melos08 - Amedeo Minghi
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melos08 - Amedeo Minghi
Melos L'intravedere nella poetica di Amedeo Minghi L'INTRAVEDERE IN AMEDEO MINGHI “SE L'ILLUSIONE DURASSE ALTRO NON CHIEDEREI...” Niccolò Carosi Se dovessimo introdurre con altre parole il concetto dell'intravedere, potremmo scrivere: vedere tra, o meglio ancora vedere in modo non compiuto. Tra il vedere e l'intravedere, c'è un aspetto fenomenologico caratterizzante; la possibilità di immaginare, l'illusione che quest'ultimo concetto possiede. Giacomo Leopardi simbolizzò la forza immaginativa del suo poetare attraverso la siepe; oltre la siepe si spinge il pensiero creativo del poeta. La siepe quindi, è il margine della crescita tra finzione e realtà. In Amedeo Minghi il medesimo concetto è applicato in gran parte della sua produzione melodica, in cui la potenza immaginativa, a tratti visionaria dell'artista, non si occupa quasi mai del visibile, del riconoscibile, ma più spesso dell'intravisto Melos quindi, dell'illusione. Non a caso Minghi ha firmato con successo le colonne sonore delle celebri favole televisive, per la regia di Lamberto Bava, in cui il mondo fantastico esprime metaforicamente il concetto dell'intravisto. La psicologia parla di un’alterazione percettiva in quanto considera l’illusione una alterazione della realtà stessa. “Come una finzione non del sangue, ma del rosso” Lo stimolo, che dal mondo esterno giunge al soggetto, ha una sua realtà, ma questa realtà viene percepita dal soggetto in base alle caratteristiche che possiamo definire intra-soggettive. Se ci pensiamo bene, la stessa condizione dell'innamorato esprime una vera e propria alterazione della realtà: l'altra/o in particolare vengono percepiti come nucleo centrale di una soddisfazione simultanea di emozioni. “è l'illusione mia, che è vera” . “Voglio dire che per me sei tutto! Non è vero ma non è una bugia... è la voce mia” Definizione di illusione dal Dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti: “Alterazione percettiva per cui la percezione non si conforma alle caratteristiche dello stimolo determinando una discrepanza fra mondo fisico e mondo percepito. Un altro esempio eclatante del nostro concetto è dato dalla canzone In sogno “Era un sogno non era la vita” in cui l'attività onirica diviene funzionale alla immaginazione stessa e la melodia dà il tono umorale di queste parole... un addio melodrammatico “in sogno … perderti pure, per sempre”. Sulla stessa dimensione esplorativa si colloca il brano Per sempre in cui l'emozione stessa diventa canto tra “l'averti qui e il perderti”, così la melodia diviene membrana di un gioco osmotico di fluidi (come le onde del mare, che vanno e tornano) “tutto scorre via, per sempre”. Jasper scrive: “illusioni si chiamano tutte quelle percezioni che derivano da trasformazioni delle percezioni reali, nelle quali stimoli sensoriali esterni si combinano con elementi riprodotti in un’unità tale che quelli diretti non si possono distinguere da quelli riprodotti” (1913-1959 p.70) Dire che: “Il mondo è un’illusione che io rappresento” è un’affermazione assolutamente coerente. La vita sociale richiede una mia coerenza nella lettura del mondo e quando questa coerenza non si manifesta nelle aspettative del mondo si parla di “mia” illusione. Solo che la vita stessa è un’illusione nella percezione soggettiva del mondo. “E vorrei dire che la mia vita è sogno”. Le persone prendono la loro illusione e la riversano nel mondo sotto forma di interpretazione del mondo in cui vivono. Loro sanno che cos’è il mondo e non sanno che si illudono di conoscere il mondo manifestando delle idee coerenti con la loro illusione. Jasper scrive: “illusioni si chiamano