra e secondariamente al problema
degli investimenti.
Un altro ambiente particolarmente idoneo per tutti i rettili presenti nell’area
che è stato rilevato durante i sopralluoghi di campo, è rappresentato dai
muretti a secco situati lungo il futuro tratto a cielo aperto nei pressi di
Spurano (Figura C.46), che possono fungere sia da rifugio, che da area di
foraggiamento o di deposizione delle uova.
Figura C.46 – Muretti a secco lungo il futuro tracciato a cielo aperto nei
pressi di Spurano.
La distruzione di questa tipologia ambientale potrebbe costituire il maggiore
impatto negativo diretto sulle specie, sia per la possibile uccisione di
individui, sia per la sottrazione di habitat idoneo.
Infine, per quanto riguarda sia anfibi che rettili, eventuali altre situazioni di
criticità legate all’esecuzione delle opere previste potranno essere segnalate
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
durante i monitoraggi ante operam, soprattutto qualora venissero rilevate
ulteriori specie che attualmente non risultano presenti nell’area.
C.7.2.4. UCCELLI
La caratterizzazione della componente avifaunistica locale è stata effettuata
in primo luogo a partire da un'analisi dei dati a disposizione per l’area
interessata dal progetto della Variante alla Tremezzina. In prima istanza è
stata valutata la presenza nell'area interessata dal tracciato delle 92 specie
guida utilizzate nel Modello di Valutazione Ambientale del PTCP (Provincia di
Como, 2006); le specie la cui presenza nell'area di interesse è stata
accertata tramite le segnalazioni reperite all'interno del database messo a
disposizione dal Settore Territorio della Provincia di Como sono riportate di
seguito e segnalate da un asterisco (*). Tali segnalazioni si riferiscono alla
presenza delle specie nei quadrati di due km di lato della griglia di
riferimento utilizzata dal Modello di Valutazione Ambientale del PTCP
intersecati dal tracciato.
All’inizio di luglio 2014, al fine di raccogliere dati puntuali di presenza di
specie di avifauna in corrispondenza delle aree in cui il tracciato prevede il
passaggio in superficie dell’opera, sono stati realizzati sopralluoghi e indagini
mirate. In particolare sono stati realizzati rilievi diurni dell’avifauna
nidificante e un rilievo notturno specificatamente per succiacapre e rapaci
notturni.
Metodo di rilevo dell’avifauna
I rilievi diurni sono stati realizzati combinando le metodologie dei point
counts (censimenti puntiformi per punti d’ascolto) e line transects (transetti
campione su percorso lineare). La metodologia consiste nell’effettuare il
rilievo delle specie presenti mediante avvistamento diretto degli individui e
rilevamento acustico delle vocalizzazioni, condotti lungo transetti campione e
in corrispondenza di punti d’ascolto (Bibby et al., 1992). La localizzazione del
percorso lineare e dei punti d’ascolto è stata individuata sulla base di un
sopralluogo preliminare, in modo tale da coprire tutte le diverse porzioni
dell’area di indagine aventi differenti caratteristiche fisionomico strutturali
(fisionomia vegetale, copertura e stratificazione della vegetazione), che
presumibilmente si traducono in una diversa composizione potenziale
dell’ornitocenosi. Le due metodologie di studio sopra citate (censimenti
puntiformi e transetti lineari) sono state utilizzate contemporaneamente nel
corso del rilevamento, alternando in successione l’osservazione diretta degli
animali (percorrendo il transetto) all’ascolto dei canti (durante i punti
d’ascolto), con l’obiettivo primario di individuare la composizione specifica
complessiva dell’avifauna presente, senza effettuare stime quantitative sul
numero di coppie presenti per specie di avifauna. La metodologia descritta
risulta particolarmente adatta nel periodo riproduttivo (nidificazione), in cui
le specie di avifauna sono strettamente legate ai territori di riproduzione e
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
l’attività di canto è più accentuata, permettendo, di conseguenza, una
maggiore contattabilità degli individui presenti.
I transetti sono stati realizzati durante le prime ore del mattino (dall’alba alle
10:00 circa), evitando le ore più calde della giornata, in cui le attività canora
e di movimento dell’avifauna risultano particolarmente ridotte.
Durante il sopralluogo preliminare e i rilievi mediante transetto è stata posta
particolare attenzione all’individuazione di eventuali segni di presenza di
alcune specie di avifauna (in particolare picchi e rapaci), che possono
lasciare sul territorio utilizzato segni chiari della loro presenza.
Il rilievo finalizzato all’individuazione di succiacapre e rapaci notturni è stato
realizzato nelle ore crepuscolari e notturne, mediante l’impiego della tecnica
del richiamo acustico o playback, in corrispondenza delle aree considerate
idonee alla presenza di tali specie. Questo tipo di rilievo consiste nello
stimolare una risposta territoriale delle specie oggetto del rilievo, mediante
la riproduzione del canto registrato.
Descrizione e stato dell’avifauna
Le specie rilevate direttamente nel corso dei rilievi realizzati sono indicate
nella seguente tabella con un doppio asterisco (**).
L'analisi critica delle fonti bibliografiche disponibili e una valutazione delle
potenzialità dell’area per le specie di avifauna non segnalate ha inoltre
permesso di indicare come eventualmente possibile la presenza, nell'area di
interesse, delle specie riportate di seguito, ma prive di asterisco.
Tabella C.52 – Specie di Uccelli rilevate (evidenziate in grigio) e specie
ritenute potenialmente presenti nell’area di interesse di cui si necessita
una verifica di presenza in fase ante-operam.
Specie
Nome scientifico
Normativa
europea
Dir CEE
2009/147
IUCN
Nazionale
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345
del 20/04/2001
Falco pecchiaiolo
Pernis apivorus
All. I
LC
11
Nibbio bruno**
Milvus migrans
All. I
NT
10
Biancone
Circaetus gallicus
All. I
VU
12
Sparviero
Accipiter nisus
-
LC
9
Poiana**
Buteo buteo
-
LC
8
Gheppio**
Falco tinnunculus
-
LC
5
Falco pellegrino*
Falco peregrinus
All. I
LC
13
Beccaccia
Scolopax rusticola
All. II/1 e
III/2
DD
9
Gabbiano reale*
Larus michahellis
-
LC
9
Tortora
Streptopelia turtur
All. II/2
LC
4
Cuculo**
Cuculus canorus
-
LC
4
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Specie
Nome scientifico
Normativa
europea
Dir CEE
2009/147
IUCN
Nazionale
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345
del 20/04/2001
Barbagianni
Tyto alba
-
LC
6
Civetta
Athene noctua
-
LC
5
Allocco**
Strix aluco
-
LC
9
Gufo comune
Asio otus
-
LC
8
Succiacapre
Caprimulgus europaeus
All. I
LC
8
Rondone alpino*
Apus melba
-
LC
9
Rondine montana
Ptyonoprogne rupestris
-
LC
9
Upupa
Upupa epops
-
LC
6
Torcicollo
Jynx torquilla
-
EN
6
Picchio verde**
Picus viridis
-
LC
9
Picchio rosso
maggiore**
Dendrocopos major
-
LC
8
Balestruccio**
Delichon urbicum
-
NT
1
Ballerina gialla
Motacilla cinerea
-
LC
4
Merlo acquaiolo
Cinclus cinclus
-
LC
11
Scricciolo*
Troglodytes troglodytes
-
LC
2
Pettirosso*
Erithacus rubecula
-
LC
4
Codirosso comune**
Phoenicurus phoenicurus
-
LC
8
Codirosso
spazzacamino
Phoenicurus ochrurus
-
LC
4
Merlo**
Turdus merula
All. II/2
LC
2
Cesena
Turdus pilaris
All. II/2
LC
7
Luì verde
Phylloscopus sibilatrix
-
LC
8
Capinera**
Sylvia atricapilla
-
LC
2
Beccafico
Sylvia borin
-
LC
7
Sterpazzola
Sylvia communis
-
LC
5
Luì bianco
Phylloscopus bonelli
-
LC
8
Luì piccolo**
Phylloscopus collybita
-
LC
3
Pigliamosche
Muscicapa striata
-
LC
4
Codibugnolo**
Aegithalos caudatus
-
LC
2
Cinciarella**
Cyanistes caeruleus
-
LC
6
Cinciallegra**
Parus major
-
LC
1
Cincia bigia**
Parus palustris
-
LC
8
Picchio muratore**
Sitta europaea
-
LC
8
Picchio muraiolo*
Tichodroma muraria
-
LC
12
Rampichino comune**
Certhia brachydactyla
-
LC
9
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Specie
Nome scientifico
Averla piccola
Lanius collurio
Ghiandaia**
Normativa
europea
Dir CEE
2009/147
IUCN
Nazionale
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345
del 20/04/2001
All. I
VU
8
Garrulus glandarius
All. II/2
LC
7
Gazza**
Pica pica
All. II/2
LC
3
Cornacchia grigia**
Corvus cornix
All. II/2
LC
1
Corvo imperiale
Corvus corax
-
LC
4
Zigolo muciatto
Emberiza cia
-
LC
8
Fringuello**
Fringilla coelebs
-
LC
2
Verzellino**
Serinus serinus
-
LC
4
Cardellino
Carduelis carduelis
-
NT
1
Zigolo muciatto*
Emberiza cia
-
LC
8
Oltre alle specie elencate, secondo quanto riportato dalla RER (Rete
Ecologica Regionale) per il Settore 48 “Lario sud-occidentale e Val d'Intelvi”,
riguardo gli aspetti faunistici, nell'area risulterebbe inoltre potenzialmente
presente il gufo reale (Bubo bubo), specie inserita in All. I Dir. Uccelli.
Tuttavia, i rilievi realizzati finalizzati all’individuazione della specie non hanno
fornito risultati positivi.
I monitoraggi che saranno pianificati e realizzati in fase ante operam
permetteranno di fornire un quadro di maggior dettaglio delle presenze
faunistiche e di verificare la presenza delle specie attualmente considerare
potenzialmente presenti (specie non contrassegnate da asterisco).
In riferimento ai dati di presenza certa di avifauna (primari e secondari,
esclusi i dati di sola potenzialità) raccolti nell’area di interesse, non vengono
al momento messe in evidenza situazioni puntuali di particolare criticità.
L’opera tuttavia interferisce con ambienti naturali e seminaturali, già
individuati come sensibili dal punto di vista vegetazionale e floristico, di
particolare valenza anche come potenziali habitat di specie.
Gli ambienti di maggiore interesse da questo punto di vista sono risultati:
- ghiaioni termofili: si tratta di aree aperte localizzate a monte di Spurano,
in cui si alternano al macereto formazioni vegetali che vanno dalle specie
erbacee ai cespuglieti. Si tratta di aree di transizione localizzate tra le
sovrastanti pareti calcaree e i boschi presenti più a valle. Tali aree di
margine possono essere colonizzate da numerose specie di avifauna, in
particolare quelle legate agli ambienti maggiormente termofili (tra le specie
considerate potenzialmente presenti: beccafico, sterpazzola, averla
piccola, zigolo muciatto, zigolo giallo), oltre che rappresentare aree
trofiche per succiacapre e rapaci diurni e notturni.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.31 – Area a ghiaioni. Si notano le pareti che sovrastano l’area a
monte.
Il tracciato interseca marginalmente, nella porzione più a valle, questa
tipologia di ambiente. Il tipo di interferenza dell’opera con le specie
potenzialmente presenti in tale tipologia ambientale riguarda parzialmente
una diretta sottrazione di habitat idoneo alle specie e una più diffusa
perturbazione legata al disturbo nella fase di cantiere.
- pareti rocciose calcaree: rappresentano l’ambiente di elezione per la
nidificazione di numerose specie di avifauna rupicola, in particolare i rapaci
diurni (nibbio bruno, poiana, gheppio, pellegrino); le pareti potrebbero
inoltre ospitare individui di picchio muraiolo nel periodo invernale (la
specie è stata segnalata in corrispondenza delle pareti della Val Perlana). Nel
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
corso dei rilievi effettuati sono stati osservati diversi individui di nibbio
bruno, poiana e gheppio. Non è stata invece riscontrata la presenza di gufo
reale. Le pareti rocciose caratterizzano tutte le aree del tracciato a cielo
aperto che sono state sottoposte a indagine, rimanendo a una certa
distanza, a monte del tracciato, nel tratto da Sala Comacina a Spurano e da
Mezzegra a Bonzanigo, e interessando i due lati della valle del torrente
Perlana.
Figura C.32 – Pareti rocciose localizzate nel tratto Mezzegra-Bonzanigo.
Pagina 140 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.33 – Pareti rocciose localizzate in Val Perlana.
Pur non essendoci una sottrazione diretta di tale tipologia di ambiente, si
ritiene che la principale intereferenza dell’opera con le specie potenzialmente
presenti possa riguardare le perturbazioni in termini di emissioni (rumori e
vibrazioni), che si possono propagare durante la fase di cantiere anche a
notevole distanza dal tracciato.
- uliveti e muretti a secco: nel tratto a cielo aperto nei pressi di Spurano
si trovano terrazzamenti realizzati con muretti a secco per la coltivazione
dell’ulivo; si tratta di ambienti di origine antropica di particolare interesse:
gli ulivi ormai maturi presentano cavità naturali che possono essere
utilizzate come siti di nidificazione e di rifugio per diverse specie di avifauna
(upupa, torcicollo, picchio muratore, rampichino, diverse specie di
cince e di picchi, allocco). Anche i muretti a secco rappresentano elementi
interessanti per la possibilità di nidificazione e rifugio per molte specie
(upupa, scricciolo, pettirosso, diverse specie di cince). Per la costruzione
di questi manufatti i massi, di forma diversa e irregolare, vengono
accatastati gli uni sugli altri, con terra di riempimento per le cavità più
consistenti, ma senza ulteriori materiali riempitivi. Questa situazione crea un
notevole numero di interstizi, più o meno grandi, all’interno dei quali
possono rifugiarsi le specie. L’esposizione diretta al sole, inoltre, scalda le
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
pietre e crea un microclima all’interno delle cavità capace di generare
particolari condizioni termiche.
Figura C.34 – Terrazzamenti per la coltivazione dell’ulivo formati da
muretti a secco.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.35 – Esemplare di ulivo maturo utilizzato da Picidi per scavi
alimentari.
Il tipo di interferenza dell’opera con tale ambiente è da intendersi sia come
diretto e permanente, nella forma di sottrazione di habitat idoneo alle specie
di avifauna presenti, sia di tipo temporaneo, in relazione alla fase di
cantiere, per quanto concerne le perturbazioni in termini di emissioni
(immissione a scala locale di inquinanti, sollevamento di polveri, disturbo
legato a rumori e vibrazioni).
C.7.2.5. MAMMIFERI
Le specie di Mammiferi accertate sul territorio in esame sono 5, di cui 3
chirotteri e 2 ungulati (Tabella C.53). I dati di presenza sono stati ottenuti
dall’analisi del database messo a disposizione dal Settore Territorio della
Provincia di Como, dalle segnalazioni recenti presenti nel database sui
chirotteri dell’Università degli Studi dell’Insubria (Insubria DataBat, 2014) e
da rilievi diretti sul territorio.
Le specie così rilevate sono indicate nella seguente tabella.
Tabella C.53 – Checklist delle specie di Mammiferi presenti nell’area di
riferimento.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nome scientifico
Normativa
europea
Rinolofo maggiore
Rhinolophus ferrumequinum
Hab II e IV
VU
10
Vespertilio di Capaccini
Myotis capaccinii
Hab II e IV
EN
13
Pipistrello di Nathusius
Pipistrellus nathusii
Hab II e IV
NT
11
Cinghiale
Sus scrofa
-
LC
4
Cervo
Cervus elaphus
-
LC
6
Specie
IUCN
Nazionale
Dir CEE 92/43
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345
del 20/04/2001
In particolare, per quanto riguarda i chirotteri, in comune di Tremezzina è
presente una cavità ipogea, denominata “Bucone di Tremezzo”, che ospita
una grande colonia di svernamento di Myotis capaccinii (vespertilio di
Capaccini) e qualche esemplare di Rhinolophus ferrumequinum (rinolofo
maggiore). La colonia è stata oggetto di rilevamento nel mese di ottobre
2013, nell’ambito dei lavori svolti per il progetto Life GESTIRE, quando sono
stati conteggiati, mediante analisi di fotogrammi e conteggi diretti, circa 500
individui di Myotis capaccinii e 6 di Rhinolophus ferrumequinum (Spada
2013, comm. pers.). Per l’identificazione certa del vespertilio di Capaccini è
stata effettuata una cattura con reti mist net posizionate all’ingresso della
cavità.
Questa colonia di svernamento ha grande importanza nel contesto lombardo,
sia per la sua consistenza che per la rarità della specie presente. In tutto il
territorio regionale è nota solo un’altra piccola colonia di svernamento in
provincia di Varese, che comprende una decina di esemplari e segnalazioni
sporadiche sono riferite alla grotta “Buco del Frate” di Prevalle (BS).
A circa 30 km dal Bucone di Tremezzo, in comune di Lierna (LC), trova
invece rifugio una colonia riproduttiva (nursery) formata da circa 1000
femmine adulte di Myotis capaccinii e Myotis daubentonii, di cui M. capaccinii
costituisce la frazione maggiore. È possibile quindi supporre che molti degli
animali rilevati a Tremezzo facciano parte di questa nursery e che gli animali
compiano annuali spostamenti da un rifugio all’altro, ma non vi sono al
momento prove certe a supporto di questa teoria.
Il Bucone di Tremezzo, la cavità più grande dell’area carsica della
Tremezzina, è formata da due rami paralleli in leggera salita, di oltre 400
metri ciascuno di sviluppo, e si trova a circa 350 m dal tracciato (Figura
C.47). Gli animali trovano rifugio in una sala situata a circa 50 metri
dall’ingresso del ramo orientale.
Un potenziale fattore di disturbo per gli animali in periodo di svernamento
(ottobre-marzo) è costituto da vibrazioni di una certa intensità.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.47 – Localizzazione della grotta “Bucone di Tremezzo” in
relazione al tracciato. In rosso il tratto a galleria naturale e in verde i tratti
a cielo aperto.
Altri ambienti importanti per i chirotteri sono rappresentati dalle aree
boschive più mature, con alberi vetusti e ricchi di cavità e un rado
sottobosco, che possono essere utilizzati per il rifugio delle specie fitofile
(legate agli ambienti boschivi): in particolare sono quindi da citare gli uliveti
e i castagneti. Queste aree, unitamente alle praterie e alle zone umide, sono
inoltre potenziali zone di caccia. La frammentazione e la perdita di parte di
questi ambienti (sia di caccia, sia di rifugio) rappresentano quindi un
potenziale impatto.
Per quanto riguarda gli ungulati, le problematiche che possono sorgere con
la presenza di nuova viabilità a cielo aperto in aree a bassa antropizzazione
sono connesse agli incidenti stradali, che possono causare notevoli danni
anche ai mezzi di trasporto coinvolti. È quindi necessario attuare misure
volte a impedire l’accesso alla sede stradale nelle aree a cielo aperto da
parte di questi animali.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
In base all’analisi degli habitat e degli ecosistemi presenti si considerano
inoltre potenziali le seguenti specie (Tabella C.54).
Tabella C.54 – Specie di mammiferi considerati potenziali nel territorio in
esame.
Specie
Nome scientifico
Normativa
europea
IUCN
Nazionale
Dir CEE 92/43
Riccio europeo
occidentale
Talpa cieca
Talpa europea
Toporagno comune
Toporagno alpino
Crocidura ventre bianco
Crocidura minore
Lepre comune
Scoiattolo rosso
Ghiro
Moscardino
Arvicola rossastra
Arvicola di fatio
Topo selvatico
Topo selvatico collo
giallo
Volpe
Faina
Donnola
Tasso
Capriolo
Pipistrello nano
Pipistrello albolimbato
Normativa
regionale
Dgr Lomb. 7/4345
del 20/04/2001
Erinaceus europaeus
-
LC
4
Talpa caeca
Talpa europaea
Sorex antinorii
Sorex alpinus
Crocidura leucodon
Crocidura
suaveolens
Lepus europaeus
Sciurus vulgaris
Glis glis
Muscardinus
avellanarius
Myodes glareolus
Microtus multiplex
Apodemus sylvaticus
Apodemus flavicollis
-
DD
LC
DD
LC
LC
LC
11
7
12
6
8
Hab. IV
LC
LC
LC
LC
4
8
8
9
-
LC
LC
LC
LC
5
7
3
4
Hab. IV
LC
LC
LC
LC
LC
LC
3
6
7
6
6
6
Hab. IV
LC
6
Vulpes vulpes
Martes foina
Mustela nivalis
Meles meles
Capreolus capreolus
Pipistrellus
pipistrellus
Pipistrellus kuhlii
C.7.3 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA COMPONENTE FAUNISTICA
L’analisi effettuata sulla componente faunistica evidenzia come siano
presenti diverse lacune nelle conoscenze distributive per tutti i gruppi
considerati, ad eccezione forse della componente ittica, che dovranno essere
colmate con le indagini ante operam.
Gli ambienti più interessanti dal punto di vista faunistico sono:
 i ghiaioni mediterranei, che possono essere colonizzati da numerose
specie di avifauna, in particolare quelle legate agli ambienti più
termofili, oltre che rappresentare aree di caccia per specie di interesse
comunitario come il succiacapre e rapaci diurni e notturni;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
 le pareti rocciose calcaree, che rappresentano l’ambiente di elezione
per la nidificazione dei rapaci diurni;
 i muretti a secco, che rappresentano un importante ambiente di
rifugio per rettili, piccoli uccelli e mammiferi;
 gli uliveti, che possono essere utilizzati per il rifugio di picidi, cince,
strigiformi e chirotteri;
 torrenti e raccolte d’acqua, siti riproduttivi per gli anfibi presenti;
 grotte, dove sono presenti specie di pipistrelli di rilevante interesse
conservazionistico.
C.7.4 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE SENSIBILI
Nell'intento di individuare le aree maggiormente sensibili sotto il profilo
faunistico, innanzitutto va evidenziato che le zone potenzialmente più
esposte ad un disturbo legato alla realizzazione del progetto di variante sono
indubbiamente quelle interessate dai tratti a cielo aperto del tracciato.
Essi intersecano ambienti riconducibili essenzialmente alle categorie
ambientali di seguito identificate quali “Prati magri e pingui”, “Boschi
submontani”, “Oliveti”, “Arbusteti montani e submontani” e “Torrenti
montani e ambienti di forra”. La potenziale perturbazione di quest'ultima
tipologia ambientale, in realtà, comporta un effetto a cascata anche sulla
fascia litorale dell'ambiente lacustre, in relazione alla stretta connessione di
questo ambiente con le acque del lago.
Anche i siti di imbocco delle gallerie sono siti che saranno perturbati ed
oltre alle categorie ambientali di cui sopra, essi si localizzano anche in
prossimità di aree della categoria ambientale “Ambiente lacustre”,
rendendone potenzialmente perturbabile l'integrità, soprattutto della
porzione litorale.
Sulla base delle specie faunistiche sopra illustrate e dei relativi indici di
valore conservazionistico, le aree sensibili vengono riportate nella
seguente tabella.
ID
Ambiente
N
1
2
A
AMBIENTI
ACQUATICI
(torrenti, bacino
lacustre)
3
4
5
Aree sensibili
punto di imbocco della Galleria
Comacina, a sudovest del
torrente Camoggia
viadotto di superamento del
torrente
Valle
dei
Ronchi
all’uscita
della
Galleria
Comacina
viadotto di superamento del
torrente Premonte in comune di
Sala Comacina
viadotto di superamento del
torrente Perlana (tra galleria
Perlana 1 e Perlana 2)
viadotto di superamento del
torrente Azzano in Località
Localizzazione
km 0,200-0,250
km 2325-2375
km 2700-2760
km 3775-3825
km 6050-6100
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
ID
Ambiente
N
Localizzazione
2
Aree sensibili
Mezzegra
tratto a cielo aperto a ridosso
del torrente Bolvedro in Località
Mezzegra
punto di raccordo tra l'uscita
della Galleria Tremezzina e la
viabilità esistente
area
di
attracco
per
movimentazione smarino
area
di
attracco
per
movimentazione smarino
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Sala Comacina
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto nei pressi
dell'attraversamento del
torrente Perlana
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Mezzegra
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Mezzegra
a monte dell’abitato di Sala
Comacina
a
monte
dell’abitato
di
Mezzegra
Valle Perlana
Bucone di Tremezzo in località
Tremezzina
vasche per abbeverata, sopra
Spurano e Mezzegra
muretti a secco, sopra Spurano
3
impianti di ulivo, sopra Spurano
km 3900-2100
1
area Lavedo srl, zona di
betonaggio e deposito
temporaneo
Comune di Grandola
ed Uniti
6
7
8
9
1
B
AMBIENTI
BOSCATI
(boschi ed
arbusteti
submontani)
2
3
4
C
AREE APERTE
(praterie magre
da fieno a bassa
altitudine,
ghiaioni
mediterranei)
1
2
3
1
D
E
F
G
PARETI
ROCCIOSE
GROTTE
AMBIENTI
ARTIFICIALI
(vasche per
abbeverata,
muretti a secco,
impianti di
olivo,)
AREE DI
DEPOSITO
MATERIALE
2
3
1
1
km 6700-6800
km 9600-9900
Comune di Griante
Comune di Mandello
del Lario
km 2325-2800
km 3000-3175
km 3755-3832
km 5850-6000
km 6080-6120
km 2800-3000
km 3900-2100
km
km
km
km
6000-6080
6120-6345
2750-3000
3100-3600
km 5800-6800
km 3775-3825
Sud del km 8400
km 2700-3200
km 6000-6125
km 3900-2100
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.7.5 FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE
AA.VV, 2008. Atlante degli invertebrati lombardi - Carabidi, Cerambicidi,
Colevidi, Lepidotteri, Ropaloceri, Odonati, Ragni. Quaderni della Biodiversità
CFA Parco Monte Barro. CD-ROM
Bernini F., Bonini L., Ferri V., Gentilli A., Razzetti E., Scali S., 2004.
Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. “Monografie di Pianura” n.
5, Provincia di Cremona, Cremona.
Bibby, C.J., Burgess N.D., Hill D.A., 1992. Bird Census Techniques.
London: Academic Press.
Insubria DataBat, 2014. DataBase chirotteri dell’Università degli Studi
dell’Insubria.
Provincia di Como, Settore Territorio, Trasporti e Grande Viabilità,
2006. PTCP, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Relazione e
Norme Tecniche di Attuazione.
Rondinini C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (compilatori).
2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comitato Italiano IUCN e
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma.
Vigorita V., Cucè L., 2008. La fauna selvatica in Lombardia. Rapporto
2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e
mammiferi. Regione Lombardia.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.8. STATO DEGLI ECOSISTEMI
C.8.1 INDIVIDUAZIONE DEGLI ECOSISTEMI PRESENTI NEL TERRITORIO
L'individuazione degli ecosistemi presenti non può prescindere dall'analisi di
due elementi fondamentali previsti dagli strumenti pianificatori di livello
regionale e provinciale, le Reti Ecologiche Regionale e Provinciale.
C.8.1.1. RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER)
Considerazioni generali
La Rete Ecologica Regionale (RER) rientra tra le modalità per il
raggiungimento delle finalità previste in materia di biodiversità e servizi
ecosistemici in Lombardia, a partire dalla Strategia di Sviluppo Sostenibile
Europea (2006) e dalla Convenzione internazionale di Rio de Janeiro (5
giugno 1992) sulla diversità biologica.
Si compone di elementi raggruppabili in due livelli:
I. Elementi primari
II. Elementi di secondo livello.
Gli Elementi primari costituiscono la RER di primo livello e comprendono:
 le Aree prioritarie per la biodiversità individuate secondo il metodo
expert-based, basato sulla consultazione di esperti che avessero una
visione specialistica di taxon o habitat e che al contempo mostrassero
una conoscenza per vasti settori dell’area di studio;
 i Parchi Nazionali e Regionali;
 i Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).
Si compongono di:
 Elementi di primo livello:
a) compresi nelle Aree prioritarie per la biodiversità
b) Altri Elementi di primo livello:
numero ridotto di Elementi di primo livello, esterni alle Aree prioritarie
per la biodiversità, individuati secondo i seguenti criteri:
facendo riferimento a Elementi di primo livello presenti nelle
Reti Ecologiche Provinciali, nei casi in cui la loro individuazione
fosse chiaramente basata su elementi di naturalità esistenti e il cui
valore in termini naturalistici, ecologici e di connettività risultasse
preminente anche su scala regionale e non solo su scala provinciale;
utilizzando le “Aree importanti per la biodiversità” , per lo più per
connettere tra loro Elementi di primo livello altrimenti isolati; tali Aree,
generalmente incluse in Elementi di secondo livello, sono state
annesse agli Elementi di primo livello nel caso in cui fossero associate
a valori elevati di biodiversità, sulla base di quanto segnalato dai
diversi gruppi tematici;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE


Gangli (solo per il Settore Pianura Padana lombarda e Oltrepò Pavese)
Corridoi regionali primari:
a) ad alta antropizzazione
b) a bassa o moderata antropizzazione
 Varchi
a) da mantenere
c) da deframmentare
d) da mantenere e deframmentare
Gli Elementi di secondo livello svolgono una funzione di completamento
del disegno di rete e di raccordo e connessione ecologica tra gli Elementi
primari e comprendono:
a) Aree importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree
prioritarie;
b) Elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando
individuati secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali
alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello.
La Variante alla Tremezzina e la RER
Gli aspetti faunistici e vegetazionali del territorio interessato dalla “Variante
alla Tremezzina” sono considerati e descritti nella RER, in quanto l'area
risulta compresa nel Settore 48, Lario sud-occidentale e Val d'Intelvi.
Descrizione generale
Il settore 48 comprende la metà settentrionale del ramo occidentale del Lago
di Como, una parte di Lago di Lugano, il settore nord-occidentale del
Triangolo Lariano e un ampio tratto di Prealpi Comasche, che include la Val
d’Intelvi, il Monte di Lenno (1589 m) e il Monte Generoso (1701 m, ZPS e
Foresta Demaniale gestita da ERSAF). La Costiera del Lario sud-occidentale e
il Triangolo Lariano (Aree prioritarie per la biodiversità) sono caratterizzate
da boschi di latifoglie, aree prative, pareti rocciose, torrenti in buono stato di
conservazione, con presenza di gambero di fiume, scazzone, trota fario. Le
aree sono importanti soprattutto per la presenza di rapaci diurni e notturni
rupicoli, nidificanti (nibbio bruno, pellegrino, gufo reale). Per quanto
concerne il Lago di Como, gli ambienti più significativi sono rappresentati
dalle acque profonde, nei quali si sviluppano interessanti cenosi ricche nei
vari livelli trofici, e da pareti rocciose, forre e zone umide prospicienti il lago.
La Val d’Intelvi risulta di grande interesse per i miceti (tra le specie più rare
si segnalano Amanita virosa, Russula integra, Cortinarius orellanoides,
Leucopaxillus macrocephalus, Cantharellus melanoxeros, Hygrophorus
queletiii) e in particolare l’area del Monte Generoso è importante per la
presenza di vasti ambienti prativi e di faggete di interesse naturalistico, con
presenza di invertebrati di pregio (Tanythrix edurus, Abax arerae, Carabus
cancellatus, Parnassius apollo, Abax oblongus).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Elementi di Tutela
ZPS – Zone di Protezione Speciale: IT20203023 Monte Generoso;
Aree di Rilevanza Ambientale: ARA “Monte Galbiga”
Elementi della Rete Ecologica
I. Elementi primari
 Elementi di primo livello compresi nelle Aree prioritarie per la
biodiversità (vedi D.G.R. 30 dicembre 2009 – n. 8/10962):
- 63 Triangolo Lariano;
- 65 Costiera del Lario sudoccidentale;
- 71 Lago di Como;
- 73 Lago di Lugano;
 Altri elementi di primo livello:
- Monte di Tremezzo (ARA Monte Galbiga);
- Dorsale da Monte Generoso a Sasso Gordona;
II. Elementi di secondo livello
 Altri elementi di secondo livello:
- vi è compreso tutto il restante territorio compreso nel settore,
con esclusione delle aree urbane.
Indicazioni per l'attuazione della Rete Ecologica Regionale
Indicazioni generali:
 Evitare l’inserimento di strutture lineari capaci di alterare
sensibilmente lo stato di continuità territoriale ed ecologica che non
siano dotate di adeguate misure di deframmentazione.
 Il reticolo idrografico dei torrenti deve considerarsi elemento
fondamentale al mantenimento della connettività ecologica.
 Favorire interventi di messa in sicurezza di cavi aerei a favore
dell’avifauna, ad esempio tramite:
 interramento dei cavi;
 apposizione di elementi che rendono i cavi maggiormente visibili
all’avifauna (boe, spirali, bid-flight diverters).
Elementi primari (I):
 63 Triangolo Lariano;
 65 Costiera del Lario sud-occidentale;
 Monte di Tremezzo (ARA Monte Galbiga);
 Dorsale da Monte Generoso a Sasso Gordona
Definizione di un coefficiente naturalistico del DMV per tutti i corpi
idrici soggetti e prelievo, con particolare attenzione alla regolazione del
rilascio delle acque nei periodi di magra; mantenimento della
disetaneità del bosco; mantenimento delle piante vetuste; creazione di
cataste di legna; conservazione della lettiera; prevenzione degli
incendi; conversione a fustaia; conservazione di grandi alberi;
decespugliamento di pascoli soggetti a inarbustimento; incentivazione
e attivazione di pascolo bovino ed equino gestito e regolamentato a
favore del mantenimento di ambienti prativi; studio e monitoraggio di
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
avifauna nidificante ed entomofauna; incentivazione delle pratiche
agricole tradizionali;
 71 Lago di Como
 73 Lago di Lugano;
Conservazione e miglioramento delle vegetazioni perilacuali residue;
gestione dei livelli idrici del lago con regolamentazione delle captazioni
idriche ad evitare eccessivi sbalzi del livello idrico; monitoraggio della
qualità delle acque; favorire la connettività trasversale della rete
minore; creazione di piccole zone umide perimetrali per anfibi e insetti
acquatici; mantenimento dei siti riproduttivi dei pesci e degli anfibi;
contrastare l’immissione e eseguire interventi di contenimento ed
eradicazione delle specie ittiche alloctone; studio e monitoraggio di
specie ittiche di interesse conservazionistico e problematiche (alloctone
invasive); mantenimento di fasce per la cattura degli inquinanti;
collettamento
degli
scarichi
fognari
non
collettati;
mantenimento/miglioramento
della
funzionalità
ecologica
e
naturalistica; controllo degli scarichi abusivi;
 Aree urbane
Mantenimento dei siti riproduttivi, nursery e rifugi di chirotteri;
adozione di misure di attenzione alla fauna selvatica nelle attività di
restauro e manutenzione di edifici, soprattutto di edifici storici.
Elementi di secondo livello (II):
Definizione di un coefficiente naturalistico del DMV per tutti i corpi idrici
soggetti e prelievo, con particolare attenzione alla regolazione del rilascio
delle acque nei periodi di magra; mantenimento della disetaneità del bosco;
mantenimento delle piante vetuste; creazione di cataste di legna;
conservazione della lettiera; conversione a fustaia; conservazione di grandi
alberi; decespugliamento di pascoli soggetti a inarbustimento; incentivazione
e attivazione di pascolo bovino ed equino gestito e regolamentato a favore
del mantenimento di ambienti prativi; studio e monitoraggio di flora,
avifauna nidificante, entomofauna e teriofauna; incentivazione delle pratiche
agricole tradizionali;
Aree soggette a forte pressione antropica inserite nella rete ecologica:
Superfici urbanizzate: favorire interventi di deframmentazione; mantenere i
varchi di connessione attivi; migliorare i varchi in condizioni critiche; evitare
la dispersione urbana.
Infrastrutture lineari: prevedere, per i progetti di opere che possono
incrementare la frammentazione ecologica, opere di mitigazione e di
inserimento ambientale.
Criticità
 Infrastrutture lineari: S.P. 340; cavi aerei sospesi;
 Urbanizzato: presenza di numerosi nuclei urbani lungo il fondovalle
della Val d’Intelvi e soprattutto lungo le sponde del Lago di Como e di
Lugano;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Cave, discariche e altre aree degradate: nel settore sono presenti
alcune cave. Necessario il ripristino della vegetazione naturale al
termine del periodo di escavazione. Le ex cave possono svolgere un
significativo ruolo di stepping stone qualora oggetto di oculati
interventi di rinaturalizzazione.
C.8.1.2. RETE ECOLOGICA PROVINCIALE (REP)
Considerazioni generali
Gli aspetti faunistici e vegetazionali del territorio della provincia di Como
sono ben compendiati nella Rete Ecologica Provinciale (REP), elaborata
all'interno del PTCP. Essa si compone di unità ecologiche o ecosistemiche
naturali o paranaturali tra loro interconnesse sotto gli aspetti spaziale e
funzionale; la sua funzione ultima è quella di consentire il flusso riproduttivo
tra le popolazioni di organismi viventi che abitano un determinato territorio,
ostacolando in tal modo i processi di estinzione locale, l'impoverimento degli
ecomosaici e la riduzione della biodiversità.
La REP rappresenta pertanto indiscutibilmente il primo e principale elemento
di confronto da utilizzare al fine di esprimere, anche a questo livello
preliminare di analisi, delle considerazioni in merito alla sostenibilità
ambientale.
La rete ecologica provinciale infatti è stata realizzata basandosi su un
Modello di valutazione ambientale volto a quantificare, tramite scale
indicizzate, il “contenuto di informazione biologica” di singole unità di
rilevamento permettendo l’attribuzione del valore biologico e del significato
funzionale alle singole unità della REP.
Essa si articola quindi in elementi costitutivi omogenei, corrispondenti a
porzioni di territorio che svolgono il medesimo ruolo funzionale in ordine ai
processi di produzione e veicolazione di organismi viventi.
Si compone pertanto di “elementi costitutivi fondamentali”, che
comprendono le seguenti unità ecologiche diffuse sul territorio:
- Ambiti di massima naturalità
Aree di più elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano.
- Sorgenti di biodiversità di primo livello (Core Areas)
Aree generalmente ampie, caratterizzate da elevati livelli di biodiversità e da
ecomosaici continui; fungono da nuclei primari di diffusione delle popolazioni
di organismi viventi.
Da tutelare con attenzione. Sono aree ove prioritariamente promuovere e
sostenere iniziative di istituzione/ampliamento di aree protette.
- Sorgenti di biodiversità di secondo livello (Core Areas)
Aree più o meno ampie, caratterizzate da valori medi di biodiversità e da
ecomosaici continui; fungono da nuclei secondari di diffusione delle
popolazioni di organismi viventi.
Da tutelare con attenzione. Sono aree ove prioritariamente promuovere e
sostenere iniziative di istituzione/ampliamento di aree protette.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
- Corridoi ecologici (Ecological Corridors)
Strutture generalmente lineari caratterizzate da continuità ecologica, in
grado di connettere le sorgenti di biodiversità mantenendo i flussi
riproduttivi tra le popolazioni di organismi viventi. Sono anch'essi
categorizzati in due livelli in relazione all'importanza delle aree che essi
connettono.
Da tutelare con attenzione attraverso corrette strategie di conservazione
degli ecosistemi e del paesaggio. Sono aree ove prioritariamente
promuovere e sostenere iniziative di istituzione/ampliamento di aree
protette.
- Elementi areali di appoggio alla rete ecologica (Stepping Zones)
Aree di modeste dimensioni che fungono da supporto funzionale alla rete in
assenza di corridoi ecologici continui.
Da tutelare con attenzione attraverso corrette strategie di conservazione
degli ecosistemi e del paesaggio.
- Zone di riqualificazione ambientale
Aree ove attuare progetti di ricostruzione e ricucitura della rete ecologica.
Da gestire mediante progetti di ricucitura e de-frammentazione della rete
ecologica;
si compone inoltre di “zone tampone”, con funzioni di preservazione e
salvaguardia della REP, nonché di cerniera ecologica e paesaggistica con i
contesti insediativi, a loro volta suddivise in:
- Zone tampone di primo livello (Buffer Zones)
Aree con funzione di interposizione (cuscinetto) tra aree naturali o
paranaturali
ed
aree
antropizzate,
caratterizzate
da
ecomosaici
sufficientemente continui e mediamente diversificati.
Da gestire con attenzione in aderenza ai principi dello sviluppo sostenibile,
allo scopo di consolidare ed integrare la rete ecologica.
- Zone tampone di secondo livello (Buffer Zones)
Aree con funzione di interposizione (cuscinetto) tra aree naturali o
paranaturali ed aree antropizzate, caratterizzate da ecomosaici discontinui e
poco diversificati.
Da gestire in aderenza ai principi dello sviluppo sostenibile, attivando
politiche locali polivalenti.
La Variante alla Tremezzina e la REP
È stata effettuata un'analisi del progetto della Tremezzina in relazione agli
ambiti di REP che vengono intercettati; le due tipologie di ambiti di rete
intercettati sono (Figura C.50):
- Ambiti di massima naturalità, definite nel PTCP quali aree di più
elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano;
- Sorgenti di biodiversità di secondo livello (Core Areas), definite quali
aree caratterizzate da valori medi di biodiversità e da ecomosaici
continui; fungono da nuclei secondari di diffusione delle popolazioni di
organismi viventi elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Si tratta di due “elementi costitutivi fondamentali” della REP, caratterizzati
da livelli elevati di valore biologico e ruolo funzionale.
Gli Ambiti di massima naturalità interessati sono di fatto però attraversati
dal solo ultimo tratto in galleria naturale (Galleria Tremezzina), evitando
pertanto la creazione di barriere artificiali e preservando gli ecosistemi dalla
frammentazione.
Gli ambiti Sorgenti di biodiversità di secondo livello (Core Areas) sono invece
interessati in misura decisamente superiore, sia con tratti in galleria, sia con
tratti a cielo aperto, sia con ponti e viadotti in corrispondenza dei corsi
d'acqua intercettati.
C.8.1.3. DEFINIZIONE DEGLI ECOSISTEMI
Al fine di identificare con maggiore dettaglio gli ecosistemi presenti nel
territorio interessato dal tracciato, è stata consultata come base di indagine
la cartografia regionale relativa all'uso del suolo disponibile per l'area in
oggetto, nello specifico la carta di uso del suolo DUSAF 4.0.
Dalla sovrapposizione del tracciato alla carta DUSAF (Carta dell’uso del
suolo) emerge che le categorie di uso del suolo interessate dal tracciato
sono:
 Tessuto residenziale sparso (cod 1123)
Sono così classificati gli spazi caratterizzati dalla presenza significativa
di edifici. Gli edifici, la viabilità e le superfici a copertura artificiale
coesistono con superfici coperte da vegetazione e con suolo nudo, che
occupano in maniera discontinua aree non trascurabili. Gli edifici, la
viabilità e le superfici ricoperte artificialmente coprono dal 10%
all’80%.
 Reti stradali e spazi accessori (cod 1221)
In questa classe rientrano le aree della rete stradale rappresentate
sulla CTR nonché le loro superfici accessorie (aree di servizio, stazioni,
parcheggi, scarpate, sistemazioni a verde, ecc…). La larghezza minima
considerata è pari a 20 m.
 Parchi e giardini (cod 1411)
In questa classe rientrano gli spazi ricoperti da vegetazione interni al
tessuto urbano. Sono esclusi gli spazi accessori a costruzioni rientranti
in altre classi.
 Oliveti (cod 223)
In questa classe rientrano gli impianti di ulivi destinati alla produzione
di olive.
 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive (cod 2311
 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse
(cod 2312)
In queste classi rientrano le aree con coltivazioni foraggere erbacee
polifite fuori avvicendamento il cui prodotto viene di norma raccolto più
volte nel corso dell’annata agraria previa falciatura.
 Boschi di latifoglie a densità media e alta (cod 31111)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE




In questa classe rientrano i boschi costituiti da piante di latifoglie,
destinate ad essere allevate ad alto fusto o sottoposte a tagli periodici
più o meno frequenti (cedui semplici e cedui composti). Appartengono
a questa sottoclasse anche i boschi di latifoglie in cui non è
riconoscibile una forma di governo (fustaia - ceduo) prevalente.
Boschi misti a densità media e alta (cod 31311)
In questa classe rientrano le superfici con presenza di consociazioni di
piante di specie diverse, appartenenti alle conifere ed alle latifoglie ed
in cui non è riconoscibile o definibile una prevalenza dei tipi che li
costituiscono. Le piante possono essere governate sia a ceduo che
allevate ad alto fusto.
Praterie naturali d'alta quota con presenza di specie arboree ed
arbustive sparse (cod 3212)
In questa classe rientrano le aree con presenza di vegetazione
prevalentemente
di
tipo
erbaceo
o
basso-arbustivo, poste
generalmente al di sopra del limite del bosco.
Cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed
arboree (cod 3241)
Cespuglieti in aree agricole abbandonate (cod 3242)
In queste classi rientrano le aree caratterizzate dalla presenza di
vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi. Queste formazioni
possono derivare dalla degradazione della foresta o dalla rinnovazione
della stessa dovuta alla ricolonizzazione di aree non forestali o in
adiacenza ad aree forestali.
Le categorie maggiormente rappresentate nell'area interessata dai tracciati
sono peraltro le sole tre categorie:
 Boschi di latifoglie a densità media e alta (cod 31111)
 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse
(cod 2312)
 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive (cod 2311)
Grazie alla collaborazione della Comunità Montana Lario Intelvese, è
stato possibile integrare le informazioni desunte dal DUSAF con quanto in
corso di elaborazione per la redazione del PIF Piano di Indirizzo Forestale
della Comunità Montana stessa; le categorie di uso del suolo e le tipologie di
copertura forestale interessate dall'area dei tracciati risultano essere le
seguenti:
 Orno-ostrieto con funzione protettiva, produttiva o turistico/produttiva
 Castagneto con funzione protettiva o produttiva
 Prato e pascolo
 Urbanizzato
con netta predominanza delle due sole categorie “orno-ostrieto” e “prato
pascolo”.
La sovrapposizione del tracciato con il PIF della Comunità Montana è
raffigurata nella “Carta delle tipologie forestali”.
Altri ambienti, non compresi nella cartografia DUSAF ma di grande
importanza, sono i torrenti che sono attraversati dalla variante e gli annessi
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
ambienti di forra, oltre agli ambienti di grotta che si sviluppano nelle aree a
Dolomia Principale. Non da ultimo è fondamentale considerare l’ambiente
lacustre, specialmente quello litorale, che sarà interessato sia direttamente
(realizzazione di pontile di attracco per trasporto di smarino), che
indirettamente, per connessione con i torrenti attraversati dal tracciato.
Da queste analisi di base emerge, al netto delle aree a vario titolo
antropizzate, che gli ecosistemi presenti nel territorio interessato
dall’infrastruttura possono essere riconducibili, se si considera l'intero
sviluppo del tracciato, ai seguenti:
 Boschi submontani
 Arbusteti montani e submontani
 Prati magri e pingui
 Grotte
 Torrenti montani e ambienti di forra
 Ambiente lacustre
C.8.2 CARATTERIZZAZIONE DELLE COMPONENTI BIOTICHE (SPECIE ANIMALI E
VEGETALI) E ABIOTICHE (SOSTANZE NON VIVENTI) DELL’AMBIENTE E DELLE
CONDIZIONI CHIMICO-FISICHE PRESENTI NELLE SINGOLE UNITÀ ECOSISTEMICHE
Sulla base di quanto desunto nel paragrafo precedente, si procede ora ad
una caratterizzazione delle componenti presenti nelle singole unità
ecosistemiche.
C.8.2.1. BOSCHI SUBMONTANI
Benché da un punto di vista bioclimatico e fitosociologico sia giustificato
attribuire alle querce il ruolo più significativo all'interno delle cenosi forestali
submontane, nella realtà del territorio comasco solo raramente si incontrano
boschi in cui le querce siano veramente dominanti; generalmente esse sono
infatti largamente sostituite dal Castagno (Castanea sativa) o dal Carpino
nero (Ostrya carpinifolia). La diffusione nei boschi naturali originari di queste
due specie, data per certa la loro autoctonia nel territorio, risulterebbe
probabilmente assai inferiore a quella attuale se non fosse intervenuto
l'uomo a favorirle. Il fenomeno della sostituzione della copertura arborea è in
effetti così spinto che il Castagno è oggi la specie arborea dominante sui
terreni acidi, mentre il Carpino nero è quella più frequente su quelli calcarei,
anche se non domina quasi mai in modo esclusivo.
In generale, i boschi submontani sono ambienti più aperti e luminosi rispetto
a quelli montani, con un sottobosco di regola più rigoglioso e ricco di specie.
Se si esclude il caso particolare dei castagneti da frutto, vengono quasi
esclusivamente governati a ceduo: d'altra parte querce, Castagno, Frassino,
aceri, tigli e carpini hanno, chi più chi meno, un'elevata capacità pollonifera.
Sui substrati pedogenetici ricchi di carbonati, l'essenza più frequente è il
Carpino nero; è un albero di modeste dimensioni, talvolta soltanto un
arbusto, termofilo ma non decisamente xerofilo, dotato di elevata capacità
pollonifera e rapida crescita; il legno è ottimo da ardere. Sui terreni calcarei
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più superficiali, aridi, piuttosto ripidi, con esposizioni soleggiate, sino a circa
900 m, il Carpino nero partecipa alla formazione degli ostrieti xero-termofili.
Si tratta delle cenosi forestali più termofile del territorio comasco, le quali
più evidentemente manifestano relazioni con la vegetazione e la flora
mediterranee; sono frequenti ovunque affiorano i substrati calcarei o
dolomitici.
Nello strato arboreo si associano al Carpino nero la Roverella (Quercus
pubescens) la più xerofila e termofila tra le querce caducifoglie, l'Orniello
(Fraxinus ornus) e il Maggiociondolo (Laburnum anagyroides). La copertura
non è mai molto fitta, anzi sovente lascia ampi spazi liberi, per cui il
sottobosco è luminoso, molto ricco di arbusti e cespugli, tra i quali
ricordiamo in particolare la Lentaggine (Viburnum lantana), il Ligustro
(Ligustrum vulgare), il Pero corvino (Amelanchier ovalis), il Corniolo (Cornus
mas); anche il Nocciolo (Corylus avellana), specie assolutamente ubiquitaria,
è frequente. Lo strato erbaceo annovera specie termofile e basifile in parte
provenienti dai consorzi di prati magri collegati all'ostrieto da relazioni
dinamiche, il cui spettro corologico mostra un'importante frazione di
provenienze mediterranee o comunque dell'Europa meridionale, molto rare o
del tutto assenti a nord della catena alpina. Molte di esse sono pregevoli dal
punto di vista estetico e protette con divieto assoluto di raccolta; ricordiamo
la Rosa di natale (Helleborus niger), l'Erba perla (Buglossoides purpurocaerulea), il Dittamo (Dictamnus albus), il Pungitopo (Ruscus aculeatus),
l'Asparago selvatico (Asparagus tenuifolius), la Carice bianca (Carex alba)e
la Carice umile (Carex humilis).
La fauna di questi ambienti sfuma in quella dei prati aridi insubrici che
spesso li delimitano o che vi sono inclusi, sia per quanto riguarda
l'entomofauna, sia l'erpetofauna. Nelle boscaglie termofile, soprattutto lungo
la fascia ecotonale, fa spesso la sua comparsa la Vipera comune (Vipera
aspis), rettile abbastanza diffuso lungo i contrafforti meridionali delle Prealpi
comasche. L'altro grosso rettile presente in questi ambienti è il Colubro di
Esculapio, detto anche Saettone (Zamenis longissimus), un grosso serpente
perfettamente in grado di arrampicarsi sulle piante, ove talvolta preda anche
giovani nidiacei, pur nutrendosi principalmente di roditori. Sui versanti più
soleggiati e secchi gravitano numerosi predatori attirati dall'abbondanza
degli insetti e dei piccoli vertebrati di cui si nutrono, quali il Biancone
(Circaetus gallicus), che si nutre quasi esclusivamente di serpenti, e il Falco
pecchiaiolo (Pernis apivorus) specializzato nello scovare nidi di vespe nel
terreno, o piciformi come il Torcicollo (Jynx torquilla), razziatore di formicai,
oltre che diversi passeriformi insettivori come il Luì bianco (Philloscopus
bonelli). L'ampia disponibilità di frutti quali ghiande o castagne favorisce
inoltre l'insediamento del Cinghiale (Sus scrofa); sono inoltre presenti anche
Cervo (Cervus elaphus) e Capriolo (Capreolus capreolus), il primo legato
all'ambiente boschivo in misura maggiore rispetto al secondo.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.8.2.2. ARBUSTETI MONTANI E SUBMONTANI
Gli arbusteti possono essere cenosi a carattere transitorio oppure
permanente. Nel primo caso si tratta di uno stadio dinamico della
vegetazione che può evolversi in tempi più o meno rapidi (dell'ordine di
qualche decennio) verso le cenosi più complesse di foresta; nel secondo caso
esistono fattori ecologici (povertà del suolo, erosione, incendi) che
impediscono l'ulteriore evoluzione della copertura vegetale verso cenosi
boschive, mantenendola in permanenza in uno stadio pioniero.
La Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) è piuttosto diffusa nell'orizzonte
montano sui substrati silicei, dove colonizza le radure dei boschi acidofili, ma
soprattutto è attiva nella riconquista dei pascoli abbandonati (soprattutto dei
nardeti). Tipicamente ad essa si accompagnano altra due specie pioniere: il
Brugo (Calluna vulgaris) e la Felce aquilina (Pteridium aquilinum), che
talvolta può formare estesi popolamenti quasi puri. La Ginestra, come tutte
le leguminose, è specie miglioratrice del suolo, che arricchisce di azoto,
favorendo l'insediamento delle specie arboree più eliofile, quali il Pioppo
tremulo (Populus tremula) il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e la
Betulla (Betula pendula). Un'altra specie che spesso costituisce arbusteti
estesi è il Nocciolo (Corylus avellana), su suoli più fertili e non acidi, anche
su rocce calcaree.
La Capinera (Sylvia atricapilla) è il principale abitante di questo ecosistema:
nonostante sia pressoché ubiquitaria, essa mostra infatti una spiccata
preferenza per gli ambienti ricchi di arbusti, sia quelli boschivi sia quelli della
campagna coltivata. Gli arbusteti submontani possono poi essere occupati da
diverse specie di uccelli: il Beccafico (Sylvia borin) e la Sterpazzola (Sylvia
communis), amanti degli ecotoni tra arbusteti e zone aperte, lo Zigolo
muciatto (Emberiza cia), che abita i radi cespugli su pendii erbosi ricchi di
affioramenti rocciosi e lo Zigolo giallo (Emberiza citrinella).
Tra gli animali dall'aspetto più simpatico che occupano questi ambienti c'è
sicuramente il Quercino (Eliomys quercinus), il più terricolo tra i gliridi, ma
sono presenti anche mammiferi di dimensioni decisamente superiori, quali il
Tasso (Meles meles), che scava la tana nelle aree più periferiche dei
complessi forestali con fitto sottobosco, nelle vicinanze di aree aperte,
arbusteti, fiumi e zone coltivate, e la Volpe (Vulpes vulpes).
I giovani boschi governati a ceduo, gli arbusteti e i prati abbandonati e
ricolonizzati dalla vegetazione arborea ospitano il capriolo (Capreolus
capreolus), la cui dieta è basata soprattutto su vegetali semilegnosi, quali
rovi, lamponi, edera e teneri polloni di alberi.
C.8.2.3. PRATI MAGRI E PINGUI
Le praterie degli ambienti montano e submontano sono formazioni vegetali
create e mantenute, direttamente o indirettamente, dall'attività umana. Le
specie che le compongono sono però normalmente spontanee, possono
dunque essere definite biocenosi semi-naturali. Senza l'intervento antropico,
queste biocenosi verrebbero rapidamente invase dalla vegetazione
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
arbustiva, seguita poi da quella forestale. A seconda dell'intensità
dell'intervento umano si usa distinguere tra “prati magri” e “prati pingui”,
con una serie di situazioni intermedie.
I prati magri furono certamente i primi tipi di prateria utilizzati dall'uomo, il
cui intervento si limitò dapprima alla semplice rimozione del bosco e a un
utilizzo molto estensivo delle cotiche erbose tramite il pascolo brado. Solo in
tempi relativamente recenti la conduzione di molte di queste superfici
divenne via via più intensiva, con lo sfalcio regolare e la concimazione,
pratiche che le fecero evolvere in prati pingui, fisionomicamente e
soprattutto floristicamente ben distinti da quelli magri.
Sui substrati calcarei e dolomitici le praterie sono rappresentate dai seslerieti
e dai brometi, caratterizzati dalla presenza della Sesleria (Sesleria varia) e
della endemica Carice insubrica (Carex austroalpina). I prati magri per
eccellenza sono i brometi, biocenosi derivate perlopiù dalla rimozione di
boschi a Roverella e Carpino nero, che devono il nome alla graminacea
Bromus erectus, la specie generalmente dominante. Si tratta di cenosi di
grande interesse naturalistico, in assoluto tra le più ricche di specie di tutto il
territorio comasco, tra cui una serie di magnifiche orchidee. I principali
fattori antropici determinanti nella conservazione di queste vegetazioni
(pascolo e sfalcio occasionale) sono in generale regresso in tutto il territorio,
per cui i brometi vanno riducendo la loro estensione.
Oltre ad ospitare un'entomofauna particolarmente ricca, soprattutto in
riferimento alla lepidotterofauna, questi ambienti ed in particolare i prati
magri sono i biotopi di elezione di quasi tutti i rettili conosciuti in provincia di
Como: l'Orbettino (Anguis fragilis) ed il Colubro liscio (Coronella austriaca),
entrambi particolarmente schivi, ma anche il Biacco (Hierophis viridiflavus)
ed il Ramarro (Lacerta viridis).
I prati pingui sono particolarmente apprezzati dalla Cesena (Turdus
pilaris), che nidifica ai margini dei boschi, e sono popolati da numerose
specie di piccoli mammiferi, che costituiscono la preda principale di rapaci
quali il Gheppio (Falco tinnunculus) e la Poiana (Buteo buteo); tra essi la
Talpa (Talpa europaea), l'Arvicola campestre (Microtus arvalis), l'Arvicola di
Fatio (Microtus multiplex) e le crocidure: la Crocidura minore (Crocidura
suaveolens) e la Crocidura ventrebianco (Crocidura leucodon).
C.8.2.4. GROTTE
Le grotte non sembrano a prima vista ambienti accoglienti né compatibili con
la vita, ciononostante esistono diverse specie animali che si sono adattati a
vivere in quest’ambiente estremo, o che lo frequentano durante il loro ciclo
vitale, in particolare tra gli invertebrati, ma anche tra i mammiferi.
Le grotte rappresentano infatti l'indispensabile sito di svernamento e rifugio
per numerose specie di pipistrelli e nell’area carsica della Tremezzina è
presente una grotta che ne ospita due: rinolofo maggiore (Rhinolophus
ferrumequinum) e vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Occasionalmente anche alcuni piccoli roditori (Ghiro - Glis glis, Moscardino Muscardinus avellanarius) utilizzano le grotte come rifugio e alcuni carnivori
(Donnola - Mustela nivalis e Faina - Martes foina) possono frequentarle
anche per alimentarsi.
C.8.2.5. TORRENTI MONTANI E AMBIENTI DI FORRA
I torrenti ed gli impluvii che dai monti del Comasco scendono a valle verso il
Lario costituiscono un ambiente molto peculiare, in quanto ricchi di forme di
vita molto specializzate, a partire dai numerosi invertebrati che li abitano,
tra i quali sono presenti alcune specie assai rare.
Gli ambienti torrentizi sono caratterizzati da rapide e imponenti escursioni di
portata, i cui valori medi sono molto variabili; nascono dai rilievi prealpini
che incorniciano il lago e vi confluiscono con pendenze molto accentuate. Ciò
determina velocità di corrente molto elevate, che esercita una violenta
azione erosiva sull'intera sezione dell'alveo che risulta dunque costituita in
prevalenza da materiali grossolani, caratterizzati da forte mobilità. La
vocazionalità di questi torrenti è a salmonidi, e la specie ittica dominante è la
Trota fario; possono essere presenti alcune specie di accompagnamento
quali lo Scazzone, il Vairone e la Sanguinerola.
Anche le sponde ed il greto di questi ambienti, se intatti e non deturpati da
manufatti legati a sistemazioni idraulico-forestali degli alvei talvolta inutili,
sono popolate da specie particolari, soprattutto insetti ed araneidi, con
notevoli particolarità tra i coleotteri ed i lepidotteri.
Un anfibio strettamente legato alle acque correnti è la Salamandra pezzata
(Salamandra salamandra), che in primavera partorisce decine di piccole
larve nei tratti montani e pedemontani dei corsi d'acqua. Le larve, durante il
loro stadio acquatico, possono essere preda dei giovani di Natrice dal collare
(Natrix natrix) o di trote. Lungo i torrenti con acque ben ossigenate e ricche
di fauna invertebrata vivono il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), provvisto di
adattamenti che lo rendono in grado di cacciare sott'acqua, e la Ballerina
gialla (Motacilla cinerea). Tra le boscaglie igrofile ed i boschi di ripa lungo
tutto il corso, attratti dalla disponibilità di cibo, si nascondono il Pettirosso
(Erithacus rubecula), il Luì piccolo (Phylloscopus collybita), lo Scricciolo
(Troglodytes troglodytes) e, nel periodo di passo, la Beccaccia (Scolopax
rusticola).
Mentre molti grandi mammiferi si avvicinano ai corsi d'acqua montani
principalmente per l'abbeverata, diversi piccoli mammiferi ci vivono più o
meno stabilmente; tra questi ci sono il Toporagno alpino (Sorex alpinus),
che occupa in prevalenza boschi ripariali ombroso-umidi, zone umide e
ruscelli, ed il Toporagno d'acqua (Neomys fodiens), più adattato alla vita
acquatica, che caccia le prede nuotando con destrezza.
Nell'ambito della provincia di Como i torrenti si inseriscono spesso in
ambienti di forra; la peculiarità geomorfologica di questi ambienti, incisioni
strette e profonde, si riflette sulla loro composizione biologica. In questi
ambienti le comunità vegetali si manifestano con aspetti notevolmente
diversi rispetto al territorio circostante; molte specie che compaiono come
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
essenze sporadiche nei boschi montani e submontani diventano qui le
principali, come ad esempio l'Acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'Olmo
montano (Ulmus glabra), il Tiglio nostrano (Tilia platyphillos), il Frassino
(Fraxinus excelsior) e l'Ontano bianco (Alnus incana). Lo strato erbaceo è
caratterizzato da specie esigenti, indicatrici di suoli freschi e ricchi di
nutrienti; le forre a più bassa quota, tipicamente ubicate nei pressi del lago,
ove la temperatura è particolarmente mite, ospitano anche specie termofile
come l'Agrifoglio (Ilex aquifolium) e il Tasso (Taxus baccata).
