GHIDINI - Cicli fond e spec inAtletica studi 3- 4
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GHIDINI - Cicli fond e spec inAtletica studi 3- 4
2011/3-4 SOMMARIO Biologia Metodologia e allenamento - Allenamento 3 38 Renato Manno L’allenamento della forza nell’età evolutiva. La specificità femminile esempio degli arti inferiori nelle donne Studi e Statistiche - Management 11 Gianni Ghidini Cicli fondamentali e speciali nella preparazione del mezzofondista veloce evoluto: alcune precisazioni su programmazione e periodizzazione. Metodologia - Tecnica e didattica 76 Analisi della tecnica: getto del peso (Chiara Rosa) Metodologia - Allenamento 81Angelo Zamperin Metodologia - Allenamento 54 Giovanni Esposito La gestione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive - Una ricerca sulle buone prassi italiane. Filippo Di Mulo La resistenza lattacida del 400ista Studi e Statistiche Studi e Statistiche - Metodologia - Biomeccanica 30 67 Guerriero Aristide, Comotto Stefania, Bonato Matteo, La Torre Antonio, Piacentini Maria Francesca. Tasso di abbandono fra i lanciatori finalisti dei campionati mondiali juniores Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni Cinematica 3d della partenza dai blocchi: confronto tra generi. Il top level Dall’attività giovanile all’alta prestazione quale allenamento? 96 Silvano Danzi Interdisciplinarietà del mezzofondista: pianificazione cross, pista, strada, montagna Storia e Cultura 8 Marco Martini In comunione con gli antenati Rubriche • Formazione continua Formazione istituzionale: il corso nazionale per Allenatori / Articoli scientifici dalla letteratura internazionale: “l'influenza dell'allenamento della forza sulle prestazioni sportive in età evolutiva” - sintesi di articoli: attività giovanile / Rassegna bibliografica / Convegni, seminari, workshop atleticastudi 3-4/2011 1 asics.it correre libera molto più che semplice sudore ASICS nasce come acronimo del motto latino “Anima Sana In Corpore Sano” S 2011/3-4 biologia e allenamento L’allenamento della forza nell’età evolutiva. La specificità femminile esempio degli arti inferiori nelle donne Renato Manno L’attività fisica in età evolutiva rappresenta una esigenza determinante per un corretto sviluppo che crei i presupposti per una buona qualità della vita e pre- venga l’obesità e le molte affezioni comuni nell’età adulta (40, 26). Per ottenere ciò si consiglia almeno un ora di attività fisica da moderata a vigorosa (40). In aggiunta alle attività fisiche di tipo aerobico è oramai universalmente accettato comprendere una importante quota di lavoro con sovraccarichi, comunque finalizzato allo sviluppo della forza ai fini, non solo di uno sviluppo corretto e solido, ma anche per un miglioramento della caricabilità strutturale dei ragazzi per l’avvio ad una pratica dello sport agonistico e di prestazione (33). Molte rassegne hanno fatto il punto sui diversi aspetti della caricabilità teorica e pratica dei bambini e ragazzi nei due sessi in età evolutiva, sono note le analisi delle prestazioni di forza e la sua allenabilità (7,8), dagli 11 ai 14 anni (27) e di salto oltre che di sprint (Filin 1978). Molti elementi sono da approfondire altri da chiarire, un tema emerso recentemente che riguarda gli aspetti generali della forza nelle donne e nelle ragazze; molti studi precedenti hanno affermato una sostanziale similitudine sul piano muscolare con il maschio, in particolare la forza per sezione trasversa fig . 1 (42, 19) e che sembra confermato in tutti gli studi che analizzino la forza massima. Data comunque la differenza concreta di capacità di prestazione fra maschi e femmine, altri ricercatori hanno cercato di identificare alcune specificità che rendono la capacità di prestazione femminile più problematica ed in alcuni casi più ricca di infortuni. Uno studio di Komi (24), già nel 1980, aveva rilevato una differenza nel tempo di reclutamento della forza fra maschi e femmine sedentarie, a parità di percentuale di carico, quest’ultime avevano un tempo quasi doppio nel raggiungere la forza massima fig. 2. Tale dato non è stato per lungo tempo ripreso né motivato, salvo alcuni lavori di Bosco (3) che sembravano confermare la differenza di reclutamento della forza come collegata alle differenze di concentrazione di testosterone. E’ evidente che la conferma del fatto che il reclutamento di forza nelle donne sia più lento comporta ripercussioni neuromeccaniche di vario tipo; del resto il dato è noto per gli arti inferiori e non esistono dati chiari per gli arti superiori che non hanno una applicazione così frequente nella deambulazione e nella prestazione. Alla fine degli anni novanta un lavoro molto importante, dopo diverse disamine di tipo anatomico strutturale (12, 20), attribuì alla differenze neuromuscolari (17) l’ipotesi che la maggiore frequenza di infortuni dipendesse da importanti differenze neuromuscolari. atleticastudi 3-4/2011 3 Fig. 1 Comparazione dei valori di forza per unità di superficie in maschi e femmine (in Mathews e Fox 1976) dopo un salto o facendo veloci cambi di direzione (16). La frequenza del problema per la verità non è molto elevata nelle discipline dell’atletica leggera. Forse ciò è dovuto al fatto che le ragazze abbandonano l’attività prima e continuano solo le atlete che hanno acquisito un equilibrio neuromuscolare notevole o che hanno svolto una buona preparazione. Comunque in tale sport si svolgono attività tecniche più prevedibili, cicliche e acicliche, che abbassano la soglia di rischio anche se di grande intensità. Del resto la frequenza degli infortuni si riduce di molto nelle atlete (2 volte maggiore che nei maschi) e si riduce ulteriormente salendo di livello agonistico e di preparazione, rimanendo però nella frequenza di infortuni una differenza significativa. Il problema è importante e si ripresenta in frequenza altissima nelle età collegate alla maturazione (fig. 3) come emerge dallo specifico approfondimento degli esperti per conto del CIO (38) e nella fase di rapida crescita staturo ponderale. Fra le diverse cause più specifiche alcune sono senza dubbio da identificare nella instabilità del ginocchio, attribuibile in primo luogo alle lassità articolare, di cui una parte rilevante è da attribuire alla carenza di forza, in particolare della velocità del suo reclutamento, altro fattore concomitante potrebbe esser la flessibilità articolare (23) e di coordinazione specifica. Generalmente le ragioni di tale fenomeno sono attribuibile a tre componenti: Anatomici, neuromuscolari Fig. 2 Valori prestativi delle donne comparati con le prestazione degli uomini. Si noti come il tempo di reclutamento del 70% della forza è pari al doppio di quello realizzato dai maschi (linea tratteggiata perpendicolare) (da Komi 1980) Caratteristiche neuromuscolari ed aspetti preventivi Diversi lavori del gruppo collegato a Hewett (18) hanno evidenziato un fenomeno che appare molto legato alle prime osservazioni di Komi, infatti dalla letteratura medico ortopedica si è progressivamente evidenziato che le atlete di discipline in cui sono presenti frequenti azioni di salto e contatto fisico, insieme a variazioni di direzione, hanno una probabilità da 4 a 6 volte superiore di incorrere in incidenti del ginocchio rispetto ai maschi. Inoltre la maggioranza di tali infortuni avvengono senza contatto fisico, in particolare atterrando 4 atleticastudi 3-4/2011 Fig. 3 Frequenza di lesioni del ginocchio in maschi e femmine norvegesi. Si noti come nell’età evolutiva gli incidenti nelle donne hanno una frequenza molto più elevata (da Renstrom 2008) e ormonali. Acquisito che sugli aspetti anatomici antropometrici gli interventi di prevenzione e di allenamento non sono possibili, anche se sono state evidenziate relazioni fra l’incidenza degli infortuni e le caratteristiche delle distanze fra i condili. Il citato studio di Gray, già nel 1985, ridimensionava il fattore anatomico-antropometrico nella eziopatogenesi degli infortuni, mentre appaiono tuttora rilevanti gli aspetti neuromuscolari ed ormonali. Sul piano pratico è evidente che sugli aspetti neuromuscolari sono possibili influenze mediante l’allenamento della forza nelle varie forme, sugli aspetti ormonali si possono identificare delle relazioni temporali nelle variazioni delle loro concentrazioni che possono così creare una concreta prevenzione nella probabilità degli infortuni. Già Haycock e Gillette nel 1976 (13), sulla rivista dei medici americani generalisti ipotizzarono che fosse la carenza di forza con la relativa carenza prontezza neuromuscolare la causa principale della maggiore frequenza di infortuni, anche se non supportarono tale ipotesi con prove evidenti; Hewett (17) evidenziò come un allenamento adeguato di forza diminuisce la frequenza di incidenti al ginocchio. Tali fenomeni hanno diverse aspetti, la prima è la constatazione che l’80% degli infortuni al ginocchio avviene in incidenti senza contatto fisico, la seconda è che la maggioranza di incidenti avviene dopo un salto e l’atterraggio con perdita di equilibrio (9), in particolare in condizioni di ginocchio varo o valgo. Sul piano degli interventi operativi diverse evidenze mostrano che, ad esempio, l’allenamento pliometrico può specificamente migliorare le condizioni di prevenzione diminuendo la frequenza degli infortuni (9) come vedremo in seguito. Una delle ragioni della frequenza di infortuni è di tipo neuromuscolare ed è stata identificata nella diversa attivazione del quadricipite rispetto al bicipite femorale e dei muscoli sinergici nelle donne rispetto ai maschi, attivando il quadricipite ad un angolo del ginocchio maggiore, in netto ritardo rispetto a ciò che avviene nei maschi. In collegamento con tale fenomeno studi di Hewett (18) hanno identificato nelle donne un livello di forza nettamente inferiore nella muscolatura posteriore della coscia (hamstring) insieme ad un netto ritardo di attivazione rispetto agli uomini. Ciò è molto importante perché l’hamstring è un sinergico del ruolo di contenzione operato dal legamento crociato anteriore superiore, infatti esso contrasta le forze che agiscono sul legamento riducendole mentre la contrazione del quadricipite, ad angoli infe- riori a 45° (135°) del ginocchio, agisce come un antagonista aumentando in modo determinante lo stress dello stesso legamento crociato. In tale fenomeno opera in sinergia anche il gastrocnemio, che è notevolmente attivo nell’uomo ma lo è in modo non sufficiente nelle donne, ciò evidenzia una strategia di controllo motorio-articolare fondata maggiormente sulla contenzione dei legamenti rispetto agli uomini che invece ottengono gli stessi effetti mediante il prevalente uso muscolare, probabilmente per una maggiore ammortizzazione, una maggiore stiffness articolare e quindi maggiore forza (29). Le donne sedentarie evidenziano un momento di forza in atterraggio tre volte superiore alle donne allenate e un rapporto della forza dei muscoli estensori e flessori nettamente superiore alle atlete in cui l’allenamento ha degli effetti molto evidenti sul rapporto di forza quadricipite-muscoli posteriori delle coscia e parallelamente mostrano un notevole contenimento degli infortuni. Cosa avviene nell’età evolutiva Molte di queste caratteristiche si strutturano e si specificano proprio nel corso della crescita e della maturazione e proprio in funzione della variazione di eventuali punti di accentuata debolezza che si possono manifestare nell’età evolutiva. E’ importante conoscere le caratteristiche e creare delle contromisure collegate all’allenamento della forza nelle sue diverse espressioni e nella flessibilità che, per certi versi antagonizza la forza muscolare insieme ad altri presupposti strutturali che sono coinvolti. Dall’analisi della frequenza di infortuni è emersa la specificità delle fase della maturazione sessuale e alcuni autori (37) hanno studiato l’effetto della crescita e della maturazione sulla lassità articolare in soggetti di età evolutiva, precisamente dai 10 ai 18 anni in entrambi i sessi, analizzando il comportamento delle caratteristiche indagate prima e dopo la maturazione sessuale. La lassità articolare agisce sulla stabilità delle articolazioni, quindi sulla stiffness generale e può ritardare l’attivazione neuromuscolare che è alla base delle cocontrazioni protettive. Tali coattivazioni sono alla base sia della velocità che della potenza del rimbalzo, ma agiscono anche a protezione delle articolazioni. I risultati evidenziano che le ragazze dopo la maturazione sessuale hanno una maggiore lassità articolare rispetto alle ragazze in età prepuberale e nettamente maggiore rispetto ai maschi sia maturi che immaturi, Un impor- atleticastudi 3-4/2011 5 tante indice delle condizioni di forza degli arti inferiori è costituito dal rapporto di forza estensori-flessori della gamba; dopo la maturazione si ha un aumento del rapporto (ratio) e cioè i flessori (Hamstring) sono più deboli degli estensori. Nelle giovani donne sia prepuberi che postpuberi si evidenziava una ratio quadricipite-hamstring elevata cioè maggiormente sbilanciata rispetto ai maschi che in entrambi le fasi di età evidenziano un rapporto inferiore (fig. 4). È intuitivo oltre che dimostrato che la coattivazione dei due gruppi muscolari è la base della protezione del ginocchio, e che soprattutto lo squilibrio a sfavore dell’hamstring è stato dimostrato (41) come un punto debole nella donna, anche questo dato appare degno di nota per una preparazione della forza preventiva.. Una differenza della ratio flessori-estensori inferiore del 50-60% appare un fattore di rischio in quanto appare una condizione che predispone agli infortuni (1 ). Nella fase della maturazione il frutto di una tale dinamica è la crescita di forza nel quadricipite del 50% e del 27% dell’hamstring delle donne, mentre nei maschi avviene l’inverso (148% versus 176%) (1), l’accelerazione di questo squilibrio avviene nei momenti immeditamente prima all’apparizione del menarca o immediatamente dopo. Molte delle differenze scheletriche fra maschi e femmine si sviluppano dopo la rapida crescita associata alla pubertà. Ciò perché nelle diverse fasi della maturazione si modificano le forze trasmesse al corpo a causa delle modificazioni delle dimensioni corporee e della forza, ovviamente anche in funzione dello sport praticato. Fra i 13 ed i 25 anni gli incidenti al ginocchio, i dolori patellari, gli squilibri interni al ginocchio aumentano progressivamente in parallelo con l’età. Fra i fattori più importanti sono stati identificati: le strategie di controllo motorio, i pattern di coordinazione motoria delle singole tecniche sportive ed il livello di preparazione fisica e di forza muscolare. In diversi lavori è emerso che le strategie di atterraggio dal salto nelle donne sono alterate sul piano frontale, mostrando differenze fra i sessi nell’allineamento degli arti inferiori del ginocchio che facilitano gli infortuni. In particolare fra le bambine prepuberi e postpuberi, si ha una differenza nel livello della flessione nel ginocchio dove nel secondo caso vi è un minor piegamento ed una maggior adduzione. Nello studio di Hass e al (14) le forze di reazione al suolo furono circa dell’11% inferiori nei postpubescenti, secondo alcuni autori il tempo di attivazione riflessa degli arti inferiori nell’atterraggio richiede approssimativamente 100 ms (43) mentre nell’attivazione volontaria non meno di 200 ms, quindi la forza di impatto nell’atterraggio si produce troppo precocemente per essere attivata volontariamente, quindi non è probabile una modificazione di strategie di atterraggio volontario volta per volta, ma questo deve essere appreso ed automatizzato, quindi allenato altrimenti sarebbe comunque in ritardo rispetto alle esigenze motorie del contesto. L’allenamento sia delle donne prepuberi che postpuberi modifica le strategie di atterraggio, in particolare aumenta la flessione del ginocchio e diminuisce le forze di reazione al suolo (18): Le forze al suolo misurate dai diversi autori (43) osservate nei drop jump, normalizzate per il peso del corpo furono circa di 4.0 il peso del corpo (BW), altri fino a 4.5, le forze orizzontali fino a 0.79 BW. L’allenamento specifico per la prevenzione degli infortuni al ginocchio Fig. 4 Rapporto fra forza del quadricipite e muscoli posteriori della coscia in donne prepuberi e postpuberi. Incremento in percentuale (Ahmad 2005) 6 atleticastudi 3-4/2011 È stato dimostrato anche che il ginocchio valgo aumenta il rischio di infortunio in funzione dell’angolo stesso di valgismo (15) . Un allenamento fondato sull’adozione di esercizi di allenamento neuromuscolare (propriocezione, lavoro con i sovraccarichi, pliometria), ha avuto come effetto la riduzione del numero di incidenti di 3-4 volte nelle donne sedentarie e da 1 o 2 volte in quelle allenate (17). Uno degli obiettivi della preparazione è ridurre il rapporto Fig. 5 Valori della media e della DS nel picco di forza di impatto al suolo prima e dopo l’istruzione con feed back sull’esecuzione flessori estensori, che come già descritto in precedenza è uno degli indicatori più efficaci ai fini della prevenzione e dell’equilibrio della preparazione della forza cioè la ratio quadricipite-hamstrings. L’elemento di stabilizzazione della forza dell’hamstring, fa sì che una sua carenza produce squilibri che causano sollecitazioni anomale sul crociato che si espone perciò ad una probabilità di trauma molto più alta. Le conseguenze di questi squilibri sono la produzione di infortuni e traumi durante atterraggi da salti, cambi di direzione o decelerazioni. La prima misura da perseguire è il potenziamento della muscolatura posteriore della coscia, insieme ad un apprendimento di ammortizzazione graduale che è frutto di uno specifico insegnamento. L’allenamento mediante i salti infatti ha come effetto di ridurre il picco di forza di impatto sul Fig. 6 Attività elettrica in soggetti addestrati al rimbalzo, con potenziamento della risposta , e non addestrati, in cui si ha una brusca caduta dell’attività muscolare terreno e di conseguenza riduce il picco di forza sul ginocchio e ciò migliora anche la forza e la potenza dell’hamstring. Elementi di ulteriore conforto sono stati evidenziati in un recentissimo studio (4) che aggiungeva venti minuti a settimana di potenziamento per 10 settimane al gruppo sperimentale, nello studio si comparava con un gruppo che non aggiungeva quest’attività. Tale gruppo ha fatto registrare una forte riduzione dell’angolo di valgismo e cambiato la cinematica dell’atterraggio, inoltre i soggetti più deboli (che hanno un maggiore angolo di valgismo) hanno beneficiato di più. Un altro studio, precedente all’ultimo, ha analizzato gli effetti di un allenamento di salti sulla meccanica degli atterraggi in ragazze che praticavano sport in cui sono richiesti molti salti. In tale studio si sviluppava l’acquisizione della tecnica di modulazione del frenaggio nell’atterraggio, procedura di allenamento e di apprendimento attraverso la quale ottenevano importanti progressi (32) che hanno portato ad una riduzione del picco di forza del 22% e del 50% sulle forze al ginocchio (fig.5). Emerge quindi che un’altro obiettivo dell’allenamento è quello di diminuire le forze di impatto mediante l’apprendimento di tecniche specifiche anche al fine di incrementare il seguente salto come già descritto da Schmidtbleicher e Gollhofer (39) (fig. 6). In effetti in pallavoliste si è potuto ottenere una diminuzione della forza di picco del 22% nell’impatto al suolo e quasi il dimezzamento dell’adduzione (15). La ratio delle forze fra estensori e flessori si ridusse del 26% nell’arto non dominante, cioè nell’arto che essendo meno adattato aveva maggiori margini di progresso e del 13% nel lato dominante, il salto verticale aumentò in media del 10%, da cui si possono facilmente dedurre gli effetti positivi sia sulla stabilizzazione dell’articolazione del ginocchio sia sulla relativa frequenza di infortuni. Conclusioni applicative Dalla descrizione precedente si evidenzia come le differenze fra maschi e femmine nella forza sono rilevanti e nel caso delle caratteristiche descritte nell’arto inferiore possono essere sia causa di rischio di infortuni sia elementi di non riuscita nelle prestazioni sportive. Al tempo stesso però tale rischio può essere più che sufficientemente bilanciato da una preparazione adeguata che tiene in conto tutte le potenzialità dell’allenamento della forza, in primo luogo l’uso dei sovraccarichi che rispondono alla necessità di irrobustire sia i legamenti che le ossa. E’ stato dimostrato atleticastudi 3-4/2011 7 l’effetto dell’uso dei sovraccarichi sulla densità ossea, e lavori recenti ne hanno specificato aspetti molto pratici e analitici sulla natura degli effetti (1). In particolare si è notato un aumento della densità ossea in maschi e femmine che avevano praticato lavoro con i sovraccarichi rispetto ai sedentari di pari età (13-16 anni), addirittura maggiore nei maschi che nelle femmine. L’età prepuberale è considerata l’età sensibile dove applicare l’attività fisica, e particolarmente con sovraccarichi, per avere il massimo della risposta di densità ossea nelle femmine come descritto nella fig. 7. In secondo luogo un apprendimento delle tecniche di atterraggio, che sono molto simili alle esercitazioni pliometriche, ha evidenziato una rapida riduzione dell’impatto al suolo, diminuendo velocemente i fattori di rischio di infortunio. L’allenamento pliometrico è una specifica tecnica di allenamento molto efficace che deve essere modulata soprattutto nelle intensità perché può oscillare da rimbalzi di piccola entità fino ad intensità notevoli come nelle forme di drop jump con cadute da altezze uguali o superiori a quelle del salto verticale, e quindi la non perfetta applicazione e preparazione può essere causa di seri rischi. Inoltre bisogna rispettare l’incremento delle fragilità che le donne evidenziano immediatamente dopo la maturazione sessuale che accentua le caratteristiche di maggior rischio già presente nelle prepuberi. Bisogna agire con un mix armonico che può includere i sovraccarichi tradizionali con valore formativo strutturale e le attività di rimbalzo, al tempo stesso la gradualità deve garantire un sufficiente adattamento sia neuromotorio che osteotendineo, che come noto è 4-6 volte più lento. Tenendo conto che l’adattamento tendineo è molto più lento rispetto all’adattamento neuromotorio e viste le ricerche citate, il secondo è preventivo per l’assorbimento dei carichi, utilizzando al meglio le qualità di ammortizzazione della muscolatura che si ottimizzano praticando il primo che nella fase evoluta perfezionerà l’adattamento strutturale. Pertanto l’uso della pliometria deve rispettare le gradualità convenute ed evitare che l’allieva sia stanca e deconcentrata. Un recentissimo lavoro ha riassunto le principali ricerche sulla pliometria praticata da bambini e ragazzi arrivando a queste sintesi sulle metodologie da adottare (22): allenamento per la pliometria. • Si consiglia 2 volte a settimana, si hanno effetti significativi a partire da 8-10 settimane. Il minimo sembra essere un volta a settimana per 14 settimane. • L’incremento può essere realizzato aumentando le 8 atleticastudi 3-4/2011 Fig. 7 ripetizioni o le difficoltà della singola ripetizione. • Si può iniziare da 50-60 ripetizioni fino a 90-100 per seduta da raggiungere nelle ultime delle 10 settimane. Nel caso di una esercitazione a settimana si può partire da 16 esecuzioni fino a 60 nelle ultime delle 14 settimane. • L’esercitazione può durare da 10 a 25 minuti. • Attenzione alle calzature ed al suolo. L’esercizio può durare circa 10 secondi con 90 di recupero. • Gli istruttori devono essere dedicati a gruppi di 4-5 allievi e supervisionare strettamente su una esecuzione corretta, cosa che tutela il carico articolare. In conclusione vi sono molte indicazioni perché le ragazze applichino l’allenamento della forza includendo l’uso dei sovraccarichi e la pliometria, non vi è ancora una indicazione precisa delle età ma diversi studi indicano già i sei anni come un momento relativamente sensibile all’allenamento della forza in entrambi i sessi (34, 8). Bibliografia 1. Ahmad CS, Clark M, Heilmann N, Schoeb S S, Gardner TR, Levine WN, Effect of gender and maturity on quadriceps-to-hamstring strength ratio and anterior cruciate ligament laxity. Am. J. Sports Med. vol 34, n° 3, 2006 2. Alvarez-San Emeterio C, Palacios Gil-Antunano N, Lopez Sobaler AM, Gonzales Badillo JJ. 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Il bisogno di trasparenza, reputazione, etica è sempre più sentito dall’opinione pubblica, anche a livello internazionale, a seguito di emergenze ambientali, scandali e crack finanziari che hanno favorito la diffusione di un nuovo modello di “utenza”, molto esigente verso le aziende, le associazioni e le istituzioni, alle quali viene chiesta con in- sistenza, oltre alla qualità dei prodotti e servizi, una sostanziale coerenza globale e correttezza dei comportamenti (Hinna 2005). Le abitudini e le forme di attività degli sportivi sono profondamente mutate, con una crescita della pratica a tutti i livelli, accompagnata da forti interessi legati al business che hanno alimentato diverse distorsioni legate alle ripetute vicende di corruzione, alle problematiche connesse al doping, sia farmacologico che amministrativo, alle marcate disparità nelle divisioni delle risorse economiche disponibili tra i partecipanti, alle crescenti scommesse clandestine, alla violenza in particolari tipologie di manifestazioni (Coni, Censis 2008). Fenomeni questi che offuscano il valore dello sport e richiamano ad un forte senso di responsabilità tut- ti gli operatori che a vario titolo influenzano la cultura del mondo sportivo (atleti, tecnici, dirigenti, procuratori, giudici, formatori, amministratori pubblici, consulenti, ecc.). La cultura, intesa come serie di valori, principi, norme e prassi, diventa dunque un elemento fondamentale per orientare i comportamenti verso un’etica che deve necessariamente permeare i singoli e quindi le organizzazioni sportive (Borellini 2009). Nell’evoluzione del concetto di responsabilità sociale si può notare un lento passaggio da una enfasi sulla rendicontazione (accountability) ad una attenzione sulla sua matrice strategica che incide sulla governance e quindi sulle modalità di assunzione delle decisioni che impattano sull’assetto globale dell’organizzazione. In tal senso un passaggio chiave è quello effettuato dalla Commissione europea che ha proposto nel 2001 il Libro Verde dal quale si desume che la Responsabilità Sociale d’Impresa o Corporate Social Responsibility diviene uno degli elementi basilari della cultura imprenditoriale, caratterizzata dall’integrazione nella gestione aziendale dell’etica e del business; la RSI viene, infatti, definita come “integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Nel 2011 la Commissione europea è nuovamente intervenuta con una comunicazione definendo la RSI come “la responsabilità delle imprese per le loro conseguenze sulla società”. Una delle recenti definizioni di re- L’articolo è tratto dal volume “La responsabilità sociale delle organizzazioni sportive – Condividere valori per creare valore” pubblicato nel 2012 da 1 Edizioni Scuola dello Sport – Coni Servizi. atleticastudi 3-4/2011 11 sponsabilità sociale è rintracciabile nella ISO 26000 che fornisce una Linea Guida sui principi e sui temi fondamentali della responsabilità sociale, offrendo delle indicazioni su come integrare volontariamente un comportamento socialmente responsabile nelle strategie, nei sistemi, nelle pratiche e nei proces- 12 atleticastudi 3-4/2011 si di un’organizzazione ed evidenziando l’importanza dei risultati e dei miglioramenti nella performance organizzativa. Tra l’altro proprio quest’ultimo tema vede la FIDAL in prima linea da oltre un decennio grazie a diverse pubblicazioni scientifiche ed interventi in contesti sportivi internazionali (Madella 1998; 2000; 2002; 2003; 2006; 2010; Madella, Esposito 2004; Esposito, Madella 2004). In particolare la responsabilità sociale è definita in ISO 26000 come “la responsabilità da parte di un’organizzazione nei confronti delle conseguenze delle proprie decisioni e attività sulla società e sull’am- biente, attraverso un comportamento etico e trasparente che: contribuisce allo sviluppo sostenibile, inclusi la salute e il benessere della società; tiene in conto le aspettative delle parti interessate; è conforme alle leggi applicabili e in accordo alle norme internazionali di comportamento; è integrata in tutta l’organizzazione e praticata nelle sue relazioni”. 2) Il rapporto tra sport e responsabilità sociale Il ruolo sociale delle organizzazioni sportive è stato esaltato nel Libro Bianco pubblicato nel 2007 dalla Commissione europea ed è stato confermato dal Trattato di Lisbona (entrato in vigore il primo dicembre 2009) che sottolinea come l’Unione debba tener conto della speci2 ficità dello sport e della sua funzione sociale ed educativa. Tale funzione sociale costituisce una delle più evidenti conferme all’idea che i principi della responsabilità sociale possono assumere un particolare rilievo nel management dello sport (Giulianotti 2005; Madella 2006; 2010; Porro 2001; 2006; Genzale 2006). La comunità scientifica internazionale si è interessata all’intreccio tra responsabilità sociale ed organizzazioni sportive, con contributi in un primo tempo contenuti, per dare spazio in anni più recenti ad un interesse crescente per un’analisi più puntuale dell’argomento con riferimento alle priorità da definire per identificare ed attuare una strategia concreta di RSI (Shet 2006; Sheth, Babiak 2010). In questa cornice sono da rilevare, ad esempio, gli studi relativi alle diverse attività di responsabilità sociale della NBA americana (Kent, Walker 2008), del Super Bowl XL (Babiak, Wolfe 2006), della National Football League (NFL) a confronto con la UEFA (Dietl, Franck, Hillebrandt, 2008). Un’analisi più sistematica del rapporto tra sport e responsabilità sociale è rintracciabile nel 16° Congresso Europeo di Management dello Sport tenutosi a Bayreuth/Heidelberg nel 2008, all’interno del quale è stata dedicata una sessione specifica al tema della responsabilità sociale nello sport dal titolo: “Il lato brillante dello sport: la responsabilità sociale”2. Particolare attenzione è stata rivolta al rapporto tra club di calcio e tifosi (Scher, Rossi, Bof, Montanari 2008), alle dinamiche socializzanti nelle comunità dei supporter (Harada, Tezuka 2008), al forte impat- to sociale delle politiche finalizzate alla promozione dello sport (Zakus, Skinner 2008) mentre un altro filone interessante di indagine ha approfondito il concetto di responsabilità sociale legato allo sviluppo ed alla formazione degli atleti nei college americani (Polite, Rider, Modell, Lattimer 2008). Altri recenti segmenti di ricerca hanno indagato sul legame tra responsabilità sociale e reputazione nell’ottica dell’attenzione delle possibili scelte commerciali del tifoso (Walker, Kent 2009; Walker, Kent, 2010) ma non sono mancati autori che hanno scelto un approccio più generale al tema (Godfrey 2009; Bradish, Cronin 2009; Walker, Parent 2010). L’evoluzione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive professionistiche ha trovato un terreno fertile nel mondo accademico riferendosi alle possibili conseguenze legate al marketing sociale (Irwin, Lachowetz, Cornwell & Clark, 2003; Kern 2000; Robinson 2005; Babiak, Wolfe 2009) con approfondimenti particolari dedicati al football business (Breitbarth, Harris 2008; Hamil, Walters, Watson 2010; Hamil, Morrow 2011) e riflessioni inerenti le sponsorizzazioni negli eventi sportivi (Benoit, Parent, O’Reilly 2010). Il delicato tema delle relazioni tra società sportive e stakeholder in chiave strategica è stato affrontato da alcuni autori italiani con particolare attenzione agli enti non profit sportivi chiamati ad includere strumenti di responsabilità sociale nell’evoluzione della propria gestione manageriale (Marano 1999, Buscarini, Manni Marano 2006; Esposito 2007, 2008, 2010, 2011; Angelucci 2009). Cfr. Book of Abstracts della 16thEASM Conference di Bayreuth/Heidelberg 2008. atleticastudi 3-4/2011 13 Alcune riflessioni hanno riguardato anche le aziende operanti nel settore dello sport (Buscarini 2005) e più in particolare le Federazioni sportive italiane (Buscarini 2006; Madella 2006). Diversi convegni e giornate di studio hanno poi evidenziato il ruolo del dirigente sportivo chiamato ad anticipare ed interpretare il cambiamento trasformando le organizzazioni sportive in partner attivi ed indispensabili per iniziative con forte valenza sociale in grado di favorire un modello di crescita condivisa in grado di proporre nuove filosofie di partnership e nuovi strumenti operativi (Buscarini, Manni, Marano 2006; Ghiretti 2007)3. All’interno del 15° Convegno Europeo di Management dello Sport tenutosi a Torino (Gestire la passione per lo sport: eventi sportivi e sviluppo sostenibile”) si è svolta anche la 1 a Giornata Italiana di Management dello sport destinata ai manager dello sport e a ricercatori e docenti che afferiscono a questo settore. L’evento Italiano aveva la finalità di offrire un’opportunità di incontro e scambio per i manager dello sport italiani e coloro che si occupano di formazione e di ricerca in quest’ambito. Il 14 settembre 2007 si è svolta una sessione parallela dedicata alla responsabilità sociale e bilancio sociale delle organizzazioni sportive4. Tale iniziativa culturale è rimasta comunque relativamente isolata e con quelli appena descritti delinea una cornice culturale ancora debole per raccogliere le opportune 3 riflessioni sul legame tra organizzazioni sportive italiane e responsabilità sociale. Non va peraltro dimenticato che la tematica della sostenibilità nella gestione degli eventi sportivi, strettamente collegata alla responsabilità sociale, ha assunto in questi ultimi anni una sempre maggiore rilevanza (Segre 2002; Andriola 2006; Bottero 2007; Andriola, Gazzotti, Buzzi, Dal Plaz 2007; Cherubini 2010; Esposito 2011). 3) Obiettivi e strategia della ricerca Il progetto di ricerca è nato dall’esigenza di approfondire il tema della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, con l’intento di verificare le modalità di diffusione della RSI, la valenza strategica di tale orientamento e la coerenza tra gli obiettivi e gli strumenti impiegati per allineare la propria organizzazione ai principi della responsabilità sociale. Due sono le domande poste alla base della ricerca: come viene percepita la responsabilità sociale da parte dei dirigenti sportivi italiani? perché vengono scelte modalità diverse di adozione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane? La strategia di questa ricerca si è focalizzata sullo studio di caso multiplo, un metodo capace di integrare una prospettiva sia qualitativa che quantitativa con un approccio atto a descrivere e verificare le ipotesi tratte dalla precedente analisi della letteratura (Travaglini 2002). I casi multipli sono considerati come esperimenti multipli o indagini multiple (Yin 1981). A queste condizioni la generalizzazione è una “generalizzazione analitica” dove una teoria sviluppata precedentemente funge da calibro cui riferire i risultati empirici dello studio di caso. Qualora due o più casi mostrassero di supportare la stessa teoria, potrebbe essere sostenuta la replicabilità. Le prove che la realtà presenterà consentono di validare o falsificare la teoria (Lipset, Trow, Coleman, 1956). Pertanto il caso studiato può essere assimilato all’esperimento scientifico. In altre parole, lo studio di caso ha consentito di applicare una strategia di ricerca completa per indagare sulla responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive seguendo una serie di procedure ben identificate (Yin 2003). La strutturazione dell’impianto di ricerca ha previsto un primo momento imprescindibile nel quale si è analizzato ciò che è stato argomentato in sede teorica in merito alla responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane. La letteratura esistente ha fornito un supporto nutrito per quanto riguarda l’inquadramento generale del concetto di RSI mentre è stata rilevata qualche debolezza per quanto riguarda l’applicazione specifica in ambito sportivo. L’approccio (prevalentemente qualitativo) ha riservato ampio spazio a descrizioni analitiche dei processi e dei documenti relativi a quattro organizzazioni sportive scelte in quanto particolarmente sensibili al- Una fonte in tal senso sono gli Atti della giornata di studio tenutasi a Roma, presso l’Università – Foro Italico, nel gennaio del 2006, dal titolo “La responsabilità sociale delle organizzazioni dello sport”; da segnalare altresì gli Atti del convegno: Lo sport responsabile – dal marketing alla rendicontazione sociale, tenutosi presso l’Università di Parma il 20 gennaio 2007. 4 14 Cfr. Atti della 1a Giornata Italiana di Management dello sport, Torino, 14 settembre 2007. www.managementdellosport.org atleticastudi 3-4/2011 la tematica della responsabilità sociale e quindi potenziali narratori di uno scenario il più possibile “completo” dell’oggetto di studio (una società consortile a responsabilità limitata, una società a responsabilità limitata, una società per azioni ed una associazione senza scopo di lucro) in virtù della adozione di un codice etico (Maratona di Treviso e Virtus Basket Roma) e di un bilancio sociale (Padova calcio e Federazione Motociclistica Italiana). L’utilizzo più importante della documentazione è stato quello di avvalorare e supportare le prove derivanti da altre fonti tenendo in giusta considerazione la possibilità che ogni documento possa essere stato scritto per un obiettivo preciso e per un pubblico speciale, diverso da quello dello studio di caso. Al fine di rendere i documenti immediatamente fruibili per un esame approfondito o un controllo successivo è stato previsto un elenco dei documenti presi in esame (tabella n. 1). Tenendo conto della loro complementarietà, un’altra fonte di prova utilizzata è stata quella dell’intervista semistrutturata (Merton, Fiske, Kendall, 1990), somministrata ad alcuni dei dirigenti delle quattro organizzazioni in esame5. Essi sono stati intervistati per un’ora circa secondo un ordine di domande derivate dal protocollo dello studio di caso (Tabella n. 2). L’uso di fonti multiple di prova ha consentito lo sviluppo della convergenza delle linee di inchiesta, ossia un processo di triangolazione grazie al quale ogni scoperta o conclusione ha potuto essere corroborata dal confronto con differenti fonti di informazione (Patton, 1987) seguendo il metodo della reciproca conferma (Figura n. 1). Tabella n. 1- Documenti esaminati nello studio di caso • Statuto maratona di Treviso • Codice etico maratona di Treviso • Magazine Maratona di Treviso • Sito web www.trevisomarathon.it • Statuto Pallacanestro Virtus Roma • Codice etico Pallacanestro Virtus Roma • Sito web www.virtusroma.it • Stampa specializzata con interviste al Direttore Generale Virtus Roma • Statuto Calcio Padova Spa • Bilancio sociale Calcio Padova • Sito web www.padovacalcio.it • Stampa specializzata con interventi del presidente Calcio Padova • Statuto Federazione Motociclistica Italiana • Bilancio sociale Federazione Motociclistica Italiana • Sito web www.federmoto.it • Stampa specializzata con interventi del presidente FMI 5 E’ doveroso quindi un ringraziamento a Matteo Salvadego (Padova Calcio), Alfredo Mastropasqua (Federazione Motociclistica Italiana), Francesca del Bo (Maratona di Treviso), Michele Uva (Virtus Basket Roma) per il prezioso contributo offerto. Devo al Prof. Alain Ferrand, Direttore del Business and Management Centre dell’Università di Poitiers (Francia), l’elaborazione del modello teorico che ha guidato anche la strutturazione delle interviste. atleticastudi 3-4/2011 15 Tabella n. 2 - Protocollo per la conduzione dello studio di caso Sezione 1 - Descrizione generale del progetto dello studio di caso • obiettivi del progetto e previsioni con esplicitazione delle domande di ricerca: “come viene percepita la responsabilità sociale da parte dei manager sportivi italiani?” “Perché vengono scelte modalità diverse di erogazione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane?” • analisi delle problematiche dello studio di caso, letture rilevanti sull’argomento oggetto di studio e riferimenti al quadro teorico. Sezione 2 - Procedure sul campo 1. credenziali per accesso ai “siti” dello studio di caso tramite una lettera di presentazione dell’Università degli Studi di Teramo e tramite fonti generali di informazione sul dottorato di ricerca in Critica Storica, Giuridica ed Economica dello Sport 2. promemoria procedurale per lo svolgimento della visita per l’incontro con un dirigente dell’organizzazione sportiva che ha preventivamente accettato il fatto che l’intervista fosse registrata 3. creazione di una tabella per le attività di raccolta dei dati 4. rispetto dei principi dell’uso di fonti multiple e del concatenamento di prove Sezione 3 – Domande dello studio di caso (costruite sulla base del modello di indagine scaturito dall’analisi teorica in modo da riflettere tutti i nodi concettuali derivanti dal progetto iniziale) • come viene percepita la responsabilità sociale? • a quali scopi viene associata la responsabilità sociale? • quali sono le azioni concrete relative alla responsabilità sociale? • quali sono gli strumenti riconducibili alla responsabilità sociale? • quali sono le funzioni organizzative e quali risorse sono coinvolte nel progetto di responsabilità sociale? • a quali stakeholder si rivolge la responsabilità sociale? • esistono dei criteri per valutare il grado di responsabilità sociale? • cosa rappresenta per l’organizzazione il codice etico/bilancio sociale? • quali sono i principali fattori influenzanti la responsabilità sociale? Sezione 4 – Guida per la relazione dello studio di caso • invio del testo sbobinato dell’intervista per relativa approvazione • analisi integrata delle interviste e della documentazione raccolta (statuti, bilanci sociali, codici etici, pubblicazioni, materiali dai siti internet, ecc.) e compilazione di una bibliografia ragionata nella quale catalogare tale documentazione • confronti tra i comportamenti di variabili simili in modelli operativi diversi per evidenziare le relazioni causali rilevate esplicitando la concatenazione delle prove con una connessione esplicita tra le domande poste, i dati raccolti e le conclusioni tratte • proposta di un modello per l’implementazione della responsabilità sociale delle organizzazioni sportive italiane 16 atleticastudi 3-4/2011 Figura n. 1 – La convergenza delle fonti multiple di prova Tra i diversi metodi con cui è possibile effettuare il collegamento logico dei dati alle proposizioni progettuali ne è stato scelto uno particolarmente adeguato per gli studi di caso, rappresentato dal “raffronto delle configurazioni”, ovvero una verifica induttiva delle ipotesi teoriche della ricerca attraverso il loro confronto empirico con i risultati ottenuti sul campo. In tale approccio descritto da Donald Campbell (1975) come Patternmatching, singoli pezzi di informazione tratti dallo stesso caso, sono stati confrontati con le proposizioni teoriche. Il “raffronto delle configurazioni” ha consentito il confronto tra i comportamenti di variabili simili in modelli operativi diversi. Un sorta di “investigazione controllata”, intendendo con questa espressione la deliberata ricerca di occasioni, anche in contrasto tra loro, nelle quali il fenomeno oggetto di studio si è manifestato in modi sia identici che differenti. Si è proceduto così al confronto tra il modello teorico e la realtà empirica - rappresentata proprio dai quattro casi esaminati - in modo da verificare come alcune realtà rappresentative del mondo sportivo italiano stiano attualmente affrontando la tematica della responsabilità sociale e quanta eventuale diversità ci sia nell’approccio ad un argomento così trasversale e strategico per la reputazione delle organizzazioni sportive italiane. Al fine di trattare le prove in modo equo, produrre conclusioni rigorose e convincenti ed escludere – per quanto possibile – interpretazioni alternative, è stata utilizzata una strategia analitica che ha consentito di utilizzare le informazioni in ordine diverso. In particolare è stata prevista un’analisi verticale in riferimento alla coerenza tra le varie dimensioni ed un’analisi orizzontale per un confronto tra le singole dimensioni nell’ambito delle quattro organizzazioni oggetto dello studio di caso. 4) La responsabilità sociale nella società consortile “Maratona di Treviso” La Treviso Marathon è una delle più popolari corse italiane sulla distanza dei 42,195 km. Promossa da sei società sportive attive nel territorio trevigiano per sostenere, ad ogni livello, la pratica dell’atletica leggera (e del Triathlon), ha debuttato il 14 marzo 2004, diventando subito una tra le più partecipate maratone italiane. Nell’anno precedente alla prima edizione è stata fondata una società consortile a responsabilità limitata, denominata Maratona di Treviso, i cui soci fondatori sono membri delle seguenti società, da anni impegnate nell’organizzazione di eventi sportivi ad alto livello (Atletica industriali Conegliano, Jager Atletica Vittorio Veneto, Nuova Atletica Tre Comuni, Athletic Lamparredo Paccagnan, Atletica Silca Ogliano, Silca Ultralite Triathlon). Un primo elemento distintivo del caso esaminato è la forma giuridica prescelta, che non trova molte applicazioni concrete nel mondo sportivo italiano in quanto presuppone un accordo tra diversi soggetti non sempre facilmente realizzabile in un ambiente caratterizzato spesso da litigiosità e autoreferenzialità. Per descrivere meglio l’oggetto sociale della Società consortile a responsabilità limitata è stato ritenuto utile riportare una parte dell’ art. 3 dello Statuto dell’Ente: Scopo sociale della Maratona di Treviso “La società ha scopo consortile e mutualistico ai sensi degli artt. 2615 ter e 2602 del Codice civile. La società ha per oggetto le seguenti attività: - l’organizzazione della “maratona di Treviso”, concernente lo svolgimento di una competizione podistica ufficiale ed omologata sulla distanza classica di km 42,195 da disputarsi nel territorio della provincia di Treviso, nel cui contesto potranno essere inseriti eventi collaterali ritenuti utili al fine di garantire il successo della manifestazione sportiva; - la promozione e l’organizzazione, anche mediante accordi con enti esterni, privati o pubblici, di eventi atti ad incentivare la diffusione dell’atletica leggera; - la promozione e l’organizzazione di appuntamenti e incontri atti a divulgare i benefici di una pratica sportiva sana; - la promozione turistica della provincia di Treviso tramite la divulgazione mediatica degli eventi sportivi organizzati; atleticastudi 3-4/2011 17 - l’elaborazione dati contabili manuali e meccanizzati, solo quale mera trascrizione materiale dei dati, nonché l’effettuazione di studi, di ricerche di mercato, di marketing, destinati alla promozione di eventi sportivi; - ogni altra attività collegata e/o complementare. La società può inoltre: - commercializzare capi di abbigliamento sportivo e non, articoli di cancelleria nei quali vengono riprodotti il proprio o i propri marchi; - registrare propri marchi e definire tramite regolamento interno le condizioni per il loro uso, utilizzo e loro revoca”. La Maratona Treviso si è messa in mostra per i suoi forti rapporti con il territorio e perché si è dotata di un codice etico che rappresenta una carta dei diritti, dei doveri e delle responsabilità. Tale documento è stato sottoscritto dal Comitato organizzatore e da tutti i collaboratori e volontari, a dimostrazione del fatto che la dirigenza lo ha ritenuto di fondamentale importanza. Il codice rappresenta in effetti una tangibile espressione della difesa dei valori etici connessi allo sport come salvaguardia dei principi di lealtà, equità, tolleranza. Una sorta di area di moralità con la quale tutti i sottoscrittori si sono impegnati a valorizzare il proprio operato con massimo impegno, in un particolare momento dove l’etica fatica a trovare spazio, anche nel mondo dello sport. 