GHIDINI - Cicli fond e spec inAtletica studi 3- 4

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GHIDINI - Cicli fond e spec inAtletica studi 3- 4
2011/3-4
SOMMARIO
Biologia
Metodologia
e allenamento - Allenamento
3
38
Renato Manno
L’allenamento della forza
nell’età evolutiva. La specificità
femminile esempio degli arti
inferiori nelle donne
Studi e
Statistiche
- Management
11
Gianni Ghidini
Cicli fondamentali e speciali
nella preparazione del
mezzofondista veloce evoluto:
alcune precisazioni su
programmazione e
periodizzazione.
Metodologia
- Tecnica e didattica
76
Analisi della tecnica: getto del
peso (Chiara Rosa)
Metodologia
- Allenamento
81Angelo Zamperin
Metodologia
- Allenamento
54
Giovanni Esposito
La gestione della responsabilità
sociale nelle organizzazioni
sportive - Una ricerca sulle
buone prassi italiane.
Filippo Di Mulo
La resistenza lattacida
del 400ista
Studi e
Statistiche
Studi e
Statistiche
- Metodologia
- Biomeccanica
30
67
Guerriero Aristide, Comotto
Stefania, Bonato Matteo,
La Torre Antonio, Piacentini
Maria Francesca.
Tasso di abbandono fra i
lanciatori finalisti dei
campionati mondiali juniores
Simone Ciacci, Eleonora Tagliati,
Franco Merni
Cinematica 3d della partenza
dai blocchi: confronto tra
generi. Il top level
Dall’attività giovanile all’alta
prestazione quale allenamento?
96 Silvano Danzi
Interdisciplinarietà del
mezzofondista: pianificazione
cross, pista, strada, montagna
Storia e Cultura
8 Marco Martini
In comunione con gli antenati
Rubriche
• Formazione continua
Formazione istituzionale: il corso
nazionale per Allenatori / Articoli
scientifici dalla letteratura
internazionale: “l'influenza
dell'allenamento della forza
sulle prestazioni sportive in età
evolutiva” - sintesi di articoli:
attività giovanile / Rassegna
bibliografica / Convegni, seminari,
workshop
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1
asics.it
correre libera molto più che semplice sudore
ASICS nasce come
acronimo del motto latino
“Anima Sana In Corpore Sano”
S
2011/3-4
biologia e allenamento
L’allenamento della
forza nell’età evolutiva.
La specificità
femminile esempio
degli arti inferiori
nelle donne
Renato Manno
L’attività fisica in età evolutiva rappresenta una esigenza determinante per un corretto sviluppo che crei
i presupposti per una buona qualità della vita e pre-
venga l’obesità e le molte affezioni comuni nell’età
adulta (40, 26). Per ottenere ciò si consiglia almeno
un ora di attività fisica da moderata a vigorosa (40).
In aggiunta alle attività fisiche di tipo aerobico è oramai universalmente accettato comprendere una importante quota di lavoro con sovraccarichi,
comunque finalizzato allo sviluppo della forza ai fini,
non solo di uno sviluppo corretto e solido, ma anche per un miglioramento della caricabilità strutturale dei ragazzi per l’avvio ad una pratica dello sport
agonistico e di prestazione (33). Molte rassegne hanno fatto il punto sui diversi aspetti della caricabilità
teorica e pratica dei bambini e ragazzi nei due sessi in età evolutiva, sono note le analisi delle prestazioni di forza e la sua allenabilità (7,8), dagli 11 ai 14
anni (27) e di salto oltre che di sprint (Filin 1978). Molti elementi sono da approfondire altri da chiarire, un
tema emerso recentemente che riguarda gli aspetti
generali della forza nelle donne e nelle ragazze; molti studi precedenti hanno affermato una sostanziale
similitudine sul piano muscolare con il maschio, in
particolare la forza per sezione trasversa fig . 1 (42,
19) e che sembra confermato in tutti gli studi che
analizzino la forza massima. Data comunque la differenza concreta di capacità di prestazione fra maschi e femmine, altri ricercatori hanno cercato di
identificare alcune specificità che rendono la capacità di prestazione femminile più problematica ed in
alcuni casi più ricca di infortuni. Uno studio di Komi
(24), già nel 1980, aveva rilevato una differenza nel
tempo di reclutamento della forza fra maschi e femmine sedentarie, a parità di percentuale di carico,
quest’ultime avevano un tempo quasi doppio nel
raggiungere la forza massima fig. 2. Tale dato non è
stato per lungo tempo ripreso né motivato, salvo alcuni lavori di Bosco (3) che sembravano confermare la differenza di reclutamento della forza come
collegata alle differenze di concentrazione di testosterone. E’ evidente che la conferma del fatto che il
reclutamento di forza nelle donne sia più lento comporta ripercussioni neuromeccaniche di vario tipo;
del resto il dato è noto per gli arti inferiori e non esistono dati chiari per gli arti superiori che non hanno
una applicazione così frequente nella deambulazione e nella prestazione. Alla fine degli anni novanta
un lavoro molto importante, dopo diverse disamine
di tipo anatomico strutturale (12, 20), attribuì alla differenze neuromuscolari (17) l’ipotesi che la maggiore frequenza di infortuni dipendesse da importanti
differenze neuromuscolari.
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Fig. 1 Comparazione dei valori di forza per unità di superficie in maschi e femmine (in Mathews e Fox 1976)
dopo un salto o facendo veloci cambi di direzione (16).
La frequenza del problema per la verità non è molto
elevata nelle discipline dell’atletica leggera. Forse ciò
è dovuto al fatto che le ragazze abbandonano l’attività prima e continuano solo le atlete che hanno acquisito un equilibrio neuromuscolare notevole o che hanno
svolto una buona preparazione. Comunque in tale
sport si svolgono attività tecniche più prevedibili, cicliche e acicliche, che abbassano la soglia di rischio anche se di grande intensità.
Del resto la frequenza degli infortuni si riduce di molto nelle atlete (2 volte maggiore che nei maschi) e si
riduce ulteriormente salendo di livello agonistico e di
preparazione, rimanendo però nella frequenza di infortuni una differenza significativa.
Il problema è importante e si ripresenta in frequenza
altissima nelle età collegate alla maturazione (fig. 3)
come emerge dallo specifico approfondimento degli
esperti per conto del CIO (38) e nella fase di rapida
crescita staturo ponderale.
Fra le diverse cause più specifiche alcune sono senza dubbio da identificare nella instabilità del ginocchio,
attribuibile in primo luogo alle lassità articolare, di cui
una parte rilevante è da attribuire alla carenza di forza, in particolare della velocità del suo reclutamento,
altro fattore concomitante potrebbe esser la flessibilità articolare (23) e di coordinazione specifica.
Generalmente le ragioni di tale fenomeno sono attribuibile a tre componenti: Anatomici, neuromuscolari
Fig. 2 Valori prestativi delle donne comparati con le prestazione degli uomini. Si noti come il tempo di reclutamento del 70% della forza è pari al doppio di quello
realizzato dai maschi (linea tratteggiata perpendicolare)
(da Komi 1980)
Caratteristiche neuromuscolari ed aspetti
preventivi
Diversi lavori del gruppo collegato a Hewett (18) hanno evidenziato un fenomeno che appare molto legato
alle prime osservazioni di Komi, infatti dalla letteratura
medico ortopedica si è progressivamente evidenziato
che le atlete di discipline in cui sono presenti frequenti azioni di salto e contatto fisico, insieme a variazioni
di direzione, hanno una probabilità da 4 a 6 volte superiore di incorrere in incidenti del ginocchio rispetto ai
maschi. Inoltre la maggioranza di tali infortuni avvengono senza contatto fisico, in particolare atterrando
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Fig. 3 Frequenza di lesioni del ginocchio in maschi e femmine norvegesi. Si noti come nell’età evolutiva gli incidenti nelle donne hanno una frequenza molto più elevata
(da Renstrom 2008)
e ormonali. Acquisito che sugli aspetti anatomici antropometrici gli interventi di prevenzione e di allenamento non sono possibili, anche se sono state
evidenziate relazioni fra l’incidenza degli infortuni e le
caratteristiche delle distanze fra i condili.
Il citato studio di Gray, già nel 1985, ridimensionava il
fattore anatomico-antropometrico nella eziopatogenesi degli infortuni, mentre appaiono tuttora rilevanti
gli aspetti neuromuscolari ed ormonali. Sul piano pratico è evidente che sugli aspetti neuromuscolari sono
possibili influenze mediante l’allenamento della forza
nelle varie forme, sugli aspetti ormonali si possono
identificare delle relazioni temporali nelle variazioni delle loro concentrazioni che possono così creare una
concreta prevenzione nella probabilità degli infortuni.
Già Haycock e Gillette nel 1976 (13), sulla rivista dei
medici americani generalisti ipotizzarono che fosse la
carenza di forza con la relativa carenza prontezza neuromuscolare la causa principale della maggiore frequenza di infortuni, anche se non supportarono tale
ipotesi con prove evidenti; Hewett (17) evidenziò come un allenamento adeguato di forza diminuisce la
frequenza di incidenti al ginocchio. Tali fenomeni hanno diverse aspetti, la prima è la constatazione che
l’80% degli infortuni al ginocchio avviene in incidenti
senza contatto fisico, la seconda è che la maggioranza di incidenti avviene dopo un salto e l’atterraggio
con perdita di equilibrio (9), in particolare in condizioni di ginocchio varo o valgo.
Sul piano degli interventi operativi diverse evidenze
mostrano che, ad esempio, l’allenamento pliometrico
può specificamente migliorare le condizioni di prevenzione diminuendo la frequenza degli infortuni (9)
come vedremo in seguito.
Una delle ragioni della frequenza di infortuni è di tipo
neuromuscolare ed è stata identificata nella diversa
attivazione del quadricipite rispetto al bicipite femorale e dei muscoli sinergici nelle donne rispetto ai maschi, attivando il quadricipite ad un angolo del
ginocchio maggiore, in netto ritardo rispetto a ciò che
avviene nei maschi. In collegamento con tale fenomeno studi di Hewett (18) hanno identificato nelle donne un livello di forza nettamente inferiore nella
muscolatura posteriore della coscia (hamstring) insieme ad un netto ritardo di attivazione rispetto agli uomini. Ciò è molto importante perché l’hamstring è un
sinergico del ruolo di contenzione operato dal legamento crociato anteriore superiore, infatti esso contrasta le forze che agiscono sul legamento riducendole
mentre la contrazione del quadricipite, ad angoli infe-
riori a 45° (135°) del ginocchio, agisce come un antagonista aumentando in modo determinante lo stress
dello stesso legamento crociato.
In tale fenomeno opera in sinergia anche il gastrocnemio, che è notevolmente attivo nell’uomo ma lo è
in modo non sufficiente nelle donne, ciò evidenzia una
strategia di controllo motorio-articolare fondata maggiormente sulla contenzione dei legamenti rispetto agli
uomini che invece ottengono gli stessi effetti mediante il prevalente uso muscolare, probabilmente per una
maggiore ammortizzazione, una maggiore stiffness articolare e quindi maggiore forza (29). Le donne sedentarie evidenziano un momento di forza in
atterraggio tre volte superiore alle donne allenate e un
rapporto della forza dei muscoli estensori e flessori
nettamente superiore alle atlete in cui l’allenamento ha
degli effetti molto evidenti sul rapporto di forza quadricipite-muscoli posteriori delle coscia e parallelamente mostrano un notevole contenimento degli
infortuni.
Cosa avviene nell’età evolutiva
Molte di queste caratteristiche si strutturano e si specificano proprio nel corso della crescita e della maturazione e proprio in funzione della variazione di
eventuali punti di accentuata debolezza che si possono manifestare nell’età evolutiva. E’ importante conoscere le caratteristiche e creare delle contromisure
collegate all’allenamento della forza nelle sue diverse
espressioni e nella flessibilità che, per certi versi antagonizza la forza muscolare insieme ad altri presupposti strutturali che sono coinvolti.
Dall’analisi della frequenza di infortuni è emersa la specificità delle fase della maturazione sessuale e alcuni
autori (37) hanno studiato l’effetto della crescita e della
maturazione sulla lassità articolare in soggetti di età
evolutiva, precisamente dai 10 ai 18 anni in entrambi
i sessi, analizzando il comportamento delle caratteristiche indagate prima e dopo la maturazione sessuale.
La lassità articolare agisce sulla stabilità delle articolazioni, quindi sulla stiffness generale e può ritardare
l’attivazione neuromuscolare che è alla base delle cocontrazioni protettive. Tali coattivazioni sono alla base
sia della velocità che della potenza del rimbalzo, ma
agiscono anche a protezione delle articolazioni. I risultati evidenziano che le ragazze dopo la maturazione
sessuale hanno una maggiore lassità articolare rispetto
alle ragazze in età prepuberale e nettamente maggiore
rispetto ai maschi sia maturi che immaturi, Un impor-
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tante indice delle condizioni di forza degli arti inferiori
è costituito dal rapporto di forza estensori-flessori della
gamba; dopo la maturazione si ha un aumento del
rapporto (ratio) e cioè i flessori (Hamstring) sono più
deboli degli estensori.
Nelle giovani donne sia prepuberi che postpuberi si
evidenziava una ratio quadricipite-hamstring elevata
cioè maggiormente sbilanciata rispetto ai maschi che
in entrambi le fasi di età evidenziano un rapporto inferiore (fig. 4).
È intuitivo oltre che dimostrato che la coattivazione
dei due gruppi muscolari è la base della protezione
del ginocchio, e che soprattutto lo squilibrio a sfavore dell’hamstring è stato dimostrato (41) come un
punto debole nella donna, anche questo dato appare degno di nota per una preparazione della forza
preventiva.. Una differenza della ratio flessori-estensori inferiore del 50-60% appare un fattore di rischio
in quanto appare una condizione che predispone agli
infortuni (1 ). Nella fase della maturazione il frutto di
una tale dinamica è la crescita di forza nel quadricipite del 50% e del 27% dell’hamstring delle donne,
mentre nei maschi avviene l’inverso (148% versus
176%) (1), l’accelerazione di questo squilibrio avviene nei momenti immeditamente prima all’apparizione del menarca o immediatamente dopo.
Molte delle differenze scheletriche fra maschi e femmine si sviluppano dopo la rapida crescita associata alla pubertà. Ciò perché nelle diverse fasi della
maturazione si modificano le forze trasmesse al corpo a causa delle modificazioni delle dimensioni corporee e della forza, ovviamente anche in funzione
dello sport praticato. Fra i 13 ed i 25 anni gli incidenti
al ginocchio, i dolori patellari, gli squilibri interni al ginocchio aumentano progressivamente in parallelo
con l’età. Fra i fattori più importanti sono stati identificati: le strategie di controllo motorio, i pattern di
coordinazione motoria delle singole tecniche sportive ed il livello di preparazione fisica e di forza muscolare.
In diversi lavori è emerso che le strategie di atterraggio dal salto nelle donne sono alterate sul piano
frontale, mostrando differenze fra i sessi nell’allineamento degli arti inferiori del ginocchio che facilitano
gli infortuni. In particolare fra le bambine prepuberi
e postpuberi, si ha una differenza nel livello della flessione nel ginocchio dove nel secondo caso vi è un
minor piegamento ed una maggior adduzione.