I torrenti interferiti dal tracciato stradale, precedentemente descritti dal
punto di vista fisico e della qualità delle acque nel capitolo dedicato, sono di
natura temporanea e mal si prestano ad essere indagati dal punto di vista
degli ecosistemi in quanto questi saranno per definizione instabili.
Solo il T. Perlana è stato indagato mediante l’Indice di Funzionalità Fluviale,
che permette di indicizzare e quindi di attribuire un punteggio allo stato di
qualità del corso d’acqua.
Indice di Funzionalità Fluviale (IFF)
Lo studio dell’habitat fluviale è stato svolto mediante l’applicazione
dell’Indice di Funzionalità Fluviale – IFF nella sua ultima versione del 2007
(AA.VV., 2007). Esso valuta le caratteristiche dell’habitat fluviale e ripario ed
è stato concepito per esprimere la qualità dell’ecosistema fluviale in termini
di livello di “funzionalità idrobiologica” del corso d’acqua, ossia delle sue
capacità di riutilizzare la materia organica al suo interno. Infatti, quanto più
tale processo sarà efficiente, tanto più abbondante e diversificata potrà
essere la biocenosi fluviale ospitata. Un elevato livello di funzionalità fluviale
implica, inoltre, una forte capacità di autodepurazione delle acque e quindi di
resistenza all’inquinamento organico.
La scheda di valutazione dell’IFF (Tabella C.55) si compone di 14 domande
(2 delle quali con due alternative a seconda della tipologia fluviale indagata)
che consentono di indagare tutte le principali componenti dell’ecosistema
fluviale, sia abiotiche che biotiche, per ciascuna delle quali vengono fornite 4
possibili risposte cui sono associati altrettanti punteggi. Dalla somma dei
singoli punteggi attribuiti si otterrà il punteggio finale per ciascuna sponda,
al quale corrisponderà un livello di funzionalità fluviale e un relativo
giudizio (Tabella C.56). La compilazione della scheda deve essere riservata
ad operatori di provata esperienza nel campo dell’ecologia fluviale: infatti,
benché sia apparentemente di facile applicazione, il metodo presuppone
adeguata preparazione scientifica, nonché capacità di osservazione e di
ragionamento da parte del rilevatore.
Tabella C.55 - Scheda IFF
Domanda
1- Stato del territorio circostante
Assenza di antropizzazione
Compresenza di aree naturali e usi antropici del territorio
Sponda
dx
sx
25
20
25
20
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Sponda
Domanda
Colture stagionali e/o permanenti; urbanizzazione rada
Aree urbanizzate
2- Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria
Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali
Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie
Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali
Assenza di formazioni a funzionalità significativa
2bis- Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria
Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali
Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie
Assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali
Assenza di formazioni a funzionalità significativa
3- Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale
Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m
Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 30 e 10 m
Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 10 e 2 m
Assenza di formazioni funzionali
4- Continuità delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale
Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni
Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni
Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata o solo arbusteti a
dominanza di esotiche e infestanti
Suolo nudo, popolamenti vegetali radi
5- Condizioni idriche dell’alveo
Regime perenne con portate indisturbate e larghezza dell’alveo > 1/3 dell’alveo di morbida
Fluttuazioni di portata indotte di lungo periodo con ampiezza dell’alveo bagnato < 1/3 dell’alveo di morbida o
variazione del solo tirante idraulico
Disturbi di portata frequenti o secche naturali stagionali non prolungate o portate costanti indotte
Disturbi di portata intensi, molto frequenti o improvvisi o secche prolungate indotte per azione antropica
6- Efficienza di esondazione
Tratto non arginato, alveo di piena ordinaria superiore al triplo dell’alveo di morbida
Alveo di piena ordinaria largo tra 2 e 3 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, superiore al triplo)
Alveo di piena ordinaria largo tra 1 e 2 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, largo 2 – 3 volte)
Tratti di valle a V con forte acclività dei versanti e tratti arginati con alveo di piena ordinaria < di 2 volte l’alveo di
morbida
7- Strutture di ritenzione degli apporti trofici
Alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati (o presenza di fasce di canneto o idrofite)
Massi e/o rami con depositi di materia organica (o canneto o idrofite rade e poco estese)
Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene (o assenza di canneto e idrofite)
Alveo di sedimenti sabbiosi o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme
8- Erosione delle rive
Poco evidente e non rilevante o solamente nelle curve
Presente sui rettilinei e/o modesta incisione verticale
Frequente con scavo delle rive e delle radici e/o evidente incisione verticale
Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali
9- Sezione trasversale
Alveo integro con alta diversità morfologica
Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica
Presenza di interventi artificiali o con scarsa diversità morfologica
Artificiale o diversità morfologica quasi nulla
10- Idoneità ittica
Elevata
Buona o discreta
Poco sufficiente
Assente o scarsa
11- Idromorfologia
Elementi idromorfologici distinti con successione regolare
Elementi idromorfologici distinti con successione irregolare
Elementi idromorfologici indistinti o preponderanza di un solo tipo
Elementi idromorfologici non distinguibili
12- Componente vegetale in alveo bagnato
Periphyton sottile scarsa copertura di macrofite tolleranti
Film perifitico tridimensionale apprezzabile e scarsa copertura di macrofite tolleranti
Periphyton discreto o (se con significativa copertura di macrofite tolleranti) da assente a discreto
Periphyton spesso e/o elevata copertura di macrofite tolleranti
13- Detrito
Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi
Frammenti vegetali fibrosi e polposi
dx
5
1
sx
5
1
40
25
10
1
40
25
10
1
20
10
5
1
20
10
5
1
15
10
5
1
15
10
5
1
15
10
15
10
5
5
1
1
20
10
5
1
25
15
5
1
25
15
5
1
20
15
5
1
20
15
5
1
20
15
5
1
25
20
5
1
20
15
5
1
15
10
5
1
15
10
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Sponda
Domanda
dx
Frammenti polposi
Detrito anaerobico
14- Comunità macrobentonica
Ben struttura e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale
Sufficientemente diversificata, ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso
Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento
Assenza di una comunità strutturata; pochi taxa, tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento
sx
5
1
20
10
5
1
Tabella C.56 - Livelli di funzionalità dell’IFF
Valore di IFF
261-300
251-260
201-250
181-200
121-180
101-120
61-100
51-60
14-50
Livello di funzionalità
I
I-II
II
II-III
III
III-IV
IV
IV-V
V
Giudizio di funzionalità
Elevato
Elevato - buono
Buono
Buono - mediocre
Mediocre
Mediocre – scadente
Scadente
Scadente – pessimo
Pessimo
Colore
Descrizione dell’ecosistema “torrente montano” mediante l’IFF
Figura C.48 - Stazione di indagine a monte del Santuario della Madonna del
Soccorso
I risultati dell’applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale in
corrispondenza del tratto omogeneo individuato in sovrapposizione
all’attraversamento del tracciato stradale è riportato nella tabella seguente.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella C.57. Risultati dell’applicazione dell’Indice IFF nel tratto omogeneo
in corrispondenza del previsto viadotto stradale
Indice IFF – Stazione di valle
1-Stato del territorio circostante
2-Vegetazione zona perifluviale primaria
3-Ampiezza zona perifluviale primaria
4-Continuità delle formazioni funzionali presenti in fascia
perifluviale
5-Condizioni idriche dell’alveo
6-Efficienza di esondazione
7-Strutture ritenzione apporti trofici
8-Erosione delle rive
9-Sezione trasversale
10-Idoneità ittica
11-Idromorfologia
12-Componente vegetale in alveo bagnato
13-Detrito
14-Comunità macrobentonica
Punteggio totale
Classe
Giudizio
Sponda destra
20
40
15
15
Sponda sinistra
20
40
15
15
20
1
25
15
15
20
25
20
10
15
20
261
I
ottimo
261
I
ottimo
Il tratto indagato ricade in una classe I, corrispondente ad un giudizio di
funzionalità ottimo per entrambe le sponde, con un punteggio di 261 su un
possibile totale di 300.
Il leggero scadimento della qualità dell’habitat fluviale è legato unicamente
ad una modesta presenza antropica nel territorio circostante, alla scarse
efficienza di esondazione naturalmente presente per l’alveo (a causa della
naturale morfologia a V della valle) e alla presenza di moderata erosione
delle sponde.
Presente inoltre un periphyton apprezzabile segno di una discreta
produttività del torrente. Queste caratteristiche non incidono comunque
sull’ottimo giudizio finale del torrente.
Per quanto riguarda la morfologia fluviale il substrato è costituito
prevalentemente da massi, anche di notevoli dimensioni, tuttavia il fondale è
spesso costituito da ghiaie. Il substrato risulta quindi idoneo in molti tratti
alla riproduzione della fauna ittica, in particolare dei Salmonidi, che
prediligono come sito di deposizione delle uova le code delle pools,
generalmente caratterizzate da substrato ghiaioso. Grazie alla presenza di
una valle stretta e inforrata, nonché alla fitta vegetazione, il corso d’acqua è
ben ombreggiato.
Il corso d’acqua, dunque, non presenta elementi di alterazione e
artificializzazione nel tratto omogeneo indagato. Dalle valutazioni effettuate
si evince la presenza di un habitat ottimale per biocenosi acquatiche tipiche
di ambienti alpini, come le comunità ittiche dominate da Salmonidi, ed in
particolare, visto l’ambiente torrentizio a prevalente step and pool, dalla
trota fario.
In definitiva, l’applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale al corso
d’acqua nel tratto di interesse per il progetto ha fatto rilevare per entrambe
le rive una qualità ottima, senza alcuna interruzione della connettività
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
trasversale utile al mantenimento della funzionalità ecologica di scambio di
energia e materia tra il corso d’acqua e l’ambiente ripario.
C.8.2.6. AMBIENTE LACUSTRE
Il fulcro del territorio della provincia di Como è indubbiamente il Lario,
intorno al quale si dispone un fitto reticolo di corsi d'acqua.
In un lago è possibile individuare due zone ben distinte: una superficiale,
raggiunta dai raggi luminosi, che viene detta eufotica, l'altra, buia e
profonda, detta afotica. Tutti gli organismi che richiedono presenza di luce
(tutte le forme vegetali e la maggior parte dei pesci) si concentrano pertanto
nella zona eufotica. Sempre basandosi sulla distribuzione della luce, è
possibile in un lago individuare altre due zone ben distinte: quella litorale, in
cui le radiazioni luminose riescono a raggiungere il substrato di fondo, e
quella pelagica, in cui il fondale è a profondità maggiore e non può essere
raggiunto dalla luce. I popolamenti animali e vegetali che abitano le due
zone sono fondamentalmente diversi, infatti mentre gli organismi tipici della
zona litorale tendono ad avere uno stretto contatto con il fondo, le specie
pelagiche vivono gran parte della loro esistenza, talvolta tutta, sospesi
nell'acqua. Sotto il profilo del popolamento ittico, nella zona pelagica è
presente un numero di specie molto ridotto in relazione alla notevole
uniformità dell'habitat (alborella, trote, coregoni, agone), mentre nella zona
litorale la grande varietà di ambienti (rocce ghiaia, sabbia, limo, piante
sommerse) ospita un numero di specie decisamente superiore (triotto, pigo,
scardola, savetta, cavedano, carpa, tinca, barbo, vairone, persico,
luccioperca, persico sole, persico trota, luccio, ghiozzo, pesce gatto, anguilla,
bottatrice).
Nel Lario la zona pelagica è di gran lunga prevalente; la notevole ripidità
delle rive infatti fa sì che la zona litorale sia confinata in un'area molto
ristretta, in prossimità delle sponde. Ne consegue che il popolamento ittico è
in gran parte costituito da specie pelagiche, quali i coregoni, presenti con le
due specie Lavarello (Coregonus spp.) e Bondella (Coregonus
macrophtalmus), l'Agone (Alosa fallax lacustris), e l'Alborella (Alburnus
alburnus alborella). Ad eccezione di quest'ultima, che si spinge nella zona
litorale anche per motivi alimentari, queste specie trascorrono gran parte
della loro esistenza lontano dalla riva, dove la loro presenza è avvertibile
invece nel solo periodo riproduttivo, quando gli esemplari maturi si portano
sui bassi fondali per la deposizione delle uova. Le specie ittiche più legate
all'ambiente litorale, pur raggiungendo localmente densità molto elevate,
costituiscono una componente minoritaria dell'ittiofauna lacustre.
In ragione di quanto sopra esposto si conviene che l’ecosistema litorale
risulta molto importante riportato all’intero ecosistema lacustre, a causa
della sua limitata estensione e notevole importanza strategica per le specie
presenti.
Gli interventi previsti per la cantierizzazione a lago (attracchi ed aree
cantiere), ed eventuali sversamenti che, attraverso i corsi d’acqua, possono
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
raggiungere il lago, possono influenzare direttamente l’ecosistema litorale.
Di conseguenza verrà fatta particolare attenzione ad individuare le aree di
litorale che verranno influenzate dalla cantierizzazione, allo scopo di fornire
un adeguato piano di monitoraggio alle stesse.
C.8.3 RAPPORTO TRA IL TRACCIATO E LE RETI ECOLOGICHE
C.8.3.1. IL TRACCIATO E LA RER
La figura seguente illustra gli ambiti della RER interessati dal tracciato, che
coinvolge sia elementi di primo, che di secondo livello della rete ecologica.
Figura C.49 – Elementi di primo e secondo livello della RER interessati dal
tracciato
C.8.3.2. IL TRACCIATO E LA REP
Il tracciato, lungo il suo svolgimento, intercetta due tipologie di ambiti di
rete ecologica provinciale:
- Ambiti di massima naturalità, definiti nel PTCP quali aree di più elevata
integrità ambientale del territorio provinciale montano;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Sorgenti di biodiversità di primo livello (Core Areas), definiti quali aree
caratterizzate da elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui;
nuclei primari di diffusione delle popolazioni di organismi viventi.
Si tratta di due “elementi costitutivi fondamentali” della REP, caratterizzati
dai livelli più elevati di valore biologico e ruolo funzionale.
-
Figura C.50 - – In blu il tracciato della variante Tremezzina, in verde gli
ambiti della Rete Ecologica Provinciale.
In dettaglio, il tracciato interessa un ambito “Sorgente di biodiversità di
secondo livello” lungo quasi tutto il suo svolgimento nei comuni di Colonno,
Sala Comacina, Ossuccio, Lenno e Mezzegra.
In comune di Colonno il tracciato ricade quasi completamente nell'ambito di
rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello” e si svolge per lo più in
galleria, il che, in linea ipotetica, preserva dalla frammentazione degli
ecosistemi e dalla creazione di barriere artificiali; l’impatto maggiore
potrebbe quindi derivare non tanto dalla fase di esercizio, per la quale si
possono prevedere opportune mitigazioni, quanto dalla fase di cantiere che,
per quanto temporanea, comporta notevole disturbo sia sotto il profilo del
rumore e delle polveri generate dai mezzi di cantiere, sia del trasporto e del
deposito del materiale di escavazione.
La prima porzione del tratto in comune di Sala Comacina, pur ricadendo
nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello”, è previsto in
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
galleria: anche in questo caso non dovrebbe quindi comportare
frammentazione degli ecosistemi e creazione di barriere artificiali.
La seconda porzione del tratto in comune di Sala Comacina ricade
nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello”, ed è
costituito da un tratto di strada a cielo aperto, compreso tra la Valle dei
Ronchi e la Valle Premonte. La Valle dei Ronchi è attraversata tramite un
ponte mentre la Valle Premonte con un viadotto. Entrambi i manufatti
possiedono le caratteristiche per essere permeabili alla fauna.
Il tratto compreso in Località Ossuccio (comune Tremezzina) si sviluppa
interamente all'interno nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di
secondo livello” ed è previsto in parte a cielo aperto (in continuazione con il
tratto prima del viadotto sulla Valle Premonte) ed in parte in galleria (a
partire da sopra la frazione di Spurano, con la Galleria Perlana 1).
Il tratto a cielo aperto costituisce una barriera artificiale alla connettività
ecosistemica, mitigata dalla costruzione di un ecodotto di grandi dimensioni
in corrispondenza dell’abitato di Spurano.
Il tracciato prosegue in galleria fino al viadotto sulla Val Perlana, posta al
confine tra Ossuccio e Lenno, per poi continuare fino al viadotto sul torrente
Pola, al confine tra Lenno e Mezzegra. Queste due valli sono elementi
delicati, in termini di possibile interruzione della continuità ecosistemica.
Il tracciato prosegue quindi interamente all'interno dell'ambito di rete
“Sorgente di biodiversità di secondo livello” attraversando tutto il tratto in
Località Mezzegra con un primo tratto in galleria seguito da un tratto a cielo
aperto di circa 1 km di lunghezza, intervallato da un viadotto sul torrente
Azzano e da una breve galleria artificiale (Galleria Bonzanigo).
Il tratto a cielo aperto termina poi all'altezza del torrente Bolvedro, dove
inizia il tratto in galleria più lungo dell'intero tracciato proposto (Galleria
Tremezzina).
Il lungo tratto in galleria si sviluppa per una lunghezza di circa 2,8 km
attraverso i comuni di Tremezzo e Griante. Nella sua prima porzione il
tracciato interessa l'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo
livello” quindi, superata la valle del torrente Bolvedro, interessa invece la
tipologia di ambito di REP caratterizzata dal massimo valore biologico ed
ecologico, “Ambito di massima naturalità”. L'ultima porzione di tracciato in
galleria, compresa nel comune di Griante, interessa per il primo tratto un
ambito di REP “Sorgente di biodiversità di secondo livello”, mentre nella sua
ultima porzione interessa quasi esclusivamente un'area non ricadente in
rete, in quanto già antropizzata.
C.8.4 FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE
Bogliani G., Bergero V., Brambilla M., Casale F., Crovetto G.M., Falco
R., Siccardi P., 2009. Rete Ecologica Regionale. Fondazione Lombardia per
l’Ambiente e Regione Lombardia, Milano.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Provincia di Como, Settore Territorio, Trasporti e Grande Viabilità,
2006. PTCP, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Relazione e
Norme Tecniche di Attuazione.
Regione Lombardia, 2007. DUSAF - Uso del suolo in Regione Lombardia.
Comunità Montana Lario Intelvese, in corso di redazione. PIF Piano di
Indirizzo Forestale della Comunità Montana Lario Intelvese.
Maio G. (a cura di), 1995. Il territorio lariano e il suo ambiente naturale,
NodoLibri.
C.8.5 ELABORATI GRAFICI
T
T
T
T
T
T
00
00
00
00
00
00
IA
IA
IA
IA
IA
IA
00
00
00
00
00
00
AMB
AMB
AMB
AMB
AMB
AMB
CT
CT
CT
CT
CT
CT
24
25
26
27
28
29
A
A
A
A
A
A
CARTA DELL'USO DEL SUOLO
CARTA DELLE TIPOLOGIE FORESTALI
CARTA DELLA FISIONOMIA DELLA VEGETAZIONE
CARTA DEGLI HABITAT
CARTA DEGLI ECOSISTEMI
CARTA DELLE AREE PROTETTE
C.8.5.1. QUADRO SINOTTICO DELLE AREE SENSIBILI
L’analisi della componete Vegetazione, della componete Fauna e della
componete Ecosistemi ha permesso di individuare le aree maggiormente
sensibili al tracciato della variante alla Tremezzina. Le tre componenti, per
loro stessa natura, analizzano un contesto ambientale partendo dai
medesimi principi ecologici e biologici, pertanto è possibile evidenziare dei
parallelismi che, a titolo informativo, si riportano nella tabella che segue ().
Tabella C.58 – Quadro sinottico delle aree sensibili per le componenti
fauna, vegetazione ed ecosistemi.
Aree sensibili individuate
dalla componente
Ecosistemi
1. Boschi submontani
2. Arbusteti montani e
submontani
3. Prati magri e pingui
4. Grotte
5. Torrenti montani e
ambienti di forra
6. Ambiente lacustre
-
Aree sensibili individuate
dalla componente
Vegetazione
8. Boschi misti con presenza di
B. AMBIENTI BOSCATI (boschi ed castagno
arbusteti submontani)
2. Boschi radi a carpino nero ed
orniello
C. AREE APERTE (praterie magre
da fieno a bassa altitudine,
4. Prati e prato-pascoli
ghiaioni mediterranei)
E. CAVITA’ E GROTTE
Aree sensibili individuate
dalla componente Fauna
A. AMBIENTI ACQUATICI
(torrenti, bacino lacustre)
C. AREE APERTE (praterie magre
da fieno a bassa altitudine,
ghiaioni mediterranei)
F. AMBIENTI ARTIFICIALI
(vasche per abbeverata, muretti
a secco, impianti di olivo,)
1. Vegetazione di forra
5. Aree detritiche con copertura
vegetale discontinua
3. Oliveti
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
-
D. PARETI ROCCIOSE
G. AREE DI DEPOSITO
MATERIALE
6. Vegetazione delle rupi calcaree
-
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9. STATO DEL PAESAGGIO E DEL PATRIMONIO STORICOCULTURALE
C.9.1 INQUADRAMENTO PAESAGGISTICO
C.9.1.1. METODOLOGIA DI ANALISI
Per la definizione dello stato del paesaggio e del patrimonio storico-culturale
dell’area interessata dal progetto della SS 340 “Regina” Variante alla
Tremezzina, sono state prese in considerazione:
- le analisi effettuate dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR, elaborato
del Piano Territoriale Regionale PTR) della Lombardia;
- le analisi effettuate dal Piano Territoriale di Coordinamento della
Provincia di Como (PTCP).
Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con DCR n. 951 del 19
gennaio 2010, ha acquistato efficacia per effetto della pubblicazione
dell’avviso di avvenuta approvazione sul BURL n. 7, serie “Inserzioni e
Concorsi” del 17 febbraio 2010. Il Consiglio Regionale della Lombardia, con
DCR n. 56 del 28 settembre 2010 ha successivamente approvato alcune
modifiche ed integrazioni. Inoltre, come previsto dall’articolo 22 della L.R.
12/2005 il PTR è stato poi aggiornato annualmente mediante il programma
regionale di sviluppo, ovvero mediante il documento strategico annuale.
Il PTR, in applicazione dell’art. 19 comma 1 della L.R. 12/2005, ha natura ed
effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale
(D.Lgs.n.42/2004), e pertanto:
- individua le misure generali di tutela paesaggistica da perseguire nelle
diverse parti del territorio regionale (art. 76 comma 1 L.R. 12/2005);
- contiene prescrizioni attinenti alla tutela del paesaggio cogenti per gli
strumenti di pianificazione dei comuni, delle province, delle aree
protette e immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi
eventualmente contenute negli strumenti di pianificazione (art. 76
comma 2).
Il PPR in tal senso recepisce consolida ed aggiorna il previgente Piano
Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) del 2001, integrandone e
adeguandone contenuti descrittivi e normativi e confermandone impianto
generale e finalità di tutela. Il PPR diviene così sezione specifica del PTR e
disciplina paesaggistica dello stesso mantenendo comunque una compiuta
unitarietà ed identità.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Il confronto con il PPR è stato fatto in particolare analizzando la seguente
cartografia:
- Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio”;
- Tavola B “Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico”;
- Tavola C ”Istituzioni per la tutela della natura”;
- Tavola D “Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica”;
- Tavola E “Viabilità di rilevanza regionale”;
- Tavola F “Riqualificazione paesistica: ambiti ed aree di attenzione
regionale.
Le sovrapposizioni del tracciato progettuale con stralci delle Tavole
A,B,C,D,E,F del PPR in scala 1:300.000 sono raffigurate nell’apposito
elaborato grafico.
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Como (PTCP) è stato
approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 59/35993 del 2
agosto 2006 successivamente al PPR, ed è vigente dal 20 settembre 2006
(data della pubblicazione della sua approvazione sul BURL).
Il PTCP costituisce elemento strategico del Piano del Paesaggio, istituito e
definito dal Piano territoriale Paesistico Regionale (oggi compreso ed
integrato nel Piano Paesaggistico Regionale.) quale insieme degli atti a
specifica valenza paesaggistica. In quanto tale esso assolve ai seguenti
compiti:
- riconosce i valori e i beni paesaggistici, intesi sia come fenomeni
singoli sia come sistemi di relazioni tra fenomeni e come contesti od
orizzonti paesaggistici;
- assume i suddetti valori e beni quali fattori qualificanti della disciplina
dell’uso
e
delle
trasformazioni
del
territorio
e
definisce
conseguentemente tale disciplina;
- dispone le azioni per mantenere e migliorare nel tempo la qualità del
paesaggio.
Il confronto con il PTCP è stato fatto in particolare analizzando la Tavola A2B
“Il paesaggio”. La sovrapposizione del tracciato di progetto con stralcio della
tavola A2B in scala 1:25.000 è raffigurata nell’apposito elaborato grafico del
SIA.
Così come indicato alla pag.10 della “Relazione finale” della “Fase di
consultazione per la definizione di contenuti dello Studio di Impatto
Ambientale” della Regione Lombardia:
- sono stati presi in considerazione anche gli indirizzi di tutela e di
salvaguardia dettati dal PPR, necessari per la corretta progettazione
degli interventi di mitigazione e compensazione di tipo paesaggisticoambientale.
- sono stati individuati i beni paesaggistici vincolati ai sensi del D.Lgs
42/2004 interferiti dal progetto, per i quali si rende necessaria,
unitamente alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, la
procedura di autorizzazione paesaggistica. Come allegato allo SIA è
stata predisposta la Relazione Paesaggistica, sviluppata secondo i
contenuti dell’Appendice A della DGR del 22 dicembre 2011 n.
IX/2727.
Pagina 174 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9.1.2. L’AMBITO GEOGRAFICO DEL “LARIO COMASCO”
Dal confronto con la Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di
paesaggio” del PPR si evince come il tracciato di progetto della Variante alla
Tremezzina sia interamente ricompreso nell’Ambito geografico “Lario
Comasco”. La sovrapposizione del tracciato progettuale con lo stralcio della
Tavola A in scala 1:300.000 è riportata nell’apposito elaborato grafico del
SIA.
Gli ambiti geografici possono essere considerati come territori organici, di
riconosciuta identità geografica. Essi si distinguono sia per le componenti
morfologiche, sia per le nozioni storico-culturali che li qualificano: si
delineano, da un lato, attraverso un esame minuto del territorio, delle sue
forme, della sua struttura, delle sue relazioni, dall’altro attraverso la
percezione che ne hanno i suoi abitanti o attraverso la costruzione figurativa
e letteraria che è servita a introdurli nel linguaggio d’uso corrente. In questo
caso l’appartenenza a una determinata area geografica, i cui confini sono
molto spesso indefiniti, significa riconoscere in essi un palinsesto generativo
fatto di comuni identità culturali, di dialetto, di vicende amministrative, di
tradizione, di fatti insediativi tipici ecc.
La descrizione dell’ambito geografico di seguito riportata è tratta dal
documento del PPR “Paesaggi della Lombardia”. Lo stesso documento, oltre
alla descrizione dell’ambito geografico, ha individuato gli elementi che ne
compongono il paesaggio locale e che ne danno il senso e l’identità, la sua
componente percettiva, il suo contenuto culturale.
Il Lario Comasco
La regione lariana, marcata dal lungo solco bipartito del lago, racchiude in sé
paesaggi fra i più celebrati, descritti e raffigurati della regione. In un certo
senso l’anima del paesaggio lombardo, l’idea stessa di paesaggio è scaturita
nell’Ottocento su queste sponde, tra un affiato romantico ed un primo
accenno di turismo da “bell’époque‟. Ma l’apprezzamento estetico di questi
luoghi, sintesi della forma naturale di acque e terra, attraversa a ritroso i
secoli, passa per Stendhal, Manzoni, Porta, Giusti e arriva probabilmente a
Plinio il Giovane, primo estimatore del Lario, a Cassiodoro, a Ennodio. La
peculiarità che ha così variamente ispirato tanti autori si fonda sul profondo
e quasi naturale intreccio di componenti ambientali e antropiche. Il lago è un
efficace moderatore del clima e ciò favorisce l’abito vegetale delle sue
sponde, estremamente diversificato per specie e per combinazioni: dalle
essenze esotiche dei parchi alle colture tipiche della regione mediterranea,
quali olivo e vite. La giacitura del lago, così addentro nelle Prealpi, ha poi
facilitato i transiti verso i valichi alpini, sia per via d’acqua sia per via di terra
e, di conseguenza, la stessa influenza civile e religiosa di Como su un
territorio oggi molto ridimensionato rispetto alla sua estensione originaria.
Infine attività quali la pesca, il commercio e poi il turismo, sono servite ai
lariani per integrare forme di vita tradizionalmente legate alla selvicoltura e
all’agricoltura di montagna. Il dipanarsi dell’attività umana su un “piano
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
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inclinato‟ unidirezionale, come quello che corre dalla sponda del lago alla
cima del suo versante, ha composto un paesaggio per così dire molto più
compresso e strutturato che altrove. In pratica quello che si ritrova in un
fondovalle, qui, nel solco del Lario, lo ritroviamo letteralmente aggrappato
fra la sponde e la montagna, vale a dire gli abitati, il loro contorno di coltivi
terrazzati o “roncati‟, la prima fascia boschiva castanile, il maggengo ovvero
il “monte‟, la seconda fascia boschiva di transizione fra ceduo e aghifoglie,
l’alpeggio. A conferma di ciò il fatto che i limiti amministrativi dei comuni si
sviluppano più in verticale che in orizzontale.
Ambiti, siti, beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi
del paesaggio locale
Componenti del paesaggio fisico
Crinali (sistema dei crinali prealpini: Bisbino, San Bernardo, Colma di
Schignano; Costone, Monte di Tremezzo; Costone del Bregagno; Boletto,
Bolettone, Palanzone, Monte San Primo), versanti, orridi (Nesso, Osteno),
trovanti (Pietra Pendula, Pietra Lentina, Pietra Luna) e altri fenomeni legati
al glacialismo; piramidi di terra di Rezzago; valli sospese (valli del Telo);
dossi di Lavedo; Isola Comacina; cavita carsiche (Buco del Piombo); lago di
Piano; grotte di Rescia.
Componenti del paesaggio naturale
Aree naturalistiche e faunistiche (Monti Lariani: alte vallate dell’Albano, del
Livo e del Liro; parco del Galbiga e del San Martino a Tremezzo); ambiti
forestali (foresta di resinose dell’alta Val Sanagra, foresta regionale della
Valsolda).
Componenti del paesaggio agrario
Ambiti del paesaggio agrario particolarmente connotati (ronchi a uliveti della
Tremezzina, ripiani roncati di Lezzeno, terrazzi a vigneto di Rezzonico,
Cremia e Pianello, coltivi del Dosso di Lavedo, prati del Pian delle Noci, prati
del lago di Piano); dimore rurali “a lòbia” del Lario occidentale; dimore rurali
dette “masòn” e “tegiàd” in Val Cavargna e Valle Albano, “sostr”‟, “barek” e
“nevère” (alpe di Mezzedo, di Ossuccio, di Carate), “bolle”, “tèc” delle prealpi
comasche, “pojatt” o carbonaie, “mutate” della Val Cavargna; insediamenti
temporanei di mezza costa (“munt” e “cassine” di Madrona, di Liscione, di
Urio, di Lenno, di Carate, Baggio di Livo) e di alta quota (“alp”: alpe Piella,
alpe Pesciò, alpe di Lenno, alpe Livea, alpe Stabiello, alpe Darengo, alpe
Vincino, alpe Camedo ... ); percorrenze tradizionali lago-monte con relative
strutture: selciati, ponti, edicole, gradonate, cippi ecc.; equipaggiamenti
collettivi “minori”: lavatoi, acquedotti, “riai” montani, fontane; zone dei
“crotti” in val Menaggio, dintorni di Musso e Dongo.
Componenti del paesaggio urbano
Centri storici (Gravedona, Sorico, Domaso, Gera Lario, Careno, Bellagio,
Nesso, Menaggio, Varenna, Colonno, Ossuccio, Lenno, Sala Comacina,
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Colonno, Argegno, Laglio, Torno, Pognana, Nesso, Lezzeno, Castiglione
d.Intelvi, Pellio superiore, Molzano, Porlezza, Albonico, Osteno, Claino,
Ramponio, Laino, San Fedele d.Intelvi, Castiglione d.Intelvi. .. ); centri
turistici di tradizione storica con relativi equipaggiamenti (Tremezzo,
Menaggio, Bellagio, Cernobbio, Cadenabbia, Lanzo d’Intelvi); nuclei
rivieraschi a impianto urbanistico longitudinale (Musso, Dongo, Careno,
Brienno ... ); nuclei montani di terrazzo (“piana”) o di pendio (Palanzo,
Lemna, Molina, Zelbio, Pigra, Ponna, Garzeno, Germasino, Stazzona,
Semurano, Veleso ... ); nuclei, edifici e apparati decorativi murali delle valli
del Liro e del Livo (Dosso del Liro, Garzeno, Consiglio di Rumo, Peglio, Livo,
Montemezzo, Trezzone, Bugiallo, Caino ... ); nuclei storici della Valsolda e
della Val Cavargna (Albogasio, Castello, Cima, Loggio, San Mamete,
Cavargna, San Nazaro, San Bartolomeo, Cusino).
Componenti del paesaggio storico-culturale
Tracciati storici (in genere i percorsi di crinale, Strada Regina e percorrenze
parallele alternative, mulattiere e strade militari della Linea Cadorna, sentieri
degli spalloni., strada del San Jorio e del Camedo, sentiero della Bocchetta
del Cannone a Livo, “oghe boschive”); molini e folle (Cerano d’Intelvi, S.
Pietro Sovera di Porlezza); recinti fortificati (Castello di Carlazzo, Santa
Maria Rezzonico) e altri presidi difensivi; ville, parchi e giardini storici (villa
Olmo, villa Carlotta a Cadenabbia, villa Pliniana a Torno, sponde lariane fra
Torno e Blevio e fra Como e Cernobbio, giardino del Merlo a Musso, palazzo
Gallio a Gravedona, villa del Balbianello, villa Beccaria a Sala Comacina, villa
Sola Cabiati a Tremezzo, villa Taverna di Blevio, ville Serbelloni e Melzi a
Bellagio, villa Vigoni a Loveno ... ); sistema dei porti lacustri, imbarcaderi e
loro attrezzature (Cernobbio ... ), lungolago; architettura religiosa romanica
del Lario (Santa Maria del Tiglio, Santo Stefano di Lenno, San Benedetto di
Val Perlana, San Vincenzo di Sorico ... ); edifici religiosi d’impianto
quattrocentesco dell.Alto Lario (Santa Maria delle Grazie di Gravedona, San
Vincenzo di Gera Lario ... ); architettura religiosa barocca della Val d’Intelvi;
conventi e monasteri (Acquafredda); monumenti isolati, edifici sacri di
particolare evidenza paesaggistica (santuario del Bisbino, San Martino di
Griante, santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio, oratorio di San
Maurizio a Porlezza, Santa Margherita sul dosso di Musso, San Lucio in Val
Cavargna, San Fedelino sul lago di Novate Mezzola; santuari, sacrari e altri
luoghi commemorativi (Sacro Monte di Ossuccio, chiesa della Madonna del
Ghisallo); espressioni minori della religiosita popolare: gesuoli, croci, vie
Crucis, eremi, pilastrelli votivi per la peste; luoghi sacrali e rituali (Isola
Comacina, Bosco Sacro di Cavargna); infrastrutture storiche di trasporto
(funicolare di Brunate, ex-funicolare di Santa Margherita Valsolda, servizio
della navigazione sul lago); siti archeologici (Isola Comacina, Santa Maria
Rezzonico, Casle di Ramponio, Buco del Piombo, Buco dell’Orso); siti
estrattivi storici (cave della pietra di Moltrasio e del marmo di Musso.;
miniere di ferro della Val Dongana), fucine e forni fusori; archeologia
industriale (filande e filatoi a Cremia, Pianello).
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Componenti e caratteri percettivi del paesaggio
Visuali paesistiche tramandate nell’iconografia regionale: immagini
“Biedermaier” e “Artaria”; luoghi letterari (Valsolda di Fogazzaro, Tremezzina
e Cadenabbia nelle descrizioni di viaggio del XIX secolo); panorami,
belvedere (Bisbino, San Primo, Boletto, Brunate, Sighignola, Generoso,
Madonna del Ghisallo, punta di Bellagio, belvedere di San Martino a
Tremezzo); luoghi dell’identita locale (Centro lago e Tremezzina, Isola
Comacina, Santa Maria del Tiglio a Gravedona, Madonna dei Ghirli a
Campione d’Italia, villa Carlotta a Cadenabbia, “orridi” del lago di Como).
C.9.1.3. L’UNITÀ TIPOLOGICA DI PAESAGGIO “DEI LAGHI INSUBRICI”
Dal confronto con la Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di
paesaggio” in scala 1:300.000 del PPR si evince come il tracciato di progetto
della Variante alla Tremezzina sia interamente ricompreso nell’Unità
tipologica di paesaggio appartenente alla Fascia prealpina e denominata
“Paesaggi dei Laghi Insubrici”.
La descrizione di tale unità di paesaggio che verrà di seguito riportata è
tratta dal documento del PPR “Paesaggi della Lombardia”.
Con il termine “unità di paesaggio‟, si vorrebbe far corrispondere a una
omogeneità percettiva, fondata sulla ripetitività dei motivi, un’organicità e
un’unità di contenuti. Queste condizioni si verificano solo in parte negli
ambiti geografici sopra definiti. In essi si trovano piuttosto modulazioni di
paesaggio, cioè variazioni dovute al mutare, brusco o progressivo, delle
situazioni naturali e antropiche. Si tratta di variazioni di “stile‟, intendendo
con ciò il prodotto visibile della combinazione di fattori naturali e di elementi
storico-culturali. Tali variazioni stilistiche si manifestano secondo regole
definite, in quanto quello stile, quella combinazione di elementi, quelle
peculiarità territoriali possono ricorrere anche in ambiti geografici diversi. Ma
esse entrano in modo organico e integrato a definirli uno per uno.
Alla loro identificazione concorrono elementi diversi, alcuni dei quali però
assumono significato basilare nella combinazione di fatti naturali e di fatti
antropici. La struttura del paesaggio ha le sue modulazioni estreme
passando dalle alte quote alpine, dove l’azione antropica è limitata o
assente, alle aree di pianura in cui il segno umano è invece forte e
dominante.
Paesaggi del laghi insubrici
Questo paesaggio non è solo uno dei più peculiari della fascia prealpina, ma
è anche uno dei più significativi e celebrati della Lombardia e d’Italia. Esso
richiama la storia geologica della formazione delle Alpi, le vicende climatiche,
e con queste, anche le morfologie e le forme di insediamento di periodo
storico. I laghi occupano la sezione inferiore dei bacini vallivi che scendono
dalle catene più interne. Questi invasi sono il risultato di fratture antiche e di
modellamenti glaciali pleistocenici. Tutti sono racchiusi dalle dorsali
prealpine. La presenza dei laghi condiziona fortemente il clima e l’abito
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vegetale dei luoghi assumendo quella specificità - detta insubrica rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci, all’ulivo,
al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Ma alla presenza delle
acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti
l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività
tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d’acqua ) e le testimonianze
storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario di
soggiorno e turismo. Al richiamo del paesaggio lacustre si collega la
formazione dell’immagine romantica e pittorica dei luoghi, delle ville e dei
giardini, vero e proprio “paesaggio estetico”, declamato nella letteratura
classica (Manzoni, Stendhal, Fogazzaro) e di viaggio, raffigurato nel
vedutismo e nella pittura di genere. La fascia spondale, così caratterizzata, è
poi sovrastata da fasce altitudinali che si svolgono lungo i versanti in modi
tradizionalmente non tanto dissimili da quelli delle valli proprie. La mancanza
di un fondovalle genera però una sorta di lenta aggressione edilizia delle
pendici che, seppur connotata da basse densità volumetriche, impone
comunque una riflessione su un così alto consumo di suolo.
paesaggisticamente pregiato (e forse, proprio per questo, così ambìto).
C.9.1.4. L’UNITA’ DI PAESAGGIO “TREMEZZINA E ISOLA COMACINA”
Dal confronto con la Tavola A2 del PTCP “Il paesaggio”, si evince come il
tracciato di progetto della Variante alla Tremezzina sia interamente
ricompreso nell’Unità di paesaggio n. 12 denominata “Tremezzina e Isola
Comacina”. La sovrapposizione del tracciato di progetto con stralcio della
Tavola A2B “Il paesaggio” in scala 1:25.000 è riportata nell’apposito
elaborato grafico del SIA. La descrizione dell’unità di paesaggio che verrà di
seguito riportata è presa dal documento “Relazione” del PTCP.
Il PTCP dettaglia e meglio definisce le “unità tipologiche del paesaggio” già
indicate dal previgente PTPR (oggi PPR) , individuando sul territorio
provinciale 27 ambiti omogenei per caratteristiche fisico-morfologiche,
naturalistiche e culturali denominate “unità tipologiche del paesaggio del
PTCP”, e ne definisce i relativi caratteri connotativi.
Le “unità tipologiche del paesaggio” del PTCP costituiscono sub articolazioni
territoriali di quelle individuate dal PTPR.
La definizione delle unità tipologiche di paesaggio (UTP) deriva da una
lettura del territorio articolata principalmente, ma non esclusivamente, su
basi morfologiche ed ambientali.
In linea generale il tracciamento dei confini tra le unità tipologiche di
paesaggio ha risposto a criteri di omogeneità dei contesti paesaggistici, con
particolare riferimento all’univocità dei contesti descritti e della loro
percezione visiva, così come delineata dall’esistenza di vette, crinali,
spartiacque ed altri elementi fisico-morfologici agevolmente riconoscibili
nelle loro linee costitutive essenziali.
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Tremezzina e Isola Comacina
Sintesi dei caratteri tipicizzanti
Il versante orientale del Monte di Tremezzo, peculiare sotto l'aspetto
geomorfologico per la ricchezza di grotte e forme carsiche, termina in
direzione del Lario con la strapiombante parete del Sasso San Martino, che
incombe sopra l'abitato di Griante.
In questo tratto la riviera lariana offre il meglio del proprio repertorio
paesaggistico, ripetutamente immortalato nell'iconografia durante il corso
dei secoli. Alla scogliera del San Martino fanno infatti seguito verso sudovest l'ampia Costa della Tremezzina, il boscato Dosso di Lavedo,
promontorio più conosciuto con il nome di Punta della Villa Balbianello e
tutelato quale patrimonio mondiale dall'UNESCO, e la celebre Isola
Comacina, entrambe propaggini del complesso dolomitico che costituisce il
Monte di Tremezzo. Di fronte all'isola, l'unica nel Lario, e all'antistante Zoca
de l'oli, antica culla della coltura dell'olivo portato sul Lario dai Romani, oltre
i nuclei di Spurano, Ossuccio e Lenno si apre la cupa e profonda Val Perlana,
largamente nota per la presenza di una Via Crucis che collega monasteri e
cappelle di rilevante interesse storico e architettonico l'abbazia
dell'Acquafredda, il santuario della Madonna del Soccorso e il complesso
monastico di San Benedetto, di origine romanica. L'ampia Costa della
Tremezzina, ricca di ville e grandi edifici-albergo, si presenta debolmente
inclinata sino alle pendici del Monte di Lenno, del Galbiga e del Crocione,
rilievi incisi dal profondo solco del torrente Bolvedro ed allineati a formare un
dolce crinale costellato di alpeggi e "bolle". La natura dei versanti è di tipo
sedimentario; sopra la piattaforma carbonatica compaiono infatti argilliti,
marne, grossi banchi di calcari corallini e calcari dolomitici fossiliferi che
costituiscono le inconfondibili falde oblique del Monte di Tremezzo. Di
rilevante qualità paesaggistica ed architettonica è l'insediamento di Villa
Balbianello, come peraltro anche quello di Villa Carlotta, inserito in un ampio
parco storico terrazzato che ospita un famoso giardino botanico. Numerose
altre ville signorili, dimore storiche di personaggi illustri, arricchiscono le
sponde della Tremezzina nel tratto di strada litorale compreso tra Azzano e
Griante. Nell'unità di paesaggio la tipologia dei comparti agricoli è quella a
"campi chiusi" di tradizione nord-europea. Fitti terrazzamenti, individuati
quali "paesaggi agrari tradizionali" dal PTPR, occupano infatti le primi pendici
alle spalle dei declivi abitati, punteggiate da alberi da frutta e olivi,
giungendo sino agli insediamenti di mezza costa. Purtroppo il territorio
agricolo è oggi sempre più frequentemente ridotto e intaccato rispetto al
passato, specialmente negli spazi percepibili dai percorsi principali. Inoltre il
progressivo aumento dell'edilizia residenziale e produttiva è giunto a densità
tali, in alcune zone, da porre a rischio l'originaria maglia di relazioni tra gli
elementi del paesaggio. Testimonianze di origine romana e ruderi di torri di
avvistamento sono disseminate in quasi tutti gli insediamenti a lago, a
documentare il tracciato dell'Antica Via Regina nelle diverse epoche storiche.
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La stessa Isola Comacina costituisce una della principali aree nelle quali sono
state effettuati rinvenimenti archeologici di grande importanza in provincia di
Como. Anche l'architettura romanica è presente con splendidi esempi, quali
ad Ossuccio la chiesa dei SS. Giacomo e Filippo e la chiesa di Santa Maria
Maddalena, con il noto campanile. Il territorio è straordinariamente ricco di
incantevoli vedute panoramiche, tra le quali ci si limita qui a ricordare quelle
che si possono godere dalla chiesetta di San Martino, dalla chiesa di Santa
Margherita a Pigra e dal Dosso di Lavedo. L'unità tipologica di paesaggio è
attraversata in parte dalla Via dei Monti Lariani e per l'intera sua lunghezza
dall'Antica Via Regina.
Principali elementi di criticità
Come principali elementi di criticità sono stati individuati:
- Semplificazione del paesaggio determinata dall’abbandono delle
pratiche agricole e pastorali;
- Perdita del valore del paesaggio per la progressiva e non controllata
espansione dell’edificato e l’abbandono di percorsi e manufatti storici;
- Locale interruzione dei corridoi ecologici;
- Dissesto idrogeologico dei versanti.
C.9.1.5. ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA REGIONALE
Il confronto con le tavole B “Elementi identificativi e percorsi di interesse
paesaggistico”, D “quadro di riferimento della disciplina paesaggistica
regionale ed E “Viabilità di rilevanza regionale” in scala 1:300.000 del PPR,
ha permesso l’individuazione di tutti gli elementi di interesse paesaggisticoambientale di rilevanza regionale presenti nell’area di studio.
Alla scala del paesaggio, come area di studio si intende l’”area vasta”
comprendente il territorio direttamente interessato dal progetto della
Variante alla Tremezzina e le zone circostanti (ricomprese nei territori dei
comuni interferiti di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra,
Tremezzo, Griante). Dal 4 febraio 2014 i comuni di Ossuccio, Lenno,
Tremezzo e Mezzegra, si sono fusi in unico comune denominato Tremezzina.
La sovrapposizione del tracciato progettuale con stralci delle suddette tavole
in scala 1:300.000 è riportata nell’apposito elaborato grafico del SIA.
Il documento “Repertori” del PPR ad ogni elemento associa un numero di
identificazione, in alcuni casi descrivendone le caratteristiche.
Gli elementi individuati nell’area di studio sono:
Luoghi dell’identità (tavola B):
- Isola Comacina (n.37).
Paesaggi agrari tradizionali (tavola B):
- Ronchi e terrazzi della Tremezzina (n.29).
Siti Unesco – art. 23 Normativa (tavole B,D):
- Sacri monti della Lombardia (n.3).
Strade panoramiche – art. 26 comma 9 Normativa (tavole B,E):
- SS340 Regina (n.39).
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Tracciati guida paesaggistici-art. 26 comma 10 Normativa (tavole B ,E):
- Sentero del Giubileo (n.2);
- Antica Strada Regina (n.15, pedonale);
- Via Carolingia (n.57).
Visuali sensibili-art.27 comma 3 Normativa (tavola E):
- Belvedere di S.Martino a Griante (n.30).
Punti di osservazione del paesaggio lombardo-art.27 comma 4 Normativa
(tavola B):
- Paesaggio insubrico-bacino lariano (n.14).
Tracciati guida paesaggistici
I tracciati guida paesaggistici costituiscono i grandi itinerari percettivi del
paesaggio lombardo e posseggono i seguenti fondamentali requisiti:
1. risultano fruibili con mezzi e modalità altamente compatibili con
l’ambiente e il paesaggio, vale a dire con mezzi di trasporto ecologici
(ferroviari, di navigazione, pedonali, cicloturistici, ippici, canoistici
ecc.);
2. privilegiano, ove possibile, il recupero delle infrastrutture territoriali
dismesse (ferrovie, strade arginali, percorsi storici ecc.);
3. perseguono la compatibilità e l’integrazione fra diversi utenti;
4. tendono, ovunque sia possibile, alla separazione dalla rete stradale
ordinaria per garantire standard di protezione e sicurezza;
5. perseguono l’integrazione con il sistema dei trasporti pubblici locali e
con la rete dell’ospitalità diffusa.
Si riportano di seguito le descrizioni contenute nel documento “Repertori” e
relative ai tracciati guida paesaggistici presenti nell’area di studio.
Il sentiero del Giubileo
Itinerario escursionistico di lunga percorrenza realizzato dall’ARF Lombardia
in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Collega in senso nord-sud il
Varesotto (Ponte Tresa) – e la Valle Spluga (con una bretella) - con l’Oltrepo’
Pavese (Passo del Penice) offrendo in questo senso un’alternativa al
tradizionale percorso della Via Francigena (intersecata all’altezza di Pavia) e
un’integrazione alla stessa valorizzando il tracciato ‘romeo’ oltrepadano
passante per la Valle Staffora, Bobbio e l’Alto Piacentino. Risulta essere, con
il Sentiero E1, una delle poche possibilità di attraversamento della valle del
Po su percorsi protetti. È comune in alcuni tratti con il Sentiero E1,
l’itinerario del Ticino, la greenway Milano-Varzi. Inoltre a questo sentiero si
affiancano, in funzione ciclabile, alcuni tratti della rete ciclabile della
Provincia di Varese. In particolare: la ciclabile della Valganna, la ciclabile del
Lago di Varese e la connessione Lago di Varese-Parco del Ticino.
Punto di partenza: Ponte Tresa – Passo dello Spluga.
Punto di arrivo: Passo del Penice – Corte S. Andrea.
Lunghezza complessiva: 400 km circa.
Tipologie di fruitori: pedoni, in alcuni tratti ciclisti.
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Tipologia del percorso: sentieri, strade arginali e forestali.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Varese, Como, Pavia.
Province attraversate: Varese, Milano, Pavia, Sondrio, Como, Lodi.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio insubrico, paesaggio dei
rilievi prealpini, paesaggio delle colline moreniche, paesaggio delle valli
fluviali escavate, paesaggio della pianura irrigua, paesaggio appenninico.
L’antica Strada Regina
Riguarda il recupero di una delle più note via di transito storico della
Lombardia. In parte già realizzato con percorsi pedonali attrezzati fornisce
importanti conoscenze sulla storia del commercio e delle vie di
comunicazione utilizzate in epoca romana e ulteriormente incrementate dal
Medioevo fino alla fine dell’Età Moderna. L’asse della Regina risale la sponda
occidentale del lago di Como e giunge a Chiavenna, da cui si dipartono le
due direttrici transalpine verso lo Spluga e verso la Bregaglia (passo del
Settimo).
Punto di partenza: Como.
Punto di arrivo: Chiavenna.
Lunghezza complessiva: 120 km.
Tipologie di fruitori: pedoni.
Tipologia del percorso: sentieri, strade comunali, strade campestri.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Como.
Province attraversate: Como, Sondrio.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio insubrico, paesaggio delle
valli alpine glaciali.
La via Carolingia
La via Carolingia evoca il percorso effettuato da Carlo Magno nell’anno 800
per recarsi a Roma per la sua elezione a imperatore.
Riconusciuto quale “itinerio culturale” europeo dal Consiglio d’Europa,
attraversa il terriorio lombardo da Campione d’Italia fino a Suzzara per poi
rientare, per breve tratto, a Sermide. Il percorso riconosciuto segue strade
secondarie e minori percorribili in bicicletta.
Punto di partenza: Campione d’Italia.
Punto di arrivo: Suzzara e Sermide.
Lunghezza complessiva: 320 km.
Tipologie di fruitori: pedoni, ciclisti.
Tipologia del percorso: strade secondarie e minori.
Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Como, Bergamo e Mantova.
Province attraversate: Como, Lecco, Bergamo, Cremona, Brescia, Mantova.
Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio prealpino e dei laghi
insubrici, paesaggi collinari del Canturino, della Brianza e della Bergamasca,
paesaggi della pianura Bergamasca e Cremonese, della Bassa Bresciana e
del Mantovano, paesaggio fluviale della valle del Po nel Mantovano.
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Punti di osservazione del paesaggio lombardo
Di seguito si riportano alcuni stralci della scheda n. 04 “Paesaggio insubrico
bacino lariano del documento del PPR “Osservatorio dei Paesaggi lombardi”
relativi al punto di osservazione del paesaggio isubrico della sponda
occidentale del lago di Como.
Tipo di paesaggio: insubrico della sponda occidentale del lago di Como.
Punto di ripresa: Santuario della Madonna del Soccorso, comune di Lenno
(Como): 401 m.
Orientamento :nord-nord-est.
Questo paesaggio non è solo uno dei più peculiari della fascia pre-alpina, ma
è anche uno dei più significativi e celebrati della Lombardia e d’Italia.
Richiama la storia geologica delle Alpi, le vicende climatiche, e con queste le
forme di insediamento di periodo storico. I laghi occupano la sezione
inferiore dei bacini vallivi che scendono dalle catene interne. Questi invasi
sono il risultato di fratture antiche e di modellamenti glaciali pleistocenici.
Tutti sono racchiusi dalle dorsali prealpine. La presenza dei laghi condiziona
il clima e l’abito vegetale dei luoghi assumendo quella specificità detta
insubrica rappresentata da una flora spontanea o di importazione (dai lecci,
all’ulivo, al cipresso) propria degli orizzonti mediterranei. Alla presenza delle
acque lacustri si devono numerosi altri elementi di singolarità riguardanti
l’organizzazione degli spazi (tipo di colture, di insediamento, attività
tradizionali come la pesca, interrelazioni per via d’acqua..) e le testimnianze
storiche, la percezione e la fruizione del paesaggio come scenario turistico.
La fascia spondale è poi sovrastata da fasce altitudinale che si svolgono
lungo i versanti in modi non tanto dissimili da quelli della valli proprie.
La mancanza di un fondovalle genera una sorta di lenta aggressione edilizia
delle pendici (vedi Cernobbio e Moltrasio)
C.9.1.6. ELEMENTI DI RILEVANZA PAESAGGISTICA PROVINCIALE
Il PTCP di Como ha individuato le “rilevanze paesaggistiche”, nel senso di
beni irrinunciabili o soggetti a rischio, nonché altri elementi “di riferimento
territoriale” (landmarks), nel senso di beni necessari alla conoscenza e alla
caratterizzazione delle unità tipologiche di paesaggio. Tali rilevanze sono
state individuate sulla base di un’analisi della loro rilevanza quali elementi in
grado di caratterizzare il paesaggio della provincia o di sue ripartizioni
territoriali. Essi non vanno pertanto confusi, sebbene possano in diversi casi
coincidere, con quei beni già oggetto di disposizioni normative in materia
paesaggistica che costituiscono il sistema dei vincoli vigenti ai sensi del D.
Lgs. 42/2004. Infatti mentre i primi sono identificati nella carta del
paesaggio del PTCP, i secondi trovano rappresentazione nella carta dei
vincoli del PTCP, che riporta integralmente l’attuale stato delle conoscenze
desumibili dal Sistema Informativo Beni Ambientali (SIBA) della Regione
Lombardia. Il PTCP individua gli “elementi di rilevanza paesaggistica”
suddividendoli nei 4 sottosistemi:
- fisico-morfologico (aree con fenomeni carsici, cascate, isole,..);
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naturalistico (alberi monumentali, ambiti e siti di interesse
paleontologico,..);
- paesaggistico (luoghi dell’identità del PTPR, punti panoramici,..);
- storico-culturale (centri storici,elementi di archittettura civile, elementi
di architettura religiosa,..).
Dal confronto con la Tavola A2 del PTCP “Il paesaggio”, unitamente all’analisi
della Relazione e dell’Allegato 1 alla Relazione “Il sistema paesistico
ambientale”, sono stati individuati tutti gli “elementi di rilevanza
paesaggistica” presenti nell’area di studio, riportati di seguito suddivisi per
tipologia. In questo caso come area di studio si intende l’area dell’unità di
paesaggio n.12 “Tremezzina e Isola Comacina” ricompresa all’interno dei
territori comunali di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra,
Tremezzo, Griante. La sovrapposizione del tracciato progettuale con stralcio
della Tavola A2B “Il paesaggio” in scala 1:25.000 è riportata nell’apposito
elaborato graficodel SIA. Nelle seguenti tabelle per ciascuno degli elementi
individuati è indicato:
- il codice univoco di riconoscimento;
- la tipologia corrispondente;
- la denominazione con la quale è generalmente riconosciuto l’elemento
di rilevanza paesaggistica od un toponimo ad esso contiguo e riportato
sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000;
- il comune od i comuni nel cui territorio ricade l’elemento di rilevanza
paesaggistica.
-
Elementi areali
Fisico-morfologici
Codice ID
A.3.20
Toponimo
Tremezzina
Comuni
Griante,Tremezzo
Isola Comacina
Dosso di Lavedo
Tipologia
Area con fenomeni
carsici
Isola
Promontorio
A.6.2
A.12.5
Toponimo
Villa Carlotta
Tipologia
Parco o giardino
Comuni
Tremezzo
Ossuccio
Lenno
Naturalistici
Codice ID
A.9.2
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Paesaggistici
Codice ID
A.10.17
A.10.23
Toponimo
Sasso di Griante o
S.Martino
Monte di Tremezzo
A.14.21
Alpe di Mezzegra
A.14.25
Alpe di Sala
A.14.27
Alpe di Colonno
Tipologia
Parete di valenza
paesaggistico
Parete di valenza
paesaggistica
Area con presenza
di alpeggi
Area con presenza
di alpeggi
Area con presenza
di alpeggi
Comuni
Griante,Tremezzo
Tremezzo
Mezzegra
Sala Comacina
Colonno
Elementi puntuali
Fisico-morfologici
Codice ID
P.3.13
P.3.14
Toponimo
Malgiso
Camogge (cascata
sulla Via Regina)
Tipologia
Cascata
Cascata
Comuni
Lenno
Colonno
Toponimo
Torrente Bolvedro
Dossone di Nava
Prà della Tacca
Tipologia
Ambito paleontologico
Ambito paleontologico
Ambito paleontologico
Naturalistici
Codice ID
P.2.7
P.2.8
P.2.9
Comuni
Tremezzo
Tremezzo
Mezzegra
Storico culturali
Codice ID
P.6.4
P.6.8
Toponimo
Villa
Balbianello
Arconati Visconti
Villa
La
QuieteGioconda- Serbelloni
Villa Silvestri (Lingeri
1930)
Villa Amila (Lingeri
1927)
Villa Carlotta
P.6.9
Villa Margherita
P.6.10
Alberghi e ville stile
liberty
Palazzo Brentano
P.6.5
P.6.6
P.6.7
P.6.14
P.6.15
P.6.16
Palazzo
villa
Balbiano-GallioDurini
Villa Leoni (Lingeri)
Tipologia
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
Edificio
culturale
storico-
Comuni
Lenno
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Tremezzo
storico-
Griante
storico-
Griante
storico-
Mezzegra
storico-
Ossuccio
storico-
Ossuccio
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
P.6.17
P.6.19
P.10.28
P.10.29
P.10.30
P.10.31
P.10.32
P.10.37
P.10.38
P.10.39
P.10.40
P.10.41
P.10.42
P.10.43
Villette per
(Lingeri)
Villa Beccaria
artisti
Chiesa di S.Stefano e
Battistero
Abbazia
dell’Acquafredda
oratorio
di
San
Vincenzo
Chiesa di S.Maria
Santuario
di
S.Martino
Chiesa e oratorio di
S.Abbondio
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso e Via Crucis
Chiesa
dei
SS
Giacomo e Filippo
Oratorio di S.Maria
Maddalena
Oratorio
di
S.Giovanni
Basilica e Monastero
di S. Benedetto
Oratorio
di
San
Giovanni
Edificio
storicoculturale
Edificio
storicoculturale
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Lenno
Luogo di culto
Tremezzo
Luogo di culto
Luogo di culto
Tremezzo
Griante
Luogo di culto
Mezzegra
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Luogo di culto
Ossuccio
Sala Comacina
Lenno
Paesaggistici
Codice ID
P.9.4
Toponimo
Isola Comacina
P.15.3
Ronchi e terrazzi
della Tremezzina
Dosso di Lavedo
Lido di Cadenabbia
San Martino
Monte Cisino
Monte di Lenno
P.16.54
P.16.55
P.16.56
P.16.63
P.16.64
Tipologia
Luogo dell’identità
regionale
Paesaggio agrario
tradizionale
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Punto panoramico
Comuni
Ossuccio
Tremezzo
Lenno
Tremezzo
Griante
Mezzegra
Ossuccio
Come landmarks di livello provinciale, per l’unità di paeasaggio “Tremezzina
e Isola Comacina” sono stati individuati:
- Parete e chiesa del Sasso Martino;
- Sistema di ville storiche tra Griante ed Azzano;
- Giardino botanico di Villa Carlotta;
- Dosso di lavedo e Villa Balbianello;
- Isola Comacina e Zoca de l’Oli;
- Chiesa di Santa Maria Maddalena ad Ossuccio;
- Chiesa dei SS Giacomo e Filippo ad Ossuccio;
- Santuari lungo la Via Crucis in Val Perlana.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9.1.7. INDIRIZZI DI TUTELA DEI PAESAGGI DEI LAGHI INSUBRICI
La seguente tabella riporta stralci del documento del PPR “Indirizzi di tutela”
riguardanti gli indirizzi di tutela dei “paesaggi del laghi insubrici”.
Paesaggi dei laghi insubrici
Indirizzi di tutela
La presenza delle acque lacustri condiziona il
clima e l'ambiente, formato da versanti di
tipo vallivo, assumendo quella specificità detta insubrica - rappresentata da una
particolare flora spontanea o di introduzione
antropica (dai lecci, agli ulivi, ai cipressi,
ecc.) propria dell'area mediterranea o submediterranea. Alla presenza delle acque
lacustri si devono numerosi altri elementi di
singolarità riguardante l'organizzazione degli
spazi (tipo di colture, di insediamento,
attività
tradizionali
come
la
pesca,
interrelazioni per vie d'acqua ecc.) e le
testimonianze storiche, la percezione e la
fruizione del paesaggio come scenario di
soggiorno e turismo.