18 atleticastudi 3-4/2011 I valori di imparzialità, riservatezza e trasparenza sono stati posti alla base dello standard etico atteso nella convinzione che “agire a vantaggio dell’azienda non giustifica assolutamente l’adozione di comportamenti con i principi indicati nel Codice”. La particolare attenzione al clima organizzativo, all’eliminazione delle conflittualità “mantenendo rapporti improntati a fiducia e collaborazione, ispirati a correttezza, trasparenza e reciproco rispetto” ha esaltato l’importanza della gestione e valorizzazione delle risorse umane. L’organizzazione della Scrl Maratona di Treviso è stata concepita come il risultato di una cooperazione tra diversi stakeholder che forniscono diversi input – forza lavoro, capitale, risorse fisiche e conoscenza – per produrre i beni e servizi descritti dalla missione sociale. I valori individuati hanno reso possibile tale cooperazione e hanno facilitato il coordinamento tra tutti gli stakeholder, in primo luogo i collaboratori, definendone le regole, i diritti, i doveri dei diversi gruppi di portatori di interesse nelle loro interazioni con l’organizzazione e i corrispondenti doveri dell’organizzazione nei loro confronti. Oltre ai dipendenti, ai collaboratori ed ai volontari, l’ambito di applicazione del Codice è esteso ai rapporti che “comportino una prestazione d’opera o la fornitura di un servizio ed a persone autorizzate a frequentare le sedi della Maratona di Treviso”. E’ chiara la tutela dell’immagine del sodalizio sportivo in un contesto più ampio di stakeholder che coinvolge l’intera opinione pubblica. Anche in questa cornice di RSI più estesa, i valori sono stati chia- mati a svolgere una funzione centrale non solo nell’iterazione sociale, ma anche all’interno di transazioni economiche che – soprattutto in presenza di asimmetrie informative - si reggono sulla reputazione e fiducia tra le parti. I valori e i principi etici della Maratona di Treviso permettono ancora oggi la formazione di precise aspettative degli stakeholder sui comportamenti attesi da parte dell’organizzazione in situazioni in cui ci sono eventi imprevisti (o non completamente descrivibili ex-ante nei contratti) oppure in casi nei quali non è possibile raccogliere alcuna evidenza (o, se disponibile, non è facilmente decifrabile) in merito ai comportamenti dell’organizzazione. Stabilendo gli impegni dell’organizzazione che possono essere ricondotti anche al verificarsi di situazioni impreviste, il Codice etico ha permesso ai diversi stakeholder di fissare un parametro per decidere se fidarsi o non fidarsi della Scrl Maratona di Treviso. In ordine alle eventuali inadempienze il Codice etico prevede particolari meccanismi di verifica da parte degli organi di controllo interno con un modello organizzativo basato sul citato Decreto legislativo 231/2001 che dovrebbe consentire alla Scrl Maratona di Treviso di non essere responsabile e di non dover rispondere al verificarsi di reati da parte di persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso e da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti già menzionati. La presenza di uno strumento efficace come il codice etico, è un primo indizio che poi è stato confermato dall’analisi della responsabilità sociale del Consorzio Maratona di Treviso. Occorre infatti segnalare che si tratta di uno dei rarissimi eventi in Italia che ha iniziato ad affrontare in maniera strutturata questa tematica così delicata con particolare riferimento ad un evento sportivo complesso. La costruzione di una cultura fortemente ispirata dai principi etici ha conferito un valore ed una forza trainante ad una organizzazione che si è mossa molto bene nel lancio di un progetto risultato fin da subito innovativo ed accattivante anche dal punto di vista della comunicazione. Rimarrà nella storia l’idea di una agevolazione iniziale in virtù della quale è stata restituita – nei primi anni - la quota di iscrizione agli atleti arrivati. Anche i servizi offerti ai podisti sono apparsi un elemento di caratterizzazione della manifestazione che si è distinta per la capacità di coinvolgimento di tutta la provincia di Treviso, trasformandosi anche in uno strumento di marketing territoriale. Forza e motore della manifestazione è stato di certo il volontariato. Una macchina organizzativa di oltre 2000 persone che si sono dedicate (e si dedicano) tutto l’anno alla buona riuscita della gara e delle iniziative ad essa collegate. Sono stati diversi gli eventi collaterali attraverso i quali si sono espresse in maniera evidente le attenzioni verso determinate categorie di stakeholder. Certamente la promozione di una cultura sportiva che possa anche contribuire alla tutela della salute attraverso la promozione di una corretta attività fisica ha stimolato diverse iniziative rivolte ai diversi componenti di una famiglia tipo. Lo sport è un valore da coltivare fin da bambini e la maratona di Treviso non si è sottratta a queto impegno morale. Anche l’attenzione al target femminile merita un cenno per l’impegno e la professionalità con la quale è stata concretizzata attraverso molteplici iniziative di sensibilizzazione e di informazione. E’ nato ad esempio proprio a Treviso il progetto “Running in rosa” che già dal 2009 propone un ciclo di incontri sull’alimentazione e l’allenamento mentale e test psicofisici per le maratonete, i Corsi di Corsa per avviare le donne alla pratica del running, oltre a tante piccole attenzioni a livello organizzativo, come l’introduzione ad esempio del pacco gara differenziato rispetto a quello maschile. Vanno altresì ricordati i diversi progetti legati alla tutela dell’ambiente incentrati sul principio che il gesto sportivo va abbinato a comportamenti ecologicamente corretti. Il cuore verde della maratona di Treviso ha continuato a pulsare grazie ad una serie di accordi intervenuti tra diversi soggetti che hanno coadiuvato il comitato organizzatore per realizzare un evento a bassissimo impatto ambientale. In quest’ottica sono stati utilizzati prodotti riciclabili e materiale biodegradabile (ad esempio i bicchieri utilizzati dagli atleti per dissetarsi), sacchi, tovaglie e pattumiere di cartone lungo il percorso (posizionati nei punti di ristoro), raccolta differenziata dei rifiuti, smaltimento dei materiali secondo logiche di massima tutela del territorio. Interessanti anche le iniziative di formazione dei volontari per favorire dei comportamenti orientati alla suddivisione dei materiali di scarto e l’avvio allo smaltimento. Non a caso questo messaggio di sostenibilità è stato lanciato in quella che è definita una delle province più “riciclone” d’Italia, un territorio in cui, in alcuni comuni, si raggiunge il 70% della raccolta differenziata dei rifiuti. Al pari della celebre maratona di New York, anche a Treviso gli indumenti abbandonati alla partenza sono recuperati e riutilizzati per scopi sociali, mentre l’idea di utilizzare per il pasta party prodotti realizzati con materie prime di provenienza locale, rafforza la politica orientata alla riduzione dell’inquinamento. La coincidenza della gara con la domenica ecologica è solo una conferma dello spirito ecologico della maratona trevigiana. Una forte sensibilità è emersa anche nel legame con diversi sponsor, soprattutto per agevolare la loro comunicazione valoriale che rappresenta un ottimo punto di partenza per un marketing integrato che tenga in considerazione la forte valenza sociale della gara che riesce a coinvolgere l’intera comunità trevigiana. L’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nella Maratona di Treviso è stata sintetizzata nella prossima rappresentazione grafica (Fig. n. 2). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio spessore che indica un’intensità molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto le dimensioni maggiormente significative). atleticastudi 3-4/2011 19 Figura n. 2 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale nella Maratona di Treviso 5) La responsabilità sociale nella Pallacanestro Virtus Roma Srl La Pallacanestro Virtus Roma è una delle più importanti compagini di basket in Italia e in Europa. La Virtus è una società di pallacanestro impegnata nella promozione dello sport professionistico, con l’obiettivo più volte dichiarato di far divertire il pubblico che va a vedere le partite. Assieme a questo si è aggiunto un altro scopo - non meno importante - che è quello di trasmettere anche dei valori etici. Anche per tale motivo è stato adottato dal sodalizio sportivo un Codice etico, una sorta di riflessione scritta sul comportamento dello sportivo, sia giovane sia adulto. Il Codice etico della Virtus Roma vanta il primato di 6 20 essere il primato da pioniere nello sport professionistico6. Il Codice etico vuole sancire l’importanza del rispetto delle regole ed ha rappresentato uno strumento per coinvolgere tutti i soggetti che sono entrati a contatto con la società sportiva. Non solo amministratori, sindaci, dirigenti, dipendenti, atleti, medici, paramedici, masso-fisioterapisti, tesserati, ma anche collaboratori, consulenti esterni ed ogni altro soggetto che agisce nell’interesse della società sportiva e quindi anche genitori, supporter della squadra e sponsor. Si tratta di una linea guida che ricalca lo spirito di un regolamento interno che è diventato poi un regolamento per tutti. Ecco perché la sua redazione ha visto il coinvolgimento delle componenti sociali che ruotano attorno alla società. Il Codice etico è diventato parte integrante del contratto che lega soprattutto i giocatori, gli allenatori e i medici alla società sportiva. Più in generale la sua sottoscrizione ha espresso la condivisione dei principi in esso contenuti con la conseguente assunzione di responsabilità per le eventuali violazioni. Il rispetto dell’ordinamento sportivo è stato garantito da una politica societaria ispirata alla massima correttezza, trasparenza e legittimità formale e sostanziale. Sono proprio i doveri della società, formalizzati in impegni concreti, a caratterizzare la prima parte del Codice etico nella quale è appunto prevista la promozione della cultura sportiva e delle sue finalità educative, formative e sociali, il sostegno delle iniziative rivolte allo sport per tutti e al benessere psico-fisico degli atleti, l’impegno a promuovere la lotta al doping e alla violenza, l’adozione di iniziative rivolte alla sensibilizzazione del pubblico sportivo al rispetto degli atleti, degli avversari, delle istituzioni sportive e delle forze dell’ordine, la promozione di un tifo leale e responsabile, l’astensione da qualsiasi comportamento discriminatorio o lesivo dell’immagine, reputazione o della dignità personale di altri soggetti operanti nell’ordinamento sportivo, l’astensione da qualsiasi azione foriera di conflitti di interesse, la garanzia del costante aggiornamento di tutte le componenti interne con riferimento alle specifiche funzioni affidate e l’impegno a non premiare nessun comportamento sleale. In questo contesto si colloca il particolare impegno per il settore giovanile che viene individuato come un particolare obiettivo della socie- Alla stesura del documento ha collaborato Luca Pancalli, Vice Presidente del Coni e Presidente del Comitato Paralimpico Italiano. atleticastudi 3-4/2011 tà. Ecco spiegate le campagne di comunicazione, la diffusione di materiale educativo, le opportunità formative, il rispetto delle particolari esigenze dei giovani e dei bambini in crescita, l’adizione di particolari azioni per contemperare l’attività agonistica e non, con quella scolastica, l’attenzione ad evitare percorsi di precoce sfruttamento dei talenti, l’impegno ad assicurare la migliore qualificazione dei soggetti impegnati con i giovani garantendo altresì la necessaria correttezza delle relazioni con i giovani. Tra le diverse regole di comportamento previste, va sottolineata quella che esorta i responsabili delle singole attività a non abusare del proprio ruolo rispettando i propri collaboratori, favorendone la crescita professionale nonché lo sviluppo delle potenzialità. Particolari prescrizioni previste per gli atleti, i tecnici, lo staff medico, i genitori e le tifoserie rendono il documento etico davvero unico. Anche la sua veste grafica, accattivante e giovanile, contribuisce ad impreziosirlo favorendone altresì una agevole lettura. Nel Codice viene richiamato il modello di organizzazione, gestione e controllo adottato dalla società ed è stato previsto un Comitato dei garanti avente una serie di compiti tra i quali quello di vigilare sul rispetto delle norme in esso contenute, di pronunciarsi sulle violazioni ed adottare gli eventuali provvedimenti sanzionatori, di esprimere pareri sulla strategia societaria (per una sua coerenza con il Codice) e di procedere ad una sua revisione. La presenza di una serie di strumenti efficaci, certamente guidati dal Codice etico ed una catena di iniziative ad esso collegate, hanno fatto sì che la responsabilità sociale della Pallacanestro Virtus Roma fosse in una fase di implementazione con notevoli possibilità di sviluppo. Non a caso i diversi progetti sono stati molto legati alla formazione dedicata a diversi portatori di interesse tra i quali si è posto i evidenza il settore giovanile. Ad esso sono state dedicate molte risorse per conciliare la crescita sana dei ragazzi non solo dal punto di vista agonistico, ma anche considerando l’aspetto umano collegato strettamente al livello di istruzione. In tale contesto il tentativo di coinvolgere massicciamente i genitori si è rivelato un ottimo viatico per il raggiungimento di buoni risultati in termini di responsabilità sociale. La Pallacanestro Virtus Roma e l’Unicef, insieme ai Looney Tunes della Warner Bros in veste di testimonial, si sono uniti nella stesura di un manuale di gioco e dello sport (dal titolo: Lo sport è bello finché è un gioco) dedicato ai ragazzi ed ai bambini che si avviano alla pratica sportiva, con l’intento di contribuire a rendere questo diritto effettivo nel nostro paese. Il manuale ha offerto un ulteriore spunto per poter apprendere come giocare, come muoversi, come misurarsi con la fatica e lo sforzo fisico. Lo scopo del progetto è stato quello di offrire un contributo per far distinguere ai giovani i valori fondamentali della vita in comune. Nel manuale si parla quindi anche del rapporto tra genitori e figli, tra alunno e professore, fra giocatore e allenatore, con i compagni di squadra, gli avversari e l’arbitro, ma si trattano anche il tema della salute e dell’alimentazione. Piccoli atleti che sapranno così distinguere i valori orientanti della vita condividendoli con i loro compagni di giochi, di squadra, di banco. Reso a misura di bambino grazie all´animazione dei Looney Tunes, il manuale ha contribuito a rendere effettivo il diritto al gioco e allo sport ed ha ben seguito il Codice Etico rinforzando il percorso di RSI. Un altro progetto molto importante dal punto di vista della responsabilità sociale è stato denominato “Obiettivo Giovani”. Oltre a curare con particolare attenzione il settore giovanile, la Virtus Roma ha dato vita a una serie di iniziative rivolte ai più giovani con lo scopo di diffondere fra i ragazzi la cultura, non solo del basket, ma dello sport in generale. Con il progetto “Obiettivo giovani” la Virtus Roma ha avvicinato e appassionato - tramite le proprie risorse tecniche e la preziosa collaborazione dei Partner - bambini, ragazzi, studenti, allenatori ed un alto numero di praticanti coinvolgendoli in un programma specifico composto da eventi, iniziative promozionali e formative. E’ stato così possibile raggiungere promuovere lo sport come pratica sportiva favorendo le attività ludiche e di base contribuendo in questo modo all’integrazione e all’interazione dei ragazzi, attivare un rapporto con le Entità Istituzionali e Sportive che operano sul territorio, promuovere la conoscenza e la diffusione dello sport attraverso l’organizzazione di manifestazioni sportive, attivare azioni di supporto finalizzate alla tutela sanitaria e alimentare delle attività sportive, nel rispetto delle normative vigenti e coinvolgere emotivamente tutti i partecipanti in- atleticastudi 3-4/2011 21 torno al progetto e alla squadra Virtus Roma. Il progetto ha anche consentito l’attivazione dei corsi di formazione nelle scuole primarie: “Io gioco a basket...e tu?”, con l’intento di insegnare ai bambini oltre al gioco anche le regole sportive. Sempre sul versante della formazione sono stati anche attivati dei percorsi dedicati a giovani dirigenti sportivi. In sostanza il “modello Virtus”, confortato dai risultati sportivi, da una forte strategia di marketing e dalla politica di integrazione e radicamento sul territorio (forte anche il legame con il basket in carrozzina), è riuscito ad affermarsi come una realtà a livello nazionale ed internazionale per la particolare valenza etica dei suoi progetti. La RSI non è stata confinata – come spesso purtroppo accade – alle azioni filantropiche. Essa è stata identificata come una dimensione strutturale della strategia della Virtus Roma, dalla quale neanche il top management ha potuto prescindere non solo per ragioni morali, ma anche nell’intento di assicurare a sodalizio sportivo sopravvivenza e sviluppo. I progetti legati alla RSI hanno generato dei benefici di carattere reputazionale nei confronti della collettività, delle istituzioni e del mondo sportivo. Etica e sport hanno trovato una felice simbiosi mediante la condivisione di un progetto che ha saputo valorizzare alcuni principi fondamentali per la loro unione. Fare bene il proprio dovere ha assunto un connotato etico di carattere pratico, che ha Figura n. 3 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale nella Pallacanestro Virtus Roma prodotti effetti positivi per la Virtus Roma e la realtà circostante. La cultura della Virtus Roma, intesa come somma dei valori, delle conoscenze, dei saperi da essa posseduta, è diventata parte del patrimonio di RSI dello sport italiano. L’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nella Pallacanestro Virtus Roma è stata sintetizzata nella prossima rappresentazione grafica (Fig. n. 3). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio spessore che indica un’intensità molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto le dimensioni maggiormente significative). 6) La responsabilità sociale nel Calcio Padova Spa L’Associazione Calcio Padova viene fondata il 29 gennaio 1910 e si costituisce come Società per Azioni nel 1966. Oltre ad una storia ricca di risultati sportivi prestigiosi, il sodalizio sportivo padovano può vantare un primato importante anche per quanto riguarda la responsabilità sociale. Nell’era del dissesto calcistico - finanziario e di «Calciopoli» con la finanza creativa applicata ai bilanci delle società calcistiche a suon di plusvalenze, il Calcio Padova è riuscito infatti a lanciare un segnale clamoroso ed in controtendenza con il contesto di riferimento, redigendo nel 2006 il primo bilancio sociale in ambito calcistico. La vera forza del Bilancio sociale è quella di non aver paura di mostrare anche gli eventuali peggioramenti e questa volontà di essere trasparenti (dimostrando anche le proprie 22 atleticastudi 3-4/2011 debolezze) emerge con vigore dalla lettura del report padovano che contribuisce a valorizzare l’idea del Calcio Padova come “public company”, cioè come “Società privata che opera per finalità economiche e sportive svolgendo al contempo un ruolo di rilevanza collettiva”. Per ragioni di spazio l’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nel Calcio Padova è stata sintetizzata nella prossima rappresentazione grafica (Fig. n. 4). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio spessore che indica un’intensità molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto le dimensioni maggiormente significative). sociativo, a carattere apartitico, apolitico e non lucrativo, tutte le società e associazioni sportive costituite nel settore dilettantistico (ai sensi dell’articolo 90 della legge 289/02, come modificato dalla legge 128/04) che senza scopo di lucro praticano nel territorio nazionale il motociclismo. La Federazione Motociclistica Italiana è stata la prima tra le Federazioni Sportive Nazionali a pubblicare integralmente il proprio Bilancio sociale. A partire dal 2005 ha continuato ad avere quello che il presidente federale ha definito “il coraggio sociale di mettersi pubblicamente allo specchio”. Attraverso questo documento, è stato diffuso un periodico resoconto di ciò che è stato fatto ogni anno per raggiungere i propri fini istituzionali mettendo in condizione chiunque di poter dare un giudizio. Fulcro di tutto il sistema del Bilancio sociale sono i portatori di interesse, coinvolti attraverso la sua diffusione e il conseguente ascolto. Ecco perché il Bilancio sociale della FMI rappresenta una esperienza davvero unica, la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento per proclamare il legame con il territorio, un’occasione per affermare il concetto di Federazione sportiva come ente che agisce per migliorare la qualità della vita dei membri della società. E’ opportuno segnalare che nel gennaio 2011 la FMI ha pubblicato il suo quinto bilancio sociale relativo all’anno 2009 ed in tale documento è confermato il trend crescente del valore aggiunto in Figura n. 4 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale nel Calcio Padova Spa 7) La responsabilità sociale nella Federazione Motociclistica Italiana La Federazione Motociclistica Italiana riunisce in un unico ente as- atleticastudi 3-4/2011 23 tutte le sue dimensioni. Per ragioni di spazio l’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nella Federazione Motociclistica Italiana è stata sintetizzata nella prossima rappresentazione grafica (Fig. n. 5). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio spessore che indica un’intensità molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto le dimensioni maggiormente significative). 8) Il confronto tra i quattro casi di studio Il confronto tra i quattro casi esaminati è stato effettuato analizzando i fattori comuni e quelli specifici (seppur con le differenti intensità) rispetto alle singole dimensioni in precedenza esaminate. Partendo dalla mission delle singole organizzazioni si è giunti all’identificazione dei diversi scopi per i quali si può notare una condivisione sostanziale su: 1. Funzione sociale 2. Comportamento etico e trasparente 3. Rafforzamento del rapporto con gli stakeholder 4. Tutela dell’ambiente 5. Performance organizzativa E’ emersa quindi la consapevolezza della funzione sociale dello sport, della necessità di un comportamento etico e traspare una preoccupazione verso le aspettative dei diversi portatori di interesse che sono stati comunque individuati (si veda in seguito) in maniera molto eterogenea dai singoli sodalizi sportivi. Tutela dell’ambiente, interesse verso una misurazione della perfor- Figura n. 5 - La responsabilità sociale nella Federazione Motociclistica Italiana 24 atleticastudi 3-4/2011 mance che non sia solo legata agli obiettivi economici e agonistici hanno completato il quadro comune di riferimento. Per quanto riguarda invece gli aspetti specifici, sviluppo sostenibile e azioni filantropiche sono aspetti comuni nelle organizzazioni che hanno utilizzato il Bilancio sociale, mentre per quelle che hanno adottato il Codice etico è affiorata una maggiore attenzione all’integrazione delle leggi ed alle preoccupazioni derivanti dalla prevenzione dei rischi, tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Passando alla seconda analisi orizzontale, quella riferita agli stakeholder, il confronto ha evidenziato sostanzialmente tre categorie comuni: 1. Giocatori / atleti 2. Dipendenti e collaboratori 3. Sponsor / fornitori Sulle altre categorie sono emerse invece molte diversità (giustificate anche dalle differenti discipline sportive e dalle dissimili forme giuridiche adottate) perché, giustamente, ogni organizzazione ha identificato gli stakeholder in maniera personalizzata. Per quelle che hanno utilizzato i Bilanci sociali è chiaro il percorso di individuazione mentre per le altre due entità che hanno adottato il Codice etico, i portatori di interesse sono emersi con maggiore evidenza dall’analisi dei documenti e dell’intervista. La terza analisi orizzontale, quella riferita alle risorse, ha evidenziato che per le organizzazioni che hanno redatto il Bilancio sociale, è risultato centrale e strategico un apposito ufficio individuato per gestire i progetti legati alla responsabilità sociale. Nelle organizzazioni sportive che hanno invece adottato il Codice etico, pur in presenza di un settore marketing, l’attenzione è stata posta maggiormente su un organo di controllo interno deputato alla verifica della puntuale applicazione del documento ed all’irrogazione delle sanzioni previste per gli eventuali inadempimenti dei destinatari che hanno sottoscritto lo strumento etico. Passando alla quarta analisi orizzontale, quella riferita agli strumenti, il confronto ha evidenziato sostanzialmente due categorie comuni: 1. Sito internet 2. Eventi e progetti È da segnalare che nel caso del Calcio Padova è stata scelta la strada dell’adozione di un Bilancio sociale e di un Codice etico anche se per quest’ultimo si tratta di una sottoscrizione di due documenti già promulgati a livello europeo, vale a dire il Codice europeo di etica sportiva e la Dichiarazione del Panathlon International su “L’etica nello sport giovanile”. La quinta analisi orizzontale, quella riferita alle azioni, ha evidenziato sostanzialmente quattro categorie comuni: 1. Comunicazione / fidelizzazione 2. Azioni strumentali allo scopo sociale 3. Azioni filantropiche 4. Azioni per la tutela dell’ambiente Nelle organizzazioni che hanno adottato il Codice etico, la tutela dell’ambiente è stata esplicitamente intesa in senso più allargato coinvolgendo altresì le tematiche della sicurezza sul lavoro. Non a caso, negli strumenti adottati da questi sodalizi sportivi, è emersa una maggiore enfasi per il rispetto delle regole e delle procedure interne appositamente individuate. La sesta analisi orizzontale, quella riferita alle modalità di valutazione, ha evidenziato sistemi non comuni di valutazione. Ogni organizzazione sportiva ha scelto di percorrere una strada più o meno impegnativa. Certamente la sensibilità al monitoraggio della responsabilità sociale ha brillato maggiormente laddove si è utilizzato lo strumento del Bilancio sociale ed in particolare nel Calcio Padova che ha utilizzato i questionari e le interviste per avere un feedback dai propri stakeholder. Va peraltro ribadito che la valutazione appare come uno dei principali “punti delicati” nelle organizzazioni sportive che vogliono accreditarsi come socialmente responsabili. Dalla settima ed ultima analisi orizzontale, riguardante i fattori influenzanti, sono emersi tre elementi comuni: 1. Struttura preposta alla responsabilità sociale 2. Risorse disponibili 3. Nuova cultura manageriale L’adozione di politiche legate alla responsabilità sociale richiede sempre di più non solo risorse economiche ma anche umane, possibilmente strutturate in unità che si occupino di tale tematica, ormai trasversale a tutte le funzioni delle organizzazioni sportive. Una nuova cultura manageriale, soprattutto interna, ha rappresentato il terzo elemento emerso con forza in tutti i casi studiati. 9) Conclusioni e prospettive I risultati dello studio dimostrano che la responsabilità sociale viene percepita come un argomento importante da parte dei dirigenti sportivi italiani intervistati, ma esiste un certo divario tra la sua rappresentazione ed i concetti teorici ad essa connessi. In particolare è emerso che sono state scelte modalità diverse di applicazione della RSI non sempre corrispondenti a logiche strategiche consapevoli. Ciò che qualche volta è risultata debole è la coerenza tra le varie dimensioni che la compongono. La scelta di modalità diverse di erogazione della responsabilità sociale appare legata principalmente ad una scarsità di risorse (tra le quali il Know How) da dedicare al tema, la cui trattazione è spesso legata a coincidenze particolari e ad interessi di ben particolari stakeholder. La gestione corretta della responsabilità sociale ha comunque offerto alle quattro organizzazioni sportive analizzate la possibilità di trovare degli strumenti per misurare e contabilizzare anche in bilancio alcuni preziosissimi valori quali la reputazione, la conoscenza, il clima organizzativo, la creatività, i valori aggreganti, il consenso, la trasparenza e non ultima la passione della gente che lavora nello sport, per lo sport. Oltre ad una maggiore integrazione e coordinamento degli strumenti per il futuro sarebbe auspicabile la trasformazione degli stakeholder da stakeholder target a stakeholder partner con i quali concordare non solo i percorsi di responsabilità sociale, ma anche prevedere un loro coinvolgimento nel processo di controllo. Si pensi ad esempio ad un Bilancio sociale della FIDAL reso partecipato attraverso il panel degli esperti, oppure ad un Codice etico ed alla relativa convocazione, all’interno del Comitato deputato a vigilare sulla sua applicazione, di va- atleticastudi 3-4/2011 25 rie categorie di stakeholder interessati (es. sponsor). Naturalmente essere socialmente responsabili non vuol dire solo redigere un Bilancio sociale, ma significa avere anche un rapporto diverso con tutta la platea degli stakeholder attivando una serie di strumenti gestionali in modo da creare un sistema organizzativo foriero di valore e, come tale, percepito. Ecco quindi l’importanza di una cultura manageriale che sappia concepire in maniera sistemica, oltre al bilancio sociale, i codici etici, le buone prassi, il marketing sociale, la filantropia, le relazioni con gli stakeholder, la formazione e la sensibilizzazione del personale e dei volontari, i controlli interni, il rispetto di standard qualitativi fino ad arrivare, nelle realtà sportive più complesse, agli indici di borsa per una finanza responsabile. Non esistono processi di responsabilità sociale migliori di altri, ma solo risultati differenti raggiungibili attraverso percorsi che non sono uguali l’uno all’altro e che propongono una diversa integrazione della RSI nella gestione quotidiana dell’intera catena del valore. Quest’ultima può rappresentare uno strumento cardine per comprendere a fondo la natura del vantaggio competitivo delle organizzazioni sportive. Ciascuna delle attività che esse svolgono (i settori giovanili, i campionati di vertice, i servizi rivolti ai tifosi, l’organizzazione di eventi, la formazione dei collaboratori, la gestione di progetti sociali, ecc.) sono collegate da una “catena” influenzata dal contesto, dalla storia, dalle persone, dalla cultura e dalla governance di una organizzazione sportiva. Il “valore” è la somma di quello che gli stakeholder sono disposti ad of- 26 atleticastudi 3-4/2011 frire per ciò che l’organizzazione fornisce e che loro hanno percepito. Può essere del denaro, nel caso dell’acquisto di un biglietto o di una quota per la partecipazione ad un corso sportivo, ma può anche essere del tempo libero che i volontari sono disposti ad offrire poiché condividono la missione e gli obiettivi del sodalizio sportivo. Solo dalla condivisione e dalla promozione dei valori è possibile creare un valore che è la somma di una componente economica a cui vanno aggiunte le dimensioni competitive ed agonistiche dello sport senza dimenticare quelle etiche, sociali ed ambientali. E’ quindi evidente la necessità che la ricerca riguardante la responsabilità sociale nello sport continui il suo percorso per investigare ancora meglio una tematica che la ricerca appena sintetizzata ha cercato di collocare in un ambito sistematico, seppur in maniera parziale, in considerazione del meto- do adottato e dell’esiguo campione esaminato. E’ giunto davvero il momento che anche i dirigenti sportivi prendano coscienza delle potenzialità dello sport e delle responsabilità dello sport. E’ necessario aprirsi al dialogo, alla cooperazione con il proprio contesto di riferimento per mantenere un orientamento di lungo periodo, ma soprattutto per creare un valore sostenibile. Affinché la responsabilità sociale possa apportare i suoi massimi benefici nelle diverse aree di gestione, è opportuno considerarla non come un addendum alle attività ed ai processi organizzativi consolidati, ma come un elemento cardine della cultura e delle strategie che a tutti i livelli devono ormai inevitabilmente generare un posizionamento valoriale per le organizzazioni sportive che vogliono vincere le sfide proposte da un ambiente sempre più competitivo e complesso. Bibliografia Andriola L. (2006), Il progetto di gestione ambientale dei Campionati Mondiali di Calcio Germania 2006, Gestione Ambientale, 3, 15-20. Andriola L., Gazzotti F., Buzzi D., Dal Platz M., (2007), Pianificazione, gestione e certificazione ambientale di un evento sportivo invernale: l’esperienza pilota italiana della Val di Fiemme, Gestione ambientale, 2, 35-47. Angelucci A. (2009), La responsabilità sociale nello sport, Aracne Roma. Babiak K., Wolfe R. 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Enoksen (2011) ha rilevato che le fasce d’età maggiormente colpite sono quelle tra i 12 e i 15 e tra i 15 e 18 anni. L’atletica leggera, come ogni altro sport, è soggetta da anni a questo fenomeno, che colpisce non solo le fasce d’età più giovani, ma anche le diverse categorie e specialità. Diversi studi hanno cercato di capire quali fossero le cause più frequenti del drop-out, e se esistesse una relazione fra età e/o genere, tipo di competizione e una specializzazione precoce dell’individuo (BaxterJones, 1995, Bussmann, 1995, Wiersma 2000, Fraser Thomas et al. 2008, Enoksen 2011). Nell’arco di un decennio, nelle scuole superiori statunitensi, si è constatata una diminuzione del numero di praticanti l’atletica leggera pari al 43% fra gli uomini e del 39% fra le donne (Malina 2006). Enoksen (2011) ha riportato i risultati di uno studio longitudinale durato 25 anni ed ha visto che il tasso di drop-out è maggiore intorno all’età di 17 anni. Il fenomeno è imponente anche tra gli sport di squadra. Secondo Delorme (2010) fra i giocatori di pallacanestro francesi tra i 15 e 16 anni vi è un tasso di abbandono del 36,72% per gli uomini e del 37,14% per le donne. Questo studio ha analizzato i dati acquisiti ed elaborati dalla IAAF (International Association of Athletic Federa- tion) presenti sul sito www.iaaf.org/statistics/toplists/index.html. In particolare l’obiettivo è stato quello di cercare di quantificare il fenomeno dell’abbandono dell’attività sportiva nelle specialità dei lanci in atletica leggera, monitorando quali e quanti atleti finalisti delle quattro edizioni dei campionati del mondo juniores (dal 2002 al 2008) sono rimasti nella top-10 (prime dieci posizioni) del ranking assoluto fino al 2010. Purtroppo la singola analisi dei dati senza una parte riguardante la quantificazione dell’allenamento nelle varie fasce d’età, porta a conclusioni non sempre generalizzabili, ma comunque utili agli allenatori e agli specialisti del settore per eventuali conclusioni e spunti per ulteriori ricerche. Si ritiene inoltre che la riflessione sui numeri, combinata-là dove possibileall’analisi dei metodi e contenuti dell’allenamento dei singoli atleti- possano fornire spunti concreti per contrastare efficacemente il fenomeno del drop-out. Fenomeno del drop-out Lo sport è da sempre considerato un’attività aggregante in cui ogni individuo può sempre trovare la sua massima espressione a qualunque livello e in tutte le discipline. Nella società attuale, i ritmi di vita e le altre attività svolte (lavorative, di svago, sociali) portano sempre più spesso l’uomo a non vivere correttamente la dimensione sportiva, fino ad un suo completo abbandono. Tale fenomeno che di per sé è preoccupante, assume caratteristiche ancor più serie quando riguarda l’attività sportiva giovanile e quella agonistica in particolare. Negli ultimi anni si è rilevata un’attenzione esagerata verso lo sport giovanile. Come conseguenza i giovanissimi vengono sottoposti a carichi di lavoro sempre maggiori, ad una specializzazione precoce e a dover reggere la tensione di competizioni di livello sempre più elevato (American Academy of Pediatrics 2000, Wiersma 2000, Enoksen 2011). Allo stesso tempo si registra un aumento del tasso di abbandono dalle competizioni. I motivi dell’abbandono sono fortemente legati alle motivazioni che spingono alla pratica di un’attività sportiva: divertimento, miglioramento delle proprie abilità (specifiche per sport), possibilità di interagire con coetanei, possibilità di migliorare le proprie prestazioni attraverso il potenziamento delle capacità organico muscolari e coordinative oltre agli aspetti legati alla competizione come la voglia di gareggiare e di vincere (Enoksen, 2011). La diminuzione delle motivazioni porta inevitabilmente all’abbandono. Ognuno di questi aspetti è concatenato a quello successivo e spesso non può esserci l’uno senza l’altro. Mancando gli aspetti motivazionali positivi si rischia di alimentare il fenomeno del drop-out. Fra i motivi considerati predominanti nel determinare un allontanamento dall’attività sportiva troviamo: la perdita di interesse per lo sport in generale, la mancanza di coinvolgimento e di divertimento, la stagnazione della prestazione e dell’apprendimento di nuove abilità, le pressioni eccessive dall’esterno (allenatore, compagni, dirigenti e familiari), l’inadeguatezza e l’impreparazione dell’allenatore, la diminuzione di tempo a disposizione per la vita sociale, i favoritismi da parte dell’allenatore in squadra, la troppa enfasi sulla vittoria, il burn-out. Spesso i ragazzi ancora giovanissimi si trovano a dover gestire l’obbligo di una educazione scolastica e dei propri interessi con la pressione relativa allo sport che praticano (Cervello et al. 2007). Se non viene trovato un equilibrio tra le due componenti si determina un precoce abbandono dell’attività sportiva. Il fenomeno del drop-out tra gli atleti di interesse internazionale Il drop-out assume caratteristiche particolari quando si parla di giovani atleti che praticano un’attività sportiva agonistica e sono presenti nelle graduatorie nazionali e internazionali. Chiaramente alle tematiche già citate precedentemente se ne aggiungono altre specifiche. Secondo uno studio di Ek et al. (1977) che ha preso in esame il quinquennio 1972-1977, la percentuale di abbandono tra atleti delle categorie giovanili (11-16 anni) svedesi è stata del 90% per le donne e del 75% per i maschi. In un gruppo di 90 atleti finlandesi che aveva iniziato a specializzarsi tra gli 11 ed i 13 anni, solo uno è riuscito a raggiungere risultati importanti dieci anni più tardi (Jarver 1979). Per il sesso femminile la percentuale, oltre ad essere più alta di quella maschile, aumenta ulteriormente al diciassettesimo anno di età (Enoksen 2002). Sembra che il motivo principale che giustifica questo elevato tasso di abbandono sia principalmente la specializzazione precoce (Baker 2003). In uno studio longitudinale su 80 atleti, si è visto che il tasso di drop out e di infortuni è maggiore fra coloro che avevano iniziato a specializzarsi precocemente rispetto ai coetanei che avevano intrapreso un allenamento multilaterale (Vorobjev 1994). Altri motivi che contribuiscono all’elevato tasso di ab- atleticastudi 3-4/2011 31 bandono dello sport giovanile sono: obblighi scolastici e di lavoro incompatibili con le crescenti quantità di allenamento necessarie in quella fascia di età, mancanza di motivazione e di interesse, ambiente sociale inadeguato; passaggio ad altri sport; mancanza o carenza di strutture adeguate, infortuni, crescita e sviluppo psicofisico dell’atleta. Uno dei pochissimi studi longitudinali (Enoksen, 2011) ha analizzato il tasso di drop-out in atleti praticanti l’atletica leggera per un periodo di 25 anni (1975-2000). Da questo studio, contrariamente ai precedenti, emerge che il tasso di abbandono è stato maggiore fra i maschi ed in particolare tra gli atleti diciassettenni. I motivi principali che hanno determinato l’abbandono precoce dell’attività sportiva sono stati gli obblighi scolastici e gli infortuni. Progressione degli attrezzi per le categorie di lancio dell’atletica leggera Il peso degli attrezzi nelle gare di lancio, insieme alla larghezza e al relativo settore per ogni pedana, rappresentano le uniche condizioni imposte e regolamentate dalla IAAF. In particolare la progressione degli attrezzi di gara potrebbe rappresentare un problema per i lanciatori, soprattutto per i maschi che si trovano a cambiare peso dell’attrezzo ad ogni cambio di categoria, contrariamente alle donne. Tabella 1. Progressione degli attrezzi nelle diverse categorie (maschi) Già nella categoria allievi (16-17anni), le donne si trovano a lanciare con i futuri attrezzi regolamentari mentre nei ragazzi la progressione del peso dell’attrezzo sarà più lunga. Ancora nella categoria juniores (18-19 anni), gli atleti lanciano con attrezzi più leggeri. I giavellottisti, invece, sempre nella categoria juniores, gareggiano con l’attrezzo regolamentare e le misure effettuate sono già confrontabili con quelle assolute. Facendo un’analisi tra le varie discipline e attrezzi abbiamo delle differenze significative. Se si conoscono le categorie e la permanenza degli atleti in ognuna di esse il divario è visibile. Considerando il primo anno nella categoria assoluta (20 anni) come l’anno in cui tutti gli atleti dovrebbero poter gareggiare con gli attrezzi regolamentari, ci sono categorie che utilizzano lo stesso attrezzo già da tempo e hanno quindi un tempo maggiore di adattamento. Le discobole, ad esempio, utilizzano l’attrezzo da 1kg già dalla categoria cadette e di conseguenza hanno ben otto anni per migliorarsi. Lo stesso avviene per le pesiste, martelliste e giavellottiste che dalla categoria allieve gareggiano con l’attrezzo da 4kg e 600g per ben cinque anni. Per gli atleti maschi a partire dalla categoria allievi per ogni attrezzo si ha un aumento di 1kg ogni due anni sia per il getto del peso che per il lancio del martello, così come per il disco che aumenta nello stesso periodo di 250g-500g. Queste problematiche devono essere considerate maggiormente quando si avviano programmi di sviluppo del talento e si analizza il fenomeno del drop-out nei lanciatori. Esse hanno una stretta relazione con: antropometria dell’atleta, tecnica di lancio utilizzata e capacità di esprimere la forza in maniera esplosiva. Pertanto lo scopo di questo studio è stato quello di analizzare il fenomeno dell’abbandono dell’attività sportiva agonistica seguendo la carriera dei finalisti nelle discipline di lancio di 4 edizioni di campionati del mondo juniores. Bisogna premettere che specialmente per gli atleti che hanno partecipato ai mondiali juniores del 2006 e 2008, non si può avere una stima certa dato il poco tempo a disposizione per esprimersi ad alti livelli (quattro e due anni). Materiali e metodi Tabella 2. Progressione degli attrezzi nelle diverse categorie (femmine) 32 atleticastudi 3-4/2011 Il materiale utilizzato nello sviluppo della ricerca è il seguente • Calcolatore elettronico • Programma Excel per elaborazione dati • Sito internet IAAF (International Association of Athletics Federations) www.iaaf.org dal quale sono stati reperiti tutti i dati presenti in questo lavoro. Soggetti Gli atleti considerati sono i dieci finalisti delle specialità di lancio, divisi per genere, che hanno partecipato ai mondiali juniores del: Kingston 2002; Grosseto 2004; Beijing 2006; Bygdoszcz 2008. Tutti gli atleti presi in considerazione al momento dei campionati mondiali juniores avevano fra i 17 ed i 18 anni. Tabella 3. Campione totale dei partecipanti ai campionati mondiali juniores dal 2002 al 2008 Analisi descrittiva dei dati Risultati I dati sono presentati come percentuali e come medie e deviazioni standard. Acquisite tutte le informazioni, le operazioni sono state effettuate attraverso il programma di elaborazione dati Excel per ricavarne delle stime percentuali sui fenomeni osservati. Bisogna premettere che specialmente per gli atleti che hanno partecipato ai mondiali juniores del 2006 e 2008, non sarebbe corretto trarre conclusioni affrettate dato il relativamente poco tempo a disposizione per esprimersi ad alti livelli (quattro e due anni). Gli atleti considerati sono i primi dieci finalisti per disciplina e genere che hanno partecipato ai Mondiali juniores di: Kingston (2002); Grosseto (2004); Beijing (2006); Bygdoszcz (2008). Per tutti gli atleti è stata monitorata l’età e la posizione nel ranking internazionale assoluto a partire dall’anno del Mondiale fino al 2010 per la disciplina in cui avevano gareggiato. Per “abbandono” abbiamo considerato l’assenza dal ranking per due anni consecutivi. In due casi il drop out è dipeso da squalifica per doping. Infine, è stato calcolato il numero di atleti ed il numero di anni necessari per entrare nella top-20 e nella top-10 del ranking IAAF. DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI KINGSTON (JAMAICA 2002) Fascia d’età: 17 anni- 26 anni. Periodo esaminato: 9 anni Degli 80 atleti juniores presenti nelle prime dieci posizioni delle quattro discipline di lancio maschili e femminili è stato calcolato un abbandono (assenza dal ranking assoluto IAAF per due anni consecutivi aggiornato al 2009/2010) del 51.24 ±0.21%. Dei 41 atleti assenti 18 sono uomini (43.90%) e 23 donne (56.09%). La specialità che ha avuto la percentuale più alta di abbandono è stata il lancio del giavellotto femminile (80%) mentre al contrario il giavellotto maschile la più bassa (10%). Tra gli atleti ancora in competizione presenti nel ranking (che nel 2010 avevano un’età compresa 2526anni), solo 8 uomini e 10 donne sono riusciti ad arrivare tra le prime dieci posizioni del ranking mondiale IAAF, impiegando in media 5.0±1.8 anni i primi e 4.0±.1.5 anni) le seconde. Fra i maschi, la maggior parte degli atleti che sono poi emersi sono discoboli (3 atleti) e martellisti (3 atleti), mentre in campo femminile le atlete del getto del peso (4 atlete) e del giavellotto (4 atlete). atleticastudi 3-4/2011 33 DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI BEI(CINA 2006) JING Figura 1. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010 dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Kingston 2002 DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI GROSSETO (ITALIA 2004) Fascia d’età: 17 anni-24 anni. Periodo esaminato: 7 anni L’abbandono dei lanciatori che hanno partecipato a questo Mondiale è stato minore rispetto al precedente ovvero il 36.25±0.13% (29 atleti su 80). Di questi 29 lanciatori la maggior parte sono donne (16 atlete, 55.17%) e la restante parte uomini (13 atleti, 44.82%). La percentuale di abbandono più bassa si è registrata nel getto del peso femminile (20%) mentre quella più alta sempre nel lancio del giavellotto femminile (60%). Rispetto al Mondiale precedente c’è un minor tasso di abbandono ma si è abbassato anche il numero di atleti che sono riusciti ad arrivare nelle prime dieci posizioni del ranking, dei 51 atleti rimasti solo 3 atleti (4,7 anni per arrivare nella top 10) e 5 atlete (4 anni), la maggior parte nella specialità lancio del disco maschile (3 atleti). Fascia d’età: 17 anni- 22 anni. Periodo esaminato: 5 anni Considerando gli atleti dei Mondiali juniores di Beijing come per Bygdoszcz, il tempo per un monitoraggio adeguato diventa molto ristretto, infatti questi atleti avrebbero bisogno di almeno altri due anni per esprimersi agli alti livelli. In ogni caso il 27.50±0.16% non è presente nel ranking IAAF per due anni consecutivi, qui la ripartizione è pari tra uomini (11) e donne (11) che totalizzano 22 assenti. La percentuale di abbandono per ogni categoria è stata bassa (20%) tranne per il getto del peso in cui il 50% degli atleti non ha continuato ad esprimersi in questa disciplina. Diversi atleti hanno scalato il ranking entrando nella top-20, ben 18 ripartiti equamente tra uomini e donne, mentre sempre per ambo i sessi solo 5 atleti sono rientrati nella top-10 impiegando in media 3 anni e 2 mesi, 2 atleti del lancio del martello maschile e 3 atlete tra lancio del martello, disco e giavellotto femminile. Figura 3. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010 dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Beijing 2006 DROP OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI BYGDOSZCZ (POLONIA 2008) Figura 2. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010 dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Grosseto 2004 34 atleticastudi 3-4/2011 Fascia d’età: 17 anni- 20 anni; Periodo esaminato: 3 anni Il periodo molto ristretto per effettuare una statistica e l’età relativamente bassa dei lanciatori non permette una stima molto attendibile. Specie per le categorie maschili c’è bisogno, infatti, di maggior tempo per adattarsi all’attrezzo più pesante e regolamentare. Le categorie maschili risentono molto del passaggio infatti si ha una percentuale di assenza del 40% per getto del peso e lancio del disco maschile, mentre non ne risentono minimamente tutte le categorie femminili delle quattro specialità (10%). Ciò si ripercuote anche sul numero di atleti uomini che riescono ad entrare tra i primi dieci dal ranking assoluto ovvero nessuno, contro invece 3 atlete presenti nella top ten. Figura 5. Percentuale di abbandono media per specialità dei partecipanti ai Mondiali juniores 2002-2004-20062008 Figura 6. Percentuale di atleti entrati nel ranking IAAF (top10) divisi per genere Figura 4. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010 dei primi 10 lanciatori mondiali juniores Bygdozcz 2008 atleticastudi 3-4/2011 35 Figura 7. Percentuale di atleti entrati nel ranking IAAF (top-10) per ogni campionato del mondo juniores preso in considerazione Discussioni e conclusioni Essendo il drop-out un fenomeno multifattoriale, bisogna considerare che gli studi statistici relativi all’abbandono analizzano solo una piccola parte dell’intero problema che potrebbe essere meglio affrontato e in parte prevenuto se se ne conoscessero più a fondo i motivi. La prima specialità considerata è stata quella del getto del peso. In questo concorso sia a livello juniores che assoluto grande importanza assume la statura dell’atleta che se inferiore all’1.80 m non permette di esprimersi al meglio con l’attrezzo regolamentare. Altro aspetto che influisce a livello prestativo è il peso dell’attrezzo che per gli uomini prevede un aumento di oltre 1 kg (da 6 kg a 7,260 kg) nel passaggio dalla categoria juniores a quella assoluta, al contrario di altre specialità come nel lancio del disco maschile dove l’aumento del peso dell’attrezzo è solo di 250 grammi. Questo incremento di peso dell’attrezzo porta a degli adattamenti a livello di forza, coordinazione, velocità e accelerazione e tutti i relativi Tabella 4. Media e deviazione standard degli anni necessari per eccellere nella disciplina 36 atleticastudi 3-4/2011 riflessi sul gesto tecnico, che necessitano di maggior tempo e molto probabilmente non sono così facilmente raggiungibili. Tutto ciò è inevitabilmente legato alla tecnica utilizzata dall’atleta. Molti atleti di statura non elevata (1,75m1,78m), infatti, in questa categoria riescono ad arrivare a misure di livello internazionale anche con la tecnica O’Brien, trovandosi successivamente obbligati ad optare per la tecnica rotatoria proprio per cercare compensare il fattore antropometrico relativo alla loro statura. Inoltre, come precedentemente detto, il peso dell’attrezzo aumenta troppo da una categoria all’altra, rendendo gli adattamenti riguardanti sia gli aspetti condizionali che quelli coordinativi difficili da attuare. Un’altra specialità che evidenzia un alto tasso di abbandono (42.5±0.33%) nel passaggio juniores-assoluti è il lancio del giavellotto femminile. Al contrario, nella categoria juniores maschile si ha un abbandono minore (20.00±0.08%) dato che in questa fascia di età si ha l’ultimo aumento del peso dell’attrezzo dai 750 g agli 800 g dando la possibilità agli atleti di non doversi adattare nella categoria “assoluti”f ad un attrezzo di peso molto differente. Passando al lancio del disco vi è un trend di abbandono abbastanza stabile intorno al 37.50±0.19% per le categorie femminili e 37.50±0.05% per quelle maschili. Per quello che attiene i dati riguardanti gli atleti di alto livello, bisogna affermare che la statura per tutti i lanci a livello maschile, per il peso e disco femminile, è un reale fattore di esclusione. Non è lo stesso per il giavellotto e martello femminile: in quest’ultimo si sopperisce ad esempio, con l’utilizzo della tecnica che prevede quattro giri invece che tre. In tal caso bisogna ricordare che, dai dati acquisiti, è emerso che tra gli atleti d’élite uomini e donne vi è una netta predominanza di coloro che utilizzano la tecnica con quattro giri rispetto a coloro che utilizzano la tecnica a tre o a cinque giri. I dati fin qui riportati possono solo fotografare una situazione mondiale, ma non si è assolutamente in grado di poter comprendere in forma esaustiva il motivo di questo elevato tasso di abbandono dalla categoria juniores a quella assoluta. Vi sono alcuni paesi che storicamente vantano una grande tradizione e conseguentemente puntano molto sullo sviluppo delle diverse specialità presenti nei lanci quali Germania, Stati Uniti, Bielorussia, Ucraina, Russia, Cuba, Polonia e Finlandia. Sarebbe interessante confrontare le metodiche di selezione e di sviluppo del talento nei paesi precedentemente citati, le variabili relative all’allenamento nelle diverse fasce di età e confrontarli con quelli attuati nel nostro paese non solo per utilizzare al meglio le loro esperienze, ma per cercare di sviluppare metodologie di sviluppo dell’attività giovanile in grado di non rassegnarsi ad una sorta di ineluttabilità del fenomeno del drop-out. Pensiamo che la sfida di questo decennio per tutti i tecnici sia quella di non saper solo individuare con sempre maggior precisione i “talenti”, ma anche e soprattutto come sviluppare e conservare più a lungo le loro potenzialità. American Academy of Pediatrics. Committee on Bibliografia Sports Medicine and Fitness Intensive training and sports specialization in young athletes. Pediatrics Vol 106:154-157, 2000 Baker J. (2003). Early specialization in youth sport: a requirement for adult expertise? High Ability Stud, 14: 85-94. Baxter-Jones A. (1995). Growth and development of young athletes. Should competition levels be age related, Sports Medicine, 20: 59–64. Bussmann G. (1995). How to prevent ”dropout” in competitive sports, New Studies in Athletics, 1: 23-29. Cervello E.M., Eduardo M., Esearti A., Guzman J.F. (2007). Youth sport dropout from the achievement goal theory. Psicothema, 19(1): 65-71. Delorme N., Chalabaev A. & Raspaud1 M. (2010). 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Gianni Ghidini Nello sport la periodizzazione dell’allenamento è: • la divisione in cicli settimanali, mensili o stagionali dell’utilizzo e dello sviluppo dei mezzi • la loro modulazione in carichi di lavoro progressivamente più vari ed evoluti in quantità (misurati in metri o minuti percorsi) o intensità (velocità o energia espressa nelle singole esercitazioni) • tali da produrre nel tempo miglioramenti e adattamenti significativi • tutto questo processo si deve concretizzare nell’attività agonistica con risultati migliori. Ogni periodizzazione prevede dei periodi d’incremento della varietà, dell’intensità o della quantità nell’utilizzo dei vari mezzi, alternati a periodi di diminuzione, ma anche diversificazione dei mezzi, per consentire all’organismo di adattarsi agli stimoli, secondo il principio efficacemente sperimentato della supercompensazione. Ognuno dei differenti momenti prevede l’utilizzo di mezzi appropriati per conseguire gli obiettivi. Si sa che per un’oculata evoluzione fisiologica nel giovane corridore sono fondamentali: • un’estesa capillarizzazione a livello muscolare (adattamenti periferici) • un miglioramento dell’apparato cardio/circolatorio e respiratorio (adattamenti centrali). Nella programmazione sono quindi da prevedere delle esercitazioni aerobiche che agiscano positivamen- 38 atleticastudi 3-4/2011 te in queste direzioni. Si utilizzeranno quindi tutti quei mezzi che favoriscono nel breve nel medio e lungo periodo tali funzioni. Analogamente per le caratteristiche di forza, di coordinazione e di velocità. La programmazione dell’allenamento deve essere soggettiva, cioè va pensata ed attuata per quell’atleta, con quelle caratteristiche e con quegli obiettivi intermedi e finali che di volta in volta ci si propone. Per il conseguimento degli obiettivi bisogna: • organizzare le esercitazioni in modo razionale • formulare una programmazione, che si sviluppa in ognuna delle varie stagioni sportive, secondo una periodizzazione mirata. Ciclo fondamentale e speciale nella preparazione del mezzofondista veloce evoluto Per ciclo fondamentale si intende quel periodo che raccogliendo le risultanze delle stagioni precedenti, predispone lo sviluppo delle varie qualità che sostengono le prestazioni di una stagione agonistica. Metodologicamente è bene sia preceduto da un periodo di rigenerazione di 15 giorni e da un periodo introduttivo che gradualmente predispone l’atleta agli stimoli del ciclo fondamentale stesso. In questo ciclo, determinate per gli esiti agonistici, sono definiti i presupposti tecnici della preparazione, sono messe a dimora le sementi della nuova stagione. Le esercitazioni inizieranno in modo soft e graduale fino ad estremizzare a volte le singole caratteristiche per ottenere il top nelle varie esercitazioni analitiche. Andranno curate le seguenti qualità: • endurance generale nelle varie espressioni aerobiche di resistenza, potenza e velocità aerobica massima; • forza elastica, veloce e resistente; • coordinazione e rapidità; • resistenza organica e mentale alla forza; • resistenza alla rapidità. Nei periodi di preparazione speciale, si passa dalle estreme performance delle singole componenti allenate, a quelle esercitazioni sintetiche organicamente e tecnicamente più vicine possibile alla prestazione sportiva: • le varie esercitazioni formative di endurance, di coordinazione, di rapidità e della forza in tutte le forme utili per l’incremento della velocità, devono essere ricondotte alla tecnica alle varie velocità di gara • la Velocità Aerobica Massima deve tendere a prove sintetiche di resistenza specifica. Questo processo deve avvenire con la cura dei particolari e l’efficace impostazione tecnica che si è acquisita negli anni precedenti. Cicli fondamentali della preparazione sportiva MEZZI PRINCIPALI PER LO SVILUPPO DELL’AEROBIA NELLE SUE PRINCIPALI FORME: • Aerobia continua a 150 battiti per 40’-60’ di corsa. • Moduli con Variazioni da 150 battiti (aerobia Facile) a 165 battiti (aerobia Media) a 180 battiti (aerobia Veloce) NB: questi valori non sono assoluti, essi devono essere ricavati dal test con rilevazione del lattato e della frequenza cardiaca alle varie velocità aerobiche. • Lavoro intermittente con prove attorno ai 20”-30” (150-200mt) e recupero analogo di 20”-30” e velocità vicine al proprio valore sui 3000mt. Esempio: 7 x 200 in 33” e recupero 30” a corsa facile; ripetere per 3-4 serie. • “circuiti modificati” Prove di forza per 30” alternate a prove di 200 ad intensità della VAmax (situata attorno alla prestazione sui 3000 mt); esempio 6x (30” esercizio forza + 200 corsa) per un totale di 1000 mt di corsa e 3’ di esercitazioni di forza. • Prove frazionate lunghe: 3x3000 oppure 3-4x2000 PRIMO ciclo fondamentale per 1500 Programma riferito ad un corridore dei m.1500 uomiPRIMO ciclo 1500. 1 LUN GIO - mt a velocità leggermente più bassa rispetto alla soglia anaerobica attuale nelle prime prove, per poi correre l’ultima a livello della soglia stessa. • Prove frazionate medie (600-500-400 per 40005000mt totali) a partire dalla velocità di soglia nella prima settimana e poi incrementare gradualmente sino e oltre la VAmax. • Moduli a velocità progressiva; esempi: - per l’800ista: 12’ a 3’50” + 10’ a 3’30” + 8’ a 3’10” - per il 1500ista= 20’ a 3’50” + 16’ a 3’30” + 12’ a 3’10” (8’ per chi ha 3’10” di soglia). MEZZI PRINCIPALI PER LO SVILUPPO DELLA FORZA E DELLA RESISTENZA ALLA FORZA VELOCE • circuiti di potenziamento generale e specifico in palestra con incremento progressivo del numero delle prove o della loro intensità (anche con sovraccarico) • esercitazioni tecniche di abilità, forza elastica e rapidità (in forma progressivamente piu’ lunga) • prove di sprint in salita a lunghezza crescente per sviluppare dapprima la forza veloce e poi la relativa resistenza • circuiti modificati (descritti precedentemente); i circuiti hanno lo scopo di fare da congiunzione tra i lavori di potenza aerobica e i lavori di resistenza alla forza: è stato sperimentato che influiscono positivamente su tutti e 2 questi aspetti. ni di buona qualificazione. • Mese di Novembre. • Piano di lavoro per 4 settimane. PRIMA settimana MATTINO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (4 serie di 6 ripetizioni di cui 2 eseguite al 75% (*) e 2 al 60% (*) del massimale poi 4x50 skip 1 per serie POMERIGGIO 20’riscaldamento + 2x10 diagonali (120 mt) al 70-75% della velocità massima e recupero 30” e 4’ + 15’ di corsa a 160 battiti N.B.: i pesi vanno-inseriti tra le due serie di potenziamento generale. atleticastudi 3-4/2011 39 1 MER MATTINO POMERIGGIO Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida; poi 3x5x50mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ al passo e 4’; si corre al 95% del max + 12’ a fondo medio <°°°> MAR VEN Corsa facile per 30’+ andature tecniche per 60mt + esercitazioni di rapidità (es specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.) per 1 serie + 6x 80 mt in progressione veloce SAB 12’ corsa+ 3x800 in circuit training: 1 esercizio di forza a carico naturale per 20” + 200mt in 34”; cioè 5 esercitazioni + 4x200 consecutivamente (800) + recupero 4’+ alla fine 1600 a sensazione dell’atleta. Nota a questa tabella e a tutte quelle seguenti: (*) per 1/2squat al ? % del max si intende un piegamento>estensione con un angolo al ginocchio di 90% eseguito in un tempo massimo totale di 80 centesimi di secondo. Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’ medi + 2’ veloci per totali 50’ consecutivi lento= 145 btm Medio=160-165 btm veloce=180 btm <°°°> <°°°> non solo valori assoluti, ma vanno ricercati per ogni atleta i valori relativi, presi alle varie frequenze e densità di lattato ematico rilevate nel test del lattato a velocità progressiva. PRIMO ciclo 1500. - SECONDA settimana 2 40 MATTINO LUN GIO Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2 squat (8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite all’80% e 2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1x serie) MER Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida + 2x7x60mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ e 4’ si corre al 95% del max + 12’ a fondo medio <°°°> MAR VEN Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt + esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.) per 1 serie + 6x90 mt in progressione veloce atleticastudi 3-4/2011 POMERIGGIO 20’ riscaldamento + 2x10 diagonali (120 mt) al 70-75% del velocità massima e recupero 30” e 4’+ 15’ di corsa a 160 battiti Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’ medi + 2’ veloci per totali 50’ consecutivi. lento= 145 fc Medio=160-165 fc veloce=180 fc <°°°> SAB 12’ corsa + 4x800 in circuit training. Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a carico naturale per 20” raccordati con 200mt in 34”; quindi 5 esercizi + 4x200 totali per sezione + recupero 4’ + 1600 a sensazione dell’atleta PRIMO ciclo 1500. - TERZA settimana 3 MATTINO LUN GIO Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2 squat (8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite all’80% e 2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1 per serie) MER Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida + 12x70mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ al passo; si corre al 95% del max + 12’ a fondo medio <°°°> MAR VEN Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt + esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.) per 1 serie + 6x 100 mt in progressione veloce SAB 12’ corsa + 3x1000 in circuit training. Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a carico naturale per 20” raccordati con 200mt in 34”; quindi 6 esercizi e 5x200 totali per sezione + recupero 4’+ 1000 a sensazione dell’atleta. POMERIGGIO 25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al 75% del max recupero 30” e 4’+ 15’corsi a 160 battiti Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’ medi + 2’ veloci per totali 50’ consecutivi. lento= 145 fc Medio=160-165 fc veloce=180 fc <°°°> PRIMO ciclo 1500. - QUARTA settimana (cosiddetta di SCARICO) 4 MATTINO LUN - GIO Esercizi di potenziamento a carico naturale per 2 serie MER 25’ corsa facile + 8x80mt sprint corsi all’85-90% con recupero al passo + 10’ da 150 a 170 battiti MAR -VEN Corsa 35’+ andature tecniche per 50mt per 1 serie + 8x100 mt in progressione veloce SAB Esercizi di potenziamento a carico naturale per 2 serie POMERIGGIO Corsa con variazioni libere per 50’- 40’ Corsa con variazioni libere per 50’- 40’ Rigenerazione Corsa con variazioni libere per 50’- 40’ atleticastudi 3-4/2011 41 1. SECONDO ciclo fondamentale per 1500. Programma riferito ad un corridore dei m.1500 uo- mini di buona qualificazione. • Mese di Dicembre. • Piano di lavoro per 4 settimane. SECONDO ciclo 1500. - PRIMA settimana 1 MATTINO POMERIGGIO LUN GIO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite all’75% (*) e 2 al 50% (*) del massimale + 3x25 molleggi per piede con 20kg + 5x60 skip 1 per serie 25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al 70-75% del max recupero 30” e 4’+ 15’ corsi a 160 battiti MER 20’ riscaldamento + moduli: 6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce + 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°> Rigenerazione MAR VEN Corsa facile per 40’ + 2 serie di andature tecniche su 60m + esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con recupero al passo Per chi vale 3’50”: Martedì: Riscaldamento + 3x3000 così: 10’30”>10’15”>10’00 recupero: 500 in 2’ Venerdì: Riscaldamento + 4x600 (1’54”) + 4x500 (1’33”) + 4x400 (1’12”); pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le serie SAB Riscaldamento + brevi andature + 2x7x70mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove corsi al 90% del max + 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot Rigenerazione SECONDO ciclo 1500. - SECONDA settimana 1 42 MATTINO POMERIGGIO LUN GIO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2 al 50% (*) del massima- le + 3x25 molleggi per piede con 20kg + 5x60 skip 1 x serie 25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al 70-75% del max recupero 30” e 4’ + 15’ corsi a 160 battiti MER 20’ riscaldamento + moduli: 6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce Rigenerazione atleticastudi 3-4/2011 + 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°> MAR VEN Corsa facile per 40’+ 2 serie di andature tecniche su 60m + esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con recupero al passo Per chi vale 3’50”: Martedì: Riscaldamento + 3x3000 così: 10’15”>10’00”>9’45” recupero: 500 in 2’ Venerdì: riscaldamento + 4x600 (1’50”) + 4x500 (1’30”) + 4x400 (1’10”) pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le serie SAB Riscaldamento + brevi andature + 2x8x80mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove corsi al 90% del max + 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot Rigenerazione SECONDO ciclo 1500. - TERZA settimana 2 MATTINO POMERIGGIO LUN GIO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite all’80% (*) e 2 al 60% (*) del massimale + 3x25 molleggi per piede con 20kg + 5x60 skip 1 x serie 25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al 70-75% del max recupero 30” e 4’ + 15’ corsi a 160 battiti MER 20’ riscaldamento + moduli: 6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce + 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°> Rigenerazione MAR VEN Corsa facile per 40’+ 2 serie di andature tecniche su 60m + esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con recupero al passo Per chi vale 3’50”: Martedì: Riscaldamento + 3x3000 così: 10’00” >9’45”>9’30” recupero: 500 in 2’ Venerdì: Riscaldamento + 4x600 (1’48”) + 4x500 (1’28”) + 4x400 (1’08”) pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le serie SAB Riscaldamento + brevi andature + 2x10x80mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove corse al 90% del max + 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot atleticastudi 3-4/2011 43 SECONDO ciclo. - QUARTA settimana (cosiddetta di SCARICO) 4 MATTINO LUN GIO Esercitazioni di potenziamento a carico naturale per 2 serie Corsa con variazioni libere per 50’-40’ Oppure Rigenerazione MAR VEN 20’ corsa facile + 8x80mt sprints all’85-90% con recupero al passo + 10’ da 150 a 170 battiti Corsa con variazioni libere per 50’-40’ Oppure Rigenerazione MER SAB Corsa facile per 40’+ 1 serie di andature tecniche per 50mt. + 8x100 mt in progressione veloce Rigenerazione Dopo questi 2 cicli di preparazione fondamentale ci sarà un periodo in cui le gare di Cross corto e qualche indoor serviranno (in questa unica periodizzazione) principalmente da verifica del lavoro svolto. 4. PRIMO ciclo fondamentale 800 m Programma riferito ad un corridore dei m. 800 uomini di buona qualificazione. • Mese di Novembre. • Piano di lavoro per 4 settimane (di seguito sono riportate le prime due settimane). PRIMO ciclo 800. - 1 44 POMERIGGIO PRIMA settimana MATTINO POMERIGGIO LUN GIO riscaldamento (20 steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (4 serie di 6 ripetizioni di cui 2 eseguite al 75% (*) e 2 al 60% (*) del massimale poi 4x50 skip 1 per serie N.B.: i pesi vanno-inseriti tra le due serie di potenziamento generale. 20’ riscaldamento + 2x10 diagonali (120 mt) al 70-75% della velocità massima e recupero 30” e 4’ + 15’ di corsa a 160 battiti MER Corsa con variazioni libere per 25’ + qualche breve andatura rapida + 12x50mt sprint in salita del 10% recupero 2’al passo si corre al 95% del max + 10’ a fondo medio <°°°> Rigenerazione MAR VEN Corsa facile per 30’+ andature tecniche per 60mt. + esercitazioni di rapidità (es specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.) x 1 serie + 6x 80 mt in progressione veloce Aerobia variata cosi: 4x (5’ lenti + 3’medi+ 2’ veloci) per 40’ consecutivi lento= 145 btm Medio=160-165 btm veloce=180 btm <°°°> SAB 12’ corsa+ 3x800 in circuit training: 1 esercizio di forza a carico naturale per 20” + 200mt in 34”; cioè 5 esercitazioni + 4x200 consecutivamente (800) + recupero 4’+ alla fine 1000 a sensazione dell’atleta. atleticastudi 3-4/2011 PRIMO ciclo 800. - SECONDA settimana 2 MATTINO POMERIGGIO LUN GIO Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2 squat (8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite all’80% e 2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1x serie) MER Corsa con variazioni libere per 25’ + qualche breve andatura rapida + 12x60mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ e 4’ si corre al 95% del max + 10’ a fondo medio <°°°> MAR VEN Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt + esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.) per 1 serie + 6x90 mt in progressione veloce SAB 20’ riscaldamento + 2x10 diagonali (120 mt) al 70-75% del velocità massima e recupero 30” e 4’ + 15’di corsa a 160 battiti Aerobia variata cosi: 4x (5’lenti + 3’ medi + 2’ veloci) per tot 40’consecutivi. lento= 145 fc Medio=160-165 fc veloce=180 fc <°°°> 12’ corsa + 5x800 in circuit training. Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a carico naturale per 20’’raccordati con 200 mt in 34’’; quindi 5 esercizi + 4X200 totali per serzione 5. SECONDO ciclo fondamentale per 800. Programma riferito ad un corridore dei m.800 uomini di buona qualificazione. • Mese di dicembre. • Piano di lavoro per 4 settimane (di seguito sono riportare le prime due settimane). SECONDO ciclo 800. - PRIMA settimana 2 MATTINO POMERIGGIO LUN GIO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2 al 50% (*) del massimale + 3x25 molleggi per piede con 20kg + 5x60 skip 1 per serie 25’riscaldamento + 2x10 diagonali al 70-75% del max recupero 30” e 4’+ 15’corsi a 160 battiti MER 10’ riscaldamento + moduli: 6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce + 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°> Rigenerazione Corsa facile per 30’+ 2 serie di andature tecniche su 60m + esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con recupero al passo Per chi vale 3’50”: Martedì: Riscaldamento + 4x2000 così: 6’50”>6’40”>6’30”>6’20” recupero: 500 in 2’ MAR VEN atleticastudi 3-4/2011 45 Venerdì: Riscaldamento + 3x600 (1’54”) + 3x500 (1’30”) + 3x400 (1’10”); pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le serie SAB Riscaldamento + brevi andature + 12x70mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove corsi al 90% del max + (4’ medi + 4’ facili) per arrivare a 20’ tot SECONDO ciclo 800. - SECONDA settimana 2 46 MATTINO LUN GIO riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2 al 50% (*) del massima- le + 3x25 molleggi per piede con 20kg +5x60 skip 1 x serie MER 10’ riscaldamento + moduli: 6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce + 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°> POMERIGGIO 25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al 70-75% del max recupero 30” e 4’ + 10’ corsi a 160 battiti Rigenerazione MAR VEN Corsa facile per 30’+ 2 serie di andature tecniche su 60m + esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con recupero al passo Per chi vale 3’50”: Martedì: Riscaldamento + 4x2000 così: 6’40”+6’30”+6’20”+6’10” recupero: 500 in 2’ Venerdì: riscaldamento + 3x600 (1’48”) + 4x500 (1’28”) + 4x400 (1’08”) pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le serie SAB Riscaldamento + brevi andature + 2x8x80mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove corsi al 90% del max + 2x (5’ medi + 5’ facili) = 15’ tot Rigenerazione atleticastudi 3-4/2011 5. Ciclo Speciale per 1500. LA VELOCITÀ DI VO2MAX, INFINE ALLE PROVE MISTE (AERO- BICO/ANAEROBICO) DI SOSTEGNO AL RITMO GARA. Se negli anni precedenti e nei mesi precedenti abbiamo curato lo sviluppo graduale dei vari aspetti che riguardano: • la preparazione mentale al training e alle gare, • la forza, • la rapidità, • la coordinazione, • in genere l’endurance, nel periodo preagonistico ci troviamo di fronte a quale strada seguire per ottenere i risultati ipotizzati per il nostro atleta. La strada più efficace è quella di focalizzare le gare cruciali della stagione, e da quel periodo risalire a ritroso per le costruzione dei mezzi adeguati. Mezzi speciali per un 1500ista evoluto Vengono individuati quattro mezzi speciali per lo sviluppo della forma sportiva di un mezzofondista veloce. A. DALLE PROVE LUNGHE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE AL- Questi mezzi si prefiggono lo scopo non solo di incrementare il livello di soglia anerobica, ma anche di influire positivamente sulla Velocità Aerobica Massima; inoltre promuovono, attraverso uno studio del ritmo via via più prossimo alla velocità di gara, positivi adattamenti a livello metabolico, biomeccanico-ritmico e coordinativo. Esempio di uno sviluppo di questi mezzi: • nel 1° microciclo speciale 3x3000 a velocità vicino alla soglia anaerobica; pausa di 4’ a 150 battiti; • nel 2° microciclo speciale 3000+2000+2000+1000 a velocità di soglia pausa: di 4’ a 150 battiti. • dopo un microciclo (il 3°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con le prove verso il ritmo gara saranno i 1.200 che cresceranno di velocità ogni microciclo • nel 4° micro ciclo speciale (atleta con soglia di 3’10”/km): 6x1200 =3’48”+ 3’45”+ 3’42”+ 3’39” + 3’36”+3’33” (es: 3’36” si corrono i 400 in atleticastudi 3-4/2011 47 74”+72”+70”) Quindi: 6x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 1’+ 2’+ 3’+ 4’+ 5’ • nel 5° micro ciclo speciale: 5x1200= 3’39”+ 3’36”+ 3’33”+ 3’30”+ 3’27” (es: 3’30” si corrono i 400 in 72”+70”+68” ) Quindi: 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 pausa 3’+ 4’+ 5’+ 6’ • dopo un micro ciclo (il 6°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il: • 7°micro ciclo speciale: 5x1200= 3’33”+ 3’30”+ 3’27”+ 3’24”+ 3’21” (es: 3’24”si corrono i 400 in 70”+68”+66”) Quindi: 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 3’+4’+5’+6’ • 8°micro ciclo speciale: 4x1200= 3’24”+ 3’21”+ 3’18”+ 3’15” (es: 3’18” si corrono i 400 in 68”+ 66”+ 64”) Quindi: 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 4’+ 5’+ 6’ • Dopo un micro ciclo (il 9°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il: • 10° micro ciclo speciale: 4x1200=3’18”+ 3’15”+ 3’12”+ 3’09” (es: 3’12” si correranno i 400 in 66”+64”+62”) Quindi: 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400- - pausa 6’+ 7’+ 8’ • 11°micro ciclo speciale: 3x1200=3’09”+ 3’06” + 3’03” (es: 3’06” si correranno i 400 in 64”+62”+60”) Quindi 3x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 8’+ 10’ • Dopo ci sarà un micro ciclo (il 12°) di rigenerazione o di “scarico”. B. Si era già arrivati al termine della preparazione fondamentale a sviluppare la forza veloce con opportune esercitazioni (vedi es. di potenziamento generale e specifico descritti nella precedentemente) ma anche con sprints in salita dai 30 agli 80mt. Via via la forza veloce aveva acquisito maggior resistenza con più prove sui 100mt in salita; si tratta ora di qualificare la resistenza alla velocità, naturalmente in funzione della gara dei 1500 mt. e cioè: • 6x100 in salita del 10% al 90% velocità max recupero 3’e 8’+ 6x100 al 90% con cintura; recupero 5’ • 6x100 al 90% con cintura + 6x100 in ampiezza al 90%; recupero 4’-5’ e 8’ tra serie • 12x100 (6+6) in ampiezza al 90%; recupero 5’ e 8’ • 6 x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90% 48 atleticastudi 3-4/2011 recupero 5’ e 8’ • 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90% recupero 5’ e 9’ • 2x (5x150) curva in frequenza e rettilineo in ampiezza all’88-90% della velocità max; recupero 7’e 10’ • 2x (4x200)curva in frequenza e rettilineo in ampiezza: all’85-88% del max recupero 7’e 10’ • 3x (3x200) curva in frequenza e rettilineo in ampiezza all’85-88%; recupero 8’ e 12’ N.B. queste esercitazioni vengono al termine di qualche gara indoor, dopo quindi una preparazione alla forza con appropriati mezzi che via via si evolvono sino a usare nell’evoluto anche i sovraccarichi (in maniera veloce/dinamica), devono avere nell’aspetto tecnico la parte predominante. Difatti i tempi di appoggio, l’ampiezza e la frequenza del passo, gli spostamenti verticali + orizzontali del baricentro, l’azione dei vari segmenti corporei in movimento vanno analizzati e curati in modo particolare. L’uso delle andature tecniche della corsa aiuta a migliorare la forza veloce e la coordinazione se vengono a fondersi con la corsa veloce. C. DALLE PROVE FRAZIONATE MEDIO/LUNGHE E MEDIE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE DI POTENZA AEROBICA MASSIMA , INFINE ALLE PROVE DI RESISTENZA SPECIFICA A VELOCITÀ CRESCENTE. Queste esercitazioni hanno lo scopo di completare lo sviluppo del lavoro “A” con ritmi via via prossimi e poi più veloci della velocità di gara, per favorire degli adattamenti specifici alle varie esigenze metaboliche, ritmiche e tattiche della gara dei mt 1500. Esempio primo lavoro: • da 2x800 + 2x700—-3x600—-3x400 p. 3’e 5’ tra coppie e triple (6.000mt); esempio soglia a 3’10” si corre ritmo del 12% più veloce cioè 2’50”/km gli 800 e 700 e poi del 18% più veloci i 600 e 500= 2’40”/km circa cioè 800: 2’16” e 700: 2’00”//600:1’36”; 500:1’24” e 400: 1’04” nelle settimane seguenti si guadagna 1 secondo ogni 400mt in tutte le prove. Esempio secondo lavoro: • 800 (2’14”)+700—800+700+600—600+500 (1’19”)+600p. 3’e 5’ (5.300mt) • 800(2’12”)+700(1’55”)—500+600+500—3x500 (1’18”) p.3’e 5’ (4.600mt) 2x700 (1’53”)—-700+600 (1’33”)—-3x500 (1’17”) p. 3’ e 6’ (4.200mt) • 800 (2’08”)+700 (1’51”)+600 (1’32”)—700-6005 0 0 ( 1 ’ 1 6 ” ) p . 4 ’ + 7 ’ ( m 3 . 9 0 0 ) 700(1’50”)+600(1’30”)+500(1’15”)—700+600+500p. 4’e 8’ (3.600 mt) • 800 (2’04”)+700 (1’48”) — 3x600 (1’28”/29”) p. 5’ e 8’ (3.300 mt) 800 (2’02”)+700 (1’45”) 3x500 (1’12”/1’13”) p. 5’ e 10’ (3.000mt) D. DALLE PROVE FRAZIONATE BREVI (E PAUSA BREVE) DI POTENZA AEROBICA MASSIMA ALLE PROVE MISTE CON INTENSITÀ CRESCENTE; (con soglia a 3’10”: si inizia col correre il 15-16% più veloci). Questi lavori hanno lo scopo di favorire adattamenti progressivi verso velocità sempre più elevate, per completare quel mix di utilizzo di Potenza Aerobica Massima e di Capacità Lattacida che caratterizza il mezzofondo veloce. Esempi: • 3x4x400 pausa 1’e 4’ (mt.4.800) tempi: 65”-66” • 3x (5x300) pausa 1’ e 4’ (mt 4.500) tempi: 46”-47” • 3x (2x400+2x300 ) pausa 1’e 4’ (mt.4.200) tempi: 63”+46” • 3x (400+300+300+200) pausa 2’ e 5’ (3.600 mt.) tempi:62”+44”+28” • 2x4x400 p. 2’e 6’ (3.200 mt.) tempi: 60”-61” • 2x4x400 p.2’/3’/4’+ 6’ tra sets (3.200 mt) tempi: 62”+60”+58”+56” • 3x3x300 a velocità crescente pause 2’-4’ e 6’ tra sets (2.700 mt.) tempi: 44”+42”+40” • 2x4x300 a velocità crescente pause 2’-3’-4’ e 6’ (2.400 mt.) tempi: 42”+41”+40”+39” In tal modo si sono affinate tutte le principali componenti organiche che costituiscono la gara dei 1500 per un atleta evoluto. Per i giovani il percorso sarà più breve nel tempo, meno intenso e di minor quantità per dare opportunità di lavorare anche sull’aspetto formativo. Si ipotizza per l’evoluto dei cicli di 16 giorni in cui completare 2 microcicli di lavoro, seguiti da 5 giorni (3 settimane) di recupero e diversificazione degli stimoli con lavori meno intensi, in minor volume; in totale si potranno fare 3 cicli di 16gg + 5gg di recupero: cioè 3x3 settimane (9 settimane) seguiti da 2 cicli di 10 + 4gg (4 settimane); per un totale di 13 settimane, cioè 3 mesi circa. NB- E’ una ipotesi: i tempi li danno la condizione e la capacità di recupero e crescita. Si è verificato in diverse occasioni che dopo i lavori più impegnativi sono necessarie non le 48 ore previste (che permettono quindi lavori speciali a giorni alterni), bensì 72 ore: cioè lavori speciali seguiti da 2 giorni di lavoro differenziato e meno intenso e lavoro speciale il 4° giorno successivo (es: Lunedì lavoro speciale e giovedì lavoro speciale). Per uno Junior si pensa a 1 ciclo di 16 + 5 giorni (3 settimane) + 4 cicli 10 + 4 (8 settimane) totale = 11 settimane Per un allievo si prevedono 5 cicli di 10 + 4 giorni (2 setti- mane) totale = 10 settimane. Anche con i più giovani i tempi sono determinati non solo dall’entità dello stimolo e dalle capacità di ricupero, ma anche dalla quantità di allenamenti settimanali svolti. L’ideale sarebbe arrivare al top delle rispettive esercitazioni (A,B,C e D) ad alta intensità una ventina di giorni prima delle gare cruciali programmate con lavori del tipo: A = 3x 1.200 per mt 3.600 totali B = 10x 150mt oppure 9x200 per mt 1.500>1800 totali C = 800+700+3x500 per mt. 3.000 totali D = 2x (4x300) per mt 2.400 totali atleticastudi 3-4/2011 49 Esempio di un ciclo speciale intermedio per un atleta 1500ista evoluto: MATTINO 50 LUN 5x1200: da 3’33” a 3’21” con crescita ogni giro (esempio: 73”+71”+69”) recuperi 3’ 4’ 5’ 6’ MAR Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*) MER 6x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90% del max recuperi 5’ e 8’ GIO Andature tecniche di corsa per 60 mt + 12x100 su prato a ritmo gara recupero 1’ VEN (800+700+600) + (700+600+500) tempi: 2’08”+ 1’51” + 1’32” + 1’16” recuperi: 3’e 6’ tra serie SAB 25’ aerobia a 150 battiti + andature tecniche per 40 mt + 15’a 165 btm + 10’ a 180. DOM 2 serie di: 4x400 in 60” pause: 2’ e 6’ modalità esecutiva: curva frequenza + rettilineo in ampiezza LUN 30’ corsa facile + 3x6x60 in salita al 95% del max; pausa 1’ e 5’ + 15’ a 165 btm MAR 4x1200: da 3’21”a 3’12” con crescita ogni giro (es: 69”+67”+65”) recuperi 4’+ 5’+ 6’ MER Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*) GIO 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90% pause 5’ e 9’ VEN 40’ corsa facile + andature tecniche di corsa per 70 mt + 12x100 su prato a ritmo gara recupero 1’ SAB (700+600+500) + (700+600+500) totale metri: 3600 tempi: 1’50”/1’30”/1’15” pause 4’ e 7’ DOM Rigenerazione atleticastudi 3-4/2011 POMERIGGIO 5x (4’corsa facile a 140 btm + 6’ corsa media a 165-170). Totale di 50’ 4x (6’a 150 battiti + 5’ a 165 + 4’a 180) per 60’ totali consecutivi 5x (4’ corsa facile a 140 btm + 6’ corsa media a 165-170). Totale di 50’ MATTINO POMERIGGIO LUN 25’ aerobia a 150 btm + andature tecniche per 50 mt + 15’a 165 btm + 10’ a 180. MAR 2x4x400 da 62”+60”+58”+56” pause: 2’- 3’- 4’ e 6’ tra le serie modalità esecutiva: curva frequenza + rettilineo in ampiezza MER corsa facile per 45’ con variazioni libere GIO 30’ corsa facile + 3x6x50 in salita al 95% del max pausa 1’e 5’ VEN 30’ corsa facile + andature tecniche per 60 mt + 2x10x100mt su prato a ritmo gara pause: 1’/4’ SAB 5’ a 140 btm + 10’ a 170 + 5’ a 140 + 10’ a 175 + 5’ a 140 + 10’ a 180 consecutivi DOM Rigenerazione Nota alla tabella sopra: (*) Per potenziamento generale si propone 1 circuito in cui vengono potenziati i principali i distretti muscolari: addominali, dorso- lombari, cingolo scapolo-omerale, glutei, quadricipite + bicipite femorale, tricipite surale, esercizi per le braccia. Per potenziamento specifico del 1500ista: step alternato con leggero sovraccarico + molleggi + balzi + saltelli; tutti a forte intensità e per un numero crescente di ripetizioni in serie fino metà del tempo gara totale. Mezzi speciali per un 800ista evoluto A. DALLE PROVE LUNGHE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE ALLA VELOCITÀ DI VO2MAX, INFINE ALLE PROVE MISTE (AEROBICO/ANAEROBICO) DI SOSTEGNO AL RITMO GARA. Analogamente come per il 1500sta, vengono proposti i 12 microcicli per un 800sta. Esempio di uno sviluppo di questi mezzi: • nel 1° microciclo speciale 5 x1200 = 3’45”+ 3’42”+3’39”+ 3’36”+3’33” (es: 3’36” si corrono i 400 in 74”+72”+70”) • Quindi : 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 2’+3’+4’+5’; • nel 2° microciclo speciale 5x1200= 3’39”+ 3’36”+ 3’33”+3’30”+ 3’27” (es: 3’30” si corrono i 400 in 72”+70”+68”) • Quindi 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 4’+5’+6’. • Dopo un micro ciclo (il 3°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il: • nel 4° micro ciclo speciale: 4x1200= 3’30”+3’27”+3’24”+3’ 21” (es: 3’24”si corrono i 400 in 70”+68”+66”) Quindi 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 5’+6’+7’ • nel 5°micro ciclo speciale: 4x1200= 3’24”+3’21”+3’18”+3’15” (es: 3’18” si corrono i 400 in 68”+66”+64”) • Quindi 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 6’+ 8’ • Dopo un micro ciclo (il 6°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il: • 7°micro ciclo speciale: 3x1200=3’15”+3’12”+3’09” (es: 3’12” si correranno i 400 in 66”+64”+62”) • Quindi 3x1200 a velocità crescente tra prove e ogni 400- pausa 7’+8’+9 • 8°micro ciclo speciale: • 3x1000=2’40”+2’36”+ 2’32” (es: 2’32” si correranno i 400 in 63”+61”+e 200 in 28”) atleticastudi 3-4/2011 51 • Quindi 3x1000 a velocità crescente tra prove e ogni 400 e pausa 8’+ 10’ • Dopo un micro ciclo (il 9°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il: • 10° micro ciclo speciale: 1000=2’32”rec. 9’+800=1’58”rec. 8’+600=1’26”rec. 7’+400=56”rec.7’ +200= 26” • 11°micro ciclo speciale: 1000=2’30”rec 10’+800=1’56”rec 9’+ 2x500= 1’09” rec. 5’ • Quindi 1000+800 a velocità crescente e 600/500/400/200 a vel. uniforme • Dopo ci sarà un micro ciclo (il 12°) di rigenerazione o di “scarico”. B. Si era già arrivati al termine della preparazione fondamentale a sviluppare la forza veloce con opportune esercitazioni (vedi es. di potenziamento generale e specifico descritti nella preparazione del mezzofondista veloce), ma anche con sprints in salita dai 30 agli 70mt. Via via la forza veloce aveva acquisito maggior resistenza con più prove anche sui 100m in salita; si tratta ora di qualificare la resistenza alla velocità, naturalmente in funzione della gara dei mt. 800 e cioè: • 8x80salita del 10% al 90% d. max. rec 3’ e 8’+8x80=90% c. cintura rec 5’ • 6x100salita del 10% al 90% d. max. rec 3’ e 8’+6x100=90% c. cintura rec 5’ • 6x100 al 90% con cintura +6x100 in ampiezza al 90% rec 4’/5’ e 8’ tra serie • 12x100 (6+6) in ampiezza al 90% pausa 5’ e 8’ • 6 x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90% pausa 5’ e 8’ • 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90% pausa 5’ e 9’ • 2x (5x150) curva in freq e rettilineo+ampio: all’8890% del max rec. 6’ e 10’ • 2x (4x200) curva in freq e rettil.+ampio: all’88-90% del max rec. 8’e 12’ C. Dalle prove frazionate medie di Pot Aerobica> a quelle di Velocità Aerobica Massima infine alle prove di Resistenza specifica tutte a velocità crescente. Queste esercitazioni hanno lo scopo di completare lo sviluppo del lavoro “A” con ritmi via via prossimi e alla fine anche più veloci della velocità di gara, per costruire degli adattameti specifici alle varie esigenze metaboliche, ritmiche e tattiche della gara dei mt 800; e cioè: 52 atleticastudi 3-4/2011 • 4x(2x600)= con soglia a 3’10”si corre + 2x1’48” + 2x1’45” + 2x1’42” 2x1’39” con crescita ogni 200mt e pausa di 2’ e 4’ tra coppie (=8x600) • 3x600= 1’42”+2x600=1’39”+2x600=1’36” pausa=2’e 4’(7x600) • 3x600= 1’39”+2x600=1’36”+2x600=1’33” pausa=3’/6’=(7x600) • 2x600=1’36”+2x600=1’33”+2x600=1’30” pausa= 3’/6’=(6x600) • 2x600=1’33”+2x600=1’30”+2x600=1’28””p.=3’ e 6’ tra coppie =(6x600) • 1x600=1’32”+1’30”+1’28”+1’27”+1’26”pausa=3’+4’+5’+6’ (5x600) • 1x600=1’32”+1’30”+1’28”+1’26”+1’24”p=4’+5’ +6’+7’ (5x600) • 3x600=1’27”+1’24”+1’21”+ pausa: 4’+6’+8’+2x300=39”/40” p: 3’ D. Dalle prove frazionate brevi un po’più svelte della Velocità Aerobica Massima (e con pausa breve) alle prove miste con intensità crescente; (con soglia a 3’10”: si inizia col correre il 18% + veloci cioè a 2’40” circa x km). Questi lavori hanno lo scopo di favorire adattamenti progressivi verso velocità sempre più elevate, per completare quel mix di utilizzo di Potenza Aerobica Massima e di Capacità Lattacida che caratterizza una parte importante della preparazione dell’ottocentista. • 5x(2x400=64”) pausa 2’ e 4’ (mt 4000) • 4x(3x300=47”+46”+45”) pausa 2’e 4’ a (mt.3600) • 3x300=46”+3x400=62”+3x300=44”pausa 2’ e 4’ (mt 3300) • 2x(5x300=45”+44”+43”+42”+41”) p=1’+2’+3’+4’ e 6’ (mt.3000) • 3x300x 3 serie (es: 44”+42”+40”) pausa 2’+3’e 5’ (2700 mt.) • 4x300x 2 serie (es: 43”+42”+41”+40”) p. 2’+3’+4’ e 6’ (2400 mt.) • 2x(400+300+400) es: 54”+39”+54“ p:5’+4’+e 8’ (2200 mt.) • 2x(300+400+300) es: 39”+53”+39“ p. 4’+5’ e 10’ (2000 mt.) L’ ideale sarebbe arrivare al top delle rispettive esercitazioni ad alta intensità una ventina di giorni prima delle gare cruciali programmate e cioè: A = 1.000+800+2x500 per mt 2.800 totali B = 10x 150mt oppure 8 x200 per mt 1.500/1600 totali C = 3x600+2x300 per mt. 2400 totali D = 2x(300+400+300) per mt 2000 totali MATTINO POMERIGGIO LUN 3x1200: 3’24”+3’18”+3’12” con crescita ogni giro (es: 68”+66”+64”) rec 5’ 6’ MAR Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*) MER 6x 100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90% del max rec 5’ e 8’ GIO 30’corsa facile + and. Tec.d.corsa x 60 mt+12x100 su prato a ritmo gara rec 1’ VEN 6x600 così: 2x600 =1’33”+ 2x600=1’30” +1x600=1’28”+1x600=1’26” rec. 3’/ 5’/ 6’ SAB 20’aerobia a 150 battiti + and tec. per 40 mt+12’ a 165 b.+ 8’ 180 battiti DOM 3 serie di : 3x3x300=44”+42”+40”pausa 2’+3’e 5’( tot =2700mt) LUN 30’corsa facile + 3x (6x60) in salita pausa 1’ e 5’ al 95% del max MAR 3x1000:da 2’40”+2’36”+2’32”con crescita ogni giro (es: 63”+61+200 in 28”) MER Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*) GIO 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90% pausa 5’ e 9’ VEN 30’ corsa facile + and. Tec.d.corsa x 60 mt+12x100 su prato a ritmo gara rec 1’ SAB 5x600=1’34”+1’32”+1’30”+1’27”+1’25” 3’+4’+5’+6’ DOM Rigenerazione LUN 20’aerobia a 150 battiti + and tec. per 40 mt+12’ a 165 b.