Arresti domiciliari. Per tre. Torna il Carnevale Molfettese.

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Arresti domiciliari. Per tre. Torna il Carnevale Molfettese.
w w w .i l f a tto.n et
Molfetta
Quindicinale gratuito di informazione.
Corsivo
Vendola, Poli
Bortone e Palese:
calato il tris per la
Regione.
giovedì 4 febbraio 2010
n° 53
Politica
In città
Sport
Il nuovo porto
continua a
scatenare il dibattito
tra maggioranza e
opposizione.
Premiati cinque
carabinieri in
servizio alla
Compagnia di
Molfetta.
Esonerato
l’allenatore della
Liberty, Enzo del
Rosso.
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pagina 19
pagina 25
Come oggi. 18 anni fa...
Arresti domiciliari. Per tre.
Torna il Carnevale Molfettese.
Tre fratelli, costretti sulla sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare, da
oltre 10 giorni non escono di casa a causa di un guasto all’ascensore condominiale. La famiglia chiede il rispetto del loro diritto di andare a scuola e di
non essere prigionieri senza colpe.
Appuntamento con la cinquantunesima edizione della manifestazione. Non
mancano il veglioncino dei bambini, le serate a teatro e le due sfilate in programma il 14 e 16 febbraio. E da quest’anno i carri allegorci, cinque realizzati in città, tornano a filare in Corso Umberto.
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giovedì 4 febbraio 2010
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Regionali: via alla girandola dei nomi
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Salvo improvvisi colpi di scena saranno tre i candidati alla presidenza: Rocco Palese per il centrodestra,
Nichi Vendola per il centrosinistra e Adriana Poli Bortone sostenuta da Io Sud e UdC.
Le primarie del 24 gennaio hanno deciso le candidature per le regionali di
fine marzo, designando Vendola, largamente vincitore su Boccia, e risolvendo
anche il nodo dello schieramento avversario, infatti nella stessa giornata il
centro destra ha scelto Rocco Palese,
attuale capogruppo Pdl alla Regione,
spingendo Adriana Poli Bortone a proporsi a sua volta, guadagnando l’appoggio dell’Udc. Grande differenza
delle procedure, che è poi la differenza
fra due idee di politica, da un lato dopo
mesi di guerriglia interna ai partiti,
anzi, al solo Pd, alla fine la decisione
l’hanno presa coloro che hanno votato alle primarie, a Molfetta sono stati
2611, dall’altra ugualmente guerriglia,
nel Pdl fra il gruppo Fitto, gli ex An, i
salentini contro i baresi, ma scelta finale dei dirigenti, se non del solo Berlusconi. Quando si ha la tentazione e la
si ha, diciamolo, di pensare che destra
e sinistra pari siano, almeno questo
bisognerebbe ricordarlo. A Molfetta
l’esito, schiacciante per Nichi Vendola, 2337 voti contro i 284 di Francesco
Boccia, è stato frutto di un intrecciarsi
di processi diversi. Il Partito Democratico cittadino ha avuto in Guglielmo
Minervini uno dei supporter più convinti della ricandidatura di Vendola,
nonostante il partito avesse indicato
Francesco Boccia. Il dato finale fa intendere che sulla scelta di Vendola si
siano ricomposte le divisioni interne al
circolo locale. Piero de Nicolo ha sposato la causa di Vendola e, affinché non
ci fossero dubbi, domenica s’è presentato a Molfetta con il senatore Alberto
Tedesco, ex assessore regionale alla
Sanità, cui de Nicolo fa riferimento, che
ha dichiarato: “Il voto è segreto. Ma io
ho votato per Vendola”. Hanno affollato la sala di San Domenico, sede delle
primarie, i militanti del Pd e gli irriducibili di sinistra, mischiati alle signore
attempate giunte alla fine della messa,
ma anche quelli spedititi da chissà chi,
che sono pure tornati indietro a chiedere la ricevuta dell’euro versato, per
diffidenza o forse per esibirla, c’è stato
pure qualcuno che, avuta la scheda, ha
chiesto candido “ed ora cosa faccio?”,
forse chi l’aveva mandato per la fretta
s’era scordato di dir su che nome andava posta la croce. Anche i big della
politica locale, fermatisi poi a discutere sul dopo primarie. Perché trovati
finalmente i candidati alla presidenza
della Regione si comincia a scannarsi
sulla composizione delle liste, in vista di una breve campagna elettorale.
Molte decisioni sono ancora da prendere, ma dovrebbero grosso modo aver
conferma le indiscrezioni che circolano
da tempo sui candidati molfettesi, che
non saranno pochi. Nel centro destra,
per precisa disposizione del senatore
e sindaco, un solo candidato, che poi
sarebbe lui stesso, non proprio lui con
nome e cognome, di cariche ne ha già
troppe, ma il suo fedelissimo Antonio
Camporeale; al palo, quindi, l’eterno
pseudo delfino Nicola Camporeale,
che rimarrebbe presidente del Consiglio Comunale. Il sindaco ha chiamato
a raccolta i suoi, la competizione lo
eccita e, quindi, nemmeno un voto deve
andare perduto, che non ci provino gli
esponenti del Pdl a promettere i loro
voti a qualche candidato forestiero. Il
consigliere uscente Franco Visaggio,
che gli ultimi avvistamenti danno nel
centro destra, non riuscirebbe a trovare una lista che gli si adatti e potrebbe
così anche rinunciare. Nel centro sinistra giochi ancora da decidere. Per il
Pd si presenterà l’assessore regionale
Guglielmo Minervini e potrebbe anche farlo Piero de Nicolo; ancora in
attesa che si chiariscano le dinamiche
interne alla sinistra Antonello Zaza.
Abbastanza sicuro, invece, Domenico
Cives per l’Italia dei Valori, mentre
ancora in cerca di collocazione Tommaso Minervini. C’è chi si sente forte
e correrà per sé, chi lamenta che ancora una volta mancherà in città un
progetto comune ai partiti, ma a tutti è
chiaro che non si vince solo con i voti
di Molfetta e non si vince se non si hanno dietro gruppi di cui si è espressione.
Rimangono giusto un paio di mesi per
tirare le fila del lavoro fatto in questi
anni o raccogliere quanto si è seminato, saranno mesi di fuoco.
Lella Salvemini
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Primo Piano
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Prigionieri della loro casa
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Tre fratelli disabili bloccati da oltre 20 giorni per un guasto all’ascensore. E nessuno interviene.
Da oltre 20 giorni sono chiusi in casa.
Niente scuola, niente amici, niente riabilitazione. Accade a Molfetta a tre
fratelli, Giuseppe, Andrea ed Alex,
rispettivamente di 17, 14 e 7 anni,
costretti sulla sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare. Il loro
appartamento, al terzo piano di uno
stabile di via Raffaele Cormio a Rione Paradiso, è letteralmente isolato a
causa di un guasto che ha messo fuori
uso l’ascensore e per loro il mondo
esterno è diventato un sogno. Una
situazione già verificatasi tra novembre e dicembre dello scorso anno: in
quella occasione i tre ragazzi rimasero in casa per quasi un mese come
ricorda la loro mamma: “Hanno passato intere giornate davanti alla televisione e ad osservare la strada attraverso le finestre. In nessun modo ci è
stato possibile farli uscire. La porta
di casa si è trasformata in un muro
impossibile da oltrepassare”. Un problema, quello dell’ascensore, che i
condomini hanno deciso di risolvere
anche grazie alla fattiva collabora-
zione dell’amministratore condominale Leo de Noia che si è assunto in
proprio la responsabilità di disporre
l’intervento dei tecnici. Un intervento che però non potrà essere eseguito
prima di ulteriori venti giorni. E nel
frattempo i tre fratelli, due dei quali
frequentano l’istituto professionale
“don Tonino Bello”, mentre il più
piccolo la scuola elementare “Giulio
Cozzoli”, saranno costretti a trovare
soluzioni di fortuna per abbandonare
la loro casa: infatti, anche i servizi
sociali, interpellati dalla famiglia per
tramite dell’avvocato Angelo Ciocia,
che segue la vicenda, hanno dichiarato la loro impossibilità ad intervenire. In sostanza gli uffici comunali, cui è stato chiesto unicamente di
attivarsi per garantire il diritto alla
studio dei tre ragazzi, ha fatto sapere di non avere i mezzi per prestare
soccorso, scaricando la responsabilità sulla stessa famiglia a cui è stato
consigliato di rivolgersi in autonomia alle associazioni di volontariato
presenti sul territorio. Per la serie “ce
ne laviamo le mani”. Tutto ciò avviene nella ricca e laboriosa Molfetta, a
due passi dal centro e dai palazzi del
potere. Sotto gli occhi della gente. A
tre ragazzi che il caso, e le colpe di
qualcuno, hanno costretto a dei veri
e propri arresti domiciliari senza che
abbiano mai commesso alcun reato.
Chi avrà la responsabilità di quanto
accaduto?
L’opinione
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Primarie: una finestra sulla città
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A Molfetta registrata un’affluenza record: non solo iscritti ai partiti ma anche simpatizzanti o
gente con la voglia di fare sentire la propria voce. O semplicemente “invitata” al voto.
Servirebbe uno spazio di riflessione sui
meccanismi della partecipazione a Molfetta. C’è stata l’epoca in cui si caldeggiava l’istituzione delle circoscrizioni,
come forma di coinvolgimento dei cittadini, poi non se ne è fatto più nulla. I comitati di quartiere si formano e funzionano su problemi specifici, tipo il traliccio
o l’antenna da rimuovere, per il resto non
incidono nella realtà cittadina, mentre la
miriade di associazioni rimangono confinate ai loro settori. Ci sarebbero i partiti, di alcuni si conosce appena la sede,
altri sono identificati con un singolo soggetto, ad esempio è difficile distinguere
l’Udc da Pino Amato e famiglia, e anche
di una formazione forte come il Pdl si fatica a ricordare attività che coinvolgano
la base e gli stessi iscritti, posto che ve ne
siano. Diciamo che per il molfettese lo
status abituale è quello di starsene a casa
e badare a quel che da più vicino lo tocca. Per questo l’affluenza alle primarie fa
ancora più sensazione. A partire da quelle pionieristiche del ’94, con cui il Percorso individuò Guglielmo Minervini
come candidato sindaco, alle ultime del
24 gennaio, ogni appuntamento ha registrato alta affluenza. Non che siano state
sempre rose e fiori. Dopo l’entusiasmo
iniziale, non sono mancate contestazioni
e il sospetto che qualcuno dei contendenti avesse chiamato al voto non solo i
suoi sostenitori, ma chiunque disposto a
fare o ricambiare un favore o a riceverne
un tornaconto. Così come è spesso serpeggiato il timore che lo schieramento
avversario ci mettesse lo zampino, votando il candidato più facile da battere
e condizionando il risultato finale. Ecco
perché in molti chiedono che il diritto di
voto alle primarie sia regolamentato, per
esempio limitandolo solo agli iscritti con
largo anticipo a una sorta di albo dei simpatizzati di area, scelta che limiterebbe
la capacità di coinvolgimento della base.
Fatto sta che anche alle ultime primarie
per la scelta fra Nichi Vendola e Francesco Boccia come candidato di centro
sinistra alla presidenza della Regione i
molfettesi hanno risposto convinti. Non
si sono ripetute le file lunghissime delle
altre volte perché l’organizzazione si è
affinata, ma alle otto erano già presenti
i primi votanti, pazientemente disposti
ad attendere, ormai hanno imparato e
arrivano con già pronta la carta di identità e l’euro in mano. E c’è dello strano
nell’idea di dover pagare per poter votare.
Ci sono i convintissimi e i simpatizzanti,
quelli che la tessera non la prenderebbero
e magari alla vita politica non ci credono
più di tanto, ma non sono ancora tanto
disincantanti da rinunciare a far sentire
la loro voce, magari contro una dirigenza ritenuta in genere incapace, votando
pure in opposizione alle indicazioni del
loro partito, per fargliela vedere che la
base è capace di pensare in autonomia.
Ci sono quelli che, delusi e amareggiati,
si sono allontanati, ma che concedono
così ancora una chance e facendo la coda
dicono “è l’ultima volta, se mi tradiscono ancora, non vado manco più a votare”. E poi ci sono anche quelli che non
sanno cosa sta accadendo, che sono stati
mandati lì semplicemente, che chiedono
la ricevuta dell’euro, evidentemente da
esibire come prova, quelli che fanno masticare amaro gli organizzatori e alzare il
polverone dei sospetti. Quelli nonostante
i quali le primarie, se vissute nella maniera giusta, diventano una festa, della
democrazia, della partecipazione, della
voglia di cittadinanza. Poi passano e la
politica ridiventa cosa di pochi, di giochi di potere e di costruzione di carriere,
magari mascherati da tante belle parole,
ma che parole restano, alla faccia dei volontari ai seggi e dei militanti in fila, con
l’euro in mano.
Lella Salvemini
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Politica
giovedì 4 febbraio 2010
Nuovo porto: ma che succede?
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I lavori procedono a rilento anche se il Comune smentisce. Resta il problema degli
ordigni bellici sui fondali e della loro incredibile quantità.
La grandiosità di un’opera come quella che porterà alla realizzazione del
nuovo Porto di Molfetta fa sì che non
manchino preoccupazioni circa la fattibilità reale di un progetto complesso, costoso e alle volte oscuro ai più.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza
sulle fasi che hanno portato il progetto agli sviluppi attuali. Nel dicembre
del 2002 la Regione Puglia conferiva
al Comune di Molfetta la delega finalizzata alla realizzazione del nuovo
Porto. Nell’ottobre del 2003 veniva
avviata la procedura per la redazione
del Piano Regolatore Portuale (P.R.P.).
Il P.R.P. veniva adottato nel marzo del
2004 e sottoposto all’approvazione
del Ministero dell’Ambiente, che doveva valutare il possibile impatto ambientale (V.I.A.), e al Ministero delle
Infrastrutture che doveva esprimersi
tramite il Consiglio Superiore dei lavori Pubblici. Entrambi i ministeri si
esprimevano favorevolmente rispettivamente nel giugno e nel luglio del
2005. Nell’ottobre dello stesso anno il
Comune di Molfetta trasmetteva tutti
gli atti acquisiti alla Regione Puglia.
Il 15 maggio 2006 quest’ultima approvava il P.R. Nell’agosto 2006 il Comune approvava il progetto preliminare
del porto che diventava definitivo il
mese successivo. Nel dicembre 2006
veniva espletata la gara d’appalto per
l’affidamento dei lavori. La procedura d’appalto veniva successivamente
impugnata da una società, risultata
non vincitrice, che ne aveva ravvisato
vizi di forma. La Condotte d’Acqua,
il nome della società, si rivolgeva prima la T.A.R che si esprimeva a favore
del Comune e di seguito al Consiglio
di Stato con il medesimo risultato.
Nell’aprile del 2007 i lavori venivano
definitivamente affidati alla ditta vincitrice della gara effettuata al 10,111%
di ribasso, la CMC di Ravenna, per un
importo di circa 57,6 milioni di euro.
Il 13 febbraio del 2008 veniva così approvato il progetto esecutivo che sanciva la consegna dei lavori il 20 marzo
2008 con durata di 1410 giorni. E veniamo adesso ai giorni nostri quando
sempre più gente comincia a dubitare
della reale fattibilità di un porto che
fa sempre più discutere. Polemiche e
dubbi sono stati sollevati da marittimi e pescatori molfettesi per via delle
onde anomale e delle imponenti risacche che la costruzione del nuovo braccio sta provocando. A testimonianza di
questo vi sono diversi video che circolano in rete e parecchie imbarcazioni
danneggiate. Il Comune da parte sua
non ha sottovalutato questo pericolo
che a detta dei tecnici comunali sarebbe provocato da venti particolari che
costituirebbero una concausa assieme alla presenza del nuovo molo. Per
questo si sta cercando di accelerare la
costruzione del molo di sopraflutto e
del “Pennello sperone” da realizzare
in mare aperto in posizione ortogonale
al molo San Michele. Ma le polemiche sono state scatenate anche dalla
possibilità che la C.M.C., la ditta appaltatrice dei lavori, che sta operando a rilento a causa della presenza di
ordigni bellici sul fondale non ancora
recuperati, avrebbe intenzione di chiedere la rescissione del contratto e il
conseguente risarcimento. Il Comune
di Molfetta è stato sibillino circa la
questione non fornendo chiari particolari se non pubblicizzando la presenza
di una draga. Non si tratta comunque
della grande draga di cui tanto si è parlato e che sarà necessaria per dragare
il materiale roccioso, ma di una più
piccola che dovrebbe cominciare ad
operare entro febbraio. Questa avrà il
compito di aspirare il limo dal fondale
portuale, limo che verrà depositato in
un’apposita vasca di contenimento.
Francesco Tempesta
Sono le bombe il vero problema
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Le vicende che hanno contraddistinto
l’iter per la realizzazione del nuovo
Porto di Molfetta corrono parallele
ad una vicenda strettamente legata al
grandioso progetto dello sminamento.