La tutela va esercitata prioritariamente
tramite la difesa ambientale, con verifiche di
compatibilità di ogni intervento che possa
turbare equilibri locali o sistemici. Difesa,
quindi, della naturalità delle sponde, dei
corsi d'acqua affluenti, delle condizioni
idrologiche che sono alla base della vita
biologica del lago (dal colore delle acque alla
fauna
ittica,
ecc.)
delle
emergenze
geomorfologiche.
Vanno
tutelate
e
valorizzate, in quanto elementi fondamentali
di connotazione, le testimonianze del
paesaggio antropico: borghi, porti, percorsi,
chiese, ville. In particolare una tutela
specifica e interventi di risanamento vanno
previsti per il sistema delle ville e dei parchi
storici.
La
disciplina
di
tutela
e
valorizzazione dei laghi e dei paesaggi che li
connotano è dettata dall‟art. 19 della
Normativa del PPR.
Aspetti particolari
Indirizzi di tutela
Superficie lacuale:
È l'elemento naturale dominante del
paesaggio nella regione insubrica.
Darsene e porti:
Il rapporto storicamente instauratosi tra
uomo e lago, come via di comunicazione e
risorsa
ambientale,
ha
portato
alla
costruzione di un sistema di approdi e luoghi
per il ricovero delle imbarcazioni, che
connota fortemente le sponde lacustri con i
suoi manufatti, spesso di notevole interesse
architettonico,
e
i
suoi
elementi
caratterizzanti anche minori.
Sponde dei laghi:
Va innanzitutto tutelata la risorsa idrica in
sé; anche tramite il controllo delle
immissioni. Va inoltre disincentivato l'uso di
mezzi nautici privati a motore.
Va previsto il restauro e il mantenimento dei
manufatti esistenti. Eventuali nuovi approdi
devono essere previsti in specifici progetti di
sistemazione paesaggistica di dettaglio o in
piani territoriali regionali di settore, a
specifica valenza paesaggistica, relativi alle
rive lacustri.
Il raggiunto apparato scenografico delle rive
lacustri consente esclusivamente inserimenti
in
scale
adeguate
all'esistente,
con
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Le sponde dei laghi sono l'essenza e il fulcro
del paesaggio insubrico. La struttura
antropica antica e le sue evoluzioni
ottocentesche non hanno compromesso
l'estetica dei luoghi. La loro compromissione
ha assunto caratteri deleteri solo da data
relativamente recente.
Insediamenti- percorrenze:
L'impianto urbanistico dei borghi lacuali
assume connotati del tutto particolari, con:
andamenti e assi pedonali perpendicolari
alla sponda e sistemazioni edilizie gradonate
degli insediamenti rivieraschi, da una parte;
la concatenazione dei nuclei temporanei di
mezza costa, dall'altra. La tendenza ad
espandere l'abitato seguendo ed estendendo
le
ramificazioni
della
rete
stradale,
contestuale a quella di fornire ad ogni
residenza un proprio accesso veicolare, sta
alterando profondamente il carattere della
consolidata sistemazione a ripiani e della
preziosa concatenazione dei nuclei storici,
nonché le caratteristiche proprie dei
percorsi.
Vegetazione:
La rilevantissima funzione termoregolatrice
dei laghi esercita benefici influssi sulla
vegetazione che si manifesta con scenari
unici a queste latitudini. Coltivazioni tipiche
di questo ambiente: gli agrumeti, i frutteti, i
vigneti, gli uliveti, i castagneti.
particolare attenzione all'uso di materiali
edilizi e tinteggiature confacenti ai luoghi.
Eventuali sostituzioni edilizie, migliorative
dell'ambiente attuale, dovranno essere
previste in specifici progetti di
sistemazione paesaggistica di dettaglio. Le
proposte di colorazione di edifici devono
essere tratte da cartelle colore in uso nelle
amministrazioni comunali.
L'ammodernamento della rete stradale deve
avvenire
preferibilmente
tramite
l'adeguamento di quella esistente, ove
compatibile con l'assetto storico e paesistico
dei luoghi.
Deve
essere
compiuta
una
specifica
individuazione dei percorsi esistenti al fine di
prevedere la valorizzazione dei tracciati
pedonali storici e dei loro elementi costitutivi
anche mediante l'inserimento nei programmi
di azione paesaggistica di cui all'art. 32 della
Normativa del PPR. Le nuove eventuali
aggiunte edilizie devono rispettare le
caratteristiche dell'impianto urbanistico del
sistema
insediamenti-percorrenze.
Vanno
previste
la
protezione
e
l'incentivazione delle coltivazioni tipiche,
delle associazioni vegetali del bosco ceduo di
versante e di tutte le sistemazioni agrarie
terrazzate delle sponde.
Di seguito si riportano anche i contenuti del documento “I paesaggi di
Lombardia” relativi agli indirizzi di tutela dei “paesaggi del laghi insubrici”.
Paesaggi dei laghi insubrici
Al paesaggio dei laghi prealpini il Piano Paesaggistico Regionale deve
rivolgere l’attenzione più scrupolosa, per l’importanza che esso riveste nel
formare l’immagine della Lombardia. La tutela va esercitata anzitutto nella
difesa dell‟ambiente naturale, con verifiche di compatibilità di ogni
intervento che possa turbare equilibri locali o di contesto. Difesa quindi della
residua naturalità delle sponde, dei corsi d’acqua affluenti a lago, delle
condizioni di salute delle acque stesse che sono alla base della vita biologica
di questi ecosisterni, difesa delle emergenze geomorfologiche. Dalle rive
deve essere assicurata la massima percezione dello specchio lacustre e dei
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
circostanti scenari montuosi. La trasformazione, quando ammessa, deve
assoggettarsi oltre che al rispetto delle visuali di cui sopra, anche alla
salvaguardia del contesto storico. Gli alti valori di naturalità impongono una
tutela assai rigida di tutto ciò che compone la specificità insubrica (dalle
associazioni arboree dei versanti alla presenza di sempreverdi “esotici‟ quali
olivi, cipressi, palme ... ). Le testimonianze dell’ambiente umano, che
spiccano in particolare modo nell’ambito dei laghi (borghi e loro architetture,
porti, percorsi, chiese, ville nobiliari...), vanno tutelate e valorizzate. Tutela
specifica e interventi di risanamento vanno esercitati sui giardini e i parchi
storici (si pensi al solo, esecrabile, caso di abbandono dello storico giardino
del Merlo, fra Musso e Dongo), sul paesaggio agrario tradizionale (si pensi
agli splendidi ripiani coltivi della Muggiasca o a quelli dei Borai di Predore).
Anche i livelli altitudinali posti al di sopra delle sponde lacustri vanno protetti
nei loro contenuti e nel loro contesto, nella loro panoramicità, nel loro
rapporto armonico con la fascia a lago.
L’acqua
È l’elemento naturale dominante del paesaggio nella regione insubrica, sia
essa distesa nei grandi specchi dei laghi, sia essa tumultuosa e
rumoreggiante negli orridi e negli anfratti dei gradini glaciali, sia ancora
raccolta e regolata negli alvei dei grandi fiumi. La sua presenza, oltre a
stabilire precisi influssi sul microclima e sulla vegetazione, arricchisce lo
scenario, attenuando la severità dei rilievi, delineando linee di fuga
orizzontali sui divergenti profili dei monti. Va tutelata e rispettata, va
disinquinata. Va disincentivato l’uso di mezzi nautici a motore. Se necessari,
darsene e porti turistici si devono realizzare secondo criteri localizzativi
accurati, con dimensioni contenute e con l’adozione di elementi decorativi
che traggano spunto dalla tradizione. Infine, tutta la cultura materiale che
ha tratto dalla risorsa acqua un grande bagaglio di tecniche e conoscenze va
rispettata e non dimenticata: dalle pratiche di pesca, ai commerci via lago,
alle tipologie delle imbarcazioni (basti pensare all’immagine della barca
lariana nell’identificazione del paesaggio lariano).
Le sponde
Le sponde dei laghi sono l‟essenza e il fulcro del paesaggio insubrico. La loro
compromissione ha assunto caratteri deleteri solo da data relativamente
recente. In passato, specie nell‟Ottocento, la costruzione dei lungolaghi
(sebbene criticabile sotto il profilo della conservazione dell’ originaria trama
dei borghi lacuali, perpendicolari e non paralleli alla sponda) e l’infoltimento
delle ville borghesi aveva assunto caratteri e dimensioni tali da non
compromettere l’estetica dei luoghi, anzi aveva generato una sua estetica
propria, largamente idealizzata dalla propaganda turistica. La successiva
costruzione delle strade litoranee (conclusa solo nella prima metà del XX
secolo), la privatizzazione degli arenili, l’edificazione e la sostituzione edilizia
negli abitati ha stravolto il delicato equilibrio preesistente. Occorre qui
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
delineare una nuova filosofia che interpreti il senso di ogni ulteriore
trasformazione in questi luoghi, riprendendo magari i criteri che
accompagnarono le prime realizzazioni urbane, ricche di decoro, stile e
misura. Sono particolarmente criticabili tutti gli interventi “fuori scala‟
rispetto al contesto ambientale, così minuto e parcellizzato, l’uso di materiali
edilizi impropri, tinteggiature non confacenti. Resterà di monito ai posteri
l’incredibile edificio condominiale issato a mezzacosta sul ramo di Lecco,
sopra Onno. Le sponde dei laghi non devono essere ulteriormente alterate,
ma al contrario si deve esaltarne la residua naturalità. Si deve evitare la
costruzione di infrastrutture di grosso peso o si devono mimetizzare con
grande efficacia. Tutte le aree di risulta, rese tali dall’ammodernamento della
rete viaria (vecchi tracciati stradali dismessi), devono essere recuperate per
uso turistico come piste pedonali o ciclabili valorizzando la loro funzione
paesaggistica. Un problema particolare è quello della conservazione di parchi
e giardini storici, sempre più soggetti a disinvolte operazioni di
smembramento e lottizzazione. Vanno rispettati nella loro integrità, anche di
sistema, laddove essi si dispongono a cortina lungo interi tratti spondali. In
questi luoghi deputati alla bellezza, lunghi spesso decine di chilometri (si
pensi al tratto da Borgo Vico di Como fino a Carate Urio e oltre), la cura del
patrimonio esistente si deve estendere sia ai manufatti edilizi sia al corredo
arboreo che li inviluppa e li impreziosisce.
Il clima e la vegetazione
La rilevante funzione termoregolatrice dei laghi esercita benefici influssi sulla
vegetazione che si manifesta con aspetti assolutamente unici a queste
latitudini e a così prossima vicinanza con gli ambienti freddi degli orizzonti
alpini. Per questo motivo, la flora insubrica, nella sua consistente varietà di
specie, deve essere largamente protetta. Ma la protezione non deve
riguardare solo la singola specie, ma in molti casi l’intero scenario naturale
che le fa da contorno. Vanno tutelate e incentivate le colture tipiche di questi
ambienti: i frutteti, i vigneti, gli uliveti e, a un gradino più in su, i castagneti.
In pari tempo vanno governate e mantenute le associazione vegetali del
bosco ceduo di versante e le sistemazioni agrarie terrazzate. Vanno censite e
governate tutte le essenze esotiche dei parchi e dei giardini storici. Va
migliorato
il patrimonio
boschivo,
laddove
si segnalino
estese
rinaturalizzazioni.
Gli insediamenti e le percorrenze
L’impianto urbanistico del borghi lacuali (Varenna, Bellano, Menaggio ecc.)
assume connotati di assoluta unicità con andamenti e assi pedonali
perpendicolari alla sponda e sistemazioni edilizie a gradonate. Tale disegno
dovrebbe essere mantenuto evitando che le espansioni recenti consegnino
una lettura complessiva alterata. Si osserva infatti la comune tendenza ad
espandere i nuclei seguendo le sinuose ramificazioni delle strade che dal
vecchio nucleo risalgono i versanti secondo una disposizione a schiera di lotti
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
edificabili. Tale criterio comporta un enorme consumo di suolo, su lembi di
ben conservato paesaggio agrario, e si rivela l’esatto opposto della
consolidata sistemazione edilizia a ripiani sovrapposti e degradanti verso
lago. Evidentemente la necessità di fornire a ogni residente un accesso
veicolare ha determinato questa scelta. L’impiego di parcheggi collettivi,
peraltro condizione obbligata per i residenti nei vecchi nuclei, potrebbe
comportare una diversa organizzazione urbanistica delle aree in via di nuova
edificazione e un più consono dialogo con le preesistenze. L’ampliamento e
la sistemazione dei lungolaghi devono riprendere i caratteri decorativi
tradizionali evitando l’eccessivo impiego di elementi standardizzati di arredo
urbano. Anche la preziosa concatenazione dei nuclei temporanei di mezza
costa (“monti‟ o “alpi‟) va conservata nella sua integrità con l’adozione di
criteri riabilitativi congrui con la tradizione. Va disincentivata la costruzione
di strade carrozzabili sulle pendici che sporgono a lago, sia per il loro non
evitabile impatto, sia per le loro spesso eccessive dimensioni. Si deve
propendere invece per tracciati che consentano l’accesso a soli mezzi speciali
per i frontisti, mantenendo tipologie costruttive tradizionali (selciati, muri in
pietra, pendenze anche sentite che evitino un eccessivo sviluppo
planimetrico del tracciato). Si deve evitare la compromissione e l’abbandono
dei precedenti tracciati pedonali, anzi se ne deve valorizzare la funzione
escursionistica recuperando tutti i loro elementi costitutivi: gradonate,
selciati, muri, santelle, fontane, soste ecc. L’ammodernamento dei tracciati
stradali principali lungolago deve sottostare a precise indicazioni per il loro
perfetto inserimento nel paesaggio. Sotto questo profilo si può affermare che
non sempre la soluzione in galleria risulti la più efficace poiché viene a
cadere la funzione attiva della strada stessa nella percezione del paesaggio.
Inoltre la costruzione di gallerie, specie di quelle solo parzialmente coperte,
deve contemplare criteri di mitigazione dell’impatto molto più ricercati di
quelli attuali. L’impiego di travature lineari risulta in questo senso
sconsigliato e risulta più idonea l’assimilazione di forme a volta, largamente
impiegate nel passato, provvedendo sempre al rivestimento in pietra e a
intensivi interventi di arredo vegetale.
L’idealizzazione
Molti luoghi dei laghi hanno assunto nel tempo una precisa identificazione
collettiva: le isole (Montisola, Isola Comacina, le isole del Benaco ecc.), le
punte e gli scogli (Bellagio, le punte delle Croci sul Sebino, la punta della
Cavagnola sul Lario ecc.), le rupi (Caldé, Musso, i „bogn‟ sebini ecc.), golfi e
seni (Salò, Laveno ecc.). Dalla loro integrità discende la trasmissibilità
dell’immagine paesistica insubrica. Come pure vanno tutelati i belvedere e i
punti di osservazione posti sui versanti che sporgono a lago, spesso indicati
dalla presenza di santuari o chiese (Lezzeno, San Martino di Tremezzo,
Montecastello a Tignale ... ). Deve essere mantenuta la loro accessibilità
pedonale.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9.1.8. BENI PAESAGGISTICI VINCOLATI AI SENSI DEL D.LGS 42/2004
Per la definizione del quadro dei beni paesaggistici vincolati ai sensi degli artt
136 e 142 del D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii, sono stati analizzati:
- il PPR, in particolare le Tavole D1b “ Quadro di riferimento delle tutele
dei laghi insubrici- Lago di Como e Lecco” in scala 1: 75.000 e Ia“
Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge-articoli 136 e 142 del
D.Lgs 42/2004” in scala 1:100.000;
- il PTCP di Como, nello specifico la Tavola A9 “I vincoli paesistici e
ambientali” in scala 1:75.000. La sovrapposizione del tracciato di
progetto con stralcio della Tavola A9 “Vincoli paesistico ambientali” del
PTCP in scala 1:75.000 è riportata nell’apposito elaborato grafico del
SIA.
Le suddette tavole, rappresentano cartograficamente gli immobili e le aree
sottoposte a vincolo paesaggistico riportando integralmente quello che è lo
stato delle conoscenze desumibili dal Sistema Informativo dei Beni
Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia. Un’ulteriore verifica ed un
approfondimento dei vincoli paesaggistici esistenti è stata comunque fatta
analizzando anche la cartografia più aggiornata disponibile sul S.I.B.A. della
Regione Lombardia.
Ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive
modifiche ed integrazioni “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, altresì
noto quale “Codice Urbani”, sono beni paesaggistici e quindi sottoposti a
vincolo paesaggistico:
- gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (art. 136);
- le aree tutelate per legge (art. 142).
Da una prima visione d’insieme del quadro dei vincoli paesaggistici si evince
chiaramente come il territorio interessato dal progetto sia caratterizzato
dalla presenza di molteplici aree ed immobili vincolati.
Come area di studio si intende l’”area vasta” comprendente il territorio
direttamente interessato dal progetto della Variante alla Tremezzina e le
zone circostanti (ricomprese nei territori dei comuni interferiti di Colonno,
Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo, Griante). Un’analisi di
maggior dettaglio ha permesso l’individuazione delle aree e degli immobili
tutelati suddivisi per tipologia.
Aree tutelate per legge
Si riporta di seguito l’elenco e la denominazione delle aree tutelate per legge
ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs 42/2004 presenti nell’area di studio.
Territori contermini ai laghi
Si tratta dei territori contermini ai laghi compresi in una fascia di profondità
di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi
tutelati ai sensi dell’art. 142 comma 1 lett. b. del D.Lgs 42/2004.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tutta la fascia costiera del lago ricompresa tra Colonno (a sud ) e Griante (a
nord) è vincolata in tal senso.
Fiumi, torrenti, corsi d’acqua
Si tratta dei fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal
regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e relative sponde o piedi degli
argini per una fascia di 150 metri ciascuna tutelati ai sensi dell’art. 142
comma 1 lettera c) del D.Lgs 42/2004.
Dal punto di vista esclusivamente planimetrico (compresi quindi i tratti in
galleria) da sud a nord il tracciato di progetto attraversa:
- Torrente Camoggia (Colonno);
- Valle di Sala (Colonno-Sala Comacina);
- Valle di Ossuccio o Valle Premonte) (Sala Comacina-Ossuccio)
- Torrente Perlana (Ossuccio-Lenno);
- Torrente Val Lenno (Lenno);
- Torrente Pola (Lenno-Mezzegra);
- Torrente Azzano (Mezzegra);
- Torrente Bolvedro (Mezzegra-Tremezzo);
- Valle di Mainena e Val Guarina (Tremezzo);
- Torrente dei Ronconi (Griante)
L’interferenza diretta con le aree di rispetto dei corsi d’acqua vincolati si
manifesta nei tratti di attraversamento del progetto mediante i seguenti
viadotti:
- viadotto sul torrente Premonte;
- viadotto sul torrente Perlana;
- viadotto sul torrente Azzano;
- viadotto sul torrente Bolvedro.
Territori coperti da foreste e da boschi
Si tratta dei territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi e
danneggiati
dal
fuoco,
e
quelli
sottoposti
a
vincolo
di
rimboschimento…tutelati ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera g del D.Lgs
42/2004.
Questo tipo di aree non sono cartografate né dal PTR né dal PTCP in quanto
in continuo divenire e molto diffuse nella provincia di Como.
Si rimanda pertanto la trattazione dei boschi al capitolo relativo alla
vegetazione.
C.9.1.9. IMMOBILI ED AREE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO
Si riporta di seguito l’elenco e la denominazione degli immobili e delle aree
di notevole interesse pubblico vincolate ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs.
42/2004.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Bellezze panoramiche
Si tratta delle bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle
bellezze vincolate ai sensi dell’art. 136 comma 1 lettera d del D.Lgs
42/2004:
- la fascia costiera compresa tra il lago e la strada Regina nei
territori comunali di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno,
Tremezzo, Griante.
- Parte del territorio comunale di Ossuccio;
- l’intero territorio comunale di Lenno;
- l’intero territorio comunale di Mezzegra;
- l’intero territorio comunale di Tremezzo;
- l’intero territorio comunale di Griante.
Di seguito si riportano alcuni stralci dei decreti ministeriali che hanno
vincolato i territori sopra elencati.
Decreto Ministeriale 16 agosto 1955: fascia costiera da Colonno a
Griante
Il ministero per la pubblica istruzione
…CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELLA ADUNANZA DEL 29
MAGGIO 1953, INCLUDEVA NELL'ELENCO DELLE COSE DA SOTTOPORRE
ALLA TUTELA PAESISTICA, COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, LA FASCIA COSTIERA DEL LAGO DI COMO, SITA
NELL'AMBITO DEI COMUNI DI COMO, CERNOBBIO, MOLTRASIO, CARATE
URIO, LAGLIO, BRIENNO, ARGEGNO, COLONNO, SALA COMACINA,
OSSUCCIO, LENNO, TREMEZZO, GRIANTE, MENAGGIO, SANTA MARIA
REZZONICO, CREMIA, PIANELLO LARIO, MUSSO, DONGO, GRAVEDONA,
DAMASO E GERA….
….RICONOSCIUTO CHE LA FASCIA COSTIERA PREDETTA, OLTRE A FORMARE
UN QUADRO NATURALE DI SINGOLARE BELLEZZA PANORAMICA, OFFRE DEI
PUNTI DI VISTA ACCESSIBILI AL PUBBLICO DAI QUALI SI PUO' GODERE LO
SPLENDIDO SCENARIO DEL LAGO DI COMO, DEI PAESI DELLA SPONDA
OPPOSTA, DEI COLLI DELLE PREALPI E DELLE ALPI
DECRETA:
LA FASCIA COSTIERA DEL LAGO DI COMO, COMPRESA FRA IL LAGO E LA
STRADA PROVINCIALE REGINA, SITA NEL TERRITORIO DEI COMUNI DI
COMO, CERNOBBIO, MOLTRASIO, CARATE URIO, LAGLIO, BRIENNO,
ARGEGNO, COLONNO, SALA COMACINA, OSSUCCIO, LENNO, TREMEZZO,
GRIANTE, MENAGGIO, SANTA MARIA REZZONICO, CREMIA, PIANELLO
LARIO, MUSSO, DONGO, GRAVEDONA, DAMASO E GERA, HA NOTEVOLE
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
INTERESSE PUBBLICO AI SENSI DELLA LEGGE 29 GIUGNO 1939, NUMERO
1497, ED E', QUINDI SOTTOPOSTA A TUTTE LE DISPOSIZIONI CONTENUTE
NELLA LEGGE STESSA.
Decreto Ministeriale 23 ottobre 1961: parte del territorio comunale
di Ossuccio
Il ministero per la pubblica istruzione
…CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELLA ADUNANZA DEL 5 MARZO
1960 HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE COSE DA SOTTOPORRE ALLA
TUTELA PAESISTICA COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, LA ZONA AI LATI DELLA STRADA PER IL SANTUARIO DELLA
MADONNA DEL SOCCORSO, SITA NELL'AMBITO DEL COMUNE DI
OSSUCCIO…
…RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE' OLTRE A FORMARE UN QUADRO NATURALE DI NON
COMUNE BELLEZZA, AVENTE ANCHE VALORE ESTETICO E TRADIZIONALE,
OFFRE DEI PUNTI DI VISTA ACCESSIBILI AL PUBBLICO DAI QUALI SI PUO'
GODERE LA MAGNIFICA VISUALE DEL LAGO DI COMO
DECRETA:
LA ZONA AI LATI DELLA STRADA PER IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL
SOCCORSO, SITA NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI OSSUCCIO (COMO),
COMPRENDENTE UNA FASCIA DI TERRENO PARALLELA ALLA STRADA DELLA
PROFONDITA' DI METRI 100 (CENTO) MISURATI DAI DUE BORDI DELLA
STRADA STESSA; HA NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO AI SENSI DELLA
LEGGE 29 GIUGNO 1939, N. 1497, ED E' QUINDI SOTTOPOSTA A TUTTE LE
DISPOSIZIONI CONTENUTE NELLA LEGGE STESSA.
Decreto Ministeriale 29 settembre 1970: intero territorio comunale
di Lenno
…CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELL'ADUNANZA DEL 6 GIUGNO
1967, HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE LOCALITA' DA SOTTOPORRE ALLA
TUTELA PAESISTICA COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI LENNO…
..RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE' FA PARTE DELLA ZONA PIU' SUGGESTIVA ED
IMPORTANTE DEL CENTRO-LAGO, CARATTERIZZATA DALLO SPLENDIDO
PROMONTORIO DI BALBIANELLO DALL'ABITATO DI LENNO IN UNA SELLA,
CHE SALE POI DOLCEMENTE VERSO NORD-OVEST FINO ALLA FRAZIONE DI
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
ERA; PER SALIRE POI MOLTO PIU' RIPIDAMENTE CON TRATTI DI
VEGETAZIONE OMBROSA INTERVALLATI DA SCHIARITE DI PRATI
VERDISSIMI, MAGNIFICO FONDALE ALLA VEDUTA GODIBILE DALLE STRADE
E DAI PUBBLICI SPAZI COMPRESI NEL TERRITORIO COMUNALE E QUINDI
NEL VINCOLO PROPOSTO, DAI NATANTI DEI PUBBLICI SERVIZI CHE
PERCORRONO IL LAGO, E ANCHE DALLA SPONDA DI FRONTE, VALE A DIRE
DA BELLAGIO, TERRITORIO ANCHE ESSO VINCOLATO AI SENSI DELLA
STESSA LEGGE. IL TERRITORIO STESSO E' ALTRESI' PUNTEGGIATO DA
MISURATI
INSEDIAMENTI
GENERALMENTE
PROPORZIONATI
CHE
COMPONGONO COI TERRENI UN COMPLESSO DI IMMOBILI AVENTI
CARATTERISTICO ASPETTO E VALORE ESTETICO E TRADIZIONALE,
MOSTRANTE UNA FUSIONE VIVA FRA L'ESPRESSIONE DELLA NATURA E
QUELLA DEL LAVORO UMANO.
DECRETA:
L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI LENNO HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO AI SENSI DELLA LEGGE 29 GIUGNO 1939, N. 1497 , ED E',
QUINDI, SOTTOPOSTO A TUTTE LE DISPOSIZIONI CONTENUTE NELLA
LEGGE STESSA. LA ZONA E' DELIMITATA NEL MODO SEGUENTE: A NORDOVEST DAL COMUNE DI PORLEZZA, A NORD DAL CONFINE DEL COMUNE DI
BENE LARIO E CENSUARIO DI GRONA, A EST DAL CONFINE COL COMUNE DI
MEZZEGRA E INDI DI TREMEZZO, PER SEGUIRE POI LA SPONDA DEL LAGO
ATTORNO ALLA PUNTA DI BALBIANELLO, FINO AD INCONTRARE IL
TERRITORIO DEL COMUNE DI OSSUCCIO COL QUALE CONFINA PER TUTTA
LA PARTE A SUD-OVEST.
Decreto Ministeriale 22 luglio 1968: intero territorio comunale di
Mezzegra
..CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELL'ADUNANZA DEL 19 GIUGNO
1967, HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE LOCALITA' DA SOTTOPORRE ALLA
TUTELA PAESISTICA, COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI MEZZEGRA…
…RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE' FA PARTE DELL'IMPONENTE SCENARIO DEL CENTRO
DEL LAGO DI COMO DELLA ZONA, CIOE', PIU' SUGGESTIVA DEL LAGO
STESSO, GODIBILE SIA DAI PUNTI DI ACCESSO PUBBLICO COME STRADE E
PIAZZE, SIA DAI NATANTI DEL SERVIZIO PUBBLICO DI NAVIGAZIONE DEL
LAGO; SIA, INFINE, DAI PUNTI DI VISTA DELLA SPONDA DI FRONTE.
INOLTRE E' CARATTERIZZATO DA UNA SPLENDIDA VEGETAZIONE E DAL
DOLCE ANDAMENTO DELLA PARTE SUD CHE POI SI ELEVA IN UNA
SUCCESSIONE DI BOSCHI E DI PASCOLI A FORMARE UN IMPONENTE
SCENARIO: E' CARATTERIZZATO ANCHE DA MISURATI INSEDIAMENTI CHE
COMPONGONO UN INSIEME AVENTE VALORE ESTETICO E TRADIZIONALE
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
DECRETA:
L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI MEZZEGRA HA NOTEVOLE
INTERESSE PUBBLICO AI SENSI DELLA LEGGE 29 GIUGNO 1939, N. 1497,
ED E' QUINDI SOTTOPOSTA A TUTTE LE DISPOSIZIONI CONTENUTE NELLA
LEGGE STESSA. TALE ZONA E' DELIMITATA NEL MODO SEGUENTE: A NORDOVEST DAL CONFINE COL CENSUARIO DI GRONA: A NORD-EST, A EST, E
SUD-EST DAL TERRITORIO DEL COMUNE DI TREMEZZO, A OVEST DAL
TERRITORIO DEL COMUNE DI LENNO.
Decreto Ministeriale 13 febbraio 1961: territorio comunale di
Tremezzo a monte della Strada Regina
…CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELLA ADUNANZA DEL 23
LUGLIO 1959 HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE COSE DA SOTTOPORRE
ALLA TUTELA PAESISTICA, COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, LA ZONA A MONTE DELLA STRADA REGINA, SITA
NELL'AMBITO DEL COMUNE DI TREMEZZO…
…RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE' OLTRE A FORMARE, CON LE SUE MOLTE VILLE,
GIARDINI E PARCHI, UN QUADRO NATURALE DI NON COMUNE BELLEZZA
PAESISTICA, OFFRE NUMEROSI PUNTI DI VISTA ACCESSIBILI AL PUBBLICO
DAI QUALI SI PUO' GODERE LA MAGNIFICA VISUALE DEL LAGO DI COMO E
DEI CARATTERISTICI PAESI SPARSI SULLA SPONDA OPPOSTA;
DECRETA:
LA ZONA A MONTE DELLA STRADA REGINA, SITA NELL'AMBITO DEL
COMUNE DI TREMEZZO (COMO), COMPRENDENTE UNA FASCIA DI
TERRENO, PERCORRENTE TUTTO IL TERRITORIO COMUNALE DELLA
PROFONDITA' DI METRI 100 (CENTO) A PARTIRE DALLA STRADA REGINA E
AD ESSA PARALLELA, HA NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO AI SENSI DELLA
LEGGE 29 GIUGNO 1939, N. 1497 ED E' QUINDI SOTTOPOSTA A TUTTE LE
DISPOSIZIONI CONTENUTE NELLA LEGGE STESSA.
Decreto Ministeriale 20 giugno 1968: intero territorio comunale di
Tremezzo
…CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELL'ADUNANZA DEL 19
GIUGNO 1967, HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE LOCALITA' DA
SOTTOPORRE ALLA TUTELA PAESISTICA COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2
DELLA LEGGE SOPRACITATA, L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI
TREMEZZO…
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE', CARATTERIZZATA DA UNA SPLENDIDA VEGETAZIONE
DI PIANTE DI ALTO FUSTO CENTENARIE NELLA PARTE RIVIERASCA, SALE
POI RIPIDAMENTE VERSO LA MONTAGNA CON UN ALTERNARSI DI BOSCHI E
DI PRATI VERDI (E CON SINGOLARITA' GEOLOGICHE COME ROCCE CON LE
FRATTURE
A
PICCO
VERTICALE
SCOPERTE,
PARTICOLARMENTE
CARATTERISTICHE) FA PARTE DEL CENTRO DEL LAGO DI COMO, VALE A
DIRE DELLA PARTE PIU' SUGGESTIVA E IMPORTANTE GODIBILE DALLE
STRADE E DAI LUOGHI DI ACCESSO PUBBLICI, DAI NATANTI DEL SERVIZIO
PUBBLICO E, INFINE, DALLA SPONDA OPPOSTA, VALE A DIRE BELLAGGIO,
NE COSTITUISCE LA PARTE PIU' NOTEVOLE PER LA PRESENZA DELLA
MAGNIFICA VEGETAZIONE CHE NE FA, NEL SUO INSIEME, UN QUADRO
NATURALE PANORAMICO, TUTTAVIA PUNTEGGIATO DA IMPORTANTI,
SEBBENE
MISURATI,
INSERIMENTI
CHE
COMPONGONO
UN
CARATTERISTICO ASPETTO DI VALORE ESTETICO E TRADIZIONALE PER LA
FUSIONE DELL'OPERA DELL'UOMO
DECRETA:
L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI TREMEZZO HA NOTEVOLE
INTERESSE PUBBLICO AI SENSI DELLA LEGGE 29 GIUGNO
1939, N. 1497, ED E' QUINDI SOTTOPOSTA A TUTTE LE DISPOSIZIONI
CONTENUTE NELLA LEGGE STESSA. TALE ZONA E'
DELIMITATA NEL MODO SEGUENTE:
A SUD-OVEST PER UN BREVISSIMO TRATTO CON IL CONFINE DEL COMUNE
DI LENNO,
A SUD-EST COL LAGO DI COMO,
A NORD-EST COL TERRITORIO COMUNALE DI GRIANTE,
A NORD COL CENSUARIO DI CROCE E DI GRONA E, INFINE, A OVEST DAL
TERRITORIO DEL COMUNE DI MEZZEGRA.
Decreto Ministeriale 20 giugno 1968: intero territorio comunale di
Griante
..CONSIDERATO CHE LA COMMISSIONE PROVINCIALE DI COMO PER LA
PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI, NELL'ADUNANZA DEL 19 GIUGNO
1967 HA INCLUSO NELL'ELENCO DELLE LOCALITA' DA SOTTOPORRE ALLA
TUTELA PAESISTICA, COMPILATO AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE
SOPRACITATA, L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI GRIANTE..
RICONOSCIUTO CHE LA ZONA PREDETTA HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO PERCHE' FA PARTE DEL CENTRO-LAGO DI COMO, VALE A DIRE
DEL PIU' CARATTERISTICO ASPETTO DEL LAGO STESSO, GODIBILE DAI
PUNTI DI VISTA ACCESSIBILI AL PUBBLICO, DAI NATANTI DEL SERVIZIO DI
NAVIGAZIONE SUL LAGO E DALLA SPONDA OPPOSTA, VALE A DIRE DA
BELLAGIO. IL TERRITORIO DEL COMUNE DI GRIANTE E' CARATTERIZZATO
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
NELLA PARTE BASSA DA UNA BELLA VEGETAZIONE E NELLA PARTE ALTA
DALLA SINGOLARITA' GEOLOGICA, SPOGLIA, ALTISSIMA DEL SASSO S.
MARTINO CHE COMINCIA A CAMBIARE L'ASPETTO DEL CENTRO-LAGO
VERSO NORD IN UNA ESPRESSIONE PIU' SELVAGGIA. IL TERRITORIO,
INFINE, E' COSPARSO DI MISURATI INSEDIAMENTI CHE COMPONGONO UN
CARATTERISTICO ASSETTO DI COSE AVENTI VALORE ESTETICO E
TRADIZIONALE, CON PERFETTA CONCORDANZA FRA L'OPERA DELL'UOMO E
LA NATURA;
DECRETA:
L'INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI GRIANTE HA NOTEVOLE INTERESSE
PUBBLICO AI SENSI DELLA LEGGE 29 GIUGNO 1939, N. 1497, ED E' QUINDI
SOTTOPOSTO A TUTTE LE DISPOSIZIONI CONTENUTE NELLA LEGGE
STESSA. TALE ZONA E' DELIMITATA NEL MODO SEGUENTE: A EST DAL
LAGO DI COMO, A NORD DAL COMUNE DI MENAGGIO E DAL CENSUARIO DI
CROCE, A OVEST E SUD-OVEST DAL TERRITORIO COMUNALE DI TREMEZZO.
Ville, giardini, parchi
Si tratta delle ville, giardini e parchi, non tutelati dalla Parte seconda del
decreto, che si distinguono per la loro non comune bellezza tutelati ai sensi
dell’art. 136 comma 1 lett. b.
L’unico immobile individuato nell’area di studio, in comune di Tremezzo, non
interferito dal progetto è rappresentato dal Parco-giardino Mayer.
C.9.1.10. FONTI BIBLIOGRAFICHE UTILIZZATE
Regione Lombardia, 2010. PPR-Piano Paesaggistico Regionale (elaborato
del PTR): Relazione; I paesaggi di Lombardia: ambiti e caratteri tipologici;
Repertori; Osservatorio Paesaggi Lombardi; Abaco volume 1 “Appartenenza
ad ambiti di rilievo paesaggistico regionale”; Abaco volume 2 “Presenza di
elementi connotativi rilevanti”.
Regione Lombardia. SIBA: Sistema Informativo Beni e Ambiti
Paesaggistici.
Provincia di Como, Settore Territorio, Trasporti e Grande Viabilità,
2006. PTCP- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Relazione;
Norme Tecniche di Attuazione; Allegati.
C.9.1.11. ELABORATI GRAFICI DI SUPPORTO



Sovrapposizione tracciato progettuale
con PTR, stralcio tavole
A,B.C,D,E,F Piano Paesaggistico Regionale, in scala 1:300.000
Sovrapposizione tracciato progettuale con PTR, legenda tavole
A,B.C,D,E,F Piano Paesaggistico Regionale
Sovrapposizione tracciato progettuale con PTCP, tavola A2 “Il
paesaggio” in scala 1:25.000
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Sovrapposizione tracciato progettuale con PTCP, tavola A9 “Vincoli
paesistico-ambientali”, in scala 1:75.000
C.9.2 IL PAESAGGIO COME “SISTEMA DI ECOSISTEMI”
L’ecologia del paesaggio definisce il paesaggio come un “sistema complesso
di ecosistemi” in cui si integrano gli eventi della natura e le azioni della
cultura umana.
Nel presente paragrafo si vuole descrivere il paesaggio attraverso la
definizione delle unità ecosistemiche (d’ora in avanti unità di paesaggio)
presenti nell’area di studio, tenendo conto anche di quanto già analizzato nei
capitoli relativi alle componenti biotiche “vegetazione”, “fauna” ed
“ecosistemi”.
Per poter definire le unità di paesaggio è stato necessario dapprima
caratterizzare la vegetazione esistente.
C.9.2.1. LE CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO VEGETALE
La vegetazione esistente
Il progetto della Variante alla Tremezzina è inserito in un ambito
vegetazionale prevalentemente di tipo naturale, con boschi che coprono
buona parte dei versanti, da cui sono poi stati ricavati i prati sfalciati e i
coltivi presenti intorno ai centri abitati perilacuali.
Le superfici boschive rappresentano la vegetazione prevalente nell’area
interferita: esse sono caratterizzate da boschi cedui a carpino e roverella,
abbondanti lungo i versanti più ripidi ad esposizione meridionale; alla base
dei versanti, con pendenze minori e suoli più profondi, sono presenti lembi di
castagneta cedua o da frutto, generalmente in stato di abbandono colturale;
salendo in quota sono presenti formazioni forestali a faggio, che tendono ad
essere meno diffuse sui versanti secchi ad esposizione meridionale.
La particolare morfologia determina inoltre la presenza di ambienti peculiari
che ospitano vegetazioni specializzate, quale la vegetazione di forra, la
vegetazione delle rocce o dei ghiaioni, ovvero ambienti in cui fattori limitanti
quali la pendenza o la superficialità del suolo determinano direttamente la
vegetazione presente.
Le situazioni di maggiore valore sono rappresentate da vegetazioni di forra,
ghiaioni e pareti rocciose, che rappresentano ambienti ad elevata naturalità
ed elevata sensibilità anche di tipo paesaggistico.
Le formazioni forestali a carpino e orniello (orno-ostrieti) rappresentano
formazioni forestali generalmente ben conservate, ma con una buona
possibilità di resilienza rispetto ai disturbi, per cui sono classificabili come
ambienti a media sensibilità.
Infine per quanto riguarda le vegetazioni più direttamente influenzate
dall’uomo, si può considerare che abbiano valori di naturalità e sensibilità
medi nel caso di castagneto, oliveto e prato e pascolo, o basso nei casi di
vegetazioni degradate o comunque fortemente alterate.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Quindi sono da considerare di bassa naturalità e sensibilità formazioni quali i
robinieti e le vegetazioni in fase di colonizzazione da parte dell’ailanto,
spesso poste in vicinanza dei centri abitati. Altro tipo vegetazionale di bassa
qualità è rappresentato dai rimboschimenti, che sono da ritenere estranei al
contesto vegetazionale locale.
Figura C.1 - Aspetti generali della vegetazione: coltivazioni di olivo, boschi
di carpino e orniello, ambienti rupestri
La vegetazione potenziale
Ai fini di una corretta progettazione degli interventi di mitigazione e
compensazione di tipo vegetazionale (opere a verde) che hanno anche una
valenza paesaggistica, è necessario conoscere oltre allo stato di fatto della
vegetazione anche la vegetazione potenziale dell’area indagata, ovvero
quella che dovrebbe esserci in assenza di attività antropica.
Lungo i versanti montuosi si susseguono più orizzonti vegetazionali. Alla
base dei versanti si può osservare il limite superiore della fascia
submediterranea, presente grazie all’azione di mitigazione climatica svolta
dal lago. Le essenze che si possono osservare in questa fascia sono date da
molti elementi termofili, come il corbezzolo e la ruta, mentre tra le specie
coltivate si ha la presenza dell’olivo. Altri elementi termofili sono dati
dall’alloro e l’albero di giuda, che si rinvengono come specie naturalizzate.
Nella fascia submontana la vegetazione più caratteristica è data dai
castagneti, che si presentano in vari gradi di abbandono e spesso in via di
evoluzione verso boschi di latifoglie mesofile.
Salendo ulteriormente verso l’altro si incontrano la fascia montana inferiore,
dove la formazione vegetale più caratteristica è data dai boschi di faggio.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nella parte superiore dei versanti si arriva nella fascia montana superiore
(delle aghifoglie), nell’area spesso sostituita da pascoli sommitali ottenuti
tramite deforestazione.
La vegetazione potenziale dell’area è rappresentata da formazioni forestali,
che in mancanza di fattori limitanti e di disturbo coprirebbero interamente il
fondovalle ed i versanti montuosi.
In dettaglio la vegetazione potenziale della fascia collinare, oggi occupata
dalle aree maggiormente antropizzate ed urbanizzate, è data da quercocarpineti di fondovalle o di basso versante.La specie guida principale è la
farnia (Quercus robur), eventualmente associata a rovere (Quercus
petraea), con rilevante partecipazione di carpino bianco (Carpinus betulus).
Nella fascia montana la vegetazione potenziale è caratterizzata da faggete
mesofile e di quota. Specie caratteristiche sono date da Fagus sylvatica,
Abies alba mentre alle quote superiori diventa importante Acer
pseudoplatanus Elementi di vegetazione azonale si possono rinvenire
soprattutto in relazione agli ambienti acquatici, rappresentati ad esempio da
boschi igrofili ad ontani o canneti a Phragmites.La vegetazione reale che oggi
si può osservare permette di riconoscere questo schema ecologico
fondamentale, da cui le comunità vegetali presenti si discostano
principalmente in funzione degli interventi antropici, evidenti ad esempio
nelle aree di pascolo sommitali. Questi pascoli sono attivamente utilizzati
nelle aree più produttive, dove nelle aree maggiormente sfruttate sono
caratterizzati da una flora nitrofila sinantropica, mentre nelle aree
attualmente in fase di abbandono sono presenti specie tipiche di situazioni a
maggiore naturalità, che tendono ad evolversi spontaneamente verso le
formazioni forestali originarie.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.2 – Carta della vegetazione potenziale dei comuni interessati dagli
interventi
C.9.2.2. DEFINIZIONE DELLE UNITA’ DI PAESAGGIO
Per la definizione delle unità di paesaggio presenti nel territorio interessato
dal tracciato,riprendendo quanto fatto per la definizione delle unità
ecosistemiche nel capitolo relativo alla componente “ecosistemi” è stata
consultata come base di indagine la cartografia regionale relativa all'uso del
suolo (DUSAF).
Dalla sovrapposizione del tracciato con la carta DUSAF (Carta dell’uso del
suolo) emerge che le categorie di uso del suolo interessate dal tracciato
sono:
 Tessuto residenziale sparso (cod 1123)
Sono così classificati gli spazi caratterizzati dalla presenza significativa
di edifici. Gli edifici, la viabilità e le superfici a copertura artificiale
coesistono con superfici coperte da vegetazione e con suolo nudo, che
occupano in maniera discontinua aree non trascurabili. Gli edifici, la
viabilità e le superfici ricoperte artificialmente coprono dal 10%
all’80%.
 Reti stradali e spazi accessori (cod 1221)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
In questa classe rientrano le aree della rete stradale rappresentate
sulla CTR nonché le loro superfici accessorie (aree di servizio, stazioni,
parcheggi, scarpate, sistemazioni a verde, ecc…). La larghezza minima
considerata è pari a 20 m.
 Parchi e giardini (cod 1411)
In questa classe rientrano gli spazi ricoperti da vegetazione interni al
tessuto urbano. Sono esclusi gli spazi accessori a costruzioni rientranti
in altre classi.
 Oliveti (cod 223)
In questa classe rientrano gli impianti di ulivi destinati alla produzione
di olive.
 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive (cod 2311
 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse
(cod 2312)
In queste classi rientrano le aree con coltivazioni foraggere erbacee
polifite fuori avvicendamento il cui prodotto viene di norma raccolto più
volte nel corso dell’annata agraria previa falciatura.
 Boschi di latifoglie a densità media e alta (cod 31111)
In questa classe rientrano i boschi costituiti da piante di latifoglie,
destinate ad essere allevate ad alto fusto o sottoposte a tagli periodici
più o meno frequenti (cedui semplici e cedui composti). Appartengono
a questa sottoclasse anche i boschi di latifoglie in cui non è
riconoscibile una forma di governo (fustaia - ceduo) prevalente.
 Boschi misti a densità media e alta (cod 31311)
In questa classe rientrano le superfici con presenza di consociazioni di
piante di specie diverse, appartenenti alle conifere ed alle latifoglie ed
in cui non è riconoscibile o definibile una prevalenza dei tipi che li
costituiscono. Le piante possono essere governate sia a ceduo che
allevate ad alto fusto.
 Praterie naturali d'alta quota con presenza di specie arboree ed
arbustive sparse (cod 3212)
In questa classe rientrano le aree con presenza di vegetazione
prevalentemente
di
tipo
erbaceo
o
basso-arbustivo, poste
generalmente al di sopra del limite del bosco.
 Cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed
arboree (cod 3241)
 Cespuglieti in aree agricole abbandonate (cod 3242)
In queste classi rientrano le aree caratterizzate dalla presenza di
vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi. Queste formazioni
possono derivare dalla degradazione della foresta o dalla rinnovazione
della stessa dovuta alla ricolonizzazione di aree non forestali o in
adiacenza ad aree forestali.
Le categorie maggiormente rappresentate nell'area interessata dal tracciato
sono peraltro le sole tre categorie:
 Boschi di latifoglie a densità media e alta (cod 31111);
 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse
(cod 2312);
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive (cod 2311)
Integrando le informazioni desunte dal DUSAF con il PIF Piano di Indirizzo
Forestale della Comunità Montana del Lario Intelvese ; le principali
categorie di uso del suolo e le tipologie di copertura forestale interessate
dall'area del tracciato risultano essere le seguenti:
 Orno-ostrieto
con
funzione
protettiva,
produttiva
o
turistico/produttiva;
 Castagneto con funzione protettiva o produttiva;
 Prato e pascolo;
 Urbanizzato
con netta predominanza delle due sole categorie “orno-ostrieto” e “prato
pascolo”.
La sovrapposizione del tracciato con il PIF della Comunità Montana è
raffigurata nella “Carta delle tipologie forestali”.
Altri ambienti, non compresi nella cartografia DUSAF e del PIF ma di grande
importanza , sono:
- i torrenti attraversati dalla variante e gli annessi ambienti di forra;
- i ghiaioni termolfili;
- le pareti rocciose calcaree.
Queste ultime due tipologie, seppur non direttamente interferite dal tracciato
connotano il paesaggio circostante.
C.9.2.3. DESCRIZIONE DELLE UNITA’ DI PAESAGGIO
Dalle analisi sopra descritte emerge che , escludendo le aree urbanizzate, le
unità di paesaggio presenti nel territorio interessato dall’infrastruttura
sono riconducibili, se si considera l'intero sviluppo del tracciato, alle
seguenti:
 Boschi submontani;
 Arbusteti montani e submontani;
 Prati magri e pingui;
 Torrenti montani e ambienti di forra;
 Ghiaioni termofili;
 Pareti rocciose calcaree;
 Uliveti e muretti a secco.
Nei seguenti paragrafi si descrivono le unità di paesaggio con particolare
riferimento
alle
caratteristiche
vegetazionali determinanti per
la
caratterizzazione del paesaggio.
Boschi submontani
Benché da un punto di vista bioclimatico e fitosociologico sia giustificato
attribuire alle querce il ruolo più significativo all'interno delle cenosi forestali
submontane, nella realtà del territorio comasco solo raramente si incontrano
boschi in cui le querce siano veramente dominanti; generalmente esse sono
infatti largamente sostituite dal Castagno (Castanea sativa) o dal Carpino
nero (Ostrya carpinifolia). La diffusione nei boschi naturali originari di queste
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
due specie, data per certa la loro autoctonia nel territorio, risulterebbe
probabilmente assai inferiore a quella attuale se non fosse intervenuto
l'uomo a favorirle. Il fenomeno della sostituzione della copertura arborea è in
effetti così spinto che il Castagno è oggi la specie arborea dominante sui
terreni acidi, mentre il Carpino nero è quella più frequente su quelli calcarei,
anche se non domina quasi mai in modo esclusivo.
In generale, i boschi submontani sono ambienti più aperti e luminosi rispetto
a quelli montani, con un sottobosco di regola più rigoglioso e ricco di specie.
Se si esclude il caso particolare dei castagneti da frutto, vengono quasi
esclusivamente governati a ceduo: d'altra parte querce, Castagno, Frassino,
aceri, tigli e carpini hanno, chi più chi meno, un'elevata capacità pollonifera.
Sui substrati pedogenetici ricchi di carbonati, l'essenza più frequente è il
Carpino nero; è un albero di modeste dimensioni, talvolta soltanto un
arbusto, termofilo ma non decisamente xerofilo, dotato di elevata capacità
pollonifera e rapida crescita; il legno è ottimo da ardere. Sui terreni calcarei
più superficiali, aridi, piuttosto ripidi, con esposizioni soleggiate, sino a circa
900 m, il Carpino nero partecipa alla formazione degli ostrieti xero-termofili.
Si tratta delle cenosi forestali più termofile del territorio comasco, le quali
più evidentemente manifestano relazioni con la vegetazione e la flora
mediterranee; sono frequenti ovunque affiorano i substrati calcarei o
dolomitici.
Nello strato arboreo si associano al Carpino nero la Roverella (Quercus
pubescens) la più xerofila e termofila tra le querce caducifoglie, l'Orniello
(Fraxinus ornus) e il Maggiociondolo (Laburnum anagyroides). La copertura
non è mai molto fitta, anzi sovente lascia ampi spazi liberi, per cui il
sottobosco è luminoso, molto ricco di arbusti e cespugli, tra i quali
ricordiamo in particolare la Lentaggine (Viburnum lantana), il Ligustro
(Ligustrum vulgare), il Pero corvino (Amelanchier ovalis), il Corniolo (Cornus
mas); anche il Nocciolo (Corylus avellana), specie assolutamente ubiquitaria,
è frequente.
Boschi radi a carpino nero ed orniello
Si tratta di formazioni boschive rade, tendenzialmente xerofile ovvero adatte
a vivere in condizioni di carenza d’acqua, interpretabili come boschi di
colonizzazione, che rappresentano le fasi precoci di evoluzione delle
formazioni a carpino nero (Ostrya carpinifoila). In queste situazioni lo strato
arbustivo è particolarmente ricco, e può essere composto anche da specie
arboree con portamento arbustivo. Nello strato arbustivo è molto frequante
il nocciolo (Corylus avellana).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.3 Bosco ceduo di carpino e orniello (orno-ostrieto)
Boschi misti con presenza di castagno
Date le esigenze ecologiche del castagno ed il chimismo di base delle rocce, i
boschi di castagno sono presenti solamente nelle aree dove lo sviluppo dei
processi pedogenetici consente la presenza di suoli relativamente
decarbonatati. Queste formazioni boschive di impianto sono generalmente in
condizioni di abbandono colturale, in via di lenta trasformazione verso le
formazioni forestali originarie. Questa dinamica è testimoniata dalla
presenza di specie arboree quali il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e di uno
strato arbustivo sviluppato, che veniva rimosso nelle selve castanili da frutto
in produzione. Localmente si possono rinvenire querceti mesofili a rovere
(Quercus petraea).
Questi boschi sono identificati anche come habitat di interesse comunitario
denominato “9260 Foreste di Castanea sativa”.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.4 Castagneto da frutto in fase di abbandono
Arbusteti montani e submontani
Gli arbusteti possono essere cenosi a carattere transitorio oppure
permanente. Nel primo caso si tratta di uno stadio dinamico della
vegetazione che può evolversi in tempi più o meno rapidi (dell'ordine di
qualche decennio) verso le cenosi più complesse di foresta; nel secondo caso
esistono fattori ecologici (povertà del suolo, erosione, incendi) che
impediscono l'ulteriore evoluzione della copertura vegetale verso cenosi
boschive, mantenendola in permanenza in uno stadio pioniero.
La Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) è piuttosto diffusa nell'orizzonte
montano sui substrati silicei, dove colonizza le radure dei boschi acidofili, ma
soprattutto è attiva nella riconquista dei pascoli abbandonati (soprattutto dei
nardeti). Tipicamente ad essa si accompagnano altra due specie pioniere: il
Brugo (Calluna vulgaris) e la Felce aquilina (Pteridium aquilinum), che
talvolta può formare estesi popolamenti quasi puri. La Ginestra, come tutte
le leguminose, è specie miglioratrice del suolo, che arricchisce di azoto,
favorendo l'insediamento delle specie arboree più eliofile, quali il Pioppo
tremulo (Populus tremula) il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e la
Betulla (Betula pendula). Un'altra specie che spesso costituisce arbusteti
estesi è il Nocciolo (Corylus avellana), su suoli più fertili e non acidi, anche
su rocce calcaree.
Arbusteti radi xerofili
I boschi a carpino più radi, in cui anche il carpino nero e la roverella
presentano portamento arbustivo, sono classificabili come arbusteti a Pero
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
corvino e Citiso. Rappresentano formazioni termoxerofile in cui la
composizione dello strato erbaceo è comune a quella degli altri ostrieti, ma
con una particolare abbondanza di specie esigenti dal punto di vista termico.
Arbusteti basifili misti dell'orizzonte montano
Queste formazioni sono presenti generalmente come aspetti degradati di
formazioni forestali eccessivamente sfruttate o come fasi di ricolonizzazione
di prati e pascoli abbandonati. Fisionomicamente hanno l’aspetto di
formazioni arbustive con sparsi alberi ed uno strato erbaceo ben sviluppato,
caratterizzato da specie termo-xerofile.
Prati magri e pingui
Le praterie degli ambienti montano e submontano sono formazioni vegetali
create e mantenute, direttamente o indirettamente, dall'attività umana. Le
specie che le compongono sono però normalmente spontanee, possono
dunque essere definite biocenosi semi-naturali. Senza l'intervento antropico,
queste biocenosi verrebbero rapidamente invase dalla vegetazione
arbustiva, seguita poi da quella forestale. A seconda dell'intensità
dell'intervento umano si usa distinguere tra “prati magri” e “prati pingui”,
con una serie di situazioni intermedie.
I prati magri furono certamente i primi tipi di prateria utilizzati dall'uomo, il
cui intervento si limitò dapprima alla semplice rimozione del bosco e a un
utilizzo molto estensivo delle cotiche erbose tramite il pascolo brado. Solo in
tempi relativamente recenti la conduzione di molte di queste superfici
divenne via via più intensiva, con lo sfalcio regolare e la concimazione,
pratiche che le fecero evolvere in prati pingui, fisionomicamente e
soprattutto floristicamente ben distinti da quelli magri.
Sui substrati calcarei e dolomitici le praterie sono rappresentate dai seslerieti
e dai brometi, caratterizzati dalla presenza della Sesleria (Sesleria varia) e
della endemica Carice insubrica (Carex austroalpina). I prati magri per
eccellenza sono i brometi, biocenosi derivate perlopiù dalla rimozione di
boschi a Roverella e Carpino nero, che devono il nome alla graminacea
Bromus erectus, la specie generalmente dominante. Si tratta di cenosi di
grande interesse naturalistico, in assoluto tra le più ricche di specie di tutto il
territorio comasco, tra cui una serie di magnifiche orchidee. I principali
fattori antropici determinanti nella conservazione di queste vegetazioni
(pascolo e sfalcio occasionale) sono in generale regresso in tutto il territorio,
per cui i brometi vanno riducendo la loro estensione.
Praterie mesofile a bromo
Praterie che trovano la massima espressione nel piano collinare e
submontano, in modo particolare nelle posizioni di espluvio dei versanti
esposti verso sud. Si insediano in situazioni di suolo sottile, che non
consente lo sviluppo di formazioni forestali, o sono presenti come fasi
fisionomiche durature, derivanti dalla degradazione di tipologie vegetazionali
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
più complesse.Tali praterie sono riconosciute anche come habitat di
interesse comunitario denominato “6210 Formazioni erbose secche
seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo”.
Figura C.5 - Prato arido
Prati e prato-pascoli
Generalmente i prati da fieno sono caratterizzati da buone foraggere, quali
Arrhenatherum elatior (avena maggiore) e da un insieme floristico
selezionato dalle pratiche di sfalcio e concimazione.
Le aree attualmente non coltivate ed in via di inarbustimento presentano
essenze arbustive rientranti nell’ambito degli arbusteti montani a Berberis.
Torrenti montani e ambienti di forra
I torrenti ed gli impluvii che dai monti del Comasco scendono a valle verso il
Lario costituiscono un ambiente molto peculiare, in quanto ricchi di forme di
vita molto specializzate.
Gli ambienti torrentizi sono caratterizzati da rapide e imponenti escursioni di
portata, i cui valori medi sono molto variabili; nascono dai rilievi prealpini
che incorniciano il lago e vi confluiscono con pendenze molto accentuate. Ciò
determina velocità di corrente molto elevate, che esercita una violenta
azione erosiva sull'intera sezione dell'alveo che risulta dunque costituita in
prevalenza da materiali grossolani, caratterizzati da forte mobilità.
Anche le sponde ed il greto di questi ambienti, se intatti e non deturpati da
manufatti legati a sistemazioni idraulico-forestali degli alvei talvolta inutili,
sono popolate da specie particolari.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nell'ambito della provincia di Como i torrenti si inseriscono spesso in
ambienti di forra; la peculiarità geomorfologica di questi ambienti, incisioni
strette e profonde, si riflette sulla loro composizione biologica. In questi
ambienti le comunità vegetali si manifestano con aspetti notevolmente
diversi rispetto al territorio circostante; molte specie che compaiono come
essenze sporadiche nei boschi montani e submontani diventano qui le
principali, come ad esempio l'Acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'Olmo
montano (Ulmus glabra), il Tiglio nostrano (Tilia platyphillos), il Frassino
(Fraxinus excelsior) e l'Ontano bianco (Alnus incana). Lo strato erbaceo è
caratterizzato da specie esigenti, indicatrici di suoli freschi e ricchi di
nutrienti; le forre a più bassa quota, tipicamente ubicate nei pressi del lago,
ove la temperatura è particolarmente mite, ospitano anche specie termofile
come l'Agrifoglio (Ilex aquifolium) e il Tasso (Taxus baccata).
Figura C.6 Vegetazione di forra
Ghiaioni mediterranei termofili
Si tratta delle aree aperte localizzate a monte di Spurano, ovvero aree
detritiche con copertura vegetale discontinua di transizione localizzate tra le
sovrastanti pareti calcaree e i boschi presenti più a valle.
La vegetazione più caratteristica dei ghiaioni inconsolidati del piano montano
fa riferimento alle associazioni a Calamagrostis. A livello fisionomico questa
graminacea si presenta dominante, ed è accompagnata generalmente da
poche altre specie. Tipicamente questa formazione è di tipo pioniero, e
colonizza rapidamente le aree detritiche a clasti di dimensioni medio-fini,
non soggette a forte instabilità.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Questo particolare ambiente è riconoscito anche come habitat di interesse
comunitario con la denominazione “habitat “8130 Ghiaioni del Mediterraneo
occidentale e termofili”.
Figura C.7 - Area a ghiaioni con pareti rocciose sovrastanti
Pareti rocciose calcaree
Le pareti rocciose caratterizzano tutte le aree del tracciato a cielo aperto che
sono state sottoposte a indagine, pur rimanendo ad una certa distanza (non
vi sono interferenze dirette), a monte del tracciato, nel tratto da Sala
Comacina a Spurano e da Mezzegra a Bonzanigo, e interessando i due lati
della valle del torrente Perlana.
La vegetazione è caratterizzata da popolamenti discontinui, con le piante che
si insediano nelle fessure o negli anfratti presenti. Assume notevole
importanza l'esposizione della rupe, la sua pendenza e la disponibilità di
acqua.
Specie caratteristiche sono Potentilla caulescens, Primula auricola, Telekia
speciosissima, quest'ultima rappresentante del contingente di specie
endemiche insubriche che sono frequenti negli ambienti rocciosi dell’area.
Dal punto di vista tassonomico questa vegetazione generalmente
corrisponde al Potentillo-Hieracietum humilis, che trova la sua maggiore
espressione nell’orizzonte montano e subalpino delle prealpi calcaree,
mentre a quote inferiori è presente con aspetti meno tipici.
Questo tipo di ambiente è riconosciuto anche come habitat di interesse
comunitario denominato “8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica”.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.8 – Pareti rocciose (tratto Mezzegra-Bonzanigo)
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C9 – Pareti rocciose (Val Perlana)
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.10 - Vegetazione rupestre
Figura C.11 - Ambienti rupestri carsificati, con presenza di grotte
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Uliveti e muretti a secco
Nel tratto a cielo aperto nei pressi di Spurano si trovano terrazzamenti
realizzati con muretti a secco per la coltivazione dell’ulivo; si tratta di
ambienti di origine antropica di particolare interesse anche dal punto di vista
storico-paesaggistico. Per la costruzione di questi manufatti i massi, di forma
diversa e irregolare, vengono accatastati gli uni sugli altri, con terra di
riempimento per le cavità più consistenti, ma senza ulteriori materiali
riempitivi. Il tipo di interferenza dell’opera con tale ambiente è da intendersi
diretto e permanente.
Figura C.34 – Terrazzamenti per la coltivazione dell’ulivo formati da
muretti a secco
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Figura C.34 Muretti a secco lungo il futuro tracciato a cielo aperto nei
pressi di Spurano
C.9.2.4. INDIVIDUAZIONE DELLE UNITA’ DI PAESAGGIO LUNGO IL TRACCIATO
Nell'intento di individuare le unità di paesaggiopresenti lungo il tracciato di
progetto, innanzitutto va evidenziato che le zone potenzialmente più esposte
ad un disturbo legato alla realizzazione del progetto di variante sono
indubbiamente quelle interessate dai tratti a cielo aperto del tracciato. Essi
intersecano ambienti riconducibili essenzialmente alle unità ecosistemiche
quali “Prati magri e pingui”, “Boschi submontani”, “Oliveti”, “Arbusteti
montani e submontani” e “Torrenti montani e ambienti di forra”.
