La Pania numero 77

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La Pania numero 77
ANNO XX - N. 77
MARZO 2008
NOTIZIARIO DEL COMUNE DI MOLAZZANA
Direttore Responsabile: Floriano Moni
Aut. Tribunale di Lucca n. 480 del 15 Luglio 1988 - Sped. in Abb. Postale Gruppo IV
Cascio 1931: erano una cinquantina gli abitanti della borgata di San Rocco, agli inizi degli anni ’30. Erano quasi tutti Valdrighi,
imparentati tra loro. Qualcuno ricorda che non fu difficile riunirli, una domenica prima di pranzo, per una foto che li immortalasse
insieme. (Per la cronaca, ora a San Rocco vivono 23 persone).
Si riconoscono dall’alto in basso: Isabella Venturi, Maria Valdrighi, Ferdinando Valdrighi, Pietro Salotti, Massima Valdrighi, Luigi
Valdrighi che ha in braccio Diana, Leonilda Rossi, Eufemia Valdrighi, Anna Valdrighi, Italo Valdrighi, Maria Valdrighi, Lilia, Avelino,
Paolo, Angelo Valdrighi, Bruna Salotti, Armida Tadolini, Leda e Paola Salotti, Giovanni Tadolini, Ortensia Valdrighi, Adone Donati,
Luciano Donati, Bruno Valdrighi.
Nuovo servizio
di Asilo nido
Due letterati
di casa nostra
Il bosco
in classe
La Filiera
corta
pagina 3
pagine 6 - 7
pagina 9
pagina 10
2
COMUNITÀ MONTANA DELLA GARFAGNANA
Garfagnana: 5 milioni e mezzo di euro
per lo sviluppo rurale
Alla Comunità Montana della Garfagnana saranno assegnati quasi 5 milioni e
500mila euro nell’ambito del Piano di
Sviluppo Rurale per il periodo 2007-2010.
Un’importante opportunità di sviluppo
rurale attraverso un sistema di incentivi
capaci di coinvolgere gli agricoltori e
tutti gli operatori del settore, all’interno
di un progetto di sviluppo condiviso e
concordato.
Un progetto che ha come obiettivi la
valorizzazione delle produzioni locali di
qualità, il miglioramento della competitività del sistema agricolo e agroindustriale, il rafforzamento dell’immagine
complessiva dei prodotti, puntando soprattutto sull’aspetto ´qualità`; il sostegno
allo sviluppo delle attività produttive, la
tutela e la conservazione delle aree naturali, l’assetto territoriale dell’area ed in
generale il miglioramento della qualità
della vita ”.
Il Piano di Sviluppo Rurale è dunque uno
strumento di programmazione e finanziamento per gli interventi nel settore
agricolo, forestale e delle energie alternative e rinnovabili che guarda con attenzione ai problemi legati allo spopolamento
delle aree montane ed all’insufficiente
ricambio generazionale in campagna.
La Comunità Montana ha individuato,
con le organizzazioni ed i soggetti interessati, le misure da attuare, che troveranno
concreta realizzazione attraverso
l’emanazione di appositi bandi, cui verrà
data idonea e diffusa pubblicità. In particolare, saranno privilegiate le misure
“Ammodernamento delle aziende
agricole” , “Migliore valorizzazione economica delle foreste”, “Premio di Primo
Insediamento per i giovani agricoltori”,
“Mantenimento razze in via di
estinzione”, “Agriturismo”.
P.P.
Comune di Molazzana - Popolazione residente
Riferita al giorno 29 del mese di febbraio 2008
FRAZIONI
MASCHI
FEMMINE
TOT. M+F
NUM.FAMIGLIE
MOLAZZANA
167
162
331
134
BRUCCIANO
22
22
44
24
ALPE S. ANTONIO
14
12
26
15
SASSI
99
97
197
93
EGLIO
41
44
85
43
MONTALTISSIMO
31
24
55
22
CASCIO
213
206
419
158
TOTALI
587
567
1157
489
Morti:
Conti Olga, di anni 85, morta in castelnuovo Garf. il 28.12.2007;
Giovannini Teresa, di anni 84, morta a Lucca il 29.12.2007;
Fanani Ottavia, di anni 63, morta a Pescia il 16.02.2008;
Tortelli Paola, di anni 93, morta a Molazzana il 28.02.2008.
La scomparsa del
dottor Gabriello Angelini
Anche noi a Molazzana ricordiamo volentieri il dottor Gabriello Angelini che
oltre ad essere un buon medico è stato
anche un buon Sindaco per il Comune
di Camporgiano.
Dopo il nostro primo cittadino, Selso
Savoli, crediamo sia lui ad essere stato il
maggior numero di anni nella pubblica
amministrazione, accattivandosi la stima
e la simpatia della gente di Garfagnana.
Persona generosa, disponibile, di carattere
buono ed estroverso, riusciva sempre a
conquistare la fiducia e l’affetto di quanti
lo conoscevano.
E’ vero: chi semina, raccoglie. Il dottor
Gabriello ha seminato e raccolto molto:
lo abbiamo visto il giorno in cui lo abbiamo salutato per l’ultima volta.
PARCO ALPI APUANE
nuova perimetrazione
A seguito dell’adozione da parte della
Regione Toscana della nuova perimetrazione, il Consiglio Comunale con delibera
n. 3 del 16.02.2008, ha approvato alcune
modifiche alla proposta di adozione, ampliando la zona cacciabile e venendo così
incontro alle richieste della popolazione
dell’Alpe di S. Antonio. Le mappe con
la nuova proposta di perimetrazione possono essere consultate presso gli uffici
comunali.
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Nuovo servizio di Asilo Nido
a Montaltissimo
Nel mese di gennaio è stato avviato il
nuovo servizio di Asilo Nido Domiciliare,
nell’ambito di un progetto sperimentale
(denominato “CIPI’ vola sulla Valle del
Serchio”) finanziato dalla Comunità Europea e dalla Regione Toscana. Il progetto, che vede la partecipazione dei Comuni
di Gallicano (Ente capofila), Barga, Borgo
a Mozzano, Molazzana e Fabbriche di
Vallico, prevede la disponibilità di un
numero massimo di cinque posti per ogni
comune aderente. Nel caso di Molazzana
il nuovo servizio viene ospitato presso la
scuola dell’infanzia di Montatissimo dove
è stata attrezzata una stanza per lo scopo.
Il progetto educativo viene gestito dalla
cooperativa SO&CO che già ha in carico
lo stesso servizio presso l’asilo nido Cipì
di Gallicano. L’orario di apertura è dalle
7:30 alle 14:30. Possono presentare domanda di iscrizione i genitori dei bambini
di età compresa da 12 mesi compiuti a
tre anni. E’ prevista una quota di compartecipazione a carico delle famiglie di
220 euro mensili. Agevolazioni straordinarie sono concesse in presenza di situazioni di difficoltà economico-sociale attestate dai Servizi Sociali e comunque a
fronte di una ISEE non superiore a euro
4999,00. Il servizio è prioritariamente
rivolto ai residenti nel Comune sede del
Nido domiciliare e successivamente nei
Comuni aderenti al progetto.
Le domande di ammissione, da compilarsi
su apposito modulo disponibile presso gli
uffici servizi educativi del Comune di
Gallicano e dei Comuni sedi dei Nidi,
dovranno essere presentate all'ufficio
servizi educativi dei comuni sedi dei nidi
che provvederanno a trasmetterle ai servizi educativi del Comune di Gallicano
per procedere alle ammissioni. I genitori
che intendono iniziare la frequenza del
bambino al Nido d’Infanzia dovranno
presentare la domanda di iscrizione
almeno15 giorni prima del mese di frequenza. Nel caso di posti disponibili, le
ammissioni verranno regolate da specifica
graduatoria.
Sono prioritariamente ammessi ai nidi
domiciliari i bambini:
a) orfani
b) in affidamento o adottati
c) segnalati dalla ASL o dai servizi sociali
della Comunità Montana
d) portatori di handicap ai sensi della
L.104/92.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio servizi educativi del
Comune di Molazzana.
L’angolo della Poesia
RICORDO O SOGNO?
Chiome d'ulivo a cerchio ordinato, in alto,
come labbra tremule alla preghiera.
Vellicare di brezza
in sussurro argenteo lungo il poggio.
Leggiadro strascico di timide mammole
tra il verde da poco nato e già compatto.
Ciglia fitte d'umiltà
a pareggiare azzurro d'un cielo ritrovato.
Fazzoletti d'orto in geometrie perfette
e festa bianca di bucati
a salutare lo strappo dall'inverno.
Fragranze buone di pane e pasimata
a spargersi dal forno
a due passi dalla casa ad occhi aperti.
Vaporosa distesa ruggine
di terre appena rivoltate
e ripido precipitare di sentieri affaccendati
tra il brillare delle siepi
verso la valle spalancata.
Tenera figura, mia madre indaffarata,
volto dolce abbozzato appena
sopra l'aia fitta di galline.