Nel novembre 2004 veniva avviata la
bonifica degli ordigni sommersi nel
mare molfettese. La bonifica proseguiva saltuariamente e senza intoppi sino
all’inizio del 2008. In questo periodo i
tecnici incaricati rilevavano la presenza di ordigni e la segnalavano alla Capitaneria. Questa a sua volta inviava la
segnalazione alla Prefettura che con-
tattava il nucleo SDAI di Taranto che
interveniva prontamente. Il consistente numero di ordigni rilevati costituiva
un intoppo per le operazione dato che,
non trattandosi più di ritrovamenti di
singoli ordigni ma di veri e propri depositi, gli interventi non potevano più
essere effettuati con immediatezza.
Le operazioni a quel punto necessitavano di un piano di sminamento che
avrebbe richiesto fondi di difficile reperibilità. Una manna dal cielo si rivelavano i 5 milioni di euro messi a
disposizione dalla finanziaria del 2002
per la bonifica del Basso Adriatico che
risultavano ancora inutilizzati. Immediatamente il Comune di Molfetta, grazie anche al ruolo istituzionale
del sindaco Azzollini, si rivolgeva al
Ministero dell’Ambiente dopo le vane
richieste presso la Prefettura. Il Ministero affidava così la gestione di questi
fondi alla Regione Puglia. La bonifica
poteva così ripartire il 23 luglio del
2008 con la partecipazione congiunta
di SDAI, ARPA, ISPRA e CELTI. I lavori però subivano una nuova frenata
dopo il rilevamento di ordigni caricati
al fosforo. Lo smaltimento di questi
spettava al 11° Genio Guastatori, reparto dell’Esercito Italiano non ancora
coinvolto tra gli organismi che stavano operando su Molfetta. Si rendeva
necessario quindi il coinvolgimento
del Genio per continuare la bonifica.
Bonifica che riprendeva e nel luglio
2009 contava lo smaltimento di circa
2500 ordigni. Attualmente secondo
stime al ribasso il Porto “ospiterebbe”
circa 7000 ordigni e di conseguenza i
tempi previsti per il termine dei lavori
sarebbero ancora un’incognita. f.t.
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Cronaca
giovedì 4 febbraio 2010
Truck Center: motivata la sentenza
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Il giudice Lorenzo Gadaleta ha depositato 350 pagine in cui sono spiegati i perché
delle condanne inflitte lo scorso ottobre.
Nei termini previsti dalla legge il
giudice monocratico del Tribunale
di Trani, dottor Lorenzo Gadaleta,
ha depositato le motivazioni della
sentenza sul processo relativo alla
strage della Truck Center, il grave incidente sul lavoro avvenuto
il 3 marzo 2008 nella zona Asi di
Molfetta e nel quale persero la vita
Vincenzo Altomare, Luigi Farinola,
Guglielmo Mangano, Biagio Sciancalepore e Michele Tasca. “Una serie di leggerezze intollerabili, commesse da una pluralità di soggetti”,
sono queste le parole utilizzate dal
magistrato nella sentenza composta da oltre 350 fogli e nella quale
si motiva il perché delle condanne
inflitte lo scorso 26 ottobre in primo
grado, a quattro anni di reclusione
e cinque anni di interdizione dalle attività di dirigenza sanitaria nei
confronti di Alessandro Buonopane
e Mario Castaldo, responsabili della
Fs Logistica e Pasquale Campanile,
dirigente della La 5 Bio Trans. Il
giudizio emesso dal dottor Gadaleta
contiene una ricostruzione puntuale di quanto avvenuto nell’azienda
e delle cause scatenanti, molte delle quali da ricercare in “imperanti
e sbrigative procedure aziendali,
capaci di annientare precisi fini
preventivi, pur dettati da lineari e
rigorose regole, anche internazionali”. Secondo il giudice inoltre
le responsabilità delle tre persone
condannate vanno necessariamente collegate a quelle delle aziende
coinvolte: la Truck Center ma anche
la 5Bio Trans la FS Logistica e la
Meleam. Motivo questo che ha portato a disporre l’invio degli atti alle
procure di Taranto, Grosseto e Bari
affinchè si possa procedere a carico
delle aziende coinvolte contestando
loro i reati di omicidio colposo, lesioni aggravate e mancato rispetto
delle norme di sicurezza sui luoghi
di lavoro. La sentenza intanto rimane come un atto d’accusa nei confronti di chi avrebbe potuto evitare
la tragedia ed invece non l’ha fatto:
“Se vi fosse stata l’ordinaria premura per l’incolumità fisica dei soggetti rimasti prevedibilmente incastrati
nelle maglie del pericolo, se vi fosse
stata la dovuta attenzione nel prevenire i riverberi esiziali di determinati comportamenti e se vi fosse stata
l’occorrente cura nell’applicazione
di regole scritte specifiche, oltre che
di misure prudenziali comuni, il 3
marzo del 2008 non sarebbe accaduto nulla di grave presso l’impianto
della Truck Center”.
Cronaca
giovedì 4 febbraio 2010
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Attenti alle truffe!
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Ha quasi rischiato di cascarci qualche giorno fa un’anziana signora. Ma il pericolo
è sempre dietro l’angolo.
Bisogna stare attenti, perché la truffa
è dietro l’angolo. L’ha imparato sulla
sua pelle qualche giorno fa una concittadina come tante, signora avanti
nell’età, uscita in tarda mattinata, giusto per andare in farmacia e a fare un
po’ di spesa, quartiere centrale e po-
poloso. Maria, chiamiamola così, se
ne andava tranquilla quando l’accosta
una macchina, dentro un uomo di una
trentina d’anni, distinto, accento non
molfettese. Si presenta come amico
della figlia, in effetti la signora ne ha
due, ci casca e replica, chiedendo quale
delle due sia, specificandone i nomi. Il
tipo ne sceglie una, dice che ha con sé i
soldi del rimborso per l’incidente d’auto fatto, sfortuna vuole che la figlia ne
abbia effettivamente avuto uno tempo
fa, così Maria abbocca. Lui le mostra
un assegno, cifra corposa, le dice che la
figlia per velocizzare i tempi lo ha incaricato di darlo alla mamma, perché lei
è al lavoro, solo che di questa cifra gli
spettano 2400 euro per spese e parcella
dell’avvocato. Tira pure fuori il cellulare e fa mostra di parlare con la figlia,
le dice che sì, ha incontrato sua madre,
che sta per darle l’assegno, che prenderà da lei i 2400 del suo compenso. La
signora un po’ urtata con la ragazza, si
sa i giovani la fanno sempre semplice,
dice che non ha quella cifra in casa, il
tipo non si scompone e si offre di accompagnarla in banca. Maria, che pure
è tutt’altro che una sciocca, anzi una
tipa decisa che la conta in faccia a tutti,
accetta e sale in auto, scende davanti
alla filiale, lasciando sul sedile il sacchetto con le mozzarelle per il pranzo
appena acquistate. Fortunatamente arrivata alla banca è come se si rompesse
l’incantesimo, chiede ad una signora
che sta per entrare e che sta parlando al
cellulare di farle fare una chiamata, telefona a sua figlia, di cui ricorda a memoria il numero, che le dice di non aver
chiesto a nessuno di prendere o dare
denaro a suo nome. La truffa si scopre,
la signora Maria ha un mancamento e
provvedono a riportarla a casa, nella
fretta dimenticando di prendere almeno
la targa dell’auto, rimasta ad aspettarla
fuori con dentro l’imbroglione, il quale, inteso di essere stato scoperto, sarà
andato via di corsa, portandosi via le
mozzarelle della signora Maria, magro
bottino a confronto dei 2400 euro che
ad un certo punto gli sarà quasi sem-
brato di aver in tasca. A Maria toccano
pure i rimproveri di marito e figlie, che
non si capacitano di come abbia commesso l’imprudenza di credere all’imbroglione e di salirci in auto, anche se
si scopre, parlandone in giro, che truffe
simili sono abbastanza diffuse, si tratta evidentemente di professionisti del
ramo, che sanno scegliere le vittime
ed essere convincenti. Al cittadino, in
particolar modo se anziano, l’onere di
stare in guardia, da chi viola la legalità,
ma anche da chi si muove ai margini
di essa e che entra in casa facendo firmare contratti per carte di credito o per
contratti di forniture di energia elettrica
dimensionati ad un grosso nucleo famigliare, non certo ad una persona sola, il
tutto presentato come un affare vantaggioso. Stare attenti in casa e andando
all’angolo a fare la spesa, non al rom
o all’extracomunitario, ma all’italiano
tanto ben vestito, che sa parlare e che
ti frega.
Lella Salvemini
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Attualità
giovedì 4 febbraio 2010
È nato il Presidio Ospedaliero Unico
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Un’unica direzione per gli ospedali di Molfetta, Terlizzi e Bitonto. Circa 200mila i cittadini da seguire
ed oltre mille i dipendenti.
Con deliberazione del direttore generale della Asl Bari Nicola Pansini è stata
formalizzata la costituzione del Presidio
Ospedaliero unico di Bitonto, Molfetta e
Terlizzi. Il provvedimento è stato adottato sulla base della prevista istruttoria
da parte degli Uffici della Direzione Sanitaria Aziendale. Dopo la costituzione
della Asl unica della Provincia di Bari il
1° gennaio 2007 è stata necessaria una
riorganizzazione e rivisitazione delle
strutture aziendali. Per questo rilevata
l’esigenza urgente per motivazioni organizzative, per economia di gestione, per
facilitare l’ interazione e l’integrazione
con le altre strutture aziendali è stato deciso di costituire il Presidio Ospedaliero
Unico di Bitonto, Mofetta e Terlizzi. Il
presidio avrà una unica Struttura Complessa di Direzione Medica ed un’unica
Struttura Complessa di Direzione Amministrativa, comprendente i presidi
ospedalieri di Bitonto, Molfetta, Terliz-
zi. Per la città di Molfetta, in sostanza,
non cambia nulla. A confermarcelo il
direttore sanitario dottoressa Annalisa
Altomare: “Per la città non ci saranno conseguenze immediate. Per ora il
nostro compito sarà quello di valutare
la situazione nella nuova area di competenza per valorizzare tutte le risorse
di cui disponiamo”. In sostanza l’accorpamento dei tre presidi non porterà
a soppressioni di reparti o spostamenti
dei servizi. “Ogni presidio continuerà a
mantenere le sue peculiarità – ha sottolineato la dottoressa Altomare – e per
gli utenti non potranno che arrivare solo
vantaggi. Ci occuperemo in tempi brevi
di uniformare le procedure già esistenti e
di dare imput a progettualità importanti
che consentano un miglioramento delle
prestazioni erogate”. Insomma, si tenterà di esportare il “modello Molfetta”
anche nei presidi di Terlizzi e Bitonto.
“Più che esportare il modello – ha ag-
giunto il direttore sanitario – proveremo
a mettere in pratica quanto abbiamo già
sperimentato qui da noi”. In sostanza si
passerà a gestire oltre mille dipendenti
ed un bacino di utenza di circa 200mila
cittadini suddivisi in tre distretti sanitari.
Una vera e propria azienda dalle notevoli dimensioni e dai costi che si aggirano sugli ottanta milioni di euro l’anno.
“Una gestione che però non deve farci
perdere di vista una cosa: prima di essere
manager siamo medici e quindi il nostro
impegno deve essere rivolto unicamente al raggiungimento del benessere del
paziente”. Un paziente che, per quanto
riguarda il presidio di Molfetta nel corso
del 2009 ha goduto, con i comprensibili
disguidi in una macchina tanto complessa, di un servizi dai numeri elevatissimi.
Sono stati 8000 i ricoveri pari a 38mila
giornate di degenza ospedaliera con il
90% di utilizzo dei posti letto a fronte di
un minimo del 75% previsto dalle dispo-
sizioni regionali. E l’elenco dei numeri
non si ferma certo qui: sono state erogate 500mila prestazioni ambulatoriali,
la radiologia ha eseguito 56mila esami e
sono stati impiantati 80 pacemaker. I chirurghi hanno operato per ben 2240 volte
e 34mila prestazioni sono state garantite
dal personale della ortopedia. Eseguiti
anche 70 interventi per neoplasie e seguiti 300 pazienti oncologici. Ben 3500
le visite ginecologiche, 90mila le prestazioni del reparto di nefrologia e 70mila le
emodialisi effettuate. Numeri importanti
anche per quanto riguarda gli accessi al
Pronto Soccorso che ha garantito 27mila
interventi oltre alle 18mila prestazioni
ambulatoriali prive di urgenza. “Numeri
che ci lasciano soddisfatti e che ci spingono a fare ancora meglio” ha concluso
la dottoressa Altomare. Che adesso oltre
che alla sua Molfetta avrà da pensare
anche a territori importanti ed esigenti
come quelli di Terlizzi e Bitonto.
Attualità
giovedì 4 febbraio 2010
11
Un sostegno dall’ANT
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Arriva anche in provincia di Bari il “Progetto Famiglie ANT”.
Grazie ai fondi del 5x1000 sottoscritti
in Italia per la Fondazione ANT Italia
Onlus si è deciso di estendere a Bari e
provincia il “Progetto Famiglie ANT”
che prevede un sostegno di 250 euro al
mese per sei mesi alle famiglie disagiate
che stiano assistendo nella loro casa un
sofferente di tumore o fino ad esaurimento dei fondi disponibili. “Fino ad
ora il progetto si è limitato a coprire
le aree di Bologna Città e provincia
– afferma Franco Pannuti, Fondatore
ANT – ma, grazie a questo importante
e generoso contributo, abbiamo deciso
di estenderlo anche ai cittadini di Bari
e Provincia”. “Il progetto Famiglie in
emergenza sociale della Fondazione
ANT – dichiara l’assessore comunale
di Bari al Welfare Ludovico Abbaticchio – costituisce un nuovo, importante tassello nel contesto delle iniziative promosse dall’amministrazione
comunale al fine di una sempre maggiore integrazione dei servizi sociosanitari e di una crescente affermazione
dell’assistenza domiciliare integrata”.
La procedura è semplicissima. È suffi-
ciente presentare la dichiarazione ISEE
(che deve essere inferiore ai 10.000
euro annui di reddito familiare) accompagnata dalla richiesta di un medico
curante (ANT o non ANT) attestante
la necessità dell’assistenza domiciliare per malattia tumorale con prognosi
uguale o inferiore a sei mesi, specificando il nome, cognome e indirizzo del
sofferente, alle delegazioni di Bari (Via
De Amicis 43/45, tel. 080-5428730,
fax 080-5521071), Trani/Bisceglie/
Barletta/Corato (Via Fusco 59 Trani,
tel./fax 088-3584128), Acquaviva
delle Fonti (Via N. Scalera 45, tel./fax
080-758055), Molfetta (C.so Regina
Margherita 18, tel./fax 080-3354777),
Casamassima (C.so Vittorio Emanuele
89, tel./fax 080-674862). Questo programma sarà attivo dal 1 marzo 2010,
fino al 27 febbraio 2011 o fino ad esaurimento dei fondi disponibili. L’assegno
sarà consegnato mensilmente dagli Uffici ANT di competenza. Il supporto
alla famiglia resta incondizionatamente
anche “dopo” e per questo l’ANT ha de-
ciso di offrire un contributo per le spese
del “giorno dopo” a tutte quelle famiglie
che si trovino in disagio economico e
ne facciano domanda. La modalità di
richiesta è semplicissima: è sufficiente
presentare la dichiarazione ISEE (che
deve essere inferiore ai 10.000,00 euro
annui del reddito famigliare) accompagnata dal certificato di decesso redatto
da un medico ANT e della fattura o
della ricevuta di pagamento per il solo
trasporto fino ad una cifra di 300 euro.
Occorre specificare il nome, cognome
e indirizzo della persona venuta a mancare. Durata: dal 1 marzo 2010 al 27
febbraio 2011 o fino ad esaurimento dei
fondi disponibili. Com’è noto ANT ha
la più grande esperienza di assistenza
domiciliare al mondo, avendo già assistito oltre 75.000 pazienti affetti da
tumore in tutta Italia e 23.000 nella
Regione Puglia, per circa 100 giorni
in media. Per ulteriori informazioni è
possibile telefonare alla Delegazioni
ANT di riferimento oppure alla dott.ssa
Nicoletta Silvestri (Sede Centrale ANT
cell. 348 3102787).
12
Attualità
giovedì 4 febbraio 2010
Direttamente dal passato
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1725
Il sottosuolo nasconde testimonianze importanti della storia della città.
Nei prossimi giorni il Comune di Molfetta avvierà gli studi sui numerosi resti
umani rinvenuti durante i lavori di ristrutturazione all’interno di Piazza Minuto Pesce. Finora sono state fatte soltanto
vaghe ipotesi circa la reale origine delle
sepolture ipogee. Alcuni sono convinti
che possano appartenere a monaci vissuti nell’ex convento annesso alla ormai
scomparsa chiesa di San Francesco che
sorgeva proprio nell’area dell’attuale
mercato ittico. Altri invece non ritengono
le ossa così antiche attribuendole a individui contagiati dalla terribile pandemia
di “Spagnola” che colpì Molfetta ai primi del ‘900. C’è invece chi sostiene che
si possa trattare dei cadaveri dei detenuti
rinchiusi all’interno del carcere che sorse
in loco dopo l’abbattimento della chiesa.