Nello studio di Hass e al (14) le forze di reazione al
suolo furono circa dell’11% inferiori nei postpubescenti, secondo alcuni autori il tempo di attivazione
riflessa degli arti inferiori nell’atterraggio richiede approssimativamente 100 ms (43) mentre nell’attivazione volontaria non meno di 200 ms, quindi la forza
di impatto nell’atterraggio si produce troppo precocemente per essere attivata volontariamente, quindi non è probabile una modificazione di strategie di
atterraggio volontario volta per volta, ma questo deve essere appreso ed automatizzato, quindi allenato altrimenti sarebbe comunque in ritardo rispetto
alle esigenze motorie del contesto.
L’allenamento sia delle donne prepuberi che postpuberi modifica le strategie di atterraggio, in particolare aumenta la flessione del ginocchio e
diminuisce le forze di reazione al suolo (18): Le forze al suolo misurate dai diversi autori (43) osservate nei drop jump, normalizzate per il peso del corpo
furono circa di 4.0 il peso del corpo (BW), altri fino
a 4.5, le forze orizzontali fino a 0.79 BW.
L’allenamento specifico per la prevenzione degli
infortuni al ginocchio
Fig. 4 Rapporto fra forza del quadricipite e muscoli posteriori della coscia in donne prepuberi e postpuberi. Incremento in percentuale (Ahmad 2005)
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È stato dimostrato anche che il ginocchio valgo aumenta il rischio di infortunio in funzione dell’angolo
stesso di valgismo (15) . Un allenamento fondato sull’adozione di esercizi di allenamento neuromuscolare (propriocezione, lavoro con i sovraccarichi,
pliometria), ha avuto come effetto la riduzione del
numero di incidenti di 3-4 volte nelle donne sedentarie e da 1 o 2 volte in quelle allenate (17). Uno degli obiettivi della preparazione è ridurre il rapporto
Fig. 5 Valori della media e della DS nel picco di forza di
impatto al suolo prima e dopo l’istruzione con feed back
sull’esecuzione
flessori estensori, che come già descritto in precedenza è uno degli indicatori più efficaci ai fini della
prevenzione e dell’equilibrio della preparazione della
forza cioè la ratio quadricipite-hamstrings. L’elemento di stabilizzazione della forza dell’hamstring, fa sì che
una sua carenza produce squilibri che causano sollecitazioni anomale sul crociato che si espone perciò ad
una probabilità di trauma molto più alta. Le conseguenze di questi squilibri sono la produzione di infortuni e traumi durante atterraggi da salti, cambi di
direzione o decelerazioni. La prima misura da perseguire è il potenziamento della muscolatura posteriore
della coscia, insieme ad un apprendimento di ammortizzazione graduale che è frutto di uno specifico
insegnamento. L’allenamento mediante i salti infatti ha
come effetto di ridurre il picco di forza di impatto sul
Fig. 6 Attività elettrica in soggetti addestrati al rimbalzo,
con potenziamento della risposta , e non addestrati, in cui
si ha una brusca caduta dell’attività muscolare
terreno e di conseguenza riduce il picco di forza sul
ginocchio e ciò migliora anche la forza e la potenza
dell’hamstring.
Elementi di ulteriore conforto sono stati evidenziati in
un recentissimo studio (4) che aggiungeva venti minuti a settimana di potenziamento per 10 settimane al
gruppo sperimentale, nello studio si comparava con
un gruppo che non aggiungeva quest’attività. Tale
gruppo ha fatto registrare una forte riduzione dell’angolo di valgismo e cambiato la cinematica dell’atterraggio, inoltre i soggetti più deboli (che hanno un
maggiore angolo di valgismo) hanno beneficiato di più.
Un altro studio, precedente all’ultimo, ha analizzato gli
effetti di un allenamento di salti sulla meccanica degli
atterraggi in ragazze che praticavano sport in cui sono richiesti molti salti. In tale studio si sviluppava l’acquisizione della tecnica di modulazione del frenaggio
nell’atterraggio, procedura di allenamento e di apprendimento attraverso la quale ottenevano importanti
progressi (32) che hanno portato ad una riduzione del
picco di forza del 22% e del 50% sulle forze al ginocchio (fig.5).
Emerge quindi che un’altro obiettivo dell’allenamento è quello di diminuire le forze di impatto mediante
l’apprendimento di tecniche specifiche anche al fine
di incrementare il seguente salto come già descritto
da Schmidtbleicher e Gollhofer (39) (fig. 6). In effetti in
pallavoliste si è potuto ottenere una diminuzione della forza di picco del 22% nell’impatto al suolo e quasi il dimezzamento dell’adduzione (15). La ratio delle forze
fra estensori e flessori si ridusse del 26% nell’arto non
dominante, cioè nell’arto che essendo meno adattato
aveva maggiori margini di progresso e del 13% nel lato
dominante, il salto verticale aumentò in media del 10%,
da cui si possono facilmente dedurre gli effetti positivi
sia sulla stabilizzazione dell’articolazione del ginocchio
sia sulla relativa frequenza di infortuni.
Conclusioni applicative
Dalla descrizione precedente si evidenzia come le differenze fra maschi e femmine nella forza sono rilevanti
e nel caso delle caratteristiche descritte nell’arto inferiore possono essere sia causa di rischio di infortuni
sia elementi di non riuscita nelle prestazioni sportive.
Al tempo stesso però tale rischio può essere più che
sufficientemente bilanciato da una preparazione adeguata che tiene in conto tutte le potenzialità dell’allenamento della forza, in primo luogo l’uso dei
sovraccarichi che rispondono alla necessità di irrobustire sia i legamenti che le ossa. E’ stato dimostrato
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l’effetto dell’uso dei sovraccarichi sulla densità ossea,
e lavori recenti ne hanno specificato aspetti molto pratici e analitici sulla natura degli effetti (1). In particolare si è notato un aumento della densità ossea in
maschi e femmine che avevano praticato lavoro con i
sovraccarichi rispetto ai sedentari di pari età (13-16
anni), addirittura maggiore nei maschi che nelle femmine.
L’età prepuberale è considerata l’età sensibile dove
applicare l’attività fisica, e particolarmente con sovraccarichi, per avere il massimo della risposta di densità ossea nelle femmine come descritto nella fig. 7.
In secondo luogo un apprendimento delle tecniche di
atterraggio, che sono molto simili alle esercitazioni pliometriche, ha evidenziato una rapida riduzione dell’impatto al suolo, diminuendo velocemente i fattori di
rischio di infortunio. L’allenamento pliometrico è una
specifica tecnica di allenamento molto efficace che
deve essere modulata soprattutto nelle intensità perché può oscillare da rimbalzi di piccola entità fino ad
intensità notevoli come nelle forme di drop jump con
cadute da altezze uguali o superiori a quelle del salto
verticale, e quindi la non perfetta applicazione e preparazione può essere causa di seri rischi. Inoltre bisogna rispettare l’incremento delle fragilità che le donne
evidenziano immediatamente dopo la maturazione
sessuale che accentua le caratteristiche di maggior rischio già presente nelle prepuberi. Bisogna agire con
un mix armonico che può includere i sovraccarichi tradizionali con valore formativo strutturale e le attività di
rimbalzo, al tempo stesso la gradualità deve garantire un sufficiente adattamento sia neuromotorio che
osteotendineo, che come noto è 4-6 volte più lento.
Tenendo conto che l’adattamento tendineo è molto
più lento rispetto all’adattamento neuromotorio e viste le ricerche citate, il secondo è preventivo per l’assorbimento dei carichi, utilizzando al meglio le qualità
di ammortizzazione della muscolatura che si ottimizzano praticando il primo che nella fase evoluta perfezionerà l’adattamento strutturale.
Pertanto l’uso della pliometria deve rispettare le gradualità convenute ed evitare che l’allieva sia stanca e
deconcentrata. Un recentissimo lavoro ha riassunto le
principali ricerche sulla pliometria praticata da bambini e ragazzi arrivando a queste sintesi sulle metodologie da adottare (22): allenamento per la pliometria.
• Si consiglia 2 volte a settimana, si hanno effetti significativi a partire da 8-10 settimane. Il minimo sembra essere un volta a settimana per 14 settimane.
• L’incremento può essere realizzato aumentando le
8
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Fig. 7
ripetizioni o le difficoltà della singola ripetizione.
• Si può iniziare da 50-60 ripetizioni fino a 90-100 per
seduta da raggiungere nelle ultime delle 10 settimane. Nel caso di una esercitazione a settimana si può
partire da 16 esecuzioni fino a 60 nelle ultime delle
14 settimane.
• L’esercitazione può durare da 10 a 25 minuti.
• Attenzione alle calzature ed al suolo. L’esercizio può
durare circa 10 secondi con 90 di recupero.
• Gli istruttori devono essere dedicati a gruppi di 4-5
allievi e supervisionare strettamente su una esecuzione corretta, cosa che tutela il carico articolare.
In conclusione vi sono molte indicazioni perché le ragazze applichino l’allenamento della forza includendo
l’uso dei sovraccarichi e la pliometria, non vi è ancora una indicazione precisa delle età ma diversi studi
indicano già i sei anni come un momento relativamente
sensibile all’allenamento della forza in entrambi i sessi (34, 8).
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atleticastudi 3-4/2011
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S
2011/3-4
metodologia
tecnica e didattica
La gestione della
responsabilità sociale nelle
organizzazioni sportive1
Una ricerca sulle buone
prassi italiane
Giovanni Esposito, PhD
Collaboratore del Centro Studi FIDAL
Consulente e docente della Scuola dello Sport – Coni Servizi
1) Introduzione
Il tema della responsabilità sociale
d’impresa (RSI) sta ottenendo negli ultimi anni maggior spazio in tutti i settori dell’agire quotidiano, dove
ogni entità organizzata si trova a
dover operare tenendo in considerazione le aspettative di molteplici
portatori di interesse a cui rendere
conto del proprio operato non solo in termini economici, ma anche
sociali (Perrini, Vurro 2011).
Il bisogno di trasparenza, reputazione, etica è sempre più sentito
dall’opinione pubblica, anche a livello internazionale, a seguito di
emergenze ambientali, scandali e
crack finanziari che hanno favorito
la diffusione di un nuovo modello di
“utenza”, molto esigente verso le
aziende, le associazioni e le istituzioni, alle quali viene chiesta con in-
sistenza, oltre alla qualità dei prodotti e servizi, una sostanziale coerenza globale e correttezza dei
comportamenti (Hinna 2005).
Le abitudini e le forme di attività degli sportivi sono profondamente
mutate, con una crescita della pratica a tutti i livelli, accompagnata da
forti interessi legati al business che
hanno alimentato diverse distorsioni
legate alle ripetute vicende di corruzione, alle problematiche connesse al doping, sia farmacologico
che amministrativo, alle marcate disparità nelle divisioni delle risorse
economiche disponibili tra i partecipanti, alle crescenti scommesse
clandestine, alla violenza in particolari tipologie di manifestazioni
(Coni, Censis 2008).
Fenomeni questi che offuscano il
valore dello sport e richiamano ad
un forte senso di responsabilità tut-
ti gli operatori che a vario titolo influenzano la cultura del mondo
sportivo (atleti, tecnici, dirigenti, procuratori, giudici, formatori, amministratori pubblici, consulenti, ecc.).
La cultura, intesa come serie di valori, principi, norme e prassi, diventa
dunque un elemento fondamentale per orientare i comportamenti
verso un’etica che deve necessariamente permeare i singoli e quindi le organizzazioni sportive (Borellini
2009).
Nell’evoluzione del concetto di responsabilità sociale si può notare
un lento passaggio da una enfasi
sulla rendicontazione (accountability) ad una attenzione sulla sua matrice strategica che incide sulla
governance e quindi sulle modalità
di assunzione delle decisioni che
impattano sull’assetto globale dell’organizzazione.
In tal senso un passaggio chiave è
quello effettuato dalla Commissione
europea che ha proposto nel 2001
il Libro Verde dal quale si desume
che la Responsabilità Sociale d’Impresa o Corporate Social Responsibility diviene uno degli elementi
basilari della cultura imprenditoriale,
caratterizzata dall’integrazione nella
gestione aziendale dell’etica e del
business; la RSI viene, infatti, definita come “integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle
preoccupazioni sociali ed ecologiche
nelle loro operazioni commerciali e
nei loro rapporti con le parti interessate”.
Nel 2011 la Commissione europea
è nuovamente intervenuta con una
comunicazione definendo la RSI
come “la responsabilità delle imprese per le loro conseguenze sulla società”.
Una delle recenti definizioni di re-
L’articolo è tratto dal volume “La responsabilità sociale delle organizzazioni sportive – Condividere valori per creare valore” pubblicato nel 2012 da
1
Edizioni Scuola dello Sport – Coni Servizi.
atleticastudi 3-4/2011
11
sponsabilità sociale è rintracciabile nella ISO 26000 che fornisce una
Linea Guida sui principi e sui temi
fondamentali della responsabilità
sociale, offrendo delle indicazioni
su come integrare volontariamente un comportamento socialmente
responsabile nelle strategie, nei sistemi, nelle pratiche e nei proces-
12
atleticastudi 3-4/2011
si di un’organizzazione ed evidenziando l’importanza dei risultati e
dei miglioramenti nella performance organizzativa. Tra l’altro proprio
quest’ultimo tema vede la FIDAL in
prima linea da oltre un decennio
grazie a diverse pubblicazioni
scientifiche ed interventi in contesti sportivi internazionali (Madella
1998; 2000; 2002; 2003; 2006;
2010; Madella, Esposito 2004;
Esposito, Madella 2004).
In particolare la responsabilità sociale è definita in ISO 26000 come
“la responsabilità da parte di un’organizzazione nei confronti delle
conseguenze delle proprie decisioni e attività sulla società e sull’am-
biente, attraverso un comportamento etico e trasparente che:
contribuisce allo sviluppo sostenibile, inclusi la salute e il benessere
della società; tiene in conto le
aspettative delle parti interessate;
è conforme alle leggi applicabili e
in accordo alle norme internazionali
di comportamento; è integrata in
tutta l’organizzazione e praticata
nelle sue relazioni”.
2) Il rapporto tra sport e responsabilità sociale
Il ruolo sociale delle organizzazioni
sportive è stato esaltato nel Libro
Bianco pubblicato nel 2007 dalla
Commissione europea ed è stato
confermato dal Trattato di Lisbona
(entrato in vigore il primo dicembre
2009) che sottolinea come l’Unione debba tener conto della speci2
ficità dello sport e della sua funzione sociale ed educativa.
Tale funzione sociale costituisce
una delle più evidenti conferme all’idea che i principi della responsabilità sociale possono assumere un
particolare rilievo nel management
dello sport (Giulianotti 2005; Madella 2006; 2010; Porro 2001;
2006; Genzale 2006).
La comunità scientifica internazionale si è interessata all’intreccio tra
responsabilità sociale ed organizzazioni sportive, con contributi in
un primo tempo contenuti, per dare spazio in anni più recenti ad un
interesse crescente per un’analisi
più puntuale dell’argomento con riferimento alle priorità da definire per
identificare ed attuare una strategia concreta di RSI (Shet 2006;
Sheth, Babiak 2010).
In questa cornice sono da rilevare,
ad esempio, gli studi relativi alle diverse attività di responsabilità sociale della NBA americana (Kent,
Walker 2008), del Super Bowl XL
(Babiak, Wolfe 2006), della National Football League (NFL) a confronto con la UEFA (Dietl, Franck,
Hillebrandt, 2008).