E mio padre nel campo grande
ad aprire l'anima del solco per il seme.
Ed io, qui, che ancora bevo immagini passate,
profumi andati, affetti sgretolati
e suono a festa di campane,
con frecce di rondini
a garrire intorno al campanile.
Ma è l'ombra di un ricordo o solo un sogno
questo tempo della Pasqua e dell'infanzia
che ritorna prepotente in fondo al cuore?
Gian Gabriele Benedetti
4
QUATTRO GIORNI A GUSSING, IL PAESE AD EMISSIONI ZERO
(II PARTE)
Il legno.
SUPERFICIE BOSCATA IN GARFAGNANA
Su una superficie totale di 53.377 ettari, quella forestale occupa
ben 38.032 ettari (71,25%), garantendo alla Garfagnana un
grado di boscosità tra i più elevati della Toscana.
SUPERFICIE
ha
%
A prevalenza di faggio
8.896
23,39
A prevalenza di castagno
10.144
26,67
Castagneti da frutto in produzione
2.864
7,53
Castagneti da frutto abbandonati
2.480
6,52
TIPO DI BOSCO
A prevalenza di cerro
1.040
2,74
A prevalenza di carpino nero
1.856
4,88
Misti di latifoglie
5.776
15,19
Misti di conifere e latifoglie
1.408
3,70
Misti di conifere
1.040
2,73
Altre superfici boscate
2.528
6,65
TOTALE
38.032
100,00
Da questa tabella vediamo che siamo molto ricchi di legno, e
che ogni anno un ettaro di bosco produce un quantitativo di
legno nuovo, pari a circa 8-40 MWh di calore rinnovabile,
sufficiente a riscaldare un’abitazione o un piccolo edificio
pubblico, considerando poi che sul nostro territorio il riscaldamento comporta circa un terzo del fabbisogno energetico,
pertanto uno dei sistemi di fonte di riscaldamento dovremmo
trarlo proprio da questo prodotto.
Con il legno possiamo fare due tipi di riscaldamento, uno con
legna normale per caminetti stufe e caldaie a legna, l’altro per
caldaie a cippato, cioè a biomasse. La Comunità Montana della
Garfagnana ha in gestione la manutenzione di tutto il Demanio
forestale della Regione Toscana, circa 7.657 ettari, ed il Demanio
dei Comuni sul versante apuano che sono altri 19.660 ettari,
per un totale di ettari 27.310. Da questi nella normale gestione
di manutenzione deriva una quantità tale di legname di risulta
(che con una attrezzatura adatta viene trasformato in cippato)
circa 1200 quintali annui,per le varie richieste sul territorio.
Ma per questo prodotto dovrebbe esserci il coinvolgimento dei
locali produttori di legno cippato, (agricoltori, imprese boschive),
come fornitori di materia prima, assicurando loro un extra
reddito con nuove possibilità occupazionali. Tra le realtà attuali
in Garfagnana troviamo l’impianto a biomasse del Comune di
Camporgiano, il cui consumo medio è circa 1200 q. annui,
dedicato al riscaldamento degli edifici scolastici, del palazzo
comunale, e dei capannoni del complesso “Rocca degli Estensi”.
Il Comune di Careggine è partito proprio in questo mese con
un altro impianto a biomasse per il riscaldamento delle scuole
e di alcune abitazioni private. Anche la fortezza di Mont’Alfonso
di Castelnuovo Garfagnana ha il suo impianto a biomasse
funzionante per il riscaldamento di tutto il sito. Ci sono poi
altri 5-6 Comuni che hanno presentato altri progetti alla
Regione Toscana e sono in attesa del contributo europeo per
altri impianti a biomasse e solare.
La realizzazione di mini reti di teleriscaldamento a legno cippato
al servizio degli edifici pubblici e privati, rappresenta
un’esperienza positiva per l’intera comunità garfagnina.
Interessante sarebbe sapere quante famiglie in garfagnana fanno
uso di legna per riscaldamento. Considerando che nell’ultima
statistica della Comunità Montana le famiglie erano 11.878,
si presume che il 20% si riscaldi con legna, e che un altro 20%
ne faccia uso promiscuo con altra fonte energetica. Se così fosse
credo già sarebbe un ottimo risultato.
Il sole, è un’altra importante fonte energetica. Anche in questo
settore molte famiglie posseggono pannelli solari sia per l’acqua
calda, ma anche in combinazione ad altre caldaie sia a legna
che gasolio per riscaldamento. Ultimamente sono sorti nuovi
impianti basati sul fotovoltaico, dove la luce del sole si trasforma
in energia elettrica e viene messa in rete nazionale traendo
notevoli vantaggi economici, (vedi ad es. il Comune di Villa
Collemandina, l’albergo Scoiattolo a Minacciano, il Progetto
del Comune di Castelnuovo per il riscaldamento per gli impianti
sportivi, e le scuole superiori).
Per quanto riguarda i rifiuti urbani, in Garfagnana abbiamo un
impianto di incenerimento in loc. Belvedere nel Comune di
Castelnuovo Garfagnana. Con una più accurata raccolta differenziata sul territorio, si potrebbe trasformare questo impianto
a biomasse per l’energia elettrica e termica.
Per quanto riguarda l’eolico, invece, non credo che in Garfagnana
ci siano grandi potenzialità, non essendo una zona molto ventosa
e considerando poi che i venti di tramontana sono diminuiti
del 30% neglli ultimi annin.
L’acqua è ultima e più importante fonte energetica del nostro
territorio. Ne riparleremo!
Ivo Poli
5
C’É
DELIBERA E DELIBERA
PODESTÀ E SEGRETARIO
Avviciniamoci ai nostri tempi.Prendiamo in considerazione alcune
delibere del Giugno 1932. Siamo in
pieno ventennio fascista: non c’è più
il sindaco ma è il podestà a monopolizzare tutte le attività amministrative
del comune,a prendere decisioni,a fare
,insomma, il bello e il cattivo tempo.
A ricoprire la carica di podestà nel
1932 è il geometra Emolo Guidugli. Il
segretario comunale è Isidoro Venitucci, titolare presso il comune di Gallicano e in servizio da poco anche a Molazzana, dopo le dimissioni rassegnate
per motivi che non conosciamo,dal suo
collega dottor Raffaele Sonnino.
SPESE ED EDILIZIA
Il podestà decide di erogare varie somme di denaro: a Franchi Elvira per la
pulizia degli uffici comunali,al segretario e alla guardia Pietro Stefani per
alcune trasferte,a Bertolozzi Francesco
per fornitura di legna alle stufe del
palazzo municipale, alla maestra Anna
Poli per spese di suppellettili delle aule
scolastiche.
Segue un lungo elenco di nominativi
con accanto le somme erogate. Per tutti
questi pagamenti è stato necessario un
forte storno di fondi.
Di discreto interesse un’altra delibera
emessa lo stesso giorno che concerne
la tassa sui fabbricati. Questi sono distinti in tre categorie: “e costruzioni
popolari,le costruzioni di tipo medio e
quelle di lusso. Si qualificano come
costruzioni di lusso gli edifici aventi
ricche decorazioni interne ed esterne,
garage o scuderia, giardini o parco,cintati da cancellata o mura, locali
di servizio distinti o annessi….”.
INFORTUNIO IN ITINERE
Tra le varie altre deliberazioni adottate
quel 4 Giugno dal podestà, la più dettagliata e complessa riguarda il segretario Venitucci che si trova così a registrare di propria mano sui verbali,
eventi e fatti che lo riguardano personalmente. La cosa è già di per sé insolita
e curiose sono le motivazioni che determinano la delibera.
Era successo che il segretario Venitucci
“il 28 aprile dell’anno in corso nel
ritornare da questo comune alla sua
residenza fu passsivo d’infortunio”.
Si verificò quello che oggi sarebbe chiamato – infortunio in itinere.
Il funzionario, cadendo, aveva riportato
la distorsione del polso destro ed era
stato dichiarato guaribile in 25 giorni.
I medici gli avevano prescritto cure che
il segretario non poteva effettuare né a
Molazzana né a Gallicano.
“Doveva sottoporsi a cure elettriche e
a bagni di fango per migliorare e combattere i postumi funzionali di detto
arto”.
L’Amministrazione, sottolinea il pode-
stà, non può esimersi dall’obbligo di
ripianare le spese già effettuate dal suo
dipendente e quelle cui andrà incontro.
Il professor De Hicroseymis di Lucca,
“esperto in cure elettriche” ha parlato
della necessità di almeno venti sedute.
Di uguale durata le cure geotermiche a
Bagni di Lucca.”
La somma che il podestà stanzia è di
lire 14oo- ed è comprensiva delle cure
medesime,dei viaggi di andata e ritorno
da Gallicano alla stazione,da qui a Lucca
e Bagni di Lucca.
La somma viene imputata all’articolo
11 “stipendio al segretario” che presentava una disponibilità annuale di lire
2112 e che l’infortunio ha, come si
vede, notevolmente decurtato.