Ma si tratta soltanto di ipotesi più che altro popolari. Il mistero verrà sciolto dalla
dottoressa Elisa Vetrugno che si occuperà
dell’assistenza scientifico-antropologica
e della documentazione dei reperti rinvenuti all’interno di Piazza Minuto Pesce.
La dottoressa effettuerà, dopo la rimozione dei resti ossei, uno studio specifico
su di essi per poter giungere ad una de-
finitiva datazione e collocazione storica.
Eventuali reperti archeologici rinvenuti
all’interno del sito, quali frammenti
lapidei, ceramici, lignei e vitrei, oltre a
oggettini metallici come medagliette,
monete, fibbie, ecc., verranno curati invece dalla dottoressa Anna Leone e dai
suoi collaboratori. L’attività verrà svolta
all’interno del proprio di Lecce e consisterà nella pulitura, nell’assemblaggio, nel
consolidamento e nella documentazione
dei ritrovamenti.
Importanti novità giungono anche per
quanto riguarda i locali ipogei rinvenuti
al di sotto di piazzetta Giovene. Qui,
infatti, dopo il cedimento di alcune basole della pavimentazione sono venute
alla luce due cisterne risalenti al 1867
fatte edificare su ordine del Comune
dall’architetto de Judicibus (lo stesso
progettista del Calvario) per scongiurare
la carenza di acqua in città. Originariamente si trattava di un unico grande camerone fatto dividere successivamente per
evitare sprechi. Le cisterne sostenute da
diversi pilastri erano e sono attualmente
collegate con l’esterno tramite una
complessa rete di canali che convogliano
le acque meteoriche provenienti da largo
Vittorio Emanuele, da corso Umberto
e dalle grondaie della Cattedrale e del
Seminario Vescovile. Secondo il preziosissimo scritto di Corrado Natalicchio,
Mauro Uva e Corrado Pappagallo dal
titolo “L’acqua a Molfetta”, le due cisterne avevano all’epoca una lunghezza
di 22,25 m, una larghezza di 9,1 m ed
una profondità di circa 4 m. Annesse alle
due cisterne vi erano altre due piccole
vasche intercomunicanti purificatorie
fatte costruire a posteriori. La prima era
destinata a zona di sedimentazione mentre l’altra aveva lo scopo di far decantare
l’acqua raccolta. Il Settore Lavori Pubblici comunale ha avviato una serie di interventi per mettere in sicurezza la volta
danneggiata e per stimare e misurare
l’entità dei luoghi. Contemporaneamente
sta studiando un possibile recupero delle
strutture ipogee per renderle fruibili al
pubblico a testimonianza di un passato
che non smetterà mai di stupire.
Francesco Tempesta
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Attualità
giovedì 4 febbraio 2010
13
Petrolio dal mare? Troppi rischi!
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Levata di scudi delle associazioni ambientaliste contro la proposta della Northern Petroleum.
Il 15 ottobre del 2009 un decreto congiunto del Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare
e del Ministero per i Beni e e Attività Culturali ha dato il via libera alla
prima fase del progetto della società
inglese Northern Petroleum. Il progetto si articola in due fasi. La prima
prevede un’indagine sismica da effettuare con il sistema degli air-gun
(bombardamento del fondo marino
attraverso proiettili ad aria) al fine di
ricercare possibili giacimenti di idrocarburi. La seconda fase invece con-
sisterà nell’insediamento di piattaforme offshore, con la trivellazione di
pozzi sino a 2000 m di profondità nel
caso le indagini rilevassero giacimenti
considerevoli di idrocarburi. La zona
interessata da questi interventi è proprio quella del Medio-Basso Adriatico
e interesserà gli specchi d’acqua antistanti le città di Molfetta, Monopoli,
Gallipoli, Taranto oltre ad altri tre siti
individuati fra Bari e Brindisi. A questi sette punti ne vanno aggiunti altri in
provincia di Termoli che minacciano
addirittura le splendide acque delle
Isole Tramiti a alcuni nelle Marche.
I rilevamenti verranno effettuati ad
una distanza dalla costa che varierà dai 10 ai 37 km. Immediate sono
state le reazioni delle istituzioni e di
parte delle forze politiche pugliesi. La
grande mobilitazione è sfociata nella
manifestazione del 23 gennaio a Monopoli a cui ha partecipato Nichi Vendola assieme ai rappresentanti di alcuni dei comuni interessati e delle associazioni ambientaliste. La Regione,
probabilmente intervenendo in ritar-
do, ha immediatamente fatto ricorso
al Tar contro il decreto. E il Comune
di Molfetta? Il sindaco Azzollini si è
detto felicissimo di questa nuova prospettiva che potrebbe portare soltanto
benefici alla città. Di parere assolutamente contrario sono le associazioni
molfettesi che si stanno muovendo per
scongiurare questo ennesimo attacco
all’ambiente in città. Duro Pasquale
Salvemini, rappresentante del WWF,
che ha accusato il sindaco di scarsa coerenza dato che proprio il Comune ha
in cantiere il progetto di un impianto
eolico al largo di Molfetta. “Una follia”, è così che ha definito ciò che sta
accadendo e che potrebbe ancora accadere in città il presidente di Legambiente Antonello Mastantuoni che ha
sottolineato come “in Italia si stimano
riserve di petrolio recuperabili per 109
milioni di tonnellate in totale a fronte
di un consumo annuale che nel 2006 si
era attestato sugli 85 milioni di tonnellate”. Quindi la spesa, ovvero un danno
ambientale gravissimo, non varrebbe
assolutamente l’impresa dato che in
un anno tutto si esaurirebbe. La cosa
migliore secondo Mastantuoni sarebbe
quella di puntare sul micro-eolico, sul
geotermico a basse temperature, sul
solare e sul risparmio energetico. Significativo è l’intervento di Onofrio Allegretta rappresentante provinciale di
Marevivo che ha dichiarato che “con
questi tipi di operazione il passo fra la
Puglia turistica e la Puglia pattumiera
è davvero breve”. Allegretta ha fatto
notare come questo nuovo e grave
scempio ambientale arrecherebbe ulteriori danni agli ecosistemi marini
compresi fra Molfetta, Giovinazzo e
Bari già provati dall’enorme inquinamento bellico. Anche l’Archeoclub
di Molfetta non vede la necessità di
avviare il piano della Northern Petroleum visto che comunque l’esistenza e
la portata dei possibili giacimenti sono
molto incerte. Certe e sicure invece le
possibili ripercussioni per un litorale
paesaggisticamente delicato come
quello di Molfetta.
Francesco Tempesta
14
Attualità
giovedì 4 febbraio 2010
Lavoro in Chiaro anche sul web
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La rubrica curata da Marco Roberto Spadavecchia diventa ora un portale su internet.
È partita in questi giorni la nuova
partnership tra il neonato sito internet www.organizzazionelavoro.eu,
ideato e progettato da Marco Roberto
Spadavecchia e il quindicinale gratuito “il Fatto”. Il progetto “Lavoro in
chiaro @n line”, costituisce l’essenza
del neonato sito internet e sposa completamente gli intenti della sua versione “cartacea” contenuta nella rubrica quindicinale presente da tempo
sul nostro freepress e che ha riscosso
un grande successo tra i lettori. Nella
presentazione della rubrica “Lavoro in chiaro” si elencavano i principali obiettivi di un progetto sostenuto principalmente dall’esigenza
di creare riferimenti chiari, precisi e
dettagliati per tutto ciò che concerne
modalità, tempi e destinatari di tutto
quanto riguarda il mondo del lavoro ed i suoi protagonisti, cercando
di fornire ai lettori un’informazione
puntuale, chiara e sintetica, fornendo
riferimenti immediatamente fruibili
in relazione alle principali possibilità
di reclutamento del personale e sulle
politiche giovanili. A tutto questo si
aggiungevano altri propositi come
la creazione di un social network
dedicato al mondo del lavoro in cui i
partecipanti avrebbero potuto avere la
possibilità di condividere idee, opin-
ioni, suggerimenti. Probabilmente
con il progetto “Lavoro in Chiaro @n
line”, si è andati ben al di là di questi
propositi; la creazione di uno spazio
on line costituisce un impegno sostenuto da un’attività di natura volon-
taria e gratuita svolta a favore della
collettività, lontana da ogni finalità di
lucro, esclusivamente con l’intento di
fornire un’informazione libera, gratuita e accessibile per tutti. Gli utenti,
infatti, non solo potranno consultare
le offerte di lavoro disponibili in tutta
Italia, ma anche quelle locali in provincia di Bari e Bat. Inoltre potranno
usufruire, sempre gratuitamente, di
tutta una serie di strumenti utili per
la ricerca del lavoro e di tutto quanto
sia indispensabile sapere per effettuare le scelte utili a delineare il proprio futuro. “Dedico questo progetto
a tutta la mia famiglia e all’amica di
sempre Francesca” ha detto orgoglioso Marco Roberto Spadavecchia
presentando il nuovo sito internet.
“Un ringraziamento particolare – ha
aggiunto – a tutto lo staff di Organizzazione Lavoro, alla dottoressa
Valeria Minervini curatrice di alcuni contenuti del sito e al presidente
della casa editrice Activa Srl Giulio
Cosentino per aver creduto in questo
progetto”.
Inchiesta
giovedì 4 febbraio 2010
15
Un ricordo lungo 18 anni
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Ne è passato di tempo dal 4 febbraio 1992, il giorno in cui la giovane Annamaria Bufi venne ritrovata cadavere
sulla Statale 16bis. Al suo ricordo dedichiamo l’inchiesta di questo numero. Cominciando dai ricordi di Giulio
Cosentino, coetaneo di Annamaria che i “grigi” anni ’90 molfettesi non li ha dimenticati.
Solo diciotto anni, nulla in confronto
alla pena che avrebbero dovuto scontare le persone che hanno commesso
questo delitto e le persone che lo hanno
protetto. Avevo vent’anni all’epoca
e Molfetta era molto più piccola e le
voci giravano. Era la città, si diceva,
“delle casalinghe che organizzavano
festini porno e incontri a sfondo sessuale” e la Molfetta bene si riuniva
in circoli in cui accadeva di tutto. Ricordo ancora i commenti sui “filmini
porno fatti in casa” che in molti hanno
visto in quegli anni e le voci di feste
riservate dove belle ragazze “scalatrici
sociali” facevano di tutto per arrivare.
Non c’era granché in quei tempi, solo
molta delinquenza e tanta droga. Esisteva ancora la “controra” e se uscivi
alle due di pomeriggio c’era sempre il
“tossico di quartiere” che ti rapinava.
La Fiat Uno non l’assicuravano più
perché era sicuro che te la rubavano. Se
ti rubavano il motorino ne facevi rubare
un altro e ci stampavi la tua matricola.
Forze dell’Ordine poco presenti. Ricordo ancora il famoso “Pallino”: essere
suo amico era l’unico modo per essere
protetti all’epoca. Ricordo quando alcuni amici inseguiti da dei delinquenti
riuscirono ad arrivare al cancello della
caserma dei Carabinieri: gli fu detto
di passare il giorno, dopo nell’orario
d’ufficio. Rimasero fuori tutta la notte.
I vigili inseguivano solo i bravi ragazzi
senza casco mentre gli altri, “i cattivi”,
te li vedevi passare davanti mentre ti
sequestravano il motorino (e anche
loro erano ovviamente senza casco).
Se volevi fare il rappresentante di lista
chiamavi un politico e se volevi andare
a lavorare in colonia stessa cosa. Altri
tempi: ora molto è cambiato ma molte
delle persone “marce” che caratterizzavano quei periodi ora sono cresciute
e in alcuni casi sono la spina dorsale
della nostra amata Molfetta e non solo.
Ora non sono più ragazzetti di buona
famiglia ma professionisti conosciuti
e stimati, in molti casi con più di uno
scheletro nell’armadio. Era proprio piccola Molfetta all’epoca, eppure molti
hanno dichiarato che non si conoscevano e non si erano mai frequentati in
circostanze particolari. A Molfetta la
gente usciva in tre strade e frequentava
giusto pochi circoli. Pochissimi bar,
poche palestre, praticamente non c’era
nulla di più. Era l’epoca dell’eroina di
lusso e la coca si tirava sulle “patonze”
ma non tutti potevano permettersela.
Prima la tiravano solo quelli della
Molfetta bene… Questo era lo scenario
del 1992: tempi molto grigi. E in quello
scenario è stata uccisa Annamaria Bufi.
Io non voglio dire che possa centrare
con queste brutte cose ma che in un
periodo dove la “bella gente” era così
marcia mi sembra normale che pur essendo state coinvolte molte persone
la giustizia non sia arrivata a dare un
nome al suo assassino… Come può un
sistema autocondannarsi? Centinaia
di persone che di colpo hanno dimenticato di tutto, dalle cose dette, alle
cose che hanno visto, ai giuramenti
fatti, all’amicizia, alla parentela. Nastri magnetici e fascicoli che spariscono
fanno il resto. E poi mi chiedo quanto
è costato questo processo. Sarà stato
ricchissimo l’unico vero indagato per
difendersi utilizzando i più bravi e costosi avvocati in circolazione. Un processo durato diciotto anni sarà costato
un capitale. Questo omicidio non ha un
carnefice solo ma un’intera città che ha
ucciso Annamaria per la seconda volta.
Sono convinto, visto il lavoro che attualmente fanno le Forze dell’Ordine e
la magistratura, che se quell’omicidio
fosse accaduto oggi, in pochi mesi tutto
sarebbe stato risolto. Sono passati diciotto anni e Annamaria oggi avrebbe
avuto la mia età, forse oggi avrebbe
avuto dei figli e sarebbe stata felice. Tu
che stai leggendo se sei a conoscenza di
particolari su questo omicidio mandaci
un messaggio e aiutaci. Utilizza internet
e mandaci una e-mail a editore@ilfatto.
net: così da poter rimanere anonimo in
mille modi.
Auguri Annamaria Bufi per i tuoi primi
diciotto anni di non vita. Non ti dimenticheremo pur non avendoti mai conosciuto. Forse anche grazie a te le cose
sono cambiate.
Giulio Cosentino
16
Inchiesta
La storia di un om
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Il 4 febbraio di quattordici anni fa, era il 1992, veniva ritrovato in
piena notte lungo la strada statale 16bis il corpo senza vita della
giovane Annamaria Bufi. Un omicidio irrisolto. Un caso che ha fatto
emozionare ed interrogare la città. In tanti hanno lavorato per scoprire
l’assassino: ma il colpevole resta ignoto. Vi proponiamo di seguito una
ricostruzione della vicenda: dal ritrovamento del corpo sino ad oggi.
Una storia che ha segnato profondamente le coscienze anche di quanti
Annamaria non l’hanno mai conosciuta. O hanno preferito dimenticarla.
Molfetta, statale 16 bis km 774, direzione Molfetta-Bisceglie, notte fra il 3 ed il
4 febbraio 1992. È l’una e mezza della
notte quando una pattuglia della Guardia
di Finanza della locale Tenenza, transitando in un servizio di perlustrazione,
giunta a circa 100 m prima dello svincolo
della zona Industriale di Molfetta, rinviene il cadavere di una persona riverso per
terra, bocconi, posizionato perpendicolarmente rispetto all’asse stradale, quasi
interamente nella corsia di destinazione, i
piedi appena fuori dalla linea gialla, la
testa a ridosso del guard-rail, braccia e
mani sotto il busto. Giaccone rosso con
cappuccio, pantaloni jeans, scarpe polacchine marrone chiaro sporche di terriccio, un filo di erba verde infilato nella
tomaia, guanti e sciarpetta dello stesso
colore, rosa. Si tratta del cadavere sfigurato di Annamaria Bufi, nata il 31 maggio
1969, una giovane 22enne molfettese, figlia di un marittimo, Franco, e di una casalinga Lina Pisani. La ragazza era uscita
di casa lunedì 3 febbraio 1992 verso le
otto e mezza della sera. Il suo corpo esanime è disteso sul selciato, la testa avvolta nel cappuccio. Ancora visibili le grinze
nella parte posteriore sinistra del giaccone che avvolge il corpo senza vita di Annamaria, a protezione dal freddo e
dall’impatto con il manto stradale e dagli
ultimi movimenti di rotolamento sul selciato. È un delitto d’impeto. Il suo assassino le ha inferto 24 colpi su tutto il corpo, 18 sul corpo e 6 colpi di inaudita fe-
rocia al cranio con un corpo contundente
sino a provocarne la morte. Il brigadiere
Rosario Granata, componente dell’equipaggio della pattuglia della Finanza, dirà
al processo “ero sconvolto da quella scena, anche se nella mia carriera ne ho visti
di cadaveri, però le circostanze come stava il corpo, era una cosa raccapricciante”. Il medico legale intervenuto nell’immediatezza della macabra scoperta ipotizza subito che Annamaria è stata uccisa
altrove e poi trasportata lì, sulla 16 bis,
per essere abbandonata con freddezza
glaciale, sola e indifesa come era negli
ultimi attimi di vita quando sul suo essere
si è abbattuta la spietata violenza dell’assassino. Lo testimoniano lo stesso brigadiere Granata “come particolare, mi ricordo soltanto che aveva i jeans e la parte
dei ginocchi tutti pestati colore verde di
erba e sotto alle scarpe proprio dei fili di
erba ancora attaccati e roba di terriccio,
cioè era sporca di terreno, di campagna”
e le fotografie del cadavere scattate da
Stanislao D’Agostino “ad occhio nudo
non si vedeva niente quella notte, perché
mi illuminavano i Carabinieri con la torcia per certi particolari che mi indicavano
loro di scattare. Io ricordo che mi fecero
notare dei fili d’erba che aveva sotto le
scarpe la defunta”. I finanzieri avevano
infatti avvertito il locale Comando Compagnia Carabinieri, il cui centralinista
aveva richiesto l’intervento della pattuglia radiomobile di turno. Prima delle ore
3 erano sopraggiunti nell’ordine un sot-
tufficiale dei Carabinieri, il Sostituto Procuratore della Repubblica di turno, il medico legale e poco dopo Giovanni Pisani,
zio di Annamaria, in compagnia della
mamma della ragazza alla quale i carabinieri avevano sconsigliato di avvicinarsi
al corpo martoriato della povera figliola.