tutte quelle percezioni che derivano da trasformazioni delle percezioni reali, nelle quali stimoli sensoriali esterni si combinano con elementi riprodotti in un’unità tale che quelli diretti non si possono distinguere da quelli riprodotti” (1913-1959 p.70) Questo concetto è ribadito e sviluppato in interi lavori discografici: l'essenzialità ruvida, aspra e sensuale de LE NUVOLE E LA ROSA in cui la donna è intravista come spina e delizia; la forza interpretativa del sogno e dei ricordi in I RICORDI DEL CUORE in cui l'intravisto si esprime in un incessante soliloquio amoroso tra presenze e assenze; COME DUE SOLI IN CIELO in cui vi è una fervida rigenerazione emotiva attraversata dallo spasimo stesso dell'autore, laddove la donna amata Melos si circonda di fascino e mistero seguendo il tragitto stesso del sole, in un girotondo amoroso. L'intravisto è fatto di pause come respiri, percussioni come battiti, in cui lo sguardo intravede nella persona amata la vita stessa. Ancora CANTARE È D'AMORE in cui c'è visione ed emozione in un incendio di suggestioni... si conclude questo viaggio con L'ALTRA FACCIA DELLA LUNA fra drammi e archetipi l'intravisto è il segreto che due persone condividono e costituiscono. La realtà, come oggetto in sé, non è descrivibile in nessun modo dalla ragione dell’individuo. La realtà ha la peculiarità di essere vissuta dell’individuo, ma non può essere descritta in quanto tale. La realtà può solo essere interpretata, de- scritta, solo per quanto l’individuo riesce a limitare per se stesso dell’immenso nel quale vive. Se si accetta il presupposto che la realtà è comunque diversa e infinitamente maggiore di quanto l’individuo è in grado di descrivere; se si accetta che l’individuo è in grado di vivere la realtà anche senza descriverla, ne consegue che è facile illuderci rispetto ad una lettura coerente del mondo in quanto la lettura coerente del mondo è comunque un’illusione. L’illusione, intesa come attività soggettiva di interpretazione dei fenomeni del mondo, è una costante della nostra esistenza e nel modo con cui noi ci rapportiamo nei confronti del mondo. “Se l'illusione durasse altro non chiederei” Melos vita della verso del contrario Al Al contrario del verso della vita Gianluca Lucchese Dopo l’evento di Primula fans club all’Auditorium parco della musica, devo ancora riprendermi: “quando sembra immobile la vita, ad improvviso fa rumore!” Non stare “così distanti insieme”, tanto per citare Amedeo e Audino, e sedermi al fianco di questi due artisti che ammiro e adoro, mi ha stravolto le lancette del cuore e dell’anima. Ho cominciato a pensare che da quel momento avrei potuto vivere al rovescio, iniziare da quel giorno e contare gli anni all’inverso, in modo decrescente. Woody Allen, sui passi di Mark Twain e Scott Fitzgerald, scrisse un testo, “La vita al contrario” dove si inizia “Alla fine”, morendo, e si finisce per abbandonare il mondo facendo l’amore. Anche Simone Cristicchi gli è andato dietro con “La vita all’incontrario” e canta che è come “invertire il senso di marcia del viaggio, diventare forse un po’ più saggio”; il Maestro lo è sicuramente e io vorrei sorridere con voi scrivendovi tracce di una carriera, appunto, al rovescio. Anche se sappiamo “che giocare il tempo non si può”, siete pronti a seguirmi, vero? Iniziamo. All’Auditorium parco della musica di Roma, festeggia con il fans club Primula, con le due figlie Alma e Annesa e col gruppo di autori di questa rivista, diretta da Niccolò, l’inizio di un a carriera straordinaria. La musica gli scorre nelle vene in “un vento disperato”. Definisce i suoi obiettivi e pianifica una ventina di duetti con artisti eccellenti, si promette di esser tradotto in molte lingue e di scrivere