La tabella seguente indica per ciascuna unità la sua posizione lungo il
tracciato.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
ID
A
Ambiente
TORRENTI
MONTANIAMBIENTI
FORRA
N
1
DI
2
3
4
5
1
B
AMBIENTI
BOSCHI ED
ARBUSTETI
SUBMONTANI
2
3
4
C
PRATERIE
MAGRE DA
FIENO A BASSA
ALTITUDINE,
GHIAIONI
MEDITERRANEI
1
2
3
1
D
PARETI
ROCCIOSE
2
3
F
ULIVETI E
MURETTI A
SECCO
1
Aree sensibili
viadotto di superamento del
torrente
Valle
dei
Ronchi
all’uscita
della
Galleria
Comacina
viadotto di superamento del
torrente Premonte in comune di
Sala Comacina
viadotto di superamento del
torrente Perlana (tra galleria
Perlana 1 e Perlana 2)
viadotto di superamento del
torrente Azzano in Località
Mezzegra
tratto a cielo aperto a ridosso
del torrente Bolvedro in Località
Mezzegra
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Sala Comacina
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto nei pressi
dell'attraversamento del
torrente Perlana
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Mezzegra
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto a monte
dell'abitato di Mezzegra
a monte dell’abitato di Sala
Comacina
a
monte
dell’abitato
di
Mezzegra
Valle Perlana
muretti a secco e impianti di
ulivo, sopra Spurano
Localizzazione
km 2325-2375
km 2700-2760
km 3775-3825
km 6050-6100
km 6700-6800
km 2325-2800
km 3000-3175
km 3755-3832
km 5850-6000
km 6080-6120
km 2800-3000
km 3900-2100
km
km
km
km
6000-6080
6120-6345
2750-3000
3100-3600
km 5800-6800
km 3775-3825
km 3900-2100
Tabella C.1 – Distribuzione delle unità di paesaggio lungo il tracciato nei
tratti a cielo aperto
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.9.2.5. ELABORATI GRAFICI DI SUPPORTO




Carta
Carta
Carta
Carta
dell’uso del suolo in scala 1:25.000;
degli habitat in scala 1:25.000;
degli ecosistemi in scala 1:25.000;
delle aree protette in scala 1:50.000.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.10. STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE
Per le analisi relative alla componente salute pubblica si rimanda all’allegato
alla presente relazione denominato “Componente salute pubblica”.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D. IMPATTI AMBIENTALI
D.1. SCELTA DELL’ALTERNATIVA DI TRACCIATO
In questo capitolo si mettono a confronto, per le due alternative progettuali
(tracciato A e tracciato B) le analisi degli impatti sull’ambiente, riportando
una sintesi di quanto già analizzato in fase di progettazione prleiminare nello
studio di prefattibilità ambientale.
L’analisi ed il confronto degli impatti sono stati effettuati studiando l’area
direttamente interessata dalle due ipotesi progettuali alla scala del sito, in
modo da individuare le principali interferenze con le diverse componenti.
La valutazione dell’intensità degli impatti è stata fatta tenendo in
considerazione sia la sensibilità dell’ambiente interferito che le
caratteristiche dei progetti ed attribuendo un grado di impatto per ciascuna
componente articolato in 6 livelli:
impatto negativo alto;
impatto negativo medio;
impatto negativo basso;
impatto negativo molto basso;
impatto nullo;
impatto positivo.
Le componenti ambientali indagate hanno riguardato sia il sistema naturale
biotico (Vegetazione e flora, Fauna, Ecosistemi) sia quello abiotico (acque
superficiali e acque sotterranee) sia quello antropico (Paesaggio, Atmosfera,
Rumore).
D.1.1ATMOSFERA
La valutazione dell’alternativa di tracciato è stata effettuata nello studio di
prefattibilità ambientale.
Le possibili alternative sono due: i tracciati A e B.
L’alternativa di tracciato A presenta una minore velocità di percorrenza (70
km/h) e l’assenza di interconnessioni intermedie, con uno sviluppo di circa
9.3 km in gran parte in galleria (circa 7.5 km).
L’alternativa B presenta una doppia galleria che copre la quasi totale
lunghezza del tracciato e maggiore velocità di percorrenza (90 km/h), con
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
una interconnessione intermedia tra la variante e la SS340. Il tracciato B ha
una lunghezza di circa 11.2 km.
La comparazione si è svolta con l’analisi del bilancio emissivo nelle due
alternative. L’area d’influenza dell’opera è stata distinta in due ambiti: quello
ampio dell’area di studio (comprendente quasi 1'250 km di strade) e quello
più ristretto dell’area d’intervento, identificato dai 7 comuni interessati
dall’opera in progetto.
Relativamente all’area d’intervento l’alternativa A attrae meno mezzi rispetto
all’alternativa B e questo si ripercuote in una minore incidenza in termini di
pressioni sull’area di intervento, effetto rafforzato dalla lunghezza inferiore
del tracciato A.
Il tracciato B si colloca in posizione più prossima al lago ma il tracciato è per
quasi la sua totalità in galleria; i recettori coinvolti nel progetto saranno in
numero inferiore rispetto al tracciato A anche se sarà importante valutare
l’effetto degli sbocchi, in quanto si concentreranno grossi quantitativi di
inquinanti accumulatisi all’interno delle gallerie.
Il tracciato A, avendo tratti maggiori a cielo aperto, coinvolgerà un maggiore
numero di recettori, per contro, gallerie più brevi avranno effetti minori ai
portali.
In entrambi i casi l’effetto di riduzione della pressione di inquinanti sui centri
abitati, attraversati dalla SS340, sarà comunque maggiore degli impatti
causati nei tratti a cielo aperto in zone poco densamente abitate.
Si riporta il giudizio in fase di studio di prefattibilità ambientale per la
componente atmosfera:
- Tracciato A impatto basso;
- Tracciato B impatto molto basso.
D.1.2RUMORE
Nell’ambito dello studio di prefattibilità ambientale, si evidenzia come per
entrambe le ipotesi progettuali (TRACCIATO A E TRACCIATO B) la maggior
parte del traffico che passa attraverso i centri abitati lungo la costa del lago
verrebbe spostato all’esterno, con un sensibile abbassamento sia dei ricettori
interessati che dei livelli sonori. Complessivamente quindi, l’impatto sulla
componente rumore avrebbe sostanzialmente un effetto positivo per
entrambe i tracciati. Analizzando i tracciati più nel dettaglio (a livello locale
per quanto concerne i tratti a cielo aperto) si può desumere che, il tracciato
A , avente tratti a cileo aperto con maggior lunghezza, interferirebbe con un
numero maggiore di ricettori rispetto al tracciato B che invece ha un
percorso prevalentemente in galleria. In virtù di queste considerazioni si
valuta l’impatto basso per quanto riguarda il tracciato A e molto basso per
quanto concerne il tracciato B.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.1.3ACQUE SOTTERRANEE
Il principale potenziale impatto sulla componente acque sotterranee per le
infrastrutture lineari di questo tipo (che prevedono lunghi tratti in galleria) è
dato dall’ inquinamento delle acque di falda conseguente alla realizzazione
delle gallerie e delle fondazioni indirette (pali e diaframmi) dei principali
manufatti quali, nel caso specifico, i viadotti per sorpassare i corsi d’acqua.
Il territorio interferito da entrambe le ipotesi progettuali è caratterizzato da
una particolare sensibilità crescente in funzione della permeabilità della
roccia attraversata (Zone di vulnerabilità intrinseca alta, elevata ed
estremamente elevata dell’acquifero superficiale).
In considerazione del fatto che non ci sono differenze dal punto di vista della
vulnerabilità della falda del territorio interferito dalle due ipotesi progettuali,
la valutazione comparativa di questo tipo di impatto è stata fatta pertanto
attraverso una quantificazione della lunghezza dei tratti in galleria e del
numero delle opere d’arte.
TRACCIATO A
Numero complessivo viadotti:
n.
3 (Premonte, Perlana, Azzano)
Lunghezza dei tratti in galleria
Km. 7,825.
L’impatto potenziale è da considerarsi negativo di media entità.
TRACCIATO B
Numero complessivo viadotti:
n.
3 (Ronchi, Perlana-attraversamento
della valle, Perlana- riconnessione con la viabilità esistente).
Lunghezza dei tratti in galleria
Km. 8,891
L’impatto potenziale è da considerarsi negativo alto.
D.1.4ACQUE SUPERFICIALI
I due tracciati ipotizzati si differenziano essenzialmente per la diversa
estensione dei tratti in galleria, che si riflettono nella necessità di
considerare i pro e contro della presenza di gallerie.
SOLUZIONE A
Nell’ipotesi A si prevede l’attraversamento su viadotto di 5 corsi d’acqua
(seppur per lo più a natura temporanea o con portate esigue che rendono
agevole la costruzione di viadotti): torrenti Valle dei Ronchi, Premonte,
Perlana Azzano e Bolvedro.
La maggiore estensione di tracciato stradale esposto dovrà essere inoltre
considerato per gli scarichi delle acque di prima pioggia dovute al
dilavamento stradale, sia in fase di cantiere che di esercizio.
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo e permanente di media
entità.
SOLUZIONE B
Nel caso dell’ipotesi B i viadotti sono soltanto 3 (Valle di Ronchi, T. Premonte
e Perlana), peraltro con maggiore interessamento delle sponde del T.
Perlana per la realizzazione dello svincolo di uscita in Val Perlana.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La minore estensione di tracciato esposto comporterà l’assenza di impatti
dovuti al dilavamento stradale in corrispondenza del reticolo idrico interferito
dall’ipotesi A.
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo e permanente di modesta
entità.
D.1.5VEGETAZIONE E FLORA
Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali non si osserva una sostanziale
differenziazione qualitativa rispetto alle due ipotesi A e B di progetto in
quanto gli ambienti interessati sono simili.
L’unica differenza significativa è lo svincolo posto in Val Perlana, previsto
solo da uno dei progetti (soluzione B), che compromette la vegetazione
ripariale posta nel tratto terminale del torrente.
Tra i due progetti si osserva principalmente una differenza a livello
quantitativo, in quanto il progetto attualmente in corso di progettazione
definitiva vede un tratto maggiore di strada scoperta rispetto al tracciato
alternativo. Questa differenza è parzialmente compensata dalla mancanza
dello svincolo intermedio in Val Perlana.
Un ulteriore parametro di valutazione per il confronto delle alternative è
stato il “consumo di suolo”, indicatore sintetico fortemente utilizzato per
monitorare
gli
impatti
provocati
dall’espansione
urbanistica
e
dall’infrastrutturazione del territorio lombardo.
SOLUZIONE A
Consumo di suolo calcolato (superficie tratti a cielo aperto): ca. 55.000 mq.
Il consumo di suolo definitivo del progetto, comprensivo delle aree utilizzate
per la cantieristica e per le opere di mitigazione e compensazione è:
•
bosco ceduo 79.910 mq;
•
prato 29.194 mq;
•
uliveto 860 mq;
•
parco privato 8.890 mq.
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di entità media. Vengono
interessati habitat di interesse comunitario, al di fuori di aree protette e della
rete Natura 2000.
SOLUZIONE B
Consumo di suolo calcolato (superficie tratti a cielo aperto) 14.069 mq.
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di entità bassa. Vengono
interessati habitat di interesse comunitario, al di fuori di aree protette e della
rete Natura 2000, ma le superfici sottratte sono inferiori rispetto al caso
precedente.
D.1.6FAUNA
I tracciati relativi alle due soluzioni A e B considerate non si differenziano in
maniera sostanziale sotto l'aspetto degli ambienti interessati, pertanto anche
gli eventuali impatti si potrebbero ripercuotere in modo analogo sulle specie
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
precedentemente illustrate. È possibile evidenziare che gli impatti più
considerevoli potrebbero ripercuotersi su specie ornitiche appartenenti al
gruppo dei rapaci diurni e notturni, sui chirotteri e su specie di anfibi e rettili,
estremamente vulnerabili alle fasi di cantiere.
Sottrazione diretta di habitat faunistici
Per le cenosi faunistiche, la sottrazione di superficie e della corrispondente
copertura vegetale rappresenta un impatto primario dal carattere
permanente.
Anche in questo caso, la valutazione dell’impatto è stata fatta attraverso la
quantificazione del consumo di suolo da parte del sedime stradale dei tratti a
cielo aperto, che corrisponde in linea di massima alla sottrazione di
superficie vegetata e quindi di habitat faunistici.
SOLUZIONE A
Consumo di suolo calcolato (superficie tratti a cielo aperto): ca. 55.000 mq.
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di bassa entità.
SOLUZIONE B
Consumo di suolo calcolato (superficie tratti a cielo aperto) 14.069 mq
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di entità molto bassa.
Interferenze con gli spostamenti della fauna e rischio di mortalità
per collisioni
La frammentazione dell’ambiente causata dall’ostacolo del nuovo sedime
stradale nei tratti a cielo aperto coinvolge soprattutto le specie terrestri
come mammiferi, anfibi, rettili e parzialmente anche la fauna acquatica
(fauna bentica in corrispondenza dei corsi d’acqua attraversati). Tutte le
specie terrestri possono inoltre rimanere vittime del traffico durante
l’attraversamento della strada.
Per la classe degli uccelli, l’evento è sovente collegato a condizioni
particolari: animali giovani e condizioni meteorologiche che riducono la
visibilità.
Entrambe le soluzioni si posizionano all’interno di un’area prevalentemente
agricola e quindi in parte già antropizzata, in cui si spostano mammiferi di
piccola-media taglia legati all’ambiente rurale. La vicinanza di aree di
maggior pregio naturalistico e valenza ecologica (aree boscate e vegetazione
di forra nelle valli) aumenta la sensibilità faunistica della zona.
Per la valutazione di questo tipo di impatto si è utilizzato come parametro di
confronto la lunghezza dei due tracciati nei tratti a cielo aperto, partendo dal
presupposto che nel contesto omogeneo oggetto dello studio, al di là della
larghezza dell’ingombro stradale, un tracciato più lungo comporta maggiori
interferenze ai movimenti della fauna.
SOLUZIONE A
Lunghezza dei tratti a cielo aperto: Km 2,5
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di bassa entità.
SOLUZIONE B
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Lunghezza dei tratti a cielo aperto: Km 1,734
L’impatto complessivo è da considerarsi negativo di entità molto bassa.
D.1.7ECOSISTEMI
CONFRONTO CON LA RER
La figura seguente illustra gli ambiti della RER interessati dai due tracciati
proposti in cui non emergono sostanziali differenze relativamente alle
possibili interazioni delle due Soluzioni con gli ambiti intercettati, dal
momento che in entrambi i casi sono ampiamente coinvolti elementi di primo
e di secondo livello della RER.
Figura C.1 - In blu il tracciato della variante relativa alla Soluzione A,
in rosso il tracciato della variante relativa alla Soluzione B con uscita
intermedia in Val Perlana; in arancio e in giallo gli ambiti della Rete
Ecologica Regionale.
CONFRONTO CON LA REP
Si ritiene pertanto opportuno effettuare un approfondimento di maggior
dettaglio nell’ambito dell’interazione dei singoli tracciati con la Rete Ecologica
provinciale (REP).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Soluzione A
Il tracciato relativo alla Soluzione A, proposta dalla Provincia di Como, lungo
il suo svolgimento intercetta due tipologie di ambiti di rete ecologica:
Ambiti di massima naturalità, definite nel PTCP quali aree di più
elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano;
Sorgenti di biodiversità di secondo livello (Core Areas), definite quali
aree caratterizzate da valori medi di biodiversità e da ecomosaici continui;
fungono da nuclei secondari di diffusione delle popolazioni di organismi
viventi elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui.
Si tratta di due “elementi costitutivi fondamentali” della REP, caratterizzati
dai livelli più elevati di valore biologico e ruolo funzionale.
Figura 4.6.2 - Soluzione A. In blu il tracciato della variante, in verde
gli ambiti della Rete Ecologica Provinciale.
In dettaglio, il tracciato interessa un ambito “Sorgente di biodiversità di
secondo livello” lungo quasi tutto il suo svolgimento nei comuni di Colonno,
Sala Comacina, Ossuccio, Lenno e Mezzegra.
In comune di Colonno il tracciato ricade quasi completamente nell'ambito di
rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello” e si svolge per lo più in
galleria, il che in linea ipotetica preserva dalla frammentazione degli
ecosistemi e dalla creazione di barriere artificiali; l’impatto maggiore
potrebbe quindi derivare non tanto dalla fase di esercizio, per la quale si
possono prevedere opportune mitigazioni, quanto dalla fase di cantiere che,
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
per quanto temporanea, comporta notevole disturbo sia sotto il profilo del
rumore e delle polveri generate dai mezzi di cantiere, sia del trasporto e del
deposito del materiale di escavazione.
La prima porzione del tratto in comune di Sala Comacina, pur ricadendo
nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello”, è previsto in
galleria: anche in questo caso non dovrebbe quindi comportare
frammentazione degli ecosistemi e creazione di barriere artificiali.
La seconda porzione del tratto in comune di Sala Comacina ricade
nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello”, ed è
costituito da un tratto di strada a cielo aperto, compreso tra la Valle dei
Ronchi e la Valle Premonte. La Valle dei Ronchi è attraversata tramite un
ponte mentre la Valle Premonte con un viadotto, manufatti che consentono
di mitigare la frammentazione della
Il tratto compreso in Località Ossuccio si sviluppa interamente all'interno
dell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di secondo livello” ed è previsto
in parte a cielo aperto (in continuazione con il tratto prima del viadotto sulla
Valle Premonte) ed in parte in galleria (a partire da sopra la frazione di
Spurano).
Il tratto a cielo aperto costituisce una barriera artificiale alla connettività
ecosistemica, e si dovranno pertanto prevedere opportune misure di
mitigazione.
Il tracciato prosegue in galleria fino al viadotto sulla Val Perlana, posta al
confine tra Ossuccio e Lenno, per poi continuare fino al viadotto sul torrente
Pola, al confine tra Lenno e Mezzegra. Queste due valli sono elementi
delicati, in termini di possibile interruzione della continuità ecosistemica.
Il tracciato prosegue quindi interamente all'interno dell'ambito di rete
“Sorgente di biodiversità di primo livello” attraversando la Località Mezzegra
con un primo tratto in galleria seguito da un tratto a cielo aperto di circa 1
km di lunghezza, intervallato da un viadotto sul torrente Azzano e da una
breve galleria artificiale.
Il tratto a cielo aperto termina poi all'altezza del torrente Bolvedro, dove
inizia il tratto in galleria più lungo dell'intero tracciato proposto.
Il lungo tratto in galleria previsto dalla Soluzione A si sviluppa per una
lunghezza di circa 2,7 km attraverso i comuni di Tremezzo e Griante. Nella
sua prima porzione il tracciato interessa l'ambito di rete “Sorgente di
biodiversità di primo livello” quindi, superata la valle del torrente Bolvedro,
interessa invece la tipologia di ambito di REP caratterizzata dal massimo
valore biologico ed ecologico, “Ambito di massima naturalità”. L'ultima
porzione di tracciato in galleria, compresa nel comune di Griante, ha uno
svolgimento molto simile e quello previsto dalla Soluzione B, interessando
per il primo tratto un ambito di REP “Sorgente di biodiversità di primo
livello”, mentre nella sua ultima porzione interessa quasi esclusivamente
un'area non ricadente in rete, in quanto già antropizzata.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Soluzione B
Il tracciato relativo alla Soluzione B, proposta da ANAS, lungo il suo
svolgimento intercetta le stesse due tipologie di ambiti di rete interferite
dalla soluzione A:
Ambiti di massima naturalità, definite nel PTCP quali aree di più
elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano;
Sorgenti di biodiversità di secondo livello (Core Areas), definite quali
aree caratterizzate da valori medi di biodiversità e da ecomosaici continui;
fungono da nuclei secondari di diffusione delle popolazioni di organismi
viventi elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui.
Si tratta di due “elementi costitutivi fondamentali” della REP, caratterizzati
dai livelli più elevati di valore biologico e ruolo funzionale.
Figura C.2 - Soluzione B. In rosso il tracciato della variante, in verde
gli ambiti della Rete Ecologica Provinciale.
In dettaglio, il tracciato interessa un ambito “Sorgente di biodiversità di
primo livello” nella prima porzione, che comprende i tratti ricadenti nei
comuni di Colonno, Sala Comacina e parte del tratto ricadente in Località di
Ossuccio.
In comune di Colonno il tracciato ricade quasi completamente nell'ambito di
rete “Sorgente di biodiversità di primo livello” e si svolge per lo più in
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
galleria, il che in linea ipotetica preserva dalla frammentazione degli
ecosistemi e dalla creazione di barriere artificiali; l’impatto maggiore
potrebbe quindi derivare non tanto dalla fase di esercizio, per la quale si
possono prevedere opportune mitigazioni, quanto dalla fase di cantiere che,
per quanto temporanea, comporta notevole disturbo sia sotto il profilo del
rumore e delle polveri generate dai mezzi di cantiere, sia del trasporto e del
deposito del materiale di escavazione.
La prima porzione del tratto a monte dell'abitato di Sala Comacina, pur
ricadendo nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di primo livello”, è
previsto in galleria, anche in questo caso non dovrebbe quindi comportare
frammentazione degli ecosistemi e creazione di barriere artificiali.
La seconda porzione del tratto a monte dell'abitato di Sala Comacina ricade
anch'esso nell'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di primo livello”, ed è
costituito da un viadotto sulla Valle dei Ronchi seguito da un tratto di strada
a cielo aperto, nuovamente seguito da un viadotto sulla Valle Premonte.
Questi elementi
costituiscono
barriere
artificiali
alla
connettività
ecosistemica, e dovranno pertanto prevedere essere opportune misure di
mitigazione.
Il tratto compreso in Località Ossuccio si sviluppa in gran parte in galleria,
senza quindi comportare in fase di esercizio particolari problematicità in
termini di frammentazione ecosistemica.
Il tracciato interessa l'ambito di rete “Sorgente di biodiversità di primo
livello” solo nella sua prima porzione, mentre nella seconda interessa una
porzione di territorio non ricadente in rete ecologica in quanto già
notevolmente antropizzata.
In comune di Tremezzina, in corrispondenza della Val Perlana, la Soluzione B
prevede uno svincolo sulla scarpata del torrente Perlana, costituito
principalmente da tratti su viadotto ed a cielo aperto, ma con anche una
breve porzione in galleria. Lo svincolo confluirebbe sulla strada statale 340
Regina (SS 340) a ridosso dei nuclei di Isola e di Campo.
La porzione di tracciato che interessa i comuni di Lenno, Mezzegra e
Tremezzo è interamente prevista in galleria, senza soluzione di continuità
fino al termine del tracciato, nel comune di Griante, per una lunghezza di più
di 5 km.
La prima porzione di galleria si sviluppa in Località Lenno, e non interessa
ambiti di rete in quanto interseca un'area notevolmente antropizzata ed
edificata; il tratto di galleria che attraversa la Val Pola sviluppandosi poi in
Località Mezzegra interessa invece l'ambito di rete “Sorgente di biodiversità
di primo livello”.
Il tracciato in galleria che attraversa la valle del Torrente Bolvedro e si
sviluppa successivamente in Località Tremezzo, interessa invece la tipologia
di ambito di REP caratterizzata dal massimo valore biologico ed ecologico,
“Ambito di massima naturalità”.
L'ultima porzione di tracciato in galleria, compresa nel comune di Griante,
interessa invece per il primo tratto un ambito di REP “Sorgente di
biodiversità di primo livello”, mentre nella sua ultima porzione interessa
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
quasi esclusivamente un'area non ricadente in rete, in quanto già
antropizzata.
Il tracciato proposto si conclude infine con un breve tratto di strada a cielo
aperto, che si riconnette sull'asse della strada statale 340 Regina (SS 340).
Considerazioni finali
Dalle analisi effettuate, sotto l'aspetto della Rete Ecologica Provinciale, la
soluzione A ed il tracciato che prevede un'uscita intermedia in Val Perlana
(soluzione B), lungo il loro svolgimento intercettano le medesime due
tipologie di ambiti di rete:
Ambiti di massima naturalità, definite nel PTCP quali aree di più
elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano;
Sorgenti di biodiversità di primo livello (Core Areas), definite quali aree
caratterizzate da elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui; nuclei
primari di diffusione delle popolazioni di organismi viventi.
Si tratta di due “elementi costitutivi fondamentali” della REP, caratterizzati
dai livelli più elevati di valore biologico e ruolo funzionale.
Gli Ambiti di massima naturalità interessati sono di fatto però attraversati
esclusivamente da tratti in galleria, evitando pertanto la creazione di
barriere artificiali e preservando gli ecosistemi dalla frammentazione.
Gli ambiti Sorgenti di biodiversità di primo livello (Core Areas) sono invece
interessati in misura decisamente superiore in entrambi i tracciati
considerati, sia con tratti in galleria, sia con tratti a cielo aperto, sia con
ponti e/o viadotti in corrispondenza dei corsi d'acqua intercettati. L'unico
elemento che differenzia in misura sostanziale il tracciato che prevede lo
sbocco in Val Perlana da quello che non lo prevede, consiste nel tratto in
comune di Tremezzina in corrispondenza della Val Perlana, laddove la
seconda soluzione prevede uno svincolo sulla scarpata del torrente Perlana,
costituito principalmente da tratti su viadotto ed a cielo aperto, con anche
una breve porzione in galleria. Lo svincolo confluirebbe sulla strada statale
340 Regina (SS 340), a ridosso dei nuclei di Isola e di Campo.
Per quanto riguarda questo tratto, la soluzione relativa al tracciato A sembra
rispondere meglio alle istanze naturalistiche, in quanto si sviluppa quasi
interamente in galleria mentre l'ipotesi di realizzazione di uno svincolo,
principalmente su viadotto, avrebbe certamente un impatto non indifferente
sul torrente Perlana e sulle scarpate degli argini del torrente stesso; la
presenza dell'uscita intermedia in Val Perlana, con il conseguente allaccio
alla viabilità corrente determinerebbe inoltre, anche in fase di esercizio,
fattori di pressione legati al disturbo ed al rumore.
Il tratto compreso tra lo svincolo e l'allacciamento con la viabilità esistente,
inoltre, coinciderebbe con l'ultimo tratto dell'asta del torrente Perlana,
interferendo direttamente quindi con porzioni riconducibili agli ecosistemi
“Boschi submontani”, “Prati magri e pingui”, “Torrenti montani e ambienti di
forra” e “Ambiente lacustre”, comportando rilevanti difficoltà anche in
termini di individuazione e realizzazione di misure di mitigazione e
compensazione.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.1.8PAESAGGIO
In base alle analisi effettuate secondo il metodo predisposto dalle «Linee
guida per l’esame paesistico dei progetti» contenute nella DGR n.
VII/11045 del 8 novembre 2002, il confronto tra le due ipotesi di tracciato
mette in evidenza che:
- Il tracciato A è da ritenersi ad impatto paesistico sopra la soglia di
rilevanza ma sempre sotto la soglia di tolleranza.
- Il tracciato B è da ritenersi ad impatto paesistico sopra la soglia di
rilevanza ad eccezione del tratto di attraversamento della Val Perlana
in cui risulta sopra la soglia di tolleranza.
Il superamento della soglia di rilevanza rende in ogni caso necessario
l’inserimento di opere di mitigazione e compensazione ambientale mirate al
riequilibrio ecologico del territorio interferito ed all’inserimento paesaggistico
dell’opera.
In virtù di quando sopra esposto:
- si valuta l’impatto relativo al TRACCIATO A complessivamente come
negativo alto;
- si valuta l’impatto relativo al TRACCIATO B complessivamente come
negativo molto alto.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.2. IMPATTI PER ATMOSFERA E CLIMA
D.2.1IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
L’attività di realizzazione dell’opera interesserà un periodo di circa 6 anni.
L’opera principale sarà la realizzazione delle gallerie la cui lunghezza coprirà
gran parte del tracciato.
Verranno realizzate 5 gallerie:
- Galleria Comacina, 2.1 km;
- Galleria Perlana 1, 0.6 km;
- Galleria Perlana 2, 2.0 km;
- Galleria Bonzanigo, 0.1 km;
- Galleria Tremezzina, 2.7 km.
La lunghezza delle 4 gallerie principali (tre delle quali di lunghezza superiore
a 2 km) richiederà una notevole movimentazione di materiale di scavo.
Considerando l’assetto della rete viaria dell’area di progetto, dove la strada
Regina SS340 è in pratica l’unico asse viario di collegamento tra i comuni
dell’area tremezzina, e che quindi ogni aumento di traffico pesante avrebbe
causato notevoli difficoltà, si è scelto di segmentare l’attività di scavo in due
fronti contrapposti tra di loro:
- Il portale Nord a Griante;
- Il portale Sud a Colonno.
Questa scelta esclude ogni possibile utilizzo della viabilità interposta.
Di conseguenza è emersa la necessità di prevedere due sistemi di
movimentazione di materiale di scavo distinti ed indipendenti tra loro.
L’imbocco nord è connesso all’area di cantiere e logistica nel comune di
Grandola e Uniti e alla centrale di betonaggio e deposito temporaneo
dell’area Lavedo srl sempre nello stesso comune. Il percorso in direzione
nord-ovest si estende per circa 7.9 km.
L’imbocco sud è connesso all’area di cantiere e logistica nel comune di
Castiglione Intelvi (percorso 8.9 km).
Il conferimento scavi sarà gestito in maniera differente nei due portali. Il
portale sud si collegherà, sempre attraverso percorsi stradali, a tre aree di
conferimento scavi:
- Cava Sinergia Uno – Gruppo Foti nel comune di Bulgarograsso,
percorso di 36.2 km;
- Cava Gruppo Foti, nel comune di Cascina Rizzardi, percorso di 34.5
km;
- Cava Italcave 2000 srl, nel comune di Cucciago, percorso di 40.7 km.
Il portale nord conferirà il materiale al sito di deposito temporaneo di Cava
Spandri nel sito di Mandello del Lario attraverso una chiatta che attraverserà
il lago, con un percorso di 18.5 km. Il materiale troverà la sua ultima
sistemazione nella cava Rio Gambaione di proprietà Holcim nel comune di
Cassago Brianza con un trasporto via strada di 20.9 km.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.2.1.1. AREE CANTIERE E LOGISTICA
L’imbocco nord del cantiere della variante è connesso all’area di cantiere e
logistica nel comune di Grandola e Uniti e alla centrale di betonaggio e
deposito temporaneo dell’area Lavedo srl sempre nello stesso comune.
Dai depositi partono i mezzi che forniscono il materiale necessario alle
attività di cantiere.
Si stima che le attività si protraggano per 1'800 giorni.
Per la stima dei transiti si è partiti dai quantitativi di materiale necessari
suddividendoli su camion di portata di 15 m3.
La stima dei camion/giorno e dei transiti totali è indicata in Errore.
L'origine riferimento non è stata trovata..
Tratto Portale Nord (Griante) – Grandola e Uniti
spostamento smarino
quantitativo
70'000 m3
giorni lavorativi
1'800 g
portata autocarro
15 m3/camion
autocarri
3 camion/giorno
fornitura sabbia per cls
quantitativo
200 m3/settimana
portata autocarro
15 m3/camion
autocarri
3 camion/giorno
fornitura cemento per cls
quantitativo
1'500 q/settimana
portata autocarro
300 q/camion
autocarri
1 camion/giorno
Betoniere per getto e rivestimento gallerie
materiale
60'000 m3
giorni lavorativi
1'800 g
fabbisogno giornaliero
33 m3/giorno
portata betoniera
10 m3/camion
Betoniere
3 camion/giorno
riempimento arco rovescio
portata
15 m3/camion
autocarri
2 camion/giorno
approvvigionamento materiali vari
portata
15 m3/camion
autocarri
3 camion/giorno
TOTALE
autocarri
15 camion/giorno
TGM
29 Transiti/giorno
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TABELLA D-1 TRAFFICO GENERATO SULLA DIRETTRICE PORTALE NORD – GRANDOLA
Il materiale al portale Sud di Colonno proviene invece dall’area di cantiere e
logistica nel comune di Castiglione Intelvi. Il materiale utilizzato è, in
quantitativi, analogo al fabbisogno del portale nord, si deve tener conto che
la fase di cantiere in questa parte avrà una durata inferiore, pari a 1'200
giorni.
La stima dei camion/giorno e dei transiti totali è indicata in Errore.
L'origine riferimento non è stata trovata..
Tratto Portale Sud (Colonno) - Castiglione Intelvi
spostamento smarino
quantitativo
70'000 m3
giorni lavorativi
1'200 g
portata autocarro
15 m3/camion
autocarri
4 camion/giorno
fornitura sabbia per cls
quantitativo
200 m3/settimana
portata autocarro
15 m3/camion
autocarri
3 camion/giorno
fornitura cemento per cls
quantitativo
1'500 q/settimana
portata autocarro
300 q/camion
autocarri
1 camion/giorno
Betoniere per getto e rivestimento gallerie
materiale
60'000 m3
giorni lavorativi
1'200 g
fabbisogno giornaliero
50 m3/giorno
portata betoniera
10 m3/camion
Betoniere
5 betoniere/giorno
riempimento arco rovescio
portata
15 m3/camion
autocarri
2 camion/giorno
approvvigionamento materiali vari
portata
15 m3/camion
autocarri
3 camion/giorno
TOTALE
autocarri
18 camion/giorno
TGM
35 transiti/giorno
TABELLA D-2 TRAFFICO GENERATO SULLA DIRETTRICE PORTALE SUD – CASTIGLIONE INTELVI
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.2.1.2. ALLONTANAMENTO INERTI
Il materiale di scavo sarà utilizzato per il recupero ambientale di ex-cave.
Dal portale nord verrà estratto lo smarino delle gallerie Perlana2, Bonzanigo
e Tremezzina. Il materiale è stimato in circa 850'000 m3 e sarà utilizzato per
la cava Rio Gambaione nel comune di Cassago Brianza.
Lo smarino sarà conferito in un’area di deposito costituita da una
piattaforma a lago in prossimità dell’imbocco della galleria Tremezzina nel
comune di Griante. Il materiale verrà quindi trasferito con una chiatta al sito
di deposito temporaneo di Cava Spandri nel comune di Mandello del Lario
sulla sponda lecchese del lago. Infine il materiale troverà la sua ultima
sistemazione nella cava Rio Gambaione nel comune di Cassago Brianza.
I quantitativi di materiale e i transiti che interessano la direttrice dal portale
di Griante a Cassago Brianza sono riportati in Errore. L'origine
riferimento non è stata trovata..
Tratto Portale Griante – Cassago Brianza
Spostamento smarino
quantitativi
850'000 m3
giorni lavorativi
1'800 g
quantitativi giornalieri
472 m3/giorno
portata autocarro
16 m3
autocarri
30 camion/giorno
mezzi per forniture
5 camion/giorno
portata chiatta
250 m3/viaggio
chiatte
2 chiatte/giorno
TOTALE
autocarri
35 camion/giorno
TGM
70 transiti/giorno
chiatte
2 chiatte/giorno
VIAGGI
4 viaggi/giorno
TABELLA D-3 TRAFFICO GENERATO SULLA DIRETTRICE PORTALE NORD – CASSAGO BRIANZA
Il portale sud estrarrà lo smarino delle gallerie Comacina e Perlana1, il
materiale complessivo è stimato in circa 475'000 m3.
Il materiale sarà utilizzato per il recupero ambientale di 3 ex-cave della zona
sud di Como.
I quantitativi di materiale e i transiti che interessano la direttrice dal portale
di Colonno alla zona sud di Como sono riportati in Errore. L'origine
riferimento non è stata trovata..
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tratto Portale Colonno – Zona sud Como (Bulgarograsso
– Cassina Rizzardi – Cucciago)
Spostamento smarino
quantitativi
475'000 m3
giorni lavorativi
1'200 g
quantitativi giornalieri
400 m3/giorno
portata autocarro
16 m3
autocarri
25 camion/giorno
mezzi per forniture
5 camion/giorno
Totale
autocarri
30 camion/giorno
TGM
60 transiti/giorno
TABELLA D-4 TRAFFICO GENERATO SULLA DIRETTRICE PORTALE SUD – ZONA SUD COMO
Per capire l’incidenza dei transiti stimati sul traffico esistente si sono
confrontati i carichi di traffico con il traffico esistente.
Per il portale nord (Tabella D-5) si è confrontato il TGM generato dal cantiere
di Grandola e Uniti (36 transiti/giorno) sulla strada Regina in prossimità del
cantiere (dato da analisi del traffico, scenario attuale al 2012) e di Grandola
(dati Provincia di Como).
Portale nord
30 camion/giorno
SS340 Portale Nord
5'617 TGM leggeri
355 TGM pesanti
5'972 TGM totale
385
6'002
8.5
0.5
Con cantiere
TGM pesanti
TGM totale
% TGM pesanti
% TGM totale
30 camion/giorno
SS340 Grandola
8'473 TGM leggeri
391 TGM pesanti
8'864 TGM totale
421
8'894
7.7
0.3
Con cantiere
TGM pesanti
TGM totale
% TGM pesanti
% TGM totale
TABELLA D-5 INCIDENZA DEL TRAFFICO DI CANTIERE, PORTALE NORD
Per il portale sud si è confrontato il traffico totale (cantiere e allontanamento
inerti) sul tratto di Regina prossimo al cantiere (dato da analisi del traffico,
scenario attuale al 2012).
Inoltre si è confrontato il traffico generato dal cantiere sulla strada SP13 in
direzione Castiglione d’Intelvi (dati Provincia di Como) e l’allontanamento
inerti sulla SS340 in direzione Como (tratto Brienno-Como).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Portale sud
96 camion/giorno
60 camion/giorno
36 camion/giorno
SS340 Portale Sud
SS340 Brienno-Como
SP13 Castiglione d'Intelvi
7'200 TGM leggeri
434 TGM pesanti
7'634 TGM
11'163 TGM leggeri
654 TGM pesanti
11'817 TGM
Con cantiere
530
7'730
22.1
1.3
TGM pesanti
TGM
% TGM pesanti
% TGM
2'863 TGM leggeri
154 TGM pesanti
3'017 TGM
Con cantiere
714
11'877
9.2
0.5
TGM pesanti
TGM
% TGM pesanti
% TGM
Con cantiere
190
3'053
23.4
1.2
TGM pesanti
TGM
% TGM pesanti
% TGM
TABELLA D-6 INCIDENZA DEL TRAFFICO DI CANTIERE, PORTALE SUD
L’incidenza dei transiti generati dalle fasi di cantierizzazione sul traffico
esistente (anno 2012) è dell’ordine del 1% in tutti i tratti analizzati.
Questi valori non giustificano analisi modellistiche sul traffico, relative alla
fase temporanea di cantiere, e saranno quantificate attraverso il bilancio
emissivo presentato nel paragrafo seguente.
D.2.1.3. BILANCIO EMISSIONI
Nelle successive tabelle vengono riportati i dati necessari al calcolo del
bilancio emissivo delle attività di trasporto dei materiali dai due portali alle
destinazioni finali.
Al numero di km totali percorsi in un anno dai camion, considerando l’andata
e il ritorno, è stato associato il fattore di emissione specifico per inquinante.
I fattori di emissione dei mezzi pesanti, associati ad una velocità media di 50
km/h, sono gli stessi utilizzati per le simulazioni modellistiche illustrate nel
capitolo seguente. Sono state considerate le emissioni di NOx, polveri totali
(PTS), CO e benzene (BEN) in quanto tipici inquinanti del traffico veicolare.
Da questo calcolo si ottiene la quantità totale di inquinanti emessi per le
attività di trasporto.
In Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. è riportato il
bilancio delle emissioni per il percorso dal portale Nord di Griante all’area di
cantiere e logistica nel comune di Grandola e Uniti e viceversa.
Tratto Portale Nord (Griante) – Grandola e Uniti
autocarri
15 camion/giorno
TGM
30 Transiti/giorno
percorso
8 km
237 km/giorno
300 giorni/anno
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
percorso annuo
NOx
PTS
CO
BEN
NOx
PTS
CO
BEN
71'100 km/anno
fattori di emissione
6.51 g/km
0.19 g/km
1.31 g/km
0.0002 g/km
Emissioni annue
0.463 t/a
0.014 t/a
0.093 t/a
0.014 kg/a
TABELLA D-7 BILANCIO DELLE EMISSIONI PER IL TRASPORTO LUNGO LA DIRETTRICE PORTALE NORD – GRANDOLA
Analogamente in Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. è
riportato il bilancio delle emissioni per il percorso di A/R dal portale sud di
Colonno all’area di cantiere e logistica nel comune di Castiglione Intelvi.
Tratto Portale Sud (Colonno) - Castiglione Intelvi
autocarri
18 camion/giorno
TGM
36 transiti/giorno
percorso
9 km
320 km/giorno
300 giorni/anno
percorso annuo
96'120 km/anno
fattori di emissione
NOx
6.51 g/km
PTS
0.19 g/km
CO
1.31 g/km
BEN
0.0002 g/km
Emissioni annue
NOx
0.626 t/a
PTS
0.018 t/a
CO
0.126 t/a
BEN
0.019 kg/a
TABELLA D-8 BILANCIO DELLE EMISSIONI PER IL TRASPORTO LUNGO LA DIRETTRICE PORTALE SUD – CASTIGLIONE INTELVI
Analogo lavoro è stato svolto per il materiale di escavo, destinato alla
riqualificazione ambientale di cave (Tabella D-9, Tabella D-10, Tabella
D-11).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Per quanto riguarda il portale nord, parte del viaggio verrà effettuato
attraverso una chiatta (con portata di 250 m3, che con 2 viaggi giorno
smaltirà i 470 m3/giorno di materiale). La scelta dell’utilizzo di una chiatta
(con una portata paragonabile a quella di 15 camion) permette di ridurre in
termini di km il tragitto, sostituendo un tracciato di circa 90 km con uno di
19 km (su chiatta) + 21 km su camion.
Il fattore di emissione della chiatta è stato ricavato da EPA 1, e, se
confrontato con le emissioni dei camion (g/s) è circa 3 volte quello di un
camion per gli NOx e 2-3 volte per le polveri.
Un confronto tra le emissioni mostra, con la scelta della chiatta, una
riduzione delle emissioni di circa il 60%.
Tratto Portale Griante – Cassago Brianza
Spostamento smarino
autocarri
35 camion/giorno
TGM
70 transiti/giorno
percorso
21 km
1'463 km/giorno
300 giorni/anno
percorso annuo
438'900 km/anno
fattori di emissione
NOx
6.51 g/km
PTS
0.19 g/km
CO
1.31 g/km
BEN
0.0002 g/km
Emissioni annue
NOx
2.857 t/a
PTS
0.083 t/a
CO
0.575 t/a
BEN
0.088 kg/a
TABELLA D-9 BILANCIO DELLE EMISSIONI PER IL TRASPORTO LUNGO LA DIRETTRICE PORTALE NORD – CAVA CASSAGO
BRIANZA
Tratto Tratto Chiatta
Spostamento smarino
chiatte
2 chiatte/giorno
VIAGGI
4 viaggi/giorno
potenza chiatta
700 cv
515 kw
durata viaggio
3 h
viaggi anno
1200 viaggi/anno
fattori di emissione
1
Transportation and Air Quality – Nonroad Engines – Ocean Vessels and Large ships - Tier 4
Standards - Commercial Category 1 Engines
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
NOx
PTS
CO
NOx
PTS
CO
1.80 g/kw h
0.04 g/kw h
4.06 g/kw h
Emissioni annue
3.270 t/a
0.073 t/a
7.379 t/a
TABELLA D-10 BILANCIO DELLE EMISSIONI PER IL TRASPORTO CON CHIATTA LUNGO LA DIRETTRICE PORTALE NORD – CAVA
CASSAGO BRIANZA
Tratto Portale Colonno – Zona sud Como
(Bulgarograsso – Cassina Rizzardi – Cucciago)
Spostamento smarino
autocarri
30 camion/giorno
TGM
60 transiti/giorno
percorso medio
37 km
2'228 km/giorno
300 giorni/anno
percorso annuo
668'400 km/anno
fattori di emissione
NOx
6.51 g/km
PTS
0.19 g/km
CO
1.31 g/km
BEN
0.0002 g/km
Emissioni annue
NOx
4.351 t/a
PTS
0.127 t/a
CO
0.876 t/a
BEN
0.134 kg/a
TABELLA D-11 BILANCIO DELLE EMISSIONI PER IL TRASPORTO LUNGO LA DIRETTRICE PORTALE SUD – CAVE SUD COMO
Si possono infine confrontare le emissioni imputabili al trasporto del
materiale escavato dai portali fino al conferimento finale ai quantitativi di
materiale trattato:
- Portale nord: 43.3 g NOx/m3 di materiale escavato e 1.1 g PTS/m3;
- Portale sud: 36.6 g NOx/m3 di materiale escavato e 1.1 g PTS/m3.
Il bilancio emissivo annuo, relativo ai trasporti (considerati i viaggi di andata
e ritorno), valido per i primi 4 anni nei quali si lavorerà in entrambi i cantieri
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
(le lavorazioni nel portale nord si protrarranno per ulteriori 2 anni) è
riportato in Tabella D-12.
NOx
PTS
CO2
Bilancio emissivo annuo
11.6
0.3
1.7
t/a
t/a
t/a
TABELLA D-12 BILANCIO EMISSIVO ANNUO RELATIVO AI TRASPORTI
D.2.1.4. EMISSIONI ALL’INTERNO DEI CANTIERI
Le principali sorgenti di emissione in atmosfera presenti all’interno dei
cantieri operativi fissi sono rappresentate dall’impianto di produzione di
conglomerati bituminosi, dall’impianto di produzione di conglomerati
cementizi; inoltre, come altre possibili fonti di emissione di polveri si
segnalano:
- mezzi di movimentazione dei materiali: pala meccanica, autocarri,
pulmini personale;
- autobetoniere;
- compressore;
- stoccaggio inerti.
Per la valutazione del potenziale impatto associato a tale fase si è scelto di
considerare, a titolo cautelativo, lo scenario maggiormente critico, della
massima produttività degli impianti e del funzionamento in continuo sul
turno lavorativo.
In riferimento alla tipologia di impianti considerati si è ritenuto esaustivo
considerare il PM10 come parametro inquinante rappresentativo del
potenziale impatto indotto sulla qualità dell’aria ambiente.
Di seguito si riportano i fattori di emissione medi stimati per ogni sorgente
considerata, ricordando che l’obiettivo è quello di fornire un ordine di
grandezza delle dimensioni del problema studiato al fine di individuare gli
aspetti di maggiore criticità ed i possibili e più efficaci interventi di
mitigazione.
Stoccaggio inerti – attività di carico e scarico
Nell’area di cantiere di Griante (cantiere nord) verrà allestita una banchina
(30x70 m) dove verranno stoccati i riporti dallo scavo delle gallerie (470
m3/giorno), accumulati e poi caricati sulle chiatte (Errore. L'origine riferimento
non è stata trovata.).
2
Non è conteggiato il contributo di CO del trasporto su chiatta.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
FIGURA D-1 Layout del portale nord di Griante
La dispersione delle polveri da cumuli è legata sia ad operazioni di
movimentazione del materiale sia all’azione erosiva del vento in
corrispondenza di eventi sufficientemente intensi e clima secco (in
particolare velocità del vento > 5.0 m/s).
Per una stima delle emissioni in riferimento alla dispersione delle polveri
nelle fasi di movimentazione (carico e scarico), si è fatto riferimento al
capitolo 13 del Volume I dell’AP-42 “Miscellaneous Sources”; in particolare la
sezione 13.2.4 “Aggregate Handling and Storage Piles” e la sezione 13.2.5
“Industrial Wind Erosion”.
La quantità di polveri aerodisperse per kg di materiale movimentato è
funzione della velocità del vento (range 0.6-6.7 m/s) e del contenuto
percentuale di umidità del materiale (range 0.25-4.8) ed è valida nei range
di valori indicati.
In dettaglio, per il calcolo dei fattori di emissione si considera la formula di
seguito riportata, valida per le PTS.
In relazione al taglio dimensionale delle particelle sono assunti i seguenti
coefficienti moltiplicativi k.
< 30 m
74%
Aerodynamic Particle Size Multiplier (k)
< 15 m
< 10 m (PM10)
< 5 m
48%
35%
20%
< 2,5 m
11%
TABELLA D-13 PARAMETRI MOLTIPLICATIVI IN FUNZIONE DELLA GRANULOMETRIA DEL PARTICOLATO
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
I risultati dell’applicazione della relazione sopra riportata, adottando il taglio
relativo al PM10 (k=0.35), sono riportati in Tabella D-14.
Velocità vento (m/s)
Grado di umidità (%)
M\U
0.25
0.5
1
2
3
4
1
0.00369
0.00140
0.00053
0.00020
0.00011
0.00008
2
0.00909
0.00345
0.00131
0.00049
0.00028
0.00019
3
0.01540
0.00584
0.00221
0.00084
0.00048
0.00032
4
0.02239
0.00848
0.00321
0.00122
0.00069
0.00046
5
0.02992
0.01134
0.00430
0.00163
0.00092
0.00062
6
0.03793
0.01437
0.00545
0.00206
0.00117
0.00078
4.8
0.00006
0.00015
0.00025
0.00036
0.00048
0.00061
TABELLA D-14 FATTORI DI EMISSIONE RELATIVI ALLA MOVIMENTAZIONE DEGLI INERTI NELLE AREE DI STOCCAGGIO
[KG PM10/ TONNELLATA DI MATERIALE MOVIMENTATO]
Il risollevamento massimo si ha con un grado di umidità basso e forti
velocità del vento (Tabella D-14).
Si consideri che le velocità del vento superiori a 6 m/s rappresentano una
percentuale inferiore al 3% delle ore simulate (meteo Arpa di Como Villa
Gallia), mentre le ore superiori a 4 m/s sono il 7.5%.
Il valore di risollevamento nel caso peggiore è di circa 3.5 kg/h che si riduce
di quasi 2 ordini di grandezza aumentando il grado di umidità e di un ordine
di grandezza riducendone la velocità del vento. Nella fascia di velocità del
vento di 2-3 m/s (la velocità media annua è inferiore a 2 m/s) con una
umidità dello 0.5%, le polveri (PM10) risollevate sono circa 300 g/h (0.09
g/s).
Stoccaggio inerti – erosione del vento
Il manuale delle stime delle emissioni di NPi3, basandosi sull’AP-42 sezione
13.2.5 “Industrial Wind Erosion” analizza le possibili emissioni di un cumulo
di materiale legate all’azione erosiva del vento.
In dettaglio, per il calcolo del fattore di emissione, si considera la formula di
seguito riportata, valida per le PTS.
Ap-42 stima che il 50% delle polveri emesse sia della frazione del PM10.
3
National Pollution inventory (version 3.1, January 2012), Australian Government
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Dai dati meteorologici (meteo Arpa di Como Villa Gallia, per la pioggia
Tremezzo) si sono ricavati i giorni di pioggia (> 0.25 mm/giorno) e gli
episodi di vento con velocità maggiore di 5 m/s.
S (%)
P
f (%)
15.0
116.0
4.3
%
%
contenuto in limo
giorni / anno con pioggia > 0.25 mm
frequenza % di ore con vento > 5 m/s
TABELLA D-15 PARAMETRI UTILIZZATI NELLA STIMA DELL’EROSIONE DA VENTO
Con i dati riportati in Tabella D-15 si è stimato una erosione di circa 1’060
kg/ha/anno che adattati al caso in esame corrispondono a 25 g/h di PM10
ossia ad una emissione di 0.0071 g/s nelle ore dell’anno con vento superiore
a 5 m/s.
L’area sarà pavimentata per evitare il risollevamento delle terre dovuto al
movimento dei mezzi nell’area di carico/scarico. Si raccomanda ancora una
volta la bagnatura dell’area e il lavaggio delle gomme dei camion in
entrata/uscita dall’impianto (l’area di lavaggio ruote è già stata prevista in
fase di progetto).
L'effetto sulla polverosità della movimentazione dei mezzi pesanti può essere
ulteriormente mitigata agendo sulla velocità dei mezzi in circolazione; la
velocità dei mezzi, infatti, agisce in modo direttamente proporzionale sul
risollevamento di polveri. Una regolamentazione sistematica della velocità di
transito all'interno delle aree di cantiere potrà dunque essere adottata.
Mezzi operativi
Per tale stima si è fatto riferimento al rapporto ’Atmospheric Emission
Inventory Guidebook, Third Edition EMEP/CORINAIR October 2002’ (e
successivi aggiornamenti), ed in particolare al capitolo B.8.10.
All’interno del rapporto è possibile reperire i dati relativi alle emissioni dei
principali macchinari impiegati in un cantiere, tra cui autocarri,
autobetoniere, bulldozer, compressori, ecc.
Per il calcolo delle emissioni dei singoli macchinari si può fare riferimento alla
metodologia semplificata oppure alla metodologia dettagliata. La seconda,
che genera risultati più affidabili, è basata sostanzialmente sul metodo USEPA per stimare le emissioni dei veicoli off-road, ed usa la seguente formula
E = HP x LF x EFi
dove:
E = emissione in massa dell’inquinante i [g/h]
HP = potenza massima del motore [kW]
LF = load factor (fattore di carico)
EFi = fattore di emissione dell’inquinante i [g/kWh]
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Il load factor è determinato sulla base dei fattori indicati in corrispondenza
dei cicli standard ISO DP 8178; nel caso specifico è stato adottato un valore
pari a 0.15, tipico della categoria di riferimento (C1 – Diesel powered off
road industrial equipment).
I fattori di emissione dipendono dalla potenza del motore del veicolo e dal
combustibile usato; la potenza del motore quindi è un parametro
significativo per quantificare l’emissione di inquinanti del macchinario,
comparendo nella formula e nel calcolo del fattore di emissione.
In Tabella D-16 sono riassunti i fattori di emissione di PM dei principali
macchinari impiegati nella fase di cantiere. Per quanto riguarda la
dimensione delle polveri emesse dai motori diesel, è possibile individuare in
bibliografia nell’ipotesi cautelativa che il 100% del particolato sia della
frazione PM10.
Sorgente
Potenza (kW)
Autocarro
250
Pala meccanica
110
Compressore
130
Pulmini
42
TABELLA D-16 FATTORI DI EMISSIONE RELATIVI ALLA
[KG PM10/ TONNELLATA DI MATERIALE MOVIMENTATO]
E (g/h)
50.0
22.0
26.0
8.4
E (g/s)
0.014
0.006
0.007
0.002
MOVIMENTAZIONE DEGLI INERTI NELLE AREE DI STOCCAGGIO
D.2.1.5. SIMULAZIONE MODELLISTICA CANTIERE DI GRIANTE
Il cantiere di Griante, per quanto descritto nei paragrafi precedenti, risulta
avere una configurazione più complessa (vedi Errore. L'origine
riferimento non è stata trovata.).
Nel portale nord verrà installata una piattaforma (40x70 m, 2'800 m 2) dove
verrà accumulato lo smarino ed effettuato il carico sulla chiatta.
Considerando che le operazioni di cantiere si protrarranno per un lungo
periodo (1'800 giorni nel cantiere Nord, 1'200 in quello Sud) si è predisposta
la simulazione col modello Calpuff4 dell’area dei cantiere per valutare gli
impatti a lungo termine delle ricadute di inquinanti, in particolare sono state
valutate le polveri (trattate come PM10) come tracciante delle attività di
cantiere.
4
Calpuff, modello di dispersione non stazionario, con approccio lagrangiano a puff,
realizzato dalla Earth Tech Inc. per conto del California Air Resource Board e dell’US EPA. E’
uno dei “preferred models – recommended for regulatory use” adottati ufficialmente dall’US
EPA (Guideline on Air Quality Models, Federal Register – Appendix W N. 72, April 15,
2003/Rules and Regulations).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La simulazione è stata effettuata su un anno intero considerando il cantiere
funzionante 10 ore/giorno mentre per l’input meteorologico si sono utilizzati
i dati ARPA di Como Villa Gallia (più idonei a descrivere il regime costiero).
Le sorgenti emissive sono state considerate tutte di tipo areale.
Per i mezzi operanti in cantiere si sono distribuiti sull’intera area delle
operazioni i mezzi sotto elencati (Tabella D-17) le cui emissioni sono state
distribuite sull’area operativa (2'800 m2). I fattori di emissione sono quelli
riportati in Tabella D-16 nell’ipotesi di funzionamento continuo nelle 10 ore
di operatività del cantiere.
Tipologia
autocarro
pala meccanica
compressore
Emissione totale
Emiss. Specifica
Quantità
1
1
1
0.027 g PM10/s
9.72E-06 g PM10/s/m2
TABELLA D-17 EMISSIONI PROPRIE DEI MEZZI OPERANTI
Per le operazioni di carico e scarico del materiale si è considerato un fattore
di emissione (Tabella D-14) rappresentativo del vento medio dell’area
(inferiore a 2 m/s) e con un basso contenuto di umidità (Tabella D-14). Le
operazioni si considerano continue nelle ore di operatività del cantiere e sono
state distribuite sull’intera area della piattaforma (Tabella D-18).
m3 materiale/giorno
ore cantiere/giorno
PS smarino
Peso materiale
Emissione totale
Emissione specifica
470
10
2
940
m3
h
t/m3
t
0.00131 kg/t
0.034 g PM10/s
2
1.22E-05 g PM10/s/m
TABELLA D-18 EMISSIONI DOVUTE AL CARICO/SCARICO DEL MATERIALE
Si è poi considerato l’erosione del vento del cumulo di materiale in attesa di
essere riposto sulla chiatta. Nelle ipotesi fatte in Tabella D-15 ipotizzando
che il cumulo abbia una forma conica (con diametro di base di circa 10 m,
ipotesi necessaria a stimare la superficie esposta all’erosione) si sono
stimate le emissioni in occasione di venti superiori a 5 m/s per ogni ora
dell’anno (Tabella D-19).
Pagina 248 di 406
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Erosione
Frequenza % ore > 5 m/s
Emissione PM10
Area esposta
Emissione totale
Emissione specifica
1'060
4.3
0.280
91.5
0.0071
0.00007
kg/ha/anno
%
g/m2/h
m2
g PM10/s
g PM10/s/m2
TABELLA D-19 EMISSIONI DOVUTE ALL’EROSIONE DEL VENTO
La sovrapposizione degli effetti ha prodotto la mappa di Figura D-2 dove
sono stati sovrapposti alla cartografia i risultati delle simulazioni
modellistiche. Nella figura è riportata la media annua delle concentrazioni
delle polveri (PM10) sul territorio. L’area evidenziata, con concentrazioni di 5
µg/m3 si colloca nella zona circostante la piattaforma operativa ad una
distanza di circa 100 m da essa, concentrazioni superiori si ritrovano a
ridosso dell’area operativa.
Questi risultati possono essere utili alla valutazione della fase di cantiere
nelle altre aree di cantiere, tenendo in considerazione che le attività
maggiormente impattanti sono state considerate e sovrapposte in questa
simulazione.
3
FIGURA D-2 MAPPA DI CONCENTRAZIONE DELLA MEDIA ANNUA (µg/M ) DELLE POLVERI (PM10)
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Le concentrazioni al suolo di PM10 stimati come contributo delle attività di
cantiere simulate possono essere rapportati al Valore Limite per la qualità
dell’aria pari a 40 µg/m3 come media annua di PM10 (D.Lgs. 155/10).
D.2.2IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
Per gli elaborati grafici si rimanda all’allegato alla relazione “Valutazione di
impatto atmosferico”.
D.2.2.1. SCENARI DI SIMULAZIONE
Gli impatti sulla componente atmosfera delle ricadute di inquinanti dovute al
traffico stradale circolante sulla strada SS340 “Regina” e sulla variante in
progetto sono stati stimati mediante simulazione modellistica.
La strada SS340 “Regina” costeggia il lago di Como sulla sponda occidentale
del ramo comasco. Il tratto interessato dalle simulazioni si sviluppa tra i
comuni di Colonno e Griante.
La variante Tremezzina alla SS340 si sviluppa all’interno tra Colonno e
Griante, per circa 9.5 km in tratti a cielo aperto e in gran parte in galleria.
Il quadro complessivo della viabilità è descritto nella Figura D-3.
FIGURA D-3 VIABILITÀ DOPO LA REALIZZAZIONE DELLA VARIANTE
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Lo studio di traffico5 descrive l’evoluzione dei transiti dallo stato attuale
(2012, data più recente dei rilievi di traffico) all’anno 2022 (breve periodo) e
2032 (medio-lungo periodo). Rispetto all’anno 2022 lo scenario 2032 denota
una situazione più stabile con effetti attesi a lungo termine di riduzione sia
sulla vecchia Regina che sulla variante in progetto.
Per le simulazioni modellistiche della qualità dell’aria l’anno preso a
riferimento è il 2022 in quanto è lo scenario con i carichi maggiori di traffico.
Per la stima dell’impatto della nuova variante in progetto sono stati
confrontati due scenari di simulazione:
- Scenario di riferimento: considera l’evoluzione del traffico sulla strada
SS340 “Regina” al 2022 (anno di realizzazione della variante);
- Scenario di progetto: considera il traffico sulla nuova variante al 2022
(anno di realizzazione dell’opera) e l’evoluzione del traffico sulla strada
SS340 “Regina” in presenza della variante (al 2022).
Le simulazioni vengono quindi effettuate in presenza o meno della variante e
confrontati i risultati ottenuti a parità di anno (2022).
Il dominio di simulazione è rappresentato in Figura D-4, suddiviso in due
sottodomini per agevolare le simulazioni modellistiche, in verde sono indicati
i tratti della strada Regina e in blu quelli della variante.
Le simulazioni necessitano come input dati inerenti la meteo e dati che
caratterizzano i flussi di traffico circolante sui tratti stradali considerati che
verranno descritti nei paragrafi successivi.
5
“SS340 “Regina” – Aggiornamento dello studio di traffico. Rapporto finale Versione 1.2”
(Studio META, Febbraio 2014).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
FIGURA D-4 DOMINIO DI SIMULAZIONE SUDDIVISO IN 2 SOTTODOMINI
D.2.2.2. DATI DI TRAFFICO GIORNALIERO MEDIO (TGM)
Il modello di simulazione richiede come dato di ingresso il valore di Traffico
Giornaliero Medio (TGM) su ogni tratto stradale percorso, ovvero la quantità
di veicoli che, mediamente, percorre la strada considerata nell’arco delle 24
ore.
Per il calcolo del TGM sui diversi tracciati ci si è basati sui dati di transito
riportati nella relazione dello Studio META5.
I dati di TGM sono stati calcolati per i percorsi di andata e ritorno (a/r) sia
dei mezzi Leggeri che dei mezzi Pesanti.
Ad ogni tratto stradale simulato è stato quindi assegnato un nome
convenzionale e il relativo valore di TGM.