F.Moni
Il 2008, anno di...
Anniversari
Il 2008 è un anno denso di anniversari da celebrare: non è solo il 60°
anniversario della Costituzione italiana, ma anche quello della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata il 10 dicembre 1948
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che sancisce i diritti
individuali, politici, economici e culturali di ogni persona.
Sono passati invece 40 anni dalla protesta studentesca e giovanile del
Sessantotto, dalla contestazione che mise in luce i limiti di una società
troppo classista, l’anno della protesta mondiale, caratterizzato da una serie
di eventi che, comunque si vedano, hanno cambiato profondamente il
mondo ed i rapporti sociali.
Il 2008 vede inoltre la tragica ricorrenza del trentennale dell’agguato di
via Fani e dell’omicidio di Aldo Moro, che segnò il culmine della “strategia
della tensione”.
Nel 1968 in Italia nasceva anche la scuola materna statale, quella che
oggi si chiama «Scuola dell’infanzia» ed accoglie quasi un milione di
bambini.
Dieci anni fa invece si firmava lo Statuto delle studentesse e degli studenti
della Scuola Secondaria, la cosiddetta «Carta degli studenti», che elenca
i loro diritti e i loro doveri, e che dovrebbe essere consegnata a ciascuna
matricola al momento dell’iscrizione.
P.P.
6
Bertozzi e Moni alla riscoperta di due letterati di casa nostra
ALL’ISTITUTO “CAMPEDELLI” SI È PARLATO DEL
GRILLOROSSO E DI GIAN MIROLA
Il Grillorosso
(1889 -1944)
In uno dei periodici incontri letterari
tenutisi all’Istituto per Geometri e Ragionieri “ITCG Campedelli” di Castelnuovo,
Aldo Bertozzi e Floriano Moni hanno…rivisitato il poeta Grillorosso e lo scrittore
e giornalista Gian Mirola, pseudonimi
con cui Alfezio Giannotti e il figlio Almiro solevano firmare i loro pezzi.
Erano presenti i figli di Gian Mirola,
Leonardo e Idea, con la rispettive famiglie,
i presidi Fontanelli, Benedetti, Bertolini
e Lucchesi, numerosi insegnanti e studenti
dell’Istituto.
All’inizio l’insegnante Idea Giannotti ha
fatto dotte comparazioni tra la figura del
nonno poeta e del padre scrittore, arricchendo il suo intervento con annotazioni
biografiche ed infine leggendo alcune tra
le più significative poesie del Grillorosso.
L’avvocato Aldo Bertozzi ha sviscerato
da par suo il Grillorosso (1889 -1944),
sottolineando la sua ansia di sapere.
Alfezio Giannotti fin da ragazzo leggeva
tutto, dai libri della messa ai testi filosofici
e di storia sacra che il prete del paese gli
imprestava. A poco a poco si impossessò
così di una cultura sconfinata e aperta a
tutti gli ideali.
I primi versi furono satirici poi si dette
ai “maggi”, alle “Befanate”, ai “rispetti”.
Scriveva su tutti i pezzi di carta che trovava e che poi, invece di conservare,
regalava a questo e a quello.
Nel 1909 iniziò a pubblicare le sue poesie
sui giornali del tempo. Prima si firmò
“Alfeo” poi “Rigogolo Garfagnino” infine
“Grillorosso”.
Nel 1914 una rivista letteraria fiorentina
“Juventus” bandì un concorso di poesia.
Tra i giurati c’era anche il grande Giovanni Papini.
I concorrenti furono un migliaio; vinse
il poeta di Eglio che vendette però subito
il primo premio, un fiorino d’oro, per
comprare libri, tra cui un dizionario della
lingua italiana.
Con l’avvento del fascismo, la censura
iniziò a prender di mira certe sue arguzie
e stoccate al regime. I suoi pezzi uscirono
sui giornali sempre più mutilati.
Un giornale di San Francisco pubblicò
tutte insieme ben sedici poesie del Grillorosso.
Chi sa come, quel giornale giunse anche
in Italia. Fu la fine dell’attività pubblicistica del Grillorosso.
Fu ancora ammonito, poi schedato, diffidato. Alfezio si chiuse sdegnosamente nel
silenzio.
In piena seconda guerra, la scheggia di
un proiettile lo uccise sulla porta di casa.
Floriano Moni ha invece illustrato la
figura di Gian Mirola (1915 – 2001),
giornalista dallo stile sobrio, senza fronzoli,
dotato di notevole creatività.
Anche nel dialogare sapeva imporre il
suo stile: l’eloquio era scorrevole e incisivo
tanto che tenne conferenze di ogni genere.
Gian Mirola (1915 -2001)
Come giornalista, Almiro Giannotti, ha
scritto su una settantina tra riviste, quotidiani, periodici. Da “Famiglia Cristiana”
a “La Domenica del Corriere”.
Le sue prefazioni a libri di poesia o narrativa sono decine.
“Se si dovesse fare davvero un’attenta
analisi del giornalista Gian Mirola – ha
detto Moni – un capitolo a parte meriterebbero i suoi pezzi sugli emigrati e
l’emigrazione. Egli non ha mai attraversato l’oceano ma aveva mille agganci in
ogni parte del mondo e dei nostri emigrati
sapeva tutto. Poi quando rientravano in
patria per brevi periodi, egli andava, li
intervistava, partorendo poi pezzi memorabili che mandava ai giornali”.
Come scrittore di libri il suo stile è stato
paragonato a quello di Hemingway: periodi brevi ma profondamente evocativi.
E’ stato ricordato anche il successo dei
suoi libri per l’infanzia come “La
Trappola” e “Nove mesi di scuola a
Collerosso” che nel 1964 vinse il premio
Collodi.
L’incontro letterario al “Campedelli” era
stato organizzato degli insegnanti Floriana
Balducci e Dino Magistrelli, dal tecnico
di laboratorio Paolo Brancoli e si è svolto
in collaborazione con il Comune di Castelnuovo, Progetto Donna, Unisenior,
Circolo Culturale “La Garfagnana”.
7
La morte del “maestro”
I più lo chiamavano così, “maestro”,
ignorando nome e cognome.
Anche quando giocava a scopone o a
bocce, tutti ambivano a far coppia col
“maestro”perché oltre a essere bravo e
abile era garanzia di onesta imparzialità
e con lui non vi sarebbero mai stati…strascichi o contestazioni sul punteggio.
Quanto Osvaldo Ferrari fosse amato si è
visto il giorno delle sue esequie, il 19
febbraio, a Perpoli.
Molti gli ex alunni che non hanno trovato posto nella piccola chiesa di San
Michele, dove ha celebrato la Messa Don
Daniele Ferrari, cugino di Osvaldo, coadiuvato da Monsignor Gianfranco Lazzareschi.
Presenti anche numerosi colleghi e genitori che del “maestro” avevano avuto
modo di apprezzare la sensibilità e la
grande umanità nei confronti dei loro
figli e non ultima la sua variegata cultura
che riusciva a trasmettere con la semplicità e l’efficienza di narratore vivace e
originalissimo.
Ferrari aveva insegnato per cinque anni
presso la scuola elementare di Cascio e
dal settembre 1991 al 1996 presso la
scuola del Capoluogo dove aveva concluso la carriera.
Pieni di fascino erano i suoi racconti sugli
Nella foto: il maestro Osvaldo Ferrari è l’ultimo a sinistra. Al centro, Don Angelo Vannucci
inizi dalla sua attività didattica in Sardegna, prima a Lanusei poi in provincia di
Nuoro, dal 1964 al 1974. Era ancora la
Sardegna del banditismo, dell’abigeato e
dei rapimenti e il “maestro”ne aveva ben
colto le motivazioni storiche e i risvolti
sociali.
Una volta uscito dal mondo della scuola,
aveva fatto una scelta coerente con quelli
che erano stati sempre i suoi principi di
altruismo e generosità: divenne volontario
della Misericordia di Gallicano e molti
lo ricorderanno affrettarsi, trafelato, a
salire sull’ambulanza con una fitta agenda
quotidiana, da un ospedale alla casa di
riposo, da una terapia all’altra, sempre
pronto alla battuta e sorridente.
La serenità che sapeva emanare, rassicurava e ci rendeva tutti meno inquieti.
Ciao “maestro”!
(f.m.)