+ 8’ 180 battiti MAR 2x4x300=43”+42”+41”+40”+p:2’+3’+4’ e 6’ tot= 2400mt curva freq. rettil. ampio MER corsa facile per 40’ con variazioni libere GIO 30’ corsa facile + 3x (6x50) in salita pausa 1’ e 5’ al 95% del max VEN 30’ c. facile + and.Tec. per 60 mt+ 2x10 x100mt su prato a ritmo gara p.1’/4’ SAB 4’ a 140 battiti+8’ a 170poi 4’a 140+8’ a 175 poi 4’ a 140+8’ a180 battiti consecutivam. DOM Rigenerazione 5’ corsa media (160/170 batt)+3’ c. facile (140 b) x24’ 5’ corsa media (160/170 batt)+3’ c. facile (140 b) x30’ pausa Questo è un ciclo di 16 gg. di lavoro intenso e 5 di lavoro + leggero; totale= 21 gg. Desidero ringraziare Silvano Danzi per il prezioso aiuto nella rilettura e nell’organizzazione grafica del testo. atleticastudi 3-4/2011 53 S 2011/3-4 metodologia allenamento La resistenza lattacida del 400ista Filippo Di Mulo 54 atleticastudi 3-4/2011 Alla luce delle esperienze fatte in questi anni nella conduzione dell’allenamento del quattrocentista e alla luce delle conoscenze delle metodologie utilizzate anche in paesi stranieri, la nuova idea di lavoro che cerco di portare avanti già dal 2006 per lo sviluppo della “Resistenza Specifica” del 400ista (resistenza lattacida e resistenza alla velocità) prevede una strategia diversa dal passato. Da un certo momento in poi nella preparazione dello specialista dei 400m. la resistenza specifica va costruita sia con le prove corte (R.V.) che con le prove lunghe o medio lunghe. In entrambe le situazioni bisogna sempre più avvicinarsi alle velocità di gara. Pertanto, diversamente dalla vecchia metodologia, i recuperi si ridurranno sempre di più a discapito apparente delle velocità di percorrenza. Per esempio, un atleta che si prefigge di correre in 45 secondi i 400 m significa in pratica correre 4 volte i 100 metri in 11”25 senza recupero. Quindi, per l’atleta in questione, significa sviluppare in allenamento la capacità di correre dei 100 m. in 10”9-11”0 con pochissimo recupero (un minuto e anche meno). Solo così si può pensare che l’atleta, in una ipotetica gara, potrà correre mediamente in 11”25 per 400 m consecutivi. Analogamente, lo stesso discorso vale anche per la Resistenza Lattacida utilizzando le distanze intermedie (100-150-200-300m); più si avvicina il periodo di forma e più si devono sviluppare le velocità di “Crociera”. Anche in questo caso le velocità di corsa devono tendere a quelle ipotizzate per la gara. Es. 2x200 rec. 1’ in 22”3-22”5, questo lavoro è più specifico di 2x200 fatti in 21”3-21”5 con recupero 12’ quando l’obiettivo dell’allenamento è la resistenza specifica. Le “prove ripetute” restano valide fino al periodo agonistico. Le classiche “serie di ripetizioni” che nella vecchia metodologia venivano fatte scomparire perché incompatibili con le intensità di lavoro tipiche dei cicli speciale e di rifinitura, ora vengono modificate nelle distanze e continuate secondo una metodologia diversa. I ritmi delle prove si avvicinano il più possibile a quelli di gara o poco meglio. I recuperi si accorciano fino a farli diventare molto ristretti. (vedi tab.1) Tab. 1 - Lavoro Lattacido: intensità (somma dei tempi) rapportate ai 45” auspicati Intensità di lavoro rispetto al tempo presunto 93% 95% 98% 100% 103,5% Serie di ripetizioni fondamentale intensivo speciale rifinitura agonistico 2000 1600 1200 800 400 100+300 150+250 200+200 250+150 300+100 Rec. 4’-8’ 100+300 150+250 250+150 300+100 100+300 250+150 300+100 100+300 300+100 300+100 Rec. 3’-10’ Rec. 2’-12’ Rec. 2’-15’ Rec. 1’ 48”40 47”40 45”90 45”00 43”50 Metri totali Come variante Si possono Utilizzare solo I 200 metri Somma tempi atleticastudi 3-4/2011 55 In ciascun ciclo di carico si inseriscono due lavori settimanali, uno di prove ripetute classiche e uno di serie di ripetizioni vedi tab. 1. Le distanze da utilizzare possono essere, oltre a quelle descritte in tabella, anche e solo i 200 m; importante che la somma dei tempi da realizzare per ciascuna coppia di lavoro si avvicini moltissimo a quella descritta per ciascun ciclo di carico in maniera tale da spingersi progressivamente, come da esempio, da 48 secondi del 1° ciclo a 43 secondi circa del periodo agonistico. Parallelamente, anche il lavoro di resistenza alla velo- cità con le prove corte (80\100 m) che inizialmente si effettua in modo pressoché classico, dal ciclo intensivo in poi si comincia a modificare prendendo come riferimento non più le intensità del 93%-95% del record personale sulla stessa distanza, ma velocità di crociera da tenere in gara (come da es. 45”: 4 =11”25), o poco più forte (2 decimi circa); naturalmente il recupero deve diventare molto ristretto un 1’ al massimo. Da questo momento in poi i lavori di resistenza alla velocità devono essere sempre più specifici ed interessare sempre più la velocità di gara. (vedi tab. 2) Anche per la Resistenza alla velocità due sedute settimanali su distanze di 100 m. Tab. 2 • 3-4x(4x100) rec. 3’-8’ • 3-4x(4x100) rec. 3’-2’-1’ \ 10’ • 3x(4x100) rec. 1’-10’ • 2x(4x100) rec. 45”- 1’ \ 12’ ciclo fondamentale ciclo intensivo ciclo speciale ciclo rifinitura-agonistico (metodo classico) (metodo novo) (“) (“) VARIANTE per atleta che abbia già utilizzato la metodologia sopra descritta: Tab.3 • 4x(4x100) rec. 3’ – 6’ • 4x(4x100) rec. 2’ – 6’ • 3x(4x100) rec. 1’ – 6’ • 2x(4x100) rec. 45”– 6’ ciclo fondamentale post indoor ciclo intensivo ciclo speciale ciclo rifinitura *Progressivamente, la micro pausa tra le prove si riduce e la macropausa tra le serie, di contro, aumenta o resta costante in atleti molto evoluti. Note: Le prove lunghe o corte con recuperi ampi a velocità elevate restano comunque valide ma avranno una valenza diversa, servono per stimolare la “potenza lattacida” o per valutare la “velocità” di base. Questa metodologia, diversa per molti aspetti dalla 56 atleticastudi 3-4/2011 (metodo classico) (metodo novo) (“) (“) precedente, è stata utilizzata con Claudio Licciardello e con altri atleti, i risultati sono stati interessanti, ma è necessario che venga meglio studiata attraverso un sostegno scientifico. Verificare su più atleti quanto lattato si produce dopo un lavoro di resistenza lattacida con la metodologia proposta e dopo un lavoro con prove ripetute classiche, quale correlazione c’è con la prestazione in gara, e ancora, quale correlazione esiste tra il test che utilizzo: 300+100 rec. 1’ e la competizione. Dopo anni di espe- rienze posso dire che se l’atleta riesce a realizzare una somma di 44 secondi nel test oppure in due prove di 200 metri con 1’ di recupero, sicuramente sarà in grado di correre in gara tra 45”20 e 45”30. Dalla fisiologia alla pratica Secondo numerosi autori, tra cui il dott. Arcelli, uno degli obiettivi dell’allenamento del 400ista è quello di sviluppare nei muscoli che intervengono nella prestazione quelle condizioni che permettono di resistere meglio alla fatica e di migliorare l’efficienza muscolare nel tratto finale della gara. In un tratto di gara di 300 m. non si ha l’intervento al limite di tutte le fibre muscolari (ma difatti non si può sempre ripetere la gara dei 400 m) allora si devono sviluppare allenamenti che tendano ad allenare la “capacità lattacida” di un gran numero di fibre, e se possibile ancora meglio di quello che succederebbe se ripetessi la gara completa. Si devono dunque ricercare nel muscolo gli adattamenti specifici, in pratica, si cerca di arrivare a concentrazioni elevate di H+ (PH critico) nella maggioranza delle fibre muscolari attraverso delle prove di corsa che determinano grandi quantità di H+ con intervalli tali (recuperi brevi) da non consentire il ritorno alla norma di tali fibre, essendo queste ancora fuorigioco, o ci vanno nel corso della successiva prova, queste verranno sostituite da fibre diverse. (fibre di tipo II e dopo anche le fibre di tipo I) A completamento dell’allenamento, per favorire anche l’aumento dei carrier nelle fibre diverse da quelle specifiche per l’attività lattacida, vanno aumentate le ripetute magari con distanze via via più lunghe e dunque più lente coinvolgendo perciò fibre meno esplosive. Secondo il mio parere, supportato anche dai nuovi input che arrivano dalla ricerca scientifica tra cui l’ultima fatta dal dott. Arcelli, bisogna ricreare in allenamento situazioni sempre più simili a quelle di gara per migliorare i seguenti punti: • aumento dei tamponi dentro la fibra • aumento della velocità di uscita dalla fibra degli idrogenioni (H+) • aumento del volume della fibra (sviluppo della forza tipico dello sprinter) Prove di allenamento per cercare di creare gli adattamenti specifici di cui ha bisogno il quattrocentista: • RESISTENZA LATTACIDA, SERIE DI RIPETIZIONI (vedi tab. n°1) • RESISTENZA ALLA VELOCITA’ SPECIFICA (vedi tabelle 2 -3) • PROVE RIPETUTE, distanze tra i 300 e 500 o meglio ancora tra i 350 e i 450 (con recuperi medio lunghi 6’- 8’-10’) per un volume totale di 1800-2000m • PROVE SINGOLE a sostegno finale di altri lavori (come per es. le salite): prove di 500m o meglio 300m +100m di skip con l’obiettivo finale costringere a lavorare le fibre muscolari in condizioni di grande difficoltà per cercare di reclutare tutte le fibre ancora disponibili e fare lavorare quest’ultime in condizioni in presenza di grandi quantità di lattato e per stimolare anche il meccanismo aerobico a dare il proprio piccolo ma importante contributo visto che lo stesso si attiva dopo un certo periodo di tempo dall’inizio dello sforzo. Una delle cose che il muscolo perde in presenza di grandi quantità di lattato è l’elasticità muscolare; effettuare lo skip dopo uno sforzo di 3538sec. costringe la muscolatura ad esprimere forza elastica in condizioni di difficoltà, ecco perché lo skip in successione alla prova di corsa. • PROVE MISTE: prove singole di 60m, 80m, o 100m da abbinate a prove lunghe tra i 600-450m. esempi: 3-4 x (60 max. + 600 ) rec. 3’- 8’ 3-4 x (80 max. + 500) rec. 4’ -10’ 3-4 x (100 max. + 500 oppure 450) rec. 5’-12’ • PROVE IN SALITA, distanze comprese tra 60-100 m. in prove ripetute o serie di ripetizioni. A completamento delle salite è bene inserire un lavoro in pista, per esempio una o due prove di 300+100m. SKIP rec.. 10’ oppure 1\2 x 600mt. L’organizzazione dell’allenamento nel suo complesso viene descritta nella preparazione sotto esposta relativa all’atleta Licciardello Claudio applicata nel 2008 in vista delle Olimpiadi di Pechino dove sono stati applicati quasi tutti i mezzi dell’allenamento sopra descritti ad eccezione delle prove miste (prove veloci e prove lunghe in coppia). note: per quanto riguarda il lavoro di forza, al momento, in attesa di una vera sperimentazione che chiarisca meglio quale strada intraprendere, è preferibile organizzare l’allenamento secondo uno schema simile a quello di un velocista. atleticastudi 3-4/2011 57 Licciardello Claudio: PROGRAMMAZIONE - m 400 STAG. 2008 - PERIODIZZAZIONE DOPPIA OBIETTIVI PRINCIPALI: Olimpiadi di Pechino (Obiettivo raggiunto, l’atleta ha centrato il record personale a Pechino: 45”25) DAL 15 AGOSTO AL 24 AGOSTO 2008 • Obiettivi tecnici: Tecnica di corsa; Distribuzione dello sforzo; partenza dai blocchi • Obiettivi fisici: AUMENTO della Forza Esplosivo-Elastica; Resistenza specifica; Velocità • Gare secondarie 200mt. (21”22) • Stagione indoor: verifica e controllo dell’allenamento (46”57) PRIMO MACROCICLO - Periodizzazione DOPPIA – CONTROLLO DELL’ALLENAMENTO • CICLO RIPRESA dal 21 \ 10 \ 07 al 4 \ 11 \ 07 2 settimane • CICLO INTRODUTTIVO dal 05 \ 11 \ 07 al 02 \ 12 \ 07 3+1 • CICLO FONDAMENTALE dal 03 \ 12 \ 07 al 30 \ 12 \ 07 3+1 • CICLO CONTROLLO dal 28 \ 01 \ 08 al 24 \ 02 \ 08 4 SETTIMANE • CONTROLLO (2carico.+1sc.+1sc) SECONDO MACROCICLO STAG. OPEN OBIETTIVO: OLIMPIADI DI PECHINO PERIODIZZAZIONE DOPPIA CICLO FONDAME. classico CICLO FOND. INTENSIVO CICLO SPECIALE CICLO RIFINITURA CICLO AGONISTICO 1 CICLO SPECIALE 2 dal 03 \ 03 \ 08 dal 31 \ 03 \ 08 dal 28 \ 04 \ 08 dal 26 \ 05 \ 08 dal 23 \ 06 \ 08 dal 21 \ 07 \ 07 al 30 \ 03 \ 08 al 27 \ 04 \ 08 al 25 \ 05 \ 08 al 22 \ 06 \ 08 al 20 \ 07 \ 08 al 31 \ 8 \ 07 3+1 3+1 2c.+1sc.+1sc. coppa camp. 3+1 con coppa EUROPA 1c.+1sc.+1sc.+1sc. (finale Scudetto) PREPARAZIONE OLIMPICA Licciardello Claudio ( 1986) CICLO INTRODUTTIVO DAL 21 – 10 – 07 AL 4 – 11 – 07 LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI Forza in circuito: 20 addo.; Flessori av. Cav. ( 10+10 ) 20 Dorsali; braccia; Forza: tecnica girata 3-4 x 5 rip. fino al 100% p.c. 4-5 Serie x squat su 1 arto 6 rip. c.n. 4-5 serie x 1\2 sq cont. 6 rip. x 100% p.c. allunghi sull’erba Allunghi sull’erba Pot. Aerobica continua 15’ cross vario: alternare 200mt. forti ogni 500mt. lenti 5’ stretching 15’ corsa ritmo costante 58 atleticastudi 3-4/2011 VENERDI SABATO Forza in circuito: 20 addo.; Flessori av. Cav. (10+10 ) 20 Dorsali; braccia; Forza in circuito: molleggi (15+15); 20 addo. Flessori av. Cav. (10+10 ) 20 Dorsali; 10+10 leg. Extetion; div. Sag. 10 passi 10-20kg. Allunghi sull’erba Pot. Aerobica frazionata 4 x 1000mt. rec. 4’ (200 forti +200 piano) Forza: tecnica girata 3-4 x 5 rip. fino al 100% p.c. 4-5 Serie x squat su 1 arto 6 rip. c.n. 4-5 serie x 1\2 sq cont. 6 rip. x 100% p.c. 10 allunghi sull’erba allunghi sull’erba 15’ corsa ritmo progressivo 20’ corsa ritmo costante Policoncorrenza: 10 x dorsali x 4kg. 10 x frontali x 4kg. Pot. Aerob. Fraz. 1000-600-1000-600 rec. 5’ ROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO CICLO FONDAMENTALE - dal 05 \ 11 \ 07 al 02 \ 12 \ 07 Licciardello Claudio LUNEDI Riscaldamento: 10’ corsa 10’ allungamento Forza: Slancio 3 x 8 x 80% p.c. Seduta A 1\2 Squat Pr. 5x 8x 140 % p.c. MARTEDI Pot. Localizzato 4 serie: add. - Dors. – braccia – flessori av. Cav. (20+20) tibiali (20+20) MERCOLEDI Riscaldamento: 10’ corsa 10’ allungamento Forza: Strappo 4 x 10 x 60% p.c. Seduta B Squat 6x 5x 150% p.c. GIOVEDI Pot. Localizzato 4 serie: add. - Dors. – braccia – flessori av. Cav. (20+20) tibiali (20+20) VENERDI Riscaldamento: 10’ corsa 10’ allungamento Forza: Slancio 3x 8 x 80% p.c. Seduta A 1\2 Squat Pr.5x 8x 140 % p.c. 1\2 sq Pr.1 arto5x8x70% p.c. 1\2 sq. V. 6 x 8 x 150% p.c. 1\2 sq Pr.1 arto5x8x70% p.c. molleggi 40+40 x arto x 3s. Div. sag. 4x16p.x 20%p.c. molleggi 40+40 x arto x 3s. 15’ mobilità articolare 15’ mobilità articolare 15’ mobilità articolare POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella andature varie su 30mt. G. T. Av. – Fless. Aff. – Fless. Spinta – Rullata – Calciata dietro rimbalz. Tecnica Corsa + pot. Aerob. Fraz. 8-10-12 x 200mt. rec. 2’ POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella 15’ corsa 10’ allungamento POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella andature varie su 30mt. POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella 15’ corsa 10’ allungamento POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella andature varie su 30mt. calciata dietro con cav. 3 x 20mt. . rec. 2’ –3’ Tecnica di corsa Accelerazioni: 6x20mt. Esercizi analitici con Hs. Attacco –richiamo ; 1 - 2 gamba ; passaggi centrali Con 3-5 passi. + Pot. Aerob. Cont. cross 3 km. calciata sotto con cavigliere 20mt. rec. 2’ – 3’ tecnica di Corsa + Progressivi 8 x 20mt. finali Rec. 4’ Tecnica Corsa + Salite: 8 x 40mt. rec. 4’ allunghi in pista 8x80mt. 3’ (in 27’’) tecnica di Corsa + Pot. Aerob. Frazionata SABATO POMERIGGIO Riscaldamento: es. con funicella 3 x 10 policoncorreza 10’ es. con funicella Andature estensive Skip lungo 3x120 toccate tecnica di Corsa + Pot. Aerob. fraz. (Variaz.) 800-600-800-600200 rec. 5’ Alternato con 3x500 +4 x 400 rec. 4’ \ 5’ 3 x 1000 (100 F.+100 supp.) rec. 5’ PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO CICLO FONDAMENTALE INTENSIVO - dal 03-12-07 al 30-12-07 ( 3+1) Licciardello Claudio - Pr. LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella Riscaldamento: 15’ corsa 30’ mobilità\ allungamento \es. con funicella andature varie su 30mt. Forza: tec. Slancio 3x5x80% p.c. 8 serie 1\2 sq. Pr. 8 x 150% p.c. + 1\2sq. V. 1arto 6x 75% p.c. rec. 3’ per esercizio + molleggi 40+40 x arto Tecnica di corsa + pot. Aerob. Fraz. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. Andature estensive: 2x40-50mt. skip; 2x40mt. trottata alternata 2x40mt. calciata sotto con cavigliere Forza: tec. Strappo 4 x 4 x70% p.c. 8 serie 1\2Sq. pr. 4x 200% p.c. + 1\2sq.V. 8x100% p.c. Pot. Localizzato 3 serie: add. - Dors. – braccia – flessori av. Cav. (20+20) – calciata sotto con cavigliere 20mt. rec. 1’ – 3’ Tecnica Corsa + Salite: 8x60mt. rec. 2’ Div. sag. 4x30-40mt. Allunghi Tecnica Corsa + Pot. Aerob. Fraz. Mista tecnica di accelerazione: 8x20mt. oppure: Progressivi 4x20mt. finali Rec. 4’ 4 x 600 rec. 4’ 8’ 200MT. 2 x (5x 200) rec. 3’-8’ allunghi in pista 6x80mt. 3’ + Pot. Aerob. Cont. in 27”00 cross 2 forti Forza: tec. slancio 3x10x60% p.c. 8 serie 1\2 sq.Pr. 8 x 150% p.c. + 1\2 sq. V. 1arto 6x 75% p.c. rec. 3’ per esercizio + molleggi 3x 40 x 100% Tecnica Corsa Rod. Meccanico 10x80mt. 3’ Balzi con Hs. 5x6rip. Esercizi analitici con Hs. Attacco –richiamo ; 1 2 gamba; passaggi centrali Con 3-5 passi. Tecnica Corsa + Pot. Aerobica Fraz. Mista 100-150-200-300400-300-200-150-100 1^ sett.\ 3^ sett. rec. 3’-3’-3’-3’\ 6’-6’6’-6’ 2^ sett. rec. 6’-6’-6’ 6’\ 3’-3’-3’-3’ atleticastudi 3-4/2011 59 PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO CICLO speciale indoor dal 31-12-07 al 27-01-08 (3 sett. + 1) Licciardello Claudio - Pr. LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI FORZA STRAPPO: 4x8x60% 6 serie 1\2 sq.V 6 r.x.220% p.c. contrasto 1\2 sq.Pr.x 6 r. x160% p.c. contrasto 1\2 sq. J. c.n. 6 rip. 15’ corsa Pot. Localizzato 4 x ( addom.– dors. – braccia – glutei - tibiali) flessori av. Con cavigliere 3 x 20 x arto FORZA Strappo: 4x4x100% 6 serie 1\2 Sq.V. 6 x 200% p.c. contrasto 1\2 sq.V. 1 arto 6 x 80% 15’ corsa Pot. Localizzato 4 x ( addom. –dors.– braccia – glutei - tibiali) FORZA STRAPPO: 4x8x60% 6 serie 1\2 sq.V 6 r.x.220% p.c. contrasto 1\2 sq.Pr.x 6 r. x160% p.c. contrasto 1\2 sq. J. c.n. 6 rip. Div. Sag. 3S. x 10p.x 50kg Molleggi 1 arto 3 x (50+50) allunghi x Tec. Corsa Pot. Aerobica. Frazionata 5 x 200 rec. 3’-10’ 4 x 300 rec. 4’ 24’’5 - 38’’3 Molleggi 3 x 40 x 100% Allunghi sull’erba Andature estensive: 2x40mt. skip con cavigliere 2x50mt. trottata alternata 2x50mt. calciata sotto con rimbalzo allunghi x tec. Corsa Salite: 10x80mt. rec. 3’ Andature varie su 30mt. Tecnica di accelerazione Sprint : 8x30mt. Cross: 2 km. forti mt. tot. 2200 Progressivi 3x20mt. finali Rec. 4’ 2 x 600mt. in variazione (100suppless+100f.) rec. 6’ SABATO Andature varie su 30mt. + calciata sotto con cavigliere 3 x 40mt. rec. 3’ allunghi x tec. Corsa Pot. Aerob. Fraz.Mista 400-300-400300\300\200 rec. 5’-5’-5’ \ 8’ \ 8’ alternare con 3x600 rec. 6’ 8’ 300 forte Andature varie su 30mt. Balzi con Hs. 5x6rip. Esercizi analitici con allunghi x Tec. Corsa Hs. Attacco –richiamo; 1 Rod. Meccanico 2 gamba 2 x (6x80mt.) 2’-6’ Pot. Aerobica Fraz. Mista 100-150-200 \ 150200-300 \ 200-150100 rec. 3’-3’-10’-5’-5’ \ 10’ \ 10’ oppure 100-150-200-300400-200-150-100 rec. 3’-3’-5’-5’\ 10’ \ 10’ LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO Settimana di Scarico: TEST Andature Allunghi 4 x 80 + 500mt. progress. Forza strappo 200 \ 200 - 200+200 allunghi TEST 1\2 sq. v. Rec. 10’ – 3’ 300 + 100 rec. 1’ PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO CICLO CONTROLLO INDOOR dal 28-01-08 al 10-02-08 Licciardello Claudio - Pr. - 2 Settimane Carico LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO Andature varie su 30 mt. Calciata sotto Calciata dietro Skip lungo G.T.Avanti Trottata Allunghi 5 X 100 mt. FACILI ED. AL RITMO 6 x 150mt. rec. 6’ Andature varie su 30 mt. Calciata sotto Calciata dietro Skip lungo G.T.Avanti Allunghi Forza 4 serie: strappo 6x 70%p.c. 4serie 1\2 sq. v. 6 x 200%p.c. skip rapido andature varie Ed. al ritmo 6 x 100mt. 1/2 Curva +1/2 Rettilineo rec. 4’-5’ Andature varie su 30 mt. Calciata sotto Calciata dietro G.T.Avant Allunghi R. V. mista 5 X 80mt. REC. 3’-10’ 2x500mt. in progressione rec. 10’ Forza 4 serie: strappo 6x 70% p.c. 4serie 1\2sq. v. 6 x 200%p.c. skip rapido andature varie Ed. al ritmo 6 x 100mt. 1/2 Curva +1/2 Rettilineo rec. 4’-5’ Andature varie su 30 mt. Calciata sotto Calciata dietro Skip lungo G.T.Avanti Trottata Allunghi Resistenza Lattacida Forza 4serie 1\2 sq. v. 6 x 200%p.c. skip rapido ANDATURE VARIE Allunghi Educazione al ritmo 6 x 100mt. in 11”5 ANDATURE VARIE Allunghi R. V. mista 4 X 100mt. REC. 3’ \ 10’ 500mt. in progressione Forza 4 serie: strappo 6x 70%p.c. Andature varie su 30mt. Allunghi Resistenza LATTACIDA 100+300 Rec. 2’ – 15’ 100+300 Rec. 2’ ANDATURE VARIE Allunghi Educazione al ritmo 5 x 150mt. in 17”0 rec. 7’ 60 Resistenza LATTACIDA 250+150 Rec. 3’ – 10’ 100+300 Rec. 3’ – 10’ 250+150 Rec. 3’ ANDATURE VARIE Allunghi Resistenza lattacida 500-400-200 rec. 12’-12’ atleticastudi 3-4/2011 ANDATURE VARIE Allunghi facili sull’erba 2 x 200mt. rec. 10’ \ 10’ 2 x 200 rec. 2’ PROGRAMMAZIONE –mt. 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO CICLO AGO. INDOOR dal 11-02-08 al 24-02-08 Licciardello Claudio - Pr. - 2 Settimane con: Coppa Europa Indoor e Campionati Italiani Assoluti LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO R. latt. 200-150-100 Rec. 8’-4’ Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata Riposo viaggio MOSCA Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata COPPA EUROPA 6 allunghi facili 6 allunghi facili EDUCAZ. AL RITMO 2x150mt. REC10’ Media 16” 5 LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO Andature varie Allunghi sull’erba Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata allunghi 6 allunghi facili Andature varie su 30mt. skip – calciata G.T.Avanti – rullata Riposo Ita assoluti Ore 11,30 Bt. 47”53 Ore 17,00 Finale 46”57 Campione Ita. allunghi 6 allunghi facili 100-150-300 Rec. 10’ 400MT. 46”57 Rec. Pers. 4 allunghi facili Uscite di curva allunghi 6 allunghi facili ed. al ritmo 2 x 150mt. rec.10’ Note: dopo le due gare indoor e’ seguita una settimana di ripristino con esercitazioni blande PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - SECONDO MACROCICLO CICLO FONDAMENTALE classico - dal 03 - 03 - 08 al 30 - 03 - 08 LICCIARDELO CLAUDIO (Pr.) (3+1) note: giovedì inseriti due volte i 400 con gli ultimi 100 metri di skip (300+100 skip) LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. R.V. 1^ sett. 4 x (4x100) rec. 1’30’’ – 5’ RESIST. LATTACIDA FORZA SALITE FORZA Resistenza Lattacida 500 \ 300 - 500\ 300 200 \ 200 REC. 8’-10’-8’-10’ \ 4’ STRAPPO 2 x (5 x 100) 2’30’’ – 8’ + 2 x 400 mt. (300+100 skip) REC. 8’-10’ OPPURE 2 x 500 in progressione rec.6’ volume 1800mt. STRAPPO Serie di ripetizioni 1\2 SQ. V.120% p.c. 1\2 sq. J 30% p.c. allunghi 100-300 \ 150-250 \ 200-200 \ 250-150 \ 300-100 somma tempi 48” 5 Circa REC. 4’ – 8’ 93% di intensità rispetto al tempo presunto (45”05) 2^ SETT. 4 x (5x80) 1’30” – 5’ 3^ SETT. 4 x (4x100) 1’30” - 7’ Volume 1600mt. alternare 5x 350 rec. 8’ 90% volume 2000mt. circa 4 x 1\2 SQ. V.130% p.c. 4 x 1\2 sq. 1 arto 30% p.c. Allunghi tecnica di corsa cross 1 km. cross 1 km. facile volume 2000mt. atleticastudi 3-4/2011 61 PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - SECONDO MACROCICLO CICLO FOND. INTENSIVO OPEN dal 31\ 3\08 al 27\4\08 (3 + 1) Licciardello Claudio - Pr. LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella 15’ corsa 30’ mobilità \ allungamento \ es. con funicella andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. Forza: Strappo 3x8x50kg. MOLLEGGI 3X50XARTO 4 serie x 30 rip. div. rap. con balzo 20% p.c. FLESSORI AV. CAV. + R.V. 2 x (5 x 80) rec. 3’-8’ 4x100mt. 2’-10’ 4x100mt. 1’ skip con cintura 3x50tocc. Forza Strappo 5x8x30kg. 6 serie 1\2 sq.V. C. M. 8x150% p.c. 1\2 sq. J.. 8x30% p.c. Balzi con hs. Forza: Strappo 3x6x40kg. 6 serie 1\2 sq. V. 5x 250% p.c. 1\2 sq. C. M. 6x150% p.c. + 4 serie x 30 rip. div. rap. con balzo 20% p.c. FLESSORI AV. CAV allunghi tec. di corsa + ACCELERAZIONI Resist. Lattacida Serie di rip. 100-300 \ 150-250 250-150 \ 300-100 rec. 3’-12’ Volume 1600 mt. Resist.. LATT. Mista 500-500 200-200-200 300-300 REC. 12’ \ 12’\ 3’3’\10’ 8’ Oppure 450-350 rec.12’ + accelerazioni 8x20mt. 6 x allunghi tec. di corsa Salite 10 x 100 rec. 3’ + allunghi in pista 10’ + 2 x 400mt. rec. 12’ (300mt+100skip) Volume 1800 mt. volume 2200 – 800mt. int. 95% somma 47”50 volume 1600mt. OPPURE PROGRESSIVI FACILI Note: il lavoro del sabato è stato svolto ad una intensità superiore a quella prevista. PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE SINGOLA - SECONDO MACROCICLO CICLO SPECIALE Open - dal 28 Aprile 2008 al 25 Maggio 2008 (2 carico+1sc.+1sc. Con la 1^ gara 46”32) Licciardello Claudio - Pr. Lavoro svolto nelle 2 settimane di carico LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO Andature varie su 30mt. Andature varie su 30mt. Forza Andature varie su 30mt. Forza Andature varie su 30mt. Balzi con hs. Resist. LATT. Mista 500 / 400 / 300 Rec.15’ \ 15’ / 15’ R.V. 3 x (4 x 100) rec. 3’- 8’ 95% 62 Oppure 2x350 rec.15’ 90% intensità atleticastudi 3-4/2011 1\2 sq. V 200% p.c. 1\2 sq.j c.m.20% p.c. skip con cintura 3x50tocc. + accelerazioni 8x20mt. 6 x allunghi tec. di corsa Balzi con hs. R.V. 2 x (4x 80mt.) + 2 x (3x100mt.) rec. 2’ \ 8’ rec. 1’ \ 10’ – 15’ + 600mt. 1\2 sq. V. c.m. 150% p.c. 1\2 sq.J. 30% p.c. + allunghi tec. di corsa + SPRINT 6X30MT. Resistenza Lattacida Serie rip. 100-300 300-100 100-300 int. 98% somma 45”8 Oppure rec. 2’-15’ 2 x (3x200) rec.8’- 3’ \ 15’ PROGRAMMAZIONE - mt 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE SINGOLA - SECONDO MACROCICLO CICLO RIFINITURA AGONISTICO OPEN dal 26-5-08 al 13-7-08 SETTIMANA PER SETTIMANA Licciardello Claudio - Pr. – Lunedì 26 – 5 - 08 Martedì riposo Andature e allunghi Mercoledì 200-150-100 Rec. 10’- 4’ Giovedì scarico Martedì R.V. 3 x (3x100) REC. 4’-10’ \ 3’10’\ 1’ Mercoledì scarico Giovedì R. Latt. pr. rip. 2x300mt. 20’ 32”61-33”21 Lunedì 9-6-08 Pot. Latt. 150 / 150 / 150 / 150 rec. 10’ Martedì Giovedì ALLUNGHI SULL’ERBA Venerdì ALLUNGHI SULL’ERBA Sabato 26-6-07 RIPOSO scarico Mercoledì Andature varie PROGRESSIVI FAVILI D. 15\6 Varsavia Gara 45”52 Lunedì 16-6-08 riposo Martedì Andature varie allunghi Mercoledì Ed. ritmo 2x200 mt. 10’ Giovedì riposo Venerdì riscaldamento Sabato 21-6-08 ANNECY GARA 45”57 D. Gara 4x400mt. Lunedì 23-6-08 riposo Martedì scarico Mercoledì Resist. Lattacida Rec. lungo \ corto 2 x (3x200) 8’-4’ \ 12’ \ 8’-4’ Giovedì riposo Venerdì riscaldamento Sabato 28 - 6 – 08 Firenze Gara 4 x 400mt. D. riposo Lunedì 30-6-08 R. latt. Serie rip. 3 x (2x200) rec. 4’-10’ Martedì scarico Mercoledì scarico Giovedì R. V. 3 x (3x100) rec. 3’-8’ \ 3’-8’\1’ Venerdì Ed. al ritmo 3x150mt. 8’-10’ Sabato riposo D.6-7-08 Palermo Gara 4x400mt facile Lunedì 8-7-08 riposo Martedì Sprint: 2x30 + 50mt. Pot. Latt. 2x200mt. rec.15’ 20”44 – 21”50 Mercoledì scarico Giovedì riposo Venerdì 11-7-08 ROMA GOLDEN GALA Gara 400mt. 45”61 Sabato RIPOSO D. riposo Lunedì 14-7-08 Pot. Lattacida 80-100-150 rec. 8’ 8”20-10”09-16”10 Martedì Sprint blocchi Mercoledì Sprint blocchi Giovedì riposo Venerdì CAGLIARI GARA 200MT. 21”18 Sabato RIPOSO D. scarico Lunedì 21-7-08 massoterapia scarico Preparaz. Olimpica Martedì Riposo Lunedì Andature allunghi Martedì R. Latt. Specifica 100-300 \ 300-100 rec. 3’-18’ int. 100% Mercoledì riposo Giovedì R.V. 3x (3x100) rec. 2’-10’ \2’-10’ \1’ Venerdì 1-8-08 scarico Sabato R. Latt. 500mt. 61”22 D. riposo Lunedì 4-8-08 scarico Martedì 5-8-08 TEST 250 + 150 REC. 1’ 27”16 – 17”16 Int. 101,6 % Mercoledì RIPOSO PARTENZA PECHINO Giovedì REC. FUSO ORARIO CORSA SULL’ERBA Venerdì ALLUNGHI SULL’ERBA Sabato ALLUNGHI FACILI IN PISTA D Allunghi chiodate Lunedì 11-8-08 R. latt. Lungo\corto 200-200 \ 100 rec. 10’- 4’ Martedì scarico Mercoledì 13-8-08 Ed. al ritmo 200-150-150 20”94-16”06-16”40 Giovedì scarico Venerdì Andature Allunghi 11”40 circa Sabato riposo D. scarico Lunedì 18-8-08 Olimpiadi Bt. 45”25 Record Personale 3°posto Martedì 19-8-08 Semifinale 45”61 Mercoledì riposo Giovedì riposo Venerdì riposo Sabato riposo D. riposo Lunedì 2-06-08 riposo Venerdì riposo Sabato 31-5-08 GINEVRA GARA: 45”68 Venerdì Sabato ANDATURE VARIE Andature varie CON PASSAGGIO 200-200-150-100 ALLA CORSA rec. 10’-10’ \ 4’ + 20”96-21”66 15”31 ALLUNGHI 11”15 Mercoledì 23-7-08 Giovedì Venerdì Sabato Resit. Latt. R. LATT.Specifica Scarico Terapia R.V. Mista 2x(3x200) 300-100 \ 300-100 Ecografia controllo 2x(4x100) 1’20” -10’ rec. 4’-10’ rec. 2’-15’ int. 95% (15’) 300mt. solo una serie x fatica D riposo D riposo D. riposo atleticastudi 3-4/2011 63 Dopo le Olimpiadi di Pechino, la preparazione è proseguita con alcuni allenamenti leggeri e 2 gare: Losanna (45”90) e Rieti (45”78). L’atleta dopo questi due appuntamenti è apparso stanco e appagato, pertanto la stagione viene conclusa il 7-9-08 anche se intervallando alcuni lavori blandi, senza nessun impegno, si è difatti allungata fino al 27 settembre per chiudere con l’impegno dei campionati di società (Libertas Catania) dove ha comunque corso in 46”84. Riepilogo gare: 46”32 (CT) – 45”68 (Ginevra) – 45”52 (Varsavia) – 45”57 (Annecy) – 45”61 (Roma) 21”22 (Cagliari); 45”25 bt. - 45”61 S.F. (Pechino); 45”90 (Losanna) – 45”78 (Rieti) —- 46”84 (Lodi) La preparazione è stata centrata in pieno, l’atleta ha raggiunto non solo l’obiettivo preventivato in sede di programmazione ma è andato oltre, infatti, a Pechino l’atleta è arrivato in perfetta forma e ha migliorato il proprio record personale stabilendo con 45”25 il record italiano under 23 e la seconda prestazione italiana di sempre, prestazione che gli ha permesso di superare il turno di qualificazione e di correre una semifinale olimpica. Nella preparazione sopra descritta l’atleta ha percorso complessivamente 129.920 metri, di cui 67.680 nel 1° macrociclo e 62.240 nel 2° macrociclo. Il primo periodo di preparazione che prevedeva una verifica indoor ha avuto il seguente andamento: vedi tab. 1 Riposo fino al 12-10-08 Tab. 1 ciclo introduttivo fondamentale intensivo rif.- agonistico Riepilogo1°macrociclo volume intensita’ 21.710 mt. 80,93 % 19.790 mt. 83,71 % 16.670 mt. 85,16 % 9.510 mt. 94,23 % 67.780 mt. 86,01 % note: nel calcolo dei metri totali percorsi sono escluse le prove in salita e le gare. Il secondo periodo di preparazione iniziato dopo la verifica indoor ha avuto il seguente andamento: vedi tab. 2 Tab. 2 ciclo volume intensita’ Fondamentale Intensivo Open Open 18.640 mt. 86,52 % 16.290 mt. 92,11 % Speciale 1 rifinitura Ago. 1 Speciale 2 Ago. 2 Riepilogo 2° macrociclo 9.100 mt. 93,79 % 4.120 mt. 97,16 % 7.190 mt. 96,34 % 6.100 mt. 92,85 % 800 mt. 100,32% 62.240mt. 94,17 % Nell’arco dell’intera preparazione sono state utilizzate nelle varie forme di allenamento le distanze dai 30mt. ai 1000mt, e tra queste quelle comprese tra i 100 e 300mt. hanno avuto la maggiore prevalenza; in particolare la distanza dei 200mt. è stata quella maggiormente utilizzata. Vedi tab. 3 Tab. 3 Distanza Mt. tot. Media 64 30mt. 780 3”48 50mt. 50 5”31 60mt. 180 6”58 atleticastudi 3-4/2011 80mt. 100mt. 150mt. 200mt. 250mt. 300mt. 350mt. 400mt. 450mt. 500mt. 600mt. 800mt. 5280 14900 9000 31600 3250 15900 2450 3200 450 8000 12600 10200 8”71 11”37 16”80 24”15 29”06 36”98 43”00 59”92 57”5 70”78 103”05 151”9 1000mt. 1000 178”0 Sommando i metri percorsi con le distanze 100, 150, 200, 250 e 300mt. si arriva a 74.650mt. praticamente il 57,5% dell’intera preparazione di cui ben il 43% è rappresentato dai 31.600 metri fatti con la sola distanza dei 200mt. Nell’arco della preparazione, oltre alle gare, l’atleta ha stabilito in quasi tutte le distanze di allenamento i propri record personali: vedi tab. 4 Tab. 4 Distanza R.P. 2008 Gara 45”59 45”25 80mt. 8”30 8”20 100mt. 10”00 10”09 200mt. 20”55 20”44 Per quanto riguarda le esercitazioni di forza, sono state svolte 51 sedute con sovraccarico, di cui 32 sedute fino al 1° macro ciclo (indoor) e 19 fino al ciclo speciale open. Dopo questa data non è stata svolta nessuna seduta di forza con sovraccarico. In fine, per quanto riguarda i test, nel corso della pre- 250mt. 26”89 26”39 300mt. 32”80 32”30 350mt. 39”82 38”95 500 mt. 1’02”80 1’01”22 parazione sono stati eseguiti dei test di controllo per sondare la capacità “lattacida” dell’atleta: • Test 500mt. 5 \ 2 \ 08 - 62”59 • Test 500mt. 2 \ 8 \ 08 - 61”22 • Test 250 +150 rec. 1’ - (26”39 + 17”23 = 43”62) Grafico n° 1 - distanze utilizzate e medie dei tempi per ciascuna distanza Licciardello stag. 2008 (vedi tab.1) atleticastudi 3-4/2011 65 Grafico n° 2 - quadro riassuntivo delle sedute di lavoro dedicate alla resistenza specifica (serie di ripetizioni) Licciardello stag. 2008 Grafico n° 3 - Licciardello andamento annuale del carico stag. 2008 (vedi tab.1-2) 66 atleticastudi 3-4/2011 S 2011/3-4 studi e statistiche biomeccanica Cinematica 3d della partenza dai blocchi: confronto tra generi. Il top level Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni Introduzione Nella valutazione della performance del velocista, soprattutto sui 60 e 100m, la partenza dai blocchi e la successiva accelerazione risultano due fasi determinanti per il tempo finale. Per questo motivo, come già visto anche in lavori precedenti (Ciacci et al. AS, 4, 2010), risulta copiosa la letteratura che studia i parametri cinematici e dinamici della posizione dell’atleta sui blocchi di partenza e sul suo comportamento negli appoggi successivi durante l’accelerazione (Tellez, Doolittle 1984; Mero 1988; Bhowmick et al. 1988, Mero and Komi 1990; Guissardet al. 1992; Mero et al 1992; Schot and Knutzen 1992; Harland and Steele 1997, Coh et al. 1998 e 2007, Parry et al 2006, Bezodis et al. 2008, Slawinski et al 2010a e 2010b). I risultati ottenuti e la loro applicabilità dipendono dal livello di prestazione del soggetto, dai sistemi di analisi utilizzati e dalle valutazioni critiche sui dati trovati. Lo sviluppo di moderne tecnologie biomeccaniche ha permesso di migliorare in maniera sensibile l’accuratezza delle misure e l’analisi dei fattori chiave che spiegano la performance dello sprint. Tellez e Doolittle (1984) mostrano che le due fasi di partenza e accelerazione dai blocchi costituiscono il 64% del risultato totale dei 100 m. Sono diversi gli studi (Mero 1988; Schot and Knutzen 1992; Guissard et al. 1992; Harland and Steele 1997) che sono in accordo nel dire che l’efficienza della partenza dipende principalmente dalla posizione assunta sui blocchi, dal centro di massa nella posizione iniziale, dal tempo di reazione e dalla velocità di uscita dai blocchi (definita come la risultante tra le velocità del centro di massa corporea al momento in cui il piede anteriore lascia il blocco). La relazione ottimale tra la partenza e l’accelerazione risiede in un problema motorio specifico in cui l’atleta deve integrare in termini di spazio e tempo, un movimento aciclico in un movimento ciclico. L’accelerazione è una fase dove i parametri cinematici del passo (fase di appoggio, di volo, frequenza e ampiezza, comportamento del baricentro) cambiano molto dinamicamente e non risultano biomeccanicamente uguali a quelli della corsa lanciata. Tutti questi parametri sono interdipendenti e ognuno è condizionato dal processo di regolazione del movimento centrale, da abilità moto- rie, da processi energetici e dalle caratteristiche morfologiche dell’atleta (Mann and Sprague 1980; Mero et al.1992). Luhtanen and Komi (1980) hanno diviso la fase di contatto del passo di sprint durante la corsa lanciata in una fase di frenata e una fase di propulsione. Nello specifico, il rapporto tra le 2 fasi, pur variando in base al riferimento preso per identificare l’inversione tra queste (Ciacci, 2010), risulta approssimativamente in una percentuale del 40%-60% rispettivamente, la stessa percentuale che regola anche il rapporto tra fase di contatto e di volo. Questi 2 rapporti e la durata totale del contatto sono tra i più importanti generatori di efficienza nella velocità dello sprint. Risulta importante sottolineare come il dimensionamento dei 2 rapporti suddetti è valido per la fase lanciata della corsa, mentre in accelerazione la fase di contatto risulta più lunga della fase di volo fino all’8° appoggio, come evidenziato da Coh et al (2006) nell’analisi di 1 atleta top class. In questa ricerca lo studioso analizza i parametri cinematici della partenza e dell’accelerazione che più influenzano la prestazione e cioè la lunghezza ed i tempi di contatto e volo dei primi 8 passi. Nello specifico, i dati relativi ai primi 2 passi dopo la partenza riferiscono di lunghezze pari a 103,6 cm ± 1,34 per il primo passo e 103.8 cm + 3.42 per il secondo, e, rispettivamente, di tempi di contatto di 172 ms e 142 ms e di volo di 62 ms e 86 ms. Valori simili sono stati trovati da altri ricercatori (Mero 1988; Mero and Komi 1990; Harland and Steele 1997) in un gruppo di atleti di élite. Sempre in relazione alla fase di ac- atleticastudi 3-4/2011 67 celerazione, Hunter et al (2005) sofferma l’attenzione sul centro di massa e sull’analisi dei dati angolari delle 3 articolazioni dell’arto allo stacco del piede durante la corsa lanciata dopo 25m di accelerazione (198° ± 5° per l’anca, 163° ± 5° per il ginocchio e 116° ± 6° per la caviglia); in questo studio vengono però esclusi dall’analisi i primi appoggi dopo la partenza dai blocchi. Riguardo invece alla posizione assunta sui blocchi, risulta particolarmente interessante lo studio di Shot e Knutzen (1992), in cui gli autori confrontano 4 posizioni di- 68 atleticastudi 3-4/2011 verse di partenza ed evidenziano differenze significative tra le posizioni allo start, nella lunghezza del primo passo e nella velocità orizzontale alla fine del primo passo (nello specifico una partenza allungata produce valori più grandi della partenza raggruppata). Guissard et al. (1992) hanno riportato che la velocità e la lunghezza dei primi 2 passi all’uscita dai blocchi incrementano, quando l’inclinazione del blocco frontale è ridotta (30° contro 50° e 70°). Slawinski et al. (2010b) identificano nella lunghezza del primo passo e nella posizione del piede all’impatto del primo appoggio i parametri fondamentali per l’efficienza dei primi 10m di accelerazione. Questo studio confronta i più importanti parametri cinematici e cinetici della partenza degli sprinters d’élite con quelli di minor livello, ma comunque ben allenati. I risultati indicano che gli sprinter di élite nel momento “ai vostri posti” e al “pronti” mostrano una posizione più compatta con il COM più vicina alla linea di partenza ed inoltre, sempre al “pronti”, presentano anche una maggiore estensione delle articolazioni del ginocchio (posteriore 135,5° ± 11,4° vs 117.3° ± 10.1°, anteriore 110,7° ± 9,3° vs 106,1° ± 13,7°) rispetto ai ben allenati. Le differenze tra i 2 gruppi in esame proseguono anche nei primi 2 appoggi dove si evidenziano dati maggiori nel gruppo élite sia riguardo agli spostamenti del COM sul piano orizzontale e verticale, sia per ciò che riguarda la forza sviluppata. Per ciò che concerne invece i dati angolari, quelli mostrati dagli atleti di élite sono confermati anche dallo studio condotto da Harland and Steele (1997), i quali mostrano alla posizione del “pronti” valori che vanno dai 90° ai 110° per il ginocchio anteriore, mentre i valori del ginocchio posteriore variano da 115° a 130°. Come ultima osservazione Slawinski in questo studio mette anche in risalto un dato molto importante per la valutazione della corretta partenza dai blocchi e cioè l’inclinazione del corpo rispetto al terreno al momento del- la spinta dell’arto del blocco anteriore, identificando per entrambi i gruppi di atleti un angolo di uscita di circa 34°. Anche Murphy (2003) indaga sui parametri cinematici che spiegano i motivi di un’accelerazione migliore nei soggetti di livello più elevato, rispetto a quelli con performance peggiori. Il gruppo di soggetti più veloci mostra tempi significativamente minori in tutti gli appoggi del piede (non oltre 0.20s, con differenze col gruppo più lento fino a 0.6s). Inoltre, la frequenza del passo è significativamente più alta (1,82 Hz circa), se comparata con quella dei soggetti più lenti (circa 1,67 Hz). Nell’analisi cinematica angolare, l’unico dato differente tra i 2 gruppi che assume significatività statistica è quello dell’estensione del ginocchio allo stacco del 3° appoggio, che risulta minore nel gruppo più veloce (142,3°±10,9° vs 153,7°±6,9°). Anche sul 1° passo, l’estensione del ginocchio al- la spinta sul blocco anteriore tende alla significatività, con il gruppo più veloce che, a differenza del lavoro di Slawinski et al. (2010b) registra circa il 5% in meno di estensione (147,8° ± 9,8° contro 156,1° ± 9,5°). In sostanza gli studi mostrati evidenzierebbero come la differenza di prestazione tra atleti di livello diverso siano legati soprattutto ad espressioni di forza (esplosiva e stiffness) e ad altre qualità di tipo condizionale (rapidità e velocità) piuttosto che a variazione dei parametri cinematici lineari e angolari che sembrano abbastanza standardizzati in tutti i campioni analizzati (vedi 1^ parte articolo AS, 2010,4). E’ anche vero che la quasi totalità dei lavori che mettono a confronto 2 gruppi di atleti, considera sempre livelli diversi di prestazione o tipologie diverse di superficie su cui viene compiuto il gesto (McKenna 2007), mentre raramente vengono analizzate le differenze di genere su atleti del medesimo livello. Lo scopo pertanto di questo lavoro è verificare se effettivamente anche confrontando i 2 generi in atleti top level mondiali possa presentarsi un comportamento standardizzato nell’esecuzione tecnica della partenza dai blocchi. Metodi Per la ricostruzione tridimensionale del movimento è stato utilizzato SIMI MOTION (Unterschleissheim, D.), mentre i video sono stati acquisiti con 3 telecamere con frequenza di campionamento di 50hz. Sono stati analizzati 8 atleti top class mondiali, 4 uomini (altezza 189+1.4 cm, peso 79.5+7.7 kg, record personale 9”91+0”14), e 4 atleticastudi 3-4/2011 69 donne (altezza 162,8+5.0 cm, peso 54.8+3.4 kg, record personale 10”92+0”17) che hanno disputato la finale di una tappa dei Meeting Diamond League 2010 di atletica leggera. È stata analizzata la partenza dai blocchi e i successivi due appoggi coi rispettivi stacchi di tutti i soggetti considerati. (fig. 1 e 2) Fig. 1 Risultati Analizzando i parametri temporali (tab. 2) si può affermare che globalmente non compaiano differenze significative. Vi è quindi una similitudine e una stabilità di dati evidente che può portare a supporre che le differenze presenti in questi primi appoggi siano a carico di interpretazioni tecniche personali o di espressioni di forza, osservazione che però necessiterebbe di essere confermata tramite un’analisi dinamica specifica. Per ciò che riguarda invece gli spostamenti lineari (tab. 3) si può osservare che solo la lunghezza del primo passo mostra una differenza significativa (nel maschio in media 0,07 cm più lungo). Ciò comporta nel totale una differenza tra i 2 generi che comunque non risulta significativa. Tab. 1 Tab. 2 Fig. 2 SOGGETTI Legenda: Diff. Blocchi (tempo che intercorre tra i 2 stacchi dai blocchi): Volo 1 (dallo stacco blocco ant al 1° appoggio), 1° appoggio (tempo tot. del 1° appoggio), volo 2 (dal 1° appoggio al 2° appoggio); 2° appoggio (tempo tot. del 2° appoggio); Totale (media della somma dei precedenti). Per la ricostruzione degli atleti sono stati identificati diciannove punti di repere (tab. 1). Il Centro di Massa (COM) è stato calcolato con il modello De Leva. Dei dati acquisiti sono state calcolate le correlazioni con la prestazione finale e le differenze significative tra i 2 generi con il test T di Student. 70 atleticastudi 3-4/2011 Tab. 3 SOGGETTI Anche per ciò che concerne gli spostamenti del COM (tab. 4) i dati non presentano differenze significative: alla fine del 2° passo infatti il COM degli atleti maschi ha percorso solamente 24 cm in più rispetto a quello delle donne. Tab. 4 F, SOGGETTI Legenda: Blocchi (distanza percorsa tra i 2 stacchi dai blocchi): Volo 1 (distanza percorsa dallo stacco blocco ant al 1° appoggio), 1° passo (somma dei precedenti), 1° appoggio (distanza percorsa durante il 1° appoggio), volo 2 (distanza percorsa dal 1° appoggio al 2° appoggio); 2° passo (somma dei precedenti); Totale (somma dei precedenti). Le tabella 5 e 6, invece, riportano i valori angolari di anca e ginocchio relativi alla posizione sui blocchi: i dati non mostrano differenze significative eccezion fatta per l’angolo dell’anca allo stacco dal blocco anteriore che è più aperto nelle donne rispetto agli uomini (154,90° vs 147,52°). E’ interessante notare che la donna presenta sempre una flessione più marcata rispetto all’uomo tranne allo stacco posteriore, sia prendendo in considerazione l’angolo dell’anca che quello del ginocchio (tab. 6). Tab. 5 Body SOGGETTI Tab.6 SOGGETTI M donne DS donne M maschi DS donne TEST T r prestazione-gruppi r prestazione-donne r prestazione-uomini GINOCCHIO Blocco post Blocco ant Stacco post Stacco ant 116,46 22,76 129,52 10,18 0,335 -0,28 0,88 -0,64 94,20 7,42 94,80 8,16 0,917 0,12 0,71 0,64 100,42 9,26 106,55 12,40 0,458 -0,33 0,52 -0,73 159,90 5,26 154,76 4,69 0,196 0,50 -0,23 0,31 atleticastudi 3-4/2011 71 Questo atteggiamento si riscontra anche sul 1° e successivamente sul 2° appoggio, ma con differenze via via meno evidenti. La body inclination (tab. 5) è simile in tutti i momenti, a testimonianza del fatto che appare altamente standardizzata. CORRELAZIONI Ai fini di una maggiore comprensione dei parametri analizzati, sono state valutate 2 tipi di correlazioni: quella tra le variabili e la prestazione di tutto il gruppo di atleti (r prestazione-gruppi) e quelle distinte relative ai 2 generi (.r prestazione-donne e r prestazione-uomini) CORRELAZIONI DEI 2 GRUPPI Osservando le correlazioni delle variabili esaminate rispetto alla prestazione cronometrica della gara di tutto il gruppo di velocisti analizzato, sono 3 i parametri che manifestano legami evidenti: 1. lunghezza del primo passo, (R=0,75) all’aumentare della lunghezza, la prestazione in secondi 72 atleticastudi 3-4/2011 si abbassa, pertanto migliora; 2. spostamenti totali del COM (R=0,58): il maggiore spostamento orizzontale del baricentro è legato alla migliore prestazione finale; 3. angolo dell’anca allo stacco posteriore (R= -0.64): all’aumentare dell’angolo, la prestazione migliora; ossia se l’angolo risulta più aperto, il tempo finale diminuisce. CORRELAZIONI INTERCLASSI Analizzando le correlazioni all’interno dei singoli generi e considerando i parametri temporali, si può osservare che nel tempo che intercorre tra lo stacco dai blocchi entrambi i sessi presentano una correlazione inversa con la prestazione; si noti però come solo nelle donne questo dato risulta rilevante (r=-0,70). Questa situazione si ritrova anche sul secondo tempo di volo. Passando agli spostamenti (tab 3), è interessante soffermarsi sul secondo passo e sulla lunghezza totale: in entrambi i sessi sono correlati al tempo finale, ma mentre nella donna la correlazione è negativa, nell’uomo risulta positiva. Ciò significa che la miglior prestazione nell’uomo sembra sia legata alla riduzione della lunghezza dei passi, pertanto alla ricerca di una maggiore frequenza di questi, mentre nella donna, al contrario, sembra che il miglioramento della performance sia legata alla ricerca dell’ampiezza del passo. Per quanto riguarda il baricentro (tab. 5) nelle donne è molto più chiaro che più la distanza percorsa è maggiore, più la prestazione sia buona così nel 1° passo (r=0.75), come nel secondo (r=-0.72), che nel totale (-0.84). Anche negli uomini in questo caso si evidenzia la stessa tipologia di correlazione, però, solo nel secondo passo, (r=0.90) e nel dato complessivo (0.68). Probabilmente questo dato è causato da una ricerca del “taglio” della lunghezza del primo passo, a favore di una frequenza maggiore. Riguardo ai dati angolari è interessante altresì notare come la flessione del ginocchio e dell’anca sul blocco posteriore e allo stacco da questo sia correlato fortemente alla prestazione sia negli uomini che nelle donne, ma in modo opposto; ciò a testimoniare che nelle donne è maggiormente performante una posizione più “chiusa” sia sui blocchi che in uscita da questi, mentre nell’uomo sembra sia maggiormente conveniente per l’esito finale mantenere un atteggiamento di maggiore “apertura”. Dai dati statistici elaborati in questo studio, la body inclination sembra non essere correlata alla prestazione, anche se bisogna evidenziare come sia un parametro altamente standardizzato, poiché è simile in tutti i soggetti; questa osservazione conferma il fatto che, al di là delle correlazioni, questo parametro sia un aspetto tecnico molto importante ai fini della buona distribuzione ritmica della corsa. Per questo motivo nell’alto livello non è una discriminante della miglior performance, mentre altri studi dimostrano esserlo in atleti non evoluti o di livello più basso. Discussione La partenza d’élite appare altamente standardizzata. Il comportamento di entrambi i gruppi è molto similare, ma su alcuni punti presenta dati contrastanti, che possono essere spiegati con fattori intrinseci (forza e caratteristiche antropometriche) o estrinseci (personalizzazione della tecnica). A livello generale si ha la prima correlazione con la prestazione nella lunghezza del primo passo (r= 0,75). Questo dato risulta conforme sia alla letteratura che anche alla pratica da campo, che indica in un’azione potente e ampia sul 1° passo una necessità tecnica imprescindibile. E’ interessante però notare come all’interno dei due gruppi ci siano correlazioni opposte tra il valore del secondo passo e il totale dei due passi rispetto alla prestazione. Infatti nell’uomo sembra che la performance sia legata ad una minore ampiezza del 2° passo, contrariamente che nelle donne dove è la lunghezza di questo la discriminante per un miglior risultato finale: si può pensare che l’uomo, per motivi probabilmente antropometrici, necessiti di “tagliare” i passi iniziali per favorire nei primi istanti una frequenza maggiore, pur rimanendo fermo l’intento tecnico di aprire la falcata sui primi appoggi (Mero et al. 1992, Coh 2006). Osservando gli spostamenti del COM è evidente una profonda omogeneità del gesto, infatti non si sottolineano differenze significative. Si trova correlazione tra percorso totale e prestazione, sia negli uomini come nelle donne, dato anche confortato da gli studi effettuati sulla forza di reazione al suolo di Hunter (2005) ed è in linea con i valori riportati da Slawinski (2010). Per ciò che riguarda invece gli angoli sui blocchi ed allo stacco da questi in entrambi i sessi, quello relativo al ginocchio e all’anca posteriore risulta legato alla prestazione, ma anche in questo caso in modo opposto. L’angolo al ginocchio è in media 116° circa nella donna e 129° circa nell’uomo, in accordo con le ricerche di Murphy (2003). L’angolo del ginocchio anteriore in media è praticamente identico (circa 94° per entrambi i sessi), come anche quello dell’anca anteriore (media di circa 66° per le donne e 68° per gli uomini) Nonostante quindi appaia chiaro dai dati acquisiti che la posizione sui blocchi e la partenza siano gesti fortemente standardizzati, si noti come nell’uomo sia correlato alla prestazione l’apertura del ginocchio e dell’anca corrispondenti al blocco posteriore, mentre nella donna gli stessi angoli sono correlati all’esito finale se maggiormente chiusi. Quindi, nel gruppo delle donne si può osservare la tendenza a una posizione più compatta, più flessa, probabilmente mirata a ricercare una maggiore espressione di esplosività. A livello dello stacco dal blocco anteriore, la donna presenta rispetto all’uomo sia una maggiore estensione al ginocchio (160° circa contro i 154° circa dell’uomo) che all’anca (154° circa contro i 147° circa dell’uomo, statisticamente significativa). Partendo pertanto, come visto sopra, da posizioni di maggior flessione, si evince che il ROM articolare dell’arto posizionato sul blocco anteriore sia maggiore nella donna rispetto all’uomo (88°vs79° e 65°vs60° per anca e ginocchio rispettivamente). L’estensione della donna è maggiore rispetto quella dell’uomo e, seppur di poco, anche la body inclination: probabilmente queste differenze possono legarsi a fattori antropometrici, L’apertura dell’anca allo stacco dai blocchi è correlato alla prestazione, ma dal punto di vista tecnico è importante verificare che sia colle- gata ad una corretta body inclination. Ciò significa che l’estensione dell’anca e dell’arto in toto risulta efficiente nella spinta se proietta il COM prevalentemente sull’asse orizzontale e tale elemento è garantito a fronte di un’inclinazione corretta del corpo, così come evidenziato dagli atleti analizzati: diversamente, una maggior apertura dell’anca con proiezione del COM verso l’alto, porterà a una peggiore prestazione oltre ad essere considerato uno dei più gravi errori tecnici. Alla luce di quanto visto sopra, si può quindi affermare che, probabilmente, gli uomini e le donne seguano differenti strategie per ottenere lo stesso obiettivo: considerando infatti la body inclination e lo spostamento del COM sull’asse orizzontale come elementi fondamentali per la corretta uscita dai blocchi e come descrittori di efficienza dell’accelerazione, questi parametri risultano molto simili sia negli uomini che nelle donne, ma mentre i primi ottengono lo scopo partendo da una posizione sul “pronti” più aperta e distesa e tagliando il passo sui primi appoggi, le seconde raggiungono lo stesso risultato partendo da una posizione più chiusa e compatta e con una ricerca più evidente di ampiezza del passo nei primissimi metri di corsa. A conferma di come la body inclination possa offrire indicazioni interessanti sulla correttezza tecnica del gesto, osservando i grafici 1 e 2 si può notare come, seppur mediamente gli atleti presentino una crescita progressiva di quest’angolo ed il dato non sia correlato al tempo finale, i due soggetti, un maschio e una femmina, con la peggiore performance finale evidenzino una curva di andamento dei dati atleticastudi 3-4/2011 73 anomala, con un’inclinazione maggiore nel 1° appoggio (2° punto) rispetto al secondo (3° punto), a testimonianza che il comportamento di questo parametro potrebbe rappresentare un marker di errore esecutivo. Conclusioni In conclusione si può affermare che la partenza dai blocchi ad alto livello risulta fortemente standardizzata. Le poche differenze riscontrate sembrano collegarsi a fattori an- Grafico 1 Grafico 2 74 atleticastudi 3-4/2011 tropometrici o condizionali più che ad aspetti legati alla tecnica: questo ci porta ad affermare che nella pratica da campo risulta importante soprattutto riporre l’attenzione su alcuni parametri basilari come l’apertura degli angoli articolari dell’arto posizionato sul blocco posteriore durante il pronti e al via e l’inclinazione del busto durante i primi appoggi. Nell’uomo questa inclinazione viene mantenuta cercando di tagliare i primissimi passi in uscita dai blocchi, mentre nella donna è possibile sfruttare maggiormente i range articolari di anca e ginocchio degli arti in appoggio. I limiti evidenziati dalla ricerca risiedono in parte nella strumentazione, perché le telecamere da 50 Hz non sono adatte a fornire informazioni complete su alcune variabili specifiche. Inoltre sarebbe interessante approfondire gli aspetti relativi alle GRF (Ground Reaction Forces) tramite l’utilizzo della dinamica inversa, dato che, come detto, l’utilizzo delle pedane di forza comporterebbe l’applicazione dello studio in laboratorio e non in condizioni di gara. Pertanto uno spunto di sviluppo di questo studio sarebbe quello di raccogliere i dati con telecamere a più alta frequenza (almeno 100hz) e applicare l’acquisizione ad un numero ancora maggiore di atleti. In questo modo si potrebbero valutare anche le differenze con atleti di livello inferiore, oppure studiare se i parametri valutati possono essere influenzati o meno dall’allenamento in particolare della forza. Bibliografia Bezodis IN, Kerwin DG, Salo AI. “Lowerlimb mechanics during the support phase of maximumvelocity sprint running.” Med Sci Sports Exerc;40:70715 (2008). 