Un’analisi più sistematica del rapporto tra sport e responsabilità sociale è rintracciabile nel 16°
Congresso Europeo di Management dello Sport tenutosi a Bayreuth/Heidelberg
nel
2008,
all’interno del quale è stata dedicata una sessione specifica al tema della responsabilità sociale nello
sport dal titolo: “Il lato brillante dello sport: la responsabilità sociale”2.
Particolare attenzione è stata rivolta al rapporto tra club di calcio e tifosi (Scher, Rossi, Bof, Montanari
2008), alle dinamiche socializzanti
nelle comunità dei supporter (Harada, Tezuka 2008), al forte impat-
to sociale delle politiche finalizzate
alla promozione dello sport (Zakus,
Skinner 2008) mentre un altro filone interessante di indagine ha approfondito
il
concetto
di
responsabilità sociale legato allo
sviluppo ed alla formazione degli
atleti nei college americani (Polite,
Rider, Modell, Lattimer 2008).
Altri recenti segmenti di ricerca hanno indagato sul legame tra responsabilità sociale e reputazione
nell’ottica dell’attenzione delle possibili scelte commerciali del tifoso
(Walker, Kent 2009; Walker, Kent,
2010) ma non sono mancati autori che hanno scelto un approccio
più generale al tema (Godfrey 2009;
Bradish, Cronin 2009; Walker, Parent 2010).
L’evoluzione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive
professionistiche ha trovato un terreno fertile nel mondo accademico
riferendosi alle possibili conseguenze legate al marketing sociale
(Irwin, Lachowetz, Cornwell & Clark,
2003; Kern 2000; Robinson 2005;
Babiak, Wolfe 2009) con approfondimenti particolari dedicati al football business (Breitbarth, Harris
2008; Hamil, Walters, Watson
2010; Hamil, Morrow 2011) e riflessioni inerenti le sponsorizzazioni negli eventi sportivi (Benoit,
Parent, O’Reilly 2010).
Il delicato tema delle relazioni tra
società sportive e stakeholder in
chiave strategica è stato affrontato
da alcuni autori italiani con particolare attenzione agli enti non profit
sportivi chiamati ad includere strumenti di responsabilità sociale nell’evoluzione della propria gestione
manageriale (Marano 1999, Buscarini, Manni Marano 2006; Esposito 2007, 2008, 2010, 2011;
Angelucci 2009).
Cfr. Book of Abstracts della 16thEASM Conference di Bayreuth/Heidelberg 2008.
atleticastudi 3-4/2011
13
Alcune riflessioni hanno riguardato anche le aziende operanti nel
settore dello sport (Buscarini
2005) e più in particolare le Federazioni sportive italiane (Buscarini
2006; Madella 2006).
Diversi convegni e giornate di studio hanno poi evidenziato il ruolo
del dirigente sportivo chiamato ad
anticipare ed interpretare il cambiamento trasformando le organizzazioni sportive in partner attivi
ed indispensabili per iniziative con
forte valenza sociale in grado di
favorire un modello di crescita
condivisa in grado di proporre
nuove filosofie di partnership e
nuovi strumenti operativi (Buscarini, Manni, Marano 2006; Ghiretti 2007)3.
All’interno del 15° Convegno Europeo di Management dello Sport
tenutosi a Torino (Gestire la passione per lo sport: eventi sportivi
e sviluppo sostenibile”) si è svolta
anche la 1 a Giornata Italiana di
Management dello sport destinata ai manager dello sport e a ricercatori e docenti che afferiscono
a questo settore. L’evento Italiano aveva la finalità di offrire un’opportunità di incontro e scambio
per i manager dello sport italiani e
coloro che si occupano di formazione e di ricerca in quest’ambito.
Il 14 settembre 2007 si è svolta
una sessione parallela dedicata alla responsabilità sociale e bilancio
sociale delle organizzazioni sportive4.
Tale iniziativa culturale è rimasta
comunque relativamente isolata e
con quelli appena descritti delinea
una cornice culturale ancora debole per raccogliere le opportune
3
riflessioni sul legame tra organizzazioni sportive italiane e responsabilità sociale.
Non va peraltro dimenticato che
la tematica della sostenibilità nella gestione degli eventi sportivi,
strettamente collegata alla responsabilità sociale, ha assunto
in questi ultimi anni una sempre
maggiore rilevanza (Segre 2002;
Andriola 2006; Bottero 2007; Andriola, Gazzotti, Buzzi, Dal Plaz
2007; Cherubini 2010; Esposito
2011).
3) Obiettivi e strategia della
ricerca
Il progetto di ricerca è nato dall’esigenza di approfondire il tema
della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, con
l’intento di verificare le modalità di
diffusione della RSI, la valenza strategica di tale orientamento e la coerenza tra gli obiettivi e gli strumenti
impiegati per allineare la propria organizzazione ai principi della responsabilità sociale.
Due sono le domande poste alla
base della ricerca:
come viene percepita la responsabilità sociale da parte dei dirigenti
sportivi italiani?
perché vengono scelte modalità diverse di adozione della responsabilità sociale nelle organizzazioni
sportive italiane?
La strategia di questa ricerca si è
focalizzata sullo studio di caso multiplo, un metodo capace di integrare una prospettiva sia qualitativa
che quantitativa con un approccio
atto a descrivere e verificare le ipotesi tratte dalla precedente analisi
della letteratura (Travaglini 2002).
I casi multipli sono considerati come esperimenti multipli o indagini
multiple (Yin 1981). A queste condizioni la generalizzazione è una
“generalizzazione analitica” dove
una teoria sviluppata precedentemente funge da calibro cui riferire i
risultati empirici dello studio di caso. Qualora due o più casi mostrassero di supportare la stessa
teoria, potrebbe essere sostenuta
la replicabilità. Le prove che la realtà presenterà consentono di validare o falsificare la teoria (Lipset,
Trow, Coleman, 1956). Pertanto il
caso studiato può essere assimilato all’esperimento scientifico.
In altre parole, lo studio di caso ha
consentito di applicare una strategia di ricerca completa per indagare sulla responsabilità sociale nelle
organizzazioni sportive seguendo
una serie di procedure ben identificate (Yin 2003). La strutturazione
dell’impianto di ricerca ha previsto
un primo momento imprescindibile nel quale si è analizzato ciò che
è stato argomentato in sede teorica in merito alla responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive
italiane.
La letteratura esistente ha fornito
un supporto nutrito per quanto riguarda l’inquadramento generale
del concetto di RSI mentre è stata
rilevata qualche debolezza per
quanto riguarda l’applicazione specifica in ambito sportivo. L’approccio (prevalentemente qualitativo) ha
riservato ampio spazio a descrizioni analitiche dei processi e dei documenti relativi a quattro
organizzazioni sportive scelte in
quanto particolarmente sensibili al-
Una fonte in tal senso sono gli Atti della giornata di studio tenutasi a Roma, presso l’Università – Foro Italico, nel gennaio del 2006, dal titolo “La responsabilità sociale delle organizzazioni dello sport”; da segnalare altresì gli Atti del convegno: Lo sport responsabile – dal marketing alla rendicontazione sociale, tenutosi presso l’Università di Parma il 20 gennaio 2007.
4
14
Cfr. Atti della 1a Giornata Italiana di Management dello sport, Torino, 14 settembre 2007. www.managementdellosport.org
atleticastudi 3-4/2011
la tematica della responsabilità sociale e quindi potenziali narratori
di uno scenario il più possibile
“completo” dell’oggetto di studio
(una società consortile a responsabilità limitata, una società a responsabilità limitata, una società
per azioni ed una associazione
senza scopo di lucro) in virtù della adozione di un codice etico
(Maratona di Treviso e Virtus Basket Roma) e di un bilancio sociale
(Padova calcio e Federazione Motociclistica Italiana).
L’utilizzo più importante della documentazione è stato quello di avvalorare e supportare le prove
derivanti da altre fonti tenendo in
giusta considerazione la possibilità che ogni documento possa
essere stato scritto per un obiettivo preciso e per un pubblico
speciale, diverso da quello dello
studio di caso.
Al fine di rendere i documenti immediatamente fruibili per un esame
approfondito o un controllo successivo è stato previsto un elenco
dei documenti presi in esame (tabella n. 1).
Tenendo conto della loro complementarietà, un’altra fonte di prova
utilizzata è stata quella dell’intervista semistrutturata (Merton, Fiske,
Kendall, 1990), somministrata ad
alcuni dei dirigenti delle quattro organizzazioni in esame5.
Essi sono stati intervistati per un’ora
circa secondo un ordine di domande derivate dal protocollo dello studio di caso (Tabella n. 2).
L’uso di fonti multiple di prova ha
consentito lo sviluppo della convergenza delle linee di inchiesta, ossia un processo di triangolazione
grazie al quale ogni scoperta o conclusione ha potuto essere corroborata dal confronto con differenti
fonti di informazione (Patton, 1987)
seguendo il metodo della reciproca conferma (Figura n. 1).
Tabella n. 1- Documenti esaminati nello studio di caso
• Statuto maratona di Treviso
• Codice etico maratona di Treviso
• Magazine Maratona di Treviso
• Sito web www.trevisomarathon.it
• Statuto Pallacanestro Virtus Roma
• Codice etico Pallacanestro Virtus Roma
• Sito web www.virtusroma.it
• Stampa specializzata con interviste al Direttore Generale Virtus Roma
• Statuto Calcio Padova Spa
• Bilancio sociale Calcio Padova
• Sito web www.padovacalcio.it
• Stampa specializzata con interventi del presidente Calcio Padova
• Statuto Federazione Motociclistica Italiana
• Bilancio sociale Federazione Motociclistica Italiana
• Sito web www.federmoto.it
• Stampa specializzata con interventi del presidente FMI
5
E’ doveroso quindi un ringraziamento a Matteo Salvadego (Padova Calcio), Alfredo Mastropasqua (Federazione Motociclistica Italiana), Francesca del
Bo (Maratona di Treviso), Michele Uva (Virtus Basket Roma) per il prezioso contributo offerto. Devo al Prof. Alain Ferrand, Direttore del Business and Management Centre dell’Università di Poitiers (Francia), l’elaborazione del modello teorico che ha guidato anche la strutturazione delle interviste.
atleticastudi 3-4/2011
15
Tabella n. 2 - Protocollo per la conduzione dello studio di caso
Sezione 1 - Descrizione generale del progetto dello studio di caso
• obiettivi del progetto e previsioni con esplicitazione delle domande di ricerca: “come viene percepita la
responsabilità sociale da parte dei manager sportivi italiani?” “Perché vengono scelte modalità diverse di
erogazione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane?”
• analisi delle problematiche dello studio di caso, letture rilevanti sull’argomento oggetto di studio e riferimenti al quadro teorico.
Sezione 2 - Procedure sul campo
1. credenziali per accesso ai “siti” dello studio di caso tramite una lettera di presentazione dell’Università
degli Studi di Teramo e tramite fonti generali di informazione sul dottorato di ricerca in Critica Storica,
Giuridica ed Economica dello Sport
2. promemoria procedurale per lo svolgimento della visita per l’incontro con un dirigente dell’organizzazione sportiva che ha preventivamente accettato il fatto che l’intervista fosse registrata
3. creazione di una tabella per le attività di raccolta dei dati
4. rispetto dei principi dell’uso di fonti multiple e del concatenamento di prove
Sezione 3 – Domande dello studio di caso (costruite sulla base del modello di indagine scaturito
dall’analisi teorica in modo da riflettere tutti i nodi concettuali derivanti dal progetto iniziale)
• come viene percepita la responsabilità sociale?
• a quali scopi viene associata la responsabilità sociale?
• quali sono le azioni concrete relative alla responsabilità sociale?
• quali sono gli strumenti riconducibili alla responsabilità sociale?
• quali sono le funzioni organizzative e quali risorse sono coinvolte nel progetto di responsabilità sociale?
• a quali stakeholder si rivolge la responsabilità sociale?
• esistono dei criteri per valutare il grado di responsabilità sociale?
• cosa rappresenta per l’organizzazione il codice etico/bilancio sociale?
• quali sono i principali fattori influenzanti la responsabilità sociale?
Sezione 4 – Guida per la relazione dello studio di caso
• invio del testo sbobinato dell’intervista per relativa approvazione
• analisi integrata delle interviste e della documentazione raccolta (statuti, bilanci sociali, codici etici, pubblicazioni, materiali dai siti internet, ecc.) e compilazione di una bibliografia ragionata nella quale catalogare tale documentazione
• confronti tra i comportamenti di variabili simili in modelli operativi diversi per evidenziare le relazioni causali rilevate esplicitando la concatenazione delle prove con una connessione esplicita tra le domande poste, i dati raccolti e le conclusioni tratte
• proposta di un modello per l’implementazione della responsabilità sociale delle organizzazioni sportive
italiane
16
atleticastudi 3-4/2011
Figura n. 1 – La convergenza delle
fonti multiple di prova
Tra i diversi metodi con cui è possibile effettuare il collegamento logico dei dati alle proposizioni
progettuali ne è stato scelto uno
particolarmente adeguato per gli
studi di caso, rappresentato dal
“raffronto delle configurazioni”, ovvero una verifica induttiva delle ipotesi teoriche della ricerca attraverso
il loro confronto empirico con i risultati ottenuti sul campo. In tale
approccio descritto da Donald
Campbell (1975) come Patternmatching, singoli pezzi di informazione tratti dallo stesso caso, sono
stati confrontati con le proposizioni teoriche.
Il “raffronto delle configurazioni” ha
consentito il confronto tra i comportamenti di variabili simili in modelli operativi diversi. Un sorta di
“investigazione controllata”, intendendo con questa espressione la
deliberata ricerca di occasioni, anche in contrasto tra loro, nelle quali
il fenomeno oggetto di studio si è
manifestato in modi sia identici che
differenti.
Si è proceduto così al confronto tra
il modello teorico e la realtà empirica - rappresentata proprio dai
quattro casi esaminati - in modo da
verificare come alcune realtà rappresentative del mondo sportivo
italiano stiano attualmente affrontando la tematica della responsabilità sociale e quanta eventuale
diversità ci sia nell’approccio ad un
argomento così trasversale e strategico per la reputazione delle organizzazioni sportive italiane. Al fine
di trattare le prove in modo equo,
produrre conclusioni rigorose e
convincenti ed escludere – per
quanto possibile – interpretazioni
alternative, è stata utilizzata una
strategia analitica che ha consentito di utilizzare le informazioni in ordine diverso. In particolare è stata
prevista un’analisi verticale in riferimento alla coerenza tra le varie dimensioni ed un’analisi orizzontale
per un confronto tra le singole dimensioni nell’ambito delle quattro
organizzazioni oggetto dello studio
di caso.
4) La responsabilità sociale nella società consortile “Maratona
di Treviso”
La Treviso Marathon è una delle più
popolari corse italiane sulla distanza dei 42,195 km. Promossa da sei
società sportive attive nel territorio
trevigiano per sostenere, ad ogni livello, la pratica dell’atletica leggera (e del Triathlon), ha debuttato il
14 marzo 2004, diventando subito
una tra le più partecipate maratone italiane.