L’Associazione “Amici del Liceo Scientifico”
di Castelnuovo Garfagnana
Da alcuni anni si è costituita l'Associazione “Amici del Liceo
Scientifico di Castelnuovo Garfagnana” con l’intento sia di
mantenere i contatti tra gli ex alunni con iniziative culturali
e conviviali, quali visite a musei, gite, spettacoli di beneficenza,
sia di organizzare iniziative a sostegno della formazione degli
studenti e incontri culturali rivolti a tutta la popolazione,
nell'intento di mantenere un legame con la scuola e di dare
vita ad un confronto tra più generazioni in un percorso di idee
e di proposte. L’Associazione ha organizzato diverse iniziative
tra cui il programma Incontri con le conoscenze, una serie di
conferenze sui temi più attuali della ricerca scientifica e
tecnologica o a carattere letterario, aperte gratuitamente al
pubblico e agli studenti, spettacoli teatrali, iniziative di beneficenza, viaggi culturali, quali la visita alla mostra su Piero della
Francesca ad Arezzo. L’Associazione ha attivato collaborazioni
con enti pubblici e con altre istituzioni culturali e ha, inoltre,
assegnato borse di studio agli studenti vincitori del concorso
bandito dall’Associazione “I giovani e la ricerca”.
Tra le conferenze più significative, ricordiamo quelle con l’Ing.
Ferdinando Cannizzo Responsabile Galleria del Vento F1 della
Ferrari, lo scrittore Marco Santagata, l’endocrnologo Prof.
Roberto Barale, l’incontro su Carducci con il Prof. Luca Curti
dell’Università di Pisa, il Prof. Guido Tonelli su “La fisica delle
particelle”, il Prof Franco Giannessi, dell'Università di Pisa e
Direttore della Scuola di Matematica presso il Centro E.
Majorana di Erice su “Perché occuparci di massimi e minimi?
La Natura è estremista”, il prof, Claudio Casarosa “Conversazione sull’energia” dell’Università di Pisa.
Quanti sono interessati a partecipare agli incontri e ad iscriversi
all’Associazione possono scrivere tramite e.mail al presidente,
Aldo Frediani, professore presso la facoltà di Ingegneria a Pisa,
al seguente indirizzo: [email protected].
Patrizia Pieroni
8
II Parte
Parla l’Enologo
LA DIFESA FITOSANITARIA DELLA VITE
Si fanno sempre più pressanti i problemi
relativi all’inquinamento del territorio ed
ai residui di antiparassitari nei prodotti
agricoli ma resta sempre indispensabile
proteggere le colture dagli attacchi dei
parassiti. L’obiettivo da raggiungere è quello
di ridurre al minimo indispensabile l’uso
dei fitofarmaci e di operare in modo da
avere i migliori risultati . E’ quindi indispensabile indicare per ogni singolo parassita
animale e vegetale le linee tecniche da
seguire per individuare soglie più adatte
ad impostare una lotta razionale e più
aderente alle reali esigenze economiche
della coltura, oltre che al rispetto
dell’ambiente e dell’uomo.
MALATTIE CRITTOGAMICHE
Peronospora della Vite: E’ sicuramente
la malattia crittogamica più insidiosa
,nonostante le acquisizioni più recenti
sulla biologia del parassita. La peronospora colpisce tutti gli organi verdi della
pianta, dalle foglie, ai grappoli agli
acini. Sulle foglie le manifestazioni sono
caratterizzate dalle cosiddette “macchie
d’olio” sulla pagina superiore della foglia
cui corrispondono le muffe bianche
sulla pagina inferiore. I grappoli, colpiti
sia prima sia dopo la fioritura, possono
presentare la solita muffa bianca in
corrispondenza della quale il grappolo
imbrunisce e secca, oppure si possono
formare sui peduncoli delle macchie
brune (forma larvata) simili a scottature,
che impediscono il passaggio della linfa
alla parte sottostante del grappolo che
appassisce e dissecca
Ciclo biologico:le foglie cadute sul terreno l’anno precedente rappresentano
il materiale in cui il fungo sverna, in
primavera in presenza di determinate
condizioni inizia il nuovo ciclo (regola
dei tre dieci): lunghezza dei tralci intorno 10 cm, temperatura minima intorno
10 °C, pioggia di almeno 10 mm caduta
nell’arco di 24- 48 ore. Da questo momento inizia il periodo di incubazione
(periodo di tempo intercorrente
dall’entrata del fungo nella pianta fino
alla comparsa della muffa bianca ). Alla
comparsa delle macchie d’olio, nel vigneto incominciano le infezioni secondarie che si possono sviluppare tutte le
volte che la pianta resta bagnata per
almeno due o tre ore per opera della
pioggia o anche di una nebbia o della
rugiada. I vitigni più sensibili a questa
malattia tra quelli presenti nella nostra
provincia sono: il Trebbiano Toscano,
il Canaiolo ed il Sangiovese.
Difesa: La lotta chimica rimane tuttora
l’unico mezzo di difesa contro la peronospora; nell’impostazione della lotta
guidata il viticoltore deve, però, tenere
presente la biologia del fungo e le caratteristiche dei prodotti antiperonosporici utilizzati., che vengono distinti:
Prodotti di copertura: formulati a base
di rame e diticarbammati,: hanno
un’azione esclusivamente preventiva e
garantiscono una persistenza d’azione
di circa 7 giorni, che risulta fortemente
ridotta da una o più piogge che sommino da 20 a 25 mm di acqua.
Prodotti citotropici: presentano una
persistenza pari a quella dei prodotti di
copertura. Ma a differenza di questi
ultimi, oltre ad avere un’azione preventiva di contatto hanno un’ottima azione
curativa post-infezione perché riescono
a bloccare lo sviluppo della malattia.
Prodotti sistemici: Penetrano nella
pianta e sono veicolati all’interno garantendo la protezione dei germogli
formati dopo il trattamento; sono assorbiti in 3-4 ore ed hanno azione bloccante ed eradicante. La persistenza di
azione è di 12 giorni.
La strategia di difesa può essere la seguente: Fino alla fioritura sono da preferire i prodotti di contatto da soli o in
miscela con prodotti citotropici. Dalla
fioritura all’allegagione è utile ricorrere
ai prodotti sistemici a turni fissi di 1214 giorni per un numero non superiore
a tre trattamenti, dopo l’allegagione
impiegare prodotti rameici e solo in
condizioni di decorsi stagionali molto
piovosi impiegare miscele di rame più
prodotti citotropici.
Mal dell’esca: è una malattia ampiamente diffusa in tutti gli areali di coltivazione della vite, tanto da rappresentare una grave emergenza fitosanitaria.
I motivi di questa notevole espansione
sono da ricercare nella mancata attuazione di norme profilattiche atte contenere la diffusione di questa malattia.
- L’instaurarsi del processo infettivo è
legato alla presenza di una via di penetrazione che può essere rappresentata
da lesioni sulle parti legnose, originate
da eventi meteorici avversi, o dall’
uomo attraverso operazioni colturali
come la potatura. Tale pratica risulta
determinante per la diffusione della
malattia nel vigneto. Il mal dell’esca è
originato da una sequenza parassitaria
di microrganismi fungini. Questa patologia può presentare un decorso “acuto”
o “cronico”: in entrambi i casi la manifestazione dei sintomi coinvolge
l’apparato aereo delle viti, danneggiando foglie grappoli, tralci branche e fusto.
Il decorso acuto (apoplessia) porta le
piante incontro a una morte repentina:
durante i mesi estivi è possibile osservare delle viti che, dopo un breve peri-
9
odo caratterizzato da manifestazioni
clorotiche e avvizzimento fogliare si
presentano completamente disseccate,
bruciate e annerite. Nel decorso cronico, il deperimento dei soggetti infetti
è lento e progressivo, permettendo la
sopravvivenza delle piante anche per
alcuni anni. Le foglie assumono il classico aspetto tigrato, mostrando dapprima macchie clorotiche internervali che
in seguito confluiscono e necrotizzano,
lasciando sottili porzioni di tessuto sano
lungo le nervature.
Difesa: L’incompleta definizione e
l’incertezza relativa ad aspetti legati
alle cause e alla diffusione del mal
dell’esca rendono ancora problematica
la messa a punto di efficaci strategie di
lotta. La difesa da questa malattia viene
basata innanzitutto su una serie di misure profilattiche note e consigliate da
tempo, ma spesso disattese.
1) asportazione tempestiva di piante
morte o irrimediabilmente colpite e
rimozione del materiale infetto derivante dal risanamento di ceppi colpiti che
può costituire una palese fonte di inoculo;
2) evitare l’abbandono o l’interramento
nel vigneto del materiale delle potature,
ma allontanarlo e bruciarlo prontamente;
3) contrassegnare le piante colpite sin
dalla prima comparsa dei sintomi fogliari, in modo da potare separatamente
le viti infette e quelle sane;
4) disinfettare spesso gli attrezzi di potatura durante l’esecuzione della stessa.
E’ sufficiente immergere gli attrezzi
dentro una soluzione di varechina;
5) disinfettare i grossi tagli e le ferite
accidentali con mastici cicatrizzanti,meglio se formulati con fungicidi;
6) in presenza di malattia, l’unica terapia al momento consigliata prevede
interventi agronomici (“tagli di
ritorno”) che consistono nell’asportazione ed eliminazione della zona di
legno infetto. Il successo di questi interventi è legato alla tempestività di
esecuzione e all’entità della diffusione
della malattia nel vigneto, che non
deve interessare più del 7 – 8% delle
viti presenti, per non squilibrare fortemente la produzione.