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" Diapo 1 Dopo il preliminare (torsione del busto verso destra) il peso del corpo è caricato prevalentemente sulla gamba destra, con piede ben fissato a terra, questo facilita l’inizio della rotazione all’esterno sull’avampiede sinistro e il pre-stiramento degli adduttori e della muscolatura dei trasversi addominali, il busto è leggermente inclinato avanti, il braccio sinistro allineato con l’asse delle spalle. Diapo 2 Veloce rotazione all’esterno di piede (pre-stiramento dei tibiali, peronei e di parte della muscolatura del polpaccio), gamba 76 atleticastudi 3-4/2011 ! " e coscia sinistra, mantenimento del fronte rivolto in direzione contraria a quella di lancio cercando la massima decontrazione della parte superiore del corpo (spalle e muscolatura alta dorsale) per favorire la stabilità e agevolare il successivo spostamento del peso del corpo sul piede sinistro. Diapo 3 Quando il piede sinistro ha ruotato di 90° seguito da ginocchio e anca, il peso del corpo si sposta gradualmente sulla gamba sinistra che fungerà da perno della rotazione antioraria, in questo momento entrambi gli adduttori sono in massima tensione, il piede destro dovrebbe spingere in avanti per far ruotare più Getto del peso: Chiara Rosa, metri 18.59 velocemente l’anca destra all’esterno e creare una maggiore velocità angolare e anticipo rispetto alla spalla destra, essendo però l’atleta “in leggero anticipo con le spalle ” l’azione non è così efficace. Diapo 4 Il peso del corpo è completamente sull’arto inferiore sinistro, sulla zona centrale dell’avampiede in modo da dare il massimo equilibrio, tutto il corpo inizia a ruotare, la coscia “richiamata” dal precedente stiramento degli adduttori gira esternamente, leggero ritardo della gamba destra con piede arretrato, continua l’allineamento del braccio sinistro all’asse delle spalle, precoce l’estensione del busto che rallenta leggermente la rotazione e provoca uno sbilanciamento verso il centro pedana. Diapo 5 L’azione della gamba destra agevola il completamento della rotazione del piede sinistro che continua a fungere da “perno attivo” e permette all’anca destra di ruotare ben esterna, resta arretrata la gamba destra con l’inizio di un’azione “ un po’ troppo calciata”, il capo leggermente flesso e lo sguardo in basso continuano a sbilanciare e rallentare leggermente l’azione. Diapo 6 Buona la rotazione del sinistro, la coscia (quadricipite), dopo aver lavorato in modo isometrico, inizia un grande lavoro eccentrico, la gamba destra con l’anca continua a ruotare all’esterno, ancora ceduta del busto in avanti causata sempre dalla flessione del capo, accelerazione angolare dell’asse delle spalle con “perdita di torsione” rispetto alle anche. Diapo 7 Notevole caricamento e lavoro eccentrico della coscia sinistra, inizio del recupero del ritardo della gamba destra che compie un passaggio esterno sufficientemente circolare, creando una velocità periferica elevata che “recupera parzialmente” il necessario anticipo dell’asse delle anche su quello delle spalle, il capo ritorna in posizione eretta. Diapo 8 Blocco della rotazione del busto, ora sufficientemente decontratto e conseguente “recupero” dell’anca e della gamba destra, il piede destro, conseguentemente al buon lavoro eccentrico della coscia sinistra, si abbassa preparando l’azione di arrivo in centro pedana, ceduta laterale della spalla sinistra Diapo 9 Completamento della rotazione dell’anca destra 180° intorno alla gamba sinistra, leggero arretramento dell’anca sinistra e flessione del busto avanti, ceduta del braccio sinistro per evitare irrigidimenti della parte superiore che non consentirebbero l’ulteriore avanzamento dell’asse delle anche. Diapo 10 Continua la rotazione del piede sinistro con estensione della gamba che dopo aver completato il ruolo di perno, si scarica a livello della coscia, continuando il caricamento del piede e della muscolatura del polpaccio, per ricercare poi sia il movimento riflesso sia un’azione attiva, passaggio “radente” della gamba destra per ricercare il centro pedana, ancora pre-stiramento degli adduttori. Diapo 11 Minimizzata la fase senza appoggi a terra, tentativo di recupero della torsione dell’asse delle spalle nel momento di “volo”, cercando la decontrazione del busto e spostando il braccio sinistro in avanti dopo che per tutto il tempo si era mantenuto in asse con le spalle, la ricerca porta però anche ad una ceduta del busto avanti e troppo in basso del braccio sinistro. Diapo 12 Arrivo del piede destro a terra in centro pedana con eccessiva rotazione a sinistra (superiore ai 90°), chiusura della coscia sinistra vicino alla destra per velocizzare ancora la rotazione delle anche rispetto alle spalle. Diapo 13 Buona “centratura” del peso del corpo, sulla gamba destra in centro pedana, continua la rotazione del piede con buon caricamento al ginocchio, ora sufficiente decontrazione del busto. Diapo 14 Centratura del peso del corpo sulla gamba destra, l’atleta inizia a cercare “l’entrata del piede-ginocchio”, leggero ritardo della rotazione dell’anca destra causato anche dalla ripresa di tensione dei muscoli bassi dorsali e dell’ileo-psoas, piede sinistro ancora troppo alto, anticipo della rotazione del capo e dello sguardo in direzione di lancio che causa ancora una volta una leggera perdita della torsione. Diapo 15 Posizione di doppio appoggio e massimo caricamento sulla gamba destra con azione continua del piede corrispondente, piede sinistro, indietro rispetto al fermapiede e ruotato sulla sinistra, notevole e anticipata accelerazione dell’asse delle spalle. Diapo 16 Azione continua del piede destro, leggero anticipo dell’asse delle spalle con ceduta della parte sinistra del corpo che non permetterà il completo stiramento dei pettorali e soprattutto il passaggio sopra la sinistra del peso del corpo e il rilascio del peso oltre la proiezione verticale del fermapiedi. Diapo 17 Buona estensione in avanti alto di entrambe le gambe con accentuazione della spinta verticale causata dalla divaricata troppo stretta, precoce l’azione della gamba sinistra che spinge verso l’alto in leggero anticipo rispetto al completamento della spinta della destra, inizio dell’estensione del braccio destro dopo la completa estensione della gamba destra. Diapo 18 Buon avanzamento dell’anca destra anche se l’azione della gamba sinistra (anticipata) non ha permesso il completo avanzamento del corpo in direzione di lancio, estensione completa del braccio lanciante, azione in fuori e leggera flessione del braccio sinistro per “controbilanciare”. Diapo 19/20 Azione di “cambio” continuando la rotazione e usando la gamba sinistra come “bilanciere”. commento di Enzo Agostini atleticastudi 3-4/2011 77 Analisi della tecnica Chiara contro Chiara (confronto cinematico) a cura di Nicola Silvaggi Si propone di seguito un confronto cinematico tra due lanci le cui prestazioni finali sono marcatamente diverse: 16,22 m il primo lancio e 18,59 m il secondo lancio figure 5 - 13. I due lanci sono stati analizzati con apposito software in due modalità diverse. ANALISI CINEMATICA SOVRAPPOSTA I due lanci presi in esame sono sta- 78 atleticastudi 3-4/2011 ti sovrapposti tra loro fino a formare un'unica figura. Nelle fasi di lancio dove i movimenti sono uguali tra loro le immagini si presentano perfettamente sovrapposte tra loro, mentre si vedono sfasature di immagini dove si presentano movimenti diversi tra un lancio e l’altro. Vengono presentate di seguito quattro fasi fondamentali del lancio. Nella figura 1, momento fondamentale della partenza, non si evi- denziano differenze sostanziali tra i due lanci. Nella figura 2, arrivo del piede destro a centro pedana, si nota solo un leggero arretramento del piede sinistro riferito al lancio di 18,59. La figura 3 mostra la fase del finale dei due lanci, in cui si evidenzia solo una leggera sfasatura tra la spalla e il piede sinistro. La figura 4, infine, mostra la fase immediatamente successiva al rilascio dell’attrezzo: qui si può notare una posizione leggermente diversa dell’attrezzo (evidenziato con l’asterisco rosso). Sostanzialmente i due lanci non presentano differenze tecniche tali da giustificare la differenza di 2,37 m, pertanto la causa o le cause che hanno determinato tale diversità di prestazione sono da ricercare in altri dati. ANALISI CINEMATICA CON DATI Nei fotogrammi a seguire si analizzano nuovamente i due lanci precedenti (16,22m e 18,59m) con l’aggiunta di dati riferiti ai tempi di esecuzione delle principali fasi del lancio. Nella figura 5 si evidenzia il momento in cui l’atleta stacca il piede destro dalla pedana ed inizia la fase di rotazione sul singolo appoggio della gamba sinistra. È stato misurato il tempo di lavoro della gamba sinistra dal momento in cui viene staccato il piede destro fino al momento dello stacco dello stesso piede sinistro, momento questo in cui inizia la fase di volo. Dai dati rilevati si evince che lo stacco del piede destro avviene nello stesso istante nei due lanci (dicitura “appoggio sx “ e tempo all’istante zero). La figura 6 mostra il momento in cui viene staccato il piede sinistro del lancio di 16,22m ed inizia la fase di volo (dicitura “volo” e tempo all’istante zero). Il tempo di spinta del piede sinistro di quest’ultimo lancio è stato di 513 millisecondi. Il piede sinistro del lancio di 18,59 m è, invece, leggermente più lungo: precisamente di 20 millisecondi (fig. 7). Anche i tempi di volo dei due lanci sono leggermente diversi tra loro. Nella figura 7 si può notare che il momento in cui inizia la fase di volo del lancio di 18,59 m (dicitura “volo” istante zero) è successivo a quello del lancio di 16,22 m di 20 millisecondi. Il tempo di volo dei due lanci è invece sostanzialmente uguale (46ms per il lancio di sinistra e di 43ms per il lancio di destra) fig. 9. Nella figura 8 si nota la fine della fase di volo del lancio di 16,22m e l’inizio dell’appoggio del piede destro. atleticastudi 3-4/2011 79 Analisi della tecnica Questa fase termina nel momento in cui viene appoggiato il piede sinistro in prossimità del fermapiedi Da qui inizia la fase finale del lancio da 16,22m, riportato in fig. 10. La durata del singolo appoggio del piede destro è sostanzialmente diversa tra i due lanci (223ms per il lancio di sinistra e 250ms per quello destro) fig. 11. Anche il finale del lancio ha un andamento diverso. Nel lancio di 16,22 m ha una durata più lunga rispetto all’altro, ma termina un attimo prima rispetto al lancio di 18,59 m (fig. 12). Il tempo della fase finale si considera dal momento dell’appoggio del piede sinistro fino al momento in cui si stacca il peso dalla mano. Esso risulta essere di 200ms per il primo lancio e di 170ms per il secondo fig. 12. Nella figura 13 si possono notare tutti i tempi delle varie fasi compreso il tempo totale dei due lanci presi dal momento in cui si stacca il piede destro in partenza fino al momento del rilascio del peso dalla mano. Dai dati illustrati non emergono differenze sostanziali tali da motivare la diversa prestazione. Concludendo, si può senza ombra di dubbio affermare che una sola analisi cinematica, anche se dettagliata, non è in grado di darci delle risposte concrete per giustificare le differenze metriche tra i due lanci. Per avere delle risposte più concrete bisognerebbe abbinare all’analisi cinematica un’analisi dinamica cioè la misurazione delle forze espresse dall’atleta durante le varie fasi analizzate. Solo espressioni di forze diverse da parte dell’atleta possono giustifi- 80 atleticastudi 3-4/2011 care differenze di prestazioni così consistenti. S 2011/3-4 metodologia allenamento Dall’attività giovanile all’alta prestazione quale allenamento? Angelo Zamperin Nelle due precedenti convention dei tecnici (Ancona 2008/2010) sono stati trattati, in riferimento al salto in alto, due argomenti molto importanti. Nel 2008 l’argomento principale è stato lo “sviluppo, maturazione e tutela del talento” con particolare attenzione al percorso didatticometodologico dello sviluppo. Nel 2010 gli argomenti trattati sono stati prevalentemente tecnici, con una particolare attenzione alla rincorsa e la preparazione dello stacco. Inoltre sono stati analizzati filmati e dati tecnici relativi alla rincorsa in comparazione ai dati estrapolati dalle finali dei G.O. di Pechino 2008. Parallelamente è stato presentato il filmato, realizzato dal settore salti, “esercizi di sviluppo della capacita’ di salto per i saltatori in alto”, con relative esercitazioni pratiche eseguite da alcuni atleti. La logica conseguenza, sul piano metodologico programmatico, di queste problematiche è affrontare, nella prospettiva di migliorare la prestazione, l’argomento dell’allenamento. Quale allenamento nel passaggio dall’attività giovanile a quella assoluta? Non esiste una contrapposizione tra l’attività giovanile e quella assoluta. La seconda è l’evoluzione delle prima e ne è fortemente influenzata, positivamente o negativamente. Questo dipende dal lavoro svolto nelle categorie giovanili e se è stato effettuato in modo corretto, rispettando i ritmi auxologici e l’evoluzione psicofisica. Non solo le “promesse” non devono allenarsi come gli “allievi”, ma già nelle categorie “juniores” si devono evidenziare e accentuare gli stimoli, legati al processo di allenamento, che affiancano e sostengono le ultime fasi dello sviluppo auxologico e fisiologico naturale. Nella convention del 2008, nelle osservazioni preliminari, presentammo uno studio che prendeva in esame primati, graduatorie e medie statistiche relative al salto in alto. Questo lavoro evidenziava e sottolineava come i primatisti nazionali e mondiali, delle categorie giovanili (allievi/e e juniores), non avevano avuto, ad eccezione di Sotomajor, un particolare incremento di prestazione nell’attività assoluta. La ricerca del “record prestigioso” di categoria fa compiere, a volte, errori metodologici gravi. Il salto in alto è senza dubbio la specialità più precoce in assoluto del programma dell’atletica leggera, ma è anche una delle più traumatiche. Dal punto di vista statistico, nella storia dell’atletica moderna, il salto in alto presenta molti giovani finalisti e un valore medio di età, corrispondente alla migliore prestazione, nella carriera di un atleta, molto basso: 24/25 anni. Questa precocità è più accentuata nelle categorie giovanili. Un’osservazione molto interessante è notare come molti “campioni” sono in grado di esprimersi ad alto livello, se non addirittura a migliorarsi, anche in età statisticamente avanzata per un atleta top. Ne sono un esempio anche alcuni atleti/e italiani: • Simeoni Sara 2,00 a 31 anni (1984) • Di Martino Antonietta 2,04 a 33 anni (2011) • Bettinelli Andrea 2,30 a 30 anni (2008) • Ciotti Giulio 2,31 a 33 anni (2009) • Ciotti Nicola 2,28 a 35 anni (2011) A parte la Simeoni (3 medaglie olimpiche) gli altri atleti sono ancora in attività. Questa situazione è osservabile anche a livello internazionale, dove sono sempre più presenti atleti ultra trentenni. La cosa interessante è che nessuno di questi 5 atleti/e è stato un grande talento giovanile, anche se hanno iniziato l’attività molto presto. Come è possibile definire il salto in alto una specialità ”precoce” alla lu- atleticastudi 3-4/2011 81 ce di queste considerazioni, se non mettendo in dubbio il concetto di talento? Inoltre, perché la loro carriera è così longeva rispetto alla media degli atleti/e, in termini di progressione di risultati? Nella relazione del 2008 si evidenziava che : 1. l’età media a cui corrisponde la miglior prestazione della carriera nel salto in alto è inferiore rispetto alle altre specialità tecniche 2. i record delle categorie giovanili, nel salto in alto, sono percentualmente più prossimi a quelli della categoria assoluta rispetto alle altre specialità 3. i primatisti giovanili troppo spesso non evolvono nella categoria assoluta 4. gli atleti/e che realizzano grandi prestazioni, nella maggior parte dei casi non sono talenti precoci ma riescono a progredire con maggior continuità. A questo punto quattro interrogativi risultano impellenti e fondamentali: 1. cos’è dunque il “talento”? 2. come si esprime e come si misura? 3. quanto e come incide l’allenamento per poter sviluppare al meglio il “talento”? 4. che correlazione c’è tra “predisposizione talentuosa” e rischi traumatici e come è possibile ridurne l’incidenza statistica? Nel dare una risposta a questi quesiti si è evidenziato che: il “miglior talento” non è chi realizza un’ottima prestazione in età precoce, ma chi evidenzia e sviluppa le qualità in modo equilibrato e ordinato, in modo da garantire uno sviluppo continuo e prolungato, con risultati sicuramente migliori in età atleticamente matura. E’ quin- 82 atleticastudi 3-4/2011 di compito del tecnico scoprire ed evidenziare le qualità dell’atleta e predisporre un piano, metodologicamente efficace, per esaltarne le doti al fine di raggiungere prestazioni elevate. 1. La valutazione dell’espressione del talento non è cosa facile prescindendo dal risultato agonistico. Spesso i valori dei comuni test condizionali non sono correlati ai valori della prestazione, in particolare nelle fasce tipica- mente giovanili. Non è corretto confrontare i dati dei test dei vari atleti, ma è più corretto valutare il loro andamento nel medio e lungo termine. Spesso si evidenziano elementi tecnici che sfuggono ad una valutazione parametrica, ma che sono molto significativi agli effetti di una evoluzione positiva del talento espresso. Gli atleti/e che evidenziano progressivamente lunghe carriere e che esprimono livelli di prestazione elevata, hanno evidentemente sfruttato condizioni favorevoli e solide basi per sviluppare le loro qualità. Mentre i “precoci”, che non hanno sviluppato il loro talento in tempi medio lunghi, hanno evidenziato carenze del loro allenamento sul piano programmatico-metodologico e spesso subito traumi, fortemente condizionanti, causati da errori di impostazione tecnica. 2. Sembra evidente che la differenza, più qualitativa che quantitativa, è proprio sul piano della organizzazione dell’allenamento. Si osserva spesso che un atleta precoce e il suo tecnico istintivamente sono portati a sottovalutare l’importanza e gli effetti positivi dell’allenamento, in quanto già molto gratificati dai risultati sin qui raggiunti. L’attenzione, la disponibilità e la partecipazione degli atleti sono sicuramente influenzate dall’esito dei sacrifici profusi nell’allenamento, esito che, se positivo, si traduce in un miglioramento della prestazione. Ovviamente tutto questo non può prescindere da un’organizzazione dell’allenamento metodologicamente corretta e basata su presupposti che devono valorizzare le qualità evidenziate. Parallelamente si devono sviluppare le basi e creare le premesse per garantire innanzitutto un’attività scarsamente traumatica. 3. Le problematiche relative ad una ipotetica correlazione tra prestazioni elevate in età precoce e predisposizione ad eventi traumatici sono sempre state oggetto di studi e discussioni. Analizzando in termini biomeccanici l’origine della prestazione, è evidente che ad un risultato di elevato livello corrisponde un valore di potenza reattiva espressa altrettanto elevata. Queste potenze elevate, espresse e sopportate da una struttura giovane,in fase di sviluppo e maturazione, sono ovviamente un rischio per la struttura, se mal gestite. Non è solo una questione di tecnica di salto, di movimenti precisi e selezionati, ma anche e soprattutto di una politica di consolidamento strutturale. Questa attività è finalizzata a proteggere e garantire un’attività atletica di lungo termine, con le premesse per uno sviluppo prestativo continuo e razionale. Come si è arrivati a questo tipo di ipotesi? E’ indubbio che il Flop, nella sua evoluzione e per le sue caratteristiche, ha permesso ai giovani e alle atlete di affrancarsi, in parte, dalla necessità di dotarsi di elevati livelli di forza massimale. Per realizzare elevate prestazioni è stato necessario aumentare la velocità della rincorsa con un corrispondente aumento di energia cinetica da utilizzare nello stacco come elemento sovrastirante e scatenante l’effetto riflesso. Questo fattore, collegato a inclinazioni del corpo e posizioni del piede di stacco che spesso inducono un eccesso di pronazione, crea una situazione fortemente critica e rischiosa allo stacco per soggetti carenti di solida stiffness strutturale. Il Flop è uno stile di salto che ben si addice allo spirito e alle caratteristiche dei giovani, è relativamente facile, divertente e stimola la fantasia del volo. Nella sua relativa semplicità induce facilmente ad eccedere nella velocità di rincorsa, nella convin- zione di poter così “salire più in alto”. Tutto questo porta ad espressioni tecniche poco curate e controllate, che nel tempo, consolidandosi, strutturano delle pregiudiziali che limitano fortemente il percorso di sviluppo tecnico e prestativo. La ricerca del risultato sensazionale comporta una serie di rischi e a pagare di più, spesso, sono proprio i cosiddetti “talenti”. Conclusioni e prospettive. Il concetto di talento è istintivo e facilmente associabile alla prestazione. Sarebbe invece auspicabile e molto più corretto e funzionale, associarlo ad una prospettiva di prestazione, considerando oltre che le qualità fisiche e strutturali, le abilità e le qualità psicologiche fondamentali in un percorso di medio e lungo termine. Le probabilità di maturazione e salvaguardia delle caratteristiche emerse o latenti di un talento, sono fortemente condizionate dal percorso educativo-metodologico del piano organizzativo dell’allenamento, possibilmente pluriennale. Le tappe intermedie e i vari obiettivi del percorso devono garantire sempre la continuazione del progetto. Condizione inderogabile è la salvaguardia dell’integrità strutturale della catena dinamica e l’acquisizione continua di abilità legate al progetto tecnico globale. Per realizzare questo progetto è necessario strutturare un piano programmatico di attività ed esercitazioni che prevedano prioritariamente le seguenti fasi: a) sviluppo del consolidamento strutturale b) acquisizione degli elementi fondamentali e sviluppo della capacità di salto atleticastudi 3-4/2011 83 c) apprendimento e sviluppo tecnico degli esercizi di potenziamento: a carico naturale e con sovraccarichi d) basi ed elementi della tecnica di salto Flop e) lavoro e ricerca di una fine ed efficace impostazione della tecnica di salto Flop In sintesi, il percorso metodologico da realizzarsi, attraverso l’allenamento, deve avere come obiettivi: • sviluppo tecnico • consolidamento strutturale e sviluppo capacità di salto • temperamento e maturità psicologica • miglioramento e incremento della capacità di carico (allenabilità) La capacità di carico in generale: • è una capacità dell’organismo (fisica, psichica) e in particolare dei diversi tessuti e sistemi • è posta in relazione al carico sportivo • è caratterizzata dalla tolleranza dei tessuti e dei sistemi biologici rispetto al carico motorio e alle richieste in termini di prestazione. Ciò significa che l’organismo, dopo essere stato sottoposto al carico, recupera e si ripristina G. Frohner (Atletica Studi 4/2010) E’ evidente come questa capacità sia difficilmente parametrabile, essendo costituita da un insieme di valori non sommabili tra loro, ma è di fondamentale importanza per lo sviluppo e l’incremento di tutte le altre. Questa capacità che si esprime compiutamente e si esalta nell’allenamento di alto livello, deve essere attivata e costruita, attraverso opportuni dosaggi, fin dalle cate- 84 atleticastudi 3-4/2011 gorie giovanili, in quanto di fondamentale importanza per sostenere l’impegno psico-fisico di un allenamento sistematico. Il talento, con l’affievolirsi delle spinte biologiche naturali di accrescimento, deve utilizzare essenzialmente stimoli dell’allenamento per continuare a migliorare e incrementare le sue capacità. In questa fase diventa determinante la capacità di carico acquisita, sia dal punto di vista fisico che psichico. L’allenamento è innanzi tutto un sistema educativo che si basa sul rapporto atleta-allenatore e deve trovare stimoli da un ottimale rapporto di fiducia e stima. L’obiettivo finale dell’allenamento è la prestazione in gara e tutti gli effetti indotti. Fig 1- da Frohner 1993 La prestazione è l’interazione di tre componenti fondamentali: 1. capacità tecnica 2. capacità condizionale 3. temperamento e qualità psicologiche Capacità che vengono costruite in un rapporto interattivo utilizzando la capacità di carico (allenabilità). Questo processo di costruzione delle capacità motorie e psichiche viene comunemente definito come “allenamento”. Il principio base della stesura del programma di allenamento è l’adattamento come reazione allo stimolo: noi “siamo”, in “reazione” a quello che “facciamo” L’equilibrio naturale omeostatico viene spostato, sotto la spinta sti- Fig 2 molo/adattamento, verso l’alto, cercando nuovi equilibri fisiologici di livello tale da permettere un incremento della prestazione. Il passaggio dall’addestramento, delle categorie giovanili, all’allenamento delle categorie assolute, deve avvenire con gradualità ed ha la fase critica nella categoria juniores. Quale allenamento? Nella letteratura sono numerose le definizioni di allenamento. In Italia, la più conosciuta e completa, è quella descritta dal Prof. Vittori che, in sintesi, definiva l’allenamento: un processo psicologico educativo complesso, costituito dall’organizzazione delle attività fisiche, con l’obiettivo di stimolare, utilizzando le esercitazioni, i processi biochi- mici di supercompensazione e adattamento, al fine di migliorare la prestazione in gara. L’obiettivo dell’allenamento è dunque migliorare la prestazione in gara, attraverso l’incremento e l’affinamento delle varie componenti. Pertanto, quella che viene comunemente definita tecnica di salto, diventa strettamente collegata all’evoluzione delle capacità condizionali. Nell’interpretazione moderna dell’allenamento non c’è contrapposizione tra l’elemento tecnico e quello condizionale: ogni esercitazione è costituita da tutte e due le componenti che interagiscono. Inoltre, tutte le espressioni motorie che gli atleti evidenziano e che, con diverse sfumature, sono classificate come: velocità, forza, potenza, resistenza, rapidità, estensibilità, mobilità ecc. sono espressione di un’unica entità psicofisica: l’ATLETA Lo stesso apparato psico-motore, modulando i parametri espressivi, sviluppa tutte queste attività. Quindi l’allenamento, nelle sue fasi e componenti, deve agire e coinvolgere tutta la biotipicità dell’atleta. Concetti strutturali dell’allenamento di un saltatore in alto (esperienze di settore) atleticastudi 3-4/2011 85 GIORNI DELLA 1° SETTIMANA 1 2 4 5 6 ...... X X ...... X X ...... X ...... X X ...... X ...... X X ...... X ...... X ...... X X ...... X ...... X X ...... X ...... X ...... X X ...... X X ...... X ...... ...... X A X ...... X ...... X B X ...... X X ...... X C X ...... X D X ...... X E F X ...... X X ...... X ...... X ...... X 3 X ...... ...... Principi fondamentali: • adattamento come reazione allo stimolo • esercitazioni con stimoli efficaci • continuità degli stimoli e ottimizzazione della supercompensazione • variabilità dei mezzi e delle esercitazioni • progressività dei carichi • modulazione del rapporto tra volume e intensità • ottimizzazione della densità 86 SETT. SUCC. atleticastudi 3-4/2011 • • • 7 1 2 X ...... ...... X ...... X X ...... X X ...... ...... X ...... X X ...... X ...... X ...... X ...... X ...... X ...... X ...... X X ...... X ...... ...... X ...... X X ...... X ...... individualizzazione dell’allenamento valorizzazione della gara giusto rapporto tra allenamento e gara Questi principi, a volte complessi ma fondamentali, costituiscono la teoria della pianificazione, periodizzazione e programmazione dell’allenamento. Oggetto di questo studio è la programmazione dell’allenamento di un saltatore in alto, cioè la stesura di un programma di allenamento, X ...... X X ...... X ...... ...... X secondo le nostre esperienze di settore. Per prima cosa dobbiamo individuare gli obiettivi, fissare i tempi, i cicli e le unità di allenamento in relazione agli obiettivi stessi. E’ necessario tenere conto anche della disponibilità degli atleti e della situazione logistica delle strutture e delle attrezzature. La programmazione del settore, in questi anni, si è regolata secondo queste linee: periodo n° sedute INTRODUTTIVO 6–8 FONDAMENTALE 1 GENERALE 8 – 10 FONDAMENTALE 2 INTENSIVO 10 – 8 SPECIALE 1 8–6 SPECIALE 2 PREAGONISTICO 6–5 AGONISTICO 5–3 È interessante osservare come alcuni tecnici, nella loro esperienza, hanno impostato le sedute di allenamento durante la settimana e come le combinazioni possono variare. Esempio di periodo fondamentale 1 generale (2008 – 2011) 8 – 10 all./sett. Le differenze di strutturazione del microciclo settimanale non sono casuali. Rispettano le scelte metodologiche funzionali al posizionamento delle varie esercitazioni, in relazione agli obiettivi, caratteristiche dell’atleta e situazioni logistiche. Perché le doppie sedute giornaliere? Ricordando che il principio base del programma di allenamento è l’”adattamento come reazione allo stimolo”: • reiterando gli stimoli più volte, nel microciclo settimanale, rinforziamo questo principio fisiologico • con più sedute settimanali possiamo utilizzare più mezzi e ripeterli più volte • la doppia seduta giornaliera, con un recupero di almeno quattro ore, ci permette di avere un periodo più lungo di tempo per applicare gli stimoli e potere avere, se necessario, una intensità o un volume maggiore con una densità ottimale • questo è possibile se l’atleta ha una capacità di carico (costruita negli anni precedenti) funzionale e compatibile • la doppia seduta giornaliera consente di utilizzare più mezzi di allenamento in forma di contrasto e/o complementare salvaguardando la qualità degli elementi tecnici Struttura della seduta di allenamento I parametri dell’unità di allenamento sono: 1. durata temporale 2. caratteristiche del carico: rapporto volume/intensità 3. densità 4. tipologia e qualità dei mezzi 1) durata della seduta: varia in funzione dei mezzi, degli obiettivi, del periodo e se siamo in regime di singola o doppia seduta giornaliera. Mediamente il tempo varia tra i 120 e i 180 minuti. Percentualmente: • 25% dedicato al cosiddetto “riscaldamento” • 50% dedicato ai compiti dell’attività principale • 25% dedicato ad esercizi complementari di contrasto o compenso La cura dell’elemento tecnico è sempre presente in tutte le fasi e i collegamenti tra le diverse esercitazioni devono sempre es- sere chiari ed evidenti e l’atleta deve essere educato ed informato a questa metodologia del controllo e del feedback motorio. I trasfert neuromotori avvengono sia a breve che a medio termine e sono fondamentali sia quelli tecnici che quelli condizionali. 2) La caratteristica del carico (gli esercizi), nel rapporto volume/intensità, la densità e la capacità di carico dell’atleta definiscono la tipologia dello stimolo e la sua efficacia. Il riscaldamento Il riscaldamento acquista una sua particolare importanza nel processo tecnico- educativo. E’ necessario evitare la banalizzazione e la standardizzazione monotona e ripetitiva di questa fase introduttiva della seduta di allenamento. E’ necessario ripudiare la prassi, purtroppo spesso consolidata, del binomio (molto comodo) “corsa e stretching”. E’ fondamentale organizzare modelli di riscaldamento che siano dei contenitori di esercitazioni varie e attività stimolanti, correlate con le esercitazioni principali della seduta e del periodo. FUNZIONI DEL RISCALDAMENTO: • Preparare organicamente l’atleta: temperatura, viscosità, circolazione, pressione sanguigna, ossigenazione ecc. • Migliorare la coordinazione generale, feedback motorio, sensibilità propriocettiva generale e locale • Introdurre elementi tecnici semplici per attivare le capacità di collegamento e transfert motorio • Possibilità di introdurre ele- atleticastudi 3-4/2011 87 Esempi di riscaldamento in funzione della parte principale della seduta: COMPITO PRINCIPALE FORZA MAX DINAMICA TECNICA DI SALTO CAPACITA’ DI SALTO (balzi, andature, pliometria) CORSA GENERALE E/O SPECIFICA menti di sviluppo di potenziamento generale • Sviluppo della flessibilità generale e specifica (estensibilità muscolare + articolarità) • Sviluppo posturale, stabilità e stiffness generale • Costruzione di catene dinamiche con esercizi vari: corsa, salti, marcia, andature, lanci ecc. 88 atleticastudi 3-4/2011 RISCALDAMENTO • Corsa lenta alternata ad esercizi di estensibilità muscolare • Flessibilità generale • Esercizi con palle mediche + lanci • Esercizi di potenziamento generale con piccoli attrezzi o bilanciere, es: 3 esercizi per 2/3 serie, collegati agli esercizi di F. Max. Din. • Corsa lenta variando la forma e l’appoggio del piede • Variazioni, alternando corsa e andature • Esercizi di flessibilità generale e specifica + slanci • Andature tecniche, generali e specifiche, di corsa • Elementi di acrobatica generale e specifica • Corsa lenta variando l’intensità e l’appoggio • Esercizi estensibilità e mobilità tibiotarsica • Esercizi di flessibilità generale e localizzata • Variazioni e combinazioni di corsa e andature • Esercizi di agilità con ostacoli e/o andature tecniche per i balzi • Corsa lenta a varie intensità • Esercizi estensibilità generale • Andature di corsa + progressivi • Esercizi di rapidità con “over” (5- 30cm) e/o esercizi di agilità con ostacoli Le esercitazioni attivate devono prioritariamente essere collegate all’attività principale della seduta e pertanto necessitano della presenza del tecnico che deve avere un ruolo di: • guida • controllo • verifica • correzione Dei mezzi e delle esercitazioni utilizzate. esercizi con plinti altri tipi di esercizi e attrezzi utili ai fini del riscaldamento Fondamentale è il principio della correlazione tecnico/dinamica con la parte principale della seduta di allenamento. E’ ovvio che in queste condizioni è obbligatoria la presenza del tecnico altrimenti corsa e stretching ESERCITAZIONI ED OBIETTIVI DEL RI - Fig. 3 SCALDAMENTO • Condizionamento organico • Flessibilità generale • Flessibilità specifica della colonna • Mobilità e controllo del bacino • Agilità e destrezza • Capacità di decontrazione • Equilibrio • Postura ed esercitazioni per la stiffness del sistema • Propriocettività dei piedi • Mobilità e controllo del bacino • Esercitazioni analitiche della corsa • Esercitazioni analitiche per i salti • Esercizi introduttivi alle esercitazioni di forza/potenza Le esercitazioni nelle sedute di allenamento Le sedute vengono organizzate in modo sistematico, utilizzando le esercitazioni come stimolo per raggiungere un adattamento funzionale al miglioramento della prestazione. atleticastudi 3-4/2011 89 Questo processo per realizzarsi ha bisogno di continuità nel tempo e di reiterazione degli stimoli, regolando l’alternanza dei carichi e la densità. La prestazione è il risultato della combinazione delle qualità tecniche e condizionali coordinata dalle qualità psicologiche e temperamentali, in gara come nell’allenamento. Nell’allenamento ha un’importanza fondamentale la capacità di carico e l’aspetto motiva- zionale. Pertanto, per organizzare secondo criteri metodologici, sistematici e funzionali tutto l’allenamento, è necessario, per comodità strutturale, usare gruppi di esercitazioni, tra loro omogenee e correlate, che qualificano e quantificano lo stimolo. Pertanto avremo un prospetto del rapporto della prestazione coi mezzi dell’allenamento del tipo: Questo schema va integrato con la piramide dello sviluppo della po- PRESTAZIONE Capacità di salto Forza esplosiva Forza max dinamica Forza generale Stiffness strutturale Muscolazione localizzata Fig.4 90 atleticastudi 3-4/2011 tenza reattiva che caratterizza la prestazione. Queste classificazioni sono riferite, per comodità d’uso e interpretazione, alle diverse forme di espressione dinamica che l’atleta può esprimere usando un unico “sistema”. Questo sistema è costituito dal suo complesso apparato neuromotorio che nell’attività non modifica la sua costituzione biologica ma solo la qualità funzionale biochimica. • distribuzione del carico in modo omogeneo e funzionale • alternare lavoro e pause per il ripristino e il recupero • la sequenza e la frequenza dei vari stimoli devono essere funzionali ai principi biologici dell’adattamento • la distribuzione e l’alternanza delle diverse esercitazioni devono essere correlate agli Organizzazione e stesura del microciclo settimanale L’accorpamento dei vari mezzi ed esercitazioni in gruppi omogenei facilita l’organizzazione dei cicli settimanali dei periodi di lavoro. Il microciclo settimanale deve soddisfare le seguenti esigenze: obiettivi del periodo • l’alternanza dei gruppi di esercizi deve stimolare, per somma, contrasto e adattamento, la risposta dell’organismo • i mezzi, che caratterizzano una categoria di esercitazioni, devono essere correlati funzionalmente tra loro, in modo da potere essere identificati come un unico stimolo Esempio n° 1 FONDAMENTALE 1 GENERALE (NOVEMBRE) 1 f.max.din + compenso. ---------½ cap.salto + corsa 2 ---------tecnica + corsa 3 ---------cap. salto + corsa + musc. loc. 4 f.max. din + compenso. ---------corsa + acrobatica 5 ---------tecnica + corsa 6 7 cap. salto + corsa + musc. loc. ---------- riposo + fisioterapia 6 7 FONDAMENTALE 2 INTENSIVO (DICEMBRE) 1 ---------tecnica + corsa 2 f.max.din + compenso. ---------½ cap.salto + corsa 3 ---------cap.salto + corsa + musc.loc 4 ---------tecnica + corsa 5 f.max.din + compenso. ---------- cap. salto + corsa + posture ---------- riposo + fisioterapia atleticastudi 3-4/2011 91 DISTRIBUZIONE DEI MEZZI NEL MICROCICLO SETTIMANALE A prescindere dall’organizzazione dei periodi e dei mesocicli, l’unità più identificativa del programma di allenamento, è il microciclo settimanale. Si possono organizzare anche microcicli di 3/10 giorni ma sono più difficili da gestire. L’organizzazione del microciclo nella settimana di 7 giorni ci permette di tener conto delle attività relazionali dell’atleta e delle strutture logistiche. Affinché il processo stimolo – adattamento sia il più efficace possibile è necessario che gli stimoli, caratterizzati degli esercizi e dalle loro combinazioni, si ripetano più volte nell’arco della settimana e a volte della giornata. La distribuzione dei gruppi omogenei di esercizi e il rapporto tra loro è in funzione del periodo e degli obiettivi del periodo stesso. Vediamo due esempi, nei periodi di preparazione fondamentale 1 e 2, dove si possono avere delle differenti distribuzioni in quanto gli obiettivi dei mesocicli sono diversi. Esempio n° 2 FONDAMENTALE 1 GENERALE (NOVEMBRE) 1 2 f.max.din + compenso. ---------½ cap.salto + corsa ---------tecnica + corsa + musc.loc 3 f.max. din + compenso. ---------½ cap salto + corsa 4 riposo attivo 5 ---------tecnica + corsa + musc.loc 6 f.max. din + compenso. ---------cap salto + corsa 7 riposo + fisioterapia FONDAMENTALE 2 INTENSIVO (DICEMBRE) 1 2 f.max.din + compenso. ---------tecnica + corsa 92 ---------cap salto + corsa + musc.loc atleticastudi 3-4/2011 3 f.max. din + compenso. ---------½ cap salto + corsa 4 riposo attivo 5 ---------tecnica + corsa + posture 6 f.max. din + compenso. ---------cap salto + corsa 7 riposo + fisioterapia Forza max dinamica Capacità di salto Tecnica Corsa Esempio 1 2 3/4 2 6 Nei due esempi si evidenziano alcune caratteristiche e differenze in relazione agli obiettivi: • Nel fondamentale 1 si privilegia il lavoro di forza massima dinamica e di forza esplosiva • Nel fondamentale 2 si privilegia il lavoro di capacità di salto e di tecnica di salto • La corsa è sempre presente, in tutte le sedute, nelle sue varie espressioni • Nel microciclo settimanale abbiamo una frequenza da 2 a 4 volte dei mezzi più importanti E’ evidente che le esercitazioni di capacità di salto, avendo lo stesso principio neuromuscolare, si sommano come stimolo alla tecnica di salto e pertanto il carico deve essere modulato a seconda delle necessità e delle caratteristiche della seduta. VOLUME DEL CARICO DELLE ESERCITAZIONI Non è facile quantificare generalizzando il concetto, il numero degli stimoli deve variare in relazione al tipo di esercitazione, gli esercizi non sono tutti uguali come dispendio energetico neuromuscolare. Nell’esperienza di settore ci siamo regolati approssimativamente secondo queste indicazioni nell’ambito di una seduta: forza max dinamica 80/100 stimoli (esclusi gli esercizi per i piedi) Esempio 2 3 3 2 5 capacità di salto 80/150 balzi / salti salti tecnici 20/40 corsa 500/1200 metri Esempio di organizzazione di sedute di allenamento FORZA MAX DINAMICA a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, andature, esercizi di flessibilità b) introduzione con esercizi di forza generale e muscolazione localizzata: palle mediche, lanci, 3 esercizi x 2/3 serie, con riferimento agli esercizi principali della seduta c) parte principale: • 1 esercizio di forza esplosiva: girata o strappo o combinazione 4 / 6 serie x 1 / 5 ripetizioni • 2 esercizi per estensori gambe o simili: varie tipologie di ½ squat, step, jump. 4 / 8 serie x 5 / 8 ripetizioni per esercizio • 1 esercizio per i piedi: 3 / 5 serie x 10 / 20 ripetizioni Tra i vari esercizi vengono eseguiti balzi, cadute, progressivi, andature in forma compensativa d) compenso: esercizi in corsa, andature, esercizi di elasticità, balzi ecc. Le sedute di forza max dinamica hanno come obiettivo lo sviluppo della forza massima ed esplosiva, in modo dinamico Nella seduta si alternano esercizi con diversi indici di resistenza, diversa velocità e angolo di lavoro. La velocità di esecuzione è la massima consentita dal carico esterno e quindi è massimo il carico interno. Tra gli esercizi con sovraccarico vengono eseguiti esercizi a carico naturale per stimolare il sistema neuromuscolare a velocità più elevate, utilizzando il metodo a contrasto. Al termine della seduta gli esercizi di compenso hanno il compito di riportare tutto il sistema ad un regime di lavoro naturalmente dinamico, attivando il sistema elastico – reattivo presente negli esercizi di corsa e nei salti (ricordarsi di essere saltatori). Gli esercizi usati con carico aggiuntivo sono modulati, oltre che nella velocità di esecuzione e nella cinematica anche nell’angolo di lavoro. L’angolo, nell’ambito della periodizzazione, deve avvicinarsi progressivamente a quello del salto di riferimento. CAPACITÀ DI SALTO a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, flessibilità, esercizi tibiotarsica b) riscaldamento specifico (a scelta) • andature e /o esercizi tecnici per i balzi • esercizi con funicella • elasticità con “over” o altri attrezzi c) parte principale: 3 / 5 esercizi di tipologie diverse • salti in sequenza con 2 / 3 / 4 passi e con 4 / 5 hs • balzi multipli estensivi, alternati e successivi • balzi a piedi pari in avanzamento con hs da 20 a 107 cm atleticastudi 3-4/2011 93 cede la seduta, e le esercitazioni di corsa, di compenso e/o di contrasto, successive, diventano un unico sistema con l’esercitazione principale, ai fini di ottimizzare lo stimolo. TECNICA DI SALTO a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, flessibilità, andature b) flessibilità specifica e /o acrobatica c) svincoli a piedi pari da fermi e con alcuni passi d) eventuali tecniche di salto semplice: frontale, forbice, doppia forbice e) salto flop con 4/10 passi f) esercizi di corsa come compenso e/o decontrazione • balzi a piedi pari verticali con hs da 50 a 120 cm • pliometria generale e specifica • esercizi anche con sovraccarico (cinture, giubbetti ecc) d) esercitazione tecnica di corsa: in curva, rettilinea, mista, ritmica, con hs Il prof. Kreer, in un incontro del 2006, stigmatizzava che nella realtà si evidenziano diverse capacità di salto: • capacità di salto verticale (antigravitazionale) • capacità di salto orizzontale (mantenimento della velocità) • capacità di salto pliometria (caduta e rimbalzo) • capacità di salto di forza 94 atleticastudi 3-4/2011 (con sovraccarico) Le sedute che hanno come obiettivo lo sviluppo della capacità di salto, sono organizzate in modo che nell’arco del microciclo settimanale siano presenti, possibilmente, tutte le forme di salto, con diversa percentuale in relazione al mesociclo di lavoro. All’inizio, nei primi cicli preparatori, saranno prevalenti gli esercizi tipicamente esplosivi, in forma estensiva e quelli a piedi pari nelle varie tipologie. Nei periodi successivi, verso l’attività agonistica, saranno prevalenti gli esercizi tipicamente reattivi, a velocità maggiore, con tempo di contatto inferiore e più specifici in relazione al gesto tecnico di riferimento. Il riscaldamento specifico che pre- Gli obiettivi della seduta tecnica sono numerosi: • strutturare e automatizzare nel modo più efficace i movimenti tecnici • trasferire nel salto gli incrementi di potenza reattiva derivati dal lavoro di sviluppo della capacità di salto e di forza max dinamica • innalzare le soglie inibitrici fisiologiche e psicologiche utilizzando misure crescenti • sviluppare una capacità di resistenza al salto • pianificare strategie di gara utilizzando varie progressioni e pause • produrre stimoli molto forti e grande correlazione con il gesto gara per l’incremento della potenza reattiva • acquisire stabilità tecnica e autostima in funzione della gestione della gara • abituarsi ad affrontare, in allenamento, misure crescenti vicine al proprio record MUSCOLAZIONE GENERALE LOCALIZZATA Esercizi in forma globale e/o analitica eseguiti in circuito a stazioni: 6/10 esercizi per 3/4 serie per 8/12 ripetizioni in funzione delle esigenze e necessità. PROCESSO DI SVILUPPO DELLA FORZA/ POTENZA E’ più corretto usare il termine potenza, essendo il gesto di riferimento un movimento molto dinamico di tipo esplosivo-riflesso, inoltre il termine forza è un concetto molto generico che necessita sempre delle precisazioni in merito al contesto dell’applicazione. Lo sviluppo della forza reattiva/potenza è l’anello cardine di tutto il processo di allenamento, quello che attraverso lo sviluppo della capacità di salto, nei suoi vari aspetti, ci permette di incrementare la prestazione gara. E’ indubbiamente la fase più complessa, più discussa e controversa. In passato si strutturavano, nei periodi, allenamenti che presentavano sedute estenuanti di forza max (carichi pesanti), altre di velocità, al- tre ancora di tecnica e balzi. Questo metodo, non necessariamente a blocchi, aveva pochi collegamenti tra le esercitazioni e le varie sedute, impoveriva l’allenamento e ne limitava lo sviluppo. Si evidenziavano scarsi collegamenti e trasferimenti di abilità e capacità. E’, quindi, necessario arricchire il percorso dello sviluppo con mezzi ed esercizi più specifici e più correlati con la prestazione. I carichi devono essere modulati nel volume e nelle intensità durante gli allenamenti. Le sedute di “forza” non devono essere standardizzate e monotone, ma avere un mix di forza max, esplosiva, elastico-reattiva + compenso/stimolo finale con corsa, andature, esercizi di salto. Non è il “muscolo” che deve essere stimolato nel suo metabolismo, ma tutto il sistema neuro-muscolo-osteo-articolare. Gli obiettivi del lavoro per l’incremento della forza reattiva/potenza sono funzionali all’incremento della prestazione: a) incremento della potenza reattiva • miglioramento del reclutamento e della coordinazione neuromuscolare • valorizzazione dell’utilizzo dell’energia elastica • potenziamento del sistema del riflesso miotattico • aumento della forza max b) riduzione dell’assorbimento e della dispersione energetica • incremento della stiffness strutturale c) innalzamento della soglia inibitoria • adattamento dei sistemi di protezione muscolo-tendinei E’ evidente ed è assolutamente necessario che il lavoro di forza massima dinamica sia strettamente interconnesso con quello della capacità di salto e dello sviluppo della velocità di corsa/rincorsa. D’altronde non bisogna mai dimenticare che l’atleta è un’unica entità psico-fisica che può meccanicamente e fisiologicamente esprimersi in “modi” differenti. atleticastudi 3-4/2011 95 S 2011/3-4 metodologia allenamento Interdisciplinarietà del mezzofondista: pianificazione cross, pista, strada e montagna. Silvano Danzi Settore tecnico mezzofondo e fondo La corsa in montagna e il mezzofondo, sono figli dello stesso gesto naturale e quindi inevitabilmente esistono dei punti di contatto e dei passaggi metodologici importanti in comune, elementi di forza nei contenuti 96 atleticastudi 3-4/2011 e nelle rispettive esperienze che possono essere di aiuto in qualsiasi ambito, anche a fronte di notevoli differenze tecniche. 