La Tabella D-20 riporta i dati di TGM per lo Scenario di Riferimento e la
Tabella D-21 quelli dello Scenario di Progetto. L’ultima colonna di entrambe
le tabelle riporta il TGM totale calcolato per ciascun tratto stradale.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nome
Tr_1
Tr_2
Tr_3
Tr_4
Tr_5
Tr_6
Tr_7
Tr_8
Tr_9
Tr_10
Tr_11
Tr_12
Tr_13
Tr_14
Tr_15
Tr_16
Tr_17
Leggeri_a Leggeri_r
3'727
3'849
3'727
3'849
3'727
3'849
3'627
3'749
3'665
3'787
3'421
3'543
3'940
4'062
3'491
3'626
3'859
3'737
3'313
3'192
3'807
3'685
4'429
4'385
4'429
4'385
4'429
4'385
4'429
4'385
1'375
1'388
2'997
3'053
Scenario di riferimento (2022)
Leggeri_TOT Pesanti_a Pesanti_r Pesanti_TOT TGM_TOT
7'576
227
233
460
8'036
7'576
227
233
460
8'036
7'576
227
233
460
8'036
7'376
219
224
443
7'819
7'452
219
224
443
7'895
6'964
204
207
411
7'375
8'002
222
227
449
8'451
7'117
207
212
419
7'536
7'596
222
217
439
8'035
6'505
198
196
394
6'899
7'492
222
217
439
7'931
8'814
258
268
526
9'340
8'814
258
268
526
9'340
8'814
258
268
526
9'340
8'814
258
268
526
9'340
2'763
67
67
134
2'897
6'050
201
191
392
6'442
TABELLA D-20 TRATTI STRADALI DELLO SCENARIO DI RIFERIMENTO E TGM ASSOCIATO
Nome
Tr_1
Tr_2
Tr_3
Tr_4
Tr_5
Tr_6
Tr_7
Tr_8
Tr_9
Tr_10
Tr_11
Tr_12
Tr_13
Tr_14
Tr_15
Tr_16
Tr_17
Var_1
Var_2
Var_3
Leggeri_a Leggeri_r
5'404
5'390
1'584
--1'584
1'581
1'347
1'345
1'271
1'269
1'035
1'033
1'564
1'562
1'118
1'130
1'366
1'368
838
850
1'359
1'361
2'215
2'162
2'215
--6'300
4'074
5'993
5'951
1'402
1'421
4'530
4'591
4'085
4'074
--1'581
--2'162
Scenario di progetto (2022)
Leggeri_TOT Pesanti_a Pesanti_r Pesanti_TOT TGM_TOT
10'794
390
368
758
11'552
1'584
84
--84
1'668
3'165
84
91
175
3'340
2'692
68
75
143
2'835
2'540
61
68
129
2'669
2'068
46
52
98
2'166
3'126
65
73
138
3'264
2'248
51
58
109
2'357
2'734
68
61
129
2'863
1'688
46
41
87
1'775
2'720
70
63
133
2'853
4'377
127
126
253
4'630
2'215
127
--127
2'342
10'374
450
293
743
11'117
11'944
391
420
811
12'755
2'823
67
69
136
2'959
9'121
352
324
676
9'797
8'159
323
293
616
8'775
1'581
--91
91
1'672
2'162
--126
126
2'288
TABELLA D-21 TRATTI STRADALI DELLO SCENARIO DI PROGETTO E TGM ASSOCIATO
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
L’intera rete stradale considerata con i nomi attribuiti a ciascun tratto sono
riportati in Figura D-5 per il sottodominio D1 e in Figura D-6 per il
sottodominio D2.
Oltre all’informazione relativa al TGM, a ciascun tratto stradale è stata
assegnata una velocità media di percorrenza dei veicoli e una geometria
come segue:
Strada SS340 “Regina”: strada a doppio senso di marcia con una corsia,
velocità media di percorrenza 50 km/h.
Variante: strada a doppio senso di marcia con una corsia. In alcuni tratti è
presente la corsia di arrampicamento simulata con una corsia aggiuntiva.
Sulla strada principale la velocità di percorrenza media è di 70 km/h. Sulle
rampe (a unica corsia e senso di marcia) la velocità media è stata
mantenuta a 50 km/h.
I manufatti come viadotti e tombotti sono stati trattati modellisticamente
attraverso differenti caratteristiche geometriche dei tratti.
Gli imbocchi e sbocchi delle gallerie presenti sul tracciato della Variante sono
stati trattati con un modello specifico per questo tipo di sorgenti e
sovrapposti ora per ora alle simulazioni modellistiche dei tratti lineari.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
FIGURA D-5 TRATTI STRADALI APPARTENENTI AL SOTTODOMINIO D1
FIGURA D-6 TRATTI STRADALI APPARTENENTI AL SOTTODOMINIO D2
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.2.2.3. PROFILO ORARIO DEI VEICOLI
La costruzione dell’input al modello necessita che al dato di TGM venga
associato il profilo orario che indica come il numero complessivo di veicoli si
distribuisce nell’arco delle 24 ore.
Il profilo di traffico è stato dedotto dalla campagna di rilievi effettuata dalla
Provincia di Como nel periodo 7-14 Novembre 2013.
In particolare, ai veicoli è stato attribuito un profilo medio per i giorni feriali
e un profilo per i giorni prefestivi e festivi. Il profilo orario è differente per i
veicoli leggeri e pesanti. In Figura D-7 è rappresentato il profilo complessivo
risultante.
FIGURA D-7 PROFILO ORARIO GIORNALIERO DEI MEZZI CIRCOLANTI
D.2.2.4.
FATTORI DI EMISSIONE DEI MEZZI CIRCOLANTI
Per calcolare le emissioni di inquinanti dei veicoli che transitano sui tratti
stradali sono stati utilizzati specifici fattori di emissione espressi in g di
sostanza inquinante/km/veicolo. Tali fattori sono stati dedotti dall’Inventario
delle Emissioni in Atmosfera EMEP/CORINAIR (COPERT IV) che individua un
fattore di emissione per ogni categoria di veicolo circolante. Con categoria si
intende ad esempio la ripartizione tra auto a benzina e auto diesel, oppure
quella in base al peso per i mezzi pesanti. Inoltre è necessario conoscere la
ripartizione tra le categorie Euro di appartenenza.
Per ottenere queste informazioni sulla composizione del parco circolante, ci
si è basati sui dati più recenti, al momento dello studio, messi a disposizione
dall’ACI per la regione Lombardia (www.aci.it - Autoritratto 2013).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Infine, i fattori di emissione variano in funzione della velocità di transito.
Sono state impostate 2 diverse velocità in base alle caratteristiche dei tratti
stradali percorsi: 50 e 70 km/h. In particolare, sui tratti della strada
“Regina” è stata impostata una velocità di percorrenza di 50 km/h, mentre
sui tratti appartenenti alla variante è stata associata un velocità di 70 km/h
ad eccezione delle rampe di accesso che rimangono a 50 km/h.
I fattori di emissione calcolati per NOx, CO, PTS e benzene sono riportati in
Tabella D-22.
Categorie mezzi
Motociclette e ciclomotori
Autoveicoli benzina
(<1400cc)
Autoveicoli (tra 1400 e
2000cc)
Autoveicoli (oltre 2000cc)
Autoveicoli diesel
Veicoli commerciali leggeri
Veicoli commerciali pesanti
Autobus
NOx
CO
PTS
Benzene
ACI
2013
(g/km veic)
(g/km veic)
(g/km veic)
(g/km veic)
%
50 km/h 70 km/h 50 km/h 70 km/h 50 km/h 70 km/h 50 km/h 70 km/h
13.20
0.17
0.22
8.24
9.03
0.035
0.035 0.1228 0.1159
33.44
0.24
0.26
1.07
0.88
0.004
0.003
0.0084
0.0062
14.19
0.26
0.3
0.95
0.75
0.004
0.002
0.0079
0.0058
1.20
28.59
8.05
1.18
0.15
0.63
0.53
0.84
6.51
7.18
0.71
0.5
0.77
5.92
6.15
2.11
0.09
0.53
1.31
1.37
1.56
0.05
0.43
1.14
1.04
0.008
0.032
0.056
0.19
0.176
0.006
0.03
0.063
0.165
0.142
0.0196
0.0002
0.0025
0.0002
0.0002
0.0142
0.0002
0.0016
0.0002
0.0002
TABELLA D-22 FATTORI DI EMISSIONE (EF g/KM/VEICOLO) RELATIVI A NOX, CO, PTS E BENZENE (METODOLOGIA COPERT IV).
D.2.2.5. IL MODELLO CAL3QHC DELL’US-EPA
Il modello CAL3QHC è un modello inserito nella serie dei "Regulatory
Models" dell'US-EPA, e proviene da un aggiornamento del modello CALINE 3.
La base fisica impiegata da questo modello è la soluzione stazionaria
gaussiana dell'equazione del trasporto e della dispersione di un inquinante
emesso da una sorgente linea di lunghezza infinita. Questo semplice
modello, che rappresenta solo in prima approssimazione la situazione di un
segmento stradale che emette inquinanti, è stato ulteriormente completato
tenendo conto, in maniera semi-empirica, della dimensione trasversale del
segmento stradale (che per una sorgente lineare ideale sarebbe nulla) e
della zona di "rimescolamento" generata dal continuo muoversi degli
autoveicoli lungo la strada.
Come ogni modello gaussiano, anche CAL3QHC impiega per la descrizione
della dispersione verticale e trasversale dell'inquinante i parametri di
dispersioni costituiti dalla deviazione standard in senso verticale e
trasversale. Tali parametri sono stati ottenuti sperimentalmente in un vasto
range di condizioni micrometeorologiche dalla Stanford University e dalla
General Motors in esperimenti di calibrazione effettuati in corrispondenza di
strade di grande percorrenza negli USA e tengono conto non solo del
normale effetto disperdente dell'atmosfera, ma anche della presenza della
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
zona di rimescolamento e degli altri effetti indotti dalla turbolenza meccanica
indotta dal traffico autoveicolare e dall'immissione di calore locale derivante
dalla combustione dei motori degli autoveicoli.
Il modello è liberamente disponibile, insieme al manuale e ad alcuni casi di
input già predisposti, presso il sito web dell'US-EPA (http://www.epa.gov)
all'interno della categoria denominata Regulatory Models.
D.2.2.6. IL MODELLO GRAL
La simulazione dei portali di imbocco delle gallerie è stata svolta attraverso il
modello a miscroscala lagrangiano GRAL6.
Questo modello è stato utilizzato come integrazione del modello CALINE
dell’US-EPA che invece permette la simulazione dei tratti stradali in campo
aperto (incluse le situazioni di tracciato in trincea o in rilevato).
La simulazione finale è costituita dalla somma degli effetti, punto per punto,
dei risultati dei due modelli diversamente specializzati.
Il modello GRAL citato è stato sviluppato per studiare la dispersione di
inquinanti chimici non reattivi in corrispondenza dei portali dei tunnel. Il
modello considera gli effetti di galleggiamento causati dalla differenza di
temperatura tra la galleria e l’aria ambiente, l’effetto di rimescolamento
dovuto alla velocità di uscita dell’aria del tunnel e tiene conto dell’influenza
della direzione e della velocità del vento in relazione all’intensità del flusso
d’aria in uscita dalla galleria.
Si sono utilizzati come valori dei parametri di simulazione quelli consigliati
dal modello GARL per simulazioni con scopi di controllo e verifica dei risultati
(si tratta di dati ottenuti anche dalla validazione attraverso campagne di
monitoraggio e confronto tra risultati simulati e misurati).
Nel caso in esame, sul tracciato della variante sono presenti 5 gallerie
(bidirezionali) e 2 svincoli (unidirezionali).
Per il calcolo dell’emissione oraria si traducono le emissioni dei mezzi
transitanti in galleria in un’ora (di massimo traffico) ai portali (in due portali
se bidirezionale, in un unico portale se monodirezionale), come è riassunto
nella Tabella D-23.
Emissione
Emissione
totale
portale
km
kg/h
kg/h
Galleria Comacina
2.11
1.38
0.69
Lunghezza
6
Graz Lagrangian Model Version 3.5, Graz University of Technology, Austria – Institute for Internal Combustion
Engines and Thermodynamics
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Galleria Perlana 1
0.58
0.38
0.19
Galleria Perlana 2
2.01
1.31
0.66
Galleria Bonzanigo
0.11
0.07
0.03
Galleria Tremezzina
2.71
1.77
0.89
Svincolo Colonno (unica direzione)
0.25
0.03
0.03
Svincolo Griante (unica direzione)
0.10
0.01
0.01
TABELLA D-23 LUNGHEZZA E EMISSIONI DELLE GALLERIE
Il valore di emissione è stato ricavato con i dati di un’ora di punta del profilo
orario (sia per i mezzi leggeri che pesanti), tale valore è stato poi
considerato costante nelle simulazioni, sovrastimando in questo modo i
transiti soprattutto nelle ore di morbida. Si tratta dunque di una simulazione
chiaramente cautelativa, resasi necessaria per limitare la complessità del
modello che non prevede nella sua formulazione una facile applicazione su
base oraria e su un intero anno.
La posizione ravvicinata di alcune gallerie ha richiesto un’attenta analisi dei
portali per la sovrapposizione degli effetti.
Si è valutato opportuno nel caso dei portali delle gallerie Perlana e Bolzanigo
di valutare modellisticamente l’effetto congiunto dei portali.
Le simulazioni con il modello GRAL sono state svolte per tutte le ore del
periodo annuale (con gli stessi dati meteo già utilizzati dal modello Caline). I
risultati delle simulazioni di tutti i portali sono stati al loro volta sommati, ora
per ora e punto per punto della griglia di calcolo, alle omologhe simulazioni
dello scenario di progetto effettuate parallelamente con il modello Caline.
La somma degli effetti ottenuta dalla sovrapposizione dei due modelli ha
portato alla produzione delle mappe delle ricadute inquinanti dello scenario
di Progetto.
D.2.2.7. DEFINIZIONE DEL DOMINIO DI CALCOLO ADOTTATO NELLE SIMULAZIONI
Il dominio territoriale preso a riferimento per la simulazione del traffico
veicolare ha una dimensione totale di 10 km in direzione est-ovest e di 7 km
in direzione nord-sud. Il dominio, per agevolare le simulazioni modellistiche,
è stato suddiviso in 2 sottodomini, le cui coordinate sono riportate in Tabella
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D-24 e sono riferite al sistema UTM ED50 come richiesto dal modello
CAL3QHC.
D1
EST - OVEST
NORD – SUD
Min (m)
509'260
5'088'300
Max (m)
515'260
5'092'300
D2
EST - OVEST
NORD – SUD
Min (m)
514'540
5'089'900
Max (m)
519'540
5'095'500
TABELLA D-24 COORDINATE DEI SOTTODOMINI DI SIMULAZIONE
Al dominio è stata sovrapposta una griglia regolare cartesiana composta da
258 punti nella direzione x e 181 punti nella direzione y, per un totale di
oltre 40’000 punti recettori. Il passo della griglia è di 40 m in entrambe le
direzioni.
Su questo stesso dominio territoriale sono stati sovrapposti i risultati delle
simulazioni rappresentati mediante curve di isoconcentrazione. La base
cartografica utilizzata per la costruzione dell’input al modello è stata ricavata
dalle mappe satellitari del programma Google Earth™ 7.
D.2.2.8. OUTPUT DELLE SIMULAZIONI MODELLISTICHE
I dati di input descritti, inerenti la meteorologia e le sorgenti di emissione,
vengono acquisiti dal modello matematico CAL3QHC, che simula per ogni ora
dell’anno e per tutti i punti della griglia di calcolo la dispersione in atmosfera
delle sostanze inquinanti emesse dai mezzi circolanti sui tratti stradali
considerati.
I dati in uscita dalle simulazioni modellistiche vengono rielaborati per
calcolare su base annuale i parametri statistici indicati dalla normativa
italiana (D.Lgs. 155/10) per la descrizione della qualità dell’aria
In sintesi si calcola:





7
il 99.8-mo percentile orario della concentrazione di NOx;
la media annua della concentrazione di NOx;
il 100-mo percentile della media su 8 ore della concentrazione di CO;
il 90.4-mo percentile delle medie giornaliere della concentrazione di
polveri;
la media annua della concentrazione di polveri.
GOOGLE è un marchio di Google Inc.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Ognuno dei parametri calcolato per stimare l’impatto delle sorgenti simulate
è rappresentato mediante una mappa di isoconcentrazione delle ricadute al
suolo sovrapposte alla cartografia territoriale che rappresenta il dominio di
simulazione.
D.2.2.9. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI
I risultati delle simulazioni vengono presentati suddivisi per situazione e per
inquinante. Gli scenari messi a confronto sono i seguenti:
a) Scenario di Riferimento previsto al 2022: rappresenta la
situazione dell’impatto sulla qualità dell’aria a scala locale dei flussi di
traffico previsti al 2022 in assenza della variate in progetto.
b) Scenario di Progetto al 2002: rappresenta la situazione dell’impatto
analogo attribuibile ai livelli di traffico previsti al 2022 con la
realizzazione della variante, ovvero del traffico residuo sulla strada
statale e del traffico che percorre la variante in progetto.
Le simulazioni modellistiche hanno riguardato i principali inquinanti
caratteristici emessi dagli autoveicoli. Per ogni inquinante considerato le
simulazioni sono state effettuate su base oraria per un anno intero e quindi
sintetizzate nelle mappe che riportano la distribuzione dei parametri statistici
calcolati in ogni punto della griglia di calcolo.
Nella Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. seguente sono
elencate le tavole allegate che riportano i risultati sopra richiamati. La
numerazione delle Tavole sotto citate si riferisce alla simulazione di
riferimento. Tutte le tavole sono raccolte nell’Allegato “Valutazioni
modellistiche di impatto atmosferico”.
Per quanto riguarda l’entità delle ricadute al suolo degli inquinanti emessi dai
mezzi circolanti, si sottolinea che i punti in cui si stimano le massime
concentrazioni al suolo sono localizzati in corrispondenza degli assi stradali.
Tali concentrazioni decrescono rapidamente allontanandosi dal sedime
stradale. I livelli di concentrazione riportati nelle tavole descritte nel seguito
sono quelli che interessano i recettori posti all’esterno degli assi stradali e
che quindi rappresentano i livelli di impatto attesi sull’ambiente limitrofo.
TAVOLA INQUINANTE E PARAMETRO
SITUAZIONE
R-1
R-2
R-3
R-4
Scenario
Scenario
Scenario
Scenario
99.8-mo percentile orario delle concentrazioni di NOx
Media annua delle concentrazioni di NOx
100-mo percentile della media su 8 ore di CO
90.4-mo percentile giornaliero delle concentrazioni di PTS
Riferimento
Riferimento
Riferimento
Riferimento
2022
2022
2022
2022
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
R-5
R-6
P-1
P-2
P-3
P-4
P-5
P-6
D-1
D-2
Media annua delle concentrazioni di PTS
Media annua delle concentrazioni di benzene
99.8-mo percentile orario delle concentrazioni di NOx
Media annua delle concentrazioni di NOx
100-mo percentile della media su 8 ore di CO
90.4-mo percentile giornaliero delle concentrazioni di PTS
Media annua delle concentrazioni di PTS
Media annua delle concentrazioni di benzene
99.8-mo percentile orario delle concentrazioni di NOx
Media annua delle concentrazioni di NOx
Scenario Riferimento 2022
Scenario Riferimento 2022
Scenario di Progetto 2022
Scenario di Progetto 2022
Scenario di Progetto 2022
Scenario di Progetto 2022
Scenario di Progetto 2022
Scenario di Progetto 2022
Mappa delle variazioni
Mappa delle variazioni
TABELLA D-25 ELENCO TAVOLE ALLEGATE
Risultati per gli ossidi di azoto
Mappe del 99.8-mo percentile di NOx
Le Tavole R-1, P-1, D-1 riportano le curve di isoconcentrazione che
rappresentano il 99.8-mo percentile orario delle concentrazioni orarie di
NOx rispettivamente per i due scenari a confronto e per quella che
rappresenta la differenza calcolata punto per punto tra i due scenari. Questi
livelli rappresentano in pratica le massime concentrazioni orarie previste (più
correttamente, le concentrazioni massime che possono essere superate solo
dallo 0.2% delle ore in un anno, ovvero per 18 ore in un anno).
Analizzando la mappa della simulazione R-1, relativa allo Scenario di
riferimento al 2022, si può notare come i livelli di ricaduta degli inquinanti
interessano in modo significativo una fascia ai lati della statale SS340. Le
punte di concentrazione massime attese possono arrivare a valori di 100150 µg/m3. Ad una distanza di circa 200 metri dalla sede stradale le
concentrazioni massime orarie scendono a valori di circa 40 µg/m3.
La mappa omologa che riporta la simulazione P-1 del 99.8-mo percentile di
NOx relativa allo Scenario di Progetto al 2022, mostra come prevedibile
una distribuzione delle ricadute di inquinanti che porta a una diminuzione
degli impatti attorno alla strada SS340 con un incremento nei punti
interessati al tracciato della variante, in particolare in quelli in cui il tracciato
corre in esterno. In questo caso le massime concentrazioni del 99.8-mo
percentile di NOx sono collocate in corrispondenza dei punti di sbocco delle
diverse gallerie in cui si sommano le emissioni dirette dei mezzi in transito
con quelle che si sono accumulate all’interno delle gallerie. Si può notare che
i valori massimi di questo parametro sono sostanzialmente analoghi a quelli
già attesi nella situazione di riferimento, salvo una loro diversa collocazione
sul territorio, con peggioramenti in corrispondenza dei punti di sbocco delle
gallerie e della viabilità di accesso alla variante e al contempo notevoli
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
miglioramenti in corrispondenza della Statale SS340 (come
della diminuzione del traffico di attraversamento).
conseguenza
Confrontando i due scenari in termini differenziali, ovvero sottraendo allo
scenario di progetto quello di riferimento al 2022 si ottengono le mappe
delle differenze per il 99.8-mo percentile. La mappa delle differenze è
costituita a sua volta da curve di isolivello in cui le zone che prevedono una
minore concentrazione sono colorate in verde (aree di miglioramento)
mentre quello che vedono un aumento dei livelli di inquinamento sono
disegnate in rosso (aree di peggioramento). Questa mappa permette di
ottenere una immediata interpretazione degli effetti attesi sul territorio,
migliorativi o peggiorativi, a seguito della realizzazione del progetto.
Mappe della media annua di NOx
La mappa della simulazione R-2 riporta l’elaborazione delle simulazioni dello
Scenario di Riferimento al 2022 per la media annua di NOx. Questa
simulazione porta a stimare valori massimi attesi a ridosso del sedime
stradale di 20 µg/m3 che diminuiscono con la distanza dalla sede stradale
fino a raggiungere valori di 2 µg/m3 a circa 200 metri di distanza.
In termini omologhi, la mappa della simulazione P-2, relativa alla media
annua di NOx per lo Scenario di Progetto, mostra ancora una stima dei
livelli di concentrazione che per gli stessi motivi diminuiscono in
corrispondenza del Tracciato della SS340 e aumentano in corrispondenza dei
punti più esposti del tracciato di Progetto della variante. I valori massimi
riscontrati sono gli stessi di quelli attesi per lo Scenario di Riferimento (circa
20 µg/m3 a ridosso della sede stradale), ma anche in questo caso collocati
all’esterno delle zone più densamente abitate.
La Mappa delle Differenze D-2 descrive in modo immediatamente
interpretabile la distribuzione territoriale delle variazioni.
Risultati per il CO
Mappe della massima media su 8 ore di CO
La simulazione delle medie orarie di CO vengono aggregate preventivamente
come media di 8 ore consecutive. Quindi, dalle medie così ottenute si ottiene
la distribuzione dei valori massimi ottenuti (100-mo percentile).
Si ottengono così le mappe delle simulazioni R-3 e P-3 rispettivamente per lo
Scenario di Riferimento e per lo Scenario di Progetto. Come si può notare
analizzando le due mappe, le massime concentrazioni a ridosso della
viabilità, sia di riferimento che di progetto, sono sempre al di sotto di 1
mg/m3 con valori che diventano molto contenuti nello scenario di progetto
nelle zone più densamente abitate.
Trattandosi di valori nettamente inferiori ai Limiti normativi (come si ribadirà
anche in seguito) anche per questo inquinante viene omessa (per brevità) la
mappa delle differenze.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Risultati per il Particolato Totale Sospeso (PTS)
Mappe del 90.4-mo percentile delle medie giornaliere
E’ necessario richiamare il fatto che le simulazione relative al particolato
sono riferite al cosiddetto particolato primario, ovvero il particolato emesso
direttamente dai mezzi in transito. Si tratta in questo caso di un contributo
aggiuntivo a quello che rappresenta il Particolato Secondario (PM10) che
proviene dai processi del chimismo atmosferico a cui contribuisce in modo
importante il livello di NOx presente in atmosfera.
Le particelle emesse dagli automezzi (in misura pari ai dati dei “fattori di
emissione” adottati e descritti in precedenza) vengono citate come
particolato senza precisarne la granulometria. In questo studio, a titolo
cautelativo, si assume che il particolato emesso sia tutto attribuibile alla
classe dimensionale PM10 (inferiore a 10 µm).
Le ricadute attese nello Scenario di Riferimento sono ottenute calcolando
la media giornaliera per tutti i giorni dell’anno di simulazione. Da queste si
ottiene e si riporta nella Mappa della simulazione R-4 il parametro del 90.4mo percentile delle medie giornaliere stesse (rappresentativo delle massime
medie giornaliere attese). Analogamente la mappa P-4 riportata la
distribuzione dello stesso parametro statistico per lo Scenario di Progetto.
In entrambi gli scenari, i livelli di concentrazione media giornaliera massima
a ridosso della sede stradale è attesa al di sotto di 3 µg/m3, con valori che
decrescono molto in corrispondenza della zona residenziale e con i
precedenti valori massimi (sempre inferiori a 3 µg/m3) che si trasferiscono
nei punti di massimo impatto della Variante di Progetto.
Trattandosi di valori molto al di sotto dei valori limite normativi di
riferimento (come si ribadirà anche in seguito) in questo caso, per brevità, si
omette la costruzione esplicita della mappa delle differenze.
Mappe della media annua
La mappa della simulazione R-5 riporta l’elaborazione delle simulazioni dello
Scenario di Riferimento al 2022 per la media annua di PTS. Questa
simulazione porta a stimare valori massimi attesi a ridosso del sedime
stradale di 3 µg/m3 che diminuiscono con la distanza dalla sede stradale fino
a raggiungere valori di 0.1 µg/m3 a circa 250 metri di distanza.
In termini omologhi, la mappa della simulazione P-5, relativa alla media
annua di PTS per lo Scenario di Progetto, mostra livelli di concentrazione che
diminuiscono in corrispondenza del tracciato della SS340 e aumentano in
corrispondenza dei punti più esposti del tracciato di Progetto della variante. I
valori massimi riscontrati sono paragonabili a quelli attesi per lo Scenario di
Riferimento (circa 3 µg/m3 a ridosso della sede stradale) con un lieve
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
incremento puntuale in corrispondenza degli sbocchi delle gallerie. Le zone
più densamente abitate sono esposte a concentrazioni inferiori 0.1 µg/m3.
Risultati per il Benzene
Mappe della media annua
Le simulazioni su base oraria per il Benzene vengono aggregate nel valore
della media annua che viene riportata per i due scenari a confronto nelle
mappe R-6 e P-6, rispettivamente per lo Scenario di Riferimento al 2022 e
per lo Scenario di Progetto alla stessa data.
Si verifica nel confronto una situazione analoga a quelle già viste in
precedenza. Ovvero, i livelli massimi di Benzene attesi nello scenario di
riferimento sono inferiori a 1.5 µg/m3 (a ridosso della sede stradale). A
distanze di circa 200 metri questi diminuiscono fino a valori di 0.1 µg/m3.
Nello scenario di progetto i valori massimi sono stanzialmente gli stessi ma
collocati a ridosso dei punti di maggiore impatto (sbocchi delle gallerie e
rampe di accesso). Anche in questo caso le variazioni sono immediatamente
interpretabili dal confronto delle due mappe e per brevità si omette la
produzione della Mappa delle Differenze. Si conferma comunque lo
spostamento degli stessi livelli massimi di concentrazione, peraltro molto
contenuti, dalle zone più densamente abitate a quelle interessate
direttamente dal tracciato di progetto.
D.2.2.10. CONFRONTO DEI RISULTATI CON I VALORI LIMITE DI LEGGE
Date le finalità dello studio, i risultati delle simulazioni possono essere
confrontati con i corrispondenti Valori Limite stabiliti dal D.Lgs. 155/10 per
i diversi inquinanti considerati.
Le considerazioni che seguono, per ciascun inquinante, si propongono anche
di verificare se e in che misura, i risultati ottenuti delle simulazioni, qualora
sommati ai Livelli della Qualità dell’Aria riscontrati nella situazione ante
operam possano o meno portare a situazione di rischio di superamento dei
Valori Limite sopra citati.
Per tutti gli inquinanti si cercherà di ricostruire una stima dei livelli di
concentrazione ante operam, per lo più basati sui dati riportati dalla
postazione ARPA di Como confrontati, pur con i loro limiti temporali (15
giorni), dai dati della campagna sperimentale effettuata nelle due postazioni
di Sala e Mezzegra nel periodo di Agosto/Settembre 2013.
Verifica per l’NO2
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La postazione ARPA di Como riporta per l’NO2 un valore medio annuo
(valutato nel periodo 2009-2013) di 53 µg/m3. La postazione ARPA di Como
ha le caratteristiche della postazione di monitoraggio di zone urbane ad alto
traffico. D’altro lato, il valore della media annua di NOx ottenuta dalla
simulazione dello scenario di riferimento (al 2022) è pari a circa 20 µg/m 3.
Assumendo, cautelativamente, che l’NOx sia composto dal solo NO2, un
possibile valore di fondo per l’NO2 potrebbe essere ottenuto sottraendo al
dato di 53 µg/m3 di Como quello massimo ottenuto dalla simulazione dello
Scenario di Riferimento al 2022. Dunque un valore di fondo per l’NO2 può
essere assunto pari a circa 30-33 µg/m3.
Il valore limite di questo inquinante (D.Lgs. 155/10) è pari a 40 µg/m3.
Dunque la situazione che potrebbe verificarsi in seguito alla realizzazione del
Progetto è la seguente:
a) Nelle aree attraversate dalla SS340, che vedono un netto calo dei
livelli di NOx, la situazione della qualità dell’aria potrebbe rientrare,
contrariamente a quanto si verifica attualmente, entro i Valori Limite,
infatti, i livelli di NOx stimati nello scenario di progetto sono previsti
quasi ovunque inferiori a 10 µg/m3 per la media annua di NOx (di cui
l’NO2 è solo una frazione).
b) Nelle aree interessate dalla nuova Viabilità di Progetto, se assumiamo
che ovunque nel territorio in esame il fondo sia quello sopra stimato,
potrebbero ritrovarsi livelli di NOx (e quindi tendenzialmente di NO2)
paragonabili a quelli attesi nello scenario di Riferimento lungo la
Regina. Una situazione di possibile tendenziale supero dei Valori Limite
che però è dovuto in massima parte ai valori di fondo importati a scala
vasta più che inquinamento prodotto a livello locale.
Una verifica ulteriore di questa situazione potrà essere effettuata quando
saranno disponibili dati di NO/NO2 rilevati localmente (e confrontati con
quelli rilavati da ARPA a Como) anche nella stagione invernale.
Verifica per il CO
Per il CO il problema della stima dei valori massimi sovrapposti ai valori di
fondo attuali non si pone in modo negativo in quanto anche considerando i
valori rilevati a Como (media dei valori massimi della media mobile su 8 ore
nel periodo 2009-2013) che sono pari a 4 mg/m3, e sommando il massimo
possibile contributo a livello locale che è ovunque inferiore a 1 mg/m 3
(anche nei punti di massimo impatto dello scenario di Progetto) rimarrebbe
ampiamente al di sotto del Valore Limite di 10 mg/m3.
Verifica per il PM10
Per il PM10 si ha una situazione paragonabile a quella dell’NO2 in quanto
trattasi di un inquinante piuttosto ubiquitario. Questo si nota anche dal
confronto tra i dati di Como e quelli della campagna di 15 giorni a Sala
Comacina e Mezzegra che mostravano nello stesso periodo valori in media
paragonabili entro i 15-20 µg/m3.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Poiché a livello della media annua il PM10 registrato nella postazione ARPA di
Como è pari a 32 µg/m3 anche la somma del contributo delle emissioni di
PM10 primario attribuibili al progetto (pari a max. 3 µg/m3) sulla base di
riferimento dei valori di Como rimarrebbe al di sotto del Valore Limite di 40
µg/m3 previsti per il PM10 dal D.Lgs. 155/10.
Verifica per il Benzene
Il dato della media annua del Benzene rilevato nel periodo 2009-2013 nella
postazione ARPA di Como è risultato pari in media a 2.4 µg/m3. Il valore
riscontrato dalle simulazioni di entrambi gli scenari è risultato, nel punto di
massimo impatto, inferiore a 1.5 µg/m3. Si può dunque assumere che il
Valore Limite per il Benzene previsto dal D.Lgs. 155/10 sarebbe comunque
rispettato anche nel punto di massimo impatto, con livelli peraltro
tendenzialmente migliorativi nelle aree a destinazione residenziale.
D.2.2.11. ANALISI DEI RECETTORI SENSIBILI
All’interno dell’area di indagine interessata dal progetto della variante sono
stati identificati 2'501 recettori sensibili sia per la componente atmosfera che
per la componente rumore.
I recettori sono distribuiti all’interno dei 7 comuni dell’area tremezzina e
includono in maggior numero edifici residenziali.
Per l’analisi degli impatti e la valutazione delle concentrazioni a cui sono
esposti nello scenario di riferimento e in quello di progetto, i recettori sono
stati geograficamente raggruppati in base alla distanza rispetto ai tracciati
della SS340 “Regina” e della variante in progetto. In particolare sono stati
identificati 3 gruppi di recettori denominati:



Regina: recettori localizzati in corrispondenza della SS340;
Variante: recettori localizzati in prossimità della variante in progetto;
Centrale: recettori localizzati nella fascia intermedia tra la SS340 e la
variante.
Considerando l’intera area tremezzina costituita dall’insieme dei 7 comuni, si
conteggiano 865 recettori appartenenti alla fascia “Regina” (35%), 52
recettori alla fascia “Variante” (2%) e i rimanenti 1'584 (63%) alla fascia
compresa tra le due strade.
Il 77% dei recettori appartenenti alla fascia “Variante” sono localizzati nei
comuni di Sala Comacina (25%) e Mezzegra (52%).
I risultati delle simulazioni modellistiche descritti nei precedenti paragrafi
hanno permesso di stimare i livelli di concentrazione di inquinanti a cui sono
esposti i 2'501 recettori nello scenario di riferimento in assenza della
variante, e nello scenario di progetto con la variante realizzata.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Per effettuare l’analisi sono stati definiti, per ogni inquinante, degli intervalli
di concentrazione entro i quali contare il numero di recettori che si trova ad
essere esposto ad un determinato intervallo in base ai risultati delle
simulazioni. Il conteggio è stato effettuato per ogni comune, inquinante e
gruppo di recettori, mettendo a confronto lo scenario di riferimento e quello
di progetto.
I risultati ottenuti dall’analisi effettuata sono riportati nelle tabelle e grafici
successivi (1 tabella e 1 grafico per inquinante). Nelle prime tre colonne
delle tabelle viene riportato il comune di appartenenza, il gruppo di
appartenenza del recettore e il numero di recettori compreso in ciascun
gruppo (Variante, Centrale, Regina). Nelle colonne successive è indicata la
distribuzione dei recettori di ogni riga nei differenti intervalli di
concentrazione, suddivisi nello scenario di riferimento (in verde) e nello
scenario di progetto (in arancione).
Per avere una sintesi dei risultati ottenuti, nelle ultime quattro righe di ogni
tabella è riportato l’analogo conteggio considerando l’intera area
Tremezzina, ovvero il numero complessivo di recettori non suddiviso per
comune.
I grafici rappresentano per ogni scenario il risultato dell’analisi riportato in
tabella nell’ultima riga, ma espresso in percentuale sul numero totale di
recettori.
Tra le elaborazioni disponibili, risultanti dalle simulazioni modellistiche, è
stato scelto come indicatore degli impatti a lungo termine il parametro
statistico rappresentato dalla media annua di NOx, polveri e benzene. Il CO,
che viene espresso come valore massimo della media mobile su 8 ore (D.Lgs
155/10), non viene quindi riportato nell’analisi. Come evidenziato nei
risultati delle simulazioni, presenta ricadute contenute che anche sommate
ai valori di fondo rimangono sotto i limiti normativi.
L’analisi dei recettori effettuata come descritto costituisce la base per lo
studio degli impatti sul comparto “salute pubblica”.
Ossidi di azoto (NOx)
Nella Tabella D-26 viene riportata la distribuzione dei recettori in base
all’esposizione alle concentrazioni medie annue di NOx suddivise in intervalli
di intensità. Nella Figura D-8 sono riportati i dati dell’ultima riga della Tabella
D-26 sono espressi in percentuale sul numero di recettori complessivo
(2'501).
L’analisi dei recettori effettuata per l’intera area tremezzina evidenzia in
primo luogo che nello scenario di Progetto si ha un incremento, rispetto allo
scenario di Riferimento, del numero di recettori esposti a concentrazioni pari
o inferiori a 1 µg/m3. La percentuale di recettori che rientrano nell’intervallo
di esposizione più basso passa dal 9% nel Riferimento al 49% nel Progetto.
I recettori che maggiormente beneficiano della realizzazione della Variante
sono quelli localizzati in prossimità della “Regina” che nello scenario di
Riferimento erano complessivamente esposti a concentrazioni superiori a 2
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
µg/m3. Il risultato rispecchia quanto già evidenziato dalle mappe delle
simulazioni, ovvero il miglioramento della qualità dell’aria in prossimità della
SS340 dovuto alla diminuzione del traffico attirato dalla realizzazione della
Variante. Le aree che risentono di questo miglioramento sono anche quelle
più densamente abitate. Infatti, lo scenario di Progetto conta un numero di
recettori inferiore anche nelle fasce più alte di esposizione. I recettori esposti
a concentrazioni superiori a 4 µg/m3 passano dal 26% nel Riferimento all’8%
nel Progetto.
Analizzando invece i 52 recettori direttamente influenzati dalla realizzazione
della Variante si osserva che nello Scenario di Progetto 15 recettori si
trovano ad essere esposti a concentrazioni superiori a 4 µg/m3, mentre nello
scenario di Riferimento erano esposti a concentrazioni inferiori a tale soglia.
Di questi 15 recettori 8 sono localizzati nel comune di Mezzegra influenzati
dai tratti della variante che scorrono a cielo aperto.
L’esposizione, nello scenario di Progetto, di 6 recettori a valori fino a 20
µg/m3 di NOx, come contributo aggiuntivo al valore di fondo stimato in 3033 µg/m3 di NO2 (monitorato a Como), potrebbe portare a situazioni di
supero del Valore Limite di qualità dell’aria pari a 40 µg/m 3 di NO2. Si
sottolinea, comunque, che i risultati delle simulazioni sono espressi come
NOx e non in NO2 che costituisce una frazione degli NOx. Come già riportato
il valore di NO2 di Como assunto come probabile “fondo” dovrà essere
verificato con il completamento della fase di monitoraggio della qualità
dell’aria locale.
Comune
Area di
influenza
Numero
di
recettori
Scenario di Riferimento
Scenario di Progetto
Intervalli di concentrazione di NOx
3
(µg/m )
Intervalli di concentrazione di NOx
3
(µg/m )
0-1
Colonno
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
1
13
103
117
0
0
0
0
1
6
0
7
0
7
19
26
0
0
19
19
6-20
0
0
65
65
Sala
Comacina
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
13
16
121
150
0
0
0
0
6
9
0
15
7
7
26
40
0
0
32
32
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
5
237
118
360
0
496
186
682
2
24
0
26
0
134
0
134
2
163
0
165
0
292
0
292
1
50
27
78
0
70
68
138
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
27
236
96
359
2
9
0
11
25
188
0
213
0
39
35
74
Ossuccio
Lenno
Mezzegra
1-2
2-4
4-6
0-1
1-2
2-4
4-6
0
4
0
4
1
9
26
36
0
0
43
43
0
0
22
22
6-20
0
0
12
12
0
0
63
63
2
11
0
13
3
5
22
30
5
0
57
62
2
0
36
38
1
0
6
7
0
0
27
27
0
0
56
56
0
0
64
64
0
0
62
62
3
192
0
195
0
484
19
503
1
45
30
76
0
12
111
123
0
0
41
41
0
0
47
47
1
0
34
35
0
0
7
7
0
0
13
13
0
0
2
2
0
0
26
26
0
0
35
35
4
111
0
115
3
54
23
80
12
71
62
145
5
0
6
11
3
0
5
8
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Comune
Area di
influenza
Numero
di
recettori
Scenario di Riferimento
Scenario di Progetto
Intervalli di concentrazione di NOx
3
(µg/m )
Intervalli di concentrazione di NOx
3
(µg/m )
0-1
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
5
377
170
552
1
209
71
281
1
56
0
57
0
8
0
8
4
260
0
264
0
151
0
151
0
61
34
95
1
49
7
57
0
0
58
58
0
1
28
29
6-20
0
0
78
78
0
0
36
36
Variante
Area
Centrale
Tremezzina Regina
TOTALE
52
1'584
865
2'501
5
231
0
236
38
1'069
0
1'107
9
283
216
508
0
1
246
247
0
0
403
403
Tremezzo
Griante
1-2
2-4
4-6
0-1
1-2
2-4
4-6
1
247
0
248
0
159
0
159
0
120
52
172
1
49
11
61
1
10
100
111
0
0
37
37
1
0
11
12
0
1
11
12
6-20
2
0
7
9
0
0
12
12
10
1'208
19
1'237
9
294
275
578
18
81
387
486
9
1
127
137
6
0
57
63
TABELLA D-26 DISTRIBUZIONE DEI RECETTORI IN BASE A FASCE DI CONCENTRAZIONE DI NOX (MEDIA ANNUA)
FIGURA D-8 PERCENTUALE DI RECETTORI IN BASE ALLA CONCENTRAZIONE DI NOX
Polveri totali (PTS)
In Tabella D-27 e in Figura D-9 sono riportati i risultati dell’analisi dei
recettori in relazione agli intervalli di esposizione alle PTS.
Le considerazioni che emergono sono analoghe a quelle riportate per gli
ossidi di azoto.
Nello scenario di Progetto aumenta il numero di recettori esposti all’intervallo
di concentrazione inferiore. La frequenza di recettori esposti a concentrazioni
Pagina 270 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
inferiori a 0.1 µg/m3 passa dal 61% rilevato nello scenario di Riferimento
all’84% rilevato nello scenario di Progetto.
Nell’intera area Tremezzina anche la frequenza dei recettori esposti
all’intervallo massimo di concentrazione passa dal 20% dello scenario di
Riferimento al 3% dello scenario di Progetto.
Il miglioramento dell’esposizione ai livelli di PTS interessa soprattutto i
recettori lungo la SS340 che risentono della diminuzione dei flussi di traffico.
Per quanto riguarda i 52 recettori appartenenti al gruppo “Variante” si nota
che nello scenario di Riferimento non c’erano recettori esposti alla fascia di
concentrazione più significativa di 0.2-3 µg/m3, mentre nello scenario di
Progetto 10 recettori rientrano in questo intervallo. Di questi 10 recettori, 6
sono localizzati nel comune di Mezzegra. L’esposizione alla massima
ricaduta, come contributo aggiuntivo al valore di fondo stimato in 32 µg/m3
(a Como), non dovrebbe prevedere il supero del Valore Limite di qualità
dell’aria pari a 40 µg/m3.
Comune
Colonno
Sala
Comacina
Ossuccio
Lenno
Mezzegra
Tremezzo
Griante
Area di
influenza
Numero
di
recettori
Scenario di Riferimento
Scenario di Progetto
Intervalli di concentrazione di PTS
3
(µg/m )
Intervalli di concentrazione di PTS
3
(µg/m )
0-0.05 0.05-0.1
0
1
1
9
0
0
1
10
0.1-0.2
0
3
32
35
0.2-3
0
0
71
71
0-0.05 0.05-0.1
1
0
13
0
1
40
15
40
0.1-0.2
0
0
46
46
0.2-3
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
1
13
103
117
0
0
16
16
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
13
16
121
150
5
237
118
360
0
3
0
3
2
85
0
87
9
11
0
20
3
132
0
135
4
2
47
53
0
20
43
63
0
0
74
74
0
0
75
75
5
16
7
28
4
230
10
244
3
0
25
28
0
7
38
45
3
0
83
86
1
0
53
54
2
0
6
8
0
0
17
17
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
0
496
186
682
0
281
0
281
0
186
1
187
0
29
104
133
0
0
81
81
0
496
82
578
0
0
79
79
0
0
22
22
0
0
3
3
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
27
236
96
359
5
377
170
552
22
53
0
75
5
172
0
177
5
176
0
181
0
186
0
186
0
7
57
64
0
19
66
85
0
0
39
39
0
0
104
104
4
133
7
144
1
352
20
373
6
103
59
168
1
25
96
122
11
0
25
36
1
0
46
47
6
0
5
11
2
0
8
10
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
1
209
71
281
0
74
0
74
1
106
0
107
0
29
24
53
0
0
47
47
1
195
2
198
0
13
29
42
0
1
26
27
0
0
14
14
Pagina 271 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Area di
influenza
Comune
Numero
di
recettori
Scenario di Riferimento
Scenario di Progetto
Intervalli di concentrazione di PTS
3
(µg/m )
Intervalli di concentrazione di PTS
3
(µg/m )
0-0.05
Variante
Centrale
Area
Tremezzina Regina
TOTALE
52
1'584
865
2'501
29
669
0
698
0.05-0.1
19
806
1
826
0.1-0.2
4
109
373
486
0.2-3
0
0
491
491
0-0.05
16
1'435
129
1'580
0.05-0.1
10
148
366
524
0.1-0.2
16
1
301
318
0.2-3
10
0
69
79
TABELLA D-27 DISTRIBUZIONE DEI RECETTORI IN BASE A FASCE DI CONCENTRAZIONE DI PTS (MEDIA ANNUA)
FIGURA D-9 PERCENTUALE DI RECETTORI IN BASE ALLA CONCENTRAZIONE DI PTS
Benzene
In Tabella D-28 e Figura D-10 sono riportati i risultati dell’analisi dei
recettori in relazione agli intervalli di esposizione al benzene.
Analogamente agli altri inquinanti si osserva che i recettori esposti a
concentrazioni inferiori a 0.1 µg/m3 passano dal 72% nello scenario di
Riferimento al 91% nello scenario di Progetto a seguito della diminuzione
delle ricadute di benzene soprattutto nelle aree più densamente abitate
lungo che risentono della diminuzione dei flussi di traffico lungo la SS340.
Nell’intera area Tremezzina anche la frequenza dei recettori esposti
all’intervallo massimo di concentrazione passa dal 12% dello scenario di
Riferimento al 1% dello scenario di Progetto.
Per quanto riguarda i 52 recettori appartenenti al gruppo “Variante” si nota
che nello scenario di Riferimento non c’erano recettori esposti ai due ultimi
intervalli di concentrazione, mentre, nello scenario di Progetto, 14 recettori
Pagina 272 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
si trovano ad essere esposti a queste concentrazioni. Di questi 14 recettori 7
sono localizzati nel comune di Mezzegra. Ipotizzando un’esposizione alla
massima ricaduta di 1.5 µg/m3, come contributo aggiuntivo al valore di
fondo stimato in 2.4 µg/m3 (Como), non si prevede il supero del Valore
Limite di qualità dell’aria pari a 5 µg/m3. Si sottolinea che il valore di fondo
preso come riferimento è riferito ad una postazione urbana, mentre i dati
preliminari rilevati a Mezzegra indicano concentrazioni di fondo più contenute
rispetto alla postazione di Como.
Comune
Area di
influenza
Numero
di
recettori
Scenario di Riferimento
Scenario di Progetto
Fasce di concentrazione di benzene
3
(µg/m )
Fasce di concentrazione di benzene
3
(µg/m )
0-0.05 0.05-0.1
1
0
6
7
0
15
7
22
0.1-0.2
0
0
37
37
0.2-1.5
0
0
51
51
0-0.05 0.05-0.1
1
0
13
0
26
36
40
36
0.1-0.2
0
0
34
34
0.2-1.5
0
0
7
7
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
1
13
103
117
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
13
16
121
150
5
237
118
360
0
496
186
682
6
9
0
15
4
190
0
194
0
425
0
425
7
7
21
35
1
47
22
70
0
71
44
115
0
0
54
54
0
0
39
39
0
0
99
99
0
0
46
46
0
0
57
57
0
0
43
43
5
16
22
43
4
237
34
275
0
496
118
614
5
0
53
58
0
0
36
36
0
0
56
56
2
0
45
47
1
0
47
48
0
0
12
12
1
0
1
2
0
0
1
1
0
0
0
0
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
Variante
Centrale
Regina
TOTALE
27
236
96
359
5
377
170
552
1
209
71
281
27
193
0
220
5
319
0
324
0
159
0
159
0
43
31
74
0
58
27
85
1
49
5
55
0
0
38
38
0
0
89
89
0
1
38
39
0
0
27
27
0
0
54
54
0
0
28
28
7
207
42
256
1
374
61
436
1
208
8
217
13
29
42
84
1
3
91
95
0
0
37
37
6
0
11
17
2
0
17
19
0
1
17
18
1
0
1
2
1
0
1
2
0
0
9
9
Variante
Area
Centrale
Tremezzina Regina
TOTALE
52
1'584
865
2'501
43
1'301
0
1'344
9
282
165
456
0
1
394
395
0
0
306
306
19
1'551
311
1'881
19
32
351
402
11
1
183
195
3
0
20
23
Colonno
Sala
Comacina
Ossuccio
Lenno
Mezzegra
Tremezzo
Griante
Pagina 273 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TABELLA D-28 DISTRIBUZIONE DEI RECETTORI IN BASE A FASCE DI CONCENTRAZIONE DI BENZENE (MEDIA ANNUA)
FIGURA D-10 PERCENTUALE DI RECETTORI IN BASE ALLA CONCENTRAZIONE DI BENZENE
Pagina 274 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.3. IMPATTI PER RUMORE E VIBRAZIONI
Per le analisi degli impatti relativi alla componente rumore e vibrazioni si
rimanda all’allegato alla presente relazione denominato “Valutazione di
impatto acustico”.
Pagina 275 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.4. IMPATTI PER SUOLO E SOTTOSUOLO
In rifermento a questo aspetto, nel contesto del tipo di opere previste
ovvero scavo di gallerie o sbancamenti/riporti per sedi stradali a cielo
aperto, gli impatti sul suolo o sottosuolo si riducono essenzialmente
all’asportazione o rimodellamento del materiale naturale presente in loco.
Si ricorda inoltre che per motivi logistici , al fine di ridurne il quantitativo di
materiale da conferire in opportuni siti definiti nel Piano di utilizzo, si
cercherà di riutilizzare il maggior quantitativo possibile del materiale
naturale, sia lapideo sia terrigeno, presente per la realizzazione delle opere
in progetto.
Tale scelta, oltre a ridurre le volumetrie dei materiali da allontanare, limitirà
drasticamente il rischio di “importare” sostanze indesiderate eventualmente
presenti in materiali alloctoni.
Eventuali focolai di inquinamento, quali sversamenti di idrocarburi o altre
sostanze, sia in fase di cantierizzazione sia in fase di esercizio della variante
stradale, potranno incidere sia sul suolo sia sul sottosuolo, ma, in maniera
più significativa, incideranno sulle acque ipogee trattate nel capitolo
seguente.
Un ulteriore aspetto potrà venire dall’uso di esplosivi per lo scavo in gallerie
con conseguente produzione sia di monossido di carbonio CO sia di ossidi di
nitrato NOx nei fumi derivanti dalla detonazione.
Autorevoli studi hanno però confermato che le concentrazioni delle suddette
sostanze da essi prodotti rispettano i limiti di sicurezza.
A titolo esemplificativo si allega certificazione emessa a riguardo.
Pagina 276 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Pagina 277 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.5. IMPATTI PER ACQUE SOTTERRANEE
Il principale impatto possibile per le acque sotterrane consiste
nell’interferenza diretta del cantiere con i corpi idrici ipogei, soprattutto in
fase di scavo di gallerie, e quindi con la possibilità di sversamenti diretti, sia
in fase di cantiere che per l’infiltrazione in seguito il dilavamento della sede
stradale.
D.5.1. IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
La fase di cantiere è la più critica per i potenziali impatti sulle acque
sotterranee.
Le alterazioni potenzialmente attuabili sul sistema idrografico nel corso dei
lavori sono riferibili a due categorie di effetti:
 modificazione del flusso ipogeo delle acque in seguito all’escavazione e
successivo completamento delle gallerie

modificazione delle caratteristiche di qualità fisico-chimica dell’acqua
provocate dalle attività costruttive
e/o dallo scarico accidentale di
sostanze inquinanti derivanti dalle lavorazioni di cantiere;
Le eventuali alterazioni e impatti possono avere rilevanza a scala locale, in
prossimità di una lavorazione puntuale, o a scala più ampia, a causa della
propagazione in falda verso valle di eventuali contaminazioni
Il progetto prevede diversi tratti scoperti, con conseguente superficie di
dilavamento e potenziale rischio di infiltrazione nel sottosuolo.
D.5.2. IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
Le sopra riportate considerazioni valgono anche nella fase di esercizio.
La corretta manutenzione delle opere di drenaggio e smaltimento delle
acque di piattaforma dovrebbero garantire un’adeguata cautela al fine di
preservare lo stato qualitativo delle acque sotterranee.
Di seguito di riportano due protocolli elaborati dalla Studio Geologico Tecnico
lecchese in caso di:
D.5.2.1 PROTOCOLLO IN CASO DI SVERSAMENTO
In caso di sversamento accidentale di sostanze pericolose e/o inquinanti di
una certa entità, durante le fasi di realizzazione delle opere previste, si
dovrà adottare un protocollo al fine di contenere, minimizzare il rischio
inquinamento.
Tali operazioni possono, ad esempio, e in via preliminare, andare dal
semplice contenimento con mezzi idonei dello sversamento, in caso di
piccole entità, alla rimozione del terreno contaminato, alle analisi delle acque
Pagina 278 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
di aggottamento dello scavo, fino ad un controllo più approfondito, con
prelievo ed analisi, delle acque di falda e superficiali.
Le acque di aggottamento derivate dagli scavi, in ogni caso, dovranno essere
periodicamente analizzate ed, eventualmente trattate.
D.5.2.2 PROTOCOLLO IN CASO DI CAVITÀ CARSICHE
Durante le fasi di avanzamento dello scavo, bisognerà prestare particolare
attenzione alla presenza di cavità carsiche, dovute alla dissoluzione chimicofisica delle rocce.
Tale rischio è presente in particolar modo in corrispondenza della Dolomia
Principale, nei comuni di Tremezzo e Griante.
Nel caso di presenza di cavità carsiche, si dovrà valutare immediatamente il
rischio di crolli della volta e/o delle pareti rocciose, e nel caso, l’immediato
allontanamento delle maestranze.
Pagina 279 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.6. IMPATTI PER ACQUE SUPERFICIALI
Il principale impatto possibile per le acque superficiali consiste
nell’interferenza diretta del cantiere con i corpi idrici e quindi con la
possibilità di sversamenti diretti, sia in fase di cantiere che per il
dilavamento della sede stradale.
D.6.1IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
La fase di cantiere è la più critica per i potenziali impatti sulle acque
superficiali.
Le alterazioni potenzialmente attuabili sul sistema idrografico nel corso dei
lavori sono riferibili a due categorie di effetti:
 modificazione delle caratteristiche di qualità fisico-chimica dell’acqua
provocate dalle attività costruttive, e/o dallo scarico di sostanze
inquinanti derivanti dalle lavorazioni e dagli insediamenti civili di
cantiere;

modificazioni
delle
caratteristiche
di
qualità
dell’ambiente
fluviale
complessivo, a seguito di alterazioni dell’habitat nei comparti idraulico,
morfologico,
chimico-fisico,
biologico,
vegetazionale
(provocate
da
attività antropiche quali lavorazioni in alveo con mezzi meccanici, scarico
di materiali ecc).
Le eventuali alterazioni e impatti possono avere rilevanza a scala locale, in
prossimità di una lavorazione puntuale, o a scala più ampia, a causa della
propagazione verso valle di eventuali contaminazioni. In questo caso gli
effetti sopra descritti possono estendersi dai corsi d’acqua al lago.
Il progetto prevede diversi tratti scoperti, con conseguente superficie di
dilavamento recapitante nel reticolo superficiale piuttosto estesa (acque di
prima pioggia). Inoltre prevede l’attraversamento di 5 corsi d’acqua.
D.6.2IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
Le sopra riportate considerazioni valgono anche nella fase di esercizio. In
questa fase però dovranno essere considerati come punti di interferenza i
punti di recapito dei drenaggi della sede stradale.
Pagina 280 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.7. IMPATTI PER VEGETAZIONE E FLORA
D.7.1IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
Gli impatti in questa fase sono di tipo diretto, dovuti alla semplice
asportazione della vegetazione, e di tipo indiretto, dovuti agli inquinanti
emessi dai cantieri.
L’asportazione di vegetazione riguarda principalmente le rampe di accesso ai
cantieri, gli accessi alle gallerie e i viadotti, che si aggiungono al tratto
superficiale della strada. Gli ambienti più delicati sono quelli individuati nel
quadro di riferimento della vegetazione (Capitolo C.6.7“Individuazione delle
aree sensibili”).
1 – Vegetazione di forra
I viadotti in alcuni casi attraversano forre che ospitano specie localizzate, si
segnala in particolare il capelvenere (Adiantum capillus-veneris), specie che
solitamente cresce in stazioni puntiformi formate da un numero non elevato
di individui.
In genere i torrenti interessati dagli interventi sono a carattere temporaneo,
attivi solamente durante i periodi piovosi o gli eventi meteorici intensi quali i
temporali. Fa eccezione il torrente Perlana che ha portate regolari nel corso
dell’anno. Il reticolato idrografico è importante in quanto collega le aree di
cantiere con il bacino lacustre, consentendo il trasporto di inquinanti originati
dal cantiere e del materiale dilavato nel corso delle piogge. Questo può
avere influsso sulle comunità di macrofite lacustri, in particolare i sedimenti
fini possono influenzare negativamente lo sviluppo della vegetazione
acquatica.
2 – Boschi radi a carpino nero ed orniello
I boschi radi a carpino nero ed orniello costituiscono la maggior superficie di
vegetazione asportata per le opere di costruzione. Da un lato questa
vegetazione non rappresenta un habitat di interesse comunitario, dall'altro è
generalmente in buono stato di conservazione e può ospitare specie
interessanti, per cui va posta una maggiore attenzione nei ripristini.
3 - Oliveti
Gli oliveti rappresentano una coltivazione localizzata di elevato interesse
storico e paesaggistico, dato il tipo di coltivazione impiegato negli oliveti si
osserva una diversificata flora erbacea, che comprende Dianthus seguieri e
Dianthus carthusianorum, due specie protette. Si tratta spesso di ambienti
agricoli marginali, la cui conservazione deve essere il più possibile garantita.
Pagina 281 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
1.
4 - Prati e prato-pascoli
Il tipo vegetazionale principalmente interessato dalle opere è dato dai prati
falciati, considerati di interesse comunitario in quanto inclusi nella direttiva
Habitat. Si tratta di formazioni il cui pregio è dovuto principalmente alla
ricchezza di elementi floristici che però non comprendono specie endemiche
e/o rare. In particolare è interessato l’habitat 6510 Praterie magre da fieno a
bassa altitudine, si tratta di comunità erbacee presenti nell'orizzonte
collinare e submontano, conservate dalle pratiche colturali del taglio e della
concimazione. La diminuzione di questo habitat è prevedibile abbia influenze
negative anche a livello faunistico.
5 – Aree detritiche con copertura vegetale discontinua
Altro ambiente da segnalare in quanto di interesse comunitario è dato dai
ghiaioni presenti in prossimità della Torre di Spurano in Località Ossuccio,
che costituiscono un ambiente piuttosto sensibile e localizzato, senza
possibilità di interventi di mitigazione, per cui bisogna cercare di limitare il
più possibile la perdita di questo habitat. La definizione secondo la direttiva è
“8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili” e comprende
ghiaioni attivi interessati da processi di deposizione e mobilizzazione dei
detriti. Le coperture vegetali che vi si insediano hanno carattere
marcatamente pioniero, risultano assai discontinue con densità piuttosto
limitate e ospitano una flora specializzata.
6 – Vegetazione delle rupi calcaree
Le pareti rocciose sono comprese nell’habitat “8210 Pareti rocciose calcaree
con vegetazione casmofitica”, non saranno direttamente toccate dalle opere
previste. Viceversa le emissioni di inquinanti atmosferici emessi dai mezzi di
cantiere ed in seguito dal traffico veicolare potranno avere un impatto
negativo a carico di questi ambienti.
7 – Formazioni a robinia e specie esotiche
Un cenno particolare va fatto a riguardo delle specie esotiche, che già
presenti con elementi quali robinia e ailanto, sono destinate a subire un
notevole aumento in relazione agli sbancamenti dei cantieri. Ci si deve
aspettare un ingresso di nuove specie esotiche, sia erbacee che legnose, che
possono colonizzare rapidamente i terreni denudati. In particolare le specie
erbacee hanno un ciclo biologico rapido e possono colonizzare in tempi brevi
ampie superfici.
D.7.2IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio gli impatti maggiori sono da attendersi a causa degli
inquinanti atmosferici emessi dal traffico veicolare.
Le indagini sugli effetti degli inquinanti atmosferici a carico della vegetazione
sono iniziate negli anni settanta, a partire dalle osservazioni di deperimenti
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
diffusi nelle aree forestali dell'Europa centrale e del Nord America,
inizialmente individuati sugli abeti e sul faggio, ed in seguito rilevati anche a
carico di altre specie di conifere e latifoglie.
Gi effetti maggiormente visibili riguardano la defogliazione, alterazioni
cromatiche delle chiome, fino a casi estremi di morte dell'intero albero.
Quando si può escludere che questi effetti derivino da problemi fitosanitari
legati ad agenti biotici quali parassiti, erbivori, mancanza di simbionti, o da
problemi chimici legati a sbilancio i nutrienti, fenomeni allelopatici, o a puri
danni meccanici, si può parlare di danni di nuovo tipo (novel decline).
La sensibilità nelle specie vegetali è legata a fattori morfologici delle piante,
quali l'elevato rapporto superficie/volume e gli intensi scambi gassosi che si
verificano a livello delle foglie. Questi fattori rendono le specie vegetali
maggiormente sensibili rispetto alle specie animali, anche in relazione
all'entità stessa degli scambi gassosi che possono essere di uno o due ordini
di grandezza superiori rispetto agli animali.
In conseguenza si verificano alterazioni degli equilibri fisiologici, con
alterazione delle funzioni vitali quali la funzione clorofillana, che si riflettono
in diminuzione del tasso di crescita, alterazioni dell'apparato fogliare,
deperimento generale dell'individuo.