Massimo Motroni
Il “bosco” in classe
annientate dal passaggio del fuoco.
far capire meglio ai
bambini alcune di
queste azioni ha
“portato” in classe
varie zolle di terreno
boschivo, su cui sono
state fatte alcune
esperienze.
I bambini sono stati
interessati e incuriositi da questo
Nel mese di Febbraio, presso la Scuola
Primaria di Molazzana, sono intervenuti, per ampliare le tematiche di educazione ambientale, due esperti forestali.
Gli incontri si sono svolti all’interno
del laboratorio di educazione ambientale collegato al progetto “Bosco aperto”
(anno 2007) relativo al programma
IN.F.E.A. (Informazione, Formazione,
Educazione Ambientale). Tale progetto
è svolto in collaborazione con vari enti
tra cui la Provincia di Lucca, la Comunità Montana della Garfagnana, il Comune di Molazzana, la Regione Toscana
e altri enti del territorio.
La tematica del bosco è stata affrontata,
nel laboratorio, sin da ottobre, dagli
alunni della scuola che hanno ampliato
nei gruppi di lavoro vari aspetti di
questo ambiente: gli arbusti, le piante
ad alto fusto e i personaggi “ fantastici”
del bosco della nostra tradizione.
Come conclusione di questo percorso
di educazione ambientale che ha visto
come protagonista il bosco, sono stati
ospitati due esperti che hanno relazionato e ampliato le conoscenze degli
alunni su questo ambiente.
Il primo incontro, si è tenuto l’8 febbraio, con l’Ispettore a riposo del Corpo
Forestale dello Stato, Serani Berardino,
il quale ha approfondito “Le azioni del
bosco”.
Il Sig. Serani inoltre ha illustrato, con
slides e vignette, le cause degli incendi
boschivi, mostrando ai bambini il pericolo degli incendi e i loro effetti sul
bosco, mettendo in evidenza come tutte
le azioni e funzioni dei boschi sono
“piccolo” bosco.
Il successivo incontro si è tenuto il 15
febbraio. A relazionare è stato l’Isp.
Mauro Cheli, comandante in servizio
presso la Stazione Forestale di Castelnuovo di Garfagnana. L’Ispettore ha
approfondito la tematica della fauna
diffusa nei boschi della Garfagnana.
I bambini, “amanti” degli animali, sono
stati molto interessati e hanno seguito
con entusiasmo la relazione e hanno
potuto conoscere, inoltre, i compiti di
protezione e tutela ambientale del Corpo Forestale dello Stato. L’Ispettore ha
approfondito le abitudini di vita e le
caratteristiche degli animali del bosco
e delle montagne, in generale.
Gli insegnanti del laboratorio ambientale, Rossi Giordano, Serani Cinzia e
Idea Gloria Giannotti, che hanno progettato le fasi del laboratorio ambientale, hanno verificato che questi interventi conclusivi del percorso di
educazione sono stati momenti di grande interesse e un‘ occasione di confronto
e di condivisione per gli alunni della
scuola.
Tramite tali incontri, gli alunni, infatti,
hanno sicuramente colto le potenzialità
benefiche dei boschi sull’ambiente e
hanno approfondito le motivazioni
dell’importanza del rispetto del patrimonio forestale e faunistico, tipico delle
nostre zone.
Sicuramente tali competenze in ambito
ambientale, nate dal connubio tra conoscenza e abilità, sono le “fondamenta”
per la “costruzione” del rispetto
dell’ambiente nei cittadini del futuro.
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La “filiera corta”
FINALMENTE DOPO IL LATTE ANCHE LA CARNE DI MOLAZZANA
Il termine “filiera corta” è oggi di gran
moda nel settore agro-alimentare. Cosa
significa?
Quanti meno passaggi ci sono tra chi
produce un alimento e chi lo consuma,
tanto meno è lunga la “filiera”. Dal campo
alla tavola, in un solo balzo: è quello che
è stato possibile grazie all’impegno dei
nostri agricoltori mediante un progetto
presentato dall’Associazione Provinciale
Allevatori, d’intesa con la Coldiretti e
la Cia e sostenuto dalla Comunità Montana della Garfagnana, dai comuni di
Castelnuovo e di Gallicano, dalla Provincia e dalla Camera di Commercio.
Il distributore automatico del latte a
Gallicano, poi a Castelnuovo, è stato il
primo esperimento, di grande successo,
che ha permesso ad un’azienda agricola
del Comune di Molazzana di entrare in
questo ambizioso progetto. Infatti è stato
possibile acquistare il latte prodotto
dall’Az. Agricola Tardelli Graziano di
Montaltissimo con praticità e in qualsiasi
momento, nonché in completa sicurezza
alimentare.
Da qualche mese è possibile acquistare
anche la carne sicuramente prodotta nel
nostro Comune, presso “AltraMacelleria”
in via Cavour a Gallicano, prenotando
i pacchi telefonando al N. 346-0895999
(Sig.ra Lorena Pioli), o recandosi direttamente presso la macelleria nelle giornate di mercoledi’ e sabato mattina.
Infatti uno dei maggiori fornitori di questa
struttura è l’Az. Agricola Togneri Simone
di San Rocco di Cascio. Questa macelleria, in un dato periodo, fornisce, su prenotazione, carni di un unico allevatore.
E’ un sistema semplice che garantisce il
consumatore sull’origine del prodotto
che acquista. In pratica è come se si
comprasse direttamente dall’allevatore
ma con il vantaggio che la carne viene
preparata nelle più scrupolose condizioni
igieniche in strutture idonee, con personale qualificato e sotto la vigilanza dei
Servizi Sanitari Pubblici.
Naturalmente è ancora possibile acquistare le carni dei nostri allevatori anche
presso tutte le macellerie aderenti al
marchio “Carni bovine della Garfagnana
e della Valle del Serchio”.
Quali sono i vantaggi di questo tipo di
produzione?
Innanzitutto non c’è l’abuso nell’utilizzo
di mangimi, ma si privilegia il pascolo e
i foraggi che sono in massima parte di
origine locale. Gli animali che si allevano
oggigiorno, sia da carne che da latte,
danno maggiori e migliori produzioni di
un tempo, ma hanno bisogno anche di
una certa quantità di alimento ad alto
valore energetico. Questi possono essere
rappresentati da cereali (orzo o mais),
leguminose ( lupinella o medica ), soia,
ecc…, sia come mangimi semplici (gene-
ralmente in fiocchi o in farine), sia come
mangimi composti, magari arricchiti con
sali minerali o vitamine. L’uso di questi
alimenti per animali, se dati nelle giuste
dosi e al momento opportuno, non è
assolutamente negativo per la qualità
delle produzioni, è anzi indispensabile
per raggiungere quei livelli qualitativi
(es. tenerezza delle carni) che richiede il
consumatore.
Allevare animali che possono accedere
al pascolo o comunque in spazi sufficientemente ampi riduce le malattie e l’utilizzo
di farmaci.
Gran parte degli animali allevati sono
nati in aziende locali. Alcuni di questi
sono stati acquistati altrove, a pochi mesi
di vita, quindi fatti crescere nelle nostre
Aziende Agricole per almeno sei-dodici
mesi prima di essere macellati. Tempo
più che sufficiente per smaltire eventuali
sostanze chimiche somministrate in gioventù.
Il produttore locale mette in piazza la
propria “faccia”, e non ha alcun alibi
verso il consumatore che, il più delle
volte conosce personalmente. Questo fa
sì che chi produce lo fa con orgoglio e
serietà.
Non ultimo, le piccole strutture sono di
semplice controllo da parte dei Servizi
Sanitari Pubblici che non hanno difficoltà
a scorgere quelle carenze che potrebbero
nuocere al consumatore.
Concludiamo ricordando che queste produzioni sono a grave rischio di estinzione.
Lo stesso presidente di Slow Food le
definisce come “filiere deboli”. I costi dei
foraggi di buona qualità, le spese di macellazione, la progressiva scomparsa dei
piccoli mattatoi e delle macellerie tradizionali, gli obblighi amministrativi e
formali, la guerra commerciale della grande distribuzione, il sacrificio continuo
che viene richiesto all’allevatore e alla
sua famiglia e mille altri problemi stanno
minando in maniera irreparabile questo
mondo. Come contribuire a mantenerlo
in vita? Acquistiamo queste produzioni
che fanno bene a noi e al nostro territorio.
M. Marcucci
11
...Solo una vecchia spilla
E’ solo una vecchia spilla ovale: al centro
due roselline ricamate a piccolo punto,
minutissime e delicatissime, nelle gradazioni del rosa, ricoperte da un vetro e
contornate da un cerchio d’oro, che , sul
retro, diventa una vera placca messa a
sigillo del ricamo.