Riecheggiano ancora oggi le precise descrizioni degli indumenti della vittima
che lo zio Giovanni a distanza faceva a
mamma Lina. Si fa sempre più forte per
la genitrice la certezza che si tratta della
figliola: è lei, è Annamaria, allevata con
amore e grandi sacrifici; il padre Franco a
quel tempo navigava e Lina faceva da
padre e madre. Il formale riconoscimento
del cadavere fu effettuato il giorno 4 febbraio 1992, presso l’obitorio di Molfetta,
da Elena Mastropierro (cugina) e Michele Bufi (fratello del padre). Il medico legale chiarirà l’ora del delitto: fra le 21 e
le 22 di quel 3 febbraio 1992, lunedì. Il
mattino del 3 febbraio 1992, Annamaria
era uscita di casa per recarsi a comprare il
giornale “la Repubblica” che era solita
leggere ed era subito dopo rincasata, rimanendo nella propria stanzetta a leggere il quotidiano. Aveva quindi pranzato
con la madre e il fratello Michele, qualche anno più giovane di lei. Da circa tre o
quattro anni Annamaria frequentava la
palestra Pentathlon di Molfetta dove
svolgeva un programma di tonificazione
muscolare e il pomeriggio di quel lunedì
era stata in palestra. Rientrata a casa, si
era trattenuta per un’oretta ed era quindi
uscita verso le 20.20, dopo aver programmato la registrazione televisiva di un film
che tanto le stava a cuore ed aver salutato
per l’ultima volta mamma Lina alla quale
aveva chiesto di prepararle un panino per
cena. Alla madre aveva detto che si sarebbe trattenuta con i soliti amici e che
sarebbe rientrata per la solita ora, attorno
alle 22-22,30. Il fratello Michele aveva
notato che Annamaria, quella sera, non
aveva preso le chiavi di casa segno che
sarebbe rientrata secondo le consolidate
abitudini. Scesa dalla propria abitazione
di via Martiri della Resistenza e prima di
mettersi in macchina, Annamaria aveva
incontrato il conducente di una vettura
Golf, o tipo Golf, di colore chiaro con il
quale si era fermata a colloquiare; era
stata vista da Maria Francesca, sua cugina e dirimpettaia di casa, che terminato il
proprio lavoro si era ritirata a casa a piedi
giungendovi in venti minuti circa; prima
di entrare nel portone, Maria Francesca si
era istintivamente voltata indietro e aveva notato l’auto con l’ignoto conducente
imboccare via Gesmundo seguita la Diane di colore azzurro con la cappotta bianca guidata da Annamaria. Ma Annamaria
e quell’ignoto soggetto si erano lasciati,
in quanto l’auto di Annamaria venne ritrovata dallo zio Giovanni e dalla madre
della vittima, durante le ricerche che caratterizzarono la notte della scomparsa,
parcheggiata nei pressi dell’enoteca di
Girolamo Carlucci, in una strada perpendicolare di Viale Pio XI, a distanza di circa 500 m in linea d’aria da Corso Umberto luogo di incontro delle comitive di
giovani, fra le quali quelle della ragazza
uccisa. Per anni si è erroneamente ritenuto che Annamaria fosse salita a bordo di
quella autovettura misteriosa, ma il fato
ha voluto quasi schernirsi di questa certezza, facendo emergere nel corso dell’ultima inchiesta sull’omicidio, attraverso il
puntuale riascolto delle conversazioni telefoniche intercettate nel 1992, una nuova versione dei fatti: Annamaria aveva
messo piede in pieno centro, al Corso
Umberto, ed era stata vista da una sua conoscente, Eleonora, alle 20.30 circa dinanzi al negozio 012 Benetton (oggi Inti-
giovedì 4 febbraio 2010
micidio
missimi) all’angolo fra il Corso e via
Cavallotti. Era dunque scomparsa da
quel punto fra le 20.30 e le 20.45, subito
dopo avere incontrato Eleonora e certamente prima dell’arrivo degli amici di
comitiva, nessuno dei quali la vide quella
sera. Il fratello Michele era rincasato alle
21 di quel 3 febbraio. Giunte le 22, non
avendo ancora udito nell’atrio interno il
consueto stridio dei freni della Diane di
Annamaria che annunciava il suo rientro
a casa, la mamma aveva telefonato a suo
fratello Giovanni e subito dopo contattato una coppia di amici di Annamaria:
nulla. Era quindi scesa di casa con lo
stesso Giovanni e si era rivolta ai Carabinieri e al Pronto Soccorso per chiedere
invano notizie, ma nel corso di un giro in
centro aveva rinvenuto l’auto di Annamaria, regolarmente parcheggiata e chiusa a chiave, nel posto dove solitamente la
lasciava. Ritornati a casa Lina e Giovanni avevano appreso da Michele che la
ragazza non aveva ancora fatto rientro:
“dissi a mio fratello: io mò impazzisco,
io vado come la Madonna che ha perso il
figlio, tornammo a casa e non sapevo che
fare, mio fratello prese l’elenco e telefonò a tutti gli ospedali. Niente. Si fece
l’una di notte, verso le 2,30-3 arrivarono
a casa i Carabinieri e scese Giovanni, io
stavo con il citofono aperto e sentì i Carabinieri che dicevano “vogliamo la
mamma”, mi precipitai giù, mi dissero
che dovevamo andare in ospedale, ma
passammo oltre l’ospedale, allora mi dissero che era morta, arrivammo sulla
16bis e da lontano con i fari mi fecero
vedere ed io vidi mia figlia a terra come
un cane, che anche un cane è peccato;
tornai a casa ma non avevo le chiavi, allora attesi l’arrivo di mio figlio che nel
frattempo era andato in ospedale e glielo
dissi, lo abbracciai…” così raccontò
mamma Lina al processo. Il successivo 4
febbraio venne avvertito il comandante
della nave a bordo della quale si trovava
papà Franco e questi sbarcò perché la figliola aveva “avuto un incidente”; ma nel
tratto di strada percorso dall’aeroporto di
Palese a Molfetta, i suoi accompagnatori,
Giuseppe Mastropierro, suo fratello Michele e il nipote gli dissero: “Franco tua
figlia è morta”. L’uomo, giunto a casa,
senza neppure spogliarsi, si abbandonò
per ore sul letto, prostrato.
Annamaria, dopo le medie inferiori, aveva frequentato l’Istituto Professionale
fino al terzo anno e poi si era ritirata; si
era quindi messa alla ricerca di un lavoro
che aveva trovato presso una locale autoconcessionaria; successivamente aveva
collaborato con la Metano Sud, come
proponente porta a porta dei contratti di
manutenzione delle caldaie domestiche.
Nei suoi diari degli anni 1984 e 1985, la
ragazza descrive i propri stati d’animo, le
sue prime esperienze, i suoi propositi, i
del Corso Umberto, nonché la comitiva
dello zio Giovanni dinanzi al Bar Astoria proprio di fronte al negozio di moda.
Ragazza riservata, normalissima, acqua e
sapone come la dipingono tutti gli amici,
non sperpera soldi, non ama il lusso, né
le grosse autovetture e neppure i gioielli e i vestiti griffati: semplice, comune
e casto è il suo abbigliamento intimo la
sera del delitto. Tranquilla, onesta e socievole con tutti, serena fino all’ultimo
giorno di vita, si confida con l’amica del
cuore e con la cugina, ma soprattutto con
il proprio diario. È forte e decisa, va in
palestra e gioca a calcio in una squadra
femminile. Legge i quotidiani, ascolta
musica e scrive il diario chiusa nella sua
stanzetta, ha una personalità strutturata, e
non si fa mettere i piedi addosso da nessuno. Grazie a quella pagina di diario e a
quella fotografia viene identificato M.B.,
Marino Domenico Bindi, detto Mino, un
uomo sposato molto più grande di lei che
Annamaria inizia a frequentare quando
ancora era infrasedicenne e con il quale
ha una relazione che dura sino all’ultimo
giorno di vita della ragazza. Si telefonano
per incontrarsi, o si mettono d’accordo
durante i loro incontri per quelli successivi. In una pagina di diario Annamaria
scrive: “quando sono arrivata vicino alla
piazzetta Gramsci ho sentito il rumore
della macchina, ma non pensavo che era
lui, ed era lui; si è fermato e dopo avermi chiesto dove andavo mi ha dato l’appuntamento per domani. Comunque non
è sincero, ha detto che se lo vedo uscire
continua a pag. 18
suoi desideri. È sentimentale e profonda,
vive di sensazioni, di emozioni, di odori; annota persino quando l’insegnante
del doposcuola cambia il dopobarba. È
attenta ai particolari, spigliata, intelligente. Dai diari risulta che Annamaria
aveva conosciuto un uomo sposato un
certo M.B. durante una festa di carnevale in casa di alcune persone conosciute
in città, due anni prima rispetto a quando
il suo diario lo registra; parla di una fotografia di quella festa consegnatagli da
una amica, a scuola, e quella foto viene
recuperata dagli inquirenti fra gli effetti
personali in casa della vittima. In quella foto è ritratto quel tale. Il 15 gennaio
1986, così scrive Annamaria sul suo diario “ho riletto tutto il diario e mi sono
fatta una bella risata su G.S., su Antonio
e su tutte le altre puttanate scritte. Sono
stata fidanzata con due ragazzi, Nicola
ed Andrea e ho rotto con tutti e due. Comunque è da tre mesi e mezzo (cioè dagli inizi di ottobre 1985, quando aveva
da poco compiuto 16 anni ndr) che ho
una relazione con un M.B. un man di 33
years old avec partner and figlia. È quello che conobbi 2 anni fa alla festa. Con
lui però è bellissimo”. La vita della ragazza viene ricostruita anche attraverso
i racconti dell’amica del cuore, della cugina e di tutti gli altri amici; frequenta la
propria comitiva, il cui punto di incontro
è il negozio 012 Benetton, all’angolo
17
18
segue da pag. 17
verso le 9,15 massimo le 9,30 allora sì,
altrimenti no. Io comunque mi sento che
sarà no, chissà perché, però peccato perché se lunedì andrò di mattina a scuola
non potrò più vederlo”. Si incontrano
quando lui decide. L’amica del cuore, al
processo, affermava: “con una telefonata
o con un gesto, oppure si incontravano
per strada quando lui non insegnava a
scuola, lui basta che le facesse un gesto,
un segno e lei andava via, bastava uno
sguardo, un movimento con la testa,
qualcosa così, incontrandosi per strada
se capitava che passava con la macchina, un gesto e lei lo raggiungeva, se stavamo per strada, tipo Corso Umberto a
Molfetta, lui passava con la macchina,
le faceva un cenno, una cosa così e lei,
non so, all’angolo del palazzo saliva in
macchina e poi andavano via, quindi un
cenno, subito lasciava lei, si svoltava la
strada e si incontravano”. Per Annamaria
è una storia importante, ne è innamorata
sino al punto che, come dice Rosanna,
“si accontenta anche delle briciole che
lui le concede”, ma quando lui la evita,
fa di tutto per raggiungerlo, va incontro a
crisi depressive, è gelosa anche se non ha
aspettative; ma è molto decisa. Marino
Domenico Bindi viene subito sospettato,
ascoltato e perquisito, dopo cinque mesi
anche intercettato. Confessa la relazione
con Annamaria sino all’ultimo giorno di
vita della ragazza.
La pista Bindi viene aperta il 4 febbraio e
chiusa il giorno dopo; riaperta nel luglio
1992 ed archiviata nel mese di ottobre
del 1992. Nel 1996 la madre della ragazza chiede la riapertura delle indagini e
prospetta quattro piste investigative, fra
le quali quella di Bindi. Il pubblico ministero approfondisce, nessuna pista porta
a nulla, anche se Bindi è l’unico iscritto
nel registro degli indagati ma la sua posizione è nuovamente archiviata. Nell’anno 2000 viene riesumato il cadavere della
povera Annamaria e si procede a perizia
comparativa sul DNA della vittima con
un capello rinvenuto infilato in un bastone rinvenuto il 4 febbraio nella Golf di
un amico. La perizia non porta a nulla, il
capello non è di Annamaria e non è stato
il suo vecchio amico ad ucciderla. Improvvisamente una luce: un pregiudicato
confida ad un amico di averla uccisa lui
ma anche questa pista non porta a nulla.
Il pregiudicato e il confidente forse non si
sono neppure incontrati. Nell’auto di un
giovane molfettese il giorno dopo l’omicidio viene trovato un orecchino simile
ad un monile posseduto da Annamaria:
tutti sotto torchio ma l’orecchino non appartiene ad Annamaria ma alla fidanzata
del ragazzo: non c’entra nulla neppure
lui. A tutte queste indagini, anche alla
riesumazione di Annamaria, il vero assassino assiste in silenzio. Non ha pietà.
Come quando l’ha massacrata. O come
quando ha partecipato al suo massacro.
Oppure come quando l’ha condotta in un
posto isolato per farla uccidere. Come
quando l’ha scaricata o fatta scaricare
Inchiesta
sulla strada. Come quando ha pulito tutte
le tracce, ovunque. Era troppo oppressiva Annamaria, o sapeva troppe cose. Nel
corso delle indagini espletate nel 2001, il
pubblico ministero Francesco Bretone,
allora Sostituto Procuratore della Repubblica, sulla base di nuovi e gravi indizi di
colpevolezza chiede la custodia cautelare
in carcere per Marino Domenico Bindi:
il Giudice per le Indagini preliminari di
Trani, Michele Nardi, arresta l’uomo e
lo interroga. Il Tribunale della Libertà
conferma l’ordinanza del dottor Nardi,
anche la Cassazione la conferma. Ormai
sono in tanti i magistrati che giudicano
pesanti gli indizi di colpevolezza a carico
di Bindi. È stato lui ad uccidere Annamaria secondo gli inquirenti e i giudicanti. Il
dottor Bretone ravvisa elementi di dubbio
sulla condotta degli inquirenti del 1992 e
trasmette gli atti alla Procura di Potenza.
La posizione del magistrato che nel 1992
indagò sulla morte della ragazza viene
archiviata, mentre quattro appartenenti ai
Carabinieri di Molfetta vengono rinviati
a giudizio per favoreggiamento del presunto assassino e falso per occultamento
di prove di colpevolezza. Con sentenza
del 2008 vengono assolti, la sentenza è
confermata dalla Corte d’Appello nel
2009.
Il 29 ottobre 2003, dinanzi alla Corte
di Assise di Trani inizia il processo. Il
dottor Bretone porta alla sbarra Bindi.
Nell’anno 2005 vengono arrestate tre
donne molfettesi: secondo le intercettazioni ambientali e le telefonate intercettate, una di esse è stata chiamata dai familiari di Bindi a soccorrere quest’ultimo
nell’immediatezza del fatto e ha visto il
cadavere di Annamaria, per terra, nel luogo dove è stata uccisa, subito dopo che
fu commesso l’orrendo delitto; l’altra ha
nascosto di sapere che l’arma del delitto
è una mazza da baseball; l’altra ancora ha
nascosto entrambe le circostanze. Il Giudice per le Indagini preliminari Michele
Nardi, attualmente Ispettore Ministeriale, scrive nella pesantissima ordinanza
di arresto che “il delitto della povera
Annamaria è maturato in un ambiente e
giovedì 4 febbraio 2010
fra persone dalle condotte sessualmente
disinvolte”. Il Tribunale della Libertà e
la Cassazione confermano l’ordinanza di
custodia cautelare in carcere a carico di
una delle tre donne: altri giudici ancora,
dunque, sono concordi nel ritenere che
l’autore del delitto sia Bindi. Il processo
Bindi bis è ancora in corso. Quanto alle
altre due arrestate, il quotidiano “la Repubblica” diffonde la notizia che allorquando le stesse erano ancora in carcere,
spariscono misteriosamente gli atti dalla
Cancelleria del Tribunale della Libertà e
le due donne vengono liberate per nullità formale dell’ordinanza di arresto.
