Nome: Stato di Eritrea - Associazione Cittadini del Mondo

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Nome: Stato di Eritrea - Associazione Cittadini del Mondo
Eritrea
Venerdì 10 Giugno 2011 15:06
IN ALLESTIMENTO.....
Nome: Stato di Eritrea
Popolazione: 5.2 milioni (UN, 2010)
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Capitale: Asmara
Superficie: 117,400 sq km (45,300 sq miles)
Lingue parlate: Tigrina (ufficiale), Araba (ufficiale), Inglese (ufficiale), Tigre, Kunama, Afar
Principali gruppi etnici: Tigrinya 55%, Tigre 30%, Saho 4%, Kunama 2%, Rashaida 2%, Bilen
2%, other (Afar, Beni Amir, Nera) 5% (2010 est.)
Religioni: Islamica, Cristiana Copta, Cristiana Cattolica, Cristiana Protestante
Moneta: Nakfa
Internet domain: .er
International dialling code: +291
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INDICE
- Storia antica
- Periodo coloniale
- Indipendenza
- Attualità
Storia antica
Il nome Eritrea risale dal latino Erythræa che a sua volta deriva dal termine greco Erythraía
(Ερυθραία). L'Eritrea ha dato per lungo tempo il suo nome anche al Mar Rosso noto
nell'antichità come Mare Erythræo.
Si tratta di una delle regioni della zona sub-Sahariana con la storia più antica. Le prime
testimonianze di insediamenti urbani e di coltivazioni agricole risalgono al periodo 3.500 a.C.2.500 a.C.
Intorno all'VIII secolo a.C. venne fondato nel territorio che corrisponde all'attuale Etiopia
settentrionale e all' Eritrea un regno noto come D'mt (pronuncia Damat) con capitale a Yeha
(Etiopia settentrionale). Questo regno intratteneva relazioni commerciali con il Regno di Saba
situato nlla zona dell'attuale Yemen al di là del Mar Rosso.
Dopo il declino del regno D'mt nel V secolo a.C., sorse nella pianura settentrionale dell'Abissinia
la civiltà detta regno Axumita o di Aksum. Esso continuò a crescere dal IV secolo a.C. fino al I
secolo della nostra era, coniando una propria moneta sin dal III d.c e convertendosi al
Cristianesimo durante il IV d.c.
Nel VII secolo, l'avvento dell'Islam in Arabia causò l'inizio della decadenza sia dell'attività
commerciale che dell'influenza della civiltà di Aksum sul Mar Rosso, con il conseguente
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spostamento del suo epicentro verso l'interno, in territorio etiope, dove subì la conquista sia da
parte degli Arabi che delle popolazioni locali intorno all'850 o al 950 d.c.
Durante il periodo medioevale, la regione che chiamiamo attualmente Eritrea fu sede di diversi
regni minori e di clan tribali. Tra l'VIII e il XIII secolo l'Eritrea settentrionale e occidentale finirono
sotto il controllo del popolo Beja, una etnia kushita di religione islamica proveniente dal Sudan. I
Beja costituirono cinque regni indipendenti: Naqis, Baqlin, Bazin, Jarin e Qata. L'influsso dei
Beja sull'Eritrea si concretizzò anche nell' ampia diffusione della religione islamica nella regione,
che venne così posta sotto l'influenza del califfato degli Omayyadi prima, degli Abbasidi poi, e
infine dell'Impero Ottomano.
Durante il XV ed il XVI secolo l'Eritrea settentrionale e la zona costiera finirono sotto il totale
controllo ottomano, che governò la regione per oltre 300 anni dalla sua sede nel porto di
Massawa, da dove tentarono inutilmente la conquista dell'Etiopia.
Nello stesso periodo l'altopiano centrale e la linea adiacente di costa divennero al sede di un
regno cristiano chiamato Midre Bahri o Midre Bahr che significa terra marina in linguaggio
tigrino. Questo regno cristiano era governato dal Bahr negus (che significa re del mare) e venne
in seguito assimilato ai regni abissini del sud. L'estensione del suo territorio era limitata all'area
settentrionale del fiume Mareb che ancora oggi è considerato un confine naturale tra Etiopia ed
Eritrea.
Il potere del sovrano Bahr negus andò affievolendosi con il tempo fino ad essere soppiantato da
un regime repubblicano noto con il nome di Hamasien, basato sul governo dei proprietari terrieri
delle alture centrali che amministravano la regione tramite dei consigli di anziani o shimaghile,
mentre tutti gli uomini abili alle armi prestavano servizio in un esercito militare permanente.
Le coste meridionali eritree erano invece popolate dalle etnie islamiche degli Afar e dei Saho,
inizialmente organizzati in clan tribali ma che successivamente si unificarono a formare nel XVI
secolo il sultanato di Adal (che comprendeva i territori dell'attuale Etiopia orientale, il Gibuti e la
Somalia settentrionale).
Nel 1865 le regioni costiere venivano acquistate dall’Egitto, che dalla guerra civile abissina
trasse dapprima l’occasione ad espandersi verso l’interno con la conquista di Cheren nel 1872. 4/7
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In seguito l'Eritrea divenne campo di battaglia tra mussulmani egiziani e cristiani etiopi. Gli
egiziani subirono due gravi sconfitte a Gundat (1875) e a Gurà (1876). Nel frattempo le regioni
occidentali dell'Eritrea subivano l'invasione dei Dervisci provenienti dal Sudan.