L’ho vista, un giorno,sul banco di un
mercato dell’antiquariato, posta su un
piano di velluto verde tra altre, ricche di
perle, coralli,granati, racchiuse in una
teca.
portarla, che forse neppure era adatta a
me, ma che era come se l’amore che essa
sprigionava avesse bisogno dell’amore
della persona che l’avrebbe posseduta.
Ed io ero quella persona.
Così l’ho acquistata e sono iniziate le mie
fantasie. Una donna d’altri tempi di sicuro
ha realizzato un ricamo così minuto e
perfetto, chissà sognando che cosa…..
Quale valore, poi, doveva avere quel
piccolo pezzo di stoffa per chi ha deciso
di racchiuderlo dentro una cornice d’oro
così massiccio, pronta a sfidare gli anni…….Forse una figlia ha voluto avere
sempre con sé qualcosa fatto da una madre
troppo presto perduta o forse una madre
ha voluto contornare d’oro ciò che era
nato dalle mani di una figlia tanto amata
ed irrimediabilmente lontana.
Storie diverse, storie di donne.
Ed io immagino stanze ampie e silenziose,
piene di mobili eleganti e di tappeti pre-
ziosi e dei passi lenti di una donna sola:
una lunga gonna, una camicetta bianca
con il collo di pizzo arricciato ed a fermarlo la spilla con le due roselline, quella
e sempre quella.
Poi chissà come essa ha perso il suo grande
valore, tanto da essere venduta.
Forse è diventata proprietà di qualcuno
che non ha capito che cosa avesse significato, si trattava solo di una vecchia
spilla da cedere per acquistare qualcosa
di più moderno o forse qualcuno, per
necessità, è stato costretto a venderla….
Così è divenuta un oggetto tra tanti altri,
meno prezioso di tanti altri. Non per me.
La sua storia non mi appartiene, ma sento
ora di farne parte anch’io.
Per me significa qualcosa e, quando la
indosso, continuo a toccarla, come se
fosse viva, per paura di perderla.
G. Rubini
Un grazie dal Rwanda
Nella foto: La Cucitrice, di Mary Cassat
Parigi, Museo D’Orsay
Era sicuramente la meno preziosa, eppure
mi ha subito affascinato; le altre erano,
ai miei occhi, solo spille, belle , di valore,
ma prive di vita, quella e solo quella mi
faceva pensare ad una storia o a tante
storie, chissà: ero certa che dietro di essa
vi fosse una qualche vicenda degna di
essere raccontata.
L’ho guardata e riguardata, ho chiesto il
prezzo, ho saputo che si trattava di una
spilla di inizio ‘900, che il peso dell’oro
era di un certo numero di grammi e tutte
le notizie che possono interessare un
eventuale acquirente. Mi è sembrata cara,
me ne sono andata. Poi, riflettendo ho
concluso che quella spilla per me aveva
un valore superiore al suo prezzo, che
forse non avrei neppure saputo quando
Nel numero scorso pubblicammo la notizia della prematura morte di Serenella
Moressa e dei suoi funerali cui presenziarono tantissime persone. Proprio in occasione
dei funerali fu raccolta una buona somma di denaro che i parenti di Serenella hanno
devoluto ai più bisognosi del Rwanda, terra in cui operano, in qualità di volontari,
il Dottor Lido Stefani e sua moglie che così hanno scritto a Marco, il marito di
Serenella:
Le scrivo dal Rwanda, dove io e mia moglie stiamo lavorando all’ospedale
e al Centro-Bambini.
Per prima cosa, grazie infinite per la generosa donazione in memoria
di Serenella, tanto amata anche all’ospedale di Barga.
E’ per noi un grande aiuto perché ci diamo tanto
da fare in ospedale e nel sociale.
Abbiamo pensato di utilizzare l’offerta
dedicando a Serenella l’ingrandimento della
farmacia che è un’opera urgente e inoltre,
in sua memoria, aiuteremo le famiglie
bisognose tramite le assistenti sociali.
La salutiamo con riconoscenza,
Lido e Anna Stefani.
12
Le chiese del nostro territorio
La chiesa di San Bartolomeo a Molazzana
La Chiesa parrocchiale di Molazzana
è consacrata a S. Bartolomeo e il fatto,
oggettivamente, non è facilissimo da
comprendere, posto che si tratta di un
personaggio non molto conosciuto e
venerato dalle nostre parti.
Certo fu una figura luminosa, il cui
nome - composto da una parola ebraica
e da una greca e che significa “figlio di
Tolomeo” – indica, con ogni probabilità, il “Natanaele” di cui parla San Giovanni Evangelista. Egli, dopo la Pentecoste, partì per il suo lungo viaggio
senza ritorno, come seminatore dal
Verbo divino, e soffrì il martirio in
Armenia, dove venne prima scorticato
vivo e poi decapitato o crocifisso per
ordine del re Astrage. Tuttavia le sue
spoglie mortali continuarono egualmente a provocare straordinari prodigi,
come quando, portate dal mare sulle
coste delle isole Lipari, fecero allontanare il monte Vulcano, che metteva in
pericolo la vita delle popolazioni locali
con le sue improvvise eruzioni.
Finita la lezione di agiografia senza
aver chiarito il motivo della dedicazione
dell’Edificio sacro a questo Santo, passiamo ora a parlare della Chiesa.
***
L’esterno di S. Bartolomeo è estremamente semplice: la facciata. priva di
elementi architettonici, è colorata in
beige; il tetto è a capanna e fuoriesce
per circa mezzo metro dalla linea della
facciata dove si trova, al di sopra della
porta di ingresso, un rosone ottagonale
cieco, circondato da una cornice in
cemento che ne riprende la forma.
Una scalinata di dieci gradini, con
ringhiera da ambo i lati, conduce al
piccolo sagrato e consente di accedere
all’interno.
Sulla destra il campanile, inserito
Esterno della chiesa di San Bartolomeo
nella facciata della Chiesa senza soluzione di continuità, nè alcun elemento
decorativo a sottolinearne le forme. La
torre è di modesta altezza e presenta la
loggia campanaria con un'apertura archivoltata a tutto sesto sui quattro lati.
L’iscrizione esplicativa, a destra della
scalinata, informa che la “Chiesa - rico-
struita nell'Ottocento dopo che una frana
aveva completamente distrutto quella precedente - è ad una sola navata con due
altari laterali in gesso, riproducenti esemplari settecenteschi”.
Entriamo passando attraverso una
bussola lignea vedendo immediatamente, all'estremità destra e sinistra di essa,
13
due acquasantiere a piede in marmo
scolpito, la cui tazza, di forme neoclassiche, mal si accorda con la base, forse
proveniente da un altro gruppo marmoreo.
Addossata alla controfacciata una
cantoria munita di balaustra, con colonnine marmoree, interrotta al centro;
sulla cantoria trovasi un organo con 37
canne, fatto restaurare di recente da frà
Benedetto: si tratta di strumento dalla
voce soavissima, uno dei più melodiosi
della Garfagnana e non solo. Davanti
ad esso, nella spazio lasciato libero dalla
balaustra marmorea possiamo ammirare
il bellissimo paliotto di fine Seicento in
legno intarsiato e dorato ricalcato su coevi
modelli fiorentini di cui parla la leggenda
esplicativa posta davanti all’ingresso
della Chiesa. Non sono un critico
d’arte, né un esperto di scultura lignea,
ma devo dire che l’opera mi ha decisa-
Interno - Altare del Sacro Cuore
mente colpito: si presenta come una
tavola di legno a fondo verde con una
cornice dorata al cui interno si notano
figure di angeli alati e motivi floreali
pure dorati. Al centro un blasone reca
una scritta che non sono riuscito a
leggere. Apprendo che in passato il
paliotto, in occasione delle grandi ricorrenze della liturgia, veniva deposto
davanti all’altar maggiore e non faccio
fatica ad immaginare quale suggestivo
Interno della chiesa
spettacolo fosse in grado di mostrare.
All’interno di S. Bartolomeo, nell’
aula, di sobria semplicità, sono collocate
sette panche lignee a destra e otto a
sinistra.
Tre archi a tutto sesto dividono il
soffitto in quattro spazi con volta a
botte, tendente a crociera. L'arco che
divide il presbiterio dalla zona dei fedeli
poggia su un pilastro più robusto di
quelli da cui si dipartono gli altri, quasi
a dar l'idea di un arco trionfale. Dalla
lega del primo arco del soffitto pende
un lampadario con bracci in vetro,
motivo ripreso da un altro - sempre in
vetro, ma ben più maestoso - pendente
dal secondo arco.
A circa due terzi dell'altezza dell'aula
corre un cornicione che si interrompe
nello spazio compreso tra il primo ed
il secondo arco per lasciar posto ai due
altari in gesso dipinto, simili tra loro
ed entrambi con una mensa marmorea
appena accennata e fuoriuscente dal
muro di pochi centimetri. In quello di
sinistra, su uno scalino con facciata in
marmo giallo screziato, si eleva il tabernacolo a forma di tempietto con due
colonnine laterali marmoree di colore
rosso aventi base e capitello bianchi.