per almeno 50 interpreti, creare colonne sonore per il piccolo schermo, incidere brani per musicoterapia. L’uscita del suo primo lavoro è il 27 Novembre 2015; “Di canzone in canzone” un cofanetto record come esordio che contiene 6 cd e 89 tracce. E anche se c’è qualche ruga e un capel- Melos lo bianco, si capisce che di carriera ne farà. “La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e gradualmente diventare diciottenni” scriveva Mark Twain. Di lì a poco esce un videoclip che lo vede in vetta ai filmati più popolari di You tube (“Io non ti lascerò mai”, Suoni tra ieri e domani, Terre sommerse edit, regia Michele Vitiello). Poi un tuffo al cuore: nasce la sua compagna di vita, forse per quella canzone meravigliosa scritta con Paolo Audino che collaborerà a lungo col Maestro. Un anno dopo, In America, Justine Timberlake lo prende come riferimento musicale per un brano strumentale che Amedeo scriverà nel 70. Poi, con nuova linfa, comincia colonne sonore per fiction sulla Rai ( “Anita” ) e gli danno un programma dal titolo “Cantare è d’amore”. In seguito spinto dall’entusiasmo del cofanetto “Di canzone in canzone” si butta in teatro (Ghione di Roma) per un tour di sette serate e l’anno seguente debutta con “Cammina cammina” al Festival di Sanremo. Nello stesso periodo registra il concerto “L’ascolteranno gli americani” che darà il via ai seguenti 40 anni di carriera, scrivendo anche un libro dal titolo omonimo (di nuovo con Audino). Il tempo lo ringiovanisce ancora e in vacanza sul mare scrive un brano che darà ad Andrea Bocelli (Per noi). E di nuovo sempre più in forma partecipa ancora a Sanremo con Mariella Nava e scrive con altri collaboratori dei brani che canterà anche di fronte a Giovanni Paolo II. Di Festival ne farà altri con posizioni buone e altre meno “belle e magnifiche”, dimostrando sempre personalità e professionalità, interrompendo anche l’orchestra in seguito a un guasto tecnico perché “cantare è d’amore”, si sa. Molti anni dopo capiterà anche a Celentano. La sua popolarità aumenta di pari passo ai suoi capelli che raccoglie in un elegante codino; le rughe si dissolvono pian piano e l’età diminuisce ancora. Le copertine dei dischi seguono un percorso inverso al ritratto di Dorian Gray. La moglie Elena sempre più bella, lo segue e incoraggia ovunque. Tra gli anni 2000 e 90, compie cose incredibili tra cui 4 dischi d’oro con l’album Decenni e un tour in America latina. La sua giacca celeste diventa famosa. Il 31 Luglio seguente apre un concerto con un tuffo al cuore e un nodo in gola; “in una solitudine cosmica” nasce Gaio Chiocchio e Amedeo canta con la voce strozzata per la troppa emozione. Chiocchio così “elegantemente trasandato” con le tasche piene di gettoni telefonici per la sua futura amata, scriverà testi magnifici. Amedeo capisce che quella persona diverrà un grande poeta e che dividerà con lui la canzone manifesto della propria vita. Anni dopo comporrà le colonne sonore di Fantaghirò che per Mediaset diventerà una colonna portante per tutti i seguenti anni, riproponendo la serie nei mesi natalizi anno dopo anno. Ed eccolo a dividere la scena con Mietta, sempre a Sanremo: Vattene Amore! Arriva terzo e vince 10 dischi di Platino! Si dice che poco dopo, Mina e la Vanoni avrebbero voluto inciderla. Quindicimila fans andranno a sentirlo cantare in curva sud. È popolarissimo: in Spagna un barbone si alza dal marciapiede per salutarlo! Il suo modo di porsi al pubblico è più composto, quasi timido adesso; in fondo sta ringiovanendo ancora e preferisce stare dietro una tastiera. Con ancora più energia e capelli, porta al trionfo Mietta, sempre a Sanremo, con Canzoni, poi finisce la collaborazione con Pasquale Panella che nel tempo ha scritto