Sempre secondo il quotidiano l’inchiesta
sulla sparizione delle carte è affidata alla
Procura di Bari e al momento si sa che la
dottoressa Pirrelli, Sostituto Procuratore
della Repubblica sta indagando. Si giunge all’avviso di conclusione delle indagini nei confronti delle tre favoreggiatrici,
ma questo processo è più indietro rispetto all’omicidio. Il dottor Bretone viene
trasferito alla Procura di Bari e il processo viene ereditato da altro Pubblico
Ministero: il dottor Ettore Cardinali, che
continua sino in fondo l’opera del suo
predecessore partecipando alla seconda
fase del processo ed espletando una lunga e complessa requisitoria orale durata
due udienze. Cardinali chiede 24 anni di
carcere per Bindi. Il 24 luglio 2007 viene
emessa la sentenza: Marino Domenico
Bindi è assolto, non ha ucciso lui Annamaria Bufi. Assolti anche gli altri imputati alla sbarra. Il Procuratore Generale
dottor Carlo Maria Capristo e il Sostituto
Procuratore della Repubblica dottor Ettore Cardinali impugnano la sentenza, e
il Sostituto Procuratore Generale discute
chiedendo che Bindi sia condannato a
24 anni di reclusione per l’omicidio di
Annamaria. La Corte lo assolve. Ancora
una volta non è lui l’assassino. Pende il
termine per il ricorso dinanzi alla Corte
Suprema di Cassazione. Nel corso del
procedimento penale dinanzi alla Corte
di Assise, il perito nominato dalla Corte
secondo l’accusa falsifica la trascrizione
di una intercettazione ambientale decisi-
va. Sta per iniziare il relativo processo a
Trani per il reato di falsa perizia e falsa
testimonianza. Il Procuratore Generale
della Corte Suprema di Cassazione chiede la censura nei confronti del magistrato
che nel 1992 aveva condotto le indagini
su Bindi. Per la Procura della Cassazione
i due erano amici dall’infanzia e avevano
rapporti contrattuali quindi il magistrato
avrebbe dovuto astenersi e non avrebbe
dovuto indagare su Bindi: il Consiglio
Superiore della Magistratura lo assolve
con la formula piena. Il Pubblico Ministero di Trani apre un’inchiesta sul furto
delle bobine relative alle intercettazioni
telefoniche presso l’utenza di Bindi nel
1992. Indaga, accerta che i nastri sono
spariti, ma l’indagine non riesce a trovare
l’autore. Non si sa chi abbia fatto sparire
quei nastri. Nel corso delle indagini condotte dalla Procura Lucana, il maresciallo della Polizia Giudiziaria che collabora
con il PM viene sorpreso, di pomeriggio,
a fare le fotocopie degli atti coperti dal
segreto istruttorio per darle ai carabinieri
indagati. Confessa di avere agito per ordine preciso di due alti ufficiali dei Carabinieri. La Procura di Potenza, nella persona del Pubblico Ministero Henry Jhon
Woodcock, chiede ed ottiene il rinvio a
giudizio per i due ufficiali. Uno di loro
muore cadendo da cavallo. L’altro sta attendendo la sentenza.
Diciassette anni di indagini, 12 mila
pagine di processo per quattro anni di
istruttoria in aula, centinaia di testimoni
ascoltati, tre reparti investigativi in azione, 270 pagine di appello da parte della
Procura della Repubblica e 80 della Procura Generale. Questi i numeri della vicenda giudiziaria. Una sinora la risposta:
Bindi non ha ucciso Annamaria. Non è
lui l’assassino: 15 magistrati avevano votato per la gravità degli indizi a carico del
presunto assassino. Per loro era stato lui a
massacrare la sua amante. Tre magistrati,
quelli dal ruolo decisionale nella vicenda
hanno sancito l’innocenza dell’uomo.
Bindi non ha ucciso Annamaria, però.
Non è stato quell’uomo ad ucciderla. Ma
chi? Cosa ha fatto di tanto male Annamaria, cosa sapeva per fare quella orrenda
morte, chi ha fatto irritare che poi l’ha
uccisa con furia cieca? Con questa frase, Annamaria, ancora una volta ci parla.
Lei sa chi è stato. Noi no. Per la Giustizia
non è stato l’uomo che lei amava. Non
è più fra noi, Annamaria, ma è come se
lo fosse, il testo con cui chiudiamo questa ricostruzione trovato nella sua stanza,
rende noto qual è il suo stato d’animo a
pochi giorni dalla sua morte.
“Sei un uomo, lo so, e ne approfitti di me
per questo, mi fai credere importante,
ma non sono altro che una stupida, che
crede ancora in un amore folle. Ti vorrei odiare, ma so già che mi cerchi, hai
bisogno di aiuto, ed io, pronta a correre
al tuo capezzale. Ma finirà, questa strada
tortuosa senza meta, di tormentarmi finirai anche tu di ridere di me perché sono
convinta che lo fai”.
In Città
giovedì 4 febbraio 2010
19
Premiati per il loro impegno
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Cinque riconoscimenti conferiti ad altrettanti Carabinieri in servizio presso la Compagnia di Molfetta.
Durante una intensa cerimonia, presso
la caserma “Chiaffredo Bergia” il Comandante Provinciale dei Carabinieri
di Bari, colonnello Antonio Bacile, ha
consegnato tre Encomi Solenni, venti
Encomi Semplici, sei Elogi e tre lettere
di apprezzamento nelle mani di trentadue militari dipendenti, distintisi a
partire dal 2007 fino allo scorso anno
nell’espletamento dei compiti d’istituto. Tra di loro alcuni carabinieri in servizio presso la Compagnia di Molfetta.
Si tratta di riconoscimenti che l’Arma
dei Carabinieri concede per suggellare
l’abnegazione, il coraggio e le capacità
professionali dimostrate, come premio
e stimolo a continuare nell’adempiere
ai propri doveri con tutto lo slancio di
cui si è capaci. Una priorità strategica,
quella della sicurezza, costruita a prezzo di enormi sacrifici di uomini con le
stellette, che hanno sempre operato con
professionalità e senso del dovere straordinari, esempi luminosi di non comune abnegazione. Tra gli altri premiato
quindi con “encomio solenne” il maresciallo capo Antonio Garofalo, effettivo al Nucleo Operativo e Radiomobile
della Compagnia di Molfetta per aver
sventato una rapina a mano armata in
una macelleria nella vicina Bisceglie.
L’intervento, che permetteva di recuperare l’arma utilizzata, consentiva anche di trarre successivamente in arresto
uno dei due autori del crimine. Premiati
con “encomio semplice” anche i marescialli Vincenzo del Vento e Giovanni
Battista, il vice brigadiere Luigi Mininno e l’appuntanto scelto Claudio di
Michele, tutti in forza al NORM della
Compagnia di Molfetta, per l’attività
d’indagine che permetteva di assicurare alla giustizia una banda di quattro
malviventi, responsabile di associazione per delinquere finalizzata alla consu-
mazione di rapine in danno di esercizi
commerciali. L’attività permetteva di
far luce su 22 casi di rapina commessi
in un ristretto arco temporale in diversi
comuni della provincia di Bari e della
Bat. “A questi Carabinieri che hanno
mostrato il loro valore come uomini,
soldati e tutori dell’ordine nella costante lotta contro il crimine, piuttosto che
in interventi effettuati in contingenti
situazioni di pericolo o in azioni di salvataggio in cui hanno messo a repentaglio la propria vita – ha detto il comandante provinciale dell’Arma – va il
sentito ringraziamento dell’Istituzione
e della popolazione per l’opera svol-
ta”. E proprio il colonnello Bacile nei
giorni scorsi ha fatto visita alla locale
sezione della Associazione Nazionale
Carabinieri. L’alto ufficiale, accompagnato dal comandante della Compagnia
di Molfetta, capitano Domenico Del
Prete, è stato ricevuto dal presidente
della locale sezione, cavaliere Luciano Modugno e da numerosi soci. Il
comandante provinciale, impegnato in
una visita istituzionale presso la sede
del locale comando di Compagnia, non
ha perso l’occasione per incontrare i
militari in congedo e i simpatizzanti
iscritti all’Associazione e per portare
il suo personale saluto e quello di tutta l’Arma agli intervenuti. Parole di
apprezzamento sono state espresse dal
colonnello Bacile nei confronti dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dei
suoi soci, da sempre impegnati a tenere
alti i valori che contraddistinguono gli
appartenenti all’Arma sia in servizio
che in congedo. Nel corso della visita il presidente della sezione Luciano
Modugno ha ringraziato il colonnello
Bacile per la presenza e lo ha invitato a
voler presenziare alle cerimonie che in
futuro organizzerà l’associazione.
Dalla concorrenza alla collaborazione
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La quasi totalità delle agenzie immobiliari della città avviano una importante collaborazione.
Dieci semplici regole per collaborare
e per abbandonare la concorrenza incominciando ad operare nel migliore
dei modi producendo vantaggi per i
professionisti del settore e per i clienti. A idearle e proporle ai suoi colleghi
Ilario Amato, agente immobiliare e titolare della Mondocasa Immobiliare
che ha lanciato un’idea per certi versi
innovativa: abbandonare la concorrenza per avviare la collaborazione.
Amato ha infatti pensato di proporre agli altri professionisti del settore
operanti in città di fare sistema, darsi
regole chiare e semplici, e mettersi
in rete per “aggredire” il mercato offrendo maggiori possibilità ai clienti.
Una proposta da molti considerata assolutamente improponibile e che invece ha raccolto il consenso del 95%
delle agenzie presenti sul territorio i
cui responsabili si sono incontrati per
discutere la possibilità di dar vita ad
un vero e proprio circuito cittadino.
Una riunione nel corso della quale
sono stati discussi i pro e i contro di
una iniziativa “assolutamente entusiasmante” come ha sottolineato più
volte Amato e che “è già stata avviata in altre parti d’Italia ma non con
gli stessi risultati che ci avviamo ad
avere a Molfetta”. In poche parole
presto la quasi totalità delle agenzie
di Molfetta metterà a disposizione
dei clienti non solo gli immobili che
tratta direttamente, ma anche quelli
gestiti da altre agenzie. Ci saranno
prezzi chiari e verificabili e i clienti
avranno modo di essere seguiti per
tutte le necessità. Insomma, un esercito di professionisti pronti a mettersi
a disposizione. L’avventura è appena
iniziata e i primi risultati sono incoraggianti. Il futuro riserverà sorprese
interessanti.
Cultura & Spettacoli
giovedì 4 febbraio 2010
21
Il Carnevale Molfettese tra sorrisi e solidarietà
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Due sfilate, il tradizionale veglioncino dei bambini e tanti altri appuntamenti per l’edizione 2009.
Qua e là coriandoli colorati sparsi per le
strade; e quando la fatidica frase “a carnevale ogni scherzo vale” inizia ad insinuarsi nella quotidianità, allora è proprio
giunto uno dei momenti dell’anno preferiti dai più piccoli, ma ammettiamolo, atteso anche dai più grandi. Ormai da tempo
fervono i preparativi per la cinquantunesima edizione del Carnevale Molfettese,
un tradizionale appuntamento riscoperto
nel 2009 non solo dalla stessa amministrazione comunale, ma anche grazie
all’interessamento della cooperativa Milleventi di Molfetta, che anche quest’anno
si pone come organizzatrice dell’evento
in collaborazione con diversi sponsor.
Un’edizione che nell’allegria generale
sa ritagliare un momento di riflessione
e sensibilizzazione dei cittadini verso le
sfortunate popolazioni di Haiti: come si
evince in un comunicato stampa del Comune, attraverso la degustazione di piatti
tipici e specialità locali, sarà aperta una
raccolta fondi destinata ai bambini sopravissuti al terribile terremoto del 12 gennaio scorso. Il calendario si preannuncia
ricco di sorprese e divertimenti, come ci
conferma Tommaso Amato anche in questa edizione voce e volto della manifestazione insieme alla apprezzata collaboratrice de “il Fatto”, Marilena Farinola, il
tutto all’insegna di uno spirito goliardico
ritrovato. A dare il via ai festeggiamenti, lunedì 8 febbraio, saranno la rassegna
teatrale a cura dell’Associazione Arteatro
ed il concerto della The Blues Men Band,
ospitati all’interno del palazzetto dello
sport Don Sturzo, per continuare mercoledì 10 febbraio con l’imperdibile rassegna teatrale del Collettivo Dino La Rocca
che metterà in scena, presso il cineteatro
Odeon, lo spettacolo “Come a re ceràse”.
Appuntamento raddoppiato, invece, per i
più piccoli con il veglioncino dei bambini presso il palazzetto G.S. Poli: giovedì
11 e venerdì 12 febbraio due serate dedi-
cate ai colori, all’allegria, alle maschere
ma soprattutto alla musica e che vedranno le esibizioni di ber quattordici gruppi, tre dei quali appartenenti alle scuole
medie “Poli” e “Savio” e alla scuola per
l’infanzia “Alice”. Ma il momento più
atteso e culminante dei festeggiamenti
resta sicuramente la sfilata dei carri allegorici, come di consueto in due giornate,
domenica 14 e martedì 16 febbraio, che
si riappropriano del tradizionale percorso cittadino lungo Corso Umberto, con
partenza in Piazza Aldo Moro e arrivo in
Corso Dante: sicuramente un sollievo per
tutti coloro che nella precedente edizione non avevano ben accolto il percorso
alternativo in Via Achille Salvucci. Cinque i carri allegorici previsti, uno in più
rispetto all’anno scorso, e di buon livello,
a detta degli organizzatori, forse grazie al
coinvolgimento delle nuove generazioni
nei laboratori per la lavorazione della
carta pesta, affinché quest’antica arte non
sia solo un ricordo nella memoria storica
cittadina; dodici, invece, i gruppi mascherati che animeranno le sfilate con la
vivacità delle loro coreografie. Per concludere in musica la kermesse, lunedì 15
febbraio grande concerto di “Slave to the
Jazz” con un repertorio che spazierà da
Sinatra a Bublè, da Glen Miller alla Minnelli, ed il concerto de “Il Gruppo Italiano”. Novità interessante e da non perdere
sarà la “Conturband”, una street-band
composta da percussioni e fiati di grande
impatto visivo e sonoro, le cui esibizioni
itineranti invaderanno le strade della città coinvolgendo i passanti. Come è ben
immaginabile, si prevedono momenti di
spensierata aggregazione, in un turbinio
di suoni e lustrini, dando libero sfogo alle
apparenze, piegando per un po’ la realtà a
quelle fantasie lasciate in disparte durante il resto dell’anno.
Isabel Romano
Sud: presente e passato
Sempre in attività il “Fornari”
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Un incontro per ricordare il lavoro dello
studioso molfettese Saverio La Sorsa.
Numerosi i progetti realizzati nel Liceo Psico
Pedagogioco e delle Scienze Sociali di Molfetta.
L’associazione Fabulanova è una realtà
recentissima nel panorama associativo molfettese. È un’associazione nata
dall’incontro di appassionati e studiosi
di musica, danze, culture popolari e tradizioni nazionali e internazionali, con lo
scopo di valorizzare il patrimonio locale.
I membri dell’associazione, in collaborazione con Pietro Capurso e con la partecipazione di alcuni musicisti pugliesi,
propongono il 14 febbraio alle ore 19.30,
presso la Sala Turtur a Molfetta, un incontro dal titolo “Sud: presente e passato. Appunti sulle ricerche di Saverio La
Sorsa in Puglia”. L’obiettivo dell’iniziativa è di ricordare l’importanza delle numerose ricerche che lo studioso molfettese ha condotto non solo in Puglia ma
in molte regioni dell’Italia meridionale.
Il lavoro di Saverio La Sorsa è unanimemente riconosciuto per la qualità e
quantità del materiale raccolto, esso abbraccia le tradizioni popolari, gli usi e i
costumi legati ai vari mestieri, oltre ad
una quantità notevole di canti, proverbi,
motti e favole. L’incontro, al quale la cittadinanza è invitata, prevederà una serie
di interventi e riflessioni sul lavoro di Saverio La Sorsa in Puglia e in particolare
a Molfetta; un intervento musicale presenterà alcuni brani del repertorio tradizionale molfettese che, oltre a mantenere
intatta la capacità di rievocare ricordi e
suggestioni, rinnova la sua bellezza nel
rivivere nella contemporaneità.
Katia la Forgia
È da tutti conosciuto sotto il nome di
“Magistrale”, l’istituto “Vito Fornari”
di Molfetta. Non più tale da anni, è oggi
sede di tre licei: il Liceo Socio Psico Pedagogico, il Liceo Delle Scienze Sociali
e il Liceo Linguistico. Finalizzato alla
conoscenza delle metodologie sociali,
scientifiche e linguistiche, offre un bagaglio culturale vasto e approfondito.