Nell’anno precedente alla prima
edizione è stata fondata una società consortile a responsabilità limitata, denominata Maratona di
Treviso, i cui soci fondatori sono
membri delle seguenti società, da
anni impegnate nell’organizzazione di eventi sportivi ad alto livello
(Atletica industriali Conegliano, Jager Atletica Vittorio Veneto, Nuova
Atletica Tre Comuni, Athletic Lamparredo Paccagnan, Atletica Silca
Ogliano, Silca Ultralite Triathlon).
Un primo elemento distintivo del
caso esaminato è la forma giuridica prescelta, che non trova molte
applicazioni concrete nel mondo
sportivo italiano in quanto presuppone un accordo tra diversi soggetti non sempre facilmente
realizzabile in un ambiente caratterizzato spesso da litigiosità e autoreferenzialità.
Per descrivere meglio l’oggetto sociale della Società consortile a responsabilità limitata è stato ritenuto
utile riportare una parte dell’ art. 3
dello Statuto dell’Ente:
Scopo sociale della Maratona di Treviso
“La società ha scopo consortile e mutualistico ai sensi degli artt. 2615 ter e 2602 del
Codice civile.
La società ha per oggetto le
seguenti attività:
- l’organizzazione della “maratona di Treviso”, concernente lo svolgimento di una
competizione podistica ufficiale ed omologata sulla distanza classica di km
42,195 da disputarsi nel territorio della provincia di Treviso, nel cui contesto
potranno essere inseriti
eventi collaterali ritenuti utili
al fine di garantire il successo della manifestazione
sportiva;
- la promozione e l’organizzazione, anche mediante accordi con enti esterni, privati
o pubblici, di eventi atti ad
incentivare la diffusione dell’atletica leggera;
- la promozione e l’organizzazione di appuntamenti e incontri atti a divulgare i
benefici di una pratica sportiva sana;
- la promozione turistica della
provincia di Treviso tramite la
divulgazione mediatica degli
eventi sportivi organizzati;
atleticastudi 3-4/2011
17
- l’elaborazione dati contabili
manuali e meccanizzati, solo
quale mera trascrizione materiale dei dati, nonché l’effettuazione di studi, di ricerche
di mercato, di marketing, destinati alla promozione di
eventi sportivi;
- ogni altra attività collegata
e/o complementare.
La società può inoltre:
- commercializzare capi di abbigliamento sportivo e non,
articoli di cancelleria nei
quali vengono riprodotti il
proprio o i propri marchi;
- registrare propri marchi e
definire tramite regolamento interno le condizioni per
il loro uso, utilizzo e loro revoca”.
La Maratona Treviso si è messa
in mostra per i suoi forti rapporti
con il territorio e perché si è dotata di un codice etico che rappresenta una carta dei diritti, dei
doveri e delle responsabilità. Tale
documento è stato sottoscritto
dal Comitato organizzatore e da
tutti i collaboratori e volontari, a
dimostrazione del fatto che la dirigenza lo ha ritenuto di fondamentale importanza.
Il codice rappresenta in effetti una
tangibile espressione della difesa
dei valori etici connessi allo sport
come salvaguardia dei principi di
lealtà, equità, tolleranza. Una sorta di area di moralità con la quale tutti i sottoscrittori si sono
impegnati a valorizzare il proprio
operato con massimo impegno,
in un particolare momento dove
l’etica fatica a trovare spazio, anche nel mondo dello sport.
18
atleticastudi 3-4/2011
I valori di imparzialità, riservatezza e trasparenza sono stati posti
alla base dello standard etico atteso nella convinzione che “agire
a vantaggio dell’azienda non giustifica assolutamente l’adozione
di comportamenti con i principi indicati nel Codice”.
La particolare attenzione al clima
organizzativo, all’eliminazione delle conflittualità “mantenendo rapporti improntati a fiducia e
collaborazione, ispirati a correttezza, trasparenza e reciproco rispetto” ha esaltato l’importanza
della gestione e valorizzazione
delle risorse umane.
L’organizzazione della Scrl Maratona di Treviso è stata concepita
come il risultato di una cooperazione tra diversi stakeholder che
forniscono diversi input – forza lavoro, capitale, risorse fisiche e conoscenza – per produrre i beni e
servizi descritti dalla missione sociale. I valori individuati hanno reso possibile tale cooperazione e
hanno facilitato il coordinamento
tra tutti gli stakeholder, in primo
luogo i collaboratori, definendone
le regole, i diritti, i doveri dei diversi gruppi di portatori di interesse nelle loro interazioni con
l’organizzazione e i corrispondenti
doveri dell’organizzazione nei loro confronti.
Oltre ai dipendenti, ai collaboratori ed ai volontari, l’ambito di applicazione del Codice è esteso ai
rapporti che “comportino una prestazione d’opera o la fornitura di
un servizio ed a persone autorizzate a frequentare le sedi della
Maratona di Treviso”. E’ chiara la
tutela dell’immagine del sodalizio
sportivo in un contesto più ampio
di stakeholder che coinvolge l’intera opinione pubblica.
Anche in questa cornice di RSI
più estesa, i valori sono stati chia-
mati a svolgere una funzione centrale non solo nell’iterazione sociale, ma anche all’interno di
transazioni economiche che – soprattutto in presenza di asimmetrie informative - si reggono sulla
reputazione e fiducia tra le parti.
I valori e i principi etici della Maratona di Treviso permettono ancora oggi la formazione di precise
aspettative degli stakeholder sui
comportamenti attesi da parte
dell’organizzazione in situazioni in
cui ci sono eventi imprevisti (o non
completamente descrivibili ex-ante nei contratti) oppure in casi nei
quali non è possibile raccogliere
alcuna evidenza (o, se disponibile, non è facilmente decifrabile) in
merito ai comportamenti dell’organizzazione.
Stabilendo gli impegni dell’organizzazione che possono essere ricondotti anche al verificarsi di
situazioni impreviste, il Codice etico ha permesso ai diversi stakeholder di fissare un parametro per
decidere se fidarsi o non fidarsi
della Scrl Maratona di Treviso.
In ordine alle eventuali inadempienze il Codice etico prevede
particolari meccanismi di verifica
da parte degli organi di controllo
interno con un modello organizzativo basato sul citato Decreto
legislativo 231/2001 che dovrebbe consentire alla Scrl Maratona
di Treviso di non essere responsabile e di non dover rispondere
al verificarsi di reati da parte di
persone che rivestono funzioni di
rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di
una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che
esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso e
da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei
soggetti già menzionati.
La presenza di uno strumento efficace come il codice etico, è un
primo indizio che poi è stato confermato dall’analisi della responsabilità sociale del Consorzio
Maratona di Treviso. Occorre infatti segnalare che si tratta di uno
dei rarissimi eventi in Italia che ha
iniziato ad affrontare in maniera
strutturata questa tematica così
delicata con particolare riferimento ad un evento sportivo complesso.
La costruzione di una cultura fortemente ispirata dai principi etici
ha conferito un valore ed una forza trainante ad una organizzazione che si è mossa molto bene nel
lancio di un progetto risultato fin
da subito innovativo ed accattivante anche dal punto di vista
della comunicazione. Rimarrà nella storia l’idea di una agevolazione iniziale in virtù della quale è
stata restituita – nei primi anni - la
quota di iscrizione agli atleti arrivati. Anche i servizi offerti ai podisti sono apparsi un elemento di
caratterizzazione della manifestazione che si è distinta per la capacità di coinvolgimento di tutta
la provincia di Treviso, trasformandosi anche in uno strumento
di marketing territoriale.
Forza e motore della manifestazione è stato di certo il volontariato. Una macchina organizzativa
di oltre 2000 persone che si sono dedicate (e si dedicano) tutto
l’anno alla buona riuscita della gara e delle iniziative ad essa collegate.
Sono stati diversi gli eventi collaterali attraverso i quali si sono
espresse in maniera evidente le
attenzioni verso determinate categorie di stakeholder. Certamente la promozione di una
cultura sportiva che possa anche
contribuire alla tutela della salute
attraverso la promozione di una
corretta attività fisica ha stimolato diverse iniziative rivolte ai diversi componenti di una famiglia
tipo. Lo sport è un valore da coltivare fin da bambini e la maratona di Treviso non si è sottratta a
queto impegno morale. Anche l’attenzione al target femminile merita un cenno per l’impegno e la
professionalità con la quale è stata concretizzata attraverso molteplici iniziative di sensibilizzazione e
di informazione. E’ nato ad esempio proprio a Treviso il progetto
“Running in rosa” che già dal 2009
propone un ciclo di incontri sull’alimentazione e l’allenamento
mentale e test psicofisici per le
maratonete, i Corsi di Corsa per
avviare le donne alla pratica del
running, oltre a tante piccole attenzioni a livello organizzativo, come l’introduzione ad esempio del
pacco gara differenziato rispetto a
quello maschile.
Vanno altresì ricordati i diversi progetti legati alla tutela dell’ambiente incentrati sul principio che il
gesto sportivo va abbinato a comportamenti ecologicamente corretti.
Il cuore verde della maratona di
Treviso ha continuato a pulsare
grazie ad una serie di accordi intervenuti tra diversi soggetti che
hanno coadiuvato il comitato organizzatore per realizzare un evento
a
bassissimo
impatto
ambientale. In quest’ottica sono
stati utilizzati prodotti riciclabili e
materiale biodegradabile (ad
esempio i bicchieri utilizzati dagli
atleti per dissetarsi), sacchi, tovaglie e pattumiere di cartone lungo
il percorso (posizionati nei punti di
ristoro), raccolta differenziata dei rifiuti, smaltimento dei materiali secondo logiche di massima tutela
del territorio.
Interessanti anche le iniziative di formazione dei volontari per favorire
dei comportamenti orientati alla
suddivisione dei materiali di scarto
e l’avvio allo smaltimento.
Non a caso questo messaggio di
sostenibilità è stato lanciato in quella che è definita una delle province
più “riciclone” d’Italia, un territorio
in cui, in alcuni comuni, si raggiunge il 70% della raccolta differenziata dei rifiuti.
Al pari della celebre maratona di
New York, anche a Treviso gli indumenti abbandonati alla partenza
sono recuperati e riutilizzati per scopi sociali, mentre l’idea di utilizzare
per il pasta party prodotti realizzati
con materie prime di provenienza
locale, rafforza la politica orientata
alla riduzione dell’inquinamento.
La coincidenza della gara con la
domenica ecologica è solo una
conferma dello spirito ecologico
della maratona trevigiana.
Una forte sensibilità è emersa anche nel legame con diversi sponsor, soprattutto per agevolare la
loro comunicazione valoriale che
rappresenta un ottimo punto di
partenza per un marketing integrato che tenga in considerazione la forte valenza sociale della
gara che riesce a coinvolgere l’intera comunità trevigiana.
L’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nella Maratona di
Treviso è stata sintetizzata nella
prossima rappresentazione grafica (Fig. n. 2). Per indicare il livello
della relazione è stata adottata
una freccia con doppio spessore
che indica un’intensità molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della
relazione forte (in neretto le dimensioni maggiormente significative).
atleticastudi 3-4/2011
19
Figura n. 2 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale
nella Maratona di Treviso
5) La responsabilità sociale
nella Pallacanestro Virtus
Roma Srl
La Pallacanestro Virtus Roma è
una delle più importanti compagini
di basket in Italia e in Europa.
La Virtus è una società di pallacanestro impegnata nella promozione
dello sport professionistico, con
l’obiettivo più volte dichiarato di far
divertire il pubblico che va a vedere
le partite. Assieme a questo si è aggiunto un altro scopo - non meno
importante - che è quello di trasmettere anche dei valori etici. Anche per tale motivo è stato adottato
dal sodalizio sportivo un Codice etico, una sorta di riflessione scritta sul
comportamento dello sportivo, sia
giovane sia adulto. Il Codice etico
della Virtus Roma vanta il primato di
6
20
essere il primato da pioniere nello
sport professionistico6.
Il Codice etico vuole sancire l’importanza del rispetto delle regole ed
ha rappresentato uno strumento per
coinvolgere tutti i soggetti che sono
entrati a contatto con la società
sportiva. Non solo amministratori,
sindaci, dirigenti, dipendenti, atleti,
medici, paramedici, masso-fisioterapisti, tesserati, ma anche collaboratori, consulenti esterni ed ogni altro
soggetto che agisce nell’interesse
della società sportiva e quindi anche genitori, supporter della squadra e sponsor.
Si tratta di una linea guida che ricalca lo spirito di un regolamento interno che è diventato poi un
regolamento per tutti. Ecco perché
la sua redazione ha visto il coinvolgimento delle componenti sociali
che ruotano attorno alla società.
Il Codice etico è diventato parte integrante del contratto che lega soprattutto i giocatori, gli allenatori e i
medici alla società sportiva. Più in
generale la sua sottoscrizione ha
espresso la condivisione dei principi in esso contenuti con la conseguente assunzione di responsabilità
per le eventuali violazioni.
Il rispetto dell’ordinamento sportivo
è stato garantito da una politica societaria ispirata alla massima correttezza, trasparenza e legittimità
formale e sostanziale. Sono proprio
i doveri della società, formalizzati in
impegni concreti, a caratterizzare la
prima parte del Codice etico nella
quale è appunto prevista la promozione della cultura sportiva e delle
sue finalità educative, formative e
sociali, il sostegno delle iniziative rivolte allo sport per tutti e al benessere psico-fisico degli atleti,
l’impegno a promuovere la lotta al
doping e alla violenza, l’adozione di
iniziative rivolte alla sensibilizzazione
del pubblico sportivo al rispetto degli atleti, degli avversari, delle istituzioni sportive e delle forze
dell’ordine, la promozione di un tifo
leale e responsabile, l’astensione da
qualsiasi comportamento discriminatorio o lesivo dell’immagine, reputazione o della dignità personale
di altri soggetti operanti nell’ordinamento sportivo, l’astensione da
qualsiasi azione foriera di conflitti di
interesse, la garanzia del costante
aggiornamento di tutte le componenti interne con riferimento alle specifiche funzioni affidate e l’impegno
a non premiare nessun comportamento sleale.
In questo contesto si colloca il particolare impegno per il settore giovanile che viene individuato come
un particolare obiettivo della socie-
Alla stesura del documento ha collaborato Luca Pancalli, Vice Presidente del Coni e Presidente del Comitato Paralimpico Italiano.
atleticastudi 3-4/2011
tà. Ecco spiegate le campagne di
comunicazione, la diffusione di
materiale educativo, le opportunità formative, il rispetto delle particolari esigenze dei giovani e dei
bambini in crescita, l’adizione di
particolari azioni per contemperare l’attività agonistica e non, con
quella scolastica, l’attenzione ad
evitare percorsi di precoce sfruttamento dei talenti, l’impegno ad
assicurare la migliore qualificazione dei soggetti impegnati con i
giovani garantendo altresì la necessaria correttezza delle relazioni con i giovani.
Tra le diverse regole di comportamento previste, va sottolineata
quella che esorta i responsabili
delle singole attività a non abusare del proprio ruolo rispettando i
propri collaboratori, favorendone
la crescita professionale nonché
lo sviluppo delle potenzialità.
Particolari prescrizioni previste per
gli atleti, i tecnici, lo staff medico,
i genitori e le tifoserie rendono il
documento etico davvero unico.
Anche la sua veste grafica, accattivante e giovanile, contribuisce ad impreziosirlo favorendone
altresì una agevole lettura.