con Amedeo grandissimi successi. Pieno di entusiasmo crea il tour “Forse sì musicale”, tre anni e 160 repliche dove “La vita mia” fa da padrona indiscussa del tour più Melos lungo della musica italiana. Gli anni 80 vanno avanti con partecipazioni a Sanremo con Katia Ricciarelli che lascia il suo Pippo Baudo e nel 1983 con barba da poco più di trentenne, viso fresco e fisico invidiabile, ecco la sensazione che dicevo prima su Gaio: tra il 2000 e la guerra, canta per l’ultima volta 1950. A seguire produce Mario Castelnuovo. Poi perderà di vista l’amico Chiocchio, “bohémien” troppo giovane e impegnato a seguire poesie e parole, amori e donne sole col loro sguardo perduto. Del resto anche il Maestro è impegnato in altro: inizia a collaborare con De Gregori, De Angelis e suonare e cantare in un gruppo, I Pandemonium. Nel 73 il suo ultimo album “Amedeo Minghi”. Lo Stato lo chiama al servizio militare nei Bersaglieri: e canterà pure lì. Poi l’incontro con Califano ed Edoardo Vianello, una cover di Sergio Endrigo e a seguire l’ultimo programma televisivo “Scala Reale”: 19 anni, è bello”come un giovane leone”, pieno di entusiasmo e vita, magrolino e scattante, acerbo ma sicuro di sé! In un vibrato pulito e perfetto canta “Alla fine” scritto con Mogol, un talento di autore che già ha collaborato con Minghi e con un Battisti formidabile. Applausi e uscita dalla scena pubblica con abito e cravatta, in un’eleganza che da subito lo ha contraddistinto. Qualche vogata controcorrente nel Tevere con la barchetta del padre e poi a farsi cullare seguendo il moto del fiume o per le stradine col Moschito. I suoi interessi si dirigono anche al cinema e sul “rimorchio” delle straniere ai Musei Vaticani. Ma ancora non si ferma con la musica. Si ritira con gli amici adolescenti, scanzonati e giovanissimi, per creare un suo gruppo, I Noemi: è un complesso beat e lui, voce solista, scrive la sua ultimissima canzone dal titolo “Una cosa stupida”. Come l’idea di questo mio articolo “al contrario del verso della vita”. Ahah saluti. Melos Ricordiamoci sempre “NON DURANO CHE GLI ATTIMI” Filippo Alosi In “Tempo di baci e abbracci” Amedeo ci ricorda sostanzialmente che nella vita certi momenti “non durano che gli attimi”. Per questo non dovremmo mai stancarci di dire “abbracciami e stringimi” a coloro che amiamo, per questo non dovremmo mai lasciarci scivolare via le occasioni e le persone che vorremmo vicino. Natale è trascorso da poco ed è durante i giorni che accompagnano questa festività che le emozioni prendono il sopravvento, scandendo i momenti felici e quelli meno piacevoli. I suoni ed i rumori, in questo periodo dell’anno, si amplificano: i suoni dell’amore, i rumori delle assenze. Proprio per questo, partendo dalla frase “non durano che gli attimi”, in questo mese che ci proietta nel pieno del 2016 voglio scrivere di sentimenti e di stati d’animo per lanciare a tutti noi un augurio. Una frase che, per i fan di Amedeo, è di- ventata una sorta di “mantra” e che dovrebbe essere usata persino in campo motivazionale. Qualcuno, se non sbaglio, ha persino deciso di tatuarla sul proprio corpo e portarla con sé ovunque e per sempre. E questo la dice lunga su quanto il significato di queste parole abbia colpito il cuore di molti. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, queste cinque parole racchiudono un significato straordinariamente importante. Spesso, nella vita di tutti i giorni, passiamo da un’esperienza all’altra dimenticandoci l’importanza delle cose e del tempo che trascorre inesorabile. Corriamo troppo veloce e ci perdiamo il panorama o, al contrario, andiamo troppo piano o rimaniamo fermi vanificando i nostri giorni. Può accadere perché siamo sfiduciati, perché abbiamo sofferto per qualcosa o per qualcuno, perché temiamo che il cuore Melos possa sanguinare ancora. Ma così facendo ci perdiamo… la Vita! Se lo tenessimo sempre a mente, se evitassimo di nascondere la testa sotto la sabbia, se ci dessimo come obiettivo quello di guardare avanti senza recriminazioni e senza cadere nell’autocommiserazione, la vita contro la quale spesso inveiamo inizierebbe a sorriderci e forse ci regalerebbe molte di quelle cose che desideriamo e che invece stentiamo a trovare. Che “Non durano che gli attimi” diventi un inno da affiancare, ad esempio, a quella esortazione a vivere e a rispettare la nostra vita che troviamo in “E’ questo il vivere”; che queste cinque semplici parole si staglino a caratteri cubitali davanti al nostro sguardo mentre guardiamo avanti, divenendo un venticello fresco che ci scrolli di dosso il pessimismo e ci sproni a volare verso un futuro a tinte più forti. emozioni. Attraverso la musica, ancora una volta, ci condurrà per mano lungo un percorso vivificante che ci consentirà di sorridere, di commuoverci, di piangere. Ci condurrà lungo la strada che ci porterà nel futuro di ciascuno di noi, un futuro in cui ogni nostra esperienza sarà vissuta e ricordata attraverso le sue note e la sua voce. Com’è sempre stato, come continuerà ad essere per i prossimi decenni. Si, perché la musica può questo ed altro. Il nostro melodista ce l’insegna con i fatti da ben 5 lustri. Amedeo, dicevo, farà questo ma anche molto altro. E noi tutti? Ognuno, nella propria vita e nella propria realtà, cerchi di dare il meglio di sé. E lo faccia prima di tutto per se stesso perché è solo amandosi un po’ di più che si possono amare e aiutare le persone alle quali teniamo. Auguri di buon anno a tutti: che il 2016 sia davvero e al di là di ogni retorica l’anno della svolta, l’anno in cui i progetti sopiti e i desideri quasi dimenticati possano spiccare il volo e farci arrivare lontano. Perché se vogliamo – ma dobbiamo volerlo sul serio – tutto o quasi diventa possibile. E quei momenti che “non durano che gli attimi” possono assumere un ruolo determinante nel significato delle nostre esistenze. Siamo a gennaio, il primo mese dell’anno, e questo articolo vuole essere un augurio e un incitamento all’azione e alla propositività. La vita è troppo breve per lasciarla scorrere senza viverla davvero. Io lo so “su di me” e per questo ci tengo a lanciare questo invito all’azione e all’ottimismo. Amedeo, che in questo 2016 festeggia i suoi 50 anni di carriera (“mica uno scherzo…”), userà i prossimi mesi per lanciare quelle iniziative e quei lavori di cui ha parlato il 12 dicembre durante l’incontro “Tempo di baci e abbracci” annuale con il Primula fan club. Regalerà https://youtu.be/41w9DP5tjhs a se stesso e a tutti noi nuove imperdibili Melos LA MUSICA PER IMMAGINI Massimo Mastrogiovanni Scriveva Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco, uno tra i maggiori pensatori del XIX secolo, che la musica è essenza stessa del pensiero e dell’esistenza, l’unica arte in grado di andare oltre la materia e di esistere a prescindere dal mondo stesso. E ancora, che la musica «esprime con un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé del mondo» e che il suo effetto «è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza […] ». Se è vero, dunque, che la musica è già di per sé la più alta tra le arti, quando incontra le immagini sposando il cinema, diventa, davvero, immortale! Sono tantissimi i musicisti che hanno messo la propria arte e il proprio estro al servizio del cinema. L’Italia è stata la patria di molti di loro, come Riz Ortolani, Nino Rota, Armando Trovajoli, Nicola Piovani, Stelvio Cipriani, Piero Piccioni, ma la ‘settima arte’ gli ha regalato