1. Dal punto di vista del mezzofondo. Abbiamo sempre sostenuto che i passaggi fondamentali di crescita per un giovane mezzofondista devono essere i cross e la pista. I cross sono esperienze in cui le qualità organiche, tecniche e muscolari sono stimolate al massimo e sono “palestre di fatica” indispensabili per la mentalità dell’atleta. In pista quello che è fondamentale è “la multilateralità specifica” dei nostri ragazzi: la capacità di correre tutte le distanze del mezzofondo con e senza ostacoli. Deve essere un’impostazione con forti implicazioni tecniche, metodologiche ed agonistiche con conseguenti contenuti nell’allenamento e nella scelte delle gare. Quest’approccio non esclude la corsa in montagna e non contraddice l’oggetto dell’articolo, ma anzi, ne è fondamento: la corsa in montagna è un valore aggiunto alla crescita di un giovane corridore!! Così come l’attività in pista, con tutte le esercitazioni correlate, possono esser di aiuto all’altro settore. L’attività della così impostata permetterà ai nostri atleti di avere ancora successivi margini di miglioramento anche dopo i 20 anni; è questo vale per qualsiasi tipo di corridore. montagna rappresenta un’ottima esperienza nella direzione della multilateralità e si avvicina tantissimo alla corsa campestre. Questo legame è testimoniato da alcuni recenti risultati ottenuti dall’Italia nel cross in cui l’apporto degli atleti provenienti dalla corsa in montagna è stato decisivo. Se è vero che nella formazione dei giovani non bisogna avere paura dei volumi di corsa, che devono essere arricchiti di varietà e di molte esperienze, sostenuti dai giusti livelli di forza e che non dobbiamo far perdere la gioia e il piacere di correre, molte volte questi elementi sono più evidenti nei giovani provenienti dalla montagna. E’ quindi molto forte il collegamento metodologico nella formazione giovanile. E’ importante rispettare il presupposto dei criteri di formazione che non vadano nella direzione della specificità, ma che siano “aperti” alla capacità di correre bene in tutte le situazioni e a tutte le velocità. Una strada D’altra parte la corsa in salita è un mezzo di allenamento speciale di enorme utilizzo nella preparazione di qualsiasi mezzofondista, veloce e/o prolungato. Le varietà delle proposte (vedi tabella a fianco) sono molte e il loro utilizzo nella programmazione è vasto: in tutto l’anno, dal periodo fondamentale a quello agonistico. Il rapporto tra sviluppo della forza attraverso la corsa in salita e gli stimoli per l’incremento delle qualità aerobiche (la potenza per prima), è molto interessante e ricco di esperienze, di spunti di riflessione. I contenuti si alternano e/o si seguono in sedute successive, nella stessa giornata e, negli atleti evoluti, nella stessa seduta di allenamento. L’utilizzo della corsa in salita nell’allenamento di un mezzofondista è un argomento molto discusso e non è scopo di questo intervento entrare nello specifico. E’ la categoria allievi/e la fascia di età più importante nella costruzione delle qualità di base ed è proprio qui che è auspicabile e fattibile il rapporto agonistico, tecnico e programmatico tra corsa campestre, montagna, strada e pista. Manca Immagine 2. Mezzofondo-montagna: quali differenze. A LIVELLO FISIOLOGICO Fermiamoci un attimo ad analizzare due test del lattato fatti nel 2006 a Formia durante un raduno del “ta- atleticastudi 3-4/2011 97 • tempi e modalità di appoggio dei piedi; • rapporto tra muscoli agonisti-antagonisti; • regime di contrazione con evidenti fasi eccentriche nella corsa in discesa; • estrema importanza dell’elasticità muscolare nelle gare in pista; • coordinazione con il busto e gli arti superiori; • applicazione di forza (intensità e tempi di applicazione); • percorsi gara, specialmente alternanza salita-discesa; • tecnica di corsa in discesa; • condizioni ambientali. lento” a due giovani molto promettenti, uno della corsa in montagna ed uno della pista. Sono due test di buon livello con valori di lattato ai 4 mml superiori ai 19 km/h ed uno sviluppo grafico della curva che evidenzia per tutte e due qualità aerobiche di prim’ordine. Se volessimo scegliere quale è il migliore, sicuramente sarebbe da indicare quello dell’atleta della corsa in montagna: non solamente per il valore alla soglia anaerobica, ma anche, e soprattutto, per come è “aperta” la curva lattato-velocità di corsa, specialmente nella zona mista attorno alla soglia anaerobica. In altre parole: da questo test le qualità organiche del corridore in montagna non sono per niente inferiori, anzi. Le propensioni evidenziate sono le stesse anche per il mezzofondo prolungato. Questo dato è stato confermato anche da alcuni risultati dei cross dove i due sono stati protagonisti assoluti anche a livello europeo, vincendo medaglie importanti. Dal punto di vista fisiologico, come potenziale, non ci sono differenze tra le due tipologie di corridori e spesso quello maggiore è espresso dagli specialisti della montagna. I molti test di Conconi fatti negli anni confermano lo stesso dato. A LIVELLO MECCANICO E’ questa la differenza maggiore tra le due specialità. In modo sintetico, vorrei elencare quelle principali: • rapporto ampiezza-frequenza di corsa nel complesso di una prestazione; • ancor più marcata la differenza ampiezza-frequenza nei cambiamenti che le diverse fasi della gara in montagna impongono (salita, discesa); • velocità e tempi di gara; 98 atleticastudi 3-4/2011 Se queste differenze non sono così evidenti da allievi, anche nei risultati di gare in pista, la successiva specializzazione porta ad un’estrema evidenziazione delle difficoltà tecniche nel passaggio da un ambiente all’altro. Molti corridori di montagna perdono nel corso degli anni qualità elastiche e meccaniche e l’azione di corsa diventa sempre più rigida, anche nelle azioni del tronco e degli arti superiori, con tensioni marcate specialmente quando occorre saper esprimere velocità di corsa diverse e più elevate. Anche a fronte di evidenti miglioramenti dei parametri fisiologici, rilevabili dai test di valutazione, non si riscontrano incrementi delle prestazioni soprattutto in pista, meno su strada e nei cross. Comunque anche nella corsa campestre, servono percorsi “lenti” e/o duri, pesanti e con molto fango, per permettere agli atleti della corsa in montagna di essere competitivi ai massimi livelli. Allo stesso modo, diversi atleti di buon livello, provenienti dalla pista e dalla strada, pur avendo buone propensioni strutturali ed organiche per la montagna, trovano evidenti difficoltà tecniche. Sarebbe interessante aprire una discussione di carattere metodologico e tecnico se serve (se è possibile, ma ancor più come) “coltivare” atleti più ecclettici. La mia poca e limitata esperienza nella corsa in montagna mi impedisce una risposta esaustiva e il quesito lo rimando a chi ha più elementi di valutazione di me. 2. Mezzofondo-montagna: la (possibile) strada in comune. LA PROGRAMMAZIONE Nelle categorie cadetti/e ed allievi/e c’è un enorme spazio di intervento e di possibile cooperazione e condivisione. Gli obiettivi primari devono essere quelli del- la crescita, non quelli della ricerca esasperata dei risultati. La strutturazione della stagione agonistica, che si sviluppa in un arco di mesi molto ampio, lascia spazio a molte esperienze. Non è molto difficile trovare una giusta programmazione degli impegni. Semplicemente e schematicamente potrebbe essere: • la stagione invernale dedicata alla corsa campestre con i campionati nazionali a fine gennaio e i campionati di società entro marzo • nei mesi di marzo, aprile e prima metà di maggio si potrebbe proporre un’attività mista con inserimento di qualche gara di corsa in montagna (e i campionati nazionali) come naturale collegamento con i cross invernali; • nei mesi di maggio e giugno i ragazzi farebbero la prima parte dell’attività in pista; • settembre ed ottobre, seconda parte della pista e campionati italiani di categoria. Uno dei nostri miglior giovani, corridore dei 1500, da cadetto aveva vinto il titolo italiano di corsa in montagna e questo non gli ha precluso di sviluppare tutte le caratteristiche, organiche e tecniche, per correre forte in pista. Tutto dipende molto dall’equilibrio che il tecnico riesce a dare al lavoro di costruzione generale, in particolare se a fronte di queste esperienze vengono anche proposte tutte le esercitazioni di carattere ritmico e tecnico alla base della formazione di un corridore. Il caso più eclatante è quello di uno dei giovani italiani più forte di sempre sui 400 metri, medagliato agli europei 2011 di categoria, che da cadetto ha fatto esperienze di corsa in montagna. La storia di questa specialità è ricca di questi esempi, da tanti anni a questa parte. Sicuramente è molto più difficile la programmazione dalla categoria junior. L’attività invernale deve essere ancora incentrata sul cross e un passaggio in comune con i mezzofondisti prolungati può essere la fase regionale dei metri 10.000 fatto come test di verifica del lavoro di costruzione. Molto più difficile il periodo estivo. Il calendario è schiacciato ed entro giugno sono condensati tutti gli appuntamenti importanti, sia della montagna e sia della pista. E’ da qui che occorre fare una prima scelta di programmazione, anche se io non sarei molto drastico e lascerei ancora delle importanti esperienze di crescita generale. Nei contenuti dell’allenamento le tappe fondamentali hanno grosse affinità. Il lavoro di costruzione organica di base e il successivo sviluppo della potenza aerobica sono elementi comuni, così come lo sviluppo della forza attraverso i circuiti, le salite, le cronoscalate e i lavori misti. I volumi di lavoro dei corridori in montagna non sono molto diversi da chi prepara i cross. I punti in comune nella preparazione invernale sono quindi tantissimi: metodologici e agonistici. Occorre quindi un’organicità delle proposte: • tecniche, • metodologiche • agonistiche e di calendario-gare. Il confronto tra le due discipline deve far scaturire delle iniziative e delle sinergie che non possono che far bene a tutti. Sono da valutare anche dei raduni di allenamento in comune, specialmente fino alla categoria allievi, sia centrali-nazionali e sia periferici. Il progetto “corsa in montagna-siepi” (atleticastudi n 4 del 2010 pagina 62 “Dalla montagna alle … siepi”), promosso dal comitato regionale piemontese nel 2010 e continuato in questa stagione, è sicuramente un valido esempio di come si possa attuare un ponte di collegamento con evidenti risultati positivi per tutti. Sono momenti di avvicinamento dei tecnici periferici, di confronto con le loro esperienze e con le loro difficoltà. Questo convegno è un contributo rilevante di collaborazione e per questo ringrazio, a nome mio e di tutta la struttura del mezzofondo nazionale, gli organizzatori per l’invito che mi è stato fatto. Nota finale: la presentazione in formato Power Point’97 è scaricabile all’indirizzo: http://db.tt/E0eJa6z Tratto dal convegno “Aspetti tecnici e fisiologici della corsa in montagna”. Zelbio (CO), 20 agosto 2011 atleticastudi 3-4/2011 99 S/rubriche STORIA E CULTURA In comunione con gli antenati Atletica e forza tra i Bororo, indios del Mato Grosso Marco Martini Così come nel panorama sportivo occidentale esistono numerose forme in cui esprimere la propria forza senza che una di queste in particolare possa essere preferibile per assegnare una sorta di titolo di “uomo più forte del mondo”, anche tra i popoli di interesse etnologico il concetto di forza varia a seconda delle singole tradizioni. In diverse etnie delle zone fredde dell’ovest dell’America Settentrionale, i nativi praticano gare che consistono nel sollevamento e trasporto per brevi distanze di pesanti macigni, uno sport che non ha paralleli nella nostra società, dove il sollevamento pesi non è abbinato alla deambulazione. Qualcosa di simile ma molto più spettacolare, tanto che è persino diventato richiamo turistico (o per lo meno per appassionati occidentali), lo incontriamo tra gli indios Bakoróro (a sinistra) e Itubóri (a destra), i più importanti Esseri ultraterreni nel culto degli antenati dei Bororo, di cui fanno parte anche i riti sportivi descritti. Impugnano i loro personali strumenti musicali, íka e panno. 100 atleticastudi 3-4/2011 della famiglia linguistica Gê, soprattutto i Timbira del nord-est brasiliano, che gareggiano a staffetta a trasportare per due o tre chilometri dei ceppi di tronco d’albero pesanti anche fino a 100 chili, alternando i frazionisti, che scaricano sulle spalle del compagno il pesante fardello quando, sfiniti, hanno esaurito le energie. In queste pagine andremo a esaminare ciò che accade in una tribù di cacciatori-pescatori raccoglitori del Mato Grosso, linguisticamente a se stante (e quindi non apparentata con altre etnie del Sud America), le cui credenze religiose sono basate su un culto degli antenati decisamente anomalo per degli indios: i Bororo. Anche in questa tribù il concetto di forza si estrinseca attraverso la combinazione tra il sollevamento e il trasporto di un peso. Due sono le occasioni in cui vi si ricorre. Una è una danza denominata Marído (o Maríddo) Aróe, che è di grande impegno atletico e fa parte del ciclo funebre attraverso il quale si ricordano i morti e venerano allo stesso tempo gli antenati. Marído è la palma di buriti (Mauritia flexuosa), una grande palma che cresce in località ricche di acqua, fornisce una sorta di noci di cocco e un midollo sfruttabili a scopi alimentari, materia prima per corde e intrecci, e una linfa ottima da bere. Aróe significa anima. Questa danza si svolge nell’ambito dei riti per la morte di un membro del villaggio, dopo molti altri canti e rituali, e dopo che la carne è stata completamente rimossa dalle ossa del defunto. Gruppi di uomini si recano nel bosco per prelevare rami delle palme di buriti, a cui tolgono le foglie; con i grandi gambi vengono approntate delle bacchette, che vengono legate e compattate tra loro con le foglie. Le fascine ottenute sono poi unite tra loro e arrotolate fino a formare due enormi ruote ulteriormente saldate con corde e altro materiale. Una più grande e una un po’ più piccola, le due ruote sono solennemente trasportate al centro della piazza del villaggio, una fianco all’altra; gli indigeni le connotano con gli appellativi di maschio e femmina. Poi due gruppi di uomini, in un luogo appartato, si acconciano per la cerimonia con gli ornamenti appropriati al ruolo che devono svolgere; entrambe le fazioni rappresentano gli spiriti degli antenati che discendono nel villaggio per condividere quel momento con i vivi. Con qualità da attori consumati, gli indios che impersonano gli spiriti degli avi si muovono in maniera diversa da quella in cui si muovono i vivi: esitante, impalpabile, eterea. Poi, d’improvviso, la cerimonia si accende. Gli altri uomini, sempre divisi in due gruppi, sollevano le ruote e se le caricano sulle spalle. «La babilmente sia la forza generatrice del maschio sia la fecondità femminile. Ma, soprattutto, è la presenza degli antenati a rendere il rito efficace, in primo luogo Bakoróro e Itubóri (o Itubóre), primi due Bororo mai esistiti e Signori delle due zone in cui questi indios credono sia diviso il Regno dei Defunti. Avendo essi, con le loro imprese, istituito la cultura bororo (essi rappresentano in realtà uno sdoppiamento di alcuni degli aspetti dell’iniziale capo supremo della etnia dei Bororo, Baitogógo), la loro presenza nei riti equivale a ripetere l’atto creativo della società bororo. Mediante canti e danze le loro gesta vengono riattualizzate, l’intera comunità ritorna simbolicamente al momento dell’atto creativo, alla Fonte della Vita, e ne esce rigenerata. Le cerimonie funebri vanno poi avanti ancora per qualche giorno, e riguardano le ossa del defunto, che alla fine vengono sotterrate. La seconda occasione in cui il concetto bororo di forza si manifesta sotto forma di combinazione tra il sollevamento e il trasporto di un peso, è di carattere più specificamente sportivo. Si tratta di una gara podistica in cui i corridori trasportano, in maniera simile a quanto sopra accennato per gli indios Timbira di lin- Due foto degli anni Trenta scattate durante il Marído, che rendono bene l’idea di quale fosse un tempo il variopinto abbigliamento dei protagonisti anche nella gara di corsa, della quale abbiamo solo immagini più recenti. A sinistra nella fotografia in basso (consacrazione delle ruote) si può notare Bakoróro (strisce orizzontali). scena smarrì il suo iniziale carattere mistico, divenendo un terreno sul quale i giovani del villaggio misero in mostra la forza dei loro muscoli, in un’atmosfera in cui si mescolavano sudore, divertimento e agonismo, fino a quando, sfiniti, scaricavano sulle spalle di qualcun altro l’enorme e pesante fascio di legna e fogliame freschi» (Lévi Strauss 1961, p. 228). Una fazione impersona i viventi, l’altra i morti, e gli spostamenti degli atletici danzatori carichi del fardello che passa da un protagonista all’altro simboleggiano l’interazione di vivi e morti per il benessere della società. L’energia vitale che deve circolare tra le due dimensioni affinchè la vita possa prosperare è forse vieppiù incrementata dal simbolismo delle ruote, che rappresentano pro- Inizio (ruote issate sulle spalle dei partecipanti) e fine (ruote deposte al centro del villaggio) del Marído. atleticastudi 3-4/2011 101 gua Gê, un pesante fascio vegetale simile a quello che i Bororo approntano per la danza Marído. È denominata Máno (o Mánno) Aróe, e vi si scontrano due squadre; il fardello che passa dalle spalle di un atleta a quelle di un altro è un grande cilindro di talli di banano, di peso variabile (da 10 a 100 chili). La gara è organizzata esclusivamente dal clan Aróroe, e si realizza al di fuori del cerimoniale funebre già ricordato, che si ripete ogniqualvolta un abitante del villaggio muore, però fa sempre parte del culto degli antenati. Gli uomini si recano nel luogo dove si trovano i «caeté» (banano della boscaglia), con i talli di questa marantacea delle zone paludose fabbricano delle bacchette, e li portano alla capanna centrale del villaggio. Lì le donne raccolgono il materiale e lo trasportano in una località appositamente scelta a circa 500 metri dall’abitato, espressamente ripulita per l’occasione. Poi le donne tornano da dove sono venute e gli uomini, comprimendo il materiale, lo legano in fasci; poi si dipingono e ornano in varia maniera a seconda dell’antenato che impersonano, all’interno della capanna centrale (cioè la grande capanna rituale). Successivamente, cingendo attorno al capo un paríko, grande diadema di penne di ara, prendono a correre al suono dell’íka, lo strumento musicale di Bakoróro. Donne e bambini rimangono nascosti nelle capanne, perché i concorrenti in quel momento non sono esseri umani ma anime, e non possono essere visti che dai maschi che già hanno superato la cerimonia di iniziazione. Giunti sul luogo scelto, divisi nei due team che rappresentano le due metà del villaggio, gli uomini stringono ulteriormente con delle corde i fasci, che sono quattro e non due, li percuotono con dei bastoni e, stringendoli al massimo con tutta la forza possibile, li trasformano in quattro grandi cilindri (in genere di un metro di diametro e mezzo metro di altezza). Poi collocano i cilindri ritti in verticale nel mezzo dell’area ripulita, e un anziano ne verifica la grandezza; i più pesanti vengono assegnati a uno specifico clan, quelli Veduta generale di un villaggio bororo, a forma di cerchio e con la grande casa cultuale al centro. 102 atleticastudi 3-4/2011 meno pesanti a un altro clan. Subito dopo i quattro cilindri vengono ornati nella parte superiore con un po’ di akíri, lanugine bianca incollata con resina. Terminata questa operazione, i membri dei due clan danzano attorno ai propri cilindri, e li consegnano a chi se li deve caricare sulle spalle. Si adoperano due cilindri per squadra; due rappresentano un antenato e una antenata di un clan, gli altri due un antenato e una antenata dell’altro clan. Finalmente comincia la corsa. Gareggiano due atleti per squadra, però aiutati da altri giovani che li attorniano; gli atleti possono anche essere sostituiti dagli aiutanti per un tratto del tragitto, ma l’onore di rappresentare gli avi resta sempre ai quattro che erano stati inizialmente prescelti. I concorrenti, che in quel momento, ricordiamo, non sono più esseri umani ma antenati, vengono preceduti sul percorso da un suonatore di íka, che con la sua musica avverte donne e bambini perché si vadano a nascondere. Arrivati al patio centrale del villaggio, gli atleti scaricano i loro fardelli a terra, vanno a bagnarsi, e rientrano alle loro abitazioni. Quindi donne e uomini si riuniscono tutti attorno ai cilindri per eseguire un canto in cui vengono ricordati i quattro avi. Conclude l’intera cerimonia un banchetto, pasto al quale, secondo le credenze indigene, sono presenti anche le anime degli antenati. Il termine Máno deriva dal nome del leggendario antenato che per primo realizzò questo rito sportivo, Máno Kuriréu. Questo rito è, secondo il missionario salesiano che più di tutti ha dedicato il suo tempo allo studio dei Bororo, insieme al Marído, «uno dei giochi nazionali, durante il quale gli uomini si abbelliscono con un grandissimo numero di ornamenti» (Colbacchini 1932, p. 43). Ciò che colpisce di più, anzi che colpiva perché come si può vedere dalle foto più moderne certi aspetti sono andati perduti, è forse l’appena ricordato “grandissimo numero di ornamenti” adoperato. La spiegazione del perché è complessa. Per i Bororo ogni essere umano possiede due parti immateriali, l’anima (aróe) e l’energia vitale. L’aróe, dopo la morte, se ne va nel Regno dei Defunti. Máno e altri hanno stabilito fissa dimora nel regno dei trapassati, invece le altre aróe, dopo un certo periodo, tornano sulla Terra e si incarnano in diversi animali, tra i quali soprattutto i pappagalli. Questo animale è la principale connessione con il mondo degli antenati nella metamorfosi dell’anima dopo la morte. Gli indios di questa tribù addomesticano un notevole numero di pappagalli, e li allevano con grande riguardo nei villaggi, affinchè le anime dei defunti possano entrarvi Gara di corsa del Máno datata 1986. I protagonisti, come si vede, sono vestiti con abiti di taglio occidentale, e i fardelli non sono di forma cilindrica come un tempo, ma assomigliano alle ruote usate nel Marído (deve essersi forse instaurata una standardizzazione). Benchè il rito sportivo del Máno abbia perduto certe particolarità, almeno nel villaggio bororo di Meruri, da dove provengono queste immagini, altre tradizioni sono state conservate, come l’esclusione delle donne, che non compaiono in alcuna foto. Le 6 istantanee di questa pagina mostrano un giovane che trasporta al villaggio il materiale raccolto nei boschi, che verrà poi sgrezzato, tre distinte fasi della preparazione delle due ruote vegetali, e due momenti della competizione, nel primo dei quali si può notare un bambino che precede il gruppo suonando l’íka, lo strumento musicale di Bakoróro (le fotografie del Máno 1986 sono state gentilmente concesse dall’antropologa Sylvia Caiuby Novaes, che le ha scattate di persona). atleticastudi 3-4/2011 103 energie. Le fotografie più recenti, mostrano come nonostante il disgregamento del sistema sociale antico e di quasi tutto ciò che era legato ad esso come l’abbigliamento e le acconciature piumate, il Máno mantenga il significato religioso, perché nell’ultima istantanea, scattata dopo la conclusione della prova, l’atmosfera prima solamente ludica torna ad essere cerimoniale (si può notare lo specialista del sacro con il testa il paríko, che effettua il rito di fine gara munito di sacri sonagli). Anche vestito in blue jeans e T-shirt, l’indio bororo in cuor suo, oggi, vive la medesima esperienza di un tempo: quando gareggia non è più se stesso, ma è Máno Kuriréu che vive e corre in lui. A fine gara ci si riunisce attorno allo specialista del sacro che, con sul capo il sacro paríko di penne di pappagallo, massimo oggetto bororo di connessione con il mondo degli antenati, effettua il rito finale. dentro, non soffrire quindi la fame e non avere motivo per risentimenti contro i vivi. L’essenza di Bakoróro entra in un gran numero di oggetti adoperati nei riti, ma soprattutto nelle penne dei pappagalli, e durante il rito sportivo del Máno si può notare come i principali ornamenti dell’abbigliamento dei partecipanti siano costituiti da penne di pappagallo. Quelle blu, gialle e rosse del petto del macao vengono incollate a fischietti, sonagli, ecc; quelle più lunghe della coda vengono usate per fabbricare il paríko. Il paríko è una raggiera, una sorta di ventaglio semicircolare di penne di macao calzato sulla testa, che può essere anche “a tre corna”, cioè fatto di tre penne o gruppetti di penne (Colbacchini 1932, pp. 44/47 e 76, e Crocker 1985, pp. 29/35). Tecniche, materiali usati, stili, delle acconciature di penne, paríko in primis, sono in stretta relazione all’unità sociale di appartenenza e alla condotta cerimoniale che si deve seguire. Il prodotto finale ha un suo significato specifico per ogni singolo individuo, che suscita emozioni e comunica ruoli e valori sociali, collegati a un complicato gioco di relazioni, interne ed esterne a «metà» (ogni villaggio è diviso in due metà), clan e classi. Il significato globale si ricollega invece alla gara rituale in sé, disputata per entrare in comunione con l’antenato Máno per le richieste e le necessità dell’occasione, che si allarga poi all’intero culto degli avi dei Bororo, in cui quello che conta non è tanto vincere – la vittoria è solo garanzia di massimo impegno – ma aver effettuato il rito profondendo tutte le proprie 104 atleticastudi 3-4/2011 Questi è Thiago Aipobureu Marquez, nato nel 1898. Indio bororo educato dai Salesiani, che da ragazzo lo portarono anche a Roma dal Papa, è qui ritratto in paramenti rituali nel 1935. I Bororo non hanno mai dimenticato le loro tradizioni. Bibliografia Albisetti César e Venturelli Angelo Jayme, Enciclopédia Bororo, volumi 1 (Vocabulariós e etnografia) e 2 (Lendas e antropônimos), Museu Regional Dom Bosco, Campo Grande 1962 Colbacchini Antonio, I Bororos orientali, SEI, Torino 1932 Crocker Christopher, My brother the parrot: in: AA. VV., Animal myths and metaphors in South America, University of Utah press, Salt Lake City 1985 Di Nola Alfonso, Mato Grosso; in: Enciclopedia delle Religioni, volume 4, Vallecchi, Firenze 1972 Ferraro Dorta Sonia, Paríko, Museu Paulista, Sao Paulo 1981 Lévi Strauss Claude, A world on the wane, Criterion books, New York 1961 Lévi Strauss Claude, Saudades do Brasil, Il Saggiatore, Milano 2003 S/rubriche FORMAZIONE CONTINUA Formazione istituzionale CORSO NAZIONALE ALLENATORI Ancona - Palaindoor, 29 ottobre / 3 novembre 2011 E’ il corso di formazione per l’acquisizione del 2° livello tecnico federale. Il Centro Studi della FIDAL, nell’applicazione dei piani di formazione per i tecnici federali, bandisce periodicamente il corso Nazionale Allenatori solitamente a carattere residenziale. Si tratta di un momento importante per il percorso del tecnico poiché il profilo dell’attività di un Allenatore consente una piena autonomia nella progettazione e nell’operatività, con atleti di ogni fascia di età, dalla specializzazione giovanile alla cura dei talenti. Il corso è strutturato in 4 moduli, volti all’insegnamento delle abilità e conoscenze – generali e specifiche - necessarie alle competenze sopraindicate i cui esiti di apprendimento corrispondono complessivamente a n. 20 crediti, per 60 ore di lezione in Aula e sul campo. - Modulo 1 - Teorico-scientifico - Modulo 2 - Tecnico metodologico - Modulo 3 - Tecnico teorico - Modulo 4 - Tecnico pratico Qui di seguito il programma, con i relatori, del corso svolto nel 2011 ad Ancona dal 29 ottobre al 3 novembre 2011. In collaborazione con: Modulo 1 – TEORICO-SCIENTIFICO Modulo 2 – TECNICO-METODOLOGICO Principi generali dell’allenamento giovanile Psicologia dello sport Il ruolo dell’allenatore nella gestione dell’atleta Fisiologia dello sport, medicina e nutrizione Metodologia dell’insegnamento Sviluppo della forza e princìpi di biomeccanica Metodologia della valutazione Preparazione motoria di base I lanci (teoria) Renato Manno Fabrizio Sabattini Giovanni Esposito Marco De Angelis Claudio Mantovani Nicola Silvaggi Piero Incalza Claudio Mazzaufo Nicola Silvaggi Modulo 3 - TECNICO-TEORICO Modulo 4 - TECNICO-PRATICO La velocità (teoria) I lanci: giavellotto e disco I lanci: peso e martello La velocità Mezzofondo e fondo (teoria) Mezzofondo e fondo I salti (teoria) Salti in estensione Salto in alto Gli ostacoli (teoria) Gli ostacoli Salto con l’asta Marcia Prove multiple (teoria) Valutazione formativa Antonio Laguardia Francesco Angius Renzo Roverato Roberto Piscitelli Pietro Endrizzi Pietro Endrizzi Angelo Zamperin Enrico Lazzarin Giuliano Corradi Giuseppe Mannella Gino Falcetta Fabio Pilori Patrizio Parcesepe Francesco Butteri C. Studi atleticastudi 3-4/2011 105 Dalla letteratura internazionale Sintesi di articoli scientifici Attività giovanile Valutazione della capacità di sprint dei giovani – Aspetti metodologici. Attendibilità e dati sulla perfomance (Assessing Youth Sprint Ability – Methodological Issues, Reliability and Perfomance data) Michael C. Rumpf1, John B. Cronin1, Jon L. Oliver2, Michael Hughes2 1 2 University of Technology University of Wales Institute Pediatric Exercise Science, 2011, 23, pp. 442-467 Lo scopo primario del lavoro è di indagare le problematiche metodologiche e l’attendibilità correlate alle valutazioni utilizzate per quantificare la capacità di sprint in giovani atleti di età dagli 8 ai 18 anni. Test e misurazioni per la valutazione della velocità sono importanti per il confronto tra atleti, per l’efficienza della corsa, per l’identificazione del talento e per l’allenamento a lungo termine. Vengono utilizzate diverse tecnologie per valutare le capacità di sprint degli atleti, con vantaggi e limiti, soprattutto con i giovani. Obiettivo dell’articolo è di presentare le reciproche attendibilità dei test e evidenziare quale valutazione è più appropriata per avere i dati sulla prestazione. I test di sprint su pista sono i più attendibili e comunemente usati per la valutazione della prestazione dei giovani. Inoltre, i dati sulla presta- 106 atleticastudi 3-4/2011 zione vengono tratti da distanze tra i 5 ed i 40 metri e sono indicati in 34 articoli, correlati con l’età cronologica. E’ stato utilizzato con accettabile attendibilità il nastro trasportatore per quantificare la capacità di sprint; questa tecnologia consente indagini più approfondite per la cinetica e la cinematica dello sprint; tuttavia ci sono pochi dati sulla prestazione sui giovani testati con il nastro trasportatore. Si suggerisce che future ricerche dovrebbero utilizzare questa tecnologia con i giovani per comprendere meglio i cambiamenti dovuti alla crescita, alla maturazione e all’allenamento. Tra gli articoli esaminati segnaliamo i seguenti elaborati da ricercatori italiani: - Colella D., Morano M., Robazza C., Bortoli L. (2009) Body image, perceived physical ability and motor perfomance in nonoverweight and overweight Italian children. Percept. Mot. Skills, 108, pp. 209-218. - Di Salvo V., Baron R., Tschan H., Calderon Montero F.J., Bacl N., pigozzi F. (2007) Perfomance characteristics according to playing position in elite soccer. Int. J. Sports Med., 28, pp. 222-227 Dalla letteratura internazionale Articoli scientifici Attività giovanile L’influenza dell’allenamento della forza sulle prestazioni sportive in età evolutiva Michael Behringer1, Andreas vom Heede1, Joachim Mester2 1 Collaboratore presso l’Istituto di scienze motorie e di informatica per lo sport della Scuola tedesca di alta formazione sportiva di Köln 2 Pedagogo, dottore honoris causa e direttore dell´Istituto di cui sopra Da Leistungssport 1/2010 Titolo originale: “Der Einfluss von Krafttraining auf die Leistungsfähigkeit im Nachwuchssport“ Nella maggior parte delle ricerche di carattere generale pubblicate sino ad ora, emerge che l’allenamento della forza è in grado di generare effetti positivi su alcuni aspetti specifici della prestazione muscolare, prima e durante la fase puberale. Tuttavia, al fine di poterne valutare in modo più dettagliato l’importanza per le prestazioni sportive in età giovanile, il presente contributo tratta dell’influenza esercitata dall’allenamento della forza sulle abilità motorie specifiche per le varie discipline sportive. Il punto di partenza per l’inserimento delle ricerche nella presente review è stato l’utilizzo dei test sportivo-motori classici e specifici, descritti in diversi programmi di allenamento, oltre che nei materiali didattici delle varie discipline sportive; gli stessi test sono utilizzati nella pratica per analizzare gli effetti dell’allenamen- to. Ai fini della presente ricerca sono state riassunte ed analizzate pubblicazioni in lingua tedesca e inglese, raccolte tramite ricerca bibliografica. L’analisi dei lavori sperimentali mostra come programmi di allenamento per la forza sia a carattere generale che speciale, siano efficaci per incrementare già in età giovanile alcuni aspetti della capacità di prestazione sportivo-motoria. In particolare, le percentuali di incremento della prestazione nei test di salto, sprint e lancio/getto, si attestano rispettivamente al 9,8%, 2,9% e 12,9%. Per quanto riguarda la prestazione specifica per le discipline sportive, negli sport individuali, e in particolare nel nuoto, si sono evidenziati buoni effetti di transfer dell’allenamento della forza sulla prestazione specifica. Negli sport di squadra, invece, non si sono riscontrati incrementi statisticamente significativi nella performance, a causa di carenze di tipo metodologico e strutturale delle ricerche che hanno affrontato questa tematica. I risultati della ricerca scientifica sul tema, oltre a riconoscere gli influssi positivi e noti dell’allenamento della forza sulla tutela della salute e sulla capacità di carico, rivalutano positivamente l’allenamento della forza in età evolutiva, anche dal punto di vista delle prestazioni sportive. 1. Introduzione Per molti anni, l’applicazione sistematica di un allenamento della forza in età evolutiva è stata considerata, oltre che poco efficace, anche potenzialmente dannosa per la salute. Tuttavia, negli ultimi tempi è aumentato il numero di pubblicazioni, perlopiù internazionali, in grado di documentare l’ef- ficacia e la sicurezza di una tale forma di allenamento, già a partire dall’età prepuberale. Recenti studi di carattere generale, considerati rilevanti per il tema della presente review, dimostrano che in seguito ad un allenamento della forza, in taluni casi anche di durata inferiore alle otto settimane, i bambini possono aumentare la loro forza muscolare addirittura del 30-40% (Feigenbaum, 2008). Inoltre, su soggetti in fase di crescita si ravvisano ulteriori effetti positivi legati all’allenamento della forza, quali la profilassi degli infortuni ed il miglioramento della composizione corporea, nonché influssi psicologici positivi (Feigenbaum, 2007). Il rischio per la salute, invece, è assai limitato: meno dell’1% degli studi presi in considerazione parla di infortuni, peraltro di lieve entità. La spesso paventata lesione delle epifisi non è stata osservata in nessuna delle ricerche pubblicate. Già a partire dagli anni ‘90, istituzioni internazionalmente riconosciute hanno rivisto la loro posizione originariamente critica rispetto all’allenamento della forza in età infantile e giovanile, pubblicando le prime prese di posizione e classificando questa forma di allenamento come efficace e sicura anche per i primi stadi di sviluppo (Nelson et al., 1990). Questo cambiamento di paradigma ha avuto i suoi riflessi anche sull’allenamento sportivo in età evolutiva, concretizzandosi in manuali orientati alla pratica, redatti perlopiù in lingua inglese (Kraemer & Fleck, 1993). Nonostante le evidenze scientifiche citate in precedenza, rispetto all’allenamento della forza nello sport in età evolutiva permangono ancor oggi incomprensioni e numerosi stereotipi, i quali si ripercuotono direttamente sui programmi di alle- namento, sui materiali didattici delle varie discipline, nonché sulle linee-guida delle federazioni, da sempre considerate un riferimento pratico fondamentale per l’organizzazione dell’allenamento giovanile. Le teorie secondo cui durante l’età prescolare e scolare (sino a circa 10 anni) è sbagliato mettere in pratica un allenamento sistematico della forza e, al contrario, ci si deve orientare a forme di esercizio ludico, quali ad esempio la ginnastica ludico-motoria ed i giochi “di presa” (Adomeit, 2000; Katzenbogner, 2004), hanno sicuramente contribuito in passato a rafforzare pregiudizi preesistenti. Nel frattempo, nonostante in alcuni settori, quali ad esempio la ginnastica artistica femminile (Federazione tedesca di ginnastica, 2007), le pubblicazioni federali promuovano espressamente l’allenamento della forza già a partire dall’età evolutiva, molte altre discipline sono ancora lontane dal fornire indicazioni di questo tipo. Persino nelle linee guida federali più attuali, si possono trovare raccomandazioni da lungo tempo superate. Ad esempio, riguardo al carico si consiglia di organizzare sino all’età puberale un allenamento della forza basato sui volumi ed esclusivamente a corpo libero o, al massimo, con sovraccarichi leggeri (sandbag, palle zavorrate) (Grosser & Schönborn, 2008). Inoltre, si afferma anche che un allenamento con carichi massimali o submassimali, ma anche un allenamento generico con i manubri, visto il potenziale di sovraccarico disponibile, inibisce in genere il raggiungimento dell’efficacia nelle prestazioni sportive (Grosser et al., 2008; Grosser & Schönborn, 2008; Schubert & Späte, 2008). In alcune discipline sportive, il mo- atleticastudi 3-4/2011 107 mento cruciale per lo sviluppo della forza si osserva nella pubertà e nell’adolescenza. Ciononostante, nella tappa della formazione sportiva di base è prassi consolidata finalizzare l’allenamento della forza alla prevenzione posturale o, più in generale, alla compensazione di eventuali squilibri muscolari (Condovici, 1999; Ehlenz et al., 2003). Al contrario, in età adulta si osserva un ricorso massivo all’allenamento della forza, al fine di esercitare un influsso mirato sulla performance sportiva. Se e in quale misura l’allenamento della forza possa però contribuire ad aumentare la capacità di prestazione anche in età evolutiva, è una tematica sino ad ora non ancora approfondita a sufficienza. L’obiettivo del presente contributo è quindi quello di mostrare, sulla base di studi considerati rilevanti, se un allenamento della forza in età evolutiva, oltre ai già citati incrementi della forza muscolare del 30-40%, possa anche aumentare la capacità di prestazione specifica per ogni disciplina. Inoltre, il presente studio mira a delineare, a partire dallo stato attuale della ricerca, raccomandazioni metodologiche da poter applicare nella pratica. 2. Metodi d’indagine Per la realizzazione della presente revisione della letteratura, e per la raccolta di tutte le pubblicazioni rilevanti sul tema, è stata condotta una ricerca internet su banche dati mediche (Pubmed e Medline) e dell’ambito delle scienze motorie (SportDiscus, SpoWiss, SpoNet e SpoLit). A tal proposito, sono stati utilizzati in diverse combinazioni i seguenti termini di “allenamento”, “evolutivo”, “sport”, “capacità prestative motorie”, “sviluppo” ecc. 108 atleticastudi 3-4/2011 Internazionali: “children”, “youth”, “adolescents”, “strength”, “resistance”, “weight”, “training”, “exercise”, “sport”, “sport specific performance”, “motor performance” ecc. Nella ricerca sono stati inseriti anche i riferimenti degli articoli sperimentali presi in considerazione, e sono stati inoltre inclusi i manuali didattici che trattano dell’argomento in esame. Il presupposto per l’inserimento degli studi nel presente contributo è stato, anzitutto, quello di essere strutturati sull‘allenamento della forza in età giovanile (età media dei soggetti presi a campione < 18 anni). Un ulteriore criterio di inclusione è stato l’utilizzo di prove di valutazione motoriosportive e/o specifiche per disciplina. In totale, sono state 27 le pubblicazioni che hanno soddisfatto questi criteri e che sono state quindi analizzate e valutate in merito ai parametri del carico e agli effetti dell’allenamento. 