È anche luogo di dibattiti e approfondimenti, progetti e attività che fanno di
questo istituto “scuola di vita” e non
solo “scuola di libri”. Da anni l’Istituto si batte per far crescere nei giovani
studenti il senso di legalità e di giustizia attraverso il “Progetto Legalità” e il
“Progetto Lettura” al fine di stimolare
l’alunno a prendere coscienza delle problematiche civiche e quindi esercitare
un maturo senso critico per poter cogliere la realtà del proprio tempo. La
filosofia, la pedagogia, la sociologia e
la psicologia non sono materie fine a
se stesse, bensì permettono lo sviluppo
della riflessione personale ed etica. La
validità dell’Istituto sta anche nell’organizzare incontri tra alunni, docenti e
genitori per discutere le problematiche
che quotidianamente gli adolescenti vivono, il rapporto ragazzi-adulti e le possibili soluzioni. Ultimo grande evento è
il “Caffè Letterario” organizzato nella
biblioteca del “Vito Fornari” luogo di
storia e di cultura dove i genitori, alunni, docenti e il preside stesso hanno
chiacchierato a lungo davanti ad una
tazzina fumante di caffè. L’aroma del
caffè, accompagnato dal profumo della
cultura, possono far sì che la scuola sia
un piacevole luogo di incontro, formazione e confronto.
Margherita Calò
22
Cultura & Spettacoli
giovedì 4 febbraio 2010
San Corrado: patrono dimenticato
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La festività ricorre il 9 febbraio. In molti vorrebbero venisse ripresa la tradizione
della processione per le vie della città.
A conclusione della novena in onore
di San Corrado di Baviera, patrono
della città di Molfetta, martedì 9 febbraio alle 19 il vescovo mons. Luigi
Martella celebrerà nella Cattedrale la
Santa Messa Pontificale. “Spero vi
sia una piena partecipazione di fedeli,
un segnale per misurare la devozione
dei molfettesi verso il Santo. Si parla
di luminarie, di giostre e divertimenti e poco di religiosità, che è il vero
nucleo della festa: è questo il quadro
delle attuali feste patronali. Vedo un
futuro che peggiorerà sempre più”.
È il rammarico espresso da don Vito
Bufi, parroco della Cattedrale, cultore
della figura del Santo. I molfettesi dicono di amare San Corrado ma sono
pochi coloro che partecipano alle liturgie. “Oggi quanti sono i genitori
che chiamano Corrado i propri figlio-
li? Pochissimi, e chi lo fa è soltanto
per dovere e rispetto verso gli avi”, ha
dichiarato don Ignazio Pansini, parroco del Duomo. E un passante: “Io
non ho mai ricevuto grazie dal Santo,
ma vorrei che la festa di San Corrado
fosse recuperata. Lancio un appello ai
responsabili”. Abbiamo dunque incontrato il presidente del Comitato Feste
Patronali, Corrado Sancilio, che ha
confermato: “Stiamo facendo di tutto
per riprendere le celebrazioni di una
volta. Il nostro obiettivo è tenere salde
le tradizioni, rispettare ed onorare il
nostro Patrono. Non ci dispiacerebbe
riportarlo in processione, offrirlo nuovamente alla città allungando anche il
percorso. La Chiesa purtroppo è restia
all’iniziativa perchè teme la scarsa
partecipazione della cittadinanza, soprattutto per la stagione in cui ricorre
la solennità. Sarebbe triste non vedere nessuno ai lati delle strade, durante
la processione. Bisogna tentare, però,
avere coraggio. Noi aspettiamo un
segnale di incoraggiamento sia dalla
Chiesa che dai cittadini e inizieremo
subito a lavorare”, ha concluso Sancilio. Perché i molfettesi 800 anni fa hanno scelto e voluto San Corrado Santo
protettore della città, pur essendo egli
uno straniero? Sicuramente per le sue
doti spirituali. Nato in Baviera nel
1105, nobile, colto, d’indole forte, disubbidì prima alla volontà dei genitori
che lo volevano prelato della Chiesa e
poi a San Berrnado di Chiaravalle, suo
superiore dell’Ordine dei Frati, che
gli vietò il consenso di raggiungere
la Terra Santa. Corrado giovanissimo,
frate pellegrino, si fermò a Molfetta
come ospite, manifestò subito virtù
da asceta. Malato, chiese asilo all’abbazia di Santa Maria ad Cryptam, nei
pressi di Modugno, dove rimase fino
alla sua morte, avvenuta nel 1126. Il 9
febbraio di un anno imprecisato, forse intorno al 1313, i molfettesi saputo
della soppressione della comunità benedettina in cui era stato tumulato san
Corrado, decisero di portar via le reliquie. La leggenda racconta che giunti
a Molfetta, i devoti trovarono il portale del Duomo chiuso. La giornata era
fredda. Per riscaldarsi accesero il falò.
Lì stavano ormeggiati dei mercantili
carichi di legumi e i marinai, vedendo
i fedeli senza cibo e infreddoliti, offri-
rono quello di cui disponevano, fave e
ceci. Di qui la tradizione dell’accensione dei falò che i molfettesi mantennero fino alla fine degli anni Sessanta.
Il Comitato delle Feste Patronali vuole ricordare l’evento accendendo il 9
febbraio un falò nello spazio antistante
la Cattedrale. San Corrado ha protetto Molfetta dalle epidemie con la sua
intercessione, si ricordi la pestilenza
del 1657; ha risposto alle richieste dei
contadini, facendo piovere nei periodi
di siccità. E chissà quante altre volte è
intervenuto a nostra insaputa per placare tempeste, alluvioni, terremoti.
Pantaleo de Trizio
23
Recensione
giovedì 4 febbraio 2010
Il SegnaLibro. Farfalle di spine. Poesie sulla Shoah.
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Testimoniare, raccontare sono atti privi di senso se non c’è nessuno disposto ad ascoltare: per i
sopravvissuti era una nuova assurdità che al loro bisogno di parlare non corrispondesse un altrettanto
bisogno di ascoltare. Attraverso l’arte, la memoria acquista anche un notevole valore estetico che
consiste nel piacere di ricordare e di raccontare in sé, come dichiara il detto talmudico, che a Levi
piacque portare in epigrafe al Sistema periodico, “è bello raccontare i guai passati”. Farfalle di
spine. Poesie sulla Shoah, a cura di Valeria M. M. Traversi, Le Ciliegie, Palomar, 2010, pp. 250.
Al tatto, la farfalla di spine raffigurata in copertina non ferisce, né scortica, ma sottopelle si avverte quasi impercettibile un profilo in rilievo. Sono
spine in volo, che soffocano mentre si
liberano, levitano mentre si atrofizzano. Un ossimoro pregnante dà il titolo all’antologia di poesie sulla Shoah
curata da Valeria Traversi: metafora di libertà e leggerezza, le farfalle
sono strette in uno scheletro di spine,
come i versi di dolore e commosso
ricordo che schiudono al lettore la testimonianza e l’atrocità della “banalità del male”. Raccolte in tre sezioni
distinte, le poesie sulle Shoah rappresentano il capitolo di Storia del genocidio di migliaia di anime raccontato
dai testimoni diretti tra cui Kolmar,
Ausländer, Sutzkever, Katzenelson, Borowski, Levi, Cayrol, Bruck,
Springer e indiretti – Celan, Sachs
e Weiss, dalle voci dentro e fuori il
filo spinato e dal ricordo postumo di
poeti e cantautori, come Quasimodo,
Brecht, Guccini, Pasolini, Morante.
Voci di sopravissuti, ma anche liriche
anonime sepolte per essere ascoltate
trovano nel volume una collocazione
sapientemente strutturata. Alla base
della selezione e ricostruzione cronologica, vi è una rigorosa e appassionata analisi critico-filologica che la
Traversi sviluppa nel saggio introduttivo al volume dove s’interroga sul
perché scrivere la Shoah e sulla ne-
cessità di ricostruire, attraverso il potere estetico ed etico della memoria,
le profonde lacerazioni del “post Auschwitz”. L’antologia è accompagnata da un ricco e approfondito corredo
di note attraverso cui Traversi dialoga
costantemente con i testi liberando significati e suggestioni, mentre porge
ai lettori la chiave di accesso alle verità espresse ma mai ascoltate. Completa il volume un accurato apparato
bio-bibliografico.
Valeria M.M. Traversi (1974) si è
laureata a Bari in Lettere nel 1998
con una tesi su Primo Levi e la letteratura della Shoah. Dopo aver
conseguito il Dottrato di ricerca in
Italianistica nel 2003, ha curato per
Palomar un’edizione de Il dispaccio
di Venere. Epistole eroiche di Pietro
Michiele (2008). Suo interesse di studio continua ad essere la tradizione
novecentesca cui ha dedicato alcuni
saggi: I rumori stridenti della scrittura. Scrittura dopo Auschwitz (1999);
Suggestioni d’Africa e tradizione letteraria nel ‘Porto Sepolto’ (2003); Il
ritorno a casa attraverso la letteratura: l’Istia di Pier Antonio Quarantotti
Gambini (2006); “Ci ritroveremo in
non so che punto”: le lettere di Montale a Irma (2007); Per dire l’orrore:
Primo Levi e Dante (2008). Insegna
lettere nelle scuole secondarie.
A cura di Angela Teatino
Brunetta: “addio bamboccioni, bisogna andar via di casa”
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“Io farei una legge per far uscire di
casa i ragazzi a 18 anni”. È il titolare
della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, a lanciare “scherzando
anche un po’”, l’idea anti-bamboccioni per contrastare un costume tutto italiano. L’idea di una proposta di legge
prende le mosse dalla condanna di un
padre costretto dal giudice a pagare gli
alimenti alla figlia trentenne fuori corso all’università. Insomma, come ha
detto lo stesso ministro, “basta ai figli
bamboccioni” e basta anche a quei genitori che ricattano i propri figli a stare
in casa a causa della loro affettività
pelosa. Tuttavia il ministro Brunetta
non si è fermato a delle supposizioni
ma, rielaborata meglio la sua legge
anti-bamboccioni, in questi giorni sta
portando avanti una sorta di campagna
pubblicitaria per le varie reti televisive, radiofoniche e testate giornalistiche. Brunetta non risparmia nessun
dettaglio, infatti si è posto, di comune
accordo con il ministro dell’Economia
Tremonti, anche il problema di un fondo monetario su cui i giovani possono
fare affidamento. Chi cerca, trova.
Ecco la soluzione: agire sulle pensioni di anzianità, soprattutto quelle che
partono dai 55 anni. Facendo in questo
modo si potrebbero trovare risorse che
consentirebbero di dare ai giovani non
200 ma addirittura 500 euro al mese.
Nella nostra città, seppure alla periferia dell’impero, la giovane popolazione interessata dalla proposta di legge
del ministro è da una parte entusiasta
di questa opportunità di una vita indipendente senza le lagne che i genitori
fanno quando non si rispetta l’orario
di rientro a casa oppure quando ci si
sveglia nel pomeriggio dopo i festini
del sabato sera. Ma d’altra parte c’è
chi, pur affascinato dalla vaga promessa di libertà offerta dal disegno di
legge, dopo averci riflettuto su, prende
consapevolezza dei numerosi impegni
a cui si va incontro: bollette e affitto
da pagare, spesa da fare e studiare o
lavorare oppure entrambi per chi decida anche di frequentare l’università.
Un vero e proprio marasma sociale ed
economico. Per questo ci si chiede:
per quale motivo? Per accelerare un
processo che comunque avverrebbe
anche se con un po’ di ritardo e anche
per uniformarci alle altre Nazioni, ad
esempio gli U.S.A., dove i ragazzi a 20
anni sono già fuori di casa e possono
iniziare a pensare al proprio futuro ma
con una piccola differenza i giovani
americani hanno delle garanzie dallo
Stato che l’Italia non fornisce, hanno
un lavoro dignitoso che permette a
ciascuno di essere appagato e gratificato per gli anni di studio e l’impegno,
invece nel nostro Paese i laureati in
lettere, come molti altri, anziché sta-
re nelle scuole ad insegnare, vanno a
passeggio a corso Umberto o, come si
dice più comunemente, a “fare il giro
attorno alla villa comunale”. Un giovane molfettese ha replicato a queste
considerazioni, dicendo che però il
Ministro avrebbe provveduto a questo
disagio facendo sì che i giovani ricevano 500 euro mensili; ma con il carovita di questo periodo, gli affitti che
raggiungono le stelle, la crisi generale
e gli studi da portare a termine si sfida
chiunque a sopravvivere con il fondo
finanziario “stanziato dallo Stato”.
Allora che fare quando non si riuscirà
ad arrivare a fine mese? Si potrebbe
chiedere aiuto ai genitori, sempre che
però non siano già andati in pensione perché allora sarebbe un bel guaio
dato che i 500 euro mensili vengono
detratti proprio dalle pensioni dei futuri pensionati, nonché genitori!
Gianfranco Inglese
il Fatto Tour
giovedì 4 febbraio 2010
24
Che divertimento Il Fatto Tour
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Tante serate all’insegna dell’allegria firmate da Danilo, Enrico e Davide.
sica curata dal dj Antonio Mastromauro e del sano divertimento.
Poi si proseguirà il 5 febbraio alla
Darsena, il 19 al Place Blanc Cafè
ed a marzo il 5 al Bettie Page e il
19 all’Off Street. Ultima tappa programmata, ma non è detto che si
tratti della conclusiva, il 16 aprile
al Blues Cafè. Serate tutte da vivere nel corso delle quali non manca la distribuzione di gadget e nel
corso della quale vengono scattate
centinaia di foto poi pubblicate sul
Danilo, Enrico e Davide. Solo a
guardali bene in faccia si capisce che
quei tre sono pronti a farvi divertire. Insomma ad organizzarvi una
“Buena Vida”, così come si chiama
la società di immagine, pubbliche
relazioni e organizzazione eventi
che insieme hanno ideato, creato
e lanciato sul mercato della movida del nord barese. Sono gli stessi
“personaggi” che da dicembre scorso hanno dato vita a “il Fatto Tour”,
una serie di serate organizzate nei
locali più “in” di Molfetta e marchiate “il Fatto”. La prima, lo scorso 4 dicembre presso il Silver Cafè
in occasione del secondo compleanno del primo free press quindicinale
molfettese ha richiamato decine di
persone festanti. La seconda poi è
stata veramente un grande successo:
il 22 gennaio nello scenario del Calì
Cafè sono stati tantissimi i giovani
molfettesi che hanno deciso di trascorrere una serata all’insegna della
buona compagnia, dell’ottima mu-
profilo Facebook de “il Fatto”: è lì
che tutti posso visionarle e votarle
con il tasto “mi piace”. La fotografia più votata verrà poi pubblicata
sul nostro quindicinale. Insomma,
un nuovo modo per stare in compagnia, dare spazio alla allegria e riscoprire la bellezza di vivere la città
senza dover cercare svago da altre
parti. Non resta quindi che scoprire
le serate de “il Fatto Tour” e rivedervi su Facebook o nei video della
nostra web tv.
Sport
giovedì 4 febbraio 2010
Due settimane di sport
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Dalla pallavolo al calcio, passando
per basket e hockey.
Tutto sommato si può dire che il mese
di gennaio sia stato positivo per il mondo della pallavolo molfettese. Certo,
è mancata la ciliegina sulla torta della
Coppa Italia di B maschile, ma non si
deve dimenticare che la squadra del
presidente Antonacci è pur sempre la
seconda tra le quattro compagini capaci
di raggiungere le Final Four del prestigioso torneo. Ma andiamo con ordine.
Sul fronte campionato va annotata la
vittoria della Pallavolo con un rotondo
3 a 0 nella gara casalinga disputata il 23
gennaio contro il Chieti. Dopo la parentesi della Coppa Italia, in cui in biancorossi hanno superato il Cantù in semifinale vincendo per 3 a 0 e ceduto ad un
fortissimo Genova in finale con lo stesso risultato, il campionato riprenderà il
7 febbraio con la sfida casalinga contro
il Brolo. Successivamente i biancorossi
torneranno ad esibirsi in trasferta il 14
febbraio in quel di Reggio Calabria. Le
ragazze dell’Azzurra stanno invece attraversando un periodo di appannamento. A riprova di ciò la vittoria casalinga
del 23 gennaio strappata con i denti ad
un Living Potenza non certo trascendentale. Finale di 3 a 2 per le molfettesi
nonostante un arbitraggio definito “ridicolo” dai dirigenti di casa. Le “azzurre”
proveranno a rifarsi sabato 6 febbraio
nella difficile trasferta di Arzano. Il
13 febbraio, invece, sarà il parquet del
“PalaPoli” ad ospitare l’incontro contro
le giallorosse del Volley Benevento. In
casa Virtus penultimi si era e penultimi si rimane anche se con due punti in
più frutto della vittoria in Sicilia per 84
a 81 arrivata sul filo della sirena grazie ad una tripla indovinata da Andrea
Malamov. Il 31 gennaio, ecco arrivare
una nuova sconfitta casalinga per 75 a
64 nel derby contro il San Severo. Il 7
febbraio si giocherà a domicilio della
capolista Barcellona. Successivamente, il 14, altra sfida da brividi contro i
cugini del Ruvo. Non va tanto meglio
nel campionato di hockey con il Goccia
di Sole che ha inanellato due sconfitte,
9 a 2 a Viareggio e 7 a 3 nella gara interna contro il Valdagno. Nel momento
in cui chiudiamo questo numero non
si conosce ancora il risultato del derby
contro il Giovinazzo. I successivi due
incontri non sono certo facili: il 6 il
Molfetta ospiterà il Bassano 54 poi il
13 si viaggerà alla volta di Follonica.