una fama mondiale e duratura. Primo tra tutti, praticamente un orgoglio nazionale, è Melos senza dubbio il maestro Ennio Morricone, pluripremiato compositore di centinaia di colonne sonore, tra le più amate e celebri del cinema di tutto il mondo. L’esperienza che sicuramente è mancata nel bagaglio professionale di tutti questi artisti, proprio perché talmente rara da trovare, è la composizione di temi musicali legati a storie di natura fantastica. Nostro motivo di vanto è il fatto che il Minghi narratore di grandi sentimenti, dei ‘ricordi del cuore’, delle sfumature della vita e di ogni sfaccettatura dell’animo umano, ha saputo raccontare, con la stessa, identica delicatezza, storie di terre lontane, di ‘mondi dell’altrove’, perduti nel tempo e nello spazio, ma altrettanto ricchi di fascino, magia e sentimento. E sebbene le nostre fiabe televisive siano ben lontane dall’essere paragonate a successi cinematografici di ben più ampia portata come “Il Padrino”, con le musiche di Nino Rota, o “C’era una volta in America” e “Il Buono, il Brutto e il Cattivo, entrambi musicati da Ennio Morricone, anch’esse mantengono una loro dignità e una loro forza espressiva. Per alcuni di noi lettori, soprattutto per i più giovani, le colonne sonore di Amedeo Minghi sono state il biglietto d’ingresso all’universo musicale ben più ampio di un artista completo, un cantautore, un mago di note e di parole che ci hanno fatto vivere, e rivivere tutt’ora, emozioni uniche ed indimenticabili. La testimonianza di tale affetto mi viene da voi stessi, cari lettori, che seguite il maestro Minghi da molto più tempo di me, ragazzo appena trentenne giunto alla sua musica proprio tramite “FANTAGHI- RÒ”, “DESIDERIA”, “SORELLINA” e “LA PRINCIPESSA E IL POVERO”, le fiabe più belle della mia infanzia che tutt’ora mi fanno compagnia durante le festività natalizie. Ed è proprio il Natale il momento speciale in cui la magia si rinnova. Quest’anno più che mai, grazie a Mediaset (che forse per la prima volta dopo molti anni ne ha compreso davvero il valore mandandole in onda nella fascia oraria pomeridiana), le fiabe di Lamberto Bava hanno potuto godere di una seconda popolarità: ragazzi, adulti, nonni e mamme con i loro bambini, erano tutti lì, stretti d’avanti alla TV, a rivivere le avventure senza tempo della principessa guerriera e di tutti gli altri protagonisti, a soffrire con loro delle disgrazie o a gioire dei loro successi, ad emozionarsi per lo sbocciare di grandi amori, quelli veri, puri e senza fine, come da lunga tradizione dei racconti popolari. La musica, ancora una volta, è la protagonista incontrastata, l’essenza stessa del mondo, come scriveva, appunto, Schopenhauer, la corda più intima dell’animo umano. La musica di Amedeo Minghi ha sposato il cinema, e il cinema ha reso la sua musica immortale, liberandola da limiti di tempo, spazio sesso ed età. Ognuno di noi, durante queste festività natalizie, vecchio o giovane, uomo o donna, ha saputo ritagliarsi il proprio spazio d’infanzia per gustarsi, con lo stesso entusiasmo della prima volta, le uniche storie fantasy che l’Italia abbia avuto il coraggio di realizzare! E non è certo, un caso che questi racconti siano, oggi, dei piccoli cult in ogni parte del mondo. LE INTERVISTE IMPOSSIBILI DI GIANLUCA LUCCHESE Niccolò mi ha proposto una rubrica per questo sito. Io, vista la mia devozione totale per Amedeo, ho accettato senza nemmeno pensare a cosa scrivere; poi, volando tra testi parole, ho immaginato un’improbabile intervista con il Maestro; a volte distratto, altre cinico, altre ancora, preciso. E mi sono divertito. In un mondo dove tutto diventa inevitabilmente e inverosimilmente serio, vorrei che anche voi, come me, lasciaste spazio tra una