3. Risultati della ricerca e discussione delle procedure di valutazione motorio-sportiva Numerosi programmi di allenamento e materiali didattici delle diverse discipline si soffermano sull’importanza basilare della valutazione motorio - sportiva nella verifica dei progressi prestativi generati dall’allenamento. Tuttavia, numerosi lavori scientifici stanno ancora valutando in che misura l’allenamento della forza in età evolutiva sia in grado di influenzare il risultato di questi test. Al fine di valutare le capacità sportivo-motorie, i valori derivanti dai test descritti nelle pubblicazioni prese in analisi sono stati suddivisi nei seguenti gruppi: test di rapidità e agilità (corsa a na- vetta, sprint) test di salto (salto in alto da fermo, salto in lungo da fermo, drop jump), test di getto e di lancio (getto della palla medica, lancio della palla medica). Dall’analisi degli studi in lingua inglese e tedesca presi in considerazione, si è riscontrato un miglioramento medio del 9,8 % (0,8% settimanale) nei test di salto, con ricerche della durata media di 17 settimane. I test di rapidità ed agilità hanno presentato, invece, un miglioramento medio pari al 2,9% (0,3% settimanale), con una durata media di 10,6 settimane. I progressi più rilevanti, pari al 12,9% (1,1% settimanale), si registrano invece nei test di getto e di lancio, per una durata media di 17,1 settimane. La tabella 1 (sulla doppia pagina a seguire) offre una visione generale delle ricerche prese in considerazione, con l’indicazione dei valori di riferimento e delle relative informazioni metodologiche. Nelle figure da 1 a 3 sono riportate le variazioni percentuali riscontrate nei test di rapidità, salto e getto/lancio rispetto all’età cronologica del gruppo di riferimento. A causa della diversa durata delle ricerche prese in considerazione, sono stati riportati gli effetti settimanali dell’allenamento. I progressi prestativi riscontrati nei test di rapidità, di salto e di lancio sono ben distribuiti tra le varie fasce di età dei soggetti, e pertanto non è possibile dedurre alcuna dipendenza tra i progressi prestativi e l’età cronologica dei soggetti. Soltanto nella variazione settimanale del test di rapidità si è riscontrata una lieve tendenza alla “migliore allenabilità” da parte dei bambini più maturi (cfr. con figura 1). Tuttavia, la correlazione tra le prestazioni nei test di valutazione e l’età dei soggetti andrebbe appro- fondita in futuro, tramite studi meta-analitici. La presupposizione che l’età eserciti poca, o addirittura nessuna, influenza sull’allenabilità, è sostenuta anche dalla ricerca di Steinmann (1990), nella quale l’influenza dell’età è stata verificata tramite il metodo statistico. L’autore è giunto alla conclusione che i soggetti da 11 a 14 anni, in seguito all’allenamento, migliorano il loro livello di forza rapida in modo assimilabile tra loro. Soltanto nel test di salto in alto da fermo i quattordicenni raggiungono, in seguito ad un allenamento della forza di 8 settimane, incrementi prestativi significativamente più elevati. Come hanno potuto mostrare Diekmann e Letztelter (1987), anche il sesso dei soggetti presi a campione non è di importanza decisiva ai fini dell’efficacia dell’allenamento della forza. Oltre alle già citate caratteristiche dei soggetti presi in esame (età e sesso), vi sono una moltitudine di parametri di carico riferiti all’allenamento, quali ad esempio il numero di unità di allenamento settimanali, la specificità dell’allenamento della forza o l’intensità del carico, che esercitano un certo effetto sull’allenamento della forza. Confrontando, sulla base della frequenza dell’allenamento, i progressi settimanali riportati nelle ricerche di cui in tabella 1, si riscontra che due unità di allenamento settimanali hanno portato, di regola, ad effetti molto migliori nelle capacità sportivo-motorie, rispetto ad una sola unità di allenamento settimanale. Come sostenuto anche dallo studio sopraccitato (Steinmann, 1990), l’inserimento di una terza unità di allenamento, almeno nella fase iniziale di un allenamento della forza, si è dimostrato ininfluente. Riguardo alla specificità dell’allenamento della forza, un gruppo di lavoro di- retto da Faigenbaum (2006) ha messo a confronto l’efficacia di un allenamento generale della forza con quella di un allenamento generale della forza combinato a esercitazioni a carattere pliometrico. Se, da una parte, l’allenamento combinato di forza e esercitazioni a carattere pliometrico ha portato a variazioni significative nei test di salto in alto da fermo con l’uso delle braccia, di salto in lungo da fermo, della corsa a navetta e del getto della palla medica, il gruppo di allenamento della forza ha fatto registrare miglioramenti soltanto nell’ultima di queste prove. Visti gli effetti sinergici dell’allenamento pliometrico e di quello di forza generale, gli autori concludono suggerendo di prendere in considerazione una tale combinazione di stimoli allenanti anche per il settore giovanile. Considerazioni assimilabili si possono trarre anche da una visione d’insieme della review teorica, dalla quale si evince che le ricerche in cui si è utilizzata la pliometria, o in cui si sono impiegate forme combinate di allenamento, hanno fatto registrare in genere risultati eccellenti (cfr. con tabella 1). Oltre alla tipologia di allenamento della forza, sono state altresì indagate in modo scientifico intensità di allenamento e forme di resistenza differenti. Flanagan e collaboratori (2002) hanno comparato l’efficacia di un allenamento della forza alle macchine isotoniche con uno a corpo libero. Dopo 10 settimane, nessuna delle due forme di allenamento si è rivelata più efficace rispetto all’altra, per quanto concerne il miglioramento delle capacità motorio-sportive. Anche considerando l’insieme degli studi sull’argomento (Tabella 1) non si è potuto identificare un mezzo di al- lenamento più efficace rispetto agli altri: l’allenamento con i manubri, quello con le macchine isotoniche e quello a corpo libero hanno condotto, infatti, a miglioramenti del tutto similari. In uno studio sull’allenamento della forza condotto da ricercatori americani (Faigenbaum et al.), i soggetti si sono allenati con carichi elevati (da 6 a 10 RM) o moderati (da 15 a 20 RM). In seguito ad un allenamento della durata di 8 settimane, il primo gruppo ha fatto registrare miglioramenti nella forza di salto verticale e orizzontale rispettivamente del 3,3% e del 4,4%, mentre il gruppo che si allenava con carichi moderati ha migliorato le proprie prestazioni del 4,8% e del 7,3%. Tuttavia, non si sono riscontrate differenze significative tra i due gruppi. Capacità di prestazione specifica per disciplina sportiva Oltre ai test generali presi in considerazione precedentemente, esistono test strettamente correlati alla tecnica specifica, che presentano correlazioni se possibile ancora maggiori con la capacità di prestazione in una determinata disciplina sportiva. Ciononostante, gli studi in cui si è fatto ricorso a tali prove di verifica sono rari (cfr. con tabella 2) e, in parte, risultano essere gravati da carenze di natura metodologica, quali ad esempio la mancanza di un gruppo di controllo (Bulgakova et al., 1990; Wiedner & Pfeiffer, 2006) o la presenza di un numero di soggetti limitato (Christou et al., 2006). Siccome nello sport in età evolutiva è difficile discernere gli effetti dell’allenamento da quelli ad esso sinergici dei processi di maturazione fisica, per gli studi con soggetti atleticastudi 3-4/2011 109 Tabella 1: Miglioramenti nei test a carattere sportivo-motori in seguito all’allenamento della forza – I parte Autore, anno Età [anni] S. Durata/ Frequenza Durata/ Num. sedute UA N totali N GS. Brown et al, 1986 26 X 15,0±0,7 M 12 sett./ 3x a settimana Weltman et al., 1986 26 16 8,2 ±1,3 M 33 8 M 14 sett./ 3x a 45 min settimana 3x12 sett./ 2x 30-45 min a settimana 33 8 F 33 9 M 33 9 F 33 10 M 33 10 F X 11,3 M X 11,3 M X 14,3 X Diekmann & Letzelter, 1987 (1) Diekmann & Letzelter, 1987 (2) Diekmann & Letzeiter, 1987 (3) Steinmann, 1990 Umbach & Fach, 1990 66 ¥ 66 66 10 6 n. sign. salto in alto da fermo s.b. (11,1%) sign. salto in alto da fermo c.b. (12,4%); 3 10 ? Max. num. rip./ 30 s ? 30-45 min ? ? ? 30-45 min ? ? ? 30-45 min ? 9 ? 30-45 min ? ? ? 30-45 min ? ? 1 n. sign. salto in lungo da fermo (3%) sign. salto in lungo da fermi c.b. (10,4%); salto in alto da fermo c.b. s. sign. (7,2%) 10-m-sprint s. sign (0,8%) getto della palla medica s. sign. (27,5%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (8,4%) 10-m-sprint s. sign. (2,5%) getto della palla medica s. sign. (17,1%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (8,1%) 10-m-sprint s. sign. (3,5%) getto della palla medica s. sign. (11,7%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (5,6%) 10-m-sprint s. sign. (2,6%) getto della palla medica s. sign. (11,8%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (6,8%) 10-m-sprint s. sign. (1,8%) getto della palla medica s. sign. (10,1%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (6,6%) 10-m-sprint s. sign. (2,7%) | getto della palla medica s. sign. (8,9%) sign. 20-m sprint (1,7%) – sign. salto sestuplo (3,2%) - sign. lancio della palla medica (5,3%) – sign. getto della palla medica (7,6%) - sign. salto in alto da fermo s.b. (4,6%); sign. 20-m-sprint (4,6%) - sign. salto sestuplo (7,2%) - sign. lancio della palla medica (17,9%) - sign. getto della palla medica (16,3%) - sign. salto in alto da fermo s.b. (9,3%) sign. 20-m-sprint (1,8%) - sign. salto sestuplo (2,3%) - sign. lancio della palla medica (5,2%) - sign. getto della palla medica (4,5%) - sign. salto in alto da fermo s.b. (5,8%) ? 2-4 6-8 4-6 8 sett./ 2x a settimana ? 2-4 6-8 4-6 M 8 sett./ 1x a settimana ? 2-4 6-8 4-6 14,3 M 8 sett./ 2x a settimana ? 2-4 6-8 4-6 54 11,0 M 104 sett./ 2x pro Woche ? 7 15-20 6 54 11,6 F 104 sett./ 2x a settimana ? 7 15-20 6 M 8 sett./ + F 2x a settimana M 12 sett./ 2x a settimana 35 min 3 10-15 7 40 min 3 1-15 ? ? 2-3 6-20 7 ? 3 10 9 Faigenbaum et al., 1993 23 14 10,8 Falk & Mor, 19% 29 14 6,4 ±0,4 Faigenbaum et al., 19% 24 15 Hetzler et al., 1997 (parte A) 30 10 10,8±0,4 M 8 sett./ +F 2x a settimana 13,8 M 12 sett./ 3x a ±0,6 settimana (cea) Miglioramento CSM1) 3 ? ? 192 108 3x 12 sett./ 2x a settimana 3x 12 sett./ 2x a settimana 3x 12 sett./ 2x a settimana 3x 12 sett./ 2x a settimana 3x 12 sett./ 2x a settimana 8 sett./ 1x a settimana NE NR. sign. 20-m-sprint (4,2%) - sign. salto sestuplo (4,4%) - sign. lancio della palla medica (10,6%) - sign. getto della palla medica (10,7%) - - sign. salto in alto da fermo s.b. (8,1%) salto in alto da fermo c.b. s. sign. (23,1%) salto in lungo da fermi s. sign.(18,4%) getto della palla medica s. sign. (26,8%); salto in alto da fermo c.b. s. sign. (35,8%) salto in lungo da fermi s. sign.(18,5%) getto della palla medica s. sign. (47,3%); sign. salto in alto da fermo c.b. (13,8%) sign. getto della palla medica da seduti (4%); n. sign. getto della palla medica (4,7%) sign. salto in lungo da fermi (13,9%) n. sign. corsa a/r (1,6%); sign. salto in alto da fermo c.b. (6%); sign. salto in alto da fermo c.b. (8,7%) sign. sprint 36,6 m (4,1%); Didascalia: Miglioramenti percentuali nei test sportivo-motori in seguito ad allenamenti diversi. Legenda: 1 Per la definizione dei test di verifica è stata utilizzata la terminologia di Weineck (2007) * = misurazione con tappetino di contatto; d.g.p. = da ginocchia piegate; IC= intensità di carico; VC = volume di carico; GS= gruppo sperimentale; S = sesso; X = nessun dato; c.b., = con braccia; cea. = con esperienza nell’allenamento; n. sign. = non significativo; s.b. = senza braccia; s. sign. = senza indicazione di significatività; sea = senza esperienza di allenamento; sign. = significativo; CSM= capacità sportivo - motoria; UA = unità di allenamento; afm = allenamento della forza con le macchine; acl= allenamento a corpo libero; NE = numero esercizi; sett. = settimane; NR = numero ripetizioni 110 atleticastudi 3-4/2011 Tabella 1: Miglioramenti nei test di verifica sportivo-motori successivamente ad interventi di allenamento della forza- II parte Autore, anno N totali N GS. Età [anni] S. Durata/ Durata/ UA Num. Frequenza sedute 10 13,2 ±0,9 M 10 12,3 ±0,4 M 22 10,2 ±1,4 M +F 20 9,7 ±1,4 M +F 14 8,8±0,5 M +F 24 8,6 ±0,49 ݱ 19 10,4±1,5 43 12 10,4±1,2 Athanasiou et al., 2006 20 10 13-15 Faigenbaum & Mediate, 2006 118 69 15-16 Christou et al., 2006 26 9 13,8±0,4 Kotzamanidis, 2006 30 15 11,1±0,5 M 12 12-17 M 9 12-17 F 52 sett./ 1x a settimana 12 12-17 M 9 12-17 Hetzler et al., 1997 (Parte B) Diallo et al., 2001 Faigenbaum et al., 2002 Flanagan et al., 2002 Faigenbaum et al., 2005 Wiedner & Pfeiffer, 2006 (1) Wiedner & Pfeiffer, 2006 (2) 20 55 58 21 21 NE NR. Miglioramento CSM1) 12 sett./ 3x a settimana (sea) 10 sett./ 3x a sett. ? 3 10 9 sign. salto in alto da fermo c.b. (8,7%) sign. Sprint 36,6 m (3,6%) ? 5 ? ? 8 sett./ 1x a settimana 8 sett./ 2x a settimana 1 0 s e t t . / 2x a settimana (afm) 1 0 s e t t . / 2x a sett. (acl) 30 min 1 10-15 12 sign. salto in alto da fermo s.b. (11,6%) - sign. salto in alto da fermo d.g.p. (7,3%) - sign. 20-m-sprint (2,7%) - sign. salto quintuplo (5,7%); n. sign. Salto in alto da fermo m.A. (5,7%) ! ; n. sign. Salto in lungo da fermi (5,1%) \ \ 30 min 1 10-15 12 n. sign. salto in alto da fermo c.b. (7,7%) n. sign. salto in lungo da fermi (9,2%); 40 min 1-3 8-15 8 40 min variabil e n. sign. getto della palla medica (4,4%) n. sign. salto in lungo da fermi (10,7%) n. sign. corsa a/r (2,5%); sign. getto della palla medica (14,4%) n. sign. salto in lungo da fermi (4,6%) n. sign. corsa a/r (3,1%) n. sign. salto in lungo da fermi (4,4%) n. sign. salto in alto da fermo c.b. (3,3%); M +F 8 sett./2x a 30 min sett. (6-10 RM) M 8 sett./ 30 min + F 2x a settimana (15-20 RM) M 8 sett. / ? 2x a settimana M+ F 6 sett./ 10-15 min 2x a settimana M 16 sett./ 2x a ? settimana variabile 5 1 6-10 9 1 15-20 9 n. sign. salto in lungo da fermo (7,3%) n. sign. salto in alto da fermo c.b. (4,8%) 3-8 4-15 15 salto in alto da fermo c.b. s. sign. (0,2%); 1-3 5-15 1540 2-3 8-15 ? 6-10 10 7 ? ? ? ? ? 52 sett./ 2x a 20-15 min settimana ? ? w 52 sett./ 2x a 20-15 min settimana ? ? 1 0 s e t t . / ?x a settimana 52 sett./ 1x a settimana Ingle et al., 2006 54 33 12,3 M 12 sett./ 3x a 60-75 min settimana 1-3 6-15 Faigenbaum et al., 2007b 27 13 13,9 ±0,9 M 6 sett./ 2x a settimana 1-3 6-15 Faigenbaum et al., 2007a 22 22 13,9 ±0,4 M 3 1-25 Mikkola et al., 2007 25 13 17,3 ±0,9 2-3 6-10 Santos & Janeira, 2008 25 15 14,7 ±0,5 2-3 10-12 90 min 9 sett./ 90 min 2x a settimana M + 8 sett./ 30-60 min W 1x a settimana ? M 1 0 s e t t . / 2x a settimana sign. corsa a/r (6,7%) - sign. salto in lungo da fermi (9%) - sign. getto della palla medica (18,6%) - n. sign. sprint 9,1 m (0,3%); 10 n. sign. 10-m-sprint (3,3%) - sign. 30-m-sprint (2,6%) - sign. corsa a/r (5,4%) - sign. salto in alto da fermo d.g.p. (30,1%) - sign. salto in alto da fermo s.b. (23,1%); ? sign. 30-m-sprint (2,5%) sign. salto in alto da fermo c.b. (35,2%); sign. salto in alto da fermo s.b. (8,3%) - sign. ? salto in alto da fermo c.b.* (8%) - sign. salto in alto da fermo c.b. (8,9%) - sign. salto quintuplo (4,3%) - sign. 30-m-sprint (3,1%); n. sign. salto in alto da fermo s.b. (6,5%) - n. ? sign. salto in alto da fermo c.b.* (1,6%) - n. sign. salto in alto da fermo c.b. (2,2%) - sign. salto quintuplo (4%) - sign. 30-m-sprint (2,6%); sign. salto in alto da fermo s.b. (6,1%) - sign. 8 salto in alto da fermo c.b.* (7,6%) - sign. salto in alto da fermo c.b. (12%) - sign. salto quintuplo (6,6%) - n. sign. 30-m-sprint (1,4%); 8 sign. salto in alto da fermo s.b. (9,9%) - sign. salto in alto da fermo c.b.* (8,1%) - sign. salto in alto da fermo c.b. (6,6%) - sign. salto quintuplo (6%) - n. sign. 30-m-sprint (0,6%); 8 sign. salto in alto da fermo c.b. (4%) - n. sign. salto in lungo da fermi (1,6%) - sign. getto della palla da basket (3,1%) - sign. 40-m-sprint (3,2%); 10- sign. salto in alto da fermo c.b. (7,9%) - sign. 12 salto in lungo da fermi (6%) - n. sign. sprint 9,1 m(0,2%) - sign. corsa a/r (3,6%) - sign. getto della palla medica (12,3%); sign. sprints (34,6%) - sign. getto della palla 9 medica (3,3%) - sign. salto in alto da fermo c.b. (4,5%) ; sign. 30-m-sprint (1,2%); 6 6 sign. salto in alto da fermo d.g.p. (13%) - sign. salto in alto da fermo s.b. (10,5%) - sign. test di Abalakov (10,5%) - n. sign. drop jump (5,6%) sign. lancio della palla medica (19,6%); atleticastudi 3-4/2011 111 in questa fascia d’età è necessario poter disporre di un gruppo di controllo adeguato. Inoltre, per circoscrivere gli effetti dell’allenamento della forza sul condizionamento generato dall’allenamento specifico per una certa disciplina sportiva, è necessario che anche il gruppo di controllo esegua un allenamento tecnico per quella disciplina. Ad oggi, queste esigenze sono state soddisfatte soltanto da tre ricerche (Blanskby & Gregor, 1981; Gorostiaga et al., 1999; Christou et al., 2006). La maggior parte degli studi riportati in tabella 2 presenta gli effetti di un allenamento della forza su giovani nuotatori. In seguito ad un allenamento della forza attuato nel corso della preparazione invernale, Blanskby e Gregor (1981) hanno osservato nel gruppo sperimentale una significativa riduzione, del 9,8%, del tempo necessario per coprire la distanza delle 100 iarde (91,4 m) a stile libero. Al contrario, nel gruppo di controllo, che si è sottoposto al solo allenamento specifico per il nuoto, non si sono riscontrati miglioramenti significativi. Bulgakova e collaboratori (1990) hanno confrontato gli effetti di un allenamento della forza specifico per il nuoto e svolto in acqua con gli elastici, con quelli di un allenamento della forza eseguito per mezzo di una macchina appositamente sviluppata per il nuoto (Huttel Mertens device). Gli effetti sono stati quantificati sulla base dell’andamento della curva forza-tempo in particolari fasi della bracciata a stile libero, oltre che sulla massima velocità di nuoto sulla distanza dei 20 metri. Grazie all’allenamento della forza in acqua è possibile ottenere una tecnica di trazione più efficace, come dimostrano i valori di forza significativamente più ele- 112 atleticastudi 3-4/2011 vati raggiunti nella fase di trazione e spinta della bracciata. Ciò spiega anche perché il gruppo sperimentale, al quale è stato chiesto di eseguire movimenti specifici, ha potuto incrementare la velocità massima nel nuoto, al contrario del gruppo di controllo, che ha effettuato un allenamento generale della forza. Wiedner e Pfeiffer (2006) hanno condotto uno studio longitudinale della durata di due anni con giovani nuotatori nella tappa dell’allenamento di costruzione e prestazione. Lo scopo della ricerca è stato quello di verificare l’efficacia degli esercizi di salto e di sprint, in aggiunta all’allenamento specifico, al fine di migliorare le prestazioni di forza veloce in acqua. Le misure sono state effettuate sia tramite test classici eseguiti sulla terraferma, sia in acqua con prove specifiche per il nuoto. Il miglioramento medio delle prestazioni specifiche si è attestato, nel primo anno di ricerca, attorno al 3%, mentre nel secondo attorno al 3,4%. In entrambe le fasi della ricerca, la percentuale di incremento è stata in gran parte più elevata rispetto a quella degli altri atleti di livello nazionale. Inoltre, nella stessa ricerca è stato analizzato, per via analitica e tramite l’analisi delle correlazioni, se e in che misura i parametri di prestazione condizionali sulla terraferma siano collegati con le specifiche prestazioni di nuoto in acqua. In particolare, si segnalano, tra gli altri, coefficienti di correlazione mediamente ed altamente significativi tra il salto in alto da fermo con l’utilizzo delle braccia e la partenza sui 7,5 m (r = -0,55; p < 0,01), oltre che con la rapidità di virata (r = 0,64; p < 0,05) e con lo sprint a stile libero sui 10-m (r = 0,65; p < 0,01). Visti i risultati delle loro ricerche, gli autori hanno quin- di concluso che un miglioramento mirato delle prestazioni generali di forza veloce sulla terraferma debba essere considerato come un obiettivo primario nell’allenamento del nuoto in età giovanile. Tuttavia, a causa delle scarse e controverse conoscenze in merito, rimane ancora da chiarire se si possano rintracciare relazioni di questo tipo anche nei giochi sportivi. Negli studi analizzati nel presente contributo, non sono stati considerati alcuni effetti dell’allenamento della forza, e ciò è da ricondurre al fatto che gli autori hanno utilizzato, tra gli altri, test di verifica inadeguati (Christou et al., 2006), programmi di allenamento estremamente aspecifici (Gorostiaga et al., 1999), oppure al fatto che è stata trascurata l’indicazione degli altri contenuti dell’allenamento, quale ad esempio l’allenamento della tecnica (Ford & Puckett, 1983). Come lascia tuttavia intuire la ricerca di Gorostiaga et al. (1999), nella quale è stato possibile aumentare in modo significativo la velocità di lancio di giovani giocatori di pallamano, anche negli sport di squadra ci si possono attendere miglioramenti delle principali caratteristiche del gesto tecnico, in seguito all’allenamento della forza. L’incremento di abilità motorie quali ad esempio la velocità di lancio della palla nella pallamano o la velocità con cui viene calciato il pallone nel calcio, è di fondamentale importanza se si pensa che i professionisti si distinguono dagli amatori, tra le altre cose, proprio per questo motivo (Weineck, 2007). Tabella 2: Effetti dell’allenamento della forza sulle capacità prestative specifiche per disciplina sportiva Autore, anno N totali Blanksby & Gregor, 1981 Ford 1983 & Puckett, Bulgakova et al., 1990 Gorostiaga 1999 et al., Wiedner & Pfeiffer, 2006 (1) Wiedner & Pfeiffer, 2006 (2) Christou etal., 2006 32 37 18 21 N GS. Età [anni] S. Durata/ Frequenza Durata/ Num. UA sedute M + Stagione 45 min F invernale/ 3x a settimana M 6 sett./ ? 4x a settimana ? 24 sett./ 2x a 50 min settimana NR. ? 10-14 17 14,2 21 11-12 16 11-12 ? 9 15,1±0,7 M 12 12-17 M 9 12-17 F 52 sett./ 1x a ? settimana 12 12-17 M 9 12-17 F 52 sett./ 2x a 20-15min settimana ? ? 9 12-15 M 16 sett./ 2x a settimana 2-3 8-15 Miglioramento CPS1) 2 8-12 7 sign. tempo di nuoto (9,8%) ? ? 18 10-30 18 10-33 4 3-12 n. sign. colpi andati a segno (-2,2%) : n. sign. velocità di passaggio (9,4%) n. sign. velocità di dribbling (5,1%) 1 max. tempo di nuoto s. sign. (X) sign. forza in fase di trazione (X) sign. forza in fase di pressione (X) 1 o max. tempo di nuoto s. sign. (X) n. sign. forza in fase di trazione (X) sign. forza in fase di pressione (X) 5 sign. velocità di getto (3,2%) 1 ? ? ? ? 52 sett./ 2x a 20-15 min ? settimana ? 24 sett./ 2x a 50 min settimana(A F a terra) 6 sett./ 40 min 2x a settimana 52 sett./ 1x a ? settimana 21 26 N E ? 4 ? sign. tuffo (5,5%) sign. partenza 7,5 m (4,3%) n. sign. partenza 15 m (2,7%) sign. virata (8 9o) ; n. sign. virata 10 m (2,4%) sign. sprint 10 m (3%) n. sign. delfino (3,1%); ? n. sign. tuffo (3,4%) sign. partenza 7,5 m (3,0%) ; sign. partenza 15 m (1,8%) n. sign. virata (1,4%) n. sign. virata 10 m (2,3%) sign. sprint 10 m (2,3%) n. sign. delfino (1,7%); 8 sign. tuffo (11,7%) ,f . n. sign. partenza 7,5 m (4,9%) sign. partenza 15 m (2,8%) sign. velocità di virata (6%) sign. velocità di virata 10 m (4,2%) sign. sprint 10 m (1,4%) n. sign. delfino (4,4%); sign. tuffo (6,7%) 8 n. sign. partenza 7,5 m (5,7 90) n. sign. partenza 15 m (1,5%) j n. sign. velocità di virata (0,7%) sign. velocità di virata 10 m (1,1%) n. sign. sprint 10 m (1,0%) sign. delfino (4,4%) 10 n. sign. velocità di dribbling 14 m (7,5%) Didascalia: Effetti dell’allenamento della forza su diversi aspetti della capacità prestativa specifica per disciplina in atleti in età evolutiva Legenda: GS = gruppo sperimentale; S = sesso; NE = numero esercizi; AF = allenamento della forza; n. sign. = non significativo; s. sign. = senza indicazione di significatività; sign. = significativo; CPS = capacità di prestazione specifica; sett. = settimane atleticastudi 3-4/2011 113 Tabella 3: L’allenamento della forza nello sport in età evolutiva Livello Principianti Azione Concentrica ed muscolare eccentrica Scelta esercizi Mono e pluriarticolare Intensità Volumi Tempo di recupero Velocità di movimento Esperti Concentrica ed Concentrica ed eccentrica eccentrica Mono e pluriarticolare Mono e pluriarticolare 50-70% 1RM 60-80% 1RM 1-2 serie da 10-15 rip. 2-3 serie da 8-12 rip. 1 min 1-2 min 2-3 min moderata moderata moderata 2-3 2-3 3-4 Frequenza (gg/sett.) 4. Conclusioni e raccomandazioni per la pratica dell’allenamento L’obiettivo del presente contributo è quello di verificare l’efficacia dell’allenamento della forza per l’età evolutiva. A tal fine, sono stati analizzati lavori sperimentali che hanno valutato le prestazioni motorie con prove assimilabili al gesto sportivo. Queste ricerche hanno utilizzato prove di valutazione motorio-sportive le quali, secondo quando fissato dalle indicazioni federali per l’allenamento, assumono un ruolo centrale nella diagnosi delle prestazioni, nonché nella gestione dell’allenamento, sia livello federale che societario. I risultati di questi studi documentano che programmi di allenamento per la forza, sia a carattere generale che speciale, sono adeguati per migliorare diversi aspetti della capacità sportivo - motoria. In seguito ad un allenamento della forza, si sono osservati progressi soprattutto nelle prestazioni di lancio, getto e salto. I progressi registrati si sono attestati, in particolare, tra il 10% e il 13%. Nelle ricerche analizzate, contra- 114 Avanzato atleticastudi 3-4/2011 70-85% 1RM 3 serie da 6-10 rip. riamente a quanto si sia portati a pensare, né il sesso né l’età hanno influito in modo determinante sull’efficacia dell’allenamento della forza. Sulla base dei dati a disposizione, non è tuttavia stato possibile analizzare l’influsso biologico nei miglioramenti che sono stati rilevati (fase pre- e post- puberale). Infatti, solo in una piccola parte degli studi analizzati è stata effettuata una classificazione in base al livello di maturità biologica; inoltre, nessuna di queste pubblicazioni ha caratteristiche tali da poter essere considerata uno studio comparativo. Oltre ai già citati miglioramenti nei test sportivo-motori, gli effetti dell’allenamento della forza si sono riscontrati anche nei test specifici per ciascuna disciplina sportiva. In particolare, nell’allenamento del nuoto in età evolutiva, si sono registrati buoni adattamenti specifici, rispetto ai diversi interventi di allenamento effettuati. In questo modo, è stato possibile migliorare significativamente la velocità di nuoto, di virata e di partenza. Per i giochi sportivi, sino ad ora oggetto solo di un numero limitato di studi, peraltro problematici dal punto di vista metodologico, sussiste un urgente bisogno di ricerca. Proprio in quest’ottica, in futuro si dovranno selezionare test di verifica i quali, oltre ad essere predisposti per una disciplina sportiva, siano altresì strettamente legati alla forza muscolare. I test di verifica comuni per i giochi sportivi, come la misurazione della velocità di dribbling o del numero di colpi andati a segno, in cui le capacità di forza hanno un ruolo secondario, sarebbero invece da evitare negli studi relativi all’allenamento della forza. Riassumendo, è possibile affermare che un allenamento della forza generale dovrebbe essere parte integrante dell’allenamento fisico in età evolutiva, poiché, come è stato dimostrato, esso conduce a vantaggi per lo stato di salute, per il benessere e per le capacità di prestazione sportivo-motorie. In particolare, nello sport agonistico in età evolutiva, uno degli obiettivi è quello di costruire la capacità di carico necessaria per sostenere l’attività di allenamento e di gara (Mester et al., 2009). A tal proposito, l’allenamento della forza può fornire un importante contributo al fine di aumentare la forza muscolare e di fissare le strutture passive dell’or- ganismo (ossa, tendini e legamenti). Ragionando nel lungo periodo, partendo da un allenamento muscolare aspecifico è possibile ampliare il programma di allenamento con esercizi che, da una parte, siano in grado di influenzare in maniera mirata le capacità di forza necessarie per una determinata disciplina sportiva (forza massimale, forza resistente, forza esplosivo-elastica ecc.) e, dall’altra, presentino anche una stretta relazione con determinati aspetti della tecnica. Per realizzare un allenamento della forza generale e aspecifico rivolto all’attività sportiva, si possono citare le raccomandazioni della National Strenght and Conditioning Association (cfr. con tabella 3), pubblicate quest’anno sul Journal of Strength and Conditioning Research (Faigenbaum et al., 2009). Esse corrispondono in ampia misura ai parametri di carico utilizzati altresì dalla maggioranza degli studi analizzati nel presente contributo (cfr. con tabella 1). In generale, si consiglia di effettuare, entro i limiti di carico noti, una variazione sistematica dei parametri di intensità e volume del carico, all’interno di una periodizzazione a blocchi o ad onda, al fine di mantenere l’efficacia su livelli elevati, e di ottenere inoltre ripercussioni equilibrate sulle capacità di forza. Come filo conduttore, può essere utilizzato il modello sviluppato da Fleck e Kramer (2004), finalizzato alla gestione delle diverse espressioni della forza (cfr. con tabella 4). Per organizzare in modo sicuro un allenamento della forza rivolto a soggetti in età evolutiva, nella pianificazione e gestione dell’allenamento dovrebbero essere osservate con attenzione le raccomandazioni pubblicate da or- ganizzazioni riconosciute a livello internazionale e, inoltre, l’allenamento dovrebbe essere svolto esclusivamente in presenza di personale competente (Small et al., 2008; Behm et al., 2008). Ad oggi, non esistono raccomandazioni riguardo all’allenamento della forza specifico per disciplina sportiva, rivolto ad atleti in età evolutiva. Una spiegazione di quanto appena affermato consiste sicuramente nel fatto che un allenamento della forza potrebbe essere classificato come assolutamente somigliante ai movimenti specifici di ciascuna disciplina e, pertanto, dovrebbe essere sviluppato singolarmente per ciascuna di esse (Grosser et al., 2008). Per trovare modalità di carico adeguate a questo scopo devono essere chiariti, oltre agli aspetti cinematici, quali ad esempio la velocità di movi- mento, l’ampiezza del movimento o le forme di contrazione dei muscoli primariamente coinvolti, anche i presupposti metabolici (modalità di approntamento energetico) della disciplina sportiva. (Fleck & Kraemer, 2004). Al contrario, le raccomandazioni sino ad ora disponibili per l’organizzazione dell’allenamento della forza specifico per disciplina si basano quasi esclusivamente sulla selezione dei gruppi muscolari rilevanti per il movimento, ignorando in questo modo gli aspetti metabolici e meccanici dello stesso (Kraemer & Fleck, 2005). Nel presente contributo non è stato possibile approfondire l’organizzazione di un allenamento della forza rapida e reattiva. Il lettore interessato faccia riferimento alla letteratura specifica in materia (Bompa, 2000; Chu et al., 2006). Tabella 4: La periodizzazione nell’allenamento della forza Ciclo di allenamento Numero di serie Ripetizioni Intensità „Base" 1-3 10-15 < 70% 1RM (Forza di resistenza) „Strength" 1-3 6-10 70 - 85% (Costruzione 1RM muscolare) 2-3 6-8 < 60% 1RM* „Power" (Forza veloce) „Peak" 1-2 6-8 80 - 85% (Forza massimale) 1RM „Active Resting" Attività scarsamente intensive, misure di (Rigenerazione) rigenerazione Durata del ciclo (in settimane) 6 6 6 6 2 Didascalia: Periodizzazione nell’allenamento della forza con atleti in fase prepuberale e in fase di crescita (tratto da Fleck & Kraemer, 2004 e modificato) (* = esecuzione di movimento esplosivo) atleticastudi 3-4/2011 115 5. Considerazioni finali e prospettive future L’analisi dell’attuale stato della ricerca evidenzia come grazie all’allenamento della forza è possibile migliorare a tutte le età non solo la forza muscolare, ma anche altri aspetti selezionati della capacità di prestazione motoria, generale e specifica per disciplina. L’allenamento della forza si è affermato come parte integrante dell’allenamento in età evolutiva soprattutto nel territorio anglo-americano. In Germania, come documentano anche i piani di allenamento federali delle diverse discipline sportive, una simile inversione di rotta non si è ancora manifestata in tutti i settori. In alcuni di essi, infatti, sono ritenuti ancora validi metodi che dovrebbero essere efficacemente revisionati. Per poter integrare a breve termine l’allenamento della forza nell’allenamento agonistico in età evolutiva devono essere ricercati nuovi percorsi, in grado di sostenere il complicato processo della messa in pratica di nuove metodologie di allenamento (cfr. con tabella 4), oltre che di superare il ritardo accumulato, bypassando la distanza tra ricerca e pratica. Traduzione italiana a cura di Debora De Stefani, revisione tecnica di Luca Del Curto 116 atleticastudi 3-4/2011 Rassegna bibliografica In collaborazione con la Scuola dello Sport della Sicilia, Settore Documentazione. BIOMECCANICA, BIOLOGIA E ALLENAMENTO Si delinea una nuova prospettiva sull’allenamento della forza con lo studio di Wirth et al. sugli effetti dell’allenamento eccentrico con carico sovramassimale sulla forza massimale esplosiva negli arti superiori. (Wirth K. – Beck A.J., Schmidtbleicher D. – Auswirkungen eines exzentrischen Krafttrainings für die obere Extremität auf unterschiedliche Maximal und Schnellkraftparameter – Effetti di un allenamento di forza eccentrico per gli arti superiori sul parametro della forza massimale ed esplosiva – Leistungsport, 41, 3, 19-24). Un altro contributo sulla questione dell’allenamento eccentrico della forza viene fornito da Vio e Pozzo, che analizzano le evidenze sull’efficacia dell’allenamento eccentrico, ed in particolare focalizzano l’attenzione sull’impiego di macchine inerziali, che dovrebbero permettere di adattare meglio la modalità di espressione della forza alla situazione reale della competizione. (Vio V., Pozzo M. – Allenamento eccentrico. Basi fisiologiche, applicazioni e nuove tecnologie – Scienza e sport, 12, 45-49). Nel primo numero della rivista IAAF “NSA”, uscito da poco, troviamo i consueti studi biomeccanici: il primo, effettuato in occasione dei Campionati Mondiali sulla velocità ed ostacoli; il secondo di Coh et al. sulla tecnica rotatoria nel getto del peso (Graubner R. – Nixdorf E. – Biomechanical analysis of the Sprint and hurdles events at the 2009 IAAF World Championships in Athletics – Analisi biomeccanica della velocità e degli ostacoli ai Campionati Mondiali IAAF 2009 di Atletica; Lipovsek, S., Skof B., Stuhec, S., Coh M. – Biomechanical factors of competitive success with the rotational shot put technique – Fattori biomeccanici del successo competitivo con la tecnica rotatoria del getto del peso - New Studies in Athletics, 26,1-2, 19-53; 101-109.) Sempre nella stessa rivista segnaliamo due articoli che riguardano l’allenamento delle specialità di sprint di alto livello: nel primo si analizza la questione del “plateau” della velocità, indicando una serie di mezzi e metodi per cercare di superare questo stallo nella prestazione; nel secondo si presenta un modello di sprinter che vada sotto i 10” (Schiffer J. – Training to overcome the plateau speed – Allenamento per superare il “plateau” della velocità ; Richmond J. – Modelling a sub-10 second 100m sprinter using Newton’s equations of motion – Modellare uno sprinter che nei 100m. vada sotto i 10” usando le equazioni del moto di Newton – New Studies in Athletics – 26, 1-2, 7-16; 69-77). Per quanto riguarda il mezzofondo veloce la rivista Nuova atletica riporta un’analisi dell’andamento del consumo di ossigeno nella corsa degli 800 metri e le implicazioni per la scelta dell’andatura da tenere (Arcelli E., Riboli A. – Il consumo di ossigeno nelle varie fasi degli 800 metri – nuova atletica – 39, 226, 23-31.) MEDICINA DELLO SPORT Il modo migliore per evitare gli infortuni è realizzare una vera azione preventiva, basata su una corretta analisi del movimento da eseguire e di eventuali deficit dell’atleta: la rivista tedesca Leichathletiktraining propone cinque esercizi per mantenere stabile il tronco al fine di prevenire problematiche alla colonna vertebrale, zona molto sollecitata in tutte le specialità. (Boller R. – Fünf Übungen für einen stabilen Rumpf – Cinque esercizi per un tronco stabile – Leichathletiktraining, 22, 6, 26-29). PSICOLOGIA DELLO SPORT Nella rivista „Track coach“ viene riportata un tavola rotonda sugli aspetti psicologici, distinta in due parti, tenuta da due psicologi sportivi ed un allenatore di „High school“, che esaminano come la psicologia e gli aspetti mentali influenzino la prestazione, affrontando tematiche di rilevanza pratica nella gestione quotidinana degli allenamenti e della gara. Nella seconda parte sono riportati pareri di altri psicologi sulle questioni trattate nella prima (AA.VV. – Sport psychology roundtable I e II – Tavola rotonda I e II – Track Coach, 197. 6271-6283; 6293-6296) TECNICA E DIDATTICA DELLE SPECIALITA’ Sempre nella rivista tedesca “Leichtathletiktraining”, viene dedicato un articolo al lancio del martello, distinto in due parti, individuando alcuni aspetti fisici e biomeccanici che influenzano la definizione del programma tecnico da sviluppare per migliorare la prestazione. Nella prima parte si analizza il lancio dal punto di vista biomeccanico, attraverso l’identificazione di alcuni parametri e una prospettiva comparativa, basata sull’analisi di fotogrammi dei lanci di Betti Heidler, di una giovane martellista tedesca e di un alunno, per evidenziarne le differenze. Nella se- conda parte si concentra l’attenzione sulla velocità di rotazione (Bartonietz, K. – Sakr, M. – Stabil stehen, schnell drehen! – Essere stabili, ruotare veloci! - Leichtathletiktraining, 2011, 22, 5, 29-33/7, 4-13). SCUOLA E GIOVANI La stessa casa editrice della rivista Leichtathletiktraining, ha pubblicato un manuale interessante sull’atletica leggera giovanile della Federazione di Atletica Tedesca. Si tratta di un testo in cui si trovato tutte le notizie utili per la programmazione, per l’insegnamento della tecnica delle varie discipline e per la definizione della prestazione sportiva, nella fascia di età che va dai 15 ai 19 anni, il tutto corredato da numerosi esempi di esercizi pratici. (DLV – Jugendleichathletik Basics – Basi dell’atletica leggera giovanile - 2011 – 240p. – PhilippkaVerlag). Dalla succitata rivista estrapoliamo gli spazi dedicati ai bambini: un primo articolo continua la serie degli esempi di organizzazione di attività motoria in palestra, mentre il secondo offre degli spunti per avviare i bambini alla specialista del lancio del martello, attraverso giochi, esercizi ed attività diverse. (Huecklekemkes, J. – So organisieren Sie ihr Hallentraining – Così organizzate l’allenamento in palestra – Lütgeharm R. - Erst drehen, dann werfen – Prima girare e poi lanciare – Leichathletiktraining, 22,4, 12-16 - 22, 5, 24-28) Nel penultimo numero si trova un dossier particolare sulle competizioni per i bambini, che pone l’accento sull’organizzazione e la tecnica, proponendo delle modalità di svolgimento di queste competizioni a livello scolastico; nella seconda parte si illustrano, per ogni gruppo di discipline, le tipologie di competizioni, distinte su tre cate- gorie (Under 8, 10,12), con numerose illustrazioni esemplificative. (Ulrich D., Deister D. – Kinder sind für Wettkämpfe – Wettkämpfe für kinder - I bambini sono per le gare, le gare per i bambini – Leichtathletiktraining, 22, 9-10, 4-46). Sempre nella stessa rivista si trova un articolo pratico sull’insegnamento agli adolescenti degli esercizi con sovraccarico, fase introduttiva indispensabile all’allenamento di forza con i pesi. L’articolo è corredato da numerose foto, che illustrano la tecnica corretta. Nella parte finale si trovano anche alcuni suggerimenti di tipo metodologico (Oltmanns K., Zawija, M. – Kinder lernen Krafttraining – I bambini apprendono l’allenamento di forza – Leichtathletiktraining, 22, 8, 14-20). Nell’altra rivista tedesca sportiva “Leistungsport” da segnalare un articolo sull’organizzazione dell’attività motoria per i bambini all’interno della società sportiva, che focalizza l’attenzione non tanto sulla prestazione sportiva, quanto su un approccio interdisciplinare formativo (Campus Y Wilant N. – Innovationen für den Kindersport im Verein – Innovazioni per lo sport dei bambini nella società sportiva – Leistungssport, 41, 4, 42-44.) Infine nella rivista “Universo Atletica” è riportata una sintesi delle relazioni che sono state tenute al Convegno Nazionale sulle Metodologie dell’allenamento Giornale, organizzato dalla Comitato Regionale Fidal Lombardo: gli interventi sono di Boris Mikuz sulle strategie giovanili della Federazione Slovena, di Gilles Follereau della Federazione Francese, Wolfagang Killing della Federazione Tedesca e Antonio La Torre per la Federazione Italiana. (Universo Atletica, dic 2011, p.3-21) atleticastudi 3-4/2011 117 MANAGEMENT DELLO SPORT Un interessante articolo affronta la problematica „doping“ dal punto di vista della gestione complessiva dell’organizzazione della lotta antidoping, mettendo a confronto gli approcci della FIFA e della IAAF nei confronti dell’Agenzia mondiale Anti-doping (Wagner U. – Towards the construction of the World Anti-Doping Agency: analyzing the approaches of FIFA and IAAF to Doping in sport – Verso la costruzione dell’Agenzia Mondiale Anti-doping: analisi degli approcci al doping della FIFA e della IAAF – European Sport Management Quarterly – 11, 5, 445470). Sul piano più specifico della gestione delle società sportive ed in particolare del reperimento di risorse, segnaliamo un articolo sui rapporti tra associazioni sportive e gli stakeholder interessati, partendo dall’analisi di alcune società della Catalogna. (Esteve M., Di Lorenzo F., Inglès E., Puig N. – Empirical evidence of stakeholder management in sports clubs: the impact of the board of directors – Evidenze empiriche della gestione degli stakeholder nelle società sportive: l’impatto del comitato dei direttori – European Sport Management Quarterly – 11, 4, 423440). Nella rivista „Educazione Fisica e sport nella scuola“ viene illustrata la nuova strategia di formazione continua dei tecnici della Fidal alla luce della nuove esigenze della società in trasformazione. Questo nuovo modello rielaborato si ispira alla sistema SNAQ definito dal Coni, per adeguarsi alle indicazioni UE, ma pone anche una grande attenzione all’attività giovanile, per collegarsi con il mondo dell’educazione fisica e della scuola. (Carbonaro G., - La formazione dei tecnici di atletica leggera – Educazione fisica e sport nella scuola, 64, 231-232, 32-40). 118 atleticastudi 3-4/2011 Convegni, seminari, workshop Attività svolte in collaborazione con: Centro Studi & Ricerche Metodologie di allenamento giovanile a confronto in Europa Milano, 22-23 ottobre 2011 Programma Sabato 22 ottobre • Scelte metodologiche dell’atletica giovanile in Germania, Wolfgang Killing – resp. Scuola allenatori Federazione Tedesca • La scuola francese dell’atletica giovanile, Gilles Follereau - Fed. Francese di atletica • La metodologia generale dell’atletica giovanile in Slovenia, Boris Mikuz - Fed. slovena di atletica • Atletica giovanile in Italia, Antonio La Torre – CONI, FIDAL Moderatori: Elio Locatelli e Francesco Uguagliati Domenica 23 ottobre • Le principali esercitazioni metodologiche atte allo sviluppo tecnico e condizionale in relazione alle tappe di sviluppo della programmazione a lungo termine del settore giovanile, Ennio Preatoni e Claudio Botton. Organizzazione: FIDAL - CR Lombardia, Centro Studi & Ricerche FIDAL, ASSITAL Il talento sportivo: come identificarlo, promuoverlo, gestirlo Modena, 3 dicembre 2011 Obiettivi Anche per il 2011 l’impegno congiunto della Scuola Regionale dello Sport dell’Emilia Romagna e del Comitato Provinciale CONI di Modena si concretizza nella riconferma del tradizionale Convegno tecnico-scientifico di fine anno, un evento culturale di primaria importanza per gli allenatori ed operatori dell’intero sistema sportivo regionale e nazionale. Quest’anno il tema prescelto “L’allenamento funzionale della forza negli sport di squadra” è di particolare importanza, non soltanto per la qualità ed il prestigio internazionale dei relatori invitati, ma soprattutto in quanto si posiziona come naturale complemento delle quattro giornate di studio organizzate nel 2009 e dedicate allo sviluppo della forza negli sport individuali. La partnership che negli ultimi anni si è consolidata sia con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Bologna, apprezzata per la qualità didattica e gli interessanti lavori di ricerca applicata, sia con la Federazione Italiana di Atletica Leggera, il cui Centro Studi e Ricerche da decenni è fortemente impegnato sul fronte culturale, costituisce un importante valore aggiunto al Convegno. Programma • Il Ruolo dei programmi di identificazione e promozione del talento nello Sport, Antonio La Torre - Facoltà di Scien- ze Motorie Università degli studi di Milano – Consulente CONI. Moderatore: Mario Gulinelli • Identificazione del Talento, Roel Vaeyens - Dipartimento di Scienze dello Sport,Facoltà di Medicina e salute dell’Università di Ghent Belgio. Moderatore: Giorgio Carbonaro • Sviluppo del Talento, Franco Impellizzeri - CeRiSM, Università degli Studi di Verona. Moderatore: Franco Merni • La gestione del Talento :aspetti psicologici, Alberto Cei - Università di Tor Vergata, Roma. Moderatori: Andrea Ceciliani, Simone Ciacci Organizzazione: CONI Comitato Provinciale Modena, Scuola Regionale dello Sport Emilia-Romagna Coordinamento scientifico: Luigi Trotta, Giuliano Grandi, Mario Gulinelli, Giorgio Carbonaro Comitato organizzatore: Franco Bertoli, Presidente Coni Modena. William Reverberi, Presidente Coni Emilia Romagna. Antonino Marino, Assessore allo Sport Comune di Modena. Carlo Bottari, Preside della Facoltà di Scienze Motorie di Bologna. Franco Merni, Presidente Corso di Studi Laurea Magistrale Scienze Motorie Bologna. Stefano Gobbi, Presidente CSI Modena. Andrea Covi, Presidente UISP Modena “ATLETICAmente 2011” La scienza e la tecnica al servizio dello sport Abano Terme, 5-6 novembre 2011 Programma 1^ sessione: sabato 5 novembre • L’organizzazione sportiva nel Mondo-in Europa-in Italia, Elio Lo- catelli – IAAF, CONI • Strategie e modello organizzativo dell’Atletica in Francia e Germania, André Gimenez D.T. Nazionale Francese Atletica Leggera -Idriss Gonschinska D.T. Nazionale Tedesca Atletica Leggera • Modello organizzativo dell’Atletica in Italia, Francesco Uguagliati - D.T. F.I.D.A.L. • Criticità di sistema: globale e nazionale, Antonio La Torre - Università di Milano - CONI-FIDAL 2^ sessione: domenica 6 novembre • Tributo a Carmelo Bosco: Intuizioni - pensiero - strumenti • La Valutazione e la sua evoluzione • Dall’intuizione alla sua prima pedana: la sua matrice e la sua eredità, Elio Locatelli – IAAF, CONI • La sua matrice e la sua eredità, Paavo Komi, Università Jyvaskylà Finlandia • La Valutazione e la sua evoluzione, Marco Cardinale - Univ. Aberdeen - Gran Bretagna, British Olympic Association • Interventi Programmati: • Carlo Tranquilli Direttore Ist. Scienze dello Sport CONI • Studi recenti sull’accelerazione e sulla modalità di espressione della potenza, Nicola Silvaggi - Università di Tor Vergata - Roma FIDAL Organizzazione: FIDAL - CR Veneto, CONI Scuola Regionale dello Sport Veneto Aggiornamento per Insegnanti di Educazione Fisica Camerino, 26-29 agosto 2011 Seminario di aggiornamento per insegnanti di Educazione Fisica delle scuole finaliste ai Campionati Studenteschi Programma • Attività tecniche e didattiche per la promozione dell’atletica, Giuseppe Scorzoso, Osvaldo Zucchetta • Princìpi generali della preparazione giovanile, Giorgio Carbonaro • Schemi e abilità motorie - la corsa e la marcia, teoria e pratica, Antonio Laguardia • Schemi e abilità motorie - i lanci: teoria e pratica, Francesco Angius • Schemi e abilità motorie – i salti: teoria e pratica, Claudio Mazzaufo Coordinatore del seminario: Piero Incalza Organizzazione: FIDAL Centro Studi – Attività tecniche territoriali Seminario: la programmazione dell’evento Ancona, 12 novembre 2011 Obiettivi Costruire la programmazione annuale partendo dall’evento a ritroso rispettando tutte le tappe. I mezzi utilizzati nelle varie tappe della programmazione hanno tempi diversi affinché gli effetti che producono sull’organismo dell’atleta diventino efficaci e stabili. In considerazione di ciò il tecnico studia il modo migliore perché la somma degli effetti dei mezzi utilizzati in tutti gli allenamenti della programmazione attivino al meglio le capacità dell’atleta in prossimità dell’evento. Il seminario intende fissare i tempi delle varie tappe, i mezzi e i contenuti che in esse devono essere sviluppate per far si che la loro efficacia sia ottimale. Ogni settore ed ogni specialità ha sue strategie, i propri mezzi di allena- atleticastudi 3-4/2011 119 mento i propri contenuti che verranno analizzate dai tecnici specialisti di settore dopo una introduzione nella quale verranno fissati i principi fondamentali della programmazione a tappe. Programma • I principi delle programmazione a tappe: riferimenti a mezzi e contenuti delle varie tappe nei lanci, Nicola Silvaggi - Responsabile Lanci del Settore Tecnico Nazionale • Mezzi e contenuti delle varie tappe nella velocità ed ostacoli, Sergio Biagetti - Responsabile Velocità del Settore Tecnico Regionale • Mezzi e contenuti delle varie tappe nei salti, Robertais Del Moro, Responsabile Salti del Settore Tecnico Regionale • Mezzi e contenuti delle varie tappe nel mezzofondo e marcia, Angelo Angeletti - Responsabile Mezzofondo del Settore Tecnico Regionale Organizzazione: FIDAL - CR Marche, Settore Tecnico “Tecnica, metodologia e prevenzione nella moderna metodica dell’allenamento degli sport, con particolare riferimento agli sport con azioni di lancio ‘overhead’” Bari, 19 novembre 2011 Relatori • Nicola Silvaggi - Responsabile Lanci del Settore Tecnico Nazionale • Domenico Di Molfetta - Responsabile Nazionale FIDAL lancio del giavellotto • La spalla del lanciatore: la instabilità, Renato La Forgia • Anatomia funzionale dello scapo- 120 atleticastudi 3-4/2011 lo-omerale, Francesco Bizzarri • La rottura della cuffia dei rotatori, Biagio Moretti Organizzazione: FIDAL - Cus Bari “Dentro l’atletica” – Approfondimenti tecnici Parma, 29 ottobre / 3 dicembre 2011 Obiettivi Considerata l’importanza dell’atletica leggera nell’ambito delle altre discipline sportive, è stata promossa una serie di attività formative tese alla conoscenza degli aspetti più significativi di alcune specialità dell’atletica leggera. Tali aspetti sono importanti, non solo per chi già allena l’atletica, ma anche per studenti e laureati in Scienze Motorie o per chi si occupa di preparazione atletica. Programma • 29 ottobre: Individuazione e presupposti metodologici per l’allenamento del giovane velocista, Giovanni Bongiorni • 12 novembre: Aspetti tecnici e didattici dei salti in estensione nell’avviamento dei giovani atleti, Claudio Mazzaufo • 26 novembre: La postura corretta nell’ambito delle discipline dell’atletica leggera, Vincenzo Canali • 3 dicembre: La corsa ad ostacoli: aspetti teorici e tecnici delle specialità dei 110hs e dei 400hs, Eddy e Laurent Ottoz Organizzazione: Cus Parma “I giovani, le ansie, la tecnica”: 2a Convention dei tecnici abruzzesi. Sulmona, 27 novembre 2011 Programma • Le competenze didattiche del tecnico di atletica leggera: i compiti, le funzioni e