Il tabernacolo è sovrastato da un elemento pianeggiante, sormontato da
una cimasa lignea. A destra e a sinistra
del tabernacolo, un altro scalino con
in facciata elementi marmorei di colore
rosso. A fianco dell'altare, su due basamenti in mattoni ricoperti di gesso, due
colonne dipinte a finto marmo marrone
culminano con capitelli corinzi che
sorreggono una serie composita di altri
capitelli con testine d'angelo e motivi
geometrici, a sostegno di una robusta
architrave modanata ed arretrata nella
parte centrale sulle cui estremità laterali
poggiano i complessi montanti curvilinei del timpano, interrotti alla sommità
per lasciar posto ad un blasone in gesso.
Tra le due colonne, in una nicchia
archivoltata a tutto sesto con fondo
azzurro a stelle dorate, la statua del
Sacro Cuore. La nicchia, protetta da
un vetro, è circondata da una cornice
in oro ed iscritta in un elemento rettangolare colorato in rosa e bianco, a
sua volta circondato per tre lati (escluso
quello basale) da una cornice in gesso.
Dalla parte opposta, frontale a questo,
un altro altare, come dettosi della stessa
foggia, esso pure con tabernacolo e due
scalini marmorei al fondo di una piccola
tavola, di poco sporgente dal muro e
con paliotto ugualmente marmoreo.
Qualche differenza tra le due opere
è ravvisabile nella base delle colonne
(in quello precedentemente descritto
le colonne poggiano su un sostegno
ricoperto di stucco, in questo le basi
mostrano in facciata e sul lato esterno
una lastra di marmo bianco avente al
centro un riquadro di marmo rosso);
14
l’altare di destra inoltre è racchiuso tra
colonne di colore più chiaro e presenta
capitelli più semplici ed una trabeazione
(pure rientrante al centro e con il solito
motivo dei due montanti semicircolari
interrotti alla sommità) leggermente
più stretta e meno complessa.
Interno - Altare di S. Bartolomeo (della Madonna)
Nello spazio lasciato libero dai montanti un blasone in gesso con un'ampia
cornice a volute contiene l'iscrizione:
“D.O.M. ET DIVO BARTOLOMEO
/ DICATUM / MCMXIX”.
Tra le due colonne una statua della
Vergine Maria in una nicchia archivoltata a tutto sesto assai simile a quella
del Sacro Cuore, e parimenti circondata
da una cornice dorata iscritta in un
riquadro rettangolare, che in questo
caso, però, è stato lasciato grezzo, senza
alcuna tinteggiatura. La Madonna,
dall'espressione non proprio di bambina
e con lo sguardo pensieroso, calza la
corona ed indossa un abito beige-rosa
con fiori scuri mentre un manto con
due tonalità di azzurro (la parte esterna
è più intensa di quella interna), impreziosito da motivi floreali, le copre anche
la testa.
Da quanto fin qui detto appare una
evidente stranezza: l’altare dedicato a
S. Bartolomeo, presenta, sopra la mensa,
una statua della Madonna.
Alla fine della serie di panche, a destra, una piccola apertura archivoltata
immette in un modesto vano nel quale
è sistemato un rudimentale confessionale.
Subito dopo questo piccolo locale,
prima del Santuario, possiamo notare,
nella parete di destra, in una nicchia a
tutto sesto inserita nel muro, una piccola statua di S. Antonio raffigurato in
piedi, vestito di un saio marrone con il
cordone stretto in vita. Il Santo tiene
una mano sul cuore e con l’altra sostiene
un libro sul quale sta ritto il bambino.
L’opera, di origine seicentesca ed in
buono stato di conservazione, appare
gradevole e non priva di originalità.
Dalla parte opposta, sempre prima
dell'arco trionfale che individua il presbiterio, un piccolo fonte battesimale
in marmo assai elegante alle cui spalle,
nella parete laterale sinistra della Chiesa, si apre un arco in muratura oltre il
quale è stata ricavata una cappelletta
ove trovasi una pianola e un quadro di
(credo) S. Rita davanti ad un basamento pieno di fiori. Un crocifisso ligneo
è sistemato sulla parete di fondo tra due
monofore a vetri. Nella parete di fronte
al quadro di cui si è detto, una statua
di una Santa, vestita da suora, su un
piedistallo immurato a metà altezza ed
un quadro della Vergine con il Bambino, adorato da due Santi, un uomo ed
una donna.
Quattro panche completano
l'arredamento della piccola cappella.
La Chiesa, pur concludendosi in forma curvilinea, è priva di abside e lo
spazio ad essa logicamente destinato è
occupato dal presbiterio, elevato di uno
scalino rispetto alla zona dei fedeli e
diviso da essa anche da un arco più
robusto degli altri e sul quale è posizionata la mensa d'altare in marmo rivolta
verso i fedeli e sorretta da quattro colonnine in marmo beige con basi e
capitelli di colore bianco.
Guardando la mensa, a destra, una
bella lampada ad olio in ottone.
L'altar maggiore, in gesso dipinto con
paliotto marmoreo, mostra una vera
profusione di marmi rossi e bianchi che
circondano il tabernacolo a forma di
tempietto con due colonnine sorrette
da basi marmoree bianche concluse da
capitelli che reggono una copertura
piana avente al di sopra, in facciata,
una cimasa triangolare quasi a dar l'idea
di un tetto a capanna o di una trabeazione timpanata.
La statua di S. Bartolomeo, sopra un
basamento alle spalle dell'altare, ha
un'espressione dolce ed accattivante.
Sopra la testa troneggia un blasone dal
quale pende un festone in gesso rosso
dall'intermo bianco fuoriuscente da una
corona dorata sostenuto da bianchi
angioletti alati che circondano il Santo,
cantandone le lodi. Davanti alla statua
una croce argentata con elementi aurei,
separa due candelabri a quattro braccia,
uno a destra ed uno a sinistra.
Interno - Statua di S. Bartolomeo
Sul pavimento del presbiterio troviamo a destra un grosso cero votivo su
un basamento in ferro battuto e a sinistra un ambone di legno.
A destra dell'altare una statua della
Madonna di Lourdes, assai scontata.
Sei seggiole, tre dalle linee rettilinee
a sinistra, tre curvilinee a destra, completano l'arredamento della Chiesa che,
per quanto piccola e essenziale, non è
priva di una sua dignità.
Aldo Bertozzi
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La...nostra Protezione Civile
Questo è il nuovo Consiglio Direttivo
del gruppo di Protezione Civile di
Molazzana:
Presidente - Giuliano Cinquini
Vice Presidente - Giorgio Papi
Cassiere - Manuel Sigismondi
Segretaria - Adriana Bonaldi
Revisori dei Conti - Marco Febbrai e
Luca Daddoveri
Il Gruppo di Protezione Civile di Molazzana
in diverse occasioni si è trovato a dover
raggiungere luoghi isolati a causa del
maltempo. I volontari hanno così potuto
rifornire gli abitanti di beni di prima necessità,
tra cui i medicinali. In paesi come quelli
della Garfagnana per le persone di età
avanzata, che vivono sole, il Gruppo è un
punto di riferimento importante in qualsiasi momento e per bisogni
quotidiani.
Inoltre, i volontari sono persone che “coprono” tutti i paesi del
comune e, quindi, il fatto di conoscere, anche personalmente, rende
tutto più semplice e quasi familiare, in modo da non creare remore
o imbarazzo.
I volontari augurano Buona Pasqua
ai membri dell’Amministrazione Comunale
e all’intera popolazione.
La morte
di Susanna
Al momento di chiudere il nostro
notiziario, apprendiamo costernati la notizia della tragica morte
di Susanna Biagioni avvenuta
sabato 8 marzo durante il Rally
del Ciocco.
Sembra che Susanna , mentre
assisteva in località Casa del Regolo, (vicino a Brucciano) allo
svolgersi della corsa, sia scivolata
da una piccola altura, finendo
sulla sede stradale, proprio mentre sopraggiungeva a forte velocità un’auto in gara.
Susanna avrebbe compiuto quaranta anni il 14 di questo mese
di marzo.
Diplomata all’istituto magistrale,
era molto conosciuta ed amata
per il suo carattere aperto e gioviale.
Lascia nel profondo dolore i figli
Manuel di 19 anni ed Elisa di 11
anni, la mamma Loretta Guazzelli, il papà Urano, il marito Angelo Sigismondi, il fratello Andrea ai quali La Pania porge le
più sentite condoglianze.
NEO-LAUREATI
Francesco Babboni si è brillantemente laureato
in Economia e Commercio (1° livello) presso
l’Università di Pisa. Ha discusso con la
professoressa Paola Miolo Vitali la tesi dal titolo
“La gestione delle scorte: aspetti economicofinanziari e modelli quantitativi”
Al dottor Francesco che è anche un forte difensore
del Molazzana in seconda categoria, gli auguri di
uno splendido avvenire, alla mamma Anna Maria
insegnante della nostra scuola materna, al papà
Giorgio tra i più fedeli inserzionisti del nostro
giornale come titolare del Minimarket del
capoluogo, al fratello Federico, porgiamo
congratulazioni vivissime.