domanda e l’altra a qualche nota d’un sorriso… Oggi, siamo in piazza dei Miracoli, Amedeo! Facciamo come ai Musei Vaticani, dai! Ci sono un sacco di turiste! Guarda quella! Lì all’ingresso della torre. - Quel rosso delle guance, caldo e traditore. Quell’incerta espressione del viso… Ok, non è il tuo tipo, ho capito, guarda l’altra al fianco! - Tu che fai quell’espressione. Rispondi sottovoce. Hai ragione, parliamo piano, senza dare nell’occhio! C’è quella vestita di bianco, scalza… - Candida Sidelia del tuo mondo fiero della veste bianca tu non sei mai stanca, mai. Ma troppa gente sta girando intorno al mondo tuo. Mettiti le scarpe. Io ti voglio portare in quel posto di mare. Sidelia? Ma la conosci? Dai, stai arrugginendo. Che scuse trovi? T’inventi pure il nome! Cavolo, il suo uomo ci rincorre! - Al modo giusto ora corri presto, dai! Un capriccioso contrattempo al nostro appuntamento. Un uomo venuto da molto lontano. Stringeva il dolore e un libro in mano. Ma che appuntamento dici? E poi, poveraccio, si è sentito tradito quell’uomo. Stava per tirarcelo quel libro, hai visto? - Va’ e ricorda questo cuore mio. Che Caino sono pure io! Corri, dai! Adesso s’è arrabbiato davvero! Andiamo verso la Cattedrale! È arrivato il pullman dei giapponesi, anzi delle giapponesi! Guarda quella che sorride e si nasconde! - Nenè, forse ti confondo il viso creatura mia mi passi e vai, poi torni ancora, poi non ci sei, bambina mia. E come in mezzo al mare tu diventi un’isola! Ma è possibile che le mandi tutte via? E poi basta con questi nomi inventati! Mica ci cascano le donne adesso! Siamo nel 2016 Amedeo! E che dici della guida turistica che canta, lì, seduta sul prato? - Rosa, pur’io sto a cantar, a suspira’. Ma dai… ancora con ‘sti nomi di fantasia! Lo vedi che le mandi via? Cambia tattica dai! Devi entrarle nell’anima! - Dal petto l’anima può fuggirgli ed io la colgo; io la rapirò e sarà mia! Bravo! Così mi piaci! C’è una bella spagnola là sulle scale del Battistero, dille qualcosa di profondo! - El inmenso es este amore mio. Y mi celo est mi alma. El inmenso es ella, que me quiere a mì. Ti sorride! Fantastico, ma come hai fatto? Pure cantando glielo hai detto! - È improvvisazione, non è vento non è sole. Perché cantare è d’amore. Eccola si avvicina, chiedile se ha un’amica per me! Stasera si fa serata! - L'amicizia è la cosa più grande che c'è, forse niente è più stretta. There are times in your life when you feel sad inside call your friend and togheter, go away for a ride... - Ma noooo Amedeo? Gli hai chiesto un amico! Io volevo un’amica per me! E quell’energumeno chi è? Ha pure i baffi! Non lo voglio, Amedeooo aiutamiii! Che resterà di me? Piove pure adesso! Aiutamiii. - Le prime ore del nostro amore… Tutto se ne va… qualcos’altro resterà! Tu che ancora chiederai! Qualcos’altro resterà! E la pioggia resterà! Meglio dimenticare. Nuvole su di te! Io credo che in fondo in fondo son segni del suo dispetto… Che spina qui nel mio fianco. Così sei tu. Polvere e niente più! Io una spina? Mi lasci con un uomo e dici che sono una spina? - C’è dell’altro ancora. La sottoveste di colore aurora, le caramelle al gusto di lampone e plastica trasparente prudente per quando piove, c’è un orsetto di pezza… Se aspetti, vedrai, se mi ascolti tu capirai che d’amore si può anche volare se tu cancelli il dolore e la paura… Aiutooo… scappo… me la pagherai Amedeo… quel tipo in sottoveste aurora mi rincorre con le caramelle e quell’orsetto di pezza in mano… aiutamiii… Canzoni: Marì, Distratta poesia, Candida Sidelia, Quando l’estate verrà, Un uomo venuto da lontano, Nenè, Rosa, Mio nemico amatissimo, El inmenso, Cantare è d’amore, Un nuovo amico, E la pioggia resterà, Qualcosa di lei, Ladri di sole.