Il danno visibile è rilevabile principalmente a livello delle chiome, con
diradamenti, fogliazione tardiva, alterazioni nel rapporto tra gemme a fiore e
gemme a legno, alterazioni nelle modalità di ramificazione, riduzione dello
sviluppo radicale.
In particolare gli effetti maggiormente visibili sono alterazioni strutturali
delle foglie, con lesioni necrotiche, quali macchie brune e ticchiolature,
mutazioni di colore e clorosi.
Generalmente le necrosi sono localizzate sulla pagina superiore delle foglie,
si presentano con diversi aspetti morfologici in funzione del numero di cellule
danneggiate e sono in genere indice di danno acuto a livello del mesofillo
fogliare. Le clorosi si verificano per distruzione o diminuzione nella
produzione di clorofilla, è ricollegabile generalmente in casi di esposizioni
croniche agli inquinanti. Spesso come effetto secondario si verifica una
caduta precoce delle foglie, fenomeno noto come filloptosi.
In genere non è semplice, soprattutto negli studi sul campo, la separazione
tra gli effetti derivanti da fattori naturali quali parassiti, fattori climatici,
fattori pedologici, e gli effetti direttamente derivanti dagli inquinanti, sia
considerati singolarmente che in modo complessivo, considerando quindi gli
effetti additivi dei diversi inquinanti.
Inoltre l'effetto può essere di tipo indiretto, quale alterazioni nei rapporti di
crescita che si riflettono in alterazioni nelle capacità competitive tra le specie
vegetali, che su lungo termine possono portare al alterazioni qualiquantitative delle comunità vegetali. Inoltre un danno causato da parassiti
può avere come elemento predisponente o scatenante l'indebolimento
fisiologico causato dagli inquinanti, il che rende necessario verificare il danno
da parassiti atteso in casi di vegetazioni non compromesse per permettere il
confronto con vegetazioni sotto stress. Infine un'acidificazione a livello del
suolo può portare ad un'alterazione del ciclo dei nutrienti e alla mobilitazione
di metalli fitotossici quali l'alluminio.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Gi inquinanti maggiormente aggressivi rispetto alle specie vegetali sono
rappresentati dai solfuri, dagli ossidi di azoto, da ozono, fluoruri e PAN
(perossiacetil nitrato). Il contatto può avvenire per via secca o umida ed il
punto di penetrazione è rappresentato dalle aperture stomatiche delle foglie,
da cui si possono diffondere in tutti i tessuti vegetali, colpendo organi
differenti in funzione della sensibilita individuale delle specie vegetali.
La tossicità è influenzata oltre che da parametri quali la concentrazione ed il
tempo di esposizione, fa fattori ecofisiologici, quali l'apertura degli stomi, che
avviene in funzione di diversi fattori ambientali. In situazioni di chiusura
degli stomi l'assorbimento effettivo degli inquinanti è limitato, mentre in
condizioni di apertura si ha un'azione molto più intensa dell'inquinante.
La localizzazione delle lesioni varia in funzione dell'inquinante coinvolto, il
biossido di zolfo origina necrosi alle foglie in accrescimento come esposizione
in forma acuta, mentre nelle esposizioni croniche si originano clorosi e
senescenza precoce delle foglie, con riduzione della funzione clorofilliana.
Per quanto riguarda gli ossidi di azoto la maggiore fitotossicità è data dal
biossido, a causa della sua maggiore solubilità in acqua. In genere si
osservano danni di tipo cronico di difficile valutazione, in quanto si hanno
manifestazioni di tipo aspecifico, quali rallentamento della crescita o deboli
segni di clorosi sulle foglie. In presenza di altri fattori inquinanti si può
verificare un intenso aumento dell'aggressività degli ossidi di azoto.
Inquinante notevolmente aggressivo è l'ozono, a causa della sua notevole
attività chimica e della sua solubilità in ambiente acquoso. L'azione
principale è quella di tipo ossidativo, con formazione di radicali, demolizione
di molecole complesse, che causano alterazioni delle funzioni cellulari. Si
verificano danni da esposizioni acute a carico delle foglie in accrescimento,
nelle conifere sotto forma di bandeggiamenti trasversali. In caso di
esposizione cronica si rilevano principalmente alterazioni del colore delle
foglie con clorosi e caduta anticipata, e generale alterazione dei processi di
crescita.
Per quanto riguarda le polveri si ha un problema di definizione, in quanto gli
effetti variano in funzione delle loro caratteristiche chimiche, ed un
eventuale contenuto in metalli pesanti rappresenta un fattore
particolarmente importante.
Gli effetti sono di tipo cronico, e legati all'ostruzione fisica degli stomi e di
conseguenza ridotti scambi gassosi, oltre che una diminuzione di luce in
arrivo ai cloroplasti, come effetto dell'opacità della deposizione sulla faccia
superiore della foglia. Ulteriori danni si possono verificare a causa degli
elementi nocivi contenuti.
I metalli pesanti presenti nell'ambiente possono arrivare ai vegetali sia per
deposizione diretta che attraverso il suolo. Nei fenomeni di deposizione
diretta gioca un ruolo essenziale l'acidità della soluzione, in presenza di
deposizioni umide, in quanto la solubilità varia con il variare del pH. Per i
metalli che raggiungono il suolo la dinamica dipende dall'ambiente chimico
che si realizza nel suolo, in particolare dalla presenza di sostanza organica.
I metodi di penetrazione dei metalli pesanti all'interno delle cellule non sono
ben noti, e probabilmente dipendono dai meccanismi di trasporto dei
microelementi.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Gli effetti di questi inquinanti sono ricollegabili alla competizione con i
nutrienti minerali della pianta, determinando squilibri nutrizionali già a basse
concentrazioni di metalli pesanti. In ogni caso le modalità attraverso le quali
si realizza la fitotossicità di questi inquinanti dipendono da complessi
equilibri ecofisiologici, legati anche a meccanismi di difesa attuati in varia
misura dai vegetali. Nel caso di assorbimento attraverso l'apparato radicale,
un fattore importante è rappresentato dalla simbiosi micorrhizica, molto
diffusa nelle specie forestali, in cui probabilmente il micete è in grado di
diminuire almeno in alcuni casi, l'assorbimento dei metalli pesanti.
In dettaglio gli inquinanti previsti dall'analisi sull'atmosfera sono gli ossidi di
azoto (NOx), il monossido di carbonio, il particolato sottile (PM10) ed il
benzene. Nel confronto tra gli scenari previsti non vi sono variazioni
sostanziali in percentuale (inferiori allo 0.5%), ma vengono evidenziate
possibili riduzioni in termini assoluti delle emissioni degli ossidi di azoto
emessi dalla rete stradale.
Strettamente dal punto di vista della vegetazione si avrà uno spostamento
delle emissioni da aree poco vegetate, quali i centri urbani, ad aree con
vegetazione naturale ben sviluppata. Quindi sono da aspettarsi aumenti
locali degli inquinanti a carico della vegetazione. Il monitoraggio in questo
senso sarà importante per verificare l'entità degli effetti negativi a carico
della componente vegetale. In particolare il monitoraggio della flora lichenica
rappresenta un metodo sensibile per verificare l'impatto locale degli
inquinanti atmosferici.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.8. IMPATTI PER LA FAUNA
Gli impatti relativi a questa componente sono stati valutati attraverso
l’analisi della composizione faunistica dell’area, come rilevato mediante
sopralluoghi e dall’analisi del database faunistico del Settore Territorio della
Provincia di Como.
Gli impatti sono di seguito descritti per ciascuna delle aree sensibili
identificate nel capitolo C.7.4.
D.8.1IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
A - Ambienti acquatici
N
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Aree sensibili
punto di imbocco della Galleria Comacina,
a sudovest del torrente Camoggia
viadotto di superamento del torrente Valle
dei
Ronchi
all’uscita
della
Galleria
Comacina
viadotto di superamento del torrente
Premonte in comune di Sala Comacina
viadotto di superamento del torrente
Perlana (tra galleria Perlana 1 e Perlana 2)
viadotto di superamento del torrente
Azzano in Località Mezzegra
tratto a cielo aperto a ridosso del torrente
Bolvedro in Località Mezzegra
punto di raccordo tra l'uscita della Galleria
Tremezzina e la viabilità esistente
Area di attracco presso Griante
Area di attracco presso Mandello del Lario
Ambienti soggetti a impatto
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre
bacino lacustre
Bacino lacustre e torrenti
Le attività di realizzazione del progetto si trovano a distanza dall’ecosistema
lacustre, insistendo sugli ambienti di versante.
Gli unici elementi che collegano direttamente l’area di cantiere all’ecosistema
lacustre sono i corsi d’acqua. Di conseguenza i possibili impatti diretti
all’ecosistema lacustre sono dovuti all’immissione di inquinanti nel reticolo
idrico recapitante a lago.
La generazione di torbidità avrà poca influenza sull’ecosistema lacustre in
ragione della distanza, che permetterà la sedimentazione di gran parte dei
sedimenti immessi. Sarà invece importante evitare di immettere in alveo,
anche immediatamente al di fuori del corso d’acqua, di grandi quantità di
sedimenti dilavabili ed in questo modo progressivamente recapitati a lago
dal corso d’acqua, dove possono interferire con il normale trasporto solido.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La propagazione di torbidità potrà in ogni caso danneggiare gli ecosistemi
fluviali, i popolamenti ittici o di anfibi presenti, per cui in ogni caso sarà
opportuno evitare l’incremento di torbidità nei corpi idrici, dovuto a
movimentazione dell’alveo o movimentazione del fondale. A questo scopo, in
caso di interventi in alveo, sarà necessario che le acque scorrenti bypassino
interamente l’area di intervento mediante opportune opere di sbarramento o
deviazione.
La deposizione di sedimento fine risulta particolarmente dannosa in quanto
può interferire con la componente macrobentonica, fondamentale per la
funzionalità degli ecosistemi acquatici, oltre che con la presenza di siti idonei
alla riproduzione della fauna ittica presente. In caso di consistente copertura
di sedimento fine si potrebbero creare inoltre fenomeni di anossia.
Menzione a parte deve essere fatta per le ipotesi di realizzazione di aree
cantiere al lago, con attracco di chiatte per la movimentazione dello smarino
delle gallerie.
Questa fase di cantiere comporta la distruzione di una porzione di ambiente
di sponda per la realizzazione degli attracchi.
La fase di cantiere prevede inoltre la movimentazione di grandi imbarcazioni
da trasporto che potranno facilmente disturbare il fondale mediante
sommovimento dovuto alla spinta dei motori.
Inoltre si dovranno considerare i possibili impatti di natura accidentale dovuti
ad eventuali sversamenti di liquidi provenienti dai motori.
B - Ambienti boscati (boschi ed arbusteti submontani)
N
1
2
3
4
Aree sensibili
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Sala Comacina
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Spurano
tratto a cielo aperto nei pressi
dell'attraversamento
del
torrente
Perlana
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Mezzegra
Ambienti soggetti a impatto
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
Boschi submontani (orno ostrieti):
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi di cantiere, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area coinvolta; è inoltre
possibile che si verifichi l'uccisione diretta involontaria di individui di alcune
specie di rettili o di mammiferi di piccole dimensioni per schiacciamento ad
opera di mezzi meccanici, impegnati nelle attività di cantiere. L'asportazione
di porzioni di aree cespugliate o boscate potrebbe inoltre danneggiare la
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nidificazione di alcune specie di avifauna o la riproduzione di mammiferi
arboricoli.
Anche il sollevamento di particolato (es. polveri sollevate dai mezzi
meccanici o terra e materiale di escavazione), depositandosi sulle fitocenosi,
potrebbe alterare, direttamente o indirettamente, l'equilibrio ecosistemico
dell'ambiente.
Per quanto concerne in particolare la componente avifaunistica, nella
valutazione degli impatti derivanti dalla realizzazione di una infrastruttura
antropica è generalmente accettata l’esistenza di una fascia in cui si verifica
una diminuzione di densità dell’avifauna, sia come effetto dello spostamento
di individui dalle aree direttamente interessate dalle opere, a causa del
disturbo complessivamente arrecato, sia come conseguenza di una riduzione
delle attività riproduttive e, conseguentemente, del “successo” di tali attività
(Groppali, 2003; Rejinen et al., 1995). È noto come gli uccelli siano
particolarmente sensibili al rumore; diverse specie demarcano infatti il
proprio territorio riproduttivo con il canto, reagiscono a svariati segnali
acustici, quali i richiami di contatto o quelli di allarme, e ne fanno uso per
l’identificazione dei predatori (Dinetti, 2000; Lindauer, 1992 in Groppali,
2003). Oltre al rumore, anche altre tipologie di interferenza possono influire
sulla qualità avifaunistica di un sito; tra queste sono da citare, in modo
particolare, gli stimoli visivi estranei all’ambiente solitamente frequentato
dalle specie (presenze umane, mezzi, alterazione generale dell’ambiente).
In merito alla definizione della profondità della fascia di disturbo, la
bibliografia esistente cita fasce di disturbo variabili da 500 m a 800 m dalla
fonte, a seconda della diversa sensibilità delle specie presenti, della tipologia
degli interventi e della tipologia di ambiente presente. Tale tipologia di
disturbo viene quindi considerato un fattore di pressione primario, che può
avere ripercussioni su tutte le specie ritenute presenti nell’area.
Altre tipologie di perturbazione sono legate alla diminuzione della qualità
dell’aria, dovuta all’emissione di inquinanti e alla sedimentazione delle
polveri sollevate durante i lavori di realizzazione delle opere, sulle superfici
fogliari, sugli apici vegetativi e, in generale, sull’ambiente circostante,
andando a costituire, per alcune specie di avifauna un impedimento alle
attività di ricerca delle fonti trofiche di sostentamento.
L’effetto di allontanamento di specie preda dovuto alle attività di cantiere,
inoltre, si può ripercuotere negativamente su alcune specie predatrici.
Volendo differenziare tra periodi di maggiore e minore interferenza nell’arco
annuale, chiaramente il periodo maggiormente critico è rappresentato da
quello della nidificazione, che rappresenta il momento fenologico in cui, nel
corso dell’anno, gli uccelli instaurano più stretti vincoli spaziali e funzionali
con determinate tipologie di habitat e in cui, di conseguenza, ogni eventuale
alterazione delle tipologie ambientali può rappresentare motivo di influenza
negativa sulle specie in esame.
Specie di avifauna legate all’ambiente boschivo, potenzialmente soggette a
impatto, in riferimento alla Tab. C.24: falco pecchiaiolo, biancone, sparviere,
poiana, beccaccia, tortora, beccaccia, cuculo, allocco, gufo comune, picchio
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
rosso maggiore, scricciolo, pettirosso, merlo, cesena, capienra, cinciarella,
cinciallegra, cincia bigia, picchio muratore, rampichino comune, ghiandaia,
fringuello
C – Aree aperte (praterie magre da fieno a bassa altitudine, ghiaioni
mediterranei)
N
1
2
3
Aree sensibili
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Mezzegra
a
a
a
Ambienti soggetti a impatto
monte praterie magre da fieno a bassa
altitudine
monte ghiaioni mediterranei
monte praterie magre da fieno a bassa
altitudine
Praterie magre da fieno a bassa altitudine, ghiaioni mediterranei:
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi di cantiere, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area coinvolta; è inoltre
possibile che si verifichi l'uccisione diretta involontaria di individui di alcune
specie di rettili o di mammiferi di piccole dimensioni per schiacciamento ad
opera di mezzi meccanici, impegnati nelle attività di cantiere. L'asportazione
di porzioni di suolo potrebbe inoltre comportare l'uccisione di specie terricole
svernanti nel terreno, quali rettili e piccoli mammiferi.
Anche il sollevamento di particolato (es. polveri sollevate dai mezzi
meccanici o terra e materiale di escavazione), depositandosi sulle fitocenosi,
potrebbe alterare, direttamente o indirettamente, l'equilibrio ecosistemico
dell'ambiente.
Per quanto concerne in particolare la componente avifaunistica, nella
valutazione degli impatti derivanti dalla realizzazione di una infrastruttura
antropica è generalmente accettata l’esistenza di una fascia in cui si verifica
una diminuzione di densità dell’avifauna, sia come effetto dello spostamento
di individui dalle aree direttamente interessate dalle opere, a causa del
disturbo complessivamente arrecato, sia come conseguenza di una riduzione
delle attività riproduttive e, conseguentemente, del “successo” di tali attività
(Groppali, 2003; Rejinen et al., 1995). È noto come gli uccelli siano
particolarmente sensibili al rumore; diverse specie demarcano infatti il
proprio territorio riproduttivo con il canto, reagiscono a svariati segnali
acustici, quali i richiami di contatto o quelli di allarme, e ne fanno uso per
l’identificazione dei predatori (Dinetti, 2000; Lindauer, 1992 in Groppali,
2003). Oltre al rumore, anche altre tipologie di interferenza possono influire
sulla qualità avifaunistica di un sito; tra queste sono da citare, in modo
particolare, gli stimoli visivi estranei all’ambiente solitamente frequentato
dalle specie (presenze umane, mezzi, alterazione generale dell’ambiente).
In merito alla definizione della profondità della fascia di disturbo, la
bibliografia esistente cita fasce di disturbo variabili da 500 m a 800 m dalla
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
fonte, a seconda della diversa sensibilità delle specie presenti, della tipologia
degli interventi e della tipologia di ambiente presente (fascia di estensione
maggiore per ambienti aperti, come quello caratterizzato dalla presenza di
ghiaioni). Tale tipologia di disturbo viene quindi considerato un fattore di
pressione primario, che può avere ripercussioni su tutte le specie ritenute
presenti nell’area.
Altre tipologie di perturbazione sono legate alla diminuzione della qualità
dell’aria, dovuta all’emissione di inquinanti e alla sedimentazione delle
polveri sollevate durante i lavori di realizzazione delle opere, sulle superfici
fogliari, sugli apici vegetativi e, in generale, sull’ambiente circostante,
andando a costituire, per alcune specie di avifauna un impedimento alle
attività di ricerca delle fonti trofiche di sostentamento.
L’effetto di allontanamento di specie preda (in particolare i rapaci diurni)
dovuto alle attività di cantiere, inoltre, si può ripercuotere negativamente su
alcune specie predatrici.
Volendo differenziare tra periodi di maggiore e minore interferenza nell’arco
annuale, chiaramente il periodo maggiormente critico è rappresentato da
quello della nidificazione, che rappresenta il momento fenologico in cui, nel
corso dell’anno, gli uccelli instaurano più stretti vincoli spaziali e funzionali
con determinate tipologie di habitat e in cui, di conseguenza, ogni eventuale
alterazione delle tipologie ambientali può rappresentare motivo di influenza
negativa sulle specie in esame.
Specie di avifauna potenzialmente soggette a impatto in praterie magre da
fieno a bassa altitudine, in riferimento alla Tab. C.24: upupa, torcicollo,
picchio verde, codirosso comune, pigliamosche, averla piccola, cardellino,
falco pellegrino, poiana, falco pecchiaiolo.
Specie di avifauna potenzialmente soggette a impatto in ghiaioni
mediterranei, in riferimento alla Tab. C.24: nibbio bruno, biancone, gheppio,
poiana, sterpazzola, averla piccola, zigolo muciatto, succiacapre, rapaci
notturni.
D - Pareti rocciose
N
1
2
3
Aree sensibili
a monte dell’abitato di Sala Comacina
a monte dell’abitato di Mezzegra
Valle Perlana
Pareti rocciose
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi di cantiere, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area coinvolta.
Le pareti rocciose presenti in corrispondenza delle aree sensibili indicate
rappresentano l’ambiente di elezione per la nidificazione di numerose specie
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
di avifauna rupicola, in particolare i rapaci diurni (nibbio bruno, poiana,
gheppio, pellegrino); le pareti potrebbero inoltre ospitare individui di picchio
muraiolo in particolare nel periodo invernale.
Il distubo arrecato da rumore e da stimoli visivi estranei potrebbe
determinare lo spostamento di individui dalle aree direttamente interessate
dalle opere, con conseguente diminuzione di densità di specie e riduzione
delle attività riproduttive e del relativo “successo” (Groppali, 2003; Rejinen
et al., 1995). È noto come gli uccelli siano particolarmente sensibili al
rumore e agli stimoli visivi (Dinetti, 2000; Lindauer, 1992 in Groppali,
2003).
I periodi maggiormente critici sono da considerare il periodo di nidificazione
per i rapaci rupicoli e i mesi invernali nel caso del picchio muraiolo.
Specie di avifauna potenzialmente soggette a impatto in corrispondenza di
pareti rocciose, in riferimento alla Tab. C.24: nibbio bruno, poiana, gheppio,
pellegrino, rondone alpino, picchio muraiolo.
E - Cavità e grotte
N
1
Aree sensibili
Bucone
di
Tremezzo
Tremezzina
in
località
La Grotta Bucone di Tremezzo si trova a circa 350 m in linea d’aria dal
tracciato, a sud del km 8400, in comune di Tremezzina. La formazione
geologia dell’area è la Dolomia Principale, caratterizzata appunto dalla
presenza di cavità carsiche. Il tracciato nella zona è in galleria naturale e il
potenziale impatto in fase di cantiere è costituito dalle vibrazioni originate
dai lavori di scavo (es. utilizzo di mine) nel periodo in cui la colonia di
svernamento di vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii) è presente, ossia
tra settembre e aprile. Il periodo più critico è comunque quello tra novembre
e febbraio compresi, quando gli animali sono nelle fasi più profonde del
letargo.
F – Ambienti artificiali (vasche per abbeverata, muretti a secco, impianti
di ulivo)
N
1
2
3
Aree sensibili
tratto a cielo aperto in corrispondenza
dell’abitato di Mezzegra e di Spurano
tratto a cielo aperto sopra Spurano
tratto a cielo aperto sopra Spurano
Ambienti soggetti a impatto
vasche per abbeverata
muretti a secco
impianti di ulivo
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Vasche per abbeverata
Alcune delle vasche artificiali presenti nell’area del tracciato in
corrispondenza dell’abitato di Mezzegra e di Spurano saranno distrutte nel
corso dei lavori, mentre altre, poste nelle vicinanze, potranno subire impatti
indiretti. Le specie più impattate sono quelle di anfibi, come la salamandra
pezzata, rilevata nel corso dei monitoraggi effettuati per la redazione del
SIA. L'impatto su tali specie può consistere nell'uccisione diretta di individui
in fase di distruzione delle pozze; l'immissione nelle acque di particolato
potrebbe portare un’alterazione dell’equilibrio ecosistemico, modificando
l'ossigenazione e l'accesso ai raggi luminosi; il rilascio di sostanze di scarico
dei mezzi di cantiere, inquinanti e/o tossiche per gli organismi viventi
presenti nelle acque, ne potrebbe compromettere inoltre la sopravvivenza
nei diversi stadi di sviluppo.
Muretti a secco
Gli impatti in fase di cantiere sono costituiti dalla distruzione di tali
manufatti, che può comportare l’uccisione diretta involontaria degli animali
che in essi trovano un ambiente ottimale per il rifugio, il foraggiamento e la
riproduzione (rettili, uccelli, micromammiferi), oltre che la sottrazione di
habitat idoneo.
Specie di avifauna potenzialmente soggette a impatto in corrispondenza
dell’area a muretti a secco, in riferimento alla Tab. C.24: upupa, scricciolo,
pettirosso, diverse specie di cince, codirosso, codirosso spazzacamino.
Impianti di ulivo
Gli impatti in fase di cantiere sono costituiti dalla sottrazione degli alberi
maturi di ulivo che interferiscono con il tracciato. Gli alberi di ulivo, in
particolare se maturi e senescenti, presentano cavità naturali nel tronco che
rappresentano rifugi perfetti per diverse specie di avifauna e le specie fitofile
di chirotteri che vi possono nidificare all’interno.
Specie di avifauna potenzialmente soggette a impatto in corrispondenza
degli uliveti, in riferimento alla Tab. C.24: upupa, torcicollo, picchio
muratore, rampichino, diverse specie di cince e di picchi, allocco.
G – Aree di deposito materiali
N
1
Aree sensibili
area Lavedo srl, zona di
betonaggio e deposito
temporaneo
Quest’area è un ex impianto di frantumazione di inerti situato in Località La
Santa, nel comune di Grandola ed Uniti, che il progetto di realizzazione della
variante della Tremezzina individua come area di betonaggio e deposito
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
temporaneo e che il PGT considera come “impianto tecnologico di livello
comunale e sovracomunale”.
Essendo l’area situata a circa 1 km dal SIC IT2020001 “Lago di Piano”, un
suo riutilizzo è stato valutato nello Studio per la Valutazione di Incidenza del
PGT comunale, il quale sottolinea la possibilità di immissione di inquinanti
nel torrente Bonallo (limitrofo all’area del deposito di inerti), con
conseguenze sul bacino imbrifero che confluisce nel sistema idrico del SIC.
D.8.2IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
A - Ambienti acquatici
N
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Aree sensibili
punto
di
imbocco
della
Galleria
Comacina, a sudovest del torrente
Camoggia
viadotto di superamento del torrente
Valle dei Ronchi all’uscita della Galleria
Comacina
viadotto di superamento del torrente
Premonte in comune di Sala Comacina
viadotto di superamento del torrente
Perlana (tra galleria Perlana 1 e Perlana
2)
viadotto di superamento del torrente
Azzano in Località Mezzegra
tratto a cielo aperto a ridosso del
torrente Bolvedro in Località Mezzegra
punto di raccordo tra l'uscita della
Galleria Tremezzina e la viabilità
esistente
area di attracco presso Griante
area di attracco presso Mandello del
Lario
Ambienti soggetti a impatto
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre e torrente
bacino lacustre
bacino lacustre
Bacino lacustre e torrenti
Gli impatti sono costituiti dall'immissione, nell'alveo dei torrenti e da qui
verso il bacino lacustre delle acque di dilavamento della sede stradale, che
contengono particolato ed inquinanti dovuti al traffico veicolare, tossiche per
gli organismi viventi presenti nelle acque.
Entrambe queste componenti potrebbero infatti essere dilavate, in caso di
pioggia, dal manto stradale e confluire nel naturale bacino di raccolta
costituito dal displuvio stesso, in particolare in corrispondenza dei viadotti
realizzati sui valletti dei torrenti.
Pozze di abbeverata:
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nessun impatto previsto.
B - Ambienti boscati (boschi ed arbusteti submontani)
N
1
2
3
4
Aree sensibili
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Sala Comacina
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Spurano
tratto a cielo aperto nei pressi
dell'attraversamento
del
torrente
Perlana
tratto a cielo aperto a monte dell'abitato
di Mezzegra
Ambiente soggetto a impatto
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
boschi submontani (orno ostrieti)
Boschi submontani – orno ostrieti -:
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi in transito, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area interessata dal
tracciato; è inoltre possibile che si verifichino investimenti di anfibi, di rettili
e di mammiferi di piccole, medie ma anche grandi dimensioni, che non solo
comporterebbero l'uccisione diretta involontaria di individui di diverse specie
tipiche dell'ambiente, ma metterebbero notevolmente a rischio anche
l'incolumità dei conducenti dei mezzi.
Anche il sollevamento di particolato (es. polveri sollevate dai mezzi in
transito), depositandosi sulle fitocenosi, potrebbe alterare, direttamente o
indirettamente, l'equilibrio ecosistemico dell'ambiente.
Sotto l'aspetto della frammentazione delle popolazioni, la realizzazione dei
tratti a cielo aperto costituisce di fatto un'interruzione della continuità degli
habitat e quindi delle popolazioni; la lunghezza contenuta dei tratti a cielo
aperto rende però questo elemento di problematicità decisamente meno
rilevante; in particolare per gli ambienti boscati, categoria ambientale
ampiamente rappresentata sul territorio, sono garantiti molteplici punti di
connessione tra le popolazioni a monte e a valle del tracciato.
C – Aree aperte (praterie magre da fieno a bassa altitudine, ghiaioni
mediterranei)
N
1
2
3
Aree sensibili
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Spurano
tratto a cielo aperto
dell'abitato di Mezzegra
a
a
a
Ambiente soggetto a impatto
monte praterie magre da fieno a bassa
altitudine
monte ghiaioni mediterranei
monte praterie magre da fieno a bassa
altitudine
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Praterie magre da fieno a bassa altitudine e ghiaioni mediterranei:
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi in transito, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area del tracciato; è inoltre
possibile che si verifichino investimenti di rettili e di mammiferi di piccole,
medie ma anche grandi dimensioni, che non solo comporterebbero
l'uccisione diretta involontaria di individui di diverse specie tipiche
dell'ambiente, ma metterebbero notevolmente a rischio anche l'incolumità
dei conducenti dei mezzi. Per quanto riguarda i chirotteri, la letteratura
riporta un’evidente riduzione nelle capacità di caccia in una fascia di 50-60 m
dalle strade (Siemens e Schaub, 2011) e un comportamento di evitamento
delle automobili in transito che riduce la capacità degli animali di spostarsi
lungo rotte note, se queste intersecano tratti stradali a cielo aperto (Zucker
et al., 2010).
Anche il sollevamento di particolato (es. polveri sollevate dai mezzi in
transito), depositandosi sulle fitocenosi, potrebbe alterare, direttamente o
indirettamente, l'equilibrio ecosistemico dell'ambiente.
Sotto l'aspetto della frammentazione delle popolazioni, la realizzazione dei
tratti a cielo aperto costituisce di fatto un'interruzione della continuità degli
habitat e quindi delle popolazioni; la lunghezza contenuta dei tratti a cielo
aperto rende però questo elemento di problematicità decisamente meno
rilevante; diversamente da quanto espresso relativamente agli ambienti
boscati, però, le aree a prato sono scarsamente rappresentate sul territorio,
e la loro soluzione di continuità potrebbe pertanto comportare impatti più
rilevanti.
D - Pareti rocciose
N
1
2
3
Aree sensibili
a monte dell’abitato di Sala Comacina
a monte dell’abitato di Mezzegra
Valle Perlana
Gli impatti sono costituiti dal rumore generato dai mezzi in transito, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi, in particolare nidificanti, o gravitanti nell'area del tracciato.
L'eventuale presenza nell'area di cavi aerei potrebbe comportare inoltre
l'impatto accidentale dei rapaci presenti, determinandone la morte.
E - Cavità e grotte
N
1
Aree sensibili
Bucone di Tremezzo in località Tremezzina
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
In fase di esercizio le vibrazioni originate dai mezzi di trasporto non
dovrebbero raggiungere intensità sufficienti a perturbare la colonia di
svernamento presente nella grotta “Bucone di Tremezzo”. Essendo il
tracciato soprastante la grotta in galleria, non si presuppongono impatti
derivati da eventuale perdita di aree di foraggiamento.
F – Ambienti artificiali (vasche per abbeverata, muretti a secco, impianti
di ulivo)
N
1
2
3
Aree sensibili
tratto a cielo aperto in corrispondenza
dell’abitato di Mezzegra e di Spurano
tratto a cielo aperto sopra Spurano
tratto a cielo aperto sopra Spurano
Ambienti soggetti a impatto
vasche per abbeverata
muretti a secco
impianti di ulivo
Pozze di abbeverata
Le vasche per abbeverata situate lungo il tracciato saranno distrutte,
pertanto in fase di esercizio non è previsto nessun impatto. Se, tuttavia,
durante i monitoraggi ante operam fossero rilevati altri manufatti nei pressi
del tracciato e qualora fosse previsto come intervento compensativo la
costruzione di nuove pozze artificiali, i possibili impatti in fase di esercizio
sarebbero rappresentati dal rumore generato dai mezzi in transito, che
comporta un disturbo rilevante nei confronti di tutte le specie animali
viventi; è inoltre possibile che si verifichino investimenti di anfibi diretti
verso tali pozze. Anche il sollevamento di particolato (es. polveri sollevate
dai mezzi in transito), depositandosi sul pelo dell’acqua, potrebbe alterare la
qualità delle acque e compromettere la fase larvale degli anfibi
eventualmente presenti.
Muretti a secco
I muretti a secco situati lungo il tracciato saranno distrutti, pertanto in fase
di esercizio non è previsto nessun impatto. Se tuttavia fosse previsto come
intervento compensativo la costruzione di nuove strutture analoghe, i
possibili impatti in fase di esercizio potrebbero essere rappresentati dal
rumore generato dai mezzi in transito, che comporta un disturbo rilevante
nei confronti di tutte le specie animali viventi, in particolare nidificanti, o
gravitanti nell'area del tracciato; è inoltre possibile che si verifichino
investimenti di rettili e di mammiferi di piccole e medie, che
comporterebbero l'uccisione diretta involontaria di individui di diverse specie
tipiche dell'ambiente.
Impianti di ulivo
Gli esemplari di ulivo situati lungo il tracciato saranno asportati, pertanto in
fase di esercizio non è previsto nessun impatto.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Sintesi degli impatti sulla fauna in fase di cantiere ed esercizio
Si riporta di seguito una tabella che riassume gli impatti individuati sulla
componente faunistica presente negli ambienti più sensibili all’opera (Tabella
D.29).
Tabella D.29 – Tabella riassuntiva degli impatti previsti in fase di cantiere
ed esercizio sulla fauna degli ambienti più sensibili.
Ambiente
Torrenti
A - Ambienti
acquatici
Bacino lacustre
B - Ambienti
boscati
C – Aree
aperte
Boschi submontani
Praterie magre da
fieno e ghiaioni
mediterranei
Impatto in fase di
cantiere
immissione di inquinanti
nel reticolo idrico
recapitante a lago
generazione di torbidità
deposizione di
sedimento fine
distruzione di sponda
lacuale per costruzione
attracchi
disturbo del fondale
derivato dall’uso delle
imbarcazioni per
spostamento smarino
disturbo da rumore dei
mezzi di cantiere,
specialmente per specie
nidificanti
disturbo per stimoli
visivi estranei
all’ambiente (presenza
di uomini e mezzi)
uccisione diretta per
schiacciamento con
mezzi meccanici
asportazione di
vegetazione utilizzata
per la riproduzione
diminuzione della
qualità dell’aria
(inquinamento,
particolato)
allontanamento di
specie preda
disturbo da rumore dei
mezzi di cantiere,
specialmente per specie
nidificanti
disturbo per stimoli
visivi estranei
all’ambiente (presenza
di uomini e mezzi)
Impatto in fase di
esercizio
immissione delle acque
di dilavamento stradale
immissione delle acque
di dilavamento stradale
disturbo da rumore dei
mezzi in transito
morte per collisione con
i mezzi in transito
diminuzione della qualità
dell’aria (inquinamento,
particolato)
frammentazione
disturbo da rumore dei
mezzi in transito
morte per collisione con
i mezzi in transito
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D - Pareti rocciose
E - Cavità e grotte
Vasche per
abbeverata
F – Ambienti
artificiali
Muretti a secco
Impianti di ulivo
G - Aree di deposito materiale
uccisione diretta per
schiacciamento con
mezzi meccanici
asportazione di
vegetazione utilizzata
per la riproduzione
diminuzione della
qualità dell’aria
(inquinamento,
particolato)
allontanamento di
specie preda
disturbo da rumore dei
mezzi di cantiere,
specialmente per specie
nidificanti, in particolare
rapaci diurni
disturbo per stimoli
visivi estranei
all’ambiente (presenza
di uomini e mezzi)
disturbo sui chirotteri
per vibrazioni da scavo
galleria Tremezzina nel
periodo novembrefebbraio
distruzione delle vasche
uccisione diretta di
individui in fase di
distruzione delle vasche
alterazione equilibrio
ecosistemico per
immissione di
particolato nelle acque
immissione di inquinanti
tossici
distruzione dei
manufatti
uccisione diretta di
animali all’interno dei
muretti in fase di
distruzione
sottrazione di rifugi per
avifauna e chirotteri in
conseguenza della
distruzione di alberi
maturi
immissione di inquinanti
nel torrente Bonallo
diminuzione della qualità
dell’aria (inquinamento,
particolato)
frammentazione
disturbo da rumore dei
mezzi in transito
presenza di cavi aerei
nessuno
disturbo da rumore dei
mezzi in transito
morte per collisione con
i mezzi in transito
alterazione acque per
immissione particolato
disturbo da rumore dei
mezzi in transito
morte per collisione con
i mezzi in transito
nessuno
nessuno
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.9. IMPATTI PER GLI ECOSISTEMI
D.9.1IMPATTI IN FASE DI CANTIERE
Gli ecosistemi considerati come potenzialmente impattati dalla realizzazione
del tracciato sono i seguenti (Capitolo C.8 –Stato degli ecosistemi-):
1. Boschi submontani
2. Arbusteti montani e submontani
3. Prati magri e pingui
4. Grotte
5. Torrenti montani e ambienti di forra
6. Ambiente lacustre
Gli impatti principali in fase di cantiere per questi ambienti sono costituiti
dagli impatti descritti per le componenti flora e vegetazione, fauna e acque
superficiali, a carico dei tratti a cielo aperto e in galleria artificiale. Per
quanto riguarda le acque superficiali, la funzionalità fluviale potrà essere
compromessa da un aumento della torbidità o dall’inquinamento dei torrenti
attraversati dal tracciato, che possono avere ripercussioni sul detrito di
fondo e la componente macrobentonica.
Per quanto concerne invece i tratti in galleria naturale, l’impatto maggiore
deriva dal notevole disturbo, seppur limitato nel tempo, sia sotto il profilo
del rumore e delle polveri generate dai mezzi di cantiere, sia del trasporto e
del deposito del materiale di escavazione. I punti più delicati, a tal proposito,
corrispondono agli imbocchi dei tratti in galleria, dove si concentreranno la
maggior parte delle attività di cantiere.
D.9.2IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
Gli ecosistemi considerati come potenzialmente impattati dalla realizzazione
del tracciato sono i seguenti (Capitolo C.8 –Stato degli ecosistemi-):
1. Boschi submontani
2. Arbusteti montani e submontani
3. Prati magri e pingui
4. Grotte
5. Torrenti montani e ambienti di forra
6. Ambiente lacustre
Per quanto riguarda gli ultimi tre (grotte, torrenti montani e ambienti di
forra, ambiente lacustre), gli impatti principali in fase di esercizio sono quelli
riassunti nel capitolo D.9, mentre per gli altri (boschi submontani, arbusteti
montani e submontani, prati magri e pingui) l’impatto principale è costituito
dalla frammentazione della continuità ecologica.
La frammentazione territoriale costituisce per gli ecosistemi l’impatto
principale dovuto alla realizzazione di una nuova infrastruttura stradale (in
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
questo caso nei soli tratti a cielo aperto). Questa consiste nella separazione
di habitat in aree più piccole ed isolate.
La presenza fisica della strada e l’intensità del traffico veicolare creano un
effetto barriera che impedisce od ostacola il movimento degli animali e,
indirettamente, anche di piante tra aree diverse. Le conseguenze sono la
diminuita mobilità degli animali, l’inaccessibilità di talune aree e l’eccessivo
isolamento di altre, che non vengono sfruttate poiché il dispendio energetico
per raggiungerle ed i rischi di incidenti durante il percorso sono troppo
elevati. È noto del resto che gli ambienti più vasti e collegati sostengono più
efficacemente la biodiversità rispetto a quelli frammentati e privi di
collegamenti.
Si può ipotizzare quindi un impatto per le categorie ecosistemiche sopra
riportate che vengono intercettate dal tracciato nei tratti previsti a cielo
aperto. Questi costituiscono infatti, in fase di esercizio, vere barriere
artificiali alla connettività ecosistemica, generandone una frammentazione
che deve pertanto essere opportunamente mitigata, ed eventualmente
anche compensata. Per la valutazione dell’impatto si è utilizzato come
parametro la lunghezza del tracciato nei tratti a cielo aperto, partendo dal
presupposto che nel contesto omogeneo oggetto dello studio, al di là della
larghezza dell’ingombro stradale, un tracciato più lungo comporta maggiori
interferenze ai movimenti della fauna e di conseguenza una maggiore
frammentazione ecosistemica. La lunghezza complessiva a cielo aperto è di
2600 m, con un impatto complessivo negativo di bassa entità,
considerando che tale lunghezza non si snoda su un unico tratto, ma è
suddivisa in 5 segmenti di minori dimensioni.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.10.IMPATTI PER IL PAESAGGIO ED IL PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
D.10.1
IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
D.10.1.1. METODOLOGIA DI INDAGINE
L’individuazione e la stima degli impatti sul paesaggio ad opera ultimata, è
stata effettuata mediante la determinazione del livello di impatto paesistico
del progetto secondo il metodo previsto dalla DGR 8 novembre 2002 n.
7/11045 “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti previsto dall’art. 30
delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
approvato con DCR 6 marzo 2001 n.43749” (oggi art. 35 Parte IV della
Normativa del Piano Paesaggistico Regionale, approvato con DGR VIII/951
del 19 gennaio 2010).
Nella valutazione dell’impatto peasistico si tiene conto dell’opera ultimata
compreso tutti gli interventi di mitigazione e compensazione ambientale.
L’esame paesistico si struttura come una metodologia di valutazione
endoprocedimentale che opera su basi differenti dalle autorizzazioni
paesaggistiche previste a norma di legge.
La valutazione paesistica e conseguentemente la definizione dei livelli di
impatto, è da intendersi quindi come una valutazione integrata progettocontesto territoriale, da effettuarsi in relazione alle reciproche interrelazioni.
Ciò equivale a dire che l’impatto paesistico di un intervento non dipende né
soltanto dalle caratteristiche del sito nel quale si colloca, né soltanto dalle
caratteristiche dell’intervento stesso, ma in primo luogo dall’interazione tra
le caratteristiche dell’uno e dell’altro. L’entità dell’impatto è l’elemento che
suggerisce l’opportunità di un confronto/valutazione delle scelte operate in
termini di trasformazione del paesaggio, per arrivare al “giudizio di impatto”,
come specificato nelle norme del PPR e nelle “Linee guida”.
Qualunque intervento pùò essere interpretato come una perturbazione dello
stato di fatto che porta, dopo un periodo di turbolenza, ad un nuovo assetto.
Quanto più un luogo in cui si opera risulta contraddistinto da una propria
riconoscibile caratterizzazione paesistica, tanto più le perturbazioni risultano
avvertibili e le differenze tra prima e dopo evidenti.
Il metodo proposto consiste proprio nel considerare innanzitutto la sensibilità
del sito di intervento e , quindi, l’incidenza del progetto proposto, cioè il
grado di perturbazione prodotto in quel contesto. Dalla combinazione delle
due valutazioni deriva quella sul livello di impatto paesistico della
trasformazione proposta.
L’analisi paesistica è stata realizzata quindi in due fasi, la prima “analitica”
ha previsto l’indagine della sensibilità paesistica attraverso la scomposizione
(e successiva ricomposizione unitaria) degli elementi caratterizzanti il
Pagina 301 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
paesaggio, la seconda “relazionale” ha messo in evidenza le interazioni
determinate dall’infrastruttura di progetto con gli elementi del paesaggio e
nello specifico con la sensibilità del contesto di inserimento.
La relazione paesaggistica
Come già evidenziato nel paragrafo C.10.1 della presente relazione, per
quanto riguarda l’interferenza con i beni paesaggistici vincolati ai sensi del
D.Lgs 42/2004 (paragrafo. C.10.4), così come suggerito alla pag.10 della
“Relazione finale” della “Fase di consultazione per la definizione di contenuti
dello Studio di Impatto Ambientale” della Regione Lombardia, è stata
elaborata ed allegata allo SIA apposita “Relazione paesaggistica” redatta
secondo le indicazioni:
- del DPCM 12 dicembre 2005 “Individuazione della documentazione
necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi
proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, del Codice dei beni
culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004,
n. 42”;
- della DGR n. IX/2727 del 22 dicembre 2011” Criteri e procedure per
l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di beni paesaggistici
in attuazione alla Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12 – contestuale
revoca della DGR 2121/2006”.
L’esame paesistico secondo le norme del PPR
Il PPR riconferma la metodologia di esame paesistico precedentemente
definita nel PTPR, quale strumento utile sia al miglioramento della qualità
paesaggistica delle trasformazioni sia al potenziamento della sensibilità
locale ai valori paesaggistici. La parte IV delle Norme tecniche di Attuazione
di cui si riportano stralci per le parti di interesse, disciplina tale procedura di
valutazione.
Art. 35 Esame dell’impatto paesisitico dei progetti
1. In tutto il territorio regionale i progetti che incidono sull’esteriore aspetto
dei luoghi e degli edifici sono soggetti a esame sotto il profilo del loro
inserimento nel contesto e devono essere preceduti dall’esame di impatto
paesistico.
2.Ai fini dell’esame di cui al comma 1, il progettista, in fase di elaborazione
del progetto, considera preliminarmente la sensibilità paesistica del sito e il
grado di incidenza del progetto, secondo le modalità di cui agli articoli 36 e
37.
6. Contestualmente all'elaborazione del progetto, il progettista provvede agli
adempimenti previsti dalle “Linee guida per l'esame paesistico dei progetti”
di cui alla d.g.r. n. 11045 dell”8 novembre 2002, pubblicata sul 2°
supplemento straordinario del B.U.R.L. del 21 novembre 2002, con la
valutazione dell'impatto paesistico nonché, ove previsto, con l
predisposizione di una relazione paesistica.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Art. 36 Criteri per la determinazione della sensibilità paesistica del
sito
1. Si definisce sito l’area complessivamente interessata dalle opere
progettate.
2. La sensibilità di ciascun sito è determinata dalle caratteristiche del sito
stesso nonchè dai rapporti che esso intrattiene con il contesto paesaggistico
con il quale interagisce, secondo quanto stabilito nelle linee guida di cui alla
d.g.r. n. 11045 dell’ 8 novembre 2002, pubblicata sul 2° supplemento
straordinario del B.U.R.L. del 21 novembre 2002.
3. In prima applicazione, e fino all’approvazione di atti a valenza
paesaggistica più definiti, nell’argomentare la sensibilità del sito si fa
riferimento agli elaborati costituenti il Quadro di Riferimento Paesaggistico
del presente Piano, e in particolare alle tavole A, B, C, D, E allegate, nonché
agli Indirizzi di tutela. In particolare, il progettista definisce i valori di
sensibilità del sito, argomentando tale definizione sulla base degli atti
costituenti il Piano del Paesaggio Lombardo, ciascuno secondo il livello di
definizione che gli è proprio, e dei materiali analitici in quel momento
disponibili, nonché di eventuali analisi specifiche, secondo quanto stabilito
nelle linee guida di cui all'articolo 40.
Art. 37 Criteri per la determinazione dell’incidenza paesistica di un
progetto
1. Si definisce incidenza paesistica di un progetto l’entità e la natura del
condizionamento che il progetto stesso esercita sull’assetto paesaggistico del
contesto, in ragione delle dimensioni geometriche di ingombro planimetrico e
di altezza, del linguaggio architettonico con il quale si esprime, della natura
delle attività che è destinato a ospitare.
3. Il progettista individua motivatamente la classe d’incidenza del progetto
secondo quanto stabilito nelle linee guida…
Art. 38 Criteri per la determinazione dell’impatto paesistico
1. L’impatto paesistico esprime l’entità dei prevedibili effetti sul paesaggio
conseguenti alla realizzazione dell’intervento progettato.
2. Ai fini delle presenti norme, l’impatto paesistico viene valutato in base alla
combinazione della sensibilità del sito e della incidenza del progetto, secondo
quanto stabilito nelle linee guida…..
Art. 39 Giudizio di impatto paesistico
1. Ferma restando la facoltà di verifica da parte dell'amministrazione
competente, il progettista, sulla base dei criteri di cui agli articoli 36 e 37,
determina l'entità dell'impatto paesistico di cui all'articolo 38. L'impatto
potrà risultare inferiore o superiore ad una soglia di rilevanza e ad una soglia
di tolleranza come determinate dalle linee guida…
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
2. I progetti il cui impatto non superi la soglia di rilevanza si intendono
automaticamente accettabili sotto il profilo paesaggistico e, quindi, possono
essere presentati all'amministrazione competente per i necessari atti di
assenso o per la denuncia di inizio attività senza obbligo di presentazione
della relazione paesistica di cui all'articolo 35, comma 6.
3. I progetti il cui impatto superi la soglia di rilevanza sono soggetti a
giudizio di impatto paesistico e pertanto le istanze di autorizzazione o
permesso di costruire ovvero della dichiarazione di inizio attività devono
essere corredate dalla relazione paesistica di cui all'articolo 35, comma 6; la
presentazione di tale relazione costituisce condizione necessaria per il
rilascio dei successivi atti di assenso o per l'inizio dei lavori in caso di
dichiarazione di inizio attività.
4. Il progettista, qualora constati, in base all'esame paesistico, che il
progetto predisposto superi la soglia di rilevanza, di cui al comma 2, può
richiedere alla amministrazione comunale, o alle amministrazioni
competenti, un parere preventivo, anche finalizzato alla individuazione di
opportuni criteri per il migliore inserimento paesistico-ambientale
dell'intervento.
5. Il giudizio di impatto paesistico valuta le caratteristiche dell'impatto
prodotto dall'opera prevista, facendo riferimento alle seguenti categorie:
a) impatto positivo, quando l’intervento progettato contribuisce a conseguire
la finalità della pianificazione paesaggistica, ovvero quando migliora il
quadro paesaggistico e/o la fruizione paesaggistica del contesto (quindi crea
nuovi valori/risorse paesistici);
b) impatto neutro, quando l’intervento progettato, pur non essendo
migliorativo, non compromette valori/risorse paesaggistici non riproducibili;
c) impatto negativo, quando l’intervento progettato compromette
valori/risorse paesaggistici non riproducibili e necessita quindi di una
riprogettazione e/o di adeguate forme di mitigazione.
6. Il responsabile del procedimento, nell’esprimere il giudizio di impatto
paesistico di cui al comma 5, può formulare richieste di modifica del progetto
o subordinare l’approvazione dello stesso alla previsione di specifiche opere
di mitigazione atte a migliorare l’inserimento nel contesto; il responsabile del
procedimento può, altresì, in ogni caso, avvalersi, ai fini dell’espressione del
suddetto giudizio, del parere della commissione per il paesaggio, ovvero
della commissione edilizia, ove esistenti.
7. Non sono approvabili, salvo quanto disposto dal comma 8, i progetti che
superino la soglia critica di tolleranza e il cui impatto paesistico sia stato
giudicato negativo, a meno che non siano ricondotti, tramite modifiche
progettuali o previsione di specifiche opere di mitigazione paesisticoambientale, ad un impatto paesistico inferiore alla soglia di tolleranza.
8. Nel caso di progetti che superino la soglia di tolleranza, di cui al comma 2,
e nel caso di progetti di particolare rilevanza pubblica, l'amministrazione
competente può indire una conferenza pubblica tra i soggetti territorialmente
interessati, al fine di valutare l'ammissibilità dell'intervento o di individuare
possibili alternative o forme di mitigazione; a tale conferenza sono invitate le
associazioni riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
349 (Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno
ambientale).
D.10.1.2. QUADRO DI RIFERIMENTO DELL’ESAME PAESISTICO
Sulla base delle analisi già effettuate nel Captitolo C.9 della presente
relazione, tutto il territorio interessato dal progetto della Variante alla
Tremezzina inteso come area vasta, è considerato nel suo complesso ad alta
valenza paesistica, sia per la sua naturale conformazione geomorfologica
(costituito da pendici di rilievi montuosi che si affacciano sul lago di Como
con diverse valli, torrentine e punti panoramici) sia per la presenza di
numerosi elementi di valore storico-culturale e simbolico (chiese, abbazie,..).
E’ altresì vero che, essendo l’intervento di carattere complesso e lineare
(lunghezza di circa 10 km), esso coinvolge situazioni territoriali differenti fra
loro che non possono essere riassunte all’interno di un unico sistema
omogeneo e la cui valutazione analitica deve necessariamente prevedere
livelli di approfondimento a scala di maggior dettaglio. Risulta quindi
evidente che i caratteri del territorio in cui si sviluppa il percorso non sono
perfettamente omogenei, così come non lo sono le modalità di intervento e
di conseguenza le caratteristiche di impatto; risulterebbe tuttavia
disarticolata la presa in esame di singoli siti.
Al fine di indagare la sensibilità paesistica, tutto l’ambito territoriale è stato
suddiviso in comparti (sub-aree di analisi) corrispondenti alla suddivisione
del tracciato di progetto in tratti omogenei. La suddivisione del territorio è
risultata necessaria al solo fine analitico e non influisce sul giudizio di
incidenza d'insieme del progetto.
La scomposizione del paesaggio in sottoinsiemi unitari è stata ritenuta
necessaria e fondamentale sia al fine di individuare a scala locale gli ambiti a
maggiore sensibilità paesistica e le peculiarità che li caratterizzano, sia al
fine di identificare sulla base dell’analisi paesaggistica gli eventuali spazi
critici e conseguentemente far convergere e rafforzare le azioni di
mitigazione e/o gli interventi di compensazione.
Sulla base di queste considerazioni, si è deciso, a livello metodologico, di
suddividere il progetto in porzioni (tratti) dai caratteri analoghi per
conformazione del territorio interessato e/o per tipologia di intervento, in
modo da poter effettuare la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi,
il grado di incidenza del progetto e l’impatto paesistico del progetto non solo
a scala sovralocale ma anche a scala locale, come indicato nella linee guida
della DGR 8 novembre 2002 n. 7/11045.
Per ogni ambito territoriale sono stati individuati gli elementi di interesse
ecologico, naturalistico ed antropico-testimoniale e le potenziali criticità
esistenti (puntuali ed areali), la valutazione della funzionalità ecologica e
conseguentemente la classificazione della sensibilità paesistica del territorio,
dell’incidenza paesistica del progetto e la formulazione di una valutazione
sintetica conclusiva dell’impatto paesistico.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.10.1.3. SUDDIVISIONE DEL PROGETTO IN TRATTI OMOGENEI
Data la tipologia dell’infrastruttura in questione, il maggior impatto
paesistico generato dall’infrastruttura stradale si verificherà nei tratti a cielo
aperto (a mezza costa) e nei tratti di attraversamento delle valli (viadotti,
ponti) mentre nei tratti in galleria è limitato ai siti di imbocco.
Per questo motivo, la suddivisione del tracciato nei diversi tratti omogenei
dal punto di vista progettuale e delle caratteristiche del territorio interferito è
stata fatta esclusivamente per i tratti a cielo aperto (a mezza costa).
Tutti i viadotti per la loro peculiarità progettuale e di inserimento paesistico
sono trattati singolarmente.
Breve descrizione del tracciato
Procedendo da sud verso nord il tracciato si snoda dipartendosi dalla SS 340
Regina in prossimità del cimitero di Colonno, correndo alternativamente in
galleria e a cielo aperto, per poi reimmettersi sulla statale a nord di Griante,
in località Ca’ Bianca.
Le due gallerie di testa (“Comacina” a nord e Tremezzina” a sud) permettono
di guadagnare quota al fine di uscire a cielo aperto a monte degli ambiti
urbanizzati, mentre i tratti a cielo aperto sono caratterizzati dalla presenza di
corsie di arrampicamento volte a permettere il sorpasso dei veicoli più lenti e
migliorare così in maniera sensibile il livello di servizio della nuova strada.
Entrambi gli svincoli con l’attuale viabilità (Colonno a sud e Griante a nord)
sono previsti a livelli differenziati per mezzo della realizzazione di
intersezioni del tipo “a salto di montone”.
In sintesi il tracciato è caratterizzato da due tratti a cielo aperto, uno sopra
l’abitato di Sala Comacina e l’altro sopra l’abitato di Mezzegra mentre la
parte restante, ad eccezione degli svincoli di Colonno e Griante, è tutta in
galleria. Tra le gallerie Perlana 1 e 2 si inserisce l’attraversamento della Val
Perlana tramite un ponte in acciaio.
Energenze paesaggistiche nei tratti a cielo aperto
Tratto compreso tra il viadotto dei Ronchi e l’imbocco lato sud della
Galleria Perlana 1
Nel primo tratto a cielo aperto compreso tra il viadotto dei Ronchi e
l’imbocco del portale della galleria Perlana 1 il territorio interferito è in gran
parte ricompreso nella fascia di tutela paesaggistica relativa ai territori
contermini ai laghi (Aree tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 comma 1
lettera b) del D.Lgs 42/2004 : territori contermini ai laghi compresi in una
fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori
elevati sui laghi).
Due sono le valli attraversate dal progetto, la Valle dei Ronchi e la Valle
Premonte (Valle di Ossuccio), quest’ultima tutelata paesaggisticamente ai
sensi dell’art.142 lett c del D.Lgs 42/2004 (fiumi, torrenti, corsi d’acqua
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
iscritti negli elenchi previsti dal regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e
relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna).
Assume rilevanza dal punto di vista paesaggistico e anche storico-culturale
la Torre di Spurano, una torre in muratura con recinto, identificata all’interno
di un contesto archeologico.
Dal punto di vista dell’uso del suolo il territorio è caratterizzato dalla
presenza di boschi alternati a prati e terrazzi coltivati ad uliveto.
Attraversamento della Val Perlana
Lo sbocco della Val Perlana è ricompreso all’interno di un’area riconosciuta
come area di “Bellezze d’insieme”, e soggetta a vincolo paesaggistico ai
sensi sulla del D.Lgs 42 del 2004 (art. 136 comma 1 lettere c, d). Lo stesso
torrente Perlana è vincolato ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera c del D.
Lgs 42/2004 (fiumi, torrenti, corsi d’acqua,..).
Questa zona acquista rilevanza non solo dal punto di vista paesaggistico ma
anche culturale e architettonico, per la presenza di diversi complessi religiosi
e di una rete di percorsi pedonali di rilevanza paesaggistica che ad essi
conducono. In particolare si distingue per importanza la “Via Crucis”, un
sentiero che passando per 14 cappelle conduce al complesso religioso del
“Santuario della Madonna del Soccorso”, in comune di Ossuccio.
Il Santuario, oltre ad essere soggetto a vincolo monumentale (ex L.
1089/1939 e D. Lgs 42/2004 art.10 lett. f) e ad essere riconosciuto a livello
regionale come “Punto di osservazione del paesaggio lombardo”, è tutelato
anche come patrimonio mondiale dell’Unesco per il suo valore culturale e
ambientale (definito servizio di interesse generale per il culto).
Tale percorso è individuato anche dal PTCP di Como come “landmarks di
livello provinciale” denominato “Santuari lungo la via Crucis in Val Perlana”.
Dal Santuario della Madonna di Soccorso ha inizio un altro percorso pedonale
che conduce al Monastero di San Benedetto, situato più in quota, anch’esso
soggetto a vincolo monumentale (ex L. 1089/1939 e D. Lgs 42/2004 art.10
lett. f).
Tratto compreso tra l’imbocco lato nord della galleria Perlana 2 e
l’imbocco lato sud della galleria Tremezzina
Nel secondo tratto a cielo aperto, compreso tra l’imbocco lato nord della
galleria Perlana 2 e l’imbocco lato sud della galleria Tremezzina, il territorio
interferito fa parte di un’area riconosciuta come “Bellezza d’insieme”,
soggetta a vincolo paesaggistico sulla base del DLGS 42 del 2004 (art. 136
comma 1 lettere c e d) ed è attraversato dai torrenti Azzano e Bolvedro,
corsi d’acqua vincolati ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera c dello stesso
decreto.
Tale zona inoltre, unitamente all’area sopra Tremezzo, è riconosciuta dal
PTCP come “Paesaggio agrario tradizionale” denominato “Ronchi e terrazzi
della Tremezzina” caratterizzato da terrazzamenti cotivati ad uliveto.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Di rilevanza paesaggistica anche il Monte Cisino, collocato sopra l’area in
questione, e considerato dal PTCP punto panoramico.
Dal punto di vista dell’uso del suolo il territorio interferito è caratterizzato
dalla presenza di terrazzi coltivati ad uliveto e lembi di bosco in prossimità
delle valli dei torrenti Azzano e Bolvedro.
Descrizione dei tratti progettuali
Considerando il verso di percorrenza sud (Colonno) - nord (Griante), sono
stati individuati i seguenti tratti progettuali e viadotti:
1. Tratto I : svincolo di Colonno (comune di Colonno);
2. Viadotto Valle dei Ronchi (tratto di attraversamento della Valle dei
Ronchi, comune di Sala Comacina);
3. Tratto II compreso tra il viadotto della Valle dei Ronchi ed il viadotto
della Valle Premonte (comune di Sala Comacina);
4. Viadotto Valle Premonte (confine tra Sala Comacina ed Ossuccio);
5. Tratto III compreso tra il viadotto della Valle Premonte e l’imbocco lato
sud della galleria “Perlana 1” (comune di Ossuccio);
6. Viadotto Val Perlana (confine tra Ossuccio e Lenno);
7. Tratto IV compreso tra l’imbocco lato nord della galleria “Perlana 2” ed
il viadotto sul torrente Azzano (comune di Mezzegra);
8. Viadotto sul torrente Azzano (comune di Mezzegra);
9. Tratto V compreso tra il viadotto sul torrente Azzano e l’imbocco lato
nord della galleria “Bonzanigo” (comune di Mezzegra);
10.
Tratto VI compreso tra l’imbocco lato sud della galleria
“Bonzanigo” e l’imbocco della gallera “Tremezzina” (comuni di
Mezzegra e Tremezzo);
11.
Tratto VII: svincolo di Griante (comune di Griante).
Tratto I Svincolo di Colonno
Viadotto Valle dei Ronchi
Tratto di attraversamento della Valle dei Ronchi nel territorio comunale di
Sala Comacina.
Tratto II compreso tra il viadotto della Valle dei Ronchi ed il viadotto
della Valle Premonte
Il tratto in esame è quello a mezza costa compreso tra il viadotto sulla Valle
dei Ronchi , nel territorio comunale di Sala Comacina ed il viadotto sulla
Valle Premonte al confine tra Sala Comacina ed Ossuccio (ex comune di
Ossuccio ora comune di Tremezzina Loc. Ossuccio).
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Viadotto Valle Premonte
Tratto di attraversamento della Valle del torrente Premonte al confine tra il
territorio comunale di Sala Comacina e quello di Ossuccio (ex comune di
Ossuccio ora comune di Tremezzina Loc. Ossuccio)
Tratto III compreso tra il viadotto della Valle Premonte e l’imbocco
lato sud della galleria “Perlana 1”
Il tratto in esame è quello a mezza costa compreso tra il viadotto sulla Valle
Premonte , al confine tra Sala Comacina ed Ossuccio (ex comune di Ossuccio
ora comune di Tremezzina Loc. Ossuccio) e l’imbocco lato sud della galleria
Perlana 1 nel comune di Ossuccio (ex comune di Ossuccio ora comune di
Tremezzina Loc. Ossuccio).
Viadotto Val Perlana
Tratto di attraversamento della Val Perlana al confine tra il territorio
comunale di Ossuccio (ex comune di Ossuccio ora comune di Tremezzina
Loc. Ossuccio) e quello di Lenno (ex comune di Lenno ora comune di
Tremezzina Loc. Lenno).