Sul fronte calcistico la Liberty continua
a rimanere eterna seconda alle spalle di
un mai domo Nardò. Le ultime prestazioni non certo esaltanti dei biancorossi hanno per giunta portato all’esonero
del tecnico Vincenzo del Rosso che lascia la squadra a quota 51 punti e con
una finale di Coppa Italia da disputare,
proprio contro il Nardò, il prossimo 18
febbraio su campo ancora da individuare. Nell’ordine si sono succeduti un 1 a
0 casalingo contro il modesto Tricase,
una vittoria per 2 a 1 a Locorotondo
giunta solo al 93esimo e il pareggio,
anche questo conquistato al 93esimo,
per 2 a 2 nella sfida interna contro il
Copertino. La panchina della squadra
potrebbe a questo punto essere affidata
a Nicola di Leo ex tecnico dell’Andria
in Prima Divisione. Certamente bisognerà ora vincere e convincere nelle
gare in programma il 7 febbraio a Taurisano e il 14 in casa contro il Corato.
Chiudiamo con il campionato di calcio
a 5. Il Real Molfetta continua a difendere la seconda posizione di classifica.
Perde punti nel pareggio esterno per 2 a
2 a Barletta ma subito torna alla vittoria
contro il Manfredonia imponendosi per
6 a 1. Allegretta e soci torneranno in
campo il 13 febbraio, dopo il turno di
riposo, nella gara esterna di Altamura.
25
HOCKEY
BASKET
Serie A1
Serie A dilettanti
Valdagno
Follonica
Lodi
Bassano 54
Breganze
Viareggio
Sarzana
Forte dei Marmi
Giovinazzo
Seregno
R. Bassano
MOLFETTA
Trissino
Correggio
39
35
32
30
27
26
23
22
22
20
16
15
5
5
Barcellona
Ostuni
San Severo
Trapani
Ferentino
Siena
Perugia
Palestrina
Sant’Antimo
Ruvo
Matera
Agrigento
MOLFETTA
Potenza
28
26
22
22
22
20
20
20
18
16
16
12
6
4
PALLAVOLO
Serie B1 Maschile
E. Gela
Atripalda
MOLFETTA
Turi
Brolo
Chieti
Reggio Calabria
Ortona
Potenza
H. Gela
Galatina
Casoria
Blue College
Catania
Alberobello
Serie B2 Femminile
39
37
31
30
27
23
22
22
21
21
15
14
6
1
rit.
Sarno
San Pietro V.
Napoli
MOLFETTA
Arzano
Battipaglia
A. Benevento
L. Potenza
A. Potenza
Taranto
L. Altamura
V. Benevento
Oria
Acquaviva
V. Altamura
Salerno
CALCIO A5
CALCIO
Serie B
Pescara
MOLFETTA
Loreto
Modugno
Bisceglie
Ortona
D. Matera
T. Matera
Venafro
Barletta
Altamura
Manfredonia
Giovinazzo
42
39
38
36
36
35
34
24
23
21
19
19
17
14
11
0
44
37
35
29
28
26
26
26
16
15
14
13
12
Nardò
MOLFETTA
Terlizzi
Trani
Castellana
Copertino
Lucera
Manduria
Sogliano
Bisceglie
Corato
Cerignola
Taurisano
Tricase
Massafra
Maglie
Locorotondo
Altamura
Eccellenza
55
51
47
46
41
40
37
36
35
34
32
29
23
22
20
17
16
14
26
Benessere e Salute
Perdere peso senza soffrire la fame
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1740
Scopo di una dieta è quello di farci dimagrire senza avvertire il senso di fame
nell’arco della giornata e senza eliminare i principi nutritivi che risultano indispensabili per il nostro sostentamento.
Una dieta risulta efficace se riusciamo
a raggiungere l’obiettivo che ci siamo
prefissato e se non recuperiamo il peso
perso. Per questo motivo è fondamentale rieducare le nostre abitudini alimentari così da variare e alternare opportunamente gli alimenti: solo in questo modo
riusciremo a perdere peso in modo salubre. I fattori da tenere in considerazione
quando ci accingiamo a fare una dieta
possono essere riassunti in sette punti
fondamentali. La dieta deve essere leggermente ipocalorica ovvero bassa in
calorie. È molto importante mangiare in
modo equilibrato, controllando il consumo di certi alimenti. La dieta deve
essere normoproteica cioè ci deve essere un corretto apporto di proteine ad
valore biologico, ad esempio 100-150
g di carne bianca o rossa, 150-200 g di
pesce o 2 uova. Le proteine svolgono
principalmente funzione plastica e un
tale apporto garantisce elasticità ai tessuti. Un corretto apporto proteico in una
dieta dimagrante favorisce l’eliminazione e la movimentazione dei depositi
di grasso, traducendosi in una diminuzione del volume in certe parti del corpo
come il punto vita, i fianchi e le cosce.
Gli evidenti benefici di una perdita di
peso vanno a sommarsi ad una migliore
qualità del sonno. Diminuire l’apporto complessivo dei grassi eliminando
grassi saturi (come burro, lardo, pancetta, panna) ed aumentando il consumo di
quelli insaturi (olio di oliva) e polinsaturi (olio di pesce, ricco di omega 3; olio
di girasole e di semi, ricchi di omega 6).
Ridurre l’assunzione dei carboidrati
di facile assorbimento come merendine, dolci, pasticcini, zucchero, cioccolato, brioche, cornetti. Seguire una dieta
ricca in fibre solubili e insolubile: legumi, frutta, ortaggi e cereali. La fibra
oltre ad una aumento del senso di sazietà
porta anche ad un miglioramento della
funzionalità intestinale. Bere acqua: è
importante per il nostro organismo bere
quotidianamente almeno 1,5 l di acqua.
Fare 5 pasti al giorno senza saltarne
nessuno: colazione, pranzo e cena leggera prevedendo due spuntini, uno a
metà mattina e uno a metà pomeriggio
a base di frutta. In questo modo si evita
di arrivare ai pasti principali senza troppa fame (e senza ansietà) e di mangiare
senza misura. È importante alimentarsi
correttamente sia qualitativamente sia
quantitativamente: mantenersi nei limiti
del peso ideale aiuta a vivere meglio e
più a lungo.
giovedì 4 febbraio 2010
Nutrizione ed Integrazione
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1741
La nutrizione ricopre un ruolo molto
importante nella nostra vita, fin dalla
nascita. Più volte nell’arco della giornata selezioniamo e consumiamo alimenti, che nel tempo possono alla lunga condizionare il nostro stato di salute.
L’OMS segnala che l’obesità e le malattie cardiovascolari causano nel mondo più di 2 milioni di morti ogni anno.
In Italia i maschi in sovrappeso sono
il 42,5% mentre gli obesi il 10,5%, le
donne in sovrappeso sono 26,6% e le
obese 9,1%: complessivamente sono
in sovrappeso il 34,2% degli italiani e
gli obesi sono il 9,8%. Se si manterrà
tale crescita, secondo la SIO, nel 2025,
il tasso di obesità negli adulti avrà un
in incremento di + 43%! La cultura
della corretta alimentazione inizia dalla famiglia, in particolare dalla madre.
Infatti i comportamenti alimentari del
bambino sono influenzati dal modello
culturale che caratterizza il suo contesto socio-familiare, in modo particolare
dallo stile di vita, dalle abitudini alimentari e dal personale rapporto con il
cibo che ha la mamma e da come vive
il suo ruolo di “nutrice”. In linea generale, una dieta adeguata ed equilibrata
è in grado di fornire tutti gli elementi
necessari al mantenimento di un buono
stato di salute. Per un particolare stile
di vita o per motivi diversi, è sempre
più diffusa la consuetudine di integrare
l’apporto di determinati nutrienti della
dieta mediante integratori alimentari.
Questi ultimi sono rappresentati da una
vastissima gamma di prodotti. Se si
escludono gli integratori di aminoacidi
e derivati, di proteine o energetici, che
rientrano per lo più nella specifica categoria destinata a chi pratica sport e che
sono regolati con apposita normativa
(Circolare 8 del 7 giugno 1999 – G.U.
n.135 dell’11.6.1999), quelli più diffusi sono gli integratori di vitamine o di
minerali, di acidi grassi, di probiotici,
di fibra e gli integratori o complementi
alimentari a base di antiossidanti o di
altri ingredienti costituiti da piante o derivati che, pur privi di valore nutritivo,
sono tuttavia dotati di attività favorenti
determinate funzioni e processi fisiologici compatibili con una finalità di tipo
salutistico. Il Sistema NATURHOUSE
utilizza integratori della seconda categoria, tutti autorizzati ed approvati dal
Ministero della Salute. Sottoposti a test
di qualità e accurate analisi interne.
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di Savoia, 63 – Molfetta (Ba), tel.:
0803971860 o 0803504326.
Dott. Floriana Camporeale
oltre la realtà
giovedì 4 febbraio 2010
27
Castel del Monte, Graal e Templari
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1742
Durante il XIII secolo la Puglia costituì
un importante snodo per chi si recava
in Terra Santa per far vista al Santo Sepolcro. I pellegrini erano scortati dai
Cavalieri Templari che avevano fatto
della nostra regione una delle loro dieci
province. I Cavalieri del Tempio, detti
così perché erano stati in passato guardiani del Tempio di Salomone a Gerusalemme, erano i custodi del Sepolcro
di Gesù. Si trattava di un corpo valoroso che faceva dell’onesta e dell’altruismo le proprie virtù. Nel corso degli
anni si trasformarono anche in guerrieri per proteggere la Terra Santa dalla
minaccia musulmana. Il loro prestigio
crebbe a dismisura assieme alle loro
ricchezze che provenivano dai lasciti
testamentari e dalle numerosissime donazioni. Tutto durò sino al 13 ottobre
del 1307 quando Filippo il Bello re di
Francia, ansioso di mettere le mani sulle loro ricchezze, formulò una serie di
calunnianti accuse nei loro confronti. I
Templari furono accusati soprattutto di
eresia e di essere adoratori di un demone detto Baphomet. I loro beni furono
requisiti e la maggior parte dei Cavalieri fu condannata al rogo dopo aver
confessato sotto atroci torture le proprie colpe. Il Castel del Monte costituisce una sorta di legame con i Cavalieri
del Tempio che probabilmente in passato lo frequentarono. Fatto costruire
nel XIII per volontà dell’Imperatore
Federico II, Castel del Monte è situato
su una collina in piena Murgia Barese. L’altura è considerata un sito geomantico, ovvero un luogo di apertura
magica del suolo in cui un tempo sorgeva anche un antico tempio pagano.
Fu quindi puramente casuale la scelta
di questo posto altamente simbolico?
Ancora sconosciute sono attualmente le funzioni dell’edificio. L’ipotesi
che si tratti di una residenza di caccia
non sarebbe tanto attendibile viste le
dimensioni del castello. Da scartare
sarebbe anche la funzione di edificio
difensivo dato che la struttura era priva
di strumenti di difesa. Che sia stato una
residenza imperiale non mette d’accordo gli studiosi dato che comunque
Castel del Monte non aveva né alloggi,
né stalle, né cantine e nemmeno grosse
corti interne. Anche l’ipotesi di maniero di rappresentanza non reggerebbe
visto che il castello è dotato di stanza
strette, buie e manca completamente di
agi per gli ospiti. Che si tratti allora di
un edificio metafisico? Il numero otto,
simbolo dell’uomo e dell’infinito, oltre
a ricorrere nella sua forma ad ottagono ricorre ossessivamente in numerosi
particolari: otto sono le torri ottagonali
ad ogni vertice, otto sono le sale per
ogni piano, ottogonale è il cortile che
includeva all’origine una vasca ottogonale. La figura geometrica dell’ottagono è una figura fortemente simbolica
perché costituisce la figura intermedia
fra il quadrato, simbolo della terra, e
il cerchio simbolo del cielo, una sorta
di unione fra i due elementi. Ed è proprio questa origine esoterica e astrale
del castello che ha fatto in modo che
venisse accostato nel corso degli anni
ai Cavalieri Templari. Ad avvalorare la
tesi che il castello fosse stato un tempo frequentato dai Cavalieri vi è l’inquietante presenza al suo interno della
raffigurazione del demone Baphomet
sull’architrave di una sala oltre ai resti di un mosaico sulla pavimentazione
con i sigilli di Re Salomone. Quale legame c’era fra Federico II e i Templari
allora? Probabilmente Castel del Monte fu costruito proprio grazie ai fondi
che l’Imperatore chiese in prestito
all’ordine cavalleresco. Secondo alcuni
esperti la vera ragione per cui Federico
II intraprese i rapporti con i Cavalieri
sino a quel momento da lui osteggiati
andava oltre gli interessi economici. I
Templari secondo numerosissime testimonianze erano i custodi del Tempio,
del Santo Sepolcro e del Santo Graal.
Forse il castello fu costruito con i fondi dei Templari per poter custodire il
Graal? Il Graal secondo la tradizione
era la Sacra Coppa utilizzata da Gesù
Cristo durante l’ultima cena e in cui
Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il suo sangue dopo la crocifissione
direttamente dalle ferite ancora aperte.
Federico II aveva cercato per anni la
Santa Reliquia senza esito convinto dei
suoi poteri mistici. La credenza popolare sosteneva che chiunque entrasse in
possesso del Graal acquisiva forza, giovamento e vita, in altre parole l’immortalità. Con la costruzione del castello
finalmente Federico II avrebbe avuto la
possibilità di possedere la Sacra Coppa. Fonti storiche testimoniano come
l’Imperatore non mise mai piede nel
maniero. Come mai? Forse il luogo era
troppo sacro per lui che si considerava
un grande peccatore? Altre fonti ipotizzano come Federico II grazie all’intervento dei Cavalieri Teutonici (un altro
ordine misterioso di Cavalieri che operava in Terra Santa) avrebbe ricevuto
in custodia il Graal dai Sufi, una setta
islamica che adorava il Dio delle tre
religioni, Ebraica, Islamica e Cristiana.
Quindi la presenza della raffigurazione
di Baphomet nel castello, altro nome
con cui, secondo molti studiosi, era definito Maometto, verrebbe spiegata dal
fatto che Federico fosse un adepta della
setta dei Sufi. Quando la storia di un
luogo presenta molti punti oscuri come
nel caso di Castel del Monte ognuno è
libero di credere a questa o quell’altra
ipotesi. Sta invece allo stolto il misero
compito di giudicare.
Francesco Tempesta
[email protected]
28
Lavoro in chiaro
giovedì 4 febbraio 2010
Punti informativi: i Centri Informagiovani (prima parte)
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1743
Gli Informagiovani detengono, ormai da oltre 30 anni, un ruolo strategico per quanto concerne le politiche di orientamento professionale
in Italia. Risale, infatti, all’anno
1981 l’istituzione, nel nostro paese, di oltre 1000 Informagiovani,
spesso nell’ambito dei “Progetti
Giovani” adottati da molti Comuni. Da tempo, quindi, tali strutture
rappresentano un importante punto
di riferimento per i giovani e non.
Purtroppo gli Informagiovani non
detengono ancora, allo stato attuale, un proprio Coordinamento Nazionale con dei singoli coordinamenti regionali che coordinano lo
scambio di informazioni ed i piani
di formazione per gli operatori dei
Centri. Spesso accade, però, che il
successo di tali coordinamenti dipenda, dalla continuità politica del-
le varie amministrazioni. I Centri
Informagiovani sono servizi dove
sono disponibili informazioni sulle
opportunità (di cui spesso si sa poco
o nulla) offerte sia in ambito pubblico che privato e sui vari argomenti
di interesse per i giovani offrendo
inoltre un importante “punto di vista” sul mondo giovanile. I giovani
che si rivolgono ai centri hanno la
possibilità di: consultare dossier
contenenti la documentazione, nonché guide, libri, giornali; visionare le bacheche (concorsi, borse di
studio, lavoro, corsi professionali,
appuntamenti culturali, attività di
vario genere) aggiornate quotidianamente; richiedere le schede
orientative sugli argomenti di maggior interesse; prelevare depliant,
opuscoli e programmi messi in distribuzione solitamente all’ingresso
dei Centri; affiggere annunci nelle
bacheche. In alcuni di questi Centri, lì dove questi ultimi sono gestiti
da amministrazioni “virtuose” che
riescono nell’intento di sfruttare
a pieno il lavoro degli operatori, è
possibile usufruire di servizi extra
molto utili per gli utenti. Alcuni di
questi servizi, erogati tutti gratuitamente, sono: redazione di Curriculum Vitae e annessa lettera di
presentazione, scansione digitale
di fototessera degli utenti spesso ri-
chiesta nel curriculum, inserimento
dei cv degli utenti nelle complesse e
dettagliate banche dati presenti nei
portali internet di reclutamento del
personale come ad esempio: Borsa
Nazionale del Lavoro detenuta dal
Ministero del Lavoro, Eures, Rimini Impiego (Centro per l’Impego) e
tante altre, creazione di account di
posta elettronica dedicati per ogni
singolo utente con relativi invii tramite postazioni internet, navigazione internet gratuita. Da qui è facile
comprendere come grazie esclusivamente all’impegno e alla disponibilità di questi operatori, questi ultimi spesso identificati in lavoratori
precari L.S.U., Co.Co.Co, (privi dei
basilari diritti sul lavoro), operatori
del Servizio Civile Nazionale, tirocinanti, ecc., gli utenti riescano a risparmiare ingenti somme di denaro
soprattutto quando devono realizzare le proprie candidature, in considerazione dei costi di servizi esterni
come: invio e ricezione fax (sostituito dall’utilizzo della mail), servizi
internet presso internet point privati, scansione digitale di fototessera
e redazione di curriculum/presentazioni/testi presso copisterie private.