Periodo coloniale
Il sacerdote cattolico italiano Giuseppe Sapeto acquistò nel 1869 la Baia di Assab dal sultanato
di Afar per conto della compagnia di navigazione dell'armatore genovese Raffaele Rubattino.
Con l'apertura del Canale di Suez, anche l'Italia, come tutte le potenze coloniali dell'epoca,
cominciò a pianificare la conquista di una regione costiera dall'alto valore strategico, che
sarebbe diventata a breve la rotta commerciale navale più utilizzata al mondo. Con
l'approvazione del parlamento italiano e del re Umberto I, l'Italia espanse i suoi possedimenti a
settentrione lungo le coste del Mar Rosso e oltre il porto di Massaua, assimilando i
possedimenti degli Egiziani, che vennero espulsi. Verso l'interno l'esercito italiano incontrò una
dura resistenza da parte delle armate dell'imperatore etiope Yohannes IV, il quale aveva
progettato la conquista del territorio eritreo per guadagnare uno sbocco sul mare al proprio
regno.
Il Negus Yohannes tuttavia trovò la morte durante una battaglia contro i Dervisci a Metemma.
Con l'ascesa al trono del successore, Menelik, si andò al trattato di Uccialli e all'occupazione di
Cheren e Asmara.
Il 1° gennaio 1890 con decreto reale i vari possedimenti furono riuniti, entrando a far parte della
Colonia Eritrea.
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Nel 1895 gli italiani tentarono un'espansione ai danni dell'Etiopia occupando provvisoriamente
Axum e Adua. Dopo una serie di sconfitte, culminate in quella rovinosa di Adua, la campagna
itliana d'aggressione ebbe fine. Dopo i trattati anglo-italo-etiopico del 1902 e quello italo-etiopico
del 1908, che posero fine ai contenziosi sui confini, seguì un periodo di pace che durò fino al
1935.
Tra il 1935 e il 1936 l'Eritrea costituisce la base delle operazioni militari italiane per la conquista
dell'Etiopia. Al termine del conflitto, voluto da Mussolini e conclusosi con la vittoria italiana,
l'Eritrea entra a far parte, assieme all'Etiopia, dell'Africa Orientale Italiana, istituita ufficialmente
il 1°giugno 1936.
La nuova colonia italiana avrà comunque vita breve. Nel 1940 infatti l'Italia entra in guerra al
fianco della Germania e in Africa si trova praticamente accerchiata dagli inglesi. Il 1° aprile
1941 i britannici entrano ad Asmara, dopo sette giorni sono a Massaua, l'Eritrea passa sotto
l'amministrazione inglese fino al 1952.
Indipendenza
Alla fine del conflitto, le Nazioni Unite promossero una lunga indagine conoscitiva per capire
quali fossero le aspettative del popolo eritreo, per fare ciò si servì anche di un referendum al
quale però poterono partecipare solo gli anziani di sesso maschile (shimagile). Sia coloro che
volevano l'unificazione con l'Etiopia, sia coloro che desideravano la totale indipendenza
dell'Eritrea, fecero enormi pressioni sulle grandi potenze mondiali e sulle stesse Nazioni Unite.
Non ultimo lo stesso impero etiope cercò di guadagnare influenza sull'Eritrea liberata
servendosi di un potente strumento: la Chiesa Ortodossa Etiope. Tutti i credenti ed i membri
dell'entourage ecclesiastica che non aderirono al progetto di annessione dell'Eritrea vennero
scomunicati.
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Le stesse superpotenze vennero coinvolte nella questione eritrea. Il blocco comunista, così
come gran parte dei paesi indipendenti non-allineati, auspicava una Eritrea indipendente,
mentre le potenze occidentali, tra le quali gli Stati Uniti, la Francia, e il Regno Unito,
auspicavano l'unione con l'Etiopia, poiché quest'ultima si era allineata da tempo con il blocco
occidentale. Alla fine venne raggiunto un compromesso grazie al quale l'originaria colonia
italiana d'Eritrea veniva federata all'Etiopia. All'interno della federazione l'Eritrea avrebbe
posseduto un proprio parlamento e una amministrazione autonoma, ed avrebbe dovuto avere
dei rappresentanti parlamentari nel nuovo parlamento federato.Tuttavia l'Etiopia non rispettò i
patti e questo fu causa di un trentennio di conflitti.
L'Imperatore Hailè Sellassìè, non rispettando le autonomie eritree, fin dal 1952 fece occupare
dall'esercito etiopico i punti strategici del Paese, nel ‘53 è soppressa la libertà dì stampa, nel '55
destituisce il capo di governo legittimo sostituendolo con due ras etiopici, nel 1961 abolisce la
bandiera eritrea e nel novembre del 1962 considerò decaduti gli accordi federali, l'Eritrea fu
ridotta al rango dì provincia dell’Impero etiopico. Dopo iniziò un periodo di ”pulizia etnica” e di
terrorismo di stato che durò fino al 1974 anno in cui fu deposto Hailè Sellassìè. Per gli eritrei
non cambiò nulla, la guerra di liberazione, iniziata il 1 settembre 1961, continuò contro il “Derg”
di Menghistù fino al 1991.
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