Tratto IV compreso tra l’imbocco lato nord della galleria “Perlana 2”
ed il viadotto sul torrente Azzano
Il tratto in esame è quello a mezza costa compreso tra l’imbocco lato nord
della galleria Perlana 2 ed il viadotto sul torrente Azzano nel territorio
comunale di Mezzegra (ex comune di Mezzegra ora comune di Tremezzina
Loc. Mezzegra).
Viadotto sul Torrente Azzano
Tratto di attraversamento della valle del torrente Azzano nel territorio
comunale di Mezzegra (ex comune di Mezzegra ora comune di Tremezzina
Loc. Mezzegra).
Tratto V compreso tra il viadotto sul torrente Azzano e l’imbocco lato
sud della galleria “Bonzanigo”
Il tratto in esame è quello a mezza costa compreso tra il viadotto sul
torrente Azzano e l’imbocco lato sud della galleria Bonzanigo nel territorio
comunale di Mezzegra (ex comune di Mezzegra ora comune di Tremezzina
Loc. Mezzegra).
Tratto VI compreso tra l’imbocco lato sud della galleria “Bonzanigo”
e l’imbocco lato nord della gallera “Tremezzina”
Il tratto in esame è quello a mezza costa compreso l’imbocco lato nord della
galleria Bonzanigo nel territorio comunale di Mezzegra (ex comune di
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Mezzegra ora comune di Tremezzina Loc. Mezzegra) e l’imbocco lato sud
della galleria Tremezzina nel comune di Tremezzo (ex comune di Tremezzo
ora comune di Tremezzina Loc.Tremezzo).
Tratto VII: svincolo di Griante
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D.10.1.4. CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEL SITO
Indicazioni delle linee guida
Secondo le indicazioni contenute nella DGR 7/11045 del 2002 “Linee guida
per l’esame paesistico dei progetti” per determinare la classe di sensibilità
paesistica del sito si deve inizialmente verificare l’appartenenza dello stesso
a paesaggi riconoscibili e leggibili come sistemi strutturali (naturalistici e
antropici) fortemente correlati, connotati anche da comuni caratteri
linguistico-formali.
Trattandosi di paesaggio, si devono inoltre considerare le condizioni di
visibilita` piu`o meno ampia, o meglio di co-visibilita` tra il luogo
considerato e l’intorno. Diverso e`infatti il caso in cui le qualita` formali
sopracitate siano riconoscibili prevalentemente attraverso la cartografia e la
visione ravvicinata, oppure si svelino allo sguardo direttamente nella visione
panoramica ad ampio raggio.
Si devono, infine, considerare aspetti soggettivi, altrettanto importanti,
ovvero il ruolo che la societa` attribuisce a quel luogo, in relazione a valori
simbolici che ad esso associa. Tipico e`il caso delle celebrazioni letterarie,
pittoriche e storiche, ma anche delle leggende locali.
In definitiva, il giudizio complessivo circa la sensibilita` di un paesaggio tiene
conto di tre differenti modi di valutazione:
- morfologico-strutturale;
- vedutistico;
- simbolico.
Un singolo intervento, salvo casi particolari, non incide significativamente
sull’immagine complessiva di un“paesaggio” inteso nel senso ampio ora
considerato, ma ha in genere influenza piu` marcata entro un raggio
ristretto, un “intorno locale” che si misura alla scala delle decine o delle
poche centinaia di metri.
Pertanto, oltre che al quadro ampio, è a questa scala di maggiore dettaglio
che si devono riferire le valutazioni di sensibilità . A questa scala, fermi
restando i modi di valutazione, assumono rilevanza gli aspetti piu`
particolari, le forme specifiche e le peculiarita`di quel paesaggio.
I tre modi di valutazione si articolano quindi in chiavi di lettura ai due livelli
sovralocale e locale.
Per la valutazione tramite chiavi di lettura a livello locale è stata utilizzata la
suddivisione nei vari ambiti interessati dai diversi tratti progettuali
omogenei.
Nei seguenti paragrafi si riportano stralci della DGR “Linee guida” con le
descrizioni dei differenti modi di valutazione della sensibilità paesistica.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modo di valutazione morfologico-strutturale
Questo modo di valutazione considera la sensibilità del sito in quanto
appartenente ad uno o più “sistemi” che strutturano l'organizzazione di quel
territorio e di quel luogo, assumendo che tale condizione implichi
determinate regole o cautele per gli interventi di trasformazione.
Chiavi di lettura a livello sovralocale
Le chiavi di lettura a livello sovralocale valutano le relazioni del sito di
intervento con elementi significativi di un sistema che caratterizza un
contesto più ampio di quello di rapporto immediato:
-
-
-
-
-
strutture morfologiche di particolare rilevanza nella configurazione di
contesti paesistici: crinali, orli di terrazzi, sponde fluviali e lacuali ...;
aree o elementi di rilevanza ambientale che intrattengono uno stretto
rapporto relazionale con altri elementi nella composizione di sistemi di
maggiore ampiezza: componenti dell'idrografia superficiale, corridoi
verdi, aree protette, boschi, fontanili..;
componenti proprie dell'organizzazione del paesaggio agrario storico:
terrazzamenti, maglie poderali segnate da alberature ed elementi
irrigui, nuclei e manufatti rurali distribuiti secondo modalità
riconoscibili e riconducibili a modelli culturali che strutturano il
territorio agrario ..;
elementi fondamentali della struttura insediativa storica: percorsi,
canali, manufatti e opere d'arte, nuclei, edifici rilevanti (ville, abbazie,
castelli e fortificazioni...);
testimonianze della cultura formale e materiale caratterizzanti un
determinato ambito storico-geografico (per esempio quella valle o quel
tratto di valle): soluzioni stilistiche tipiche e originali, utilizzo di
specifici materiali e tecniche costruttive (l'edilizia in pietra o in legno, i
muretti a secco ..), il trattamento degli spazi pubblici...
Al fine di indagare la sensibilità paesistica, tutto l’ambito territoriale è
stato suddiviso in comparti (sub-aree di analisi).
Chiavi di lettura a livello locale
La chiavi di lettura a livello locale considerano l'appartenenza o contiguità
del sito di intervento con elementi propri dei sistemi qualificanti quel luogo
specifico:
-
-
segni della morfologia del territorio: dislivello di quota, scarpata
morfologica, elementi minori dell'idrografia superficiale..;
elementi naturalistico-ambientali significativi per quel luogo:
alberature, monumenti naturali, fontanili o zone umide che non si
legano a sistemi più ampi, aree verdi che svolgono un ruolo nodale nel
sistema del verde locale ... ;
componenti del paesaggio agrario storico: filari, elementi della rete
irrigua e relativi manufatti (chiuse, ponticelli..), percorsi poderali,
nuclei e manufatti rurali..;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
-
-
elementi di interesse storico-artistico: centri e nuclei storici,
monumenti, chiese e cappelle, mura storiche..”
elementi di relazione fondamentali a livello locale: percorsi -anche
minori- che collegano edifici storici di rilevanza pubblica, parchi urbani,
elementi lineari -verdi o d'acqua- che costituiscono la connessione tra
situazioni naturalisticoambientali significative, "porte" del centro o
nucleo urbano, stazione ferroviaria ... ;
vicinanza o appartenenza ad un luogo contraddistinto da un elevato
livello di coerenza sotto il profilo linguistico, tipologico e d'immagine,
situazione in genere più frequente, nei piccoli nuclei, negli
insediamenti montani e rurali e nelle residenze isolate ma che
potrebbe riguardare anche piazze o altri particolari luoghi pubblici".
Modo di valutazione vedutistica
Il modo di valutazione vedutistico si applica la` dove si consideri di
particolare valore questo aspetto in quanto si stabilisce tra osservatore e
territorio un rapporto di significativa fruizione visiva per ampiezza
(panoramicita` ), per qualita` del quadro paesistico percepito, per
particolarita` delle relazioni visive tra due o piu` luoghi. Se, quindi, la
condizione di covisibilita e` fondamentale essa non e` sufficiente per definire
la sensibilita` «vedutistica» di un sito, vale a dire non conta tanto, o
perlomeno non solo, quanto si vede ma che cosa si vede e da dove. E`
infatti proprio in relazione al cosa si vede e da dove che si puo` verificare il
rischio potenziale di alterazione delle relazioni percettive per occlusione,
interrompendo relazioni visive o impedendo la percezione di parti
significative di una veduta, o per intrusione, includendo in un quadro visivo
elementi estranei che ne abbassano la qualita` paesistica.
Chiavi di lettura a livello sovralocale
Le chiavi di lettura a livello sovralocale valutano le caratteristiche del sito di
intervento considerando le relazioni percettive che esso intrattiene con un
intorno piu` ampio, dove la maggiore ampiezza puo` variare molto a
seconda delle situazioni morfologiche del territorio:
-
-
-
-
siti collocati in posizioni morfologicamente emergenti e quindi visibili
da un ampio ambito territoriale (l’unico rilievo in un paesaggio agrario
di pianura, il crinale, l’isola o il promontorio in mezzo al lago...);
il sito si trova in contiguita` con percorsi panoramici di spiccato valore,
di elevata notorieta` , di intensa fruizione, e si colloca in posizione
strategica rispetto alle possibilita` di piena fruizione del panorama
(rischio di occlusione);
appartenenza del sito ad una «veduta» significativa per integrita`
paesistica e/o per notorieta` (la sponda del lago, il versante della
montagna, la vista verso le cime...), si verifica in questo caso il rischio
di «intrusione»;
percepibilita` del sito da tracciati (stradali, ferroviari, di navigazione,
funivie) ad elevata percorrenza.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Chiavi di lettura a livello locale
Le chiavi di lettura a livello locale si riferiscono principalmente a relazioni
percettive che caratterizzano quel luogo:
-
-
-
il sito interferisce con un belvedere o con uno specifico punto
panoramico;
il sito si colloca lungo un percorso locale di fruizione paesisticoambientale (il percorso-vita nel bosco, la pista ciclabile lungo il fiume,
il sentiero naturalistico...);
il sito interferisce con le relazioni visuali storicamente consolidate e
rispettate tra punti significativi di quel territorio (il cono ottico tra
santuario e piazza della chiesa, tra rocca e municipio, tra viale alberato
e villa...);
adiacenza a tracciati (stradali, ferroviari) ad elevata percorrenza. Con
riferimento al secondo aspetto, quello vedutistico, occorre osservare
come, essendo il concetto di paesaggio strettamente connesso alla
fruizione percettiva dei luoghi, la valutazione della sensibilità debba
prendere in stretta considerazione il rapporto che si stabilisce tra
osservatore e territorio, ovvero "le condizioni di visibilità più o meno
ampia, o meglio di covisibilità tra il luogo considerato e l'intorno".
Modo di valutazione simbolica
Questo modo di valutazione non considera strutture materiali o le modalita`
di percezione, quanto il valore simbolico che le comunita` locali e sovralocali
attribuiscono al luogo, ad esempio, in quanto teatro di avvenimenti storici o
leggendari, o in quanto oggetto di celebrazioni letterarie, pittoriche o di culto
popolare. La valutazione prendera` in considerazione se la capacita` di quel
luogo di esprimere e rievocare pienamente i valori simbolici associati possa
essere compromessa da interventi di trasformazione che, per forma o
funzione, risultino inadeguati allo spirito del luogo.
Chiavi di lettura a livello sovralocale
Le chiavi di lettura a livello sovralocale considerano i valori assegnati a quel
luogo non solo e non tanto dalla popolazione insediata quanto da una
collettivita` piu` ampia. Spesso il grado di notorieta` risulta un indicatore
significativo:
-
-
siti collocati in ambiti oggetto di celebrazioni letterarie (ambientazioni
sedimentate nella memoria culturale, interpretazioni poetiche di
paesaggi, diari di viaggio...), o artistiche (pittoriche, fotografiche e
cinematografiche...) o storiche (luoghi di celebri battaglie..);
siti collocati in ambiti di elevata notorieta` e di forte richiamo turistico
per le loro qualita` paesistiche (citazione in guide turistiche).
Chiavi di lettura a livello locale
Le chiavi di lettura a livello locale considerano quei luoghi che pur non
essendo oggetto di (particolari) celebri citazioni rivestono un ruolo rilevante
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
nella definizione e nella consapevolezza dell’identita` locale, possono essere
connessi sia a riti religiosi (percorsi processuali, cappelle votive...) sia ad
eventi o ad usi civili (luoghi della memoria di avvenimenti locali, luoghi
rievocativi di leggende e racconti popolari, luoghi di aggregazione e di
riferimento per la popolazione insediata).
Utilizzo delle tabelle per la valutazione della sensibilità paesistica dei
luoghi
La valutazione qualitativa sintetica della classe di sensibilità paesistica del
sito rispetto ai diversi modi di valutazione ed alle diverse chiavi di lettura
viene espressa utilizzando la seguente classificazione:
- Sensibilità paesistica molto bassa (MB)
- Sensibilità paesistica bassa (B)
- Sensibilità paesistica media M)
- Sensibilità paesistica alta (A)
- Sensibilità paesistica molto alta (MA)
La classe verrà determinata mediante l’ausilio delle seguenti tabelle
contenute nelle linee guida.
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello
sovralocale
SI
NO
Partecipazione a sistemi paesistici sovralocali di:
-
interesse
geo-morfologico
(leggibilità
delle forme naturali e del suolo)
-
interesse naturalistico (presenza di reti
e/o aree di rilevanza ambientale)
-
interesse storico insediativo (leggibilità
dell’organizzazione
spaziale
e
della
stratificazione storica degli insediamenti
e del paesaggio agrario)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Partecipazione ad un sistema di testimonianze
della cultura formale e materiale (stili, materiali,
tecniche costruttive, tradizioni culturali di un
particolare ambito geografico)
Percepibilità da un ampio ambito territoriale
Interferenza con percorsi panoramici di interesse
sovralocale
Inclusione in una veduta panoramica
Appartenenza ad ambiti oggetto di celebrazioni
letterarie, artistiche o storiche
Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà
(richiamo turistico)
TABELLA TIPO 1A – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA
DEI LUOGHI-ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -LIVELLO SOVRALOCALE
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
di
1.Morfologico
strutturale
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
X :Valle,
torrente e
cascata
Camogge
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X
X
X: Cimitero di
Colonno
X
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
paesistico-ambientale
3.Simbolico
con
percorsi
di
fruizione
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X
X : visuale da
lago
X : SS340
Regina, strada
panoramica
(PPR)
X
X: Cimitero di
Colonno
TABELLA TIPO 1A – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA
DEI LUOGHI-ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -LIVELLO LOCALE
Modi di valutazione
Valutazione sintetica in
relazione alle chiavi di
lettura a livello
sovralocale
Valutazione sintetica in relazione
alle chiavi di lettura a livello
locale
1.Morfologico-strutturale
2. Vedutistico
3. Simbolico
Giudizio sintetico
Giudizio complessivo
TABELLA TIPO 1B-MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA SENSIBILITÀ PAESISTICA DEI LUOGHISINTESI DA COMPILARSI A CURA DEL PROGETTISTA
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La Tabella 1A non è finalizzata ad un’automatica determinazione della classe
di sensibilità del sito, ma costituisce il riferimento per la valutazione sintetica
che dovrà essere espressa nella Tabella 1B a sostegno delle classi di
sensibilità da individuare.
La classe di sensibilità della Tabella 1B non è infatti il risultato della media
matematica dei “si” e dei “no” della Tabella 1A, ma è determinata dalle
analisi e dalle considerazioni esplicate nella presente relazione.
Il giudizio complessivo della Tabella 1B tiene conto delle valutazioni
effettuate in riferimento ai tre modi ed alle chiavi di lettura considerate
esprimendo in modo sintetico il risultato di una valutazione generale sulla
sensibilità paesistica complessiva del sito, da definirsi non in modo
deterministico ma in base alla rilevanza assegnata ai diversi fattori
analizzati.
Ai soli fini della compilazione della successiva Tabella 3-Determinazione
dell’impatto paesistico dei progetti (paragrafo D.10.2.5) indicata nelle linee
guida e che serve per la determinazione del grado di impatto paesistico, la
classe di sensibilità paesistica (giudizio complessivo) è espressa in forma
numerica secondo la seguente associazione:
- 1 = Sensibilità paesistica molto bassa (MB)
- 2 = Sensibilità paesistica bassa (B)
- 3 = Sensibilità paesistica media (M)
- 4 = Sensibilità paesistica alta (A)
- 5 = Sensibilità paesistica molto alta (MA)
Per quanto riguarda il livello sovralocale, considerando l’area vasta di studio
è stata utilizzata una sola tabella di tipo 1A. La tabella completata
appositamente per il progetto in questione è la D.10.1.
Per quanto riguarda il livello locale, è stata invece predisposta una tabella di
tipo 1A per ciascuno degli ambiti (siti) interessati dai tratti omogenei in cui è
stato suddiviso il progetto, quindi complessivamente 11 tabelle (da D.10.2 a
D.10.12).
La tabella di tipo 1B di sintesi (tabella D.10.13) sarà invece una sola e
riporterà sia la valutazione sintetica in relazione alle chiavi di lettura a livello
sovralocale che la valutazione sintetica in relazione alle chiavi di lettura a
livello locale per tutti i tratti omogenei.
Pagina 317 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella con chiavi di lettura a livello sovralocale
Di seguito si riporta la tabella con i modi e le chiavi di lettura a livello
sovralocale applicata per la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi.
Accanto ai SI e NO, sono riportati ove necessario, a supporto delle risposte
ai quesiti relativi alle chiavi di lettura, gli elementi di interesse
geomorfologico, naturalistico, storico, simbolico, vedutistico ecc. presenti nel
territorio e già individuati nelle analisi descritte nel capitolo C.10 “Stato del
paesaggio e del patrimonio storico-culturale”.
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello
sovralocale
SI
Partecipazione a sistemi paesistici sovralocali di:
-
interesse
geo-morfologico
(leggibilità
delle forme naturali e del suolo)
-
interesse naturalistico (presenza di reti
e/o aree di rilevanza ambientale)
-
interesse storico insediativo (leggibilità
dell’organizzazione
spaziale
e
della
stratificazione storica degli insediamenti
e del paesaggio agrario)
Partecipazione ad un sistema di testimonianze
della cultura formale e materiale (stili, materiali,
tecniche costruttive, tradizioni culturali di un
particolare ambito geografico)
2.Vedutistico
NO
Percepibilità da un ampio ambito territoriale
Interferenza con percorsi panoramici di interesse
sovralocale
X: Il compendio
territoriale della
“Tremezzina Isola
Comacina” è caratterizzato
da alcune emergenze
fisico-morfologiche quali
l’Isola Comacina, il Dosso
di Lavedo, il Monte di
Tremezzo, il sasso di
Griante o S. Martino.
L’area di Griante-Tremezzo
è un’area con fenomeni
carsici.
X: tutta l’area interessata
dal progetto è riconosciuta
come “area sorgente della
biodiversità di primo
livello” dalla Rete ecologica
provinciale.
X : testimonianze di
origine romana e ruderi di
torri di avvistamento sono
disseminate in quasi tutti
gli insediamenti a lago a
documentare il tracciato
dell’Antica Via Regina nelle
diverse epoche storiche. I
“Ronchi e terrazzi della
Tremezzina” sono
riconosciuti a livello
regionale (PPR) come
paesaggio agrario
tradizionale.
X: tutto il compendio
territoriale della
“Tremezzina e Isola
Comacina” è ricco di ville e
di edifici di rilevante
interesse storico-culturale
tra cui alcune strutture
alberghiere, risalenti ai
primi anni del 900.
X : Visuale da lago e da
sponda opposta.
X : nell’area interessata
dal progetto sono presenti
viabilità e percorsi di
interesse paesaggistico
regionale (PPR): SS 340
Pagina 318 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Inclusione in una veduta panoramica
3.Simbolico
Appartenenza ad ambiti oggetto di celebrazioni
letterarie, artistiche o storiche
Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà
(richiamo turistico)
Regina (strada
panoramica) ; Antica
Strada Regina (percorso di
interesse paesaggistico),
Via ai Monti Lariani.
X : tutta la sponda
occcidentale interessata
dal progetto è inclusa in
una visuale da lago. Alcuni
aree sono incluse in
vedute panporamiche di
interesse regionale (PPR):
Santuario della Madonna
del Soccorso (punto di
osservazione del
paesaggio lombardo paesaggio insubrico della
sponda occidentale del
lago di Como); Belvedere
di S.Martino (visuali
sensibili).
X: tutto il compendio
territoriale della
“Tremezzina e Isola
Comacina” è celebrato in
numerose opere pittoriche
e letterarie.
X: tutto il compendio
territoriale della
“Tremezzina e Isola
Comacina” è di forte
richiamo turistico, anche
internazionale.
TAB. D.10.1 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI-ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -LIVELLO SOVRALOCALE
Pagina 319 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabelle con chiavi di lettura a livello locale
Di seguito si riportano le tabelle con i modi e le chiavi di lettura a livello
locale per la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi applicate per
ciascuna porzione di territorio interessata dai tratti omogenei in cui è stato
suddiviso il tracciato di progetto. Accanto ai SI e NO, sono riportati ove
necessario, a supporto delle risposte ai quesiti relativi alle chiavi di lettura,
gli elementi di interesse geomorfologico, naturalistico, storico, simbolico,
vedutistico ecc. presenti e individuati in parte nelle analisi descritte nel
capitolo C.10 “Stato del paesaggio e del patrimonio storico-culturale” ed in
parte mediante ulteriori approfondimenti a scala locale.
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
X :Valle,
torrente e
cascata
Camogge
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X
X
X: Cimitero di
Colonno
X
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
paesistico-ambientale
3.Simbolico
con
percorsi
di
fruizione
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X
X : visuale da
lago
X : SS340
Regina, strada
panoramica
(PPR)
X
X: Cimitero di
Colonno
TAB. D.10.2 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO I: SVINCOLO DI COLONNO
(COMUNE DI COLONNO)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X :valle dei
Ronchi e
relativo
torrente
X : torrente
montano e
ambiente di
forra
X
X
X
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
con
percorsi
di
fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X
X : visuale da
lago, da Isola
Comacina, da
Dosso di
Lavedo.
X
X
X
TAB. D.10.3– MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
VIADOTTO VALLE DEI RONCHI
(COMUNE DI SALA COMACINA)
Pagina 321 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X :dislivelli di
quota
X : habitat di
interesse
comunitario
6510 “delle
praterie magre
da fieno a
bassa
latitudine”.
X:
terrazzamenti,
prati da fieno ,
pascoli, oliveti.
X
X :Antica
strada Regina
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
con
percorsi
di
fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X
X : visuale da
lago, da Isola
Comacina, da
Dosso di
Lavedo.
X
X
X
TAB. D.10.4– MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO II: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE DEI RONCHI E VIADOTTO PREMONTE
(COMUNE DI SALA COMACINA)
Pagina 322 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X :valle e
torrente
Premonte
X : torrente
montano e
ambiente di
forra
X
X
X
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
con
percorsi
di
fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X
X : visuale da
lago, da Isola
Comacina, da
Dosso di
Lavedo.
X
X
X
TAB. D.10.5 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI– ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
VIADOTTO VALLE PREMONTE
(CONFINE COMUNE DI SALA COMACINA- EX COMUNE DI OSSUCCIO ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC.OSSUCCIO)
Pagina 323 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
paesistico-ambientale
3.Simbolico
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
SI
con
percorsi
di
fruizione
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X: dislivelli di
quota
X : habitat di
interesse
comunitario
6510 “delle
praterie magre
da fieno a
bassa
latitudine”;
habitat di
interesse
comunitario
8130 “dei
ghiaioni del
mediterraneo
occidentale e
termofili”.
X
terrazzamenti,
prati da fieno ,
pascoli, oliveti
X: torre
medioevale di
Spurano e
relativo sito
archeologico
X Antica strada
Regina,
sentieri.
X
X (visuale da
lago, da Isola
Comacina, da
Dosso di
Lavedo )
X Antica strada
Regina,
sentieri.
X
X: torre
medioevale di
Spurano.
TAB. D.10.6 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO III: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE PREMONTE E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA PERLANA 1
(EX COMUNE DI OSSUCCIO, ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. OSSUCCIO)
Pagina 324 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi di valutazione
1.Morfologico
strutturale
Chiavi di lettura a livello locale
Appartenenza/contiguità
locale:
a
sistemi
paesistici
di
SI
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da un
elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
linguistico e dei valori di immagine
2.Vedutistico
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione paesisticoambientale
3.Simbolico
NO
livello
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)
X:
Val
Perlana
e
torrente,
dislivelli di
quota
X: torrente
montano e
ambiente di
forra
X
X:
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso, e
percorso
della
Via
Crucis.
X: Percorso
della
Via
Crucis.
X:
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso, e
percorso
della
Via
Crucis.
X: Visuale
da lago, dai
percorsi di
fruizione,
dal
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso.
X: Percorso
della
Via
Crucis
X
X:
Santuario
della
Madonna
del
Soccorso e
percoso
della
Via
Crucis.
TAB. D.10.7 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
VIADOTTO VAL PERLANA
(CONFINE EX COMUNE OSSUCCIO ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. OSSUCCIO-EX COMUNE DI LENNO ORA
COMUNE DI TREMEZZINA LOC. LENNO)
Pagina 325 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
X: dislivelli di
quota
X: habitat di
interesse
comunitario
6510 “delle
praterie
magre da
fieno a bassa
latitudine”
X:
terrazzamenti
a balze, prati
da fieno,
pascoli,
oliveti.
X (Chiesa e
Oratorio
di
S.Abbondio)
X
elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
liguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
con
percorsi
di
fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno
status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi
celebrativi o simbolci della cultura/tradizione locale)
X
X visuale da
lago,
da
Chiesa di S.
Abbondio
X
X
X: Chiesa e
oratorio
di
S.Abbondio
TAB. D.10.8 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO IV: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA PERLANA 2 E VIADOTTO TORRENTE AZZANO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA)
Pagina 326 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
X:
Valle
e
torrente Azzano
X
torrente
montano
e
ambiente di forra
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
elementi
verdi
e/o
x
siti
x
di
X
rilevanza
naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
liguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
X
Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da
uno status di rappresentatività nella cultura locale
(luoghi celebrativi o simbolci della cultura/tradizione
locale)
X
X visuale da lago
X
X
TAB. D.10.9 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
VIADOTTO TORRENTE AZZANO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
elementi
verdi
e/o
siti
di
X: dislivelli di
quota
X: ambito
paleontologico
Prà della Tacca,
habitat di
interesse
comunitario
6510 “delle
praterie magre
da fieno a bassa
latitudine”.
X terrazzamenti
a balze, prati da
fieno, pascoli,
oliveti.
X nucleo storico
Bonzanigo
X
rilevanza
naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
liguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
X: nucleo storico
Bonzanigo
Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da
uno status di rappresentatività nella cultura locale
(luoghi celebrativi o simbolci della cultura/tradizione
locale)
X
X
X
X: nucleo storico
di Bonzanigo
TAB. D.10.10– MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO V: COMPRESO TRA VIADOTTO TORRENTE AZZANO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA BONZANIGO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
X : Valle e
torrente
e
Bolvedro,
dislivelli
di
quota,
emergenza
rocciosa
secondaria.
X:
ambito
paelontologico
del
torrente
Bolvedro,
torrente
montano
e
ambiente di forra
X:
terrazzamenti,
pascoli, prati da
fieno, oliveti
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
elementi
verdi
e/o
siti
x
di
X: sentieri
rilevanza
naturalistica)
2.Vedutistico
3.Simbolico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
liguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
X
Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione
paesistico-ambientale
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da
uno status di rappresentatività nella cultura locale
(luoghi celebrativi o simbolci della cultura/tradizione
locale)
X
X
X
X
TAB. D.10.11– MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO VI: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA BONZANIGO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA
TREMEZZINA
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA E EX COMUNE DI TREMEZZO ORA
COMUNE DI TREMEZZINA LOC. TREMEZZO)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Modi
valutazione
1.Morfologico
strutturale
di
Chiavi di lettura a livello locale
SI
NO
Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello
locale:
X:
area
con
fenomeni carsici,
sasso di Griante
o S. Martino.
-
di interesse geo-morfologico
-
di interesse naturalistico
-
di interesse storico agrario
-
di interesse storico artistico
-
di relazione (tra elementi storico culturali, tra
elementi
verdi
e/o
x
x
siti
X: Santuario di
San Martino.
di
x
X
rilevanza
naturalistica)
2.Vedutistico
Appartenenza/contiguità ad un luogo contraddistinto da
un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico,
liguistico e dei valori di immagine
Interferenza con punti di vista panoramici
Interferenza/contiguità
paesistico-ambientale
3.Simbolico
con
percorsi
di
fruizione
Interferenza con relazioni percettive significative tra
elementi locali (verso la roccia, la chiesa etc,..)
Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da
uno status di rappresentatività nella cultura locale
(luoghi celebrativi o simbolci della cultura/tradizione
locale)
X
X: visuale da
lago
X:
SS340
Regina,
strada
panoramica
(PPR)
X
X
TAB. D.10.12 – MODI E CHIAVI DI LETTURA PER LA VALUTAZIONE DELLA CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI
LUOGHI – ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA –LIVELLO LOCALE
TRATTO VII : SVINCOLO DI GRIANTE (COMUNE DI GRIANTE)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella di sintesi della valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi
La seguente tabella riporta il prospetto riassuntivo delle valutazioni sintetiche della classe di sensibilità dei luoghi
in relazione sia alle chiavi di lettura a livello sovralocale sia alle chiavi di lettura a livello locale ovvero per
ciascuna delle aree interessate dai diversi tratti omogenei in cui è stato suddiviso il tracciato di progetto.
Modi di valutazione
Valutazione sintetica in
relazione alle chiavi di lettura a
livello sovralocale
Valutazione sintetica in relazione alle chiavi di lettura a livello locale
Tratto I
1.Morfologico-strutturale
2. Vedutistico
3. Simbolico
Giudizio sintetico
Giudizio complessivo
Viadotto
Ronchi
Tratto II
Viadotto
Premonte
Viadotto
Tratto III Perlana
Tratto IV
Viadotto
Azzano
Tratto V
Tratto VI
Tratto
VII
MA
M
MA
A
MA
MA
MA
MA
M
A
MA
MA
MA
A
A
A
MA
MA
MA
MA
M
A
MA
MA
MA
M
M
M
A
MA
MA
MA
M
A
A
A
MA
M
A
A
MA
MA
MA
MA
M
A
MA
MA
Sensibilità paesistica MOLTO ALTA (5)
TAB. D.10.13 – PROSPETTO RIASSUNTIVO DELLE VALUTAZIONI SINTETICHE DELLE CLASSE DI SENSIBILITA’ PAESISTICA DEI LUOGHI
Pagina 331 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Conclusioni sulla valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi
I luoghi interessati dal tracciato di progetto, sono stati valutati nel
complesso a SENSIBILITA’ PAESISTICA MOLTO ALTA (espresso in forma
numerica con il valore 5).
Per quanto riguarda i singoli tratti progettuali:
- l’area interessata dal tratto I è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA MEDIA (3);
- l’area interessata dal tratto II è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA ALTA (4);
- l’area interessata dal tratto III è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA MOLTO ALTA (5);
- l’area interessata dal tratto IV è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA MOLTO ALTA (5);
- l’area interessata dal tratto V è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA ALTA (5);
- l’area interessata dal tratto VI è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA MOLTO ALTA (5);
- l’area interessata dal tratto VII è stata valutata come A SENSIBILITA’
PAESISTICA MOLTO ALTA (5).
Per quanto concerne le valli interessate dai viadotti:
- la valle dei Ronchi è stata valutata a SENSIBILITA’ PAESISTICA ALTA
(4);
- la valle del torrente Premonte è stata valutata a SENSIBILITA’
PAESISTICA MOLTO ALTA (5);
- La val Perlana è stata valutata A SENSIBILITA’ PAESISTICA MOLTO
ALTA (5).
- la valle del torrente Azzano è stata valutata a SENSIBILITA’
PAESISTICA MEDIA (3).
Pagina 332 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.10.1.5. GRADO DI INCIDENZA PAESISTICA DEL PROGETTO
Indicazioni delle linee guida
Secondo le indicazioni contenute nella DGR 7/11045 del 2002 “Linee guida
per l’esame paesistico dei progetti” l’analisi dell’incidenza del progetto tende
ad accertare in primo luogo se questo induca un cambiamento
paesisticamente significativo alle due scale sopra locale e sovralocale.
Il contesto sovralocale deve essere inteso non soltanto come “veduta” da
lontano, ma anche come ambito di congruenza storico-culturale e stilistica,
entro il quale sono presenti quei valori di identità e specificità storica,
culturale e linguistica.
La valutazione del grado di incidenza paesistica del progetto è strettamente
correlata a quella relativa alla definizione della classe di sensibilità paesistica
del sito. Vi dovrà infatti essere corrispondenza tra gli aspetti che hanno
maggiormente concorso alla valutazione della sensibilità del sito (elementi
caratterizzanti e di maggiore vulnerabilità) e le considerazioni sviluppate
relativamente al controllo dei diversi parametri e criteri di incidenza in fase
di definizione progettuale.
In sintesi il grado di incidenza paesistica del progetto è determinato sulla
base di cinque criteri di valutazione e considerando due scale, una pià ampia
o d’insieme (scala sovralocale) ed una relativa all’intorno immediato (scala
locale). I cinque criteri sono:
- incidenza morfologica e tipologica ;
- incidenza linguistica: stile, materiali, colori;
- incidenza visiva;
- incidenza ambientale;
- incidenza simbolica.
In riferimento ai criteri ed ai parametri di incidenza morfologica e tipologica
viene considerato prioritariamente nel formulare il giudizio sul grado di
incidenza del progetto, il fattore “sottrazione di territorio/risorse” e le
potenzialità di compromissione morfologica e di perdita di elementi
caratterizzanti (riconoscibilità) per ogni sistema descritto in fase analitica.
In riferimento ai criteri e parametri di incidenza linguistica viene valutata la
realizzazione dell’infrastruttura come intervento di trasformazione del
territorio, basandosi principalmente sui concetti di assonanza e dissonanza
con gli elementi del territorio locale.
Per quanto riguarda i parametri e criteri di incidenza visiva, vengono valutati
prioritariamente i punti di osservazione che consentono di apprezzare
l’inserimento dell’infrastruttura in funzione del grado di permanenza della
continuità di relazioni visive significative, nonché gli eventuali siti
panoramici.
I parametri e i criteri di incidenza ambientale vengono valutati in relazione
alle caratteristiche del progetto che possono compromettere la piena
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
fruizione paesistica del luogo (inquinamento), nonché in relazione ai valori
ambientali che subiscono maggiori interferenze.
I parametri e i criteri di incidenza simbolica vengono valutati in relazione al
rapporto tra progetto e valori simbolici e di immagine così come delineato
dall’indagine della fase analitica.
Nei seguenti paragrafi si riportano stralci della DGR “Linee guida” con le
descrizioni dei differenti modi di valutazione del grado di incidenza paesistica
del progetto.
Incidenza morfologica e tipologica
In riferimento ai criteri e ai parametri di incidenza morfologica e tipologica
non va considerato solo quanto si aggiunge (coerenza morfologica e
tipologica dei nuovi interventi) ma anche, e in molti casi soprattutto, quanto
si toglie. Infatti i rischi di compromissione morfologica sono fortemente
connessi alla perdita di riconoscibilita` o alla perdita tout court di elementi
caratterizzanti i diversi sistemi territoriali.
Incidenza linguistica: stile, materiali, colori
I criteri e parametri di incidenza linguistica sono quelli con i quali si e`piu`
abituati ad operare. Sono da valutare con grande attenzione in tutti casi di
realizzazione o di trasformazione di manufatti, basandosi principalmente sui
concetti di assonanza e dissonanza. E` utile ricordare che in tal senso
possono giocare un ruolo rilevante anche le piccole trasformazioni non
congruenti e, soprattutto, la sommatoria di queste.
Incidenza visiva
Per quanto riguarda i parametri e criteri di incidenza visiva,e`necessario
assumere uno o piu`punti di osservazione significativi, la scelta dei quali e`
ovviamente influente ai fini del giudizio. Sono da privilegiare i punti di
osservazione che insistono su spazi pubblici e che consentono di apprezzare
l’inserimento del nuovo manufatto o complesso nel contesto, e` poi
opportuno verificare il permanere della continuita` di relazioni visive
significative. Particolare considerazione verra` assegnata agli interventi che
prospettano su spazi pubblici o che interferiscono con punti di vista o
percorsi panoramici.
Incidenza ambientale
I parametri e i criteri di incidenza ambientale permettono di valutare quelle
caratteristiche del progetto che possono compromettere la piena fruizione
paesistica del luogo. Gli impatti acustici sono sicuramente quelli piu`
frequenti e che hanno spesso portato all’abbandono e al degrado di luoghi
paesisticamente qualificati, in alcuni casi anche con incidenza rilevante su un
ampio intorno. Possono pero` esservi anche interferenze di altra natura, per
esempio olfattiva come particolare forma sensibile di inquinamento aereo.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Incidenza simbolica
I parametri e i criteri di incidenza simbolica mirano a valutare il rapporto tra
progetto e valori simbolici e di immagine che la collettivita` locale o piu`
ampia ha assegnato a quel luogo. In molti casi il contrasto puo`esser legato
non tanto alle caratteristiche morfologiche quanto a quelle di uso del
manufatto o dell’insieme dei manufatti.
Aspetti dimensionali e compositivi
Gli aspetti dimensionali e compositivi giocano spesso un ruolo fondamentale
ai fini della valutazione dell’incidenza paesistica di un progetto.
In generale la capacita` di un intervento di modificare il paesaggio (grado di
incidenza) cresce al crescere dell’ingombro dei manufatti previsti. La
dimensione che interessa sotto il profilo paesistico non è, però, quella
assoluta ma quella relativa, in rapporto sia ad altri edifici o ad altri oggetti
presenti nel contesto, sia alla conformazione morfologica dei luoghi.
La dimensione percepita dipende anche molto da fattori qualitativi come il
colore, l’articolazione dei volumi e delle superfici, il rapporto pieni/vuoti dei
prospetti etc.. Se l’opera progettata e`direttamente confrontabile con altri
manufatti analoghi tra i quali si inserisce, la valutazione della dimensione
sara` ovviamente compiuta in base a tale confronto, in termini relativi.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Utilizzo delle tabelle per la determinazione del grado di incidenza
paesistica del progetto
La valutazione qualitativa sintetica del grado di incidenza paesistica del
progetto rispetto ai cinque criteri e ai parametri di valutazione considerati
viene espressa utilizzando la seguente classificazione:
- Incidenza paesistica molto bassa (MB)
- Incidenza paesistica bassa (B)
- Incidenza paesistica media (M)
- Incidenza paesistica alta (A)
- Incidenza paesistica molto alta (MA)
Il grado di incidenza verrà determinato con l’ausilio delle tabelle contenute
nelle linee guida di seguito riportate.
Criteri
valutazione
di
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Rapporto contesto/progetto a scala
sovralocale, parametri di valutazione
SI
NO
Incidenza del progetto rispetto:
-
alle forme naturali del suolo
-
alla
presenza
di
sistemi/aree
di
interesse
naturalistico
-
alle regole morfologiche e compositive riscontrate
nella
organizzazione
degli
insediamenti
e
del
paesaggio rurale
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come ambito di
riferimento storico-culturale:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Contrasto cromatico
Alterazione dei profili e dello skyline
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Adeguatezza del progetto rispetto ai valori simbolici e
d’immagine celebrativi del luogo
TABELLA TIPO 2A - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA-SCALA SOVRALOCALE
Pagina 336 di 406
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
SI
NO
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
TABELLA TIPO. 2A - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA-SCALA LOCALE
Criterio di
valutazione
Valutazione sintetica in
relazione ai parametri di
valutazione a scala
sovralocale
Valutazione sintetica in relazione
ai parametri di valutazione a
scala locale
1.Incidenza morfologica e
tipologica
2. Incidenza linguistica:
stile, materiale, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5. Incidenza simbolica
Giudizio sintetico
Giudizio complessivo
TABELLA TIPO 2B – CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO- SINTESI
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Come per la determinazione della classe di sensibilità paesistica del sito, la
Tabella 2A non è finalizzata ad un’automatica determinazione della classe di
incidenza del progetto, ma costituisce il riferimento per la valutazione
sintetica che dovrà essere espressa nella seconda Tabella 2B a sostegno
delle classi di incidenza da individuare.
La classe di sensibilità della tabella 2B non è il risultato della media
matematica dei “SI” e dei “NO” della tabella 2A, ma è determinata dalle
analisi e dalle considerazioni esplicate nella presente relazione.
Il giudizio complessivo tiene conto delle valutazioni effettuate in riferimento
ai diversi criteri e parametri di valutazione considerati, esprimendo in modo
sintetico una valutazione generale sul grado di incidenza del progetto da
definirsi non in modo deterministico ma in base alla rilevanza assegnata ai
diversi fattori analizzati.
Ai soli fini della compilazione della successiva Tabella 3-Determinzazione
dell’impatto paesistico del progetto (paragrafo D.10.2.5) necessaria per la
determinazione del grado di impatto paesistico, il grado di incidenza
paesistica (giudizio complessivo) è espresso in forma numerica secondo la
seguente associazione:
1 = Incidenza paesistica molto bassa (MB)
2 = Incidenza paesistica bassa (B)
3 = Incidenza paesistica media (M)
4 = Incidenza paesistica alta (A)
5 = Incidenza paesistica molto alta (MA)
Per quanto riguarda la scala sovralocale è stata completata una sola tabella
di tipo 2A (vedi successiva tabella D.10.14) per il tracciato di progetto nel
suo complesso.
Per quanto riguarda il livello locale, è stata invece predisposta una tabella di
tipo 2A (tabelle da D.10.15 a D.10.26) per ciascuno dei tratti in cui è stato
suddiviso il tracciato di progetto, quindi complessivamente undici tabelle.
La tabella di sintesi di tipo 2B sarà invece una sola (D.10.27) e riporterà sia
la valutazione sintetica in relazione ai parametri di valutazione a scala
sovralocale sia la valutazione sintetica in relazione ai parametri di
valutazione a scala locale per tutti i tratti omogenei.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella dei criteri e parametri di valutazione a scala sovralocale
Di seguito si riporta la tabella con i criteri e i parametri di valutazione a scala
sovralocale per determinare il grado di incidenza paesistica del tracciato di
progetto.
Criteri
valutazione
di
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Rapporto contesto/progetto a scala
sovralocale, parametri di valutazione
SI
NO
Incidenza del progetto rispetto:
-
alle forme naturali del suolo
-
alla
presenza
di
X
sistemi/aree
di
interesse
X
naturalistico
-
alle regole morfologiche e compositive riscontrate
nella
organizzazione
degli
insediamenti
e
X
del
paesaggio rurale
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come ambito di
riferimento storico-culturale:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Contrasto cromatico
Alterazione dei profili e dello skyline
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Adeguatezza del progetto rispetto ai valori simbolici e
d’immagine celebrativi del luogo
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.14 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA-SCALA SOVRALOCALE
Pagina 339 di 406
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabelle dei criteri e parametri di valutazione a scala locale
Di seguito si riportano le tabelle con i criteri e parametri di valutazione a
scala locale per determinare il grado di incidenza paesistica del progetto
compilate per ciascuno dei diversi tratti omogenei in cui è stato suddiviso il
tracciato.
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.15- CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA-SCALA LOCALE
TRATTO I: SVINCOLO DI COLONNO
(COMUNE DI COLONNO)
Pagina 340 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.16 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
VIADOTTO VALLE DEI RONCHI
(COMUNE DI SALA COMACINA)
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.17- CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA-SCALA LOCALE
TRATTO II: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE DEI RONCHI-E VIADOTTO VALLE PREMONTE
(COMUNE DI SALA COMACINA)
Pagina 342 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.18 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
VIADOTTO VALLE PREMONTE
(CONFINE COMUNE DI SALA COMACINA- EX COMUNE DI OSSUCCIO ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. OSSUCCIO)
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.19 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
TRATTO III: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE PREMONTE E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA PERLANA 1
(EX COMUNE DI OSSUCCIO ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. OSSUCCIO )
Pagina 344 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.20 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
VIADOTTO VAL PERLANA
(CONFINE EX COMUNE DI OSSUCCIO ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOCALITÀ OSSUCCIO-EX COMUNE DI LENNO
ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. LENNO)
Pagina 345 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.21 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
TRATTO IV: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA PERLANA 2 E VIADOTTO TORRENTE AZZANO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA)
Pagina 346 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.22 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
VIADOTTO TORRENTE AZZANO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. MEZZEGRA)
Pagina 347 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.23 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
TRATTO V: COMPRESO TRA VIADOTTO TORRENTE AZZANO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA BONZANIGO
(EX COMUNE DI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. LENNO)
Pagina 348 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.24 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIVA -SCALA LOCALE
TRATTO VI: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA BONZANIGO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA
TREMEZZINA (EX COMUNEDI MEZZEGRA ORA COMUNE DI TREMEZZINA LOC. LENNO)
Pagina 349 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Criteri di
valutazione
Rapporto contesto/progetto a scala locale,
parametri di valutazione
1.Incidenza morfologica
e tipologica
Conservazione o alterazione dei caratteri morfologici del
luogo:
-
conservazione
-
alterazione
Adozione di tipologie costruttive più o meno affini a quelle
presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali
Conservazione o alterazione della continuità delle relazioni tra
elementi storico-culturali o tra elementi naturalistici
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5.Incidenza simbolica

conservazione

alterazione
SI
NO
X
X
X
X
X
Coerenza, contrasto o indifferenza del progetto rispetto ai
modi linguistici del contesto, inteso come intorno immediato:
-
coerenza
-
contrasto
-
indifferenza
Ingombro visivo
Occultamento di visuali rilevanti
Prospetto su spazi pubblici
Alterazione delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva
(uditiva, olfattiva) del contesto paesistico ambientale
Capacità
dell’immagine
progettuale
di
rapportarsi
convenientemente con i valori simbolici attribuiti dalla
comunità locale al luogo (importanza dei segni e del loro
significato)
X
X
X
X
X
X
X
X
TAB. D.10.25 - CRITERI E PARAMETRI PER DETERMINARE IL GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO –
ARTICOLAZIONE ESPLICATIA -SCALA LOCALE
TRATTO VII : SVINCOLO DI GRIANTE (COMUNE DI GRIANTE)
Pagina 350 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella di sintesi della determinazione del grado di incidenza paesistica del progetto
La seguente tabella riporta il prospetto riassuntivo delle valutazioni sintetiche del grado di incidenza paesistica
del progetto in relazione sia ai parametri di valutazione a scala sovralocale sia ai parametri di valutazione a scala
locale ovvero per ciascun tratto omogeneo in cui è stato suddiviso il tracciato (compreso i viadotti).
Criterio di valutazione
Valutazione sintetica in
relazione ai parametri di
valutazione a scala sovralocale
Valutazione sintetica in relazione ai parametri di valutazione a scala locale
Tratto I
1.Incidenza
e tipologica
morfologica.
2. Incidenza linguistica:
stile, materiali, colori
3. Incidenza visiva
4. Incidenza ambientale
5. Incidenza simbolica
Giudizio sintetico
Giudizio complessivo
Viadotto
Ronchi
Tratto II
Viadotto
Premonte
Viadotto
Tratto III Perlana
Tratto IV
Viadotto
Azzano
Tratto V
Tratto VI
Tratto
VII
B
MA
A
A
A
A
A
A
M
M
A
A
B
M
M
M
M
M
M
M
B
M
A
M
M
MA
M
A
M
M
A
M
B
M
M
A
B
A
A
M
A
M
B
M
B
M
M
M
A
MA
M
M
M
A
A
A
M
M
M
M
M
MA
M
M
M
M
M
M
B
M
M
M
Incidenza paesistica MEDIA (3)
TAB. D.10.26 – PROSPETTO RIASSUNTIVO DELLE VALUTAZIONI SINTETICHE DEL GRADO DI INCIDENZA PAESISTICA DEL PROGETTO
Pagina 351 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Conclusioni sull’incidenza paesistica del progetto
L’incidenza paesistica del progetto è stata valutata nel complesso MEDIA
(espresso in forma numerica con il valore 3).
Per quanto riguarda i singoli tratti progettuali:
- Il tratto I è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3);
- Il tratto II è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3);
- Il tratto III è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3).
- Il tratto IV è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3);
- Il tratto V è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3);
- Il tratto VI è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3).
- Il tratto VII è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA MEDIA (3);
- Il viadotto “dei Ronchi” è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA
MEDIA (3);
Per quanto riguarda i viadotti:
- Il viadotto “Premonte” è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA
MEDIA (3);
- Il viadotto “Perlana” è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA
MEDIA (3);
- Il viadotto “Azzano” è stato valutato ad INCIDENZA PAESISTICA
BASSA (3).
Pagina 352 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.10.1.6. DETERMINAZIONE DEL LIVELLO DI IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
Essendo questa l’unica parte del metodo proposto che assume un ruolo
puramente compilativo, (viene formulato un giudizio numerico sulla base
delle valutazioni 1) di sensibilità paesistica del sito, 2) di incidenza paesistica
del progetto), il giudizio formulato è da considerarsi puramente indicativo ed
è necessariamente da relazionarsi ai contenuti ed alle valutazioni riportate
nelle analisi descritte nella presente relazione (sia nella parte di analisi dello
stato di fatto sia nella parte di valutazione degli impatti), che rispondono in
ogni caso ai contenuti delle linee guida per l’esame paesistico.
Sulla base dei “giudizi complessivi”, relativi alla classe di sensibilità
paesistica del sito e del grado di incidenza paesistica del progetto , espressi
sinteticamente in forma numerica a conclusione delle due rispettive fasi
valutative , si determina l’impatto paesistico del progetto.
Il livello di impatto paesistico deriva dal prodotto dei due valori numerici
attraverso l’ausilio della Tabella 3 delle Linee guida Determinazione
dell’impatto paesistico dei progetti.
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3
4
5
5
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TABELLA TIPO 3- DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
Soglia di rilevanza: 5. (quando il risultato è inferiore a 5 il progetto è
considerato ad impatto paesistico inferiore alla soglia di rilevanza).
Soglia di tolleranza: 16:
- quando il risultato è compreso tra 5 e 15 il progetto è considerato ad
impatto paesistico superiore alla soglia di rilevanza ma inferiore alla
soglia di tolleranza;
- Quando il risultato è superiore a 15 (16-25) l'impatto paesistico è
considerato superiore alla soglia di tolleranza.
Pagina 353 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
La Tabella di tipo 3 è stata utilizzata per ciascun tratto in cui è stato
suddiviso il tracciato di progetto per un totale di 11 tabelle corrispondenti a
11 determinazioni di impatto paesistico.
Di seguito si riportano le tabelle (tipologia Tabella 3 delle “Linee guida”)
compilate per la determinazione dell’impatto paesistico dei vari tratti in cui è
stato suddiviso il progetto.
Tratto I: Svincolo di Colonno
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3
4
5 (molto alta)
5
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3 (media)
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.27- DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO I:SVINCOLO DI COLONNO
Viadotto Valle dei Ronchi
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5
5
10
15
20
25
4 (alta)
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.28-DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI PROGETTI
VIADOTTO VALLE DEI RONCHI
Pagina 354 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tratto II: compreso tra viadotto Valle dei Ronchi e viadotto
Premonte
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5
5
10
15
20
25
4 (alta)
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.29 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO II: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE DEI RONCHI-E VIADOTTO VALLE PREMONTE
Viadotto Premonte
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.30 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI PROGETTI
VIADOTTO VALLE PREMONTE
Pagina 355 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tratto III: compreso tra viadotto Valle Premonte e imbocco lato sud
galleria Perlana 1
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.31 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO III: COMPRESO TRA VIADOTTO VALLE PREMONTE E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA PERLANA 1
Viadotto Val Perlana
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.32 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI PROGETTI
VIADOTTO VAL PERLANA
Pagina 356 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tratto IV: compreso tra imbocco lato nord galleria Perlana 2 e
viadotto torrente Azzano
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.33 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO IV: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA PERLANA 2 E VIADOTTO TORRENTE AZZANO
Viadotto torrente Azzano
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2 (bassa)
3
4
5
5
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3 (media)
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.34 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI PROGETTI
VIADOTTO TORRENTE AZZANO
Pagina 357 di 406
Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tratto V: compreso tra viadotto torrente Azzano e imbocco lato sud
galleria Bonzanigo
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5
5
10
15
20
25
4 (alta)
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.35 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO V: COMPRESO TRA VIADOTTO TORRENTE AZZANO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA BONZANIGO
Tratto VI: compreso tra imbocco lato nord galleria Bonzanigo e
imbocco lato sud galleria Tremezzina
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.36 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI PROGETTI
TRATTO VI: COMPRESO TRA IMBOCCO LATO NORD GALLERIA BONZANIGO E IMBOCCO LATO SUD GALLERIA
TREMEZZINA
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Svincolo di Griante
Impatto paesistico dei progetti = sensibilità del sito X incidenza del progetto
Grado di incidenza del progetto
Classe di
sensibilità
del sito
1
2
3 (media)
4
5
5 (molto alta)
5
10
15
20
25
4
4
8
12
16
20
3
3
6
9
12
15
2
2
4
6
8
10
1
1
2
3
4
5
TAB D.10.37 DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO DEL PROGETTO
TRATTO VII: SVINCOLO DI GRIANTE
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.10.1.7. PROSPETTO RIASSUNTIVO DELL’IMPATTO PAESISTICO
La seguente tabella riporta un prospetto riassuntivo degli impatti paesistici
determinati per ciascun tratto omogeneo in cui è stato suddiviso il tracciato
di progetto.
Tratto e Descrizione
Impatto paesistico
dei progetto
Impatto paesistico
dei progetto
Tratto I: Svincolo di
Colonno
15
Negativo sopra soglia di
rilevanza ma sotto soglia di
tolleranza
Viadotto Valle dei Ronchi
12
Negativo sopra soglia di
rilevanza ma sotto soglia di
tolleranza
Tratto II: compreso tra il
viadotto Valle dei Ronchi
e il viadotto Premonte
12
Viadotto Premonte
15
Tratto III: comoreso tra
viadotto Valle Premonte e
imbocco Galleria
Perlana1
15
Viadotto Val Perlana
15
Tratto IV comprso tra lo
sbocco della Galleria
Perlana 2 ed il viadotto
sul torrente Azzano
15
Viadotto torrente Azzano
6
Tratto V: compreso tra il
viadotto sul torrente
Azzano e l’imbocco della
galleria Bonzanigo
12
Negativo sopra soglia di
rilevanza ma sotto soglia di
tolleranza
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
di
di
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
di
di
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
Negativo sopra soglia
rilevanza ma sotto soglia
tolleranza
di
di
di
di
di
di
di
di
Negativo sopra soglia di
rilevanza ma sotto soglia di
tolleranza
Tratto VI: compreso tra
lo sbocco della galleria
Bonzanigo e l’imbocco
della galleria
“Tremezzina”
15
Svincolo di Griante
15
Negativo sopra soglia di
rilevanza ma sotto soglia di
tolleranza
TAB. D.10.38- PROSPETTO RIASSUNTIVO DELL’IMPATTO PAESISTICO DEI TRATTI OMOGENEI
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
D.11.IMPATTI PER LA SALUTE PUBBLICA
Per l’analisi degli impatti sulla salute pubblica ri rimanda al relativo allegato
della relazione.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E. INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
AMBIENTALE
E.1. INTERVENTI MITIGATIVI PER ATMOSFERA E CLIMA
E.1.1 FASE DI CANTIERE
Interventi sugli impianti fissi di trattamento dei materiali
Gli interventi di mitigazione previsti sono costituiti in primo luogo dalla
adozione delle migliori tecniche di controllo delle emissioni in fase operativa
che saranno predisposti sugli impianti fissi di trattamento dei materiali di
lavoro. In questi impianti sono infatti previsti presidi tecnologici che
prevengono, mediante sistemi di filtrazione e procedure operative
opportune, la minimizzazione delle emissioni dai processi di manipolazione,
trasferimento e trattamento dei materiali.
Movimentazione mezzi su aree non pavimentate
Per le attività che prevedono la movimentazione di mezzi di lavoro su aree
non pavimentate (aree sterrate) la mitigazione degli impatti sarà basata
sulla adozione di misure preventive quali il mantenimento del livello di
umidità del terreno (wet suppression), la limitazione della velocità di transito
dei mezzi, misure particolarmente accentuate in condizione di ventosità
elevata. Sulla viabilità pavimentata (per esempio i Portali Nord e Sud), sarà
prevista una attività periodica di pulizia per evitare accumuli di materiale
inerte che possa essere risospeso dai transiti veicolari e trasportato dal
vento.
Movimentazione e maneggio degli accumuli di materiale di scavo
Un problema specifico che si presenta nel caso del cantiere nord (Griante) è
quello che deriva dalla necessità di accumulare il materiale di scavo nell’area
predisposta sulla piattaforma temporanea prima del caricamento sulla
chiatta di trasporto, lungo lago, fino al sito di deposito temporaneo di Cava
Spandri nel comune di Mandello del Lario.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Questo cumulo di materiale può essere causa, come già detto, di emissioni
di polveri per effetto della erosione del vento trattandosi di un sito (il fronte
lago) soggetto a possibili fenomeni di vento sostenuto. Le misure di
mitigazione in questo caso saranno quello di mantenere un elevato grado di
umidità delle terre di scavo da accumulare e di utilizzare prodotti filmanti
superficiali per gli eventuali periodi di stazionamento dei cumuli in attesa del
caricamento sulla chiatta (2 volte al giorno), in particolare quando le
previsioni meteorologiche indicano la possibilità di situazioni di forte vento.
In caso di previsioni di vento forte, inoltre, è opportuno prevedere procedure
che sospendano temporaneamente le movimentazioni delle terre di scavo.
Emissioni del motore della chiatta di trasporto del materiale di scavo
La chiatta di trasporto dei materiali da Griante a Mandello (circa 20 km) è
azionata da un motore diesel. Questo motore produrrà la massima potenza
nelle fasi di manovra e inizio della navigazione ovvero il passaggio dalla fase
di stazionamento a quella della massima velocità di navigazione. Si tratta di
una emissione tuttavia di durata limitata al solo tempo della manovra di
partenza. Si raccomanda a questo proposito l’impiego esclusivo di gasolio di
buona qualità e basso contenuto di zolfo. I motori di azionamento dovranno
essere di nuova generazione puntando a minimizzare sia le emissioni
inquinanti che lo stesso rendimento del motore, per limitarne anche i
consumi di gasolio. Inoltre, allo scopo anche di limitare le emissioni di gas
effetto serra, tale combustibile potrebbe essere costituito da biodiesel.
E.1.2 FASE DI ESERCIZIO
Se consideriamo i risultati delle simulazioni modellistiche dello scenario di
riferimento e di progetto messi a confronto, emerge come il progetto stesso
risulti essere di per sé una forma di mitigazione dell’impatto sulla qualità
dell’aria del traffico di attraversamento dei Comuni della area Tremezzina.
Tuttavia, questa affermazione potrebbe non essere vera per alcuni recettori
particolarmente esposti in alcuni punti del tracciato di progetto. Come già si
prevede per altri comparti ambientali (rumore, impatto visivo, ecc.) anche
per la componente atmosfera possono essere individuati interventi di
mitigazione per questi recettori. Una possibili azione mitigativa è quella di
dotare gli edifici che presentano esigenze di mitigazione di impianti di
Ventilazione Meccanica Controllata. In pratica, per questi edifici, in base a
progetti da sviluppare caso per caso, i ricambi d’aria degli ambienti dovranno
essere garantiti da una impiantistica che prevede di prelevare l’aria
all’esterno in punti meno esposti (e se necessario attraverso una filtrazione
meccanica) e distribuita negli ambienti in modo forzato. In questo modo le
aperture esistenti (finestre) saranno utilizzate come superfici illuminanti ma
non necessariamente aeranti, essendo questa funzione garantita
dall’impianto VMC il quale prevederà anche il recupero energetico dell’aria
espulsa (mediante scambiatore a flussi incrociati).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.2. INTERVENTI MITIGATIVI PER RUMORE E VIBRAZIONI
Per la definizione degli interventi relativi alla componente rumore e
vibrazioni si rimanda all’apposito allegato alla relazione “Valutazione di
Impatto Acustico”.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.3. INTERVENTI MITIGATIVI PER SUOLO E SOTTOSUOLO
Il progetto prevede la realizzazione di opere complesse che spaziano dallo
scavo in galleria, realizzazione di tratti di strada a mezza costa, viadotti,
infrastrutture tecnologiche, opere di regimazione e smaltimento acque.
Lo studio geologico redatto dallo Studio Geologico Tecnico lecchese evidenzia
che le condizioni geologiche e strutturali dell’area sono alquanto complesse.
Il percorso in esame interessa infatti diversi tipi di substrato roccioso, con
caratteristiche geologiche e geomeccaniche alquanto differenti, con la
presenza di numerose faglie, anche di grande importanza, e fratture che
scompongono l’ammasso roccioso.
In alcuni tratti, il tracciato interessa, inoltre, i depositi superficiali sciolti,
depositi morenici e di versante.
Tali condizioni possono comportare diverse problematiche:
infiltrazioni idriche, anche di notevole entità concentrate o diffuse, in
profondità fino ad interessare il tracciato della galleria prevista;
distacchi di blocchi, anche di grandi dimensioni, dalle pareti rocciose;
fenomeni di dissoluzione carsica, tipica delle rocce carbonatiche, con la
formazione di grotte e/o sistemi carsici
E.3.1 FASE DI CANTIERE
Nella fase di cantierizzazione dell’opera bisogna distinguere due tipologie
fondamentali:
1.
lavori in sotterranea (scavi in galleria)
2.
lavori a cielo aperto (strade a mezza costa, viadotti, infrastrutture
tecnologiche)
Premesso che in entrambi i casi norma fondamentale da rispettare nel corso
della cantierizzazione è afferente alla Sicurezza sui luoghi di lavoro,
subordinatamente seguono tutti quegli accorgimenti al fine di mitigare gli
impatti nelle immediate circostanze alle aree di cantiere.
In riferimento al punto 1, lavori in sotterranea, fermo restando gli aspetti
della sicurezza si dovrà operare per lo più nella tutela delle acque ipogee
come dai relativi protocolli enunciati nel capitolo C.5..