Andrea Tomei è ingegnere aereospaziale. Ha
discusso presso l’Università di Pisa la tesi
“Applicazione del software GENOA per l’analisi
di fenomeni di danneggiamento progressivo in
materiali compositi”. Relatori erano i professori
Luigi Lazzeri e Daniele Fanteria.
Un bravissimo! ad Andrea per aver superato
l’ennesima ardua prova. Ci complimentiamo anche
con il papà ragioner Luigi, la mamma Maria
Adelaide Suffredini, da pochi mesi responsabile
dell’ufficio anagrafe del nostro Comune, con il
fratello Giovanni anche lui studente universitario,
e con nonno Lido (84 anni) che pieno d’orgoglio
ha assistito alla discussione della tesi del nipote.
16
Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici •Amici
Amici
Le nascite diminuiscono, le separazioni
aumentano, il nucleo principale della
nostra società, la famiglia, sembra stia
sempre piu’ perdendo il suo significato,
liti tra fratelli per eredità, mariti e
mogli che si contendono i figli come
mercanzia, oggi non sentiamo parlare
d’altro. Nessuno parla di altri legami
altrettanto importanti che a volte
addirittura compensano la mancanza
di una famiglia…oggi è un fortunato
caso avere fratelli; ma ci sono amicizie
così profonde che si stringono in
legami tanto fitti da farti essere certo
che non sarai mai solo, che in fondo
anche se non avete lo stesso sangue
un fratello ce l’hai. In un film dicevano
che un fratello non è altro che uno
sconosciuto che è nato prima o dopo
di te con cui poi condividi la vita, e
un amico allora è molto simile con la
differenza, è vero, che non ha gli stessi
tuoi genitori ma è una persona che ti
sei scelto, anzi gli amici si scelgono a
vicenda.
L’amicizia non ha sesso e non ha età.
Gli amici veri si contano sulle dita di
una mano e sono per sempre, perché
anche quando non li vedi più li porti
sempre nel cuore, e sai benissimo che
se li incontrassi fra cento anni sarebbe
come se non vi foste mai persi di vista.
Si farebbero in quattro per te non ti
negano mai un favore e ne sei certo
perché faresti lo stesso per loro. La
parola amici viene usata a sproposito
tra gente che si calpesterebbe per 10
minuti di successo in più, mentre gli
amici sono tra le poche persone che
sono felici e fiere di te per i tuoi successi
e stanno male a vederti soffrire.
Sono quelle persone con cui riesci a
fare un viaggio di 12 ore nella stessa
auto senza mai perdere il sorriso, quelli
con cui te ne stai in un posto sperduto
senza sentire il bisogno di nulla, quelli
che aspettano in silenzio anni prima
di dirti “te l’avevo detto” , quelli che
non fanno domande perché sanno
benissimo quando non hai le risposte,
quelli che ti difendono agli occhi degli
altri anche dopo averti detto che hai
torto marcio, quelli che i tuoi figli
chiameranno zii, anche se sia te che
tuo marito siete figli unici, quelli con
cui stai fuori tutta la notte e non
vorresti mai venisse il mattino, quelli
con cui passi ore e ore a risolvere un
gioco scemo, quelli che ascoltano i
tuoi problemi esistenziali per anni ma
poi hanno il coraggio di dirti che sono
una grande scemata, quelli che vuoi
vedere o sentire la vigilia di natale
altrimenti non è natale, quelli per i
quali ti fai migliaia di km pur di
rivederli, quelli che ti convincono a
fare cose che odi o almeno a provarci;
ma soprattutto sono le persone a tavola
con te, che chiacchierano, mentre non
riesci a fare altro se non desiderare che
tutto rimanga come in quel preciso
istante senza niente di più o di meno.
Chiara Santoni
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Buona
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Nozze d’oro
Era il 29 marzo del 1958 allorchè Edoardo Bravi si
univa in matrimonio con la diciottenne Alfredina
Fiori. La cerimonia si tenne nella Chiesa Parrocchiale
di Cascio e a celebrare le nozze fu il Parroco Don
Dino Landi.
A Edoardo e Alfredina, La Pania porge vivissime
congratulazioni.
A.S.D. SASSI EGLIO
20 ANNI DI CALCIO AMATORIALE
A sei anni dalla morte, è ancora vivo il ricordo di Don
Angelo Vannucci.
Siamo convinti gli avrebbe fatto piacere vedersi ritratto
con la sua vecchia perpetua, la “Francy” che ogni giorno
aspettava con ansia che il suo Angelo rientrasse in canonica.
Più che una perpetua, Don Vannucci considerava la “Francy”
un membro importante della sua famiglia e da S. Pellegrinetto
prima, poi da Rontano se l’era portata fino a Molazzana.
La foto fu scattata da un sacerdote compagno di seminario
di Don Angelo, incorniciata e donata alla “Francy”. Sotto
sta scritto: “Da un lato il bastone, dall’altro una mano forte
e amica: e la nonnina va…”
Sono ormai passati quasi 20 anni dalla prima partecipazione
al campionato amatori di calcio A.I.C.S. di Lucca quando
Pocai Loriano, Salotti Gabriele, Micchi Mancarlo, Guazzelli
Mario, Bertozzi Andrea crearono la prima squadra di calcio.
Come allenatore fu preso Rossi Giancarlo di Castelnuovo
Garf.na (detto il tipo’) i giocatori tranne alcuni erano per
la maggioranza del comune, ricordo Tortelli Italo, Biagioni
Fabrizio,Micchi Leonardo, Pocai Luca, Bertozzi Andrea, e
un certo Morani che aveva giocato nello Spezia che col
pallone faceva delle magie incredibili, ma la cosa ancora
più incredibile fu che alla prima partecipazione fu vinto il
campionato. L’anno seguente alla guida della squadra fu
preso Semplici Milo di Ghivizzano e fu ripetuto il successo
dell’anno passato. Dal campionato 1991-1992 sulla panchina
siede Bertozzi Gualtiero(detto solo per gli amici “il Bubu)
che come Sir Fergusson da ben 17 anni dirige la squadra
con buoni risultati . Quest’ anno causa parecchi infortuni
e molta sfortuna ci troviamo a lottare per non retrocedere.
Come negli ultimi anni la politica della società è rivolta
a far partecipare
Al campionato il maggior numero di possibile di persone
abitanti nel nostro comune
Tanto che 12 atleti fanno parte di esso e invitiamo chiunque
sia appassionato a questo sport di farsi avanti e partecipare
con entusiasmo a questa bellissima avventura che in questi
20 anni a unito e appassionato tutti i partecipanti.La nostra
forza è sempre stata il gruppo e l’unità creando amicizie
vere e sincere.
U.S.D. Molazzana
Dopo aver attraversato un periodo relativamente tranquillo nella parte finale dello
scorso anno, il 2008 è iniziato in maniera pesantemente negativa per l’U.S.D.Molazzana.
L’avvio del girone di ritorno (quello di andata si era chiuso con gli amaranto a 20
punti, sostanzialmente in posizioni di centro classifica) ha visto una lunga serie di
sconfitte intervallate soltanto da alcuni pareggi interni con un pesante deterioramento
della posizione in graduatoria. Dopo la sconfitta contro l’Altopascio Marginone alla
ventesima giornata, la società ha deciso di esonerare dall’incarico mister Enrico
Lemmi per cercare di restituire slancio e vigore ad una squadra parsa, nelle ultime
uscite, priva di quel carattere e di quell’orgoglio tipici della formazione amaranto. La
squadra è stata affidata a Renzo Silvestri che ha esordito con un pareggio contro
l’Ania con una partita in cui la squadra ha fornito una buona prova ma ha dovuto
fare i conti con la sfortuna ormai cronica (colpiti due pali e una traversa).
La società invita tutti i sostenitori a stringersi attorno alla squadra in modo da
sostenerla in questo finale di campionato duro ed incerto.
Classifica (dopo 21 giornate)
.....46
Castelvecchio ......................39
........
....
na
An
S.
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Aq
....38
Fornaci ..................................35
Coreglia ........................ .....32
Ania .......................................30
Morianese .................... .....29
Altopascio M. .......................28
Vorno ............................ ....28
Virtus ................................ ....27
Acquacalda S.P. ............ ....27
P. Serchio ..............................23
Pieve S.Paolo................ ......23
Spianate ........................ .....22
Molazzana ..........................16
Lammari S.C................. ....11
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GIOVEDì 15,00 - 17,00
SABATO 10,00 - 12,00
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TEL. 0583 618142
ORARIO:
DA LUNEDÌ A VENERDÌ
DALLE 9,00 ALLE 19,00
SABATO DALLE 9,00 ALLE 13,00
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A
TIPOLITOGRAFIA
20 0 5
ITALIAN
ONE STA
NI
A
IC
M
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