Nel Codice viene richiamato il modello di organizzazione, gestione
e controllo adottato dalla società
ed è stato previsto un Comitato
dei garanti avente una serie di
compiti tra i quali quello di vigilare sul rispetto delle norme in esso
contenute, di pronunciarsi sulle
violazioni ed adottare gli eventuali provvedimenti sanzionatori, di
esprimere pareri sulla strategia societaria (per una sua coerenza con
il Codice) e di procedere ad una
sua revisione.
La presenza di una serie di strumenti efficaci, certamente guidati dal Codice etico ed una catena
di iniziative ad esso collegate,
hanno fatto sì che la responsabilità sociale della Pallacanestro Virtus Roma fosse in una fase di
implementazione con notevoli
possibilità di sviluppo. Non a caso i diversi progetti sono stati
molto legati alla formazione dedicata a diversi portatori di interesse tra i quali si è posto i
evidenza il settore giovanile. Ad
esso sono state dedicate molte
risorse per conciliare la crescita
sana dei ragazzi non solo dal
punto di vista agonistico, ma anche considerando l’aspetto umano collegato strettamente al livello
di istruzione.
In tale contesto il tentativo di
coinvolgere massicciamente i genitori si è rivelato un ottimo viatico per il raggiungimento di buoni
risultati in termini di responsabilità sociale.
La Pallacanestro Virtus Roma e
l’Unicef, insieme ai Looney Tunes
della Warner Bros in veste di testimonial, si sono uniti nella stesura di un manuale di gioco e
dello sport (dal titolo: Lo sport è
bello finché è un gioco) dedicato
ai ragazzi ed ai bambini che si avviano alla pratica sportiva, con
l’intento di contribuire a rendere
questo diritto effettivo nel nostro
paese.
Il manuale ha offerto un ulteriore
spunto per poter apprendere come giocare, come muoversi, come misurarsi con la fatica e lo
sforzo fisico. Lo scopo del progetto è stato quello di offrire un
contributo per far distinguere ai
giovani i valori fondamentali della
vita in comune.
Nel manuale si parla quindi anche
del rapporto tra genitori e figli, tra
alunno e professore, fra giocatore e allenatore, con i compagni di
squadra, gli avversari e l’arbitro,
ma si trattano anche il tema della
salute e dell’alimentazione. Piccoli
atleti che sapranno così distinguere i valori orientanti della vita
condividendoli con i loro compagni di giochi, di squadra, di banco. Reso a misura di bambino
grazie all´animazione dei Looney
Tunes, il manuale ha contribuito a
rendere effettivo il diritto al gioco
e allo sport ed ha ben seguito il
Codice Etico rinforzando il percorso di RSI.
Un altro progetto molto importante dal punto di vista della responsabilità sociale è stato denominato
“Obiettivo Giovani”. Oltre a curare con particolare attenzione il settore giovanile, la Virtus Roma ha
dato vita a una serie di iniziative rivolte ai più giovani con lo scopo
di diffondere fra i ragazzi la cultura, non solo del basket, ma dello
sport in generale.
Con il progetto “Obiettivo giovani”
la Virtus Roma ha avvicinato e appassionato - tramite le proprie risorse tecniche e la preziosa
collaborazione dei Partner - bambini, ragazzi, studenti, allenatori ed
un alto numero di praticanti coinvolgendoli in un programma specifico composto da eventi,
iniziative promozionali e formative.
E’ stato così possibile raggiungere
promuovere lo sport come pratica sportiva favorendo le attività ludiche e di base contribuendo in
questo modo all’integrazione e all’interazione dei ragazzi, attivare
un rapporto con le Entità Istituzionali e Sportive che operano sul
territorio, promuovere la conoscenza e la diffusione dello sport attraverso
l’organizzazione
di
manifestazioni sportive, attivare
azioni di supporto finalizzate alla tutela sanitaria e alimentare delle attività sportive, nel rispetto delle
normative vigenti e coinvolgere
emotivamente tutti i partecipanti in-
atleticastudi 3-4/2011
21
torno al progetto e alla squadra Virtus Roma.
Il progetto ha anche consentito
l’attivazione dei corsi di formazione nelle scuole primarie: “Io gioco
a basket...e tu?”, con l’intento di
insegnare ai bambini oltre al gioco anche le regole sportive. Sempre sul versante della formazione
sono stati anche attivati dei percorsi dedicati a giovani dirigenti
sportivi.
In sostanza il “modello Virtus”,
confortato dai risultati sportivi, da
una forte strategia di marketing e
dalla politica di integrazione e radicamento sul territorio (forte anche il legame con il basket in
carrozzina), è riuscito ad affermarsi
come una realtà a livello nazionale ed internazionale per la particolare valenza etica dei suoi
progetti.
La RSI non è stata confinata – come spesso purtroppo accade – alle azioni filantropiche. Essa è stata
identificata come una dimensione
strutturale della strategia della Virtus Roma, dalla quale neanche il
top management ha potuto prescindere non solo per ragioni morali, ma anche nell’intento di
assicurare a sodalizio sportivo sopravvivenza e sviluppo.
I progetti legati alla RSI hanno generato dei benefici di carattere reputazionale nei confronti della
collettività, delle istituzioni e del
mondo sportivo. Etica e sport
hanno trovato una felice simbiosi
mediante la condivisione di un
progetto che ha saputo valorizzare alcuni principi fondamentali per
la loro unione. Fare bene il proprio
dovere ha assunto un connotato
etico di carattere pratico, che ha
Figura n. 3 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale
nella Pallacanestro Virtus Roma
prodotti effetti positivi per la Virtus
Roma e la realtà circostante.
La cultura della Virtus Roma, intesa come somma dei valori, delle
conoscenze, dei saperi da essa
posseduta, è diventata parte del
patrimonio di RSI dello sport italiano.
L’analisi della relazione tra le diverse dimensioni della responsabilità sociale nella Pallacanestro
Virtus Roma è stata sintetizzata
nella prossima rappresentazione
grafica (Fig. n. 3). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio
spessore che indica un’intensità
molto forte ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto
le dimensioni maggiormente significative).
6) La responsabilità sociale nel
Calcio Padova Spa
L’Associazione Calcio Padova viene fondata il 29 gennaio 1910 e si
costituisce come Società per Azioni nel 1966.
Oltre ad una storia ricca di risultati
sportivi prestigiosi, il sodalizio sportivo padovano può vantare un primato importante anche per quanto
riguarda la responsabilità sociale.
Nell’era del dissesto calcistico - finanziario e di «Calciopoli» con la finanza creativa applicata ai bilanci
delle società calcistiche a suon di
plusvalenze, il Calcio Padova è riuscito infatti a lanciare un segnale
clamoroso ed in controtendenza
con il contesto di riferimento, redigendo nel 2006 il primo bilancio sociale in ambito calcistico.
La vera forza del Bilancio sociale è
quella di non aver paura di mostrare anche gli eventuali peggioramenti
e questa volontà di essere trasparenti (dimostrando anche le proprie
22
atleticastudi 3-4/2011
debolezze) emerge con vigore dalla lettura del report padovano che
contribuisce a valorizzare l’idea del
Calcio Padova come “public company”, cioè come “Società privata
che opera per finalità economiche
e sportive svolgendo al contempo
un ruolo di rilevanza collettiva”.
Per ragioni di spazio l’analisi della
relazione tra le diverse dimensioni
della responsabilità sociale nel Calcio Padova è stata sintetizzata nella prossima rappresentazione
grafica (Fig. n. 4). Per indicare il livello della relazione è stata adottata una freccia con doppio spessore
che indica un’intensità molto forte
ed una freccia di spessore normale che indica un’intensità della relazione forte (in neretto le
dimensioni maggiormente significative).
sociativo, a carattere apartitico,
apolitico e non lucrativo, tutte le società e associazioni sportive costituite nel settore dilettantistico (ai
sensi dell’articolo 90 della legge
289/02, come modificato dalla legge 128/04) che senza scopo di lucro praticano nel territorio nazionale
il motociclismo.
La Federazione Motociclistica Italiana è stata la prima tra le Federazioni Sportive Nazionali a pubblicare
integralmente il proprio Bilancio sociale. A partire dal 2005 ha continuato ad avere quello che il
presidente federale ha definito “il
coraggio sociale di mettersi pubblicamente allo specchio”. Attraverso questo documento, è stato
diffuso un periodico resoconto di
ciò che è stato fatto ogni anno per
raggiungere i propri fini istituzionali
mettendo in condizione chiunque
di poter dare un giudizio. Fulcro di
tutto il sistema del Bilancio sociale
sono i portatori di interesse, coinvolti attraverso la sua diffusione e il
conseguente ascolto. Ecco perché
il Bilancio sociale della FMI rappresenta una esperienza davvero unica, la certificazione di un profilo
etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto
morali, agli occhi della comunità di
riferimento, un momento per proclamare il legame con il territorio,
un’occasione per affermare il concetto di Federazione sportiva come
ente che agisce per migliorare la
qualità della vita dei membri della
società.
E’ opportuno segnalare che nel
gennaio 2011 la FMI ha pubblicato il suo quinto bilancio sociale relativo all’anno 2009 ed in tale
documento è confermato il trend
crescente del valore aggiunto in
Figura n. 4 – Relazione tra le dimensioni della responsabilità sociale nel Calcio Padova Spa
7) La responsabilità sociale
nella Federazione
Motociclistica Italiana
La Federazione Motociclistica Italiana riunisce in un unico ente as-
atleticastudi 3-4/2011
23
tutte le sue dimensioni.
Per ragioni di spazio l’analisi della
relazione tra le diverse dimensioni
della responsabilità sociale nella Federazione Motociclistica Italiana è
stata sintetizzata nella prossima
rappresentazione grafica (Fig. n. 5).
Per indicare il livello della relazione
è stata adottata una freccia con
doppio spessore che indica un’intensità molto forte ed una freccia
di spessore normale che indica
un’intensità della relazione forte (in
neretto le dimensioni maggiormente significative).
8) Il confronto tra i quattro casi
di studio
Il confronto tra i quattro casi esaminati è stato effettuato analizzando i fattori comuni e quelli specifici
(seppur con le differenti intensità)
rispetto alle singole dimensioni in
precedenza esaminate.
Partendo dalla mission delle singole
organizzazioni si è giunti all’identificazione dei diversi scopi per i quali
si può notare una condivisione sostanziale su:
1. Funzione sociale
2. Comportamento etico e trasparente
3. Rafforzamento del rapporto con
gli stakeholder
4. Tutela dell’ambiente
5. Performance organizzativa
E’ emersa quindi la consapevolezza della funzione sociale dello sport,
della necessità di un comportamento etico e traspare una preoccupazione verso le aspettative
dei diversi portatori di interesse
che sono stati comunque individuati (si veda in seguito) in maniera molto eterogenea dai singoli
sodalizi sportivi.
Tutela dell’ambiente, interesse verso una misurazione della perfor-
Figura n. 5 - La responsabilità sociale nella Federazione Motociclistica Italiana
24
atleticastudi 3-4/2011
mance che non sia solo legata agli
obiettivi economici e agonistici hanno completato il quadro comune di
riferimento.
Per quanto riguarda invece gli aspetti specifici, sviluppo sostenibile e
azioni filantropiche sono aspetti comuni nelle organizzazioni che hanno utilizzato il Bilancio sociale,
mentre per quelle che hanno adottato il Codice etico è affiorata una
maggiore attenzione all’integrazione delle leggi ed alle preoccupazioni derivanti dalla prevenzione dei
rischi, tutela della salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro.
Passando alla seconda analisi orizzontale, quella riferita agli stakeholder, il confronto ha evidenziato
sostanzialmente tre categorie comuni:
1. Giocatori / atleti
2. Dipendenti e collaboratori
3. Sponsor / fornitori
Sulle altre categorie sono emerse
invece molte diversità (giustificate
anche dalle differenti discipline
sportive e dalle dissimili forme giuridiche adottate) perché, giustamente, ogni organizzazione ha
identificato gli stakeholder in maniera personalizzata.
Per quelle che hanno utilizzato i Bilanci sociali è chiaro il percorso di
individuazione mentre per le altre
due entità che hanno adottato il
Codice etico, i portatori di interesse sono emersi con maggiore evidenza dall’analisi dei documenti e
dell’intervista.
La terza analisi orizzontale, quella
riferita alle risorse, ha evidenziato
che per le organizzazioni che hanno redatto il Bilancio sociale, è risultato centrale e strategico un
apposito ufficio individuato per gestire i progetti legati alla responsabilità sociale.
Nelle organizzazioni sportive che
hanno invece adottato il Codice
etico, pur in presenza di un settore marketing, l’attenzione è stata
posta maggiormente su un organo di controllo interno deputato
alla verifica della puntuale applicazione del documento ed all’irrogazione delle sanzioni previste
per gli eventuali inadempimenti dei
destinatari che hanno sottoscritto lo strumento etico.
Passando alla quarta analisi orizzontale, quella riferita agli strumenti, il confronto ha evidenziato
sostanzialmente due categorie comuni:
1. Sito internet
2. Eventi e progetti
È da segnalare che nel caso del
Calcio Padova è stata scelta la
strada dell’adozione di un Bilancio
sociale e di un Codice etico anche
se per quest’ultimo si tratta di una
sottoscrizione di due documenti già
promulgati a livello europeo, vale a
dire il Codice europeo di etica sportiva e la Dichiarazione del Panathlon
International su “L’etica nello sport
giovanile”.
La quinta analisi orizzontale, quella riferita alle azioni, ha evidenziato
sostanzialmente quattro categorie
comuni:
1. Comunicazione / fidelizzazione
2. Azioni strumentali allo scopo sociale
3. Azioni filantropiche
4. Azioni per la tutela dell’ambiente
Nelle organizzazioni che hanno
adottato il Codice etico, la tutela
dell’ambiente è stata esplicitamente intesa in senso più allargato coinvolgendo altresì le tematiche della
sicurezza sul lavoro. Non a caso,
negli strumenti adottati da questi
sodalizi sportivi, è emersa una
maggiore enfasi per il rispetto delle regole e delle procedure interne
appositamente individuate. La sesta analisi orizzontale, quella riferita alle modalità di valutazione, ha
evidenziato sistemi non comuni di
valutazione.
Ogni organizzazione sportiva ha
scelto di percorrere una strada più
o meno impegnativa. Certamente la
sensibilità al monitoraggio della responsabilità sociale ha brillato maggiormente laddove si è utilizzato lo
strumento del Bilancio sociale ed in
particolare nel Calcio Padova che ha
utilizzato i questionari e le interviste
per avere un feedback dai propri stakeholder.
Va peraltro ribadito che la valutazione appare come uno dei principali
“punti delicati” nelle organizzazioni
sportive che vogliono accreditarsi
come socialmente responsabili. Dalla settima ed ultima analisi orizzontale, riguardante i fattori influenzanti,
sono emersi tre elementi comuni:
1. Struttura preposta alla responsabilità sociale
2. Risorse disponibili
3. Nuova cultura manageriale
L’adozione di politiche legate alla responsabilità sociale richiede sempre di più non solo risorse
economiche ma anche umane,
possibilmente strutturate in unità
che si occupino di tale tematica, ormai trasversale a tutte le funzioni
delle organizzazioni sportive. Una
nuova cultura manageriale, soprattutto interna, ha rappresentato il terzo elemento emerso con forza in
tutti i casi studiati.