Per quanto riguardano invece le opere a cielo aperto (punto 2), sempre nel
rispetto della Sicurezza, si dovranno porre in essere accorgimenti tali da non
compromettere la stabilità dei versanti circostanti alle aree di cantiere
mediante accorgimenti tecnologici adeguati:
1.
barriere paramassi;
2.
sbatacchiatura dei fronti di scavo;
3.
riutilizzo, nei limiti del possibile, dei materiali mobilitati in loco;
4.
regimazione e deflusso delle acque meteoriche adeguato affinché non
si verifichino fenomeni di erosione concentrata;
5.
non intervenire sul regime idraulico dei corsi d’acqua (casistica riferita
ai viadotti),
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
6.
evitare movimenti terre significative in prossimità dei corsi d’acqua che
possono intorbidire le acque stesse;
7.
precauzioni contro sversamenti accidentali (c.f.r. cap. D.5.2.1.);
E.3.2 FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio gli interventi mitigativi che si possono prevedere
principalmente sul suolo e, subordinatamente, sul sottosuolo verteranno
essenzialmente:
1.
sulla gestione delle acque di piattaforma;
2.
sulla manutenzione programmata di tutti quegli interventi atti a
prevenire forme di dissesto, anche superficiale, nelle immediate vicinanze
dell’opera viaria;
3.
sulla cura ed eventuale rimpiazzo delle fallanze relative alle opere di
rimboschimento se previste tra le opere di mitigazione
Per maggiori dettagli comunque, sia in fase di cantierizzazione sia in fase di
esercizio; si rimanda alle procedure di mitigazione indicate nella parte
relativa al Paesaggio.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.4. INTERVENTI MITIGATIVI PER LE ACQUE SUPERFICIALI
E.4.1 FASE DI CANTIERE
Per minimizzare il rischio di generazione di torbidità e di incremento del
trasporto solido e della conseguente sedimentazione di materiale fine, sia
nelle acque correnti che nella zona litorale lacustre, sarà opportuno evitare
di immettere in alveo il materiale di risulta degli scavi; dovrà anche essere
evitato il suo posizionamento presso le sponde, in zone dove potrebbe
essere movimentato da eventi di morbida o piena o in aree in cui il
dilavamento dovuto alla pioggia finirebbe per trasportarlo ai corsi d’acqua. In
caso di lavori che interessino direttamente l’alveo, in cui il sommovimento
del fondo andrebbe a generare torbidità, si potrà mitigare il problema
lavorando nei periodi di asciutta nel caso dei corpi idrici intermittenti, mentre
in quelli perenni dovranno essere realizzate delle opportune opere di bypass;
sarà infatti necessario deviare le acque dalle zone direttamente interessate
dai lavori (previo eventuale recupero della fauna ittica presente) per
impedire che queste ultime trasportino a valle il materiale movimentato.
Di conseguenza, oltre alle sopraccitate modalità esecutive, il principale
intervento mitigativo applicabile a tutte le aree di cantiere consiste in un
adeguato sistema di raccolta delle acque di prima pioggia dalle aree di
cantiere, incanalate in appositi depuratori o semplicemente vasche di
laminazione. In questo modo è possibile limitare o intervenire in caso di
sversamenti accidentali o comunque monitorare in modo semplice ed
efficace i dilavamenti delle aree di cantiere.
Il sistema dovrà essere realizzato in particolare nelle aree prospicenti il lago
ed i corsi d’acqua o gli impluvi presenti.
In particolare dovrà essere messo in opera un adeguato sistema per il
collettamento e l’isolamento dei piazzali di attracco a lago, in modo da
evitare contaminazioni dovute al dilavamento dei piazzali realizzati per lo
stoccaggio ed il trasporto dello smarino o a sversamenti accidentali dai mezzi
di lavoro. Questi ultimi potranno ulteriormente essere prevenuti effettuando
il rifornimento e la lubrificazione dei mezzi in aree appositamente attrezzate
e non adiacenti ai corpi idrici.
E.4.2 FASE DI ESERCIZIO
Le osservazioni effettuate per la fase di cantiere valgono anche per la fase di
esercizio. In questo caso la raccolta delle acque dovrà avvenire dalla sede
stradale, per evitare l’immissione diretta, nel reticolo idrico, delle acque
provenienti dalla sede stradale.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.5. INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI PER LA FLORA E LA
VEGETAZIONE
In riferimento agli impatti valutati nel cap. D.7 in relazione alle 7 tipologie
vegetazionali individuate nel cap. C.6 e di seguito elencate, si riportano i
possibili interventi di mitigazione/compensazione.
1
2
3
4
5
6
7
– Vegetazione di forra
– Boschi radi a carpino nero ed orniello
- Oliveti
- Prati e prato-pascoli
– Aree detritiche con copertura vegetale discontinua
– Vegetazione delle rupi calcaree
– Formazioni a robinia e specie esotiche
E.5.1 FASE DI CANTIERE
1 – Vegetazione di forra
Fondamentale importanza ha la gestione delle acque di pioggia provenienti
dal cantiere, dovranno essere adottate misure idonee a prevenire
l’immissione di inquinanti negli ambienti naturali. Andranno inoltre adottate
misure di prevenzione per gli sversamenti accidentali, in particolare per le
sostanze oleose.
2 – Boschi radi a carpino nero ed orniello
Le polveri possono costituire un problema per le condizioni fitosanitarie dei
vegetali soprattutto nel corso dei periodi secchi della stagione vegetativa. Al
fine di ridurre il più possibile la produzione di polveri dovranno essere gestite
adeguatamente le aree di cantiere, ad esempio con interventi di bagnatura
delle piste e dei piazzali. Andranno inoltre adottate misure di prevenzione
per gli sversamenti accidentali, in particolare per le sostanze oleose.
4 - Prati e prato-pascoli
Le polveri possono costituire un problema per le condizioni fitosanitarie dei
vegetali soprattutto nel corso dei periodi secchi della stagione vegetativa. Al
fine di ridurre il più possibile la produzione di polveri dovranno essere gestite
adeguatamente le aree di cantiere, ad esempio con interventi di bagnatura
delle piste e dei piazzali. Andranno inoltre adottate misure di prevenzione
per gli sversamenti accidentali, in particolare per le sostanze oleose.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
6 – Vegetazione delle rupi calcaree
In fase di cantiere non si prevedono particolari interventi a salvaguardia di
questi ambienti, il controllo delle polveri e degli inquinanti citato negli altri
casi vale anche a salvaguardia di questi ambienti.
E.5.2 FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio i principali impatti sono legati alle polveri prodotte dal
traffico veicolare, che possono costituire un problema per le condizioni
fitosanitarie dei vegetali soprattutto nel corso dei periodi secchi della
stagione vegetativa.
E.5.3 REALIZZAZIONE DELLE AREE DI RIPRISTINO
La principale mitigazione per le fasi di esercizio e di cantiere risiede
comunque nella realizzazione delle aree di ripristino ambientale, nella cui
realizzazione bisogna tenere conto di alcuni principi e criteri di seguito
descritti.
Il primo criterio fondamentale è considerare le caratteristiche ecologiche
delle specie utilizzate, e le dinamiche vegetazionali di ricolonizzazione che si
intendono avviare attraverso questi interventi.
La dinamica vegetazionale nelle aree interessate è strettamente legata alle
condizioni ambientali che si verranno a creare durante il ripristino, in
particolare si segnalano come fattori condizionanti il microclima locale, le
caratteristiche del suolo, la presenza di situazioni di instabilità. Questi fattori
hanno importanza fondamentale nella scelta delle specie destinate al
recupero e nell’esito dell’intervento. Tra le specie da scegliere si dovranno
quindi privilegiare le specie con spiccate caratteristiche pioniere, il più
possibile plastiche dal punto di vista ecologico.
La tecnica di intervento deve prevedere di accelerare per quanto possibile le
fasi iniziali di colonizzazione, per ridurre il periodo iniziale di instabilità e
arrivare in tempi brevi al risultato desiderato. Un punto da evidenziare
riguarda i possibili fattori di disturbo potenzialmente presenti, rappresentati
principalmente dai fenomeni di erosione e dagli incendi boschivi, questi
ultimi favoriti in modo particolare a causa dell’esposizione del versante.
Le specie da privilegiare sono quindi quelle caratteristiche delle fasi pioniere
della vegetazione, escludendo le specie maggiormente esigenti, che vanno a
formare le fasi finali delle successioni vegetazionali.
A titolo di esempio, il carpino nero (Ostrya carpinifolia) presenta una serie di
caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per il ripristino, si
tratta infatti di una specie caratteristica delle prealpi carbonatiche, tra le
specie caratteristiche che formano i boschi della zona. Questa specie
presenta una elevata plasticità ecologica, che la porta a colonizzare ambienti
rupestri, formando boschi in situazioni di forra ed in situazioni con rocce
subaffioranti, dove si accontenta delle limitate tasche di terriccio presenti.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Questa plasticità caratterizza anche il portamento della pianta, che può
variare in funzione dei fattori ambientali: da arboreo ben sviluppato nelle
situazioni più favorevoli, può ridursi nelle dimensioni fino ad arrivare a forme
alto-arbustive nelle situazioni più limitanti.
Tra le specie selezionabili per gli interventi di ripristino in tabella si
segnalano le ritenute più idonee per l’area.
Tabella E.1 - Specie arboree ed arbustive utilizzabili per il ripristino
SPECIE ARBOREE
SPECIE ARBUSTIVE
Acer pseudoplatanus
Betula pendula
Celtis australis
Fraxinus excelsior
Fraxinus ornus
Ostrya carpinifolia
Quercus pubescens
Prunus avium
Sorbus aria
Tilia cordata
Amelanchier ovalis
Berberis vulgaris
Crataegus monogyna
Cornus mas
Corylus avellana
Cytisus sessilifolius
Erica carnea
Frangula alnus
Genista germanica
Juniperus communis
Laburnum alpinum
Ligustrum vulgare .
Rhamnus saxatilis
Rubus idaeus
Salix appendiculata
Salix caprea
Salix glabra
Sambucus nigra
Sorbus aria
Viburnum lantana
Oltre a queste specie spontanee, soprattutto nelle aree suburbane, si può
considerare l’utilizzo di specie che possano avere un valore estetico e non
siano del tutto incompatibili con il territorio, quali ad esempio specie
sempreverdi come Quercus ilex e Laurus nobilis, oppure Cercis siliquastrum,
che produce vistose fioriture.
Per quanto riguarda le aree aperte, nei ripristini andranno privilegiate le
specie di graminacee e fabacee spontanee e tipiche dei prati falciati. A titolo
di esempio sono state individuate le specie elencate nella tabella seguente.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Tabella E.2 - Specie erbacee utilizzabili per il ripristino dei prati
SPECIE ERBACEE
Alopecurus pratensis
Anthoxanthum odoratum
Arrhenatherium elatius
Briza media
Cynosurus cristatus
Dactylis glomerata
Festuca pratensis
Festuca rubra
Holcus mollis
Phleum pratense
Poa pratensis
Poa trivialis
Trifolium pratense
Trifolium rubens
Trisetum flavescens
Le specie da privilegiare nel ripristino dei ghiaioni sono quelle adattate agli
ambienti calcarei pionieri, quindi principalmente Calamagrostis varia,
Chrysopogon gryllus, Sesleria varia, Koeleria macrantha, il cui impiego trova
la sola limitazione della disponibilità delle sementi. Nella tabella che segue si
indicano una serie di specie erbacee utilizzabili nelle operazioni di ripristino.
La composizione percentuale del miscuglio da utilizzare deve variare in
funzione delle condizioni locali esistenti al momento dell’intervento,
principalmente in funzione dello spessore del suolo e della pendenza del
versante.
Tabella E.3 - Specie erbacee utilizzabili per il ripristino dei ghiaioni
SPECIE ERBACEE
Anthericum ramosum
Anthoxanthum odoratum
Anthyllis vulneraria
Brachypodium pinnatum
Bromus erectus
Buphtalmum salicifolium
Calamagrostis varia
Carex flacca
Carex humilis
Chrysopogon gryllus
Festuca alpestris
Koeleria macrantha
Sesleria varia
7 – Formazioni a robinia e specie esotiche
Le aree di ripristino si presentano come aree libere, aperte alla
colonizzazione di specie opportuniste. Tra queste le specie esotiche sono da
considerare infestanti indesiderate, in quanto peggioratrici della qualità
naturalistica del ripristino. Si consiglia di effettuare un monitoraggio della
presenza di queste specie nell’area interessata dai lavori. In particolare, le
specie legnose da controllare sono la robinia (Robinia pseudoacacia), la
buddleja (Buddleja davidii), l’ailanto (Ailanthus altissima), a cui va aggiunto
un numeroso contingente di specie erbacee.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.6. INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI PER LA FAUNA
Nell'individuazione dei possibili interventi di mitigazione e compensazione, si
fa riferimento agli impatti previsti relativi alle aree individuate quali
maggiormente sensibili sotto il profilo faunistico, e pertanto a quelle
interessate dai tratti a cielo aperto del tracciato e dai siti di imbocco
delle gallerie.
Nello specifico, sulla base delle specie faunistiche presenti o potenzialmente
presenti, sono state identificate come aree sensibili quelle riconducibili a:
- Ambienti acquatici (torrenti, bacino lacustre)
- Ambienti boscati (boschi ed arbusteti submontani)
- Aree aperte (praterie magre da fieno a bassa altitudine, ghiaioni
mediterranei)
- Pareti rocciose
- Grotte
- Ambienti artificiali (vasche per abbeverata, muretti a secco, impianti di
olivo)
A - Ambienti acquatici (torrenti e bacino lacustre)
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
 Bacino lacustre e torrenti:
Mitigazione:
Oltre alle azioni mitigative, presentate nel capitolo riguardante la tutela delle
acque superficiali, si evidenzia la necessità di effettuare monitoraggi anteoperam mirati all'individuazione delle specie effettivamente presenti
nell'area, ed all'identificazione di quelle da sottoporre a maggior tutela,
specialmente all’interno delle pozze di abbeverata e delle aree a lago.
In concomitanza con le operazioni di realizzazione delle opere a lago o in
corrispondenza di fenomeni di torbidità, sarà necessario effettuare un
adeguato monitoraggio della torbidità delle aree.
Per quanto riguarda gli attracchi a lago, i piazzali di carico delle chiatte
dovranno essere realizzati con adeguato sistema di raccolta delle acque di
prima pioggia lungo il perimetro del piazzale. Si dovrà evitare che, durante
gli eventi meteorici intensi, o in caso di sversamento accidentale, le acque
sul piazzale recapitino direttamente a lago determinando inquinamenti o
fenomeni di torbidità. Il rifornimento e la lubrificazione dei mezzi dovrà
avvenire in aree appositamente attrezzate.
Per quanto riguarda l’occupazione di habitat dovuto alla realizzazione di
queste aree si evidenzia che, in comune di Griante, l’area è sovrapposta alle
zone di frega del lavarello. Si dovrà quindi evitare la realizzazione di queste
opere in concomitanza del periodo di frega del lavarello, ossia in periodo
invernale. In particolare il periodo critico inizia solitamente – in relazione
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
all’andamento climatico annuale - nel mese di dicembre, quando avviene la
deposizione, mentre l’incubazione ha una durata media di circa 50 giorni; si
ritiene quindi cautelativo come utilizzare come periodo di protezione della
riproduzione del lavarello il trimestre dicembre – febbraio.
Compensazione:
Ripristino delle sponde (sia a lago che sui torrenti), affinché godano delle
caratteristiche idonee a mantenere le popolazioni delle specie maggiormente
rilevanti sotto il profilo conservazionistico e a costituire corridoi ecologici di
connessione tra le diverse tipologie di habitat intersecati.
Identificate, mediante monitoraggio, le specie a priorità di conservazione
effettivamente presenti nell'area, attuazione di una o più azioni tra quelle
indicate nelle Strategie di Conservazione dalla DGR 20 Aprile 2001 - N
7/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di
Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del
Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie
Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
Indicativamente, le azioni prioritarie che possono fin d’ora essere identificate
sono le seguenti:
- Lago. Rinaturazione di alveo e sponde corpi d’acqua; creazione e/o
mantenimento delle aree di frega; realizzazione di spiagge artificiali
per la frega delle specie litofile (p.e. agone, lavarello e alborella)
mediante deposizione di letti di ghiaia; posizionamento di fascine per
riproduzione del pesce persico e per incrementare la disponibilità di
rifugi per gli avannotti dell’ittiofauna della fascia litorale.
- Torrente e pozze. Rinaturazione di alveo e sponde corpi d’acqua;
conservazione manutenzione pozze; mantenimento di zone umide,
praterie igrofile e marcite; eliminazione di elementi artificiali di
discontinuità alla libera migrazione ittica tra la porzione terminale degli
immissari e il lago.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
 Bacino lacustre e torrente:
Mitigazione:
Evitare l'accidentale immissione di particolato e sostanze di scarico dei mezzi
in transito, mediante attento collettamento e apposito smaltimento degli
stessi; queste componenti potrebbero infatti essere dilavate, in caso di
pioggia, dal manto stradale e confluire nel naturale bacino di raccolta
costituito dal displuvio stesso, in particolare in corrispondenza dei viadotti
realizzati sui valletti dei torrenti. Tale eventualità dovrebbe essere evitata
realizzando idonei impianti di depurazione delle acque o mediante la
realizzazione di collegamenti con altri impianti già esistenti.
Da valutare è la possibilità, nei tratti a cielo aperto, di realizzare barriere
anti-rumore al fine di limitare il disturbo generato dai mezzi in transito per le
specie animali viventi o gravitanti nell'area interessata dal tracciato.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
B - Ambienti boscati (boschi ed arbusteti submontani)
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
 Boschi submontani – orno ostrieti -:
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie di
uccelli da sottoporre a maggior tutela, cercando di localizzare eventuali aree
a maggio rischio di impatto.
Evitare o limitare al massimo l'asportazione di porzioni di aree cespugliate o
boscate, o quantomeno limitare temporalmente tali azioni, in modo da non
danneggiare la nidificazione di alcune specie di avifauna o la riproduzione di
mammiferi arboricoli.
Evitare o limitare al massimo il sollevamento di particolato (es. polveri
sollevate dai mezzi meccanici o terra e materiale di escavazione) mediante
realizzazione di barriere temporanee che ne limitino la dispersione.
Compensazione:
Ripristino di aree boschive degradate, affinché godano delle caratteristiche
idonee ad ospitare e a mantenere le popolazioni delle specie maggiormente
rilevanti sotto il profilo conservazionistico. Tutela degli alberi più maturi e di
quelli che presentano grosse cavità naturali nel tronco. Rilascio, nel caso di
tagli, di legno morto a terra e cataste di ramaglie.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
 Boschi submontani – orno ostrieti -:
Mitigazione:
Relativamente agli impatti costituiti dal rumore generato dai mezzi in
transito, è da valutare la possibilità, nei tratti a cielo aperto, di realizzare
barriere anti-rumore al fine di limitare il disturbo per le specie animali viventi
o gravitanti nell'area interessata dal tracciato.
Al fine di evitare, o quantomeno limitare al massimo gli investimenti di
anfibi, di rettili e di mammiferi di piccole, medie e grandi dimensioni, è
opportuno prevedere, lungo i tratti a cielo aperto, la realizzazione di una
recinzione stradale idonea. Questa è costituita da una rete metallica zincata
ed elettrosaldata di 2,8 m nel lato a valle e 3,5 m nel lato a monte, fissata a
pali in legno o metallo distanziati di 4 m uno dall’altro, in modo che non
possa essere superata in salto dagli ungulati presenti (specialmente il cervo,
che può causare incidenti di elevata pericolosità). La rete deve essere fissata
ai pali dal lato opposto della strada e deve essere interrata per almeno 2030 cm, con piegatura ed estensione orizzontale sottoterra sul lato di
campagna per almeno altri 30 cm. La maglia della rete dovrebbe
preferibilmente essere graduata, in modo da assolvere al contenimento di
animali di dimensioni differenti in base all’altezza: maglia 20x20 mm fino a
40 cm di altezza; 25x50 mm da 40 cm a 1 m di altezza; parte restante fino
alla sommità di 150x150 mm (Dinetti, 2012).
Tale intervento, congiuntamente alla realizzazione stessa dei tratti a cielo
aperto, costituisce di fatto un'interruzione della continuità degli habitat e
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
quindi delle popolazioni ed è quindi da prevedere la costruzione di passaggi
faunistici in ciascuno dei tratti a cielo aperto.
Compensazione:
Identificazione, mediante monitoraggio, delle specie a priorità di
conservazione effettivamente presenti nell'area e conseguente attuazione di
una o più azioni tra quelle indicate nelle Strategie di Conservazione dalla
DGR 20 Aprile 2001 - N 7/4345, Approvazione del Programma Regionale per
gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree
Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di
Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
C – Aree aperte (praterie magre da fieno a bassa altitudine, ghiaioni
mediterranei)
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
Praterie magre da fieno a bassa altitudine
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie di
uccelli da sottoporre a maggior tutela, cercando di localizzare eventuali aree
a maggio rischio di impatto.
Evitare o limitare al massimo l'asportazione di porzioni di suolo, o
quantomeno limitare temporalmente tali azioni, in modo da non comportare
l'uccisione di specie terricole svernanti nel terreno, quali rettili e piccoli
mammiferi.
Evitare o limitare al massimo il sollevamento di particolato (es. polveri
sollevate dai mezzi meccanici o terra e materiale di escavazione) mediante
realizzazione di barriere temporanee che ne limitino la dispersione.
Compensazione:
Ripristino di prati magri da fieno, realtà agricola tradizionale in progressiva
rarefazione, già esistenti ma degradate o in stato di abbandono, affinché
godano delle caratteristiche idonee ad ospitare e a mantenere le popolazioni
delle specie maggiormente rilevanti sotto il profilo conservazionistico.
Realizzazione di filari arbustivi o arborei nelle aree a cielo aperto del
tracciato, in collegamento con le adiacenti aree boscate, per mantenere la
connettività per uccelli e piccoli mammiferi.
Ghiaioni mediterranei
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie di
uccelli da sottoporre a maggior tutela, cercando di localizzare eventuali aree
a maggio rischio di impatto.
Evitare o limitare al massimo il sollevamento di particolato (es. polveri
sollevate dai mezzi meccanici o terra e materiale di escavazione) mediante
realizzazione di barriere temporanee che ne limitino la dispersione.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
Praterie magre da fieno a bassa altitudine
Mitigazione:
Relativamente agli impatti costituiti dal rumore generato dai mezzi in
transito, è da valutare la possibilità, nei tratti a cielo aperto, di realizzare
barriere anti-rumore al fine di limitare il disturbo per le specie animali viventi
o gravitanti nell'area interessata dal tracciato.
Al fine di evitare, o quantomeno limitare al massimo gli investimenti di
anfibi, di rettili e di mammiferi di piccole, medie e grandi dimensioni, è
opportuno prevedere, lungo i tratti a cielo aperto, la realizzazione di una
recinzione stradale idonea. Questa è costituita da una rete metallica zincata
ed elettrosaldata di 2,8 m nel lato a valle e 3,5 m nel lato a monte, fissata a
pali in legno o metallo distanziati di 4 m uno dall’altro, in modo che non
possa essere superata in salto dagli ungulati presenti (specialmente il cervo,
che può causare incidenti di elevata pericolosità). La rete deve essere fissata
ai pali dal lato opposto della strada e deve essere interrata per almeno 2030 cm, con piegatura ed estensione orizzontale sottoterra sul lato di
campagna per almeno altri 30 cm. La maglia della rete dovrebbe
preferibilmente essere graduata, in modo da assolvere al contenimento di
animali di dimensioni differenti in base all’altezza: maglia 20x20 mm fino a
40 cm di altezza; 25x50 mm da 40 cm a 1 m di altezza; parte restante fino
alla sommità di 150x150 mm (Dinetti, 2012).
Tale intervento, congiuntamente alla realizzazione stessa dei tratti a cielo
aperto, costituisce di fatto un'interruzione della continuità degli habitat e
quindi delle popolazioni ed è quindi da prevedere la costruzione di passaggi
faunistici in ciascuno dei tratti a cielo aperto.
Compensazione:
Al fine di compensare l'interruzione di continuità tra le popolazioni, è
opportuno che, laddove tecnicamente possibile, le coperture dei brevi tratti,
previsti dal progetto di tracciato come “gallerie artificiali”, possano
rappresentare un corridoio di connessione tra gli habitat a monte e a valle
del tracciato, mediante predisposizione e mantenimento di idonee coperture
vegetali.
Identificate, mediante monitoraggio, le specie a priorità di conservazione
effettivamente presenti nell'area, attuazione di una o più azioni tra quelle
indicate nelle Strategie di Conservazione dalla DGR 20 Aprile 2001 - N
7/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di
Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del
Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie
Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
Ghiaioni mediterranei
Mitigazione:
Al fine di evitare, o quantomeno limitare al massimo gli investimenti di rettili
e mammiferi di piccole, medie e grandi dimensioni, è opportuno prevedere,
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
lungo i tratti a cielo aperto, la realizzazione di una recinzione stradale
idonea. Questa è costituita da una rete metallica zincata ed elettrosaldata di
2,8 m nel lato a valle e 3,5 m nel lato a monte, fissata a pali in legno o
metallo distanziati di 4 m uno dall’altro, in modo che non possa essere
superata in salto dagli ungulati presenti (specialmente il cervo, che può
causare incidenti di elevata pericolosità). La rete deve essere fissata ai pali
dal lato opposto della strada e deve essere interrata per almeno 20-30 cm,
con piegatura ed estensione orizzontale sottoterra sul lato di campagna per
almeno altri 30 cm. La maglia della rete dovrebbe preferibilmente essere
graduata, in modo da assolvere al contenimento di animali di dimensioni
differenti in base all’altezza: maglia 20x20 mm fino a 40 cm di altezza;
25x50 mm da 40 cm a 1 m di altezza; parte restante fino alla sommità di
150x150 mm.
L’interruzione della continuità territoriale deve essere mitigata con la
costruzione di passaggi faunistici o ecodotti.
Compensazione:
Al fine di compensare l'interruzione di continuità tra le popolazioni, è
opportuno che, laddove tecnicamente possibile, le coperture dei brevi tratti,
previsti dal progetto di tracciato come “gallerie artificiali”, possano
rappresentare un corridoio di connessione tra gli habitat a monte e a valle
del tracciato, mediante predisposizione e mantenimento di idonee coperture
vegetali.
Identificate, mediante monitoraggio, le specie a priorità di conservazione
effettivamente presenti nell'area, attuazione di una o più azioni tra quelle
indicate nelle Strategie di Conservazione dalla DGR 20 Aprile 2001 - N
7/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di
Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del
Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie
Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
D - Pareti rocciose
Questa tipologia ambientale, ben rappresentata a monte degli ambienti di
Sala Comacina e di Mezzegra e ai lati del torrente Perlana, costituisce un
habitat estremamente importante per la possibile presenza e/o nidificazione
di rapaci di rilevante interesse conservazionistico.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
 Pareti rocciose:
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie
effettivamente nidificanti nell'area, ed all'identificazione di quelle da
sottoporre a maggior tutela.
Evitare, limitare o in alternativa dotare di opportuni sistemi di segnalazione
eventuali cavi aerei necessari allo svolgimento delle attività di cantiere.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Compensazione:
Identificate, mediante monitoraggio, le specie a priorità di conservazione
effettivamente presenti nell'area, attuazione di una o più azioni tra quelle
indicate nelle Strategie di Conservazione dalla DGR 20 Aprile 2001 - N
7/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di
Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del
Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie
Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
 Pareti rocciose:
Mitigazione:
Relativamente agli impatti costituiti dal rumore generato dai mezzi in
transito, è da valutare la possibilità, nei tratti a cielo aperto, di realizzare
barriere anti-rumore al fine di limitare il disturbo per le specie animali viventi
o gravitanti nell'area interessata dal tracciato.
Dotare di appositi sistemi di segnalazione eventuali cavi aerei posizionati che
potrebbero comportare l'impatto accidentale dei rapaci presenti,
determinandone la morte.
Compensazione:
Identificate, mediante monitoraggio, le specie a priorità di conservazione
effettivamente presenti nell'area, attuazione di una o più azioni tra quelle
indicate nelle Strategie di Conservazione dalla DGR 20 Aprile 2001 - N
7/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di
Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del
Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie
Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia.
Dotare di idonea segnalazione la linea di alta tensione situata sopra l’abitato
di Mezzegra, in corrispondenza delle pareti rocciose, con sistemi ad alta
visibilità, per diminuire l’impatto accidentale dei rapaci presenti con la
struttura.
E - Cavità e grotte
Questa tipologia ambientale, presente nei rilievi di natura carsica della
Tremezzina, costituisce un habitat estremamente importante per la possibile
presenza di chirotteri di rilevante interesse conservazionistico.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
 Cavità e grotte:
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam e in corso d’opera per valutare
l’andamento della popolazione svernante di chirotteri presente nella Grotta
“Bucone di Tremezzo”, in modo da valutare eventuali variazioni numeriche
che possono essere conseguenza del disturbo in fase di cantiere. In
particolare, il monitoraggio dovrebbe comprendere anche il rilevamento delle
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
vibrazioni in grotta con apposita strumentazione (accelerometro) durante il
periodo di presenza degli animali (settembre-aprile).
Non essendo possibile né limitare né tantomeno evitare le vibrazioni
generate dai mezzi impiegati nelle attività di cantiere, è opportuno
pianificare le stesse in modo tale che le attività di scavo della galleria
Tremezzina in corrispondenza della grotta “Bucone di Tremezzo” siano svolte
al di fuori del periodo critico novembre-febbraio o che in tale periodo si eviti
quantomeno l’utilizzo di esplosivi.
Compensazione:
Al fine di aumentare le disponibilità di siti di rifugio per i chirotteri e
sensibilizzare la popolazione dei comuni della Tremezzina riguardo alla
conservazione di questo gruppo animale, è possibile l’individuazione di un
locale attualmente in disuso all’interno di un edificio storico che venga
adattato all’uso da parte degli animali. All’interno dell’edificio potrebbe anche
essere allestita una piccola mostra per i visitatori.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
 Cavità e grotte:
Mitigazione:
Continuazione dei monitoraggi della colonia di svernamento di vespertilio di
Capaccini e rinolofo maggiore e delle vibrazioni all’interno del Bucone di
Tremezzo.
F – Ambienti artificiali (vasche per abbeverata, muretti a secco, impianti
di ulivo)
Questa tipologia è rappresentata da manufatti come le vasche di abbeverata
e i muretti a secco e dagli impianti di ulivo, che pur essendo di origine
artificiale, possono avere grande importanza ai fini della conservazione delle
specie che in essi trovano rifugio o trovano un ambiente idoneo per la
riproduzione e il foraggiamento (anfibi, rettili, uccelli, piccoli mammiferi).
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
 Vasche per abbeverata
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati al censimento di tutte le pozze di
abbeverata insistenti nell'area di intervento, in particolare nei tratti a cielo
aperto sopra Mezzegra e Spurano, dove sono presenti piccoli invasi artificiali,
nonché all'individuazione di altre specie presenti nell'area oltre alla
salamandra pezzata (Salamandra salamandra), e all'identificazione di quelle
da sottoporre a maggior tutela.
Per quanto riguarda le raccolte d’acqua che saranno distrutte perché poste in
corrispondenza del tracciato, occorre limitare le possibilità di uccisione
diretta di anfibi (sia allo stadio larvale, che adulti) provvedendo al
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
prosciugamento al di fuori del periodo riproduttivo, preferibilmente nei mesi
autunnali e invernali (ottobre-febbraio).
Escludere dalle zone di cantiere eventuali pozze, individuate nel
monitoraggio ante-operam, che si trovino in adiacenza al tracciato.
Evitare o limitare al massimo l'immissione nelle acque di particolato (es.
polveri sollevate dai mezzi meccanici o terra e materiale di escavazione)
mediante realizzazione di barriere temporanee che ne limitino la dispersione;
evitare l'accidentale immissione di sostanze di scarico dei mezzi di cantiere,
mediante attento collettamento e apposito smaltimento delle stesse.
Compensazione:
Creazione di nuove pozze in habitat idoneo, dotate delle caratteristiche
adatte a favorire l'insediamento di specie di anfibi, per sopperire alla
eliminazione di pozze pre-esistenti.
Ripristino delle pozze di abbeverata esistenti laddove versino in condizioni
non ottimali, affinché godano delle caratteristiche idonee a mantenere le
popolazioni delle specie maggiormente rilevanti sotto il profilo
conservazionistico.
 Muretti a secco
Mitigazione:
Monitoraggio delle componenti di interesse in fase ante operam per valutare
l’effettiva importanza di tali strutture per la fauna.
Compensazione:
Creazione di nuove strutture analoghe con sufficiente profondità e spazio tra
i singoli elementi al fine di permettere la colonizzazione e l’utilizzo da parte
della fauna. Utilizzo, per quanto possibile del pietrame disponibile in loco.
 Impianti di ulivo
Mitigazione:
Monitoraggio delle componenti di interesse in fase ante operam per valutare
l’effettiva importanza di tali ambienti per la fauna.
Compensazione:
Utilizzo di soggetti asportati come copertura vegetale per la piantumazione
delle coperture dei brevi tratti, previsti dal progetto di tracciato come
“gallerie artificiali”, nelle aree in cui gli impianti di ulivo costituiscono la
tipologia predominante.
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di esercizio
 Vasche per abbeverata
Nessuna azione prevista a seguito di impatti ipotizzati solo in fase di cantiere
per le vasche esistenti.
Per le pozze/vasche eventualmente ricreate come intervento compensativo
si prevede la prosecuzione dei monitoraggi per verificarne l’efficacia e
l’effettiva colonizzazione da parte delle specie di interesse.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
 Muretti a secco
Mitigazione:
Manutenzione dei muretti ripristinati.
Al fine di evitare, o quantomeno limitare al massimo gli investimenti di
anfibi, di rettili e di mammiferi di piccole, medie e grandi dimensioni, è
opportuno prevedere, lungo i tratti a cielo aperto, la realizzazione di una
recinzione stradale idonea. Questa è costituita da una rete metallica zincata
ed elettrosaldata di 2,8 m nel lato a valle e 3,5 m nel lato a monte, fissata a
pali in legno o metallo distanziati di 4 m uno dall’altro, in modo che non
possa essere superata in salto dagli ungulati presenti (specialmente il cervo,
che può causare incidenti di elevata pericolosità). La rete deve essere fissata
ai pali dal lato opposto della strada e deve essere interrata per almeno 2030 cm, con piegatura ed estensione orizzontale sottoterra sul lato di
campagna per almeno altri 30 cm. La maglia della rete dovrebbe
preferibilmente essere graduata, in modo da assolvere al contenimento di
animali di dimensioni differenti in base all’altezza: maglia 20x20 mm fino a
40 cm di altezza; 25x50 mm da 40 cm a 1 m di altezza; parte restante fino
alla sommità di 150x150 mm.
G – Aree di deposito materiali
Interventi di mitigazione e/o compensazione in fase di cantiere
Mitigazione:
Lo Studio per la Valutazione di Incidenza del PGT del comune di Grandola ed
Uniti riporta le seguenti mitigazioni da adottare per l’area che sarà utilizzata
per betonaggio e deposito materiali in Località “La Santa”:
1. per quanto riguarda l’illuminazione dell’impianto:
 impiegare preferibilmente sorgenti luminose a vapori di sodio ad alta
pressione;
 per la strada di accesso, selezionare se possibile i livelli minimi di
luminanza ed illuminamento consentiti dalle normative UNI 10439;
 evitare per gli impianti l’adozione di sistemi di illuminazione a
diffusione libera o diffondenti o che emettano un flusso luminoso
nell’emisfero superiore eccedente il 3% del flusso totale emesso dalla
sorgente;
 limitare l’uso di proiettori ai casi di reale necessità. In ogni caso
mantenendo l’orientamento del fascio verso il basso, non oltre i 60°
dalla verticale;
 adottare sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso,
fino al 50% del totale, dopo le ore 22, e adottare lo spegnimento
programmato totale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile,
tenuto conto delle esigenze di sicurezza;
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
2. per quanto riguarda il funzionamento dell’impianto:
 valutare se porre delle limitazioni temporali ai periodi di funzionamento
dell’impianto e comunque evitare qualsiasi attività nelle ore notturne;
 l’effetto rumore deve essere contenuto utilizzando macchinari che
ottemperino a quanto previsto dalla Direttiva CE n. 14/2000;
 limitare la velocità all’interno del cantiere;
 dovranno essere messe in atto tutte le possibili attenzioni per la
riduzione/eliminazione di polveri e rumore;
 le aree di deposito è opportuno che siano mascherate da barriere
antivento appropriate e sia le aree sia i cumuli siano periodicamente
bagnati;
 gli stoccaggi di materiale e sostanze chimiche saranno da effettuarsi in
area di cantiere in condizione di sicurezza, predisponendo la vasca atta
a contenere le acque di dilavamento e le relative opere di regimazione,
onde evitare situazioni di dilavamento diretto verso i corsi d’acqua;
 predisporre un sistema di monitoraggio chimico fisico e biologico
continuo delle acque reflue;
 la tutela di acqua e suolo deve essere garantita anche predisponendo
un Piano di intervento rapido per il contenimento e l’assorbimento di
eventuali sversamenti accidentali;
 realizzazione idonee fasce arboree-arbustive, mediante l’utilizzo di
specie autoctone, allo scopo di predisporre un ecosistema filtro tra
l’impianto e il Sito Natura 2000.
Compensazione:
Nel caso in cui le mitigazioni previste non fossero sufficienti a eliminare i
possibili effetti sugli obiettivi di conservazione del Sito si dovranno prevedere
delle soluzioni alternative e successivamente degli interventi di
compensazione, al fine di consentire comunque al SIC “Lago di Piano” di
mantenere la sua funzione nel contesto della Rete Natura 2000.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.7. INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI PER GLI
ECOSISTEMI
Sulla base del quadro conoscitivo e dell’identificazione degli impatti, gli
ecosistemi presenti nel territorio interessato dall’infrastruttura sono
riconducibili ai seguenti:
1. Boschi submontani
2. Arbusteti montani e submontani
3. Prati magri e pingui
4. Grotte
5. Torrenti montani e ambienti di forra
6. Ambiente lacustre
E.7.1 FASE DI CANTIERE
5 - Torrenti montani e ambienti di forra:
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie
effettivamente presenti nell'area, ed all'identificazione di quelle da
sottoporre a maggior tutela, sia per quanto riguarda la fauna ittica che la
fauna anfibia.
Evitare di eseguire attività interferenti con le acque in sovrapposizione ai
periodi riproduttivi delle specie ittiche presenti (in particolare della trota
fario, nel periodo invernale da dicembre a fine marzo) ed in periodo
primaverile, corrispondente alla massima presenza di anfibi in questi
ambienti.
6 - Ambiente lacustre
Mitigazione:
Effettuare monitoraggi ante-operam mirati all'individuazione delle specie
effettivamente presenti nell'area, ed all'identificazione di quelle da
sottoporre a maggior tutela, con particolare riferimento alle aree di frega site
alla foce dei torrenti interferiti ed alle aree destinate agli attracchi a lago
delle chiatte.
Evitare di eseguire attività interferenti con le acque in sovrapposizione ai
periodi riproduttivi delle specie ittiche presenti.
Compensazione:
Per quanto riguarda le aree spondali interferite dalla presenza di attracchi o
zone di cantierizzazione saranno importanti adeguate compensazioni
ambientali, da decidere in dettaglio in base ai risultati del monitoraggio
relativi agli ambienti ed alle specie maggiormente presenti.
Le compensazioni dovranno riguardare la sistemazione delle sponde, una
volta dismesso il cantiere, volta ad un veloce ripristino naturalistico delle
stesse oltre che interventi di diversificazione del fondale, sempre nell’ambito
della realizzazione di nuove aree di rifugio e riproduzione delle specie ittiche
presenti.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.7.2 FASE DI ESERCIZIO
1 - Boschi submontani, arbusteti montani e submontani, prati magri
e pingui
Mitigazione:
Realizzazione di passaggi per la fauna che possano essere utilizzati da tutte
le componenti animali rilevate nell’area che subiranno una frammentazione
del proprio habitat.
5 - Torrenti montani e ambienti di forra; ambiente lacustre
Mitigazione:
Per quanto riguarda la fase di esercizio della strada sarà importante
mantenere un corretto funzionamento degli impianti di collettamento delle
acque di dilavamento.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.8. INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI PER IL PAESAGGIO
Per una descrizione più generale del progetto di inserimento paesaggistico
ed ambientale si rimanda alla “Relazione degli interventi di mitigazione e
compensazione ambientale”.
E.8.1 OPERE DI MITIGAZIONE
E.8.1.1. TIPOLOGIE VEGETAZIONALI
Lungo l’intero tracciato stradale è previsto l’utilizzo di diverse tipologie
strutturali, definite attraverso dei moduli tipologici vegetazionali a cui è stato
associato un codice alfanumerico identificativo. Ciascun modulo è stato
elaborato in ragione della funzione attesa: tale modalità di progettazione
consente la ripetizione della medesima tipologia in tutte le situazioni in cui
l’obiettivo progettuale è simile.
Questi interventi, definiti anche opere a verde, oltre che svolgere una
funzione mitigativa per quanto concerne gli aspetti puramente vegetazionali
e floristici, svolgono contemporaneamente funzioni mitigative per la
componente paesaggio in quanto contribuiscono a migliorare l’inserimento
paesaggistico dell’opera.
Di seguito si riporta l’elenco dei moduli vegetazionali previsti nel progetto:
 01_PR
: prato
 02_IR
: prato su rilevato
 03_GI
: sistemazione a giardino
 04_AR
: arbusteto
 05_AF
: arbusteto fiorito
 06_MR
: arbusteto su rilevato
 07_BO
: bosco
 08_BF
: bosco filtro
 09_SI
: siepe
 11_FR
: frutteto/uliveto
Di seguito si riporta la descrizione sommaria delle varie tipologie
vegetazionali e delle relative funzioni mitigative.
Una descrizione più dettagliata di ciascuna tipologia, comprensiva delle
specie vegetali utilizzate e delle modalità di intervento, è contenuta
all’interno dell’apposito elaborato “Disciplinare descrittivo e prestazionale
degli elementi tecnici”.
01 PR: prato
Creazione di formazioni prative stabili su superfici pianeggianti, consistenti in
un cotico erbaceo a copertura immediata e duratura del suolo con funzione
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
antierosiva nonché di competizione con le infestanti per mezzo di
graminacee e leguminose.
L’intervento è impiegato per creare spazi o radure o con funzioni ecotonali
(ambienti di transizione) in margine o all’interno di altre tipologie di
mitigazione e compensazione ambientale quali boschi ed arbusteti. L’utilizzo
può essere esteso in generale ad aree in cui i lavori di cantiere hanno
provocato l’asportazione dello strato fertile di terreno.
Le superfici prative verranno realizzate mediante semina, su superfici
lavorate, di miscugli di specie erbacee permanenti. I quantitativi ad ettaro di
seme da utilizzare saranno di circa 150 kg.
02 IR: prato su rilevato
(inerbimento dei versanti, delle scarpate e dei rilevati stradali)
La tipologia è mirata alla rinaturalizzazione dei versanti scoscesi, delle
scarpate e dei rilevati stradali e consiste nella formazione di un cotico
erbaceo sulle superfici anche fortemente inclinate , a copertura immediata e
duratura del suolo con funzione antierosiva nonché di competizione con le
infestanti per mezzo di graminacee e leguminose.
L’inerbimento è realizzato mediante idrosemina ovvero l’aspersione di una
miscela formata da acqua, miscuglio di sementi di specie erbacee
selezionate e idonee al sito, concime organico, collanti e sostanze
miglioratrici del terreno, il tutto distribuito con speciali macchine irroratrici a
forte pressione. I quantitativi di seme da utilizzare sono di 150 kg per ettaro.
03 GI: sistemazione a giardino
Alcune aree prossime agli svincoli di Colonno e Griante, verranno arredate
con finalità principalmente estetica e, a tal fine, prevederanno la semina
diffusa di prato unitamente alla creazione di macchie arboree, macchie
arbustive, filari arborei con impiego di materiale vivaistico anche di grandi
dimensioni e talvolta non appartenenti alla flora autoctona (specie cultivar).
Per garantire il mantenimento nel tempo del ruolo ornamentale di queste
aiuole verdi, oltre alla loro pacciamatura con corteccia di conifere, è quindi
prevista l’installazione di una capillare rete d’irrigazione che attraverso
sistemi ad aspersione ed ala gocciolante permetterà il mantenimento di
condizioni ecologiche ottimali per tutte le specie messe a dimora.
04 AR: arbusteto
Si tratta di nuclei o dense fasce arbustive mirate alla ricostruzione delle
associazioni di cespugli che caratterizzano i margini boschivi e che
colonizzano le prime fasi nelle successioni dinamiche naturali di
rimboschimento.
Questo intervento, caratterizzato dall’utilizzo di sole specie arbustive, è
impiegato soprattutto intorno alle nuove aree boscate come vegetazione
arbustiva “di mantello”, in modo da realizzare una graduale transizione tra la
piantumazione forestale vera e propria e le superfici prative circostanti
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
(funzione ecotonale). La tipologia è utilizzata anche per la creazione di nuclei
arbustivi isolati.
Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele per facilitare le
operazioni di manutenzione, con distanze interfilari di 1,5 m e sulla fila di
1,5 m (sesto regolare quadrato di 1,5 m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno
movimentati dalla disposizione delle singole specie che dovrà essere la più
casuale possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità
piccoli gruppi monospecifici (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di
fatto avviene in natura, sia per garantire che almeno una delle piante
presenti nel gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a
maturità.
Le specie impiegate sono autoctone e fanno riferimento alle associazioni
termo-eliofile che caratterizzano i margini dei boschi, con condizioni di forte
luminosità e temperature relativamente alte .
Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di due anni di 50-60 cm,
fornite a radice nuda o in fitocella.
05 AF: arbusteto fiorito
Creazione di dense fasce arbustive caratterizzate da specie “da fiore”.
Questo intervento, oltre che costituire un’opera di rinaturalizzazione, svolge
soprattutto una funzione decorativa e arredo a verde, migliorando così
l’inserimento paesaggistico degli svincoli e degli imbocchi delle gallerie.
Il sesto d’impianto (quando previsto) prevede il tracciamento di file parallele
per facilitare le operazioni di manutenzione ed è costituito da soli arbusti,
con distanze interfilari e sulla fila uguali di 1,5 m (sesto regolare quadrato di
1,5 m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno movimentati dalla disposizione
delle singole specie che dovrà essere la più casuale possibile, facendo
attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi monospecifici (37 individui).
Tra le specie arbustive utilizzate sono state scelte quelle la cui fioritura o
colorazione delle foglie risulta particolarmente evidente e decorativa,
favorendo comunque le specie autoctone e /o con caratteristiche adatte ai
luoghi di impianto.
Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di 2 anni di 50-60 cm, fornite
a radice nuda o in fitocella.
06 MR: arbusteto su scarpata
Creazione di dense macchie arbustive da attestarsi sulle superfici inclinate
dei versanti, delle scarpate e dei rilevati. Questo intervento, oltre che
costituire un’opera di rinaturalizzazione, svolge anche la funzione di
mascheramento e arredo a verde dei versanti e delle scarpate, migliorando
così l’inserimento paesaggistico dell’infrastruttura.
L’impianto può essere effettuato anche laddove, a causa delle particolari
lavorazioni del terreno la quota di questo si trovi di qualche metro superiore
al piano campagna.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Il sesto d’impianto (se previsto) prevede il tracciamento di file parallele per
facilitare le operazioni di manutenzione ed è costituito da soli arbusti, con
distanze interfilari e sulla fila uguali di 1,5 m (sesto regolare quadrato di 1,5
m x 1,5 m). Gli allineamenti saranno movimentati dalla disposizione delle
singole specie che dovrà essere la più casuale possibile, facendo attenzione
ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi monospecifici (3-7
individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto avviene in natura sia per
garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo abbia a
disposizione una superficie sufficiente a maturità.
Tra le specie utilizzate sono state favorite quelle xerofile, ovvero quelle che
meglio si adattano a terreni caratterizzati da carenza idrica.
L’impianto viene effettuato infatti su superfici inclinate, la cui pendenza
impedisce il trattenimento dell’acqua nel substrato , rendendone difficoltoso
l’approvvigionamento da parte delle piante.
Il materiale vivaistico è costituito da semenzali di 2 anni di 50-60 cm, fornite
a radice nuda o in fitocella.
07 BO: bosco
Creazione di macchie boscate, quali ambienti sostitutivi di quelli manomessi
(compensazione ecosistemica) o imboschimento di aree residuali o intercluse
poste nell’immediata vicinanza del tracciato stradale. In entrambi i casi
l’obiettivo è di aumentare la potenzialità biologica del territorio favorendone
allo stesso tempo la sua caratterizzazione paesaggistica.
Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele con andamento
pseudo-sinusoidale ed interasse pari a 3,0 m, lungo le quali il materiale di
propagazione forestale verrà messo a dimora con distanze di 1,5 m fra
piantina e piantina (sesto 3 m*1.5 m).
Le distanze di piantagione permettono una buona meccanizzazione delle
operazioni di gestione, rendendole efficienti ed economicamente sostenibili.
L’andamento “pseudo-sinusoidale” delle file permette invece di mascherare
nel tempo, l’assetto artificiale dell’imboschimento ed aumentarne
l’irregolarità, tipica dei boschi naturali.
La disposizione delle diverse specie lungo le file dovrà essere la più casuale
possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi
di alberi ed arbusti (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto
avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel
gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità.
Per la scelta delle specie si è fatto riferimento all’ Orno-Ostryon.
Il materiale vivaistico è costituito per la maggior parte da semenzali di 2
anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto riguarda le specie
arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti, fornite a radice nuda o in fitocella.
Solamente per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio
sviluppo (alt.1,5-2 m) fornite in vaso o in zolla.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
08 BF: bosco filtro
Questa tipologia di intervento, del tutto simile alla tipologia BOSCO descritta
in precedenza, viene realizzata in prossimità di ricettori sensibili, al fine di
mitigare l’impatto delle polveri generato dal traffico veicolare ed, allo stesso
tempo, anche per creare una barriera visiva.
Il sesto d’impianto prevede il tracciamento di file parallele con andamento
sinusoidale ed interasse pari a 3,0 m, lungo le quali il materiale di
propagazione forestale verrà messo a dimora con distanze di 1,5 m fra
piantina e piantina (sesto 3 m x 1.5 m).
Le distanze di piantagione permettono una buona meccanizzazione delle
operazioni di gestione, rendendole efficienti ed economicamente sostenibili.
L’andamento pseudo-sinusoidale delle file permette invece di mascherare nel
tempo, l’assetto artificiale dell’imboschimento ed aumentarne l’irregolarità,
tipica dei boschi naturali.
La disposizione delle diverse specie lungo le file dovrà essere la più casuale
possibile, facendo attenzione ad alternare con buona regolarità piccoli gruppi
di alberi ed arbusti (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto
avviene in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel
gruppo abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità.
Per la scelta delle specie si è fatto riferimento alla più importante formazione
forestale climax, ovvero l’ Orno-Ostryon, privilegiando quelle con maggiore
resistenza agli inquinanti derivanti dal traffico veicolare.
Il materiale vivaistico è costituito per la maggior parte da semenzali di 2
anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto riguarda le specie
arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti, fornite a radice nuda o in fitocella.
Solamente per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio
sviluppo (alt.1,5-2 m) fornite in vaso o in zolla.
09 SI: siepi
Questa tipologia d’intervento consiste nella realizzazione di dense strutture
arboreo-arbustive lineari, da posizionare principalmente lungo le strade e i
sentieri quando gli spazi a disposizione per la piantumazione sono limitati.
L’intervento oltre ad assicurare, per quanto possibile, la continuità
naturalistica in alcuni ambiti potenziando la rete ecologica esistente,
favorisce la sua caratterizzazione paesaggistico-visuale.
L’impianto, eseguito su file parallele per facilitare le operazioni di
manutenzione, prevede l’utilizzo di specie sia arboree che arbustive, queste
ultime distinguibili in base all’altezza che raggiungeranno a maturità in
arbusti alti e arbusti medio-bassi.
La struttura di base minima, larga 3 metri, è composta da 2 filari ognuno
caratterizzato da una particolare composizione percentuale di alberi ed
arbusti.
Procedendo dal lato esterno verso quello a ridosso del canale o della strada
si hanno:
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
un filare arbustivo formato esclusivamente da arbusti medio bassi con
individui distanti tra loro 1 metro
 un filare arboreo-arbustivo composto prevalentemente da arbusti alti
ma con presenza anche di alberi (con distanza tra gli individui di 1,5
metri).
 Laddove fosse a disposizione sufficiente spazio (5 metri) è possibile
integrare la struttura con un terzo filare alto arbustivo formato
prevalentemente da arbusti alti con individui distanti tra loro 1,5 metri
 Laddove fosse a disposizione un maggiore spazio (10 m), sarà
possibile integrare la struttura con filare arboreo-arbustivo composto
prevalentemente da arbusti alti ma con una percentuale maggiore di
alberi (con distanza tra gli individui di 1,5 m) e con un filare alto
arbustivo formato prevalentemente da arbusti alti con individui distanti
tra loro 1,5 m
La disposizione delle piante deve essere effettuata per piccoli gruppi della
stessa specie (3-7 individui); questo sia per ricalcare quanto di fatto avviene
in natura sia per garantire che almeno una delle piante presenti nel gruppo
abbia a disposizione una superficie sufficiente a maturità.
La scelta delle specie da utilizzare è stata effettuata in base la loro
collocazione, cercando di favorire quelle appartenenti ad associazioni
vegetali tipiche della zona in cui verrà eseguito l’impianto (specie
autoctone).
Il materiale vivaistico di base è rappresentato per la maggior parte da
semenzali di 2 anni, con altezze variabili fra 70 e 120 cm per quanto
riguarda le specie arboree e fra 50 e 60 cm per gli arbusti.
Solamente per alcune specie saranno utilizzate piante più grandi a medio
sviluppo (alt.1,5-2 metri) fornite in vaso o in zolla.

11 FR: frutteto/uliveto
Si tratta dell’impianto di singoli alberi o filari di ulivi al fine di ricostruire la
trama storica degli uliveti caratteristici di questa zona.
Qualora siano disposti in filare gli esemplari saranno disposti con una
distanza tra le piante costante di 5 m.
Il materiale vivaistico è rappresentato da specie arboree con circonferenza di
12-14 cm, fornite in zolla. Tra tutte le piante inserite in questo piano
vegetazionale, questi alberi, per via della loro stazza, sono gli individui più
sensibili a forti spinte, come per esempio folate di vento. Per permettere,
quindi, un rapido attecchimento, gli esemplari saranno provvisti di palo
tutore.
E.8.2 OPERE DI COMPENSAZIONE
Interessano tutto il territorio interferito dall’infrastruttura, e consistono in
una serie di azioni che, prevalentemente a titolo compensatorio, si
propongono di contribuire alla riqualificazione ambientale e paesaggistica.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
L’individuazione di questi interventi ha tenuto conto della restituzione
all’ambiente naturale di aree agricole rimaste intercluse dalla costruzione
dell’infrastruttura, e delle aree dismesse dai cantieri .
Le aree, di norma, saranno espropriate solamente se non si dovessero
raggiungere degli accordi bonari per il convenzionamento con i proprietari
dei fondi.
Di seguito vengono illustrati i progetti di compensazione ambientale che
scaturiscono dai risultati dello SIA . In particolar modo la valutazione di
impatto paesistico ha dato risultato “impatto paesistico superiore alla soglia
di rilevanza ma inferiore alla soglia di tolleranza” pertanto risulta necessario
adottare misure compensative.
E.8.2.1. PROGETTO DI COMPENSAZIONE PAESAGGISTICA N.1
Nel Comune di Ossuccio in località Torre di Spurano il tracciato della nuova
infrastruttura (tratto a cielo aperto) interferisce con gli spazi aperti del
complesso storico. La progettazione preliminare prevedeva esclusivamente
una “barriera verde” di mitigazione visiva. Gli approfondimenti eseguiti nel
SIA hanno messo in evidenza criticità in diverse componenti ambientali
(rumore, atmosfera e soprattutto paesaggio).
Il primo intervento strutturale per mitigare notevolmente gli impatti è la
realizzazione di una galleria artificiale (ecodotto) dimensionata verificando di
continuo i risultati dei modelli matematici sia per il rumore sia per l’aria.
Questa galleria “nasconde” il nastro stradale (ed il traffico veicolare) per un
tratto lungo 125 metri; da questo ne trae grande vantaggio anche la
componente paesaggio. Il manufatto in cemento armato della galleria
artificiale non poteva in nessun modo essere “accettato” come nuova
costruzione compatibile con un contesto così caratterizzato dalla presenza
dell’antica Torre di guardia . Il progetto di compensazione proposto prevede
quindi la completa riqualificazione di gran parte degli spazi aperti connessi al
complesso di valore storico “Torre di Spurano”. Nella tavola
T00IA00AMBPP02 (scala 1:200) è rappresentata una nuova sistemazione
dell’attuale area di pertinenza della Torre. Sono stati introdotti elementi tipici
del luogo: utilizzando la tecnica antica dei terrazzamenti dei versanti con
l’utilizzo di muretti a secco, del tutto simili a quelli già presente sul versante
a Lago della Torre. La nuova modellazione permetterà l’impianto di un nuovo
frutteto o, anche se l’esposizione non sarà l’ideale, di un nuovo uliveto
(protagonista indiscusso e non solo simbolico dell’attività agricola millenaria
di questi luoghi).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
RIQUALIFICAZIONE AREE ESTERNE COMPLESSO STORICO DELLA TORRE DI SPURANO
E.8.2.2. PROGETTO DI COMPENSAZIONE PAESAGGISTICA N.2
Sempre in località Torre di Spurano il tracciato della nuova infrastruttura
interrompe un sentiero storico che dal Santuario della Madonna del Soccorso
porta all’abitato di Colonno. Come opera di mitigazione degli impatti verrà
costruito un nuovo sentiero capace di ripristinare il collegamento interrotto;
integrando la progettazione del nuovo sentiero con la nuova distribuzione
degli spazi aperti di pertinenza della Torre e di conseguenza della nuova
recinzione. A completamento di tale opera assolutamente dovuta e
necessaria si propone il progetto di compensazione paesaggistica n.2 che
prevede la “riqualificazione dei sentieri storici nei comuni di di Sala Comacina
ed Ossuccio” tale progetto indicato come compensazione paesaggistica di
area vasta troverà il suo sviluppo all’interno della progettazione esecutiva.
Sono molti i sentieri che necessitano di manutenzione straordinaria ma
l’occasione per intervenire in modo unitario su questi elementi del paesaggio
è sicuramente irrinunciabile.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
RIQUALIFICAZIONE E RICONNESSIONE DEI SENTIERI STORICI
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.8.3 PROSPETTO RIASSUNTIVO DELLE AREE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
AMBIENTALE
TRATTO I: SVINCOLO DI COLONNO
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
245 mq
0 mq
430 mq
450 mq
105 mq
385 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
TOTALE 1615 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
RONCHI
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
330 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
305 mq
1989 mq
0 mq
0 mq
0 mq
TOTALE 2624 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
555 mq
555 mq
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO II: RONCHI - PREMONTE
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
1000 mq
0 mq
3146 mq
0 mq
390 mq
TOTALE 4536 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
530 mq
530 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO III: PREMONTE - PERLANA1
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
1615 mq
228 mq
45 mq
135 mq
0 mq
675 mq
5350 mq
0 mq
0 mq
1760 mq
TOTALE 9808 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
385 mq
255 mq
640 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
PERLANA
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
170 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
140 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
TOTALE
310 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO IV: PERLANA 1 - AZZANO
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
490 mq
273 mq
0 mq
0 mq
0 mq
520 mq
540 mq
5382 mq
0 mq
0 mq
TOTALE 7205 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO V: AZZANO - BONZANIGO
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
425 mq
325 mq
0 mq
0 mq
0 mq
425 mq
3374 mq
2093 mq
0 mq
0 mq
TOTALE 6642 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO VI: BONZANIGO - TREMEZZINA
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
945 mq
1794 mq
0 mq
0 mq
0 mq
1380 mq
6175 mq
0 mq
105 mq
0 mq
TOTALE 10399 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
TRATTO VII: SVINCOLO GRIANTE
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
MIT
CODICE
[01-PR]
[02-IR]
[03-GI]
[04-AR]
[05-AF]
[06-MR]
[07-BO]
[08-BF]
[09-SI]
[10-SF]
DESCRIZIONE
Prato
Prato su rilevato
Sistemazione a giardino
Arbusteto
Arbusteto fiorito
Arbusteto su scarpata
Bosco
Bosco filtro
Siepe
Nuovo sentiero
TOTALE
1450 mq
0 mq
1060 mq
440 mq
305 mq
175 mq
0 mq
0 mq
0 mq
0 mq
TOTALE 3430 mq
COMP [11-FR] Frutteto / uliveto
COMP [PCP-02] Riqualificazione sentiero storico
TOTALE
0 mq
0 mq
0 mq
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.8.4 ELABORATI GRAFICI
Nella tabella della pagina seguente sono elencati gli elaborati grafici
raffiguranti le opere di mitigazione e compensazione ambientale.
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
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PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTO I: SVINCOLO DI COLONNO
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A
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTO II: PONTE VALLE DEI RONCHI - PONTE VALLE PREMONTE
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTO III: PONTE VALLE PREMONTE –
IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "PERLANA 1"
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - PONTE VAL PERLANA
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTI IV E V: IMBOCCO LATO NORD GALLERIA "PERLANA 2" –
IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "BONZANIGO"
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTO VI: IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "BONZANIGO" –
IMBOCCO LATO NORD GALLERIA "TREMEZZINA"
PLANIMETRIA GENERALE OPERE A VERDE - TRATTO VII: SVINCOLO DI GRIANTE
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PLANIMETRIA DI PROGETTO OPERE A VERDE - SVINCOLO DI COLONNO
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PLANIMETRIA DI PROGETTO OPERE A VERDE - COMPLESSO STORICO "TORRE DI SPURANO"
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PLANIMETRIA DI PROGETTO OPERE A VERDE - SVINCOLO DI GRIANTE
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MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI AMBIENTALI - SEZIONI CARATTERISTICHE DELLE OPERE A VERDE 1 di 5
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MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI AMBIENTALI - SEZIONI CARATTERISTICHE DELLE OPERE A VERDE 2 di 5
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MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI AMBIENTALI - SEZIONI CARATTERISTICHE DELLE OPERE A VERDE 3 di 5
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MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI AMBIENTALI - SEZIONI CARATTERISTICHE DELLE OPERE A VERDE 4 di 5
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MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI AMBIENTALI - SEZIONI CARATTERISTICHE DELLE OPERE A VERDE 5 di 5 –
APPROFONDIMENTO GALLERIA DI SPURANO
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTO I: SVINCOLO DI COLONNO
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTO II: PONTE VALLE DEI RONCHI – PONTE VALLE PREMONTE
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTOIII: PONTE VALLE PREMONTE – IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "PERLANA 1"
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALEPONTE VAL PERLANA
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTI IV E V:
IMBOCCO LATO NORD GALLERIA "PERLANA 2" - IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "BONZANIGO"
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTO VI: IMBOCCO LATO SUD GALLERIA "BONZANIGO" - IMBOCCO LATO NORD GALLERIA "TREMEZZINA"
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FOTOPIANO CON INSERIMENTO DELL'INFRASTRUTTURA DI PROGETTO E DELLE OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALETRATTO VII: SVINCOLO DI GRIANTE
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Progetto definitivo S.S. 340 “Regina” Variante alla Tremezzina
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE-QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E.9. INTERVENTI MITIGATIVI PER LA SALUTE PUBBLICA
Per la trattazione dell’argomento si rimanda allegato alla presente relazione
denominato “Componente salute pubblica”.
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