Inoltre, presso questi centri, l’utente ha la possibilità di interrogare direttamente l’operatore. Il colloquio
diretto tra l’operatore e i giovani
rappresenta la modalità più significativa, il metodo più sicuro che permette di interpretare correttamente
la domanda, ed eventualmente di
approfondire la richiesta. L’informazione disponibile presso i Centri
Informagiovani deve essere: gratuita, circolare, completa e attendibile.
Come dicevamo sopra, il materiale
da consultare è composto di dossier, guide, libri, banca dati nazionale lavoro, opuscoli, depliant, ecc.
La documentazione è il materiale
di base usato per la ricerca, l’elaborazione e la comunicazione delle
informazioni. Tale documentazione
potrebbe essere organizzata nei seguenti nove settori: istruzione, professioni, educazione permanente,
lavoro, vita sociale, tempo libero e
cultura, vacanze, estero e sport. Nel
prossimo numero, nella seconda
parte di questo articolo, affronteremo altre importanti tematiche legate alla corretta fruizione dei servizi
presenti nei centri Infromagiovani.
Marco Roberto Spadavecchia
È con la spiritualità, con le opere
dello spirito, con l’arte più che con
le prodezze economiche che una comunità mostra la propria superiorità, la propria nobiltà.
Jaques Nanèma
Il fatto.net ha selezionato per voi dai motori di ricerca alcuni annunci di lavoro. Alcuni annunci saranno ripetuti ma vale sempre la pena consultarli
tutti. Negli annunci diretti troverete gli annunci fatti direttamente alla nostra redazione. Il servizio di annunci è totalmente gratuito e la radazione non si assume alcuna responsabilità circa la bontà delle inserzioni. Per maggiori informazioni e aggiornamenti consultate il sito
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DAMBRA RAPP.ZE & C. sas Cercasi collaboratore giovane con età non superiore a 30 anni
da inserie nella ns. organizzazione di vendita di rappresentanza settore arredamento. Si richiede massima serietà e
professionalità. Per info contattare il seguente n. telefonico
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Per inserire un’offerta di lavoro basta inviare il testo con l’inserzione alla nostra e-mail: [email protected]
giovedì 4 febbraio 2010
rubriche
29
www.i lfa t t o .net
IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì.
Bar Arcobaleno - Banchina San Domenico
Bar Astoria - Corso Umberto I, 16
Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi
d’Argentina, 75
Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43
Bar Cavour - Corso Fornari, 47
Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30
Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4
Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18
Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35
Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33
Bar Fausta - Corso Umberto I, 150
Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11
Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91
Bar Haiti - Via San Domenico, 42
Bar Ideal - Via Terlizzi
Bar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49
Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46
Bar La Fenice - Corso Umberto I
Bar London - Via Terlizzi, 6
Bar Mary - Corso Umberto I, 122
Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6
Bar Miramare - Via San Domenico, 9
Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124
Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama Martina
Bar Mongelli - Via Baccarini, 35
Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48
Bar Rio - Via Bari, 92
Bar S. Marco - Corso Umberto I
Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28
Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33
Bar Seventy - Via Tenente Michele Silvestri
Bar Sottocoperta - Piazza Giuseppe Garibaldi
Bar Stazione - Piazza Aldo Moro
Bar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32
Bar Universo - Corso Umberto I
Betty Paige - Largo Municipio, 6
Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro
Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49
Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60
Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12
Caffè Colorado - Via Guglielmo Marconi
Caffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16
Caffè Silver - Via Framantle 19/i
Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30
Caffetteria Manhattan - Viale dei Crociati
Caffetteria Roma 2 - Banchina San Domenico
Caffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6
Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7
Coffee Room - Viale Pio XI, 9
Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9
De Pinto - Via Edoardo Germano, 39
Edicola - Viale Pio XI
Edicola - Via Tenente Michele Silvestri
Edicola - Via Palmiro Togliatti
Edicola - Piazza Giuseppe Garibaldi
Edicola - Corso Dante Alighieri
Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa
Edicola Gigotti - Via Bari, 74
Edicola Grosso - Via Don Pietro Pappagallo
Edicola L’Altra Edicola - Via Terlizzi
Edicola Sciancalepore - Via Madonna dei Martiri
Edicola Sciancalepore - Piazza Cappuccini
Euro Caffè - Via San Francesco d’Assisi
Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37
Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3
Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91
Green Bar - Via Baccarini, 111
Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15
Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri
Istituto Professionale Alberghiero Di Stato Corso Fornari
Istituto Professionale Di Stato Per Le Attivita
Marinare - Via Giovinazzo
Istituto Professionale per i Servizi Turistici “A.
Bello” - Viale XXV Aprile
Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” Via Palmiro Togliatti
Le Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69
Le Mimose - Viale Pio XI
Liceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso
Umberto I
Liceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro Togliatti
Liceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via
Generale Luigi Amato
Marilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40
Mattia’s Cafè - Corso Dante Alighieri
Mondocasa - Piazza Effrem, 12
Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24
Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15
Panificio Annese - Via Cappellini, 28
Panificio Biancaneve - Via Molfettesi
del Venezuela, 41
Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59
Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49
Panificio Centrale - Via Respa, 40
Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51
Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155
Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67
Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36
Panificio Europa - Via Rattazzi, 41
Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91
Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91
Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42
Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9
Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19
Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46
Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44
Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13
Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18
Panificio Posta - Via Ricasoli, 29
Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25
Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15
Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71
Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri
Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa
Vecchia
Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62
Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv Aprile
Parrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A.
Dalla Chiesa
Parrocchia S. Achille - Via A. Salvucci
Parrocchia S. Bernardino - Via Tattoli
Parrocchia S. Gennaro - Via Sergio Pansini
Parrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/d
Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella
Quintino
Parrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1
Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1
Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIII
Parrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3
Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4
Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24
Stazione di rifornimento AGIP - Via Terlizzi
Stazione di rifornimento AGIP - Via Giovinazzo
Stazione di rifornimento API - Zona Industriale
Stazione di rifornimento Madogas - Strada
Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050
Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori –
Zona ASI
Swing Pub - Viale Pio XI, 21
Tabaccheria - Viale Pio XI, 55
Tabaccheria - Corso Dante Alighieri
Tabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2
Tabaccheria - Via Baccarini, 67
Tabaccheria - Via Rossini, 12
Tabaccheria - Piazza G. Garibaldi
Tabaccheria Edicola - Via Raffaele Cormio
Tabaccheria Pansini - Via Roma 32
Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68
Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65
Tabaccheria Veneziano - Via Madonna
dei Martiri, 67
Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77
30
Rubriche
giovedì 4 febbraio 2010
Consigli per una sana alimentazione
FACILE
DIFFICILE
SOLUZIONI
Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un
gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9
celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la
griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto,
in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue.
Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo
del gioco è quello di
riempire le caselle
bianche con numeri
da 1 a 9, in modo tale
che in ogni riga, colonna e regione siano
presenti tutte le cifre
da 1 a 9 e, pertanto,
senza ripetizioni.
Fonte:(it.wikipedia.org)
Il colesterolo
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1744
Questo termine fa pensare
alle analisi del
sangue, perché
tutti sappiamo
che si tratta di
un parametro
da tenere sotto
controllo dato che un valore troppo alto
può portare a rischi cardiovascolari. Vediamo di cosa si tratta. Il colesterolo è un
lipide fondamentale per gli animali: è coinvolto nella formazione e nella riparazione
delle membrane cellulari, è il precursore
della vitamina D, degli ormoni steroidei,
degli ormoni sessuali e dei sali biliari ed è
presente nell’emoglobina. Il nostro organismo è in grado di produrlo (principalmente
a livello epatico) e quello che noi introduciamo attraverso l’alimentazione non
può superare il 20% del totale. Poiché si
tratta di una molecola presente nei tessuti
animali, capite bene che gli alimenti di origine vegetale ne sono privi. Se si seguono
i principi della corretta alimentazione è facile modulare l’introito dall’esterno. Il colesterolo nel sangue è legato a proteine in
strutture dette liporoteine che vengono di-
stinte in base alla loro densità e che hanno
funzioni diverse. Potete così leggere nelle
vostre analisi: colesterolo LDL, che indica
lipoproteine che trasportano il colesterolo
alle cellule e nello stesso tempo lo depositano a livello dei vasi; colesterolo HDL che
indica lipoproteine che invece effettuano il
trasporto contrario e cioè riportano il colesterolo al fegato. LDL rappresenta quindi
quella frazione di colesterolo che viene
definito cattivo perché determina quei
depositi pericolosi a livello delle arterie,
HDL invece è quello buono perché funge
da spazzino e più è alto meglio è. Stando a
ciò capite che per quanto riguarda il valore
ematico non basta guardare il valore del
colesterolo totale (200 mg/dl) ma per valutare correttamente il fattore di rischio bisogna considerare il rapporto tra colesterolo
totale e colesterolo HDL: tale indice per un
soggetto sano deve essere inferiore a 5 per
l’uomo e a 4,5 per la donna. Ricordate che
l’attività fisica aumenta i livelli di colesterolo HDL mentre il fumo li riduce.
dott.ssa Annalisa Mira
Biologa Nutrizionista
Studio di Nutrizione e Alimentazione
Tel. 080.335.45.29 - 338.278.79.29
Rubriche
giovedì 4 febbraio 2010
31
Terrina di salmone e germogli di spinaci in salsa citronette
Ingredienti per 10 persone:
•
•
•
•
•
500 gr di polpa di salmone
400 gr di panna da cucina
2 albumi
10 gr di Vermut dry o vodka
100 gr di carote
•
•
•
•
100 gr di zucchine
1 kg di spinaci
500 gr di citronette
Pelle di salmone
Procedimento
Con la carota e la zucchina (solo la parte più esterna) ricavare una brunoise;
sbollentare, raffreddare e asciugare. Tagliare a pezzi la polpa di salmone, condire con sale, pepe, vermouth e lasciarla riposare per qualche ora. Tritare la polpa al cutter fino a renderla finissima (se necessario passarla al setaccio), aggiungere gli albumi poco alla volta e la panna a filo; verificare il gusto e la consistenza (immergere una pallina di farcia in acqua bollente). Aggiungere alla farcia la
brunoise, rivestire una terrina con pellicola trasparente e appoggiarvi il lato esterno della pelle di salmone, in modo che fuoriesca; introdurre la farcia e pareggiare
bene la superficie. Coprire con la pelle di salmone e sigillare bene con la pellicola trasparente; far riposare in frigo almeno un’ora. Cuocere a vapore a 80° per
circa 50 minuti. Abbattere la terrina e utilizzarla dopo almeno 12 ore; Pulire e lavare gli spinaci, disporre le foglie più tenere nei piatti, sformare la terrina, affettarla e servire guarnendo a piacere, accompagnando la citronette (o salsa al rafano).
Chef: Giovanni Lorusso – Componente della Nazionale Italiana Cuochi
I CONS IGL I DELLO ZODIAC O
ARIETE
In questi giorni otterrete esattamente ciò
che volete, come lo volete. Evidentemente le stelle sono tornate ad esservi
amiche e per questo dovete ringraziare
ogni minima opportunità che vi verrà
concessa.
LEONE
Le vostre aspettative potrebbero essere
un pochino alte rispetto al solito, tuttavia
chi vi sta affianco vi inciterà a continuare
e quindi voi continuerete imperterriti per
la vostra strada ed alla fine riuscirete nel
vostro intento.
SAGITTARIO
Dovreste spendere più tempo ad ascoltare i commenti altrui su una situazione
che si è creata per colpa vostra, poiché
solo in questo modo riuscirete a comprendere dove e se avete sbagliato.
www.i lf at t o.n et
IL FATTO
Quindicinale gratuito di informazione
EDITORE
Activa S.r.l. con unico socio
PRESIDENTE
Giulio Cosentino
e-mail: [email protected]
TORO
Potrete finalmente prendervi un break,
poiché ne avete realmente bisogno e
non potete farne a meno. Le persone
che vi sono intorno capiranno e vi ringrazieranno alla fine, poiché la smetterete di essere così nevrastenici come in
passato.
VERGINE
Lavorerete duro e questo sicuramente
verrà notato da chi di dovere. Certamente sarete più felici se saranno alcuni
e non altri, ad accorgersi di quanto siate
bravi, onesti e leali. Non fatevi cogliere
dall’ansia.
CAPRICORNO
Se non siete molto sicuri del vostro appeal, allora dovreste provare a contare su
quello degli altri, nel senso che se dovete
convincere qualcuno con modi gentili affinché vi faccia un favore, allora è meglio
lasciare ai professionisti fare quanto dovuto.
DIRETTORE RESPONSABILE
Corrado Germinario
Collaboratori
Angela Teatino, Pantaleo de Trizio,
Isabel Romano, Lella Salvemini,
Marco Roberto Spadavecchia, Marilena
Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa
Mira, Giordano Germinario, Beatrice De
Gennaro, Gianfranco Inglese.
Registrato presso il Tribunale di
Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07
GEMELLI
Se siete pronti per lo shopping, non basterà fare altro che chiamare uno dei vostri
amici maestri in questo genere di cose.
Vedrete che insieme riuscirete a trovare
un nuovo look o un nuovo accessorio che
possa soddisfarvi al cento per cento.
BILANCIA
Non lasciate nulla al caso e non lasciate
che siano gli altri a decidere per voi. Sareste proprio degli sprovveduti se non
cercaste di imporvi con le vostre idee,
poiché sapete bene che sono le più valide.
ACQUARIO
Fareste bene a raccontare le vostre
problematiche, se ne avete o le vostre
aspettative, a qualcuno che possa capirvi, anche se non si tratterà necessariamente di un conoscente. Probabilmente
le persone che vi sono vicino in questo
momento non vi accettano.
REDAZIONE
Via degli Antichi Pastifici,
Zona Artigianale A/8 · Molfetta
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
Vincenzo de Pinto
IMPAGINAZIONE
Marcello Brattoli
STAMPA
CANCRO
Le vostre emozioni potrebbero avere il
sopravvento, soprattutto nel momento
in cui vedrete le persone che vi sono
vicino, fare qualcosa che proprio non
vi piace. Sarete presi da una specie di
gelosia.
SCORPIONE
Dovreste essere più rispettosi nei confronti delle persone che vi sono vicino,
poiché potrebbero essere molto vulnerabili e molto sensibili, quindi potrebbero
mettere il muso e portarvi rancore.
PESCI
Non dovreste assolutamente perdere
tempo nel fare compagnia a una persona che non vi piace. Dovreste invece correre dalla persona che amate e
trascorrere una specie di San Valentino
anticipato.
MASTER PRINTING S.R.L.
VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA
CONCES. DELLA PUBBLICITA’
Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096
Città di Molfetta
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edizione del
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di
ore 17,30
lunedi 8 febbraio rt
Don Sturzo
Palazzetto dello Spo
ociazione ARTEATRO”
Rassegna Teatrale “Ass IA CON IL CARNEVALE
PARTY...AMO IN ALLEGR
EN BAND
Concerto THE BLUES M
tipici
Degustazione prodotti
mercoledi 10 febbraio
ore 19,30
Cineteatro Odeon
a”
lettivo Dino La Rocc
Rassegna Teatrale “Col
COME A RE CERÀSE
io ore 17,00
febbra
giovedi 11 e venerdi 12
Palazzetto G.S. Poli
BINI
VEGLIONCINO DEI BAM
io ore 14,30
i 16 febbra
domenica 14 e marted
Corso Umberto
ATI
CI E GRUPPI MASCHER
RI
SFILATA CARRI ALLEGO
19,30
L’IMMAGINE - Molfetta
lunedi 15 febbraio ore
CineTeatro Odeon
E JAZZ”
Concerto “SLAVE TO THGlen Miller a L. Minelli
da Sinatra a Bublè, da
ORGANIZZAZIONE
La cittadinanza è
invitata
infoline: 34
[email protected]
l: carnevalemolfe
92550 - e mai
8.2957488 e 347.17
Azzolini
L’assessore al
il sindaco Antonio
a
ncenzo Spadavecchi
Vi
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t
or
sp
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