le responsabilità del tecnico - Claudio Mantovani, collaboratore CONI-SdS • Presupposti e contenuti di un programma mental-training in atletica leggera - Massimo Di Paolo, psicologo e docente SRdS • Parliamo di velocità e staffetta: come istruire i velocisti e allenare gli staffettisti anche nelle proprie sedi - Roberto Piscitelli, collaboratore settore tecnico velocità FIDAL Organizzazione: FIDAL-CR Abruzzo Convegno salto con l’asta: la scuola tedesca Schio, 27 novembre 2011 Programma • La tecnica del salto con l’asta femminile secondo la scuola tedesca • La programmazione nella preparazionje delle atlete tedesche • Esercitazioni tecniche specifiche • Tavola rotonda Herbert Czingon, responsabile salto con l’asta femminile della DLV (Federazione Tedesca di Atletica leggera) Organizzazione: FIDAL - CR Veneto Tecnica della programmazione e mezzi di allenamento Roma, 3 dicembre 2011 Programma • Princìpi della programmazione, Gioacchino Paci • Filosofia della programmazione, Mauro Pascolini • Mezzi di allenamento per lanci e muscolazione, Nicola Silvaggi • Mezzi di allenamento per salti, Claudio Mazzaufo • Mezzi di allenamento per la corsa, Piero Incalza • Posturale al suolo ed in acqua, Renato Marino • Il gioco tecnico, Tamara Triossi • Flessibilità: come, quando, perché, Vincenzo D’Onofrio Organizzazione: ASD Sport-Race, Esercito ‘sport-giovani’, ASSITAL, CR FIDAL Lazio Multilateralità e Prove Multiple: teoria o realtà? Torino, 11 dicembre 2011 Programma • La multilateralità: i libri la spiegano, ma noi ci crediamo?, Giorgio Ripamonti • Le prove multiple e i giovani: un percorso in salita? Graziano Camellini • Le esercitazioni propedeutiche per la corsa ad ostacoli come strumento per migliorare le ca- pacità motorie, Eddy Ottoz • Lo sviluppo delle capacità condizionali: bilancieri e manubri o c’è dell’altro? Gennaro Boccia Moderatore: Paolo Moisè Organizzazione: FIDAL Comitato Regionale Piemonte, ASSITAL ca trattata. Organizzazione: FIDAL Comitato Regionale Lazio La corsa ad ostacoli Roma, 18 dicembre 2011 Seminario tecnico per istruttori/allenatori con dibattito conclusivo La corsa ad ostacoli Roma, 18 dicembre 2011 Seminario tecnico per istruttori/allenatori con dibattito conclusivo Programma • Peculiarità del passaggio dell’ostacolo e necessità nella proposta metodologica, Luca Grandinetti – Allenatore Specialista • Esercizi propedeutici, esercizi a carattere generale e specifico e ritmica, Laurent Ottoz, Allenatore Specialista • Parte pratica: esercitazioni tecniche e sviluppo della parte teori- Programma • Peculiarità del passaggio dell’ostacolo e necessità nella proposta metodologica, Luca Grandinetti – Allenatore Specialista • Esercizi propedeutici, esercizi a carattere generale e specifico e ritmica, Laurent Ottoz, Allenatore Specialista • Parte pratica: esercitazioni tecniche e sviluppo della parte teorica trattata. Organizzazione: FIDAL Comitato Regionale Lazio atleticastudi 3-4/2011 121 S/rubriche RECENSIONI AEBS - ATHLETICS EFFICACY BELIEFS SCALE Per la misurazione dell’efficacia percepita nell’atletica leggera Patrizia Steca, Andrea Greco, Francesca Castellini e Antonio La Torre • Casa Editrice: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali www.giuntios.it • Anno di pubblicazione: 2012 • Destinatari: Atleti praticanti le diverse specialità dell’atletica leggera • Somministrazione: 15’-20’ minuti • Numero di item: 30 item comuni più 7-9 item per la parte specifica • Campione italiano: 936 atleti agonisti (553 uomini e 383 donne) di età compresa tra 14 e 65 anni (2010-2011) • Qualifica richiesta: Psicologi 122 atleticastudi 3-4/2011 dello sport, allenatori, società sportive La Athletics Efficacy Beliefs Scale (AEBS) è il primo strumento sviluppato in Italia per la misurazione delle convinzioni di efficacia percepita nelle diverse specialità dell’atletica leggera. Il test, costruito sulla base della social-cognitive theory di A. Bandura unita a una profonda conoscenza di questa disciplina sportiva, rappresenta un valido strumento da utilizzare in percorsi di miglioramento, sia in gara che in allenamento, della performance del singolo atleta, che viene accuratamente valutato per ogni specialità praticata (corsa, lanci e salti). Lo psicologo dello sport, l’allenatore o lo staff tecnico – adeguatamente formati – possono rilevare con l’AEBS punti di forza e di debolezza dell’atleta e studiare programmi di prevenzione e intervento, grazie anche alle tecniche di potenziamento proposte nel manuale. Caratteristiche chiave • Facilità di somministrazione. • Scoring immediato grazie al modulo autoscoring. • Ampia rassegna di tecniche di potenziamento. Struttura La AEBS è costituita da una scala per la valutazione dell’autoefficacia percepita, composta da due parti: Parte generale comune a tutti gli atleti (30 item): indaga l’efficacia percepita dell’atleta in relazione a sei aree: Concentrazione e gestione delle forze, Gestione dei mo- menti critici, Autoregolazione e gestione delle relazioni, Gestione delle condizioni atmosferiche, Atletica/vita privata e Gestione dell’avversario. Parte specifica variabile in funzione della specialità praticata (7-9 item): misura le convinzioni degli atleti di saper gestire e mettere in pratica aspetti tecnico-tattici relativi alla propria specialità (corsa: 100, 200 e 400 metri piani, 100110 e 400 metri con ostacoli, marcia, gare di fondo; lancio del martello, del giavellotto, del disco e del peso; salto in alto, in lungo e con l’asta). Utilizzo La AEBS può essere utilizzata per individuare gli elementi e le situazioni che ostacolano l’atleta nel raggiungimento di una performance ottimale, siano essi dovuti a fattori esterni o intrinseci (stress, distraibilità, burnout, ecc.). La rilevazione di aree di forza e di debolezza permette di impostare un adeguato piano di potenziamento, volto a rafforzare la convinzione di efficacia percepita dai soggetti, e al monitoraggio della conquista degli obiettivi prefissati durante e al termine del programma. Anche in assenza di obiettivi specifici, inoltre, la AEBS è un utile strumento di valutazione nel tempo delle convinzioni degli atleti in merito alle proprie capacità. Materiali Il test è costituito da: manuale di istruzioni, fascicoli con domande e moduli di risposta autoscoring. L’atleta compila il modulo di risposta e il somministratore, in modo agile e veloce, elabora i risultati in base alle indicazioni fornite dal manuale. Gli autori - Patrizia Steca, professore associato di Psicologia generale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. - Andrea Greco, dottorando di Psicologia sociale, cognitiva e clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. - Francesca Castellini, laureata in Psicologia delle organizzazioni e dei comportamenti di consumo presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. - Antonio La Torre, professore associato di Metodi e didattiche delle attività sportive presso la Facoltà di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Milano. Casa editrice assessment psicologicoclinico gestione delle risorse umane scuola orientamento Collaborazione Il Centro Studi & Ricerche FIDAL ha collaborato per la ricerca pubblicata, diffondendo l’informazione presso l’associazionismo e in occasione di alcuni eventi. Obiettivo della ricerca è lo studio dell’autoefficacia percepita degli atleti, ovvero le convinzioni che l’atleta ha relativamente alle proprie capacità di organizzare ed eseguire azioni per raggiungere obiettivi stabiliti. Si indagano poi le relazioni che intercorrono tra l’autoefficacia percepita e altre dimensioni psicologiche importanti in ambito sportivo come i tratti di personalità, l’orientamento motivazionale, la coesione di gruppo e la prestazione. Importanti dati di ricerca sottolineano come le persone con forti convinzioni di autoefficacia sono sicure di potersi esprimere al meglio delle proprie potenzialità, hanno aspirazioni ambiziose, si impegnano nelle attività che fanno e si riprendono rapidamente dagli insuccessi; tutti questi sono elementi importanti per una presta- zione di successo. L’utilizzo dei questionari è utile sia agli atleti che agli allenatori, in quanto: - gli atleti, dal profilo emergente dalle risposte al questionario, avrebbero la possibilità di ragionare sulle attività o le azioni relative alla propria vita sportiva che sentono di poter padroneggiare meglio e quali, invece, li mettono più in difficoltà; - gli allenatori, dal profilo emergente dalle risposte al questionario di ogni singolo atleta, avrebbero la possibilità di personalizzare gli allenamenti, tenendo anche in considerazione le convinzioni del proprio atleta di saper padroneggiare le diverse attività o azioni importanti nella pratica sportiva, sia in allenamento che in gara. I questionari sono compilati da atleti agonisti (sia maschi che femmine con età superiore ai 14 anni) praticanti gare in maniera costante e continuativa durante l’anno. I questionari si differenziano a seconda della specialità praticata dall’atleta e sono raggruppati in 3 diverse batterie: batteria per praticanti corse (comprende 100-200-400 metri piani, 100-110-400 hs, mezzofondo e marcia); - batteria per praticanti lanci (comprende lancio del peso, del giavellotto, del disco e del martello); - batteria per praticanti salti (comprende salto in lungo, triplo, in alto, con l’asta). Tutte le informazioni ricavate dai questionari vengono trattate nel massimo rispetto delle leggi sulla privacy, e sono utilizzate solo a scopo di studio e di ricerca ed interamente analizzate in forma aggregata. La ricerca è stata condotta dall’Università degli Studi di Milano- Bicocca, in collaborazione con il Centro Studi & Ricerche. Sono state contattate numerose società di atletica, che ringraziamo per aver fornito la disponibilità di atleti e tecnici. Le società sono state coinvolte direttamente e in occasione delle seguenti manifestazioni: Trofeo della Liberazione, Modena 25 aprile 2009, Maratona del Piceno, Porto S.Giorgio 17 maggio 2009, Finale CdS su pista u.23, Viterbo 10-11 ottobre 2009. Si ringraziano anche le organizzazioni di queste manifestazioni. ELENCO SOCIETÀ DI ATLETICA PARTECIPANTI ALLA RICERCA Abruzzo A.S.D. Bruni pubblicità Atletica Vomano, Teramo Atletica Gran Sasso, Teramo U.S. Aterno Pescara, Pescara Basilicata Polisportiva Rocco Scotellaro Matera S.S. “Podistica Bernaldese”, Matera Bolzano Athletic Club 96, Bolzano Calabria A.S.D. Nuova Artemide, Cosenza G.S. Atletica Cosenza, Cosenza Campania Libertas Polisportiva Amatori Atletica Benevento G.S. Fiamme Argento Emilia Romagna A.S.D. Calcestruzzi Corradini Excelsior Rubiera, Reggio Emilia Atletica Estense, Ferrara Atletica Imola Sacmi Avis, BolognaAtletica Lugo e Atletica Imola Sacmi Avis Atletica Piacenza, Piacenza Atletica Ravenna, Ravenna Casa Modena Atletica, Reggio Emilia Cus Parma, Parma atleticastudi 3-4/2011 123 Delta Atletica Sassuolo, Modena G.S. Carabinieri Podistica Cesenate, Forlì-Cesena Polisportiva Sirio Nonantola, Modena Reggio Event’s, Reggio Emilia Self Atletica Montanari&Gruzza, Reggio Emilia Mollificio Modenese Cittadella Friuli Venezia Giulia A.S.D. Marathon U.O.E.I. Trieste, Trieste A.S.D. Polisportiva Triveneto Trieste, Trieste Associazione Maratonina Udinese, Udine Atletica Alto Friuli, Udine Atletica Brugnera Friul Intagli, Pordenone Atletica Udinese Malignani, Udine Cus Trieste, Trieste Lazio A.S. Roma CUS Atletica, Roma A.S.D. Atletica Colleferro, Roma A.S.D. Atletica Villa De Sanctis, Roma A.S.D. Free Runners Lariano, Roma A.S.D. Pegaso, Roma ASD Atletica Alto Lazio Colavene, Viterbo Asi Atletica Latina 80, Latina Atletica Studentesca Reatina CA.RI.RI., Rieti C.S. Aeronautica Militare C.S. Esercito E-Servizi Atletica Futura Roma, Roma Fashion Sporting Team, Roma Fiamme Gialle G.Simoni, Roma G.M.S. Subiaco, Roma G.S. Arcobaleno, Roma G.S. Esercito ‘Flight Runners’ G.S. Forestale Gruppo Fondiaria SAI Atletica, Roma Ostia Runners AVIS, Roma Podistica dei fiori, Roma Polisportiva Roma XIII, Roma Running Club Futura, Roma Liguria Atletica spezia carispe, La Spezia 124 atleticastudi 3-4/2011 S.S. Trionfo Ligure, Genova Lombardia A.S.D. Atletica Brescia 1950, Brescia A.S.D. Gruppo Alpinistico Vertovese, Bergamo Atletica 100 Torri Pavia, Pavia Atletica Bergamo 1959, Bergamo Atletica Lecco Colombo Costruzioni, Lecco Atletica Riccardi Milano, Milano Atletica Saletti A.S.D., Nembro, Bergamo Atletica Sestese Femminile Atletica Valle Brembana, Bergamo Atletica Virtus Castenedolo, Brescia Ginnastica Comense 1872, Como Italgest Athletic Club, Milano Medirun Cus Bergamo, Bergamo Nuova Atletica Fanfulla Lodigiana Pro Sesto Atletica, Milano S.S. ABC Progetto Azzurri, Milano Sporting Club Alzano Lombardo, Bergamo Marche A.S.D. Atletica Maxicar Civitanova Marche, Macerata A.S.D. Montegiorgio, Fermo ASD Atletica Fabriano, Ancona Associazione Sportiva Atletica Jesi, Ancona Atletica Avis Macerata, Macerata Atletica Marche Ancona, Ancona Atletica Montecassiano, Macerata Atletica Monturanese, Ascoli Piceno Podistica Amatori Tolentino A.S.D., Macerata Podistica Valtenna, Ascoli Piceno Sport Atletica Fermo, Fermo Tecno Adriatletica Marche Piemonte Atletica Alessandria, Alessandria Atletica Canavesana, Torino Atletica Mizuno Piemonte Atletica Vercelli 1978, Vercelli AVIS Atletica Ivrea, Torino CO-VER Sportiva Mapei A.S.D., Verbania Puglia A.D.P. Gravina Aelecti, Atletica Gravina in Puglia, Bari A.S.D. Kankudai, Bari A.S.D. Olimpia Club Molfetta, Bari A.S.D. Podistica Carovigno, Brindisi Altratletica Locorotondo Amici del ciclo - sezione podismo, Lecce CUS Lecce Sardegna S.G. Amsicora, Cagliari Sicilia A.C.S.D. New Time Canicattì, Agrigento A.P.B. Bagheria, Palermo A.S.D. Agatocle Sciacca, Palermo A.S.D. Milone, Siracusa A.S.D. Palermo H.1330, Palermo A.S.D. Universitas Palermo, PalermoASD Sport Club Catania CUS Palermo, Palermo Polisportiva Femminile Lib. Diana Siracusa, Siracusa Toscana A.S.D. Atletica Castello, Firenze Assi Giglio Rosso, Firenze Atletica Firenze Marathon, Firenze Atletica Grosseto Banca della Maremma, Grosseto Atletica Vinci, Firenze Società Atletica Massimo Pellegrini, Grosseto Toscana Atletica Empoli Nissan UISP Atletica Siena Terre Cablate, Siena Trento G.S. Valsugana Trentino, Trento Umbria A.S. Athlon Bastia, Perugia ASD Athletic Terni, Terni CDP-T&RB Group, Perugia G.S. Amleto Monti, Terni Veneto Associazione Sportiva Padova, PD Atletica Bassano Running Store A.S.D., Vicenza Atletica Riviera del Brenta, Venezia G.S. Fiamme Oro Polisportiva Caprioli San Vito di Cadore, Belluno FISIOLOGIA DELL’ESERCIZIO IN ETÀ GIOVANILE di Rowland Thomas W. ISBN: 9788860281449 Pagine: 300 Anno edizione: 2011 Il testo introduce alle principali differenze fra l’apparato fisiologico dei bambini e quello degli adulti analizzando in particolare i meccanismi alla base di tali diversità legati alla biochimica, alle differenze neuromuscolari, ai ritardi nella maturazione ormonale e sessuale. E’ stato l’interesse nei confronti dell’esercizio fisico nei ragazzi che ha portato allo sviluppo di una intensa ricerca, i cui risultati hanno evidenziato le peculiarità della fisiologia di un adulto in divenire. Agli occhi di un lettore alla ricerca di certezze, i pochi, pochissimi dogmi asseriti in questo libro per precisa scelta dell’autore, sembreranno poco rassicuranti ma è solo per correttezza scientifica che è stato scelto un atteggiamento giustificato dalla parzialità delle attuali conoscenze sulla fisiologia dell’esercizio in età pediatrica che rende lo studio della materia per certi versi frustrante e per lo stesso motivo anche molto stimolante. Uno strumento di lavoro inteso per un pubblico ampio che comprende studenti, professionisti in campo medico, educatori e riabilitatori fisici, professionisti della salute pubblica, scienziati e ricercatori in materia di esercizio fisico, per il mondo dello sport tutto; fondamentale per l’importanza come fonte di spunti bibliografici e come libro di testo per i corsi dedicati all’esercizio fisico in pediatria. Questa seconda edizione americana, novità assoluta per l’Italia, è particolarmente ricca nei questionari e nel glossario e ogni capitolo è preceduto da una esauriente e chiarissima introduzione degli argomenti trattati. Di notevole rilievo i nuovi importanti motivi di riflessione introdotti sul massimo consumo di ossigeno, sulla potenza aerobica dei bambini e sul ruolo del sistema nervoso centrale. Per informazioni: il sito della Calzetti-Mariucci CAPITOLO 2 - ACCRESCIMENTO ED ESERCIZIO FISICO Influenza dei fattori di crescita sul benessere fisico Effetti dell’esercizio fisico sulla crescita CAPITOLO 3 L’IMPATTO DELLA PUBERTA’ La fase della pubertà L’espressione fisiologica e anatomica della maturazione sessuale Gli effetti della pubertà sull’efficienza fisica Influenza esercitata dall’attività fisica sulla maturazione sessuale CAPITOLO 4 IL SISTEMA METABOLICO Concetti base della fisiologia dell’esercizio fisico Riserve di ATP in condizione di riposo La glicolisi Il metabolismo aerobico Gli effetti dell’allenamento I bambini sono dei “non-specialisti” dal punto di vista metabolico? PREFAZIONE INTRODUZIONE Variazioni della curva di sviluppo fisiologico Fattori ontogenetici e filogenetici Fattori determinanti dello sviluppo fisiologico Il principio dello sviluppo secondo la teoria della simmorfosi CAPITOLO 5 L’ATTIVITA’ AEROBICA Lo sviluppo del VO2max Esponenti ontogenetici per VO2max Il VO2max (o VO2 di picco) è davvero il VO2max? Fisiologia e Semantica Il significato fisiologico dell’efficienza aerobica Il VO2max è in relazione con lo sviluppo dell’efficienza sotto sforzo? Cinetica del consumo di ossigeno Relazione tra efficienza aerobica e attività fisica Differenze di genere nel VO2max CAPITOLO 1 - L’IMPORTANZA DELLE DIMENSIONI CORPOREE Dimensioni e funzioni: lezioni dall’allometria Adattare le variabili fisiologiche alle dimensioni corporee CAPITOLO 6 - RISPOSTE DELL’APPARATO CARDIOVASCOLARE ALL’ATTIVITA’ FISICA Mettere in rapporto le variabili cardiache alle dimensioni corporee INDICE atleticastudi 3-4/2011 125 Risposte del sistema circolatorio all’attività fisica: principi di base Risposte cardiovascolari ad un improvviso aumento progressivo dell’attività fisica Esercizio fisico costante prolungato nel tempo Dinamiche cardiache di recupero Il fabbisogno energetico del miocardio Ereditarietà delle dimensioni cardiache L’esercizio isometrico (statico) po: lo sprint Soglia anaerobica della ventilazione Potenza esplosiva: salto in alto CAPITOLO 7 RISPOSTE VENTILATORIE Variazioni delle componenti ventilatorie nel corso dello sviluppo Meccanica Ventilatoria Controllo della Ventilazione Mantenimento dei normali livelli di ossigeno nel sangue Esercizio prolungato allo stato stazionario CAPITOLO 11 - LE RISPOSTE ALL’ALLENAMENTO L’allenamento della forza Allenabilità dell’efficienza fisica in attività brevi e intense Allenabilità aerobica CAPITOLO 8 - RICHIESTA ENERGETICA DELLA LOCOMOZIONE CON SPOSTAMENTO DI UN CARICO Il significato dell’economia: il metodo allometrico è adeguato? Frequenza del passo Ipotesi del costo per la generazione della forza Efficienza del passo e richiamo elastico Efficienza muscolare Co-contrazione muscolare Differenze sessuali nell’economia dell’esercizio Corsa in salita e in discesa Implicazioni per il fitness aerobico CAPITOLO 9 - ATTIVITA’ BREVE E INTENSA E FITNESS ANAEROBICO Fitness metabolico anaerobico Fitness anaerobico in laboratorio: il test Wingate al cicloergometro Attività di breve durata sul cam- 126 atleticastudi 3-4/2011 CAPITOLO 10 LA FORZA MUSCOLARE La teoria della dimensionalità e la distribuzione allometrica Sviluppo della forza muscolare Fattori determinanti dello sviluppo della forza muscolare Spiegare i cambiamenti qualitativi Danni muscolari CAPITOLO 12 TERMOREGOLAZIONE Variazioni legate alla maturazione Intolleranza al caldo e all’esercizio Bilancio idrico CAPITOLO 13 - SISTEMA NERVOSO CENTRALE E FITNESS FISIOLOGICO Il CNS come “Regolatore” Percezione dello stress da attività fisica Influenze del sistema nervoso autonomo Controllo del CNS sull’attività fisica GLOSSARIO NOTE BIBLIOGRAFICHE AUTORE PESISTICA: SPORT PER TUTTI GLI SPORT DI ANTONIO URSO ISBN: 9788860282231 Pagine: 280 Anno edizione: 2011 Una caratteristica peculiare della pesistica è quella che, nonostante il passare del tempo, è capace di ringiovanire, di non lasciarsi rughe, ma al contrario, di sapersi adattare al tempo, alle esigenze dello sport moderno e di ogni atleta che vuole sviluppare la propria forza. È uno sport che ha dentro la “forza”. Questo ringiovanimento è dato anche dal fatto che conosce bene la storia dell’uomo e dello sport, è tra le più antiche discipline al mondo, ma, in particolare, è capace di allenare ogni sport essendo ancora oggi uno dei migliori sistemi conosciuti. Per tale ragione deve, inevitabilmente, mostrare freschezza ed appeal. In questo volume, è stata trattata la pesistica olimpica, ma non solo. Sono stati presi in considerazione tutti gli strumenti per trasferire questo modello di allenamento ad altri sport: dalla corretta tecnica di sollevamento, alla prevenzione e correzione degli errori, così come, alla distribuzione del carico e dell’intensità di allenamento, prendendo in esame vari modelli di prestazione sportiva, , consigliando per ognuno di loro il metodo di allenamento. Sono stati analizzati inoltre argomenti come la composizione corporea e l’influenza che la stessa ha sulla prestazione di forza, la prevenzione dei traumi, così come, illustrati concetti di riabilitazione funzionale. L’allenamento della forza generale e specifico di ogni sport, non può non avere correlazione con il metodo di allenamento della pesistica, ne è convinta la FIPE (Federazione Italiana Pesistica), il suo staff tecnico e scientifico e la NSCAItalia; da tali convinzioni è nato questo volume destinato a tutti coloro i quali operano nell’ambito dello sviluppo forza. Per informazioni: il sito della Calzetti-Mariucci INDICE RINGRAZIAMENTI PRESENTAZIONE Capitolo 1 - DAL SOLLEVAMENTO PESI ALLA PESISTICA MODERNA Le origini del sollevamento pesi Il 1800 un secolo determinante L’evoluzione tecnico-stilistica nella pesistica Il perché delle categorie La pesistica femminile Capitolo 2 - ANALISI BIOMECCANICA QUALITATIVA DELLA PESISTICA OLIMPICA Mezzi e limiti Modelli biomeccanici qualitativi degli esercizi olimpici Considerazioni tecniche dal punto di vista della meccanica Uno studio italiano Capitolo 3 - LA TECNICA NELLA PESISTICA Considerazioni generali La traiettoria del bilanciere nello stacco e nella tirata La traiettoria nella spinta di slancio Dinamica e cinematica dello strappo e della girata di slancio Dinamica e cinematica della spinta di slancio Capitolo 4 - L’UTILIZZAZIONE DEL BILANCIERE L’impugnatura Il passo Capitolo 5 - LA TIPOLOGIA DEGLI ESERCIZI Esercizi da gara: lo strappo Lo slancio: girata La spinta Esercizi ausiliari per lo strappo Esercizi ausiliari per lo slancio: esercizi per la girata Esercizi ausiliari per la spinta Esercizi per lo sviluppo della forza specifica nello strappo Esercizi per lo sviluppo della forza specifica nello slancio Capitolo 6 - I PRINCIPALI ERRORI TECNICI E LA LORO CORREZIONE Le condizioni che possono favorire gli errori Concetto d’errore Causa degli errori nello strappo Cause di errore nella girata Cause di errore nella spinta Analisi delle possibili cause dei movimenti sbagliati L’errore in competizione Relazione tra prestazione ed errore Capitolo 7 - LA TECNICA E L’ALLENAMENTO Concetti generali Apprendimento della tecnica Evoluzione dell’apprendimento Principi didattici I passi da seguire Capitolo 8 - INSEGNAMENTO DEGLI ESERCIZI OLIMPICI Il metodo Druzhinin Valutazione della tecnica sportiva Capitolo 9 LA PIANIFICAZIONE DELL’ALLENAMENTO NELLA PESISTICA MODERNA La programmazione Concetto di allenamento Struttura dell’allenamento Indicazioni generali sulla distribuzione del carico di allenamento Pianificazione del volume del carico settimanale Intensità del carico di allenamento Distribuzione dei sollevamenti nelle differenti zone d’intensità I limiti della periodizzazione classica nella pesistica Ulteriori considerazioni Capitolo 10 - GLI ESERCIZI FONDAMENTALI DELLA PESISTICA E I PRINCIPALI GESTI SPORTIVI Concetto di similitudine biomeccanica tra esercizi della pesistica e altri sport Similitudini con i principali gesti sportivi Il sollevamento pesi per gli altri sport L’utilizzazione della pesistica nei vari sport La pesistica adattata Capitolo 11 - COMPOSIZIONE CORPOREA NEL SOLLEVAMENTO PESI Dr. Massimiliano Febbi Dr. Carmine Orlandi Studio della composizione corporea Modello tricompartimentale Nostra esperienza condotta su atleti olimpici della nazionale italiana Capitolo 12 - INFORTUNI NELLA PESISTICA Dr. Massimiliano Febbi Dr. Stefano Spaccapanico Introduzione Patologie a carico del ginocchio Patologie a carico del rachide lombare Patologie a carico della spalla Proposte di terapie nella patologia del pesista BIBLIOGRAFIA SDS - SCUOLA DELLO SPORT RIVISTA DI CULTURA SPORTIVA ANNO XXX N. 91 Sommario Alcuni scenari formativi Marco Arpino atleticastudi 3-4/2011 127 La formazione del sistema della preparazione degli allenatori nei Paesi dell’Unione europea La professionalizzazione del settore sportivo e la formazione dell’allenatore Corrado Beccarini, Claudio Mantovani Processi formativi nei diversi Paesi europei e il progetto Life Long Learning per lo sport La terza volta di Londra Giovanni Esposito A Londra 2012 vince la sostenibilità TRAINER’S DIGEST A cura di Mario Gulinelli Prima va ucciso l’orso Leggere l’avversario? possibilità e limiti Gerhard Lehmann La capacità di riuscire a “leggere” l’avversario: definizione, limiti e possibilità di sua formazione Analisi biomeccanica del gioco delle bocce Daniela Longo, Francesco Lucertin, Emanuele Lattanzi, Marino Serafini, Ario Federici Una analisi del movimento del gioco delle bocce basata su tecniche optoelettroniche Inserto: 45° anniversario della scuola dello sport Intervista al Segretario Generale del Coni dott. Raffaele Pagnozzi Offerta formativa Scuola dello Sport 128 atleticastudi 3-4/2011 verso Londra 2012 Pubblicazioni consigliate Indice di massa corporea e consumo d’ossigeno nell’adolescenza Mario Bellucci, Angelo Tulli, Carmelo Bazzano, Avery D. Faigenbaum, Valentina Cipriani, Michele Panzarino, Rita Casella, Caterina Pesce Relazione tra il rapporto staturo-ponderale e il massimo consumo di ossigeno in alunni dai 12 ai 14 anni TRAINER’S DIGEST A cura di Mario Gulinelli Sovrappeso e obesità giovanili: quale attività fisica? Agility Gereon Berschin, Mario Hartmann Importanza, allenamento e esame della capacità di cambiare direzione nei giochi sportivi: l’esempio del calcio L’apprendimento della tecnica calcistica Stefano D’Ottavio Istruzioni per l’uso: come rendere funzionale l’insegnamento Commento giuridico Marco Ferrante, Giuliana Conte, Marco Arpino Aspetti giuridici della lotta al doping SDS - SCUOLA DELLO SPORT - RIVISTA DI CULTURA SPORTIVA ANNO XXX N. 92 Sommario Il libro bianco sullo sport Marco Ferrante, Giuliana Conte, Marco Arpino Nuovi scenari e prospettive Talento e tutor Stefano Baldini Una ricerca sul talento e il suo tutoraggio: l’esempio dell’atletica leggera Una informazione ecologica ed efficace Bruno Ruscello, Laura Pantanella, Gianluca Iaccarino, Stefano D’Ottavio La conduzione tattica della gara: un aiuto all’allenatore dall’uso di Data Mining e di video Match Analysis in real-time, nell’esempio dell’Hockey di livello internazionale femminile Il cervello: un organo con il quale pensiamo che pensiamo Klaus Bartonietz Prima parte: un panorama introduttivo sullo stato della ricerca neurologica Dai master all’allenamento per la salute Renato Manno Le modificazioni delle capacità di forza nell’età avanzata e possibilità di allenarle TRAINER’S DIGEST A cura di Olga Yurchenko La biomeccanica dell’affaticamento nella corsa La capacità di carico nello sport giovanile Gudrun Fröhner Consigli medico-sportivi su come garantire la capacità di carico nello sport giovanile di alto livello. Decima parte: la prevenzione nei giochi sportivi d’invasione – calcio, handball, hockey prato TRAINER’S DIGEST A cura di Mario Gulinelli Intensità o volume? I meccanismi lesionali della muscolatura flessoria dell’arto inferiore Gian Nicola Bisciotti Eziologia e prevenzione delle lesioni muscolari della muscolatura flessoria degli arti inferiori S/rubriche ABSTRACT L’allenamento della forza nell’età evolutiva. La specificità femminile esempio degli arti inferiori nelle donne Renato Manno Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. Strength training in adolescents. The female specificity: example of lower limbs in women Renato Manno Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. L’articolo affronta il tema dell’allenamento della forza nei giovanissimi. L’età evolutiva è infatti un’età di formazione che ha diverse fragilità, ma anche notevoli punti di forza, fra cui una grande disponibilità a plasmarsi in funzione di ciò che si fa. Uno degli effetti più utili del lavoro di forza è il rafforzamento dell’apparato locomotore (maggior contenuto di calcio e fosforo), tendini e legamenti, oltre che dei muscoli. Queste caratteristiche hanno delle specificità che si evidenziano in modo particolare nelle ragazze. Quest’ultime infatti hanno delle caratteristiche che sono tipiche delle donne non allenate, cioé una minore prontezza nella contrazione, che porta ad una minore protezione delle articolazioni in particolare dell’articolazione del ginocchio con conseguente maggiore incidenza di infortuni. Un incremento degli infortuni avviene proprio dopo la maturazione sessuale, che però scende progressivamente con la preparazione dell’atleta. Per evitare tanti incidenti, occorre accentuare l’allenamento della forza nelle adolescenti, in particolare della pliometria in modo progressivo, che sembra avere effetti, anche veloci, nella prevenzione degli incidenti al ginocchio in particolare della rottura del crociato anteriore, diminuendo la violenza dell’impatto nell’atterraggio dopo un salto. The paper deals with the topic of strength training in very young people. The evolutive age is a formative period, with a number of weak points, but also some strong points, among them a great availability to mould yourself based on what you are doing. One of the most useful effects of strength training is the strengthening of the locomotor system (greater content in calcium and phosphor), of tendons and ligaments, besides muscles. These characteristics have some specificities, which are especially pointed out in girls. Actually these latter show some features typical of women, which are not trained, that is a less readiness in the contraction, leading to a smaller joint protection, in particular knee joint with consequent greater incidence of injuries. An increase in injuries happens just after the sexual maturation, but after it progressively decreases along with athlete’s preparation. To avoid so may injuries, it is necessary to stress strength training in female adolescents, especially using plyometric training in a gradual way, which seems to have rapid effects on the prevention of knee injuries, especially anterior cruciate rupture, reducing the impact of landing in a jump. Parole-chiave: ALLENAMENTO DELLA FORZA / GIOVANI / DONNE / ARTI INFERIORI. Key-words: STRENGTH TRAINING /ADOLESCENT / GIRL / WOMAN / KNEE//PREVENTION / PLYOMETRIC TRAINING / WOMAN La gestione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive - Una ricerca sulle buone prassi italiane: Maratona di Treviso, Pallacanestro Virtus Roma, Padova Calcio e Federazione Motociclistica Italiana Giovanni Esposito Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. The management of the social responsibility in sports organizations - A research on Italian good practices: Marathon of Treviso, Pallacanestro Virtus Roma, Padova Calcio and Italian Motorcycle Federation Giovanni Esposito Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. atleticastudi 3-4/2011 129 130 La responsabilità sociale, il suo rapporto con lo sport e gli strumenti più idonei per la sua gestione sono i temi dell’articolo per verificare se esistono buone prassi nello sport italiano. Con il metodo dello studio di caso sono state analizzate quattro organizzazioni sportive opportunamente scelte. I risultati confermano come la responsabilità sociale rappresenti una grande opportunità di sviluppo per le organizzazioni sportive. Non esistono processi di responsabilità sociale migliori di altri, ma solo risultati differenti raggiungibili attraverso percorsi che non sono uguali l’uno all’altro e che propongono una diversa integrazione della responsabilità sociale nella gestione quotidiana dell’intera catena del valore. Il “valore” è la somma di quello che gli stakeholder sono disposti ad offrire per ciò che l’organizzazione sportiva fornisce e che loro hanno percepito. Condivisione e promozione dei valori garantiscono un valore di lungo periodo, con la componente economica, le dimensioni competitive ed agonistiche dello sport oltre a quelle etiche, sociali ed ambientali. The social responsibility, its relationship with sport and the most appropriate instruments for its management are the topics of the paper to verify whether there are good practices in Italian sport. With the method of the case study four sports organizations, opportunely chosen, were analyzed. The results confirm how the social responsibility represents a great opportunity of development for sports organizations. There are no processes of social responsibility better than others, but only different results reachable through different pathways, proposing a different integration of the social responsibility in the daily management of the whole bond of values. The “value” is the sum of what the stakeholders are willing to offer for what the sport organization provides and what they perceived. The sharing and the promotion of the values guarantee a long-term value, with the economic component, the competitive dimensions of sport, in addition to the ethical, social and environmental ones. Parole-chiave: SOCIOLOGIA DELLO SPORT / SOCIETA’ SPORTIVA / ORGANIZZAZIONE SPORTIVA Key-words: SOCIOLOGY/ STAKEHOLDER/VALUE Cinematica 3d della partenza dai blocchi: confronto tra generi. Il top level Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. 3D block start kinematics: gender comparison. The top level Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. In questa seconda parte del confronto tra generi nella partenza dai blocchi in atletica leggera (cfr 1^ parte AS 2010/4), viene analizzato il livello top mondiale. In questa ricerca sono analizzati 4 atleti maschi e 4 femmine top class internazionali, acquisiti durante il Golden Gala 2010. Per l’analisi tridimensionale si è utilizzato SIMI Motion System e si sono studiate le variabili cinematiche, angolari e temporali della posizione sul “pronti” e dei primi 2 appoggi. Anche in questo caso, così come nell’analisi sviluppata nella prima parte dell’articolo, i risultati mostrano una sostanziale standardizzazione del gesto nei 2 generi con una predilezione nelle donne a mantenere una posizione sui blocchi più chiusa e compatta rispetto agli uomini. Le poche differenze riscontrate sembrano collegarsi a fattori antropometrici o condizionali più che ad aspetti legati alla tecnica: questo ci porta ad affermare che nella pratica da campo risulta importante soprattutto riporre l’attenzione su alcuni parametri basilari come l’apertura degli angoli articolari dell’arto posizionato sul blocco posteriore durante il pronti e al via e l’inclina- In this second part there is a comparison between genders in world top level track and field block start (1st part AS 2010/4). In this research 4 male and 4 female athletes, belonging to the international top class were analyzed, through data acquired during Golden Gala 2010. For the three-dimensional analysis SIMI Motion System was used and kinematic, angular and temporal variables of the “set” position and of the first two steps were examined. Also in this case, as well as in the analysis developed in the first part of the paper, the results show a general standardization of the action in the two genders with a particular trend in women to keep a closer position on the starting blocks in comparison to men. The scarce differences seem to be connected to anthropometric or conditional factors more than to technical aspects: this leads to assert that in field practice it is particularly important to focus some basic parameters such as the angles of the limbs on the rear block during “set” and “go” and the inclination of the trunk during the first steps. In men this inclination is kept, trying to reduce the first atleticastudi 3-4/2011 SPORT / CLUB / ASSOCIATION / zione del busto durante i primi appoggi. Nell’uomo questa inclinazione viene mantenuta cercando di tagliare i primissimi passi in uscita dai blocchi, mentre nella donna è possibile sfruttare maggiormente i range articolari di anca e ginocchio degli arti in appoggio. E’ interessante notare come l’inclinazione del busto all’uscita dai blocchi sia molto simile in tutti gli atleti e che i 2 atleti (1 per genere) che commettono un errore tecnico su questo parametro, siano quelli che presenteranno il risultato finale peggiore, mostrando così come il sistema utilizzato possa tornare utile anche nell’evidenziare errori tecnici individuali. steps from the blocks, while in women it is possible to exploit more joint range of hip and knee of the limbs in support. It is interesting to notice how the inclination of trunk, in the first steps, is very similar in all the athletes and that the two athletes (one for each gender) making a technical mistake as to this parameter, are the ones, showing the worse final result, testifying, thus, how the used system can be useful also in pointing out individual technical mistakes. Parole-chiave: BIOMECCANICA / ANALISI CINEMATICA / VELOCITA’ / PARTENZE / TOP LEVEL / GOLDEN GALA Key-words: KINEMATIC ANALYSIS / SPRINTING / ELITE ATHLETE / BLOCK BIOMECHANICS START / / GENDER DIFFERENCE Tasso di abbandono fra i lanciatori finalisti dei campionati mondiali juniores Guerriero Aristide, Comotto Stefania, Bonato Matteo, La Torre Antonio, Piacentini Maria Francesca. Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. Drop-out rate among throwers finalists at the Junior World Chamionships Guerriero Aristide, Comotto Stefania, Bonato Matteo, La Torre Antonio, Piacentini Maria Francesca. Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. Scopo dello studio è stato quello di indagare il fenomeno del drop-out nelle specialità dei lanci nell’atletica leggera. Sono stati monitorati quali e quanti atleti finalisti delle quattro edizioni dei campionati del mondo juniores dal 2002 al 2008 siano riusciti a rimanere nella top-10 del ranking mondiale assoluto fino al 2010. Sono stati presi in considerazione i 10 finalisti delle specialità dei lanci divisi per genere che hanno partecipato ai mondiali juniores nelle edizioni di Kingston 2002, Grosseto 2004, Beijing 2008 e Bydygoszcz 2008. Tramite un calcolatore elettronico e il programma di Excel per l’elaborazione dei dati è stata monitorata l’età e la posizione nel ranking mondiale assoluto a partire dall’anno del mondiale fino al 2010. Per dropout è stata considerata l’assenza dell’atleta nella graduatoria internazionale assoluta per due anni successivi. Di tutti gli atleti presi in considerazione verranno presentati i risultati relativi ai tassi di drop-out suddivisi per mondiale juniores. Questi poi verranno distinti per genere e specialità. In generale si assiste ad un incremento del tasso di abbandono nella specialità in cui il passaggio da una categoria a quella successiva comporta un aumento significativo del peso dell’attrezzo, rendendo gli adattamenti riguardanti sia gli aspetti condizionali che coordinativi difficili ad attuare. The purpose of the study was of investigating the phenomenon of drop-out in track and field throwing events. The number of the finalists of the last four editions of Junior World Championships from 2002 to 2008 was monitored, identifying which of them were able to remain in the top-10 of the absolute world ranking until 2010. 10 finalists of the throwing events, divided according to the gender, participating to the Junior World Championships of Kingston 2002, Grosseto 2004, Beijing 2008 and Bydygoszcz 2008, were taken into account. Using a computer and Excel software for data processing, age and absolute world ranking were calculated from the year of the world championship until 2010. Drop-out was considered as the absence of the athlete in the absolute international ranking for the next two years. The results, related to the dropout rates for each world championships for the all athletes considered, are presented, distinguishing gender and event. In general there is a drop-out rate in the disciplines, where the transition from a category to the next one involves a significant increase in the weight of the tool, making it difficult realizing the adaptations both in the conditioning and coordination aspects. atleticastudi 3-4/2011 131 Parole-chiave: ATLETICA LEGGERA / LANCIATORI / CATEGORIA JUNIORES / DROP-OUT Key-words: THROWING EVENT / JUNIOR / DROP-OUT / ELITE ATHLETE / WORLD CHAMPIONSHIP / STATISTICS La resistenza lattacida del 4000ista Filippo Di Mulo Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. Lactacid endurance of 400 m. runner. Filippo Di Mulo Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. L‘articolo descrive la preparazione di Claudio Licciardello effettuata nell’anno delle Olimpiadi di Pechino. La preparazione viene descritta fedelmente e rappresenta tutto il lavoro fatto nell’anno olimpico. Inoltre nell’articolo viene descritta, in sintesi, una nuova idea di metodologia per lo sviluppo della resistenza specifica per il 400ista. Per la metodologia, è diversa dal passato dove progressivamente le serie di ripetizioni venivano abbandonate per lasciare spazio alle sole prove ripetute con recuperi sempre più lunghi, in questo caso vengono mantenute e anzi estremizzate: la metodologia prevede recuperi sempre più corti e intensità non elevate ma rapportate alla velocità di crociera presunta o meglio auspicata. Le serie di ripetizioni vengono organizzate nel seguente modo: sommare 400mt. con prove in coppia es. 100+300; 150+250; 200+200; 250+150; 300+100 con micro pause sempre più corte e macro pause sempre più lunghe, la somma dei tempi deve progressivamente raggiungere la velocità di gara per poi superarla. The paper accurately describes Claudio Licciardello’s preparation, carried out in the year of Beijing Olympic Games, illustrating the whole work performed in that year. In addition a new idea of training method for the specific endurance of 400 meter runner is synthetically explained. This methodology is different from the past, when the series of repetitions were progressively dropped to give more space to the distance run with longer and longer pauses. In this new method they are kept and rather leaded to the extremes: the methodology provides shorter and shorter pauses, but not very high intensities, which are correlated to the speed presumed or better wished during the competition. The series of repetitions are organized in the following way to get to the total of 400mt., with two single distances run in pair for ex. 100+300; 150+250; 200+200; 250+150; 300+100 with shorter and shorter micro-pauses and longer and longer macro-pauses, the sum of the laps has to reach progressively the speed wished during the competition, and then also it overcomes it. / CORSA M. 400 / / PERIODIZZAZIONE / METODOLOGIA / LIC- CIARDELLO Key-words: endurance/ lactate /400 m./ design / periodization / method / licciardello, C./training/training load/ SPECIFICITY OF TRAINING/ Dall’attività giovanile all’alta prestazione quale allenamento? Angelo Zamperin Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. From youth activity to high level performance: what training? Angelo Zamperin Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. L’articolo affronta il tema del rapporto tra attività giovanile e raggiungimento dei risultati di alta prestazione, in riferimento alla specialità del salto in alto. Per comprendere quali sono i principali fattori determinanti nella piena realizzazione del talento, l’autore indica, in generale, i seguenti: il consolidamento strutturale, la capacità di carico e quindi l’impegno psico-fisico. In funzione di ciò vengono trattati i temi riguardanti l’allenamento: l’organizzazione delle sedute di allenamento, la periodizzazione dell’allenamento, il riscaldamento, riferiti al salto in alto di alto livello. Parole-chiave: TALENTO / SALTO IN ALTO / PROGRAMMAZIONE / PERIODIZZAZIONE / PRESTAZIONE The paper deals with the relationship between youth activity and the attainment of high level performance referred to high jump. To understand the main factors, determining the complete fulfilment of the talent, the author indicates, in general, the following aspects: structural strengthening, load capacity and thus the psycho-physical commitment. According to these aspects, the topics concerning training are addressed: the organization of weekly training sessions, training periodization, warm-up for high level high jump Parole-chiave: RESISTENZA LATTACIDA PROGRAMMAZIONE 132 atleticastudi 3-4/2011 Key-words: APTITUDE /HIGH JUMP / / PERIODIZATION / WARM-UP ATHLETE PROGRAM / ELITE Interdisciplinarietà del mezzofondista: pianificazione cross, pista, strada e montagna. Silvano Danzi Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. Middle distance runners’ interdisciplinary approach: planning cross-country, track, road and mountain running. Silvano Danzi Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. L’autore tratta il tema della multidisciplinarietà nella formazione del giovane mezzofondista. E’ fondamentale impegnare l’atleta nelle varie specialità: cross, pista, strada, montagna. Ciascuna delle diverse specialità ha vantaggi dal punto di vista della preparazione. A tale scopo l’autore descrive i vari elementi della preparazione: lo sviluppo della tecnica e della forza, le qualità fisiologiche e psicologiche. The author deals with the topic of interdisciplinary approach in training young middle distance runners. It is of primary importance to make the athlete try the different events: cross-country, track, road, mountain running. Each different event present advantages from the point of view of preparation. To this purpose the author describes a variety of elements in the preparation: technique and strength development, physiological and psychological qualities. Parole-chiave: CORSE DI MEZZOFONDO / CROSS / CORSA / GIOVANI Key-words: MIDDLE DISTANCE RUNNING / CROSS-COUNTRY RUNNING / MOUNTAIN RUNNING /ADOLESCENT IN MONTAGNA Cicli fondamentali e speciali nella preparazione del mezzofondista veloce evoluto: alcune precisazioni su programmazione e periodizzazione. Gianni Ghidini Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp. L’articolo affronta il tema della programmazione e della periodizzazione dell’allenamento per i mezzofondisti dei metri 800 e 1500. Per entrambe le specialità vengono descritti i programmi di allenamento divisi secondo i vari periodi, con la descrizione dei metodi e dei mezzi. Il testo è integrato da tabelle riguardanti i vari microcicli di allenamento, con l’indicazione dei diversi obiettivi di allenamento. Parole-chiave: CORSE / MICROCICLI DIZZAZIONE DI MEZZOFONDO VELOCE / PERIO- Main and special cycles in middle distance runners’ training (800m. and 1500m): some specifications on planning and periodization. Gianni Ghidini Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp. The paper deals with the topic of planning and periodization of middle distance runners’ training for 800 m. and 1500 m.. For both disciplines training programs are illustrated, distinguishing them according to the different periods and describing methods and means. The publication is completed with tables regarding the various training microcycles, indicating the different training goals. Key-words: MIDDLE DISTANCE RUNNINIG / 800 M. / 1500 / PERIODIZATION / MICROCYCLE M. atleticastudi 3-4/2011 133 134 atleticastudi 3-4/2011