9) Conclusioni e prospettive
I risultati dello studio dimostrano
che la responsabilità sociale viene
percepita come un argomento importante da parte dei dirigenti sportivi italiani intervistati, ma esiste un
certo divario tra la sua rappresentazione ed i concetti teorici ad essa connessi. In particolare è
emerso che sono state scelte modalità diverse di applicazione della
RSI non sempre corrispondenti a
logiche strategiche consapevoli. Ciò
che qualche volta è risultata debole è la coerenza tra le varie dimensioni che la compongono.
La scelta di modalità diverse di erogazione della responsabilità sociale appare legata principalmente ad
una scarsità di risorse (tra le quali il
Know How) da dedicare al tema, la
cui trattazione è spesso legata a
coincidenze particolari e ad interessi di ben particolari stakeholder.
La gestione corretta della responsabilità sociale ha comunque offerto alle quattro organizzazioni
sportive analizzate la possibilità di
trovare degli strumenti per misurare e contabilizzare anche in bilancio alcuni preziosissimi valori quali
la reputazione, la conoscenza, il clima organizzativo, la creatività, i valori aggreganti, il consenso, la
trasparenza e non ultima la passione della gente che lavora nello
sport, per lo sport.
Oltre ad una maggiore integrazione e coordinamento degli strumenti
per il futuro sarebbe auspicabile la
trasformazione degli stakeholder da
stakeholder target a stakeholder
partner con i quali concordare non
solo i percorsi di responsabilità sociale, ma anche prevedere un loro
coinvolgimento nel processo di
controllo. Si pensi ad esempio ad
un Bilancio sociale della FIDAL reso partecipato attraverso il panel
degli esperti, oppure ad un Codice
etico ed alla relativa convocazione,
all’interno del Comitato deputato a
vigilare sulla sua applicazione, di va-
atleticastudi 3-4/2011
25
rie categorie di stakeholder interessati (es. sponsor).
Naturalmente essere socialmente
responsabili non vuol dire solo redigere un Bilancio sociale, ma significa avere anche un rapporto
diverso con tutta la platea degli stakeholder attivando una serie di strumenti gestionali in modo da creare
un sistema organizzativo foriero di
valore e, come tale, percepito.
Ecco quindi l’importanza di una cultura manageriale che sappia concepire in maniera sistemica, oltre al
bilancio sociale, i codici etici, le
buone prassi, il marketing sociale,
la filantropia, le relazioni con gli stakeholder, la formazione e la sensibilizzazione del personale e dei
volontari, i controlli interni, il rispetto di standard qualitativi fino ad arrivare, nelle realtà sportive più
complesse, agli indici di borsa per
una finanza responsabile.
Non esistono processi di responsabilità sociale migliori di altri, ma
solo risultati differenti raggiungibili attraverso percorsi che non sono uguali l’uno all’altro e che
propongono una diversa integrazione della RSI nella gestione quotidiana dell’intera catena del valore.
Quest’ultima può rappresentare
uno strumento cardine per comprendere a fondo la natura del
vantaggio competitivo delle organizzazioni sportive. Ciascuna delle attività che esse svolgono (i
settori giovanili, i campionati di vertice, i servizi rivolti ai tifosi, l’organizzazione di eventi, la formazione
dei collaboratori, la gestione di
progetti sociali, ecc.) sono collegate da una “catena” influenzata
dal contesto, dalla storia, dalle persone, dalla cultura e dalla governance di una organizzazione
sportiva.
Il “valore” è la somma di quello che
gli stakeholder sono disposti ad of-
26
atleticastudi 3-4/2011
frire per ciò che l’organizzazione
fornisce e che loro hanno percepito. Può essere del denaro, nel caso dell’acquisto di un biglietto o di
una quota per la partecipazione ad
un corso sportivo, ma può anche
essere del tempo libero che i volontari sono disposti ad offrire poiché condividono la missione e gli
obiettivi del sodalizio sportivo.
Solo dalla condivisione e dalla promozione dei valori è possibile creare un valore che è la somma di una
componente economica a cui vanno aggiunte le dimensioni competitive ed agonistiche dello sport
senza dimenticare quelle etiche, sociali ed ambientali.
E’ quindi evidente la necessità che
la ricerca riguardante la responsabilità sociale nello sport continui il
suo percorso per investigare ancora meglio una tematica che la ricerca appena sintetizzata ha
cercato di collocare in un ambito
sistematico, seppur in maniera parziale, in considerazione del meto-
do adottato e dell’esiguo campione esaminato. E’ giunto davvero il
momento che anche i dirigenti
sportivi prendano coscienza delle
potenzialità dello sport e delle responsabilità dello sport. E’ necessario aprirsi al dialogo, alla
cooperazione con il proprio contesto di riferimento per mantenere un
orientamento di lungo periodo, ma
soprattutto per creare un valore sostenibile.
Affinché la responsabilità sociale
possa apportare i suoi massimi
benefici nelle diverse aree di gestione, è opportuno considerarla
non come un addendum alle attività ed ai processi organizzativi
consolidati, ma come un elemento cardine della cultura e delle
strategie che a tutti i livelli devono
ormai inevitabilmente generare un
posizionamento valoriale per le organizzazioni sportive che vogliono vincere le sfide proposte da un
ambiente sempre più competitivo
e complesso.
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atleticastudi 3-4/2011
29
S
2011/3-4
studi e statistiche
tecnica e didattica
Tasso di abbandono
fra i lanciatori finalisti
dei campionati
mondiali juniores
Guerriero Aristide1, Comotto Stefania1, Bonato
Matteo2, La Torre Antonio2, Piacentini Maria
Francesca1.
1
Dipartimento di Scienze del Movimento Umano e dello Sport
Università degli Studi di Roma “Foro Italico”
2Dipartimento di Scienze dello Sport, Nutrizione e Salute Università degli Studi di Milano
Introduzione
L’abbandono dell’attività sportiva viene identificato in
30
atleticastudi 3-4/2011
inglese con il termine drop-out. Enoksen (2011) ha rilevato che le fasce d’età maggiormente colpite sono
quelle tra i 12 e i 15 e tra i 15 e 18 anni. L’atletica leggera, come ogni altro sport, è soggetta da anni a questo fenomeno, che colpisce non solo le fasce d’età più
giovani, ma anche le diverse categorie e specialità.
Diversi studi hanno cercato di capire quali fossero le
cause più frequenti del drop-out, e se esistesse una
relazione fra età e/o genere, tipo di competizione e
una specializzazione precoce dell’individuo (BaxterJones, 1995, Bussmann, 1995, Wiersma 2000, Fraser Thomas et al. 2008, Enoksen 2011).
Nell’arco di un decennio, nelle scuole superiori statunitensi, si è constatata una diminuzione del numero di
praticanti l’atletica leggera pari al 43% fra gli uomini e
del 39% fra le donne (Malina 2006). Enoksen (2011)
ha riportato i risultati di uno studio longitudinale durato 25 anni ed ha visto che il tasso di drop-out è maggiore intorno all’età di 17 anni.
Il fenomeno è imponente anche tra gli sport di squadra. Secondo Delorme (2010) fra i giocatori di pallacanestro francesi tra i 15 e 16 anni vi è un tasso di
abbandono del 36,72% per gli uomini e del 37,14%
per le donne.
Questo studio ha analizzato i dati acquisiti ed elaborati
dalla IAAF (International Association of Athletic Federa-
tion) presenti sul sito www.iaaf.org/statistics/toplists/index.html. In particolare l’obiettivo è stato quello di cercare di quantificare il fenomeno dell’abbandono
dell’attività sportiva nelle specialità dei lanci in atletica
leggera, monitorando quali e quanti atleti finalisti delle quattro edizioni dei campionati del mondo juniores
(dal 2002 al 2008) sono rimasti nella top-10 (prime dieci posizioni) del ranking assoluto fino al 2010. Purtroppo la singola analisi dei dati senza una parte
riguardante la quantificazione dell’allenamento nelle
varie fasce d’età, porta a conclusioni non sempre generalizzabili, ma comunque utili agli allenatori e agli
specialisti del settore per eventuali conclusioni e spunti per ulteriori ricerche. Si ritiene inoltre che la riflessione sui numeri, combinata-là dove possibileall’analisi dei metodi e contenuti dell’allenamento dei
singoli atleti- possano fornire spunti concreti per contrastare efficacemente il fenomeno del drop-out.
Fenomeno del drop-out
Lo sport è da sempre considerato un’attività aggregante in cui ogni individuo può sempre trovare la sua
massima espressione a qualunque livello e in tutte le
discipline. Nella società attuale, i ritmi di vita e le altre
attività svolte (lavorative, di svago, sociali) portano sempre più spesso l’uomo a non vivere correttamente la
dimensione sportiva, fino ad un suo completo abbandono.
Tale fenomeno che di per sé è preoccupante, assume caratteristiche ancor più serie quando riguarda l’attività sportiva giovanile e quella agonistica in particolare.
Negli ultimi anni si è rilevata un’attenzione esagerata
verso lo sport giovanile. Come conseguenza i giovanissimi vengono sottoposti a carichi di lavoro sempre
maggiori, ad una specializzazione precoce e a dover
reggere la tensione di competizioni di livello sempre
più elevato (American Academy of Pediatrics 2000,
Wiersma 2000, Enoksen 2011). Allo stesso tempo si
registra un aumento del tasso di abbandono dalle
competizioni.
I motivi dell’abbandono sono fortemente legati alle motivazioni che spingono alla pratica di un’attività sportiva: divertimento, miglioramento delle proprie abilità
(specifiche per sport), possibilità di interagire con coetanei, possibilità di migliorare le proprie prestazioni attraverso il potenziamento delle capacità organico
muscolari e coordinative oltre agli aspetti legati alla
competizione come la voglia di gareggiare e di vincere (Enoksen, 2011). La diminuzione delle motivazioni
porta inevitabilmente all’abbandono.
Ognuno di questi aspetti è concatenato a quello successivo e spesso non può esserci l’uno senza l’altro.
Mancando gli aspetti motivazionali positivi si rischia di
alimentare il fenomeno del drop-out. Fra i motivi considerati predominanti nel determinare un allontanamento dall’attività sportiva troviamo: la perdita di
interesse per lo sport in generale, la mancanza di coinvolgimento e di divertimento, la stagnazione della prestazione e dell’apprendimento di nuove abilità, le
pressioni eccessive dall’esterno (allenatore, compagni, dirigenti e familiari), l’inadeguatezza e l’impreparazione dell’allenatore, la diminuzione di tempo a
disposizione per la vita sociale, i favoritismi da parte
dell’allenatore in squadra, la troppa enfasi sulla vittoria, il burn-out.
Spesso i ragazzi ancora giovanissimi si trovano a dover gestire l’obbligo di una educazione scolastica e dei
propri interessi con la pressione relativa allo sport che
praticano (Cervello et al. 2007). Se non viene trovato
un equilibrio tra le due componenti si determina un
precoce abbandono dell’attività sportiva.
Il fenomeno del drop-out tra gli atleti
di interesse internazionale
Il drop-out assume caratteristiche particolari quando
si parla di giovani atleti che praticano un’attività sportiva agonistica e sono presenti nelle graduatorie nazionali e internazionali. Chiaramente alle tematiche già
citate precedentemente se ne aggiungono altre specifiche. Secondo uno studio di Ek et al. (1977) che ha
preso in esame il quinquennio 1972-1977, la percentuale di abbandono tra atleti delle categorie giovanili
(11-16 anni) svedesi è stata del 90% per le donne e
del 75% per i maschi. In un gruppo di 90 atleti finlandesi che aveva iniziato a specializzarsi tra gli 11 ed i
13 anni, solo uno è riuscito a raggiungere risultati importanti dieci anni più tardi (Jarver 1979). Per il sesso femminile la percentuale, oltre ad essere più alta di
quella maschile, aumenta ulteriormente al diciassettesimo anno di età (Enoksen 2002). Sembra che il motivo principale che giustifica questo elevato tasso di
abbandono sia principalmente la specializzazione precoce (Baker 2003). In uno studio longitudinale su 80
atleti, si è visto che il tasso di drop out e di infortuni è
maggiore fra coloro che avevano iniziato a specializzarsi precocemente rispetto ai coetanei che avevano
intrapreso un allenamento multilaterale (Vorobjev 1994).
Altri motivi che contribuiscono all’elevato tasso di ab-
atleticastudi 3-4/2011
31
bandono dello sport giovanile sono: obblighi scolastici e di lavoro incompatibili con le crescenti quantità di
allenamento necessarie in quella fascia di età, mancanza di motivazione e di interesse, ambiente sociale
inadeguato; passaggio ad altri sport; mancanza o carenza di strutture adeguate, infortuni, crescita e sviluppo psicofisico dell’atleta.
Uno dei pochissimi studi longitudinali (Enoksen, 2011)
ha analizzato il tasso di drop-out in atleti praticanti
l’atletica leggera per un periodo di 25 anni (1975-2000).
Da questo studio, contrariamente ai precedenti, emerge che il tasso di abbandono è stato maggiore fra i
maschi ed in particolare tra gli atleti diciassettenni. I
motivi principali che hanno determinato l’abbandono
precoce dell’attività sportiva sono stati gli obblighi scolastici e gli infortuni.
Progressione degli attrezzi per le categorie di
lancio dell’atletica leggera
Il peso degli attrezzi nelle gare di lancio, insieme alla
larghezza e al relativo settore per ogni pedana, rappresentano le uniche condizioni imposte e regolamentate dalla IAAF. In particolare la progressione degli
attrezzi di gara potrebbe rappresentare un problema
per i lanciatori, soprattutto per i maschi che si trovano a cambiare peso dell’attrezzo ad ogni cambio di
categoria, contrariamente alle donne.
Tabella 1. Progressione degli attrezzi nelle diverse categorie (maschi)
Già nella categoria allievi (16-17anni), le donne si trovano a lanciare con i futuri attrezzi regolamentari
mentre nei ragazzi la progressione del peso dell’attrezzo sarà più lunga. Ancora nella categoria juniores (18-19 anni), gli atleti lanciano con attrezzi più
leggeri.
I giavellottisti, invece, sempre nella categoria juniores, gareggiano con l’attrezzo regolamentare e le misure effettuate sono già confrontabili con quelle
assolute. Facendo un’analisi tra le varie discipline e
attrezzi abbiamo delle differenze significative. Se si
conoscono le categorie e la permanenza degli atleti in ognuna di esse il divario è visibile.
Considerando il primo anno nella categoria assoluta (20 anni) come l’anno in cui tutti gli atleti dovrebbero poter gareggiare con gli attrezzi regolamentari,
ci sono categorie che utilizzano lo stesso attrezzo
già da tempo e hanno quindi un tempo maggiore di
adattamento. Le discobole, ad esempio, utilizzano
l’attrezzo da 1kg già dalla categoria cadette e di conseguenza hanno ben otto anni per migliorarsi. Lo
stesso avviene per le pesiste, martelliste e giavellottiste che dalla categoria allieve gareggiano con l’attrezzo da 4kg e 600g per ben cinque anni. Per gli
atleti maschi a partire dalla categoria allievi per ogni
attrezzo si ha un aumento di 1kg ogni due anni sia
per il getto del peso che per il lancio del martello,
così come per il disco che aumenta nello stesso periodo di 250g-500g. Queste problematiche devono
essere considerate maggiormente quando si avviano programmi di sviluppo del talento e si analizza il
fenomeno del drop-out nei lanciatori. Esse hanno
una stretta relazione con: antropometria dell’atleta,
tecnica di lancio utilizzata e capacità di esprimere la
forza in maniera esplosiva.
Pertanto lo scopo di questo studio è stato quello di
analizzare il fenomeno dell’abbandono dell’attività
sportiva agonistica seguendo la carriera dei finalisti
nelle discipline di lancio di 4 edizioni di campionati
del mondo juniores. Bisogna premettere che specialmente per gli atleti che hanno partecipato ai mondiali juniores del 2006 e 2008, non si può avere una
stima certa dato il poco tempo a disposizione per
esprimersi ad alti livelli (quattro e due anni).
Materiali e metodi
Tabella 2. Progressione degli attrezzi nelle diverse categorie (femmine)
32
atleticastudi 3-4/2011
Il materiale utilizzato nello sviluppo della ricerca è il seguente
• Calcolatore elettronico
• Programma Excel per elaborazione dati
• Sito internet IAAF (International Association of Athletics Federations) www.iaaf.org dal quale sono stati
reperiti tutti i dati presenti in questo lavoro.
Soggetti
Gli atleti considerati sono i dieci finalisti delle specialità di lancio, divisi per genere, che hanno partecipato
ai mondiali juniores del: Kingston 2002; Grosseto 2004;
Beijing 2006; Bygdoszcz 2008. Tutti gli atleti presi in
considerazione al momento dei campionati mondiali
juniores avevano fra i 17 ed i 18 anni.
Tabella 3. Campione totale dei partecipanti ai campionati mondiali juniores dal 2002 al 2008
Analisi descrittiva dei dati
Risultati
I dati sono presentati come percentuali e come medie e deviazioni standard. Acquisite tutte le informazioni, le operazioni sono state effettuate attraverso
il programma di elaborazione dati Excel per ricavarne delle stime percentuali sui fenomeni osservati. Bisogna premettere che specialmente per gli atleti che
hanno partecipato ai mondiali juniores del 2006 e
2008, non sarebbe corretto trarre conclusioni affrettate dato il relativamente poco tempo a disposizione per esprimersi ad alti livelli (quattro e due anni).
Gli atleti considerati sono i primi dieci finalisti per disciplina e genere che hanno partecipato ai Mondiali juniores di: Kingston (2002); Grosseto (2004);
Beijing (2006); Bygdoszcz (2008). Per tutti gli atleti
è stata monitorata l’età e la posizione nel ranking internazionale assoluto a partire dall’anno del Mondiale fino al 2010 per la disciplina in cui avevano
gareggiato. Per “abbandono” abbiamo considerato
l’assenza dal ranking per due anni consecutivi. In
due casi il drop out è dipeso da squalifica per doping. Infine, è stato calcolato il numero di atleti ed il
numero di anni necessari per entrare nella top-20 e
nella top-10 del ranking IAAF.
DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI KINGSTON (JAMAICA 2002)
Fascia d’età: 17 anni- 26 anni. Periodo esaminato:
9 anni
Degli 80 atleti juniores presenti nelle prime dieci posizioni delle quattro discipline di lancio maschili e
femminili è stato calcolato un abbandono (assenza
dal ranking assoluto IAAF per due anni consecutivi
aggiornato al 2009/2010) del 51.24 ±0.21%. Dei 41
atleti assenti 18 sono uomini (43.90%) e 23 donne
(56.09%). La specialità che ha avuto la percentuale
più alta di abbandono è stata il lancio del giavellotto femminile (80%) mentre al contrario il giavellotto
maschile la più bassa (10%).
Tra gli atleti ancora in competizione presenti nel ranking (che nel 2010 avevano un’età compresa 2526anni), solo 8 uomini e 10 donne sono riusciti ad
arrivare tra le prime dieci posizioni del ranking mondiale IAAF, impiegando in media 5.0±1.8 anni i primi e 4.0±.1.5 anni) le seconde. Fra i maschi, la
maggior parte degli atleti che sono poi emersi sono
discoboli (3 atleti) e martellisti (3 atleti), mentre in
campo femminile le atlete del getto del peso (4 atlete) e del giavellotto (4 atlete).
atleticastudi 3-4/2011
33
DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI BEI(CINA 2006)
JING
Figura 1. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010
dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Kingston 2002
DROP-OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI GROSSETO (ITALIA 2004)
Fascia d’età: 17 anni-24 anni. Periodo esaminato: 7
anni
L’abbandono dei lanciatori che hanno partecipato a
questo Mondiale è stato minore rispetto al precedente ovvero il 36.25±0.13% (29 atleti su 80). Di questi
29 lanciatori la maggior parte sono donne (16 atlete,
55.17%) e la restante parte uomini (13 atleti, 44.82%).
La percentuale di abbandono più bassa si è registrata nel getto del peso femminile (20%) mentre quella
più alta sempre nel lancio del giavellotto femminile
(60%). Rispetto al Mondiale precedente c’è un minor
tasso di abbandono ma si è abbassato anche il numero di atleti che sono riusciti ad arrivare nelle prime
dieci posizioni del ranking, dei 51 atleti rimasti solo 3
atleti (4,7 anni per arrivare nella top 10) e 5 atlete (4
anni), la maggior parte nella specialità lancio del disco
maschile (3 atleti).
Fascia d’età: 17 anni- 22 anni. Periodo esaminato: 5
anni
Considerando gli atleti dei Mondiali juniores di Beijing
come per Bygdoszcz, il tempo per un monitoraggio
adeguato diventa molto ristretto, infatti questi atleti
avrebbero bisogno di almeno altri due anni per esprimersi agli alti livelli. In ogni caso il 27.50±0.16% non
è presente nel ranking IAAF per due anni consecutivi,
qui la ripartizione è pari tra uomini (11) e donne (11)
che totalizzano 22 assenti.
La percentuale di abbandono per ogni categoria è stata bassa (20%) tranne per il getto del peso in cui il 50%
degli atleti non ha continuato ad esprimersi in questa
disciplina. Diversi atleti hanno scalato il ranking entrando nella top-20, ben 18 ripartiti equamente tra uomini e donne, mentre sempre per ambo i sessi solo 5
atleti sono rientrati nella top-10 impiegando in media
3 anni e 2 mesi, 2 atleti del lancio del martello maschile
e 3 atlete tra lancio del martello, disco e giavellotto
femminile.
Figura 3. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010
dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Beijing 2006
DROP OUT DEI LANCIATORI PARTECIPANTI AI MONDIALI DI BYGDOSZCZ (POLONIA 2008)
Figura 2. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010
dei primi 10 lanciatori Mondiali juniores Grosseto 2004
34
atleticastudi 3-4/2011
Fascia d’età: 17 anni- 20 anni; Periodo esaminato: 3
anni
Il periodo molto ristretto per effettuare una statistica e
l’età relativamente bassa dei lanciatori non permette
una stima molto attendibile. Specie per le categorie
maschili c’è bisogno, infatti, di maggior tempo per
adattarsi all’attrezzo più pesante e regolamentare. Le
categorie maschili risentono molto del passaggio infatti si ha una percentuale di assenza del 40% per getto del peso e lancio del disco maschile, mentre non
ne risentono minimamente tutte le categorie femminili
delle quattro specialità (10%). Ciò si ripercuote anche
sul numero di atleti uomini che riescono ad entrare tra
i primi dieci dal ranking assoluto ovvero nessuno, contro invece 3 atlete presenti nella top ten.
Figura 5. Percentuale di abbandono media per specialità dei partecipanti ai Mondiali juniores 2002-2004-20062008
Figura 6. Percentuale di atleti entrati nel ranking IAAF (top10) divisi per genere
Figura 4. Percentuale di abbandono aggiornata al 2010
dei primi 10 lanciatori mondiali juniores Bygdozcz 2008
atleticastudi 3-4/2011
35
Figura 7. Percentuale di atleti entrati nel ranking IAAF (top-10) per ogni campionato del mondo juniores preso in considerazione
Discussioni e conclusioni
Essendo il drop-out un fenomeno multifattoriale, bisogna considerare che gli studi statistici relativi all’abbandono analizzano solo una piccola parte dell’intero
problema che potrebbe essere meglio affrontato e in
parte prevenuto se se ne conoscessero più a fondo i
motivi.
La prima specialità considerata è stata quella del getto del peso. In questo concorso sia a livello juniores
che assoluto grande importanza assume la statura
dell’atleta che se inferiore all’1.80 m non permette di
esprimersi al meglio con l’attrezzo regolamentare.
Altro aspetto che influisce a livello prestativo è il peso
dell’attrezzo che per gli uomini prevede un aumento
di oltre 1 kg (da 6 kg a 7,260 kg) nel passaggio dalla categoria juniores a quella assoluta, al contrario
di altre specialità come nel lancio del disco maschile dove l’aumento del peso dell’attrezzo è solo di
250 grammi. Questo incremento di peso dell’attrezzo porta a degli adattamenti a livello di forza, coordinazione, velocità e accelerazione e tutti i relativi
Tabella 4. Media e deviazione standard degli anni necessari per eccellere nella disciplina
36
atleticastudi 3-4/2011
riflessi sul gesto tecnico, che necessitano di maggior tempo e molto probabilmente non sono così facilmente raggiungibili.
Tutto ciò è inevitabilmente legato alla tecnica utilizzata dall’atleta. Molti atleti di statura non elevata (1,75m1,78m), infatti, in questa categoria riescono ad arrivare
a misure di livello internazionale anche con la tecnica
O’Brien, trovandosi successivamente obbligati ad optare per la tecnica rotatoria proprio per cercare compensare il fattore antropometrico relativo alla loro
statura. Inoltre, come precedentemente detto, il peso
dell’attrezzo aumenta troppo da una categoria all’altra, rendendo gli adattamenti riguardanti sia gli aspetti condizionali che quelli coordinativi difficili da attuare.
Un’altra specialità che evidenzia un alto tasso di abbandono (42.5±0.33%) nel passaggio juniores-assoluti è il lancio del giavellotto femminile. Al contrario,
nella categoria juniores maschile si ha un abbandono
minore (20.00±0.08%) dato che in questa fascia di
età si ha l’ultimo aumento del peso dell’attrezzo dai
750 g agli 800 g dando la possibilità agli atleti di non
doversi adattare nella categoria “assoluti”f ad un attrezzo di peso molto differente.
Passando al lancio del disco vi è un trend di abbandono abbastanza stabile intorno al 37.50±0.19% per
le categorie femminili e 37.50±0.05% per quelle maschili. Per quello che attiene i dati riguardanti gli atleti
di alto livello, bisogna affermare che la statura per tutti i lanci a livello maschile, per il peso e disco femminile, è un reale fattore di esclusione. Non è lo stesso
per il giavellotto e martello femminile: in quest’ultimo
si sopperisce ad esempio, con l’utilizzo della tecnica
che prevede quattro giri invece che tre. In tal caso bisogna ricordare che, dai dati acquisiti, è emerso che
tra gli atleti d’élite uomini e donne vi è una netta predominanza di coloro che utilizzano la tecnica con quattro giri rispetto a coloro che utilizzano la tecnica a tre
o a cinque giri.
I dati fin qui riportati possono solo fotografare una situazione mondiale, ma non si è assolutamente in grado di poter comprendere in forma esaustiva il motivo
di questo elevato tasso di abbandono dalla categoria
juniores a quella assoluta.
Vi sono alcuni paesi che storicamente vantano una
grande tradizione e conseguentemente puntano molto sullo sviluppo delle diverse specialità presenti nei
lanci quali Germania, Stati Uniti, Bielorussia, Ucraina,
Russia, Cuba, Polonia e Finlandia. Sarebbe interessante confrontare le metodiche di selezione e di sviluppo del talento nei paesi precedentemente citati, le
variabili relative all’allenamento nelle diverse fasce di
età e confrontarli con quelli attuati nel nostro paese
non solo per utilizzare al meglio le loro esperienze, ma
per cercare di sviluppare metodologie di sviluppo dell’attività giovanile in grado di non rassegnarsi ad una
sorta di ineluttabilità del fenomeno del drop-out. Pensiamo che la sfida di questo decennio per tutti i tecnici sia quella di non saper solo individuare con sempre
maggior precisione i “talenti”, ma anche e soprattutto
come sviluppare e conservare più a lungo le loro potenzialità.
American Academy of Pediatrics. Committee on
Bibliografia
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atleticastudi 3-4/2011
37
S
2011/3-4
metodologia
allenamento
Cicli fondamentali e
speciali nella
preparazione del
mezzofondista veloce
evoluto:
alcune precisazioni su
programmazione e periodizzazione.
Gianni Ghidini
Nello sport la periodizzazione dell’allenamento è:
• la divisione in cicli settimanali, mensili o stagionali
dell’utilizzo e dello sviluppo dei mezzi
• la loro modulazione in carichi di lavoro progressivamente più vari ed evoluti in quantità (misurati in metri o minuti percorsi) o intensità (velocità o energia
espressa nelle singole esercitazioni)
• tali da produrre nel tempo miglioramenti e adattamenti significativi
• tutto questo processo si deve concretizzare nell’attività agonistica con risultati migliori.
Ogni periodizzazione prevede dei periodi d’incremento della varietà, dell’intensità o della quantità nell’utilizzo dei vari mezzi, alternati a periodi di diminuzione,
ma anche diversificazione dei mezzi, per consentire
all’organismo di adattarsi agli stimoli, secondo il principio efficacemente sperimentato della supercompensazione. Ognuno dei differenti momenti prevede
l’utilizzo di mezzi appropriati per conseguire gli obiettivi.
Si sa che per un’oculata evoluzione fisiologica nel giovane corridore sono fondamentali:
• un’estesa capillarizzazione a livello muscolare (adattamenti periferici)
• un miglioramento dell’apparato cardio/circolatorio e
respiratorio (adattamenti centrali).
Nella programmazione sono quindi da prevedere delle esercitazioni aerobiche che agiscano positivamen-
38
atleticastudi 3-4/2011
te in queste direzioni. Si utilizzeranno quindi tutti quei
mezzi che favoriscono nel breve nel medio e lungo periodo tali funzioni. Analogamente per le caratteristiche
di forza, di coordinazione e di velocità. La programmazione dell’allenamento deve essere soggettiva, cioè
va pensata ed attuata per quell’atleta, con quelle caratteristiche e con quegli obiettivi intermedi e finali che
di volta in volta ci si propone. Per il conseguimento
degli obiettivi bisogna:
• organizzare le esercitazioni in modo razionale
• formulare una programmazione, che si sviluppa in
ognuna delle varie stagioni sportive, secondo una
periodizzazione mirata.
Ciclo fondamentale e speciale nella preparazione
del mezzofondista veloce evoluto
Per ciclo fondamentale si intende quel periodo che
raccogliendo le risultanze delle stagioni precedenti,
predispone lo sviluppo delle varie qualità che sostengono le prestazioni di una stagione agonistica.
Metodologicamente è bene sia preceduto da un periodo di rigenerazione di 15 giorni e da un periodo introduttivo che gradualmente predispone l’atleta agli
stimoli del ciclo fondamentale stesso.
In questo ciclo, determinate per gli esiti agonistici, sono definiti i presupposti tecnici della preparazione, sono messe a dimora le sementi della nuova stagione.
Le esercitazioni inizieranno in modo soft e graduale fino ad estremizzare a volte le singole caratteristiche
per ottenere il top nelle varie esercitazioni analitiche.
Andranno curate le seguenti qualità:
• endurance generale nelle varie espressioni aerobiche di resistenza, potenza e velocità aerobica massima;
• forza elastica, veloce e resistente;
• coordinazione e rapidità;
• resistenza organica e mentale alla forza;
• resistenza alla rapidità.
Nei periodi di preparazione speciale, si passa dalle
estreme performance delle singole componenti allenate, a quelle esercitazioni sintetiche organicamente
e tecnicamente più vicine possibile alla prestazione
sportiva:
• le varie esercitazioni formative di endurance, di coordinazione, di rapidità e della forza in tutte le forme
utili per l’incremento della velocità, devono essere
ricondotte alla tecnica alle varie velocità di gara
• la Velocità Aerobica Massima deve tendere a prove
sintetiche di resistenza specifica.
Questo processo deve avvenire con la cura dei particolari e l’efficace impostazione tecnica che si è acquisita negli anni precedenti.
Cicli fondamentali della preparazione sportiva
MEZZI PRINCIPALI PER LO SVILUPPO DELL’AEROBIA NELLE SUE
PRINCIPALI FORME:
• Aerobia continua a 150 battiti per 40’-60’ di corsa.
• Moduli
con
Variazioni
da
150
battiti
(aerobia
Facile)
a
165
battiti
(aerobia
Media)
a
180
battiti
(aerobia
Veloce)
NB: questi valori non sono assoluti, essi devono essere ricavati dal test con rilevazione del lattato e della frequenza cardiaca alle varie velocità aerobiche.
• Lavoro intermittente con prove attorno ai 20”-30”
(150-200mt) e recupero analogo di 20”-30” e velocità vicine al proprio valore sui 3000mt.
Esempio: 7 x 200 in 33” e recupero 30” a corsa facile; ripetere per 3-4 serie.
• “circuiti modificati”
Prove di forza per 30” alternate a prove di 200 ad intensità della VAmax (situata attorno alla prestazione sui
3000 mt); esempio 6x (30” esercizio forza + 200 corsa) per un totale di 1000 mt di corsa e 3’ di esercitazioni di forza.
• Prove frazionate lunghe: 3x3000 oppure 3-4x2000
PRIMO ciclo fondamentale per 1500
Programma riferito ad un corridore dei m.1500 uomiPRIMO ciclo 1500.
1
LUN
GIO
-
mt a velocità leggermente più bassa rispetto alla soglia anaerobica attuale nelle prime prove, per poi
correre l’ultima a livello della soglia stessa.
• Prove frazionate medie (600-500-400 per 40005000mt totali) a partire dalla velocità di soglia nella
prima settimana e poi incrementare gradualmente
sino e oltre la VAmax.
• Moduli a velocità progressiva; esempi:
- per l’800ista: 12’ a 3’50” + 10’ a 3’30” + 8’ a 3’10”
- per il 1500ista= 20’ a 3’50” + 16’ a 3’30” + 12’ a
3’10” (8’ per chi ha 3’10” di soglia).
MEZZI PRINCIPALI PER LO SVILUPPO DELLA FORZA E DELLA RESISTENZA ALLA FORZA VELOCE
• circuiti di potenziamento generale e specifico in palestra con incremento progressivo del numero delle
prove o della loro intensità (anche con sovraccarico)
• esercitazioni tecniche di abilità, forza elastica e rapidità (in forma progressivamente piu’ lunga)
• prove di sprint in salita a lunghezza crescente per
sviluppare dapprima la forza veloce e poi la relativa
resistenza
• circuiti modificati (descritti precedentemente);
i circuiti hanno lo scopo di fare da congiunzione tra
i lavori di potenza aerobica e i lavori di resistenza alla forza: è stato sperimentato che influiscono positivamente su tutti e 2 questi aspetti.
ni di buona qualificazione.
• Mese di Novembre.
• Piano di lavoro per 4 settimane.
PRIMA settimana
MATTINO
riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei
+ bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (4 serie di 6 ripetizioni di cui 2 eseguite al 75% (*) e 2 al 60%
(*) del massimale poi 4x50 skip 1 per serie
POMERIGGIO
20’riscaldamento + 2x10 diagonali
(120 mt) al 70-75% della velocità massima e recupero 30” e 4’ + 15’ di corsa a 160 battiti
N.B.: i pesi vanno-inseriti tra le due serie di potenziamento generale.
atleticastudi 3-4/2011
39
1
MER
MATTINO
POMERIGGIO
Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida; poi 3x5x50mt sprint in salita del 10%
con recupero 2’ al passo e 4’; si corre al 95% del max
+ 12’ a fondo medio <°°°>
MAR
VEN
Corsa facile per 30’+ andature tecniche per 60mt +
esercitazioni di rapidità (es specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.)
per 1 serie + 6x 80 mt in progressione veloce
SAB
12’ corsa+ 3x800 in circuit training: 1 esercizio di forza a carico naturale per 20” + 200mt in 34”; cioè 5 esercitazioni + 4x200 consecutivamente (800) + recupero
4’+ alla fine 1600 a sensazione dell’atleta.
Nota a questa tabella e a tutte quelle seguenti:
(*) per 1/2squat al ? % del max si intende un piegamento>estensione con un angolo al ginocchio di 90%
eseguito in un tempo massimo totale di 80 centesimi
di secondo.
Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’
medi + 2’ veloci
per totali 50’ consecutivi
lento= 145 btm
Medio=160-165 btm
veloce=180 btm
<°°°>
<°°°> non solo valori assoluti, ma vanno ricercati per
ogni atleta i valori relativi, presi alle varie frequenze e
densità di lattato ematico rilevate nel test del lattato a
velocità progressiva.
PRIMO ciclo 1500. - SECONDA settimana
2
40
MATTINO
LUN
GIO
Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2
squat (8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite
all’80% e 2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1x serie)
MER
Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida + 2x7x60mt sprint in salita del 10% con
recupero 2’ e 4’ si corre al 95% del max + 12’ a fondo
medio
<°°°>
MAR
VEN
Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt +
esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.)
per 1 serie + 6x90 mt in progressione veloce
atleticastudi 3-4/2011
POMERIGGIO
20’ riscaldamento + 2x10 diagonali
(120 mt) al 70-75% del velocità massima e recupero 30” e 4’+ 15’ di corsa a 160 battiti
Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’ medi
+ 2’ veloci per totali 50’ consecutivi.
lento= 145 fc
Medio=160-165 fc
veloce=180 fc <°°°>
SAB
12’ corsa + 4x800 in circuit training.
Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a
carico naturale per 20” raccordati con 200mt in 34”;
quindi 5 esercizi + 4x200 totali per sezione
+ recupero 4’ + 1600 a sensazione dell’atleta
PRIMO ciclo 1500. - TERZA settimana
3
MATTINO
LUN
GIO
Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2 squat
(8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite all’80% e
2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1 per serie)
MER
Corsa con variazioni libere per 35’+ qualche breve andatura rapida + 12x70mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ al passo; si corre al 95% del max + 12’ a fondo
medio
<°°°>
MAR
VEN
Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt +
esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli + skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.)
per 1 serie
+ 6x 100 mt in progressione veloce
SAB
12’ corsa + 3x1000 in circuit training.
Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a
carico naturale per 20” raccordati con 200mt in 34”;
quindi 6 esercizi e 5x200 totali per sezione
+ recupero 4’+ 1000 a sensazione dell’atleta.
POMERIGGIO
25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al
75% del max recupero 30” e 4’+
15’corsi a 160 battiti
Aerobia variata cosi: 4’ lenti + 4’ medi + 2’ veloci per totali 50’ consecutivi.
lento= 145 fc
Medio=160-165 fc
veloce=180 fc <°°°>
PRIMO ciclo 1500. - QUARTA settimana (cosiddetta di SCARICO)
4
MATTINO
LUN - GIO Esercizi di potenziamento a carico naturale per 2 serie
MER
25’ corsa facile + 8x80mt sprint corsi all’85-90% con recupero al passo + 10’ da 150 a 170 battiti
MAR -VEN Corsa 35’+ andature tecniche per 50mt per 1 serie +
8x100 mt in progressione veloce
SAB
Esercizi di potenziamento a carico naturale per 2 serie
POMERIGGIO
Corsa con variazioni libere per 50’- 40’
Corsa con variazioni libere per 50’- 40’
Rigenerazione
Corsa con variazioni libere per 50’- 40’
atleticastudi 3-4/2011
41
1. SECONDO ciclo fondamentale per 1500.
Programma riferito ad un corridore dei m.1500 uo-
mini di buona qualificazione.
• Mese di Dicembre.
• Piano di lavoro per 4 settimane.
SECONDO ciclo 1500. - PRIMA settimana
1
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6
ripetizioni svelte di cui 3 eseguite all’75% (*) e 2 al 50%
(*) del massimale + 3x25 molleggi per piede con 20kg +
5x60 skip 1 per serie
25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al
70-75% del max recupero 30” e 4’+
15’ corsi a 160 battiti
MER
20’ riscaldamento + moduli:
6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce
+ 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili
<°°°>
Rigenerazione
MAR
VEN
Corsa facile per 40’ + 2 serie di andature tecniche su 60m
+ esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con
recupero al passo
Per chi vale 3’50”:
Martedì:
Riscaldamento + 3x3000 così:
10’30”>10’15”>10’00
recupero: 500 in 2’
Venerdì:
Riscaldamento + 4x600 (1’54”)
+ 4x500 (1’33”) + 4x400 (1’12”); pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le
serie
SAB
Riscaldamento + brevi andature +
2x7x70mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove
corsi al 90% del max
+ 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot
Rigenerazione
SECONDO ciclo 1500. - SECONDA settimana
1
42
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
riscaldamento (steps alternati + flessioni
AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per
i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5
serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2
al 50% (*) del massima- le + 3x25 molleggi per piede con
20kg + 5x60 skip 1 x serie
25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al
70-75% del max
recupero 30” e 4’
+ 15’ corsi a 160 battiti
MER
20’ riscaldamento + moduli:
6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce
Rigenerazione
atleticastudi 3-4/2011
+ 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili
<°°°>
MAR
VEN
Corsa facile per 40’+ 2 serie di andature tecniche su 60m
+ esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con
recupero al passo
Per chi vale 3’50”:
Martedì:
Riscaldamento + 3x3000 così:
10’15”>10’00”>9’45”
recupero: 500 in 2’
Venerdì:
riscaldamento + 4x600 (1’50”) +
4x500 (1’30”) + 4x400 (1’10”)
pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra
le serie
SAB
Riscaldamento + brevi andature +
2x8x80mt in salita del 10% con recupero
2’ e 4’; prove
corsi al 90% del max
+ 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot
Rigenerazione
SECONDO ciclo 1500. - TERZA settimana
2
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
riscaldamento (steps alternati + flessioni
AS + addominali + dorsali + molleggi piedi)
+ esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite all’80% (*) e 2 al 60% (*) del massimale + 3x25
molleggi per piede con 20kg + 5x60 skip 1 x serie
25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al
70-75% del max
recupero 30” e 4’
+ 15’ corsi a 160 battiti
MER
20’ riscaldamento + moduli:
6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce
+ 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili
<°°°>
Rigenerazione
MAR
VEN
Corsa facile per 40’+ 2 serie di andature tecniche su 60m
+ esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con
recupero al passo
Per chi vale 3’50”:
Martedì:
Riscaldamento + 3x3000 così: 10’00”
>9’45”>9’30” recupero: 500 in 2’
Venerdì:
Riscaldamento + 4x600 (1’48”) +
4x500 (1’28”) +
4x400 (1’08”)
pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra
le serie
SAB
Riscaldamento + brevi andature + 2x10x80mt in salita del
10% con recupero 2’ e 4’; prove corse al 90% del max
+ 2x (5’ medi + 5’ facili) = 20’ tot
atleticastudi 3-4/2011
43
SECONDO ciclo. - QUARTA settimana (cosiddetta di SCARICO)
4
MATTINO
LUN
GIO
Esercitazioni di potenziamento a carico naturale per 2
serie
Corsa con variazioni libere per 50’-40’
Oppure Rigenerazione
MAR
VEN
20’ corsa facile + 8x80mt sprints all’85-90% con recupero al passo
+ 10’ da 150 a 170 battiti
Corsa con variazioni libere per 50’-40’
Oppure Rigenerazione
MER
SAB
Corsa facile per 40’+ 1 serie di andature tecniche per
50mt. + 8x100 mt in progressione veloce
Rigenerazione
Dopo questi 2 cicli di preparazione fondamentale ci
sarà un periodo in cui le gare di Cross corto e qualche
indoor serviranno (in questa unica periodizzazione) principalmente da verifica del lavoro svolto.
4. PRIMO ciclo fondamentale 800 m
Programma riferito ad un corridore dei m. 800 uomini di buona qualificazione.
• Mese di Novembre.
• Piano di lavoro per 4 settimane
(di seguito sono riportate le prime due settimane).
PRIMO ciclo 800.
-
1
44
POMERIGGIO
PRIMA settimana
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
riscaldamento (20 steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei +
bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (4 serie di
6 ripetizioni di cui 2 eseguite al 75% (*) e 2 al 60% (*) del
massimale poi 4x50 skip 1 per serie
N.B.: i pesi vanno-inseriti tra le due serie di potenziamento generale.
20’ riscaldamento + 2x10 diagonali
(120 mt) al 70-75% della velocità
massima e recupero 30” e 4’
+ 15’ di corsa a 160 battiti
MER
Corsa con variazioni libere per 25’ + qualche breve andatura rapida + 12x50mt sprint in salita del 10%
recupero 2’al passo si corre al 95% del max + 10’ a fondo medio <°°°>
Rigenerazione
MAR
VEN
Corsa facile per 30’+ andature tecniche per 60mt. + esercitazioni di rapidità (es specifici per sprinters + saltelli + skip
+ balzi alternati + hs + + corsa calciata + corsa galoppata
+ corsa circolare ampia e frequente etc.) x 1 serie
+ 6x 80 mt in progressione veloce
Aerobia variata cosi:
4x (5’ lenti + 3’medi+ 2’ veloci) per 40’
consecutivi
lento= 145 btm
Medio=160-165 btm
veloce=180 btm
<°°°>
SAB
12’ corsa+ 3x800 in circuit training: 1 esercizio di forza a
carico naturale per 20” + 200mt in 34”; cioè 5 esercitazioni + 4x200 consecutivamente (800) + recupero 4’+ alla fine 1000 a sensazione dell’atleta.
atleticastudi 3-4/2011
PRIMO ciclo 800. - SECONDA settimana
2
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
Come lunedì e giovedì scorsi per 2 serie + pesi: 1/2 squat
(8 ripetizioni veloci per 4 serie di cui 2 eseguite all’80% e
2 al 60 % del max) + 4x60 di skip (1x serie)
MER
Corsa con variazioni libere per 25’ + qualche breve andatura rapida + 12x60mt sprint in salita del 10% con recupero 2’ e 4’ si corre al 95% del max + 10’ a fondo medio
<°°°>
MAR
VEN
Corsa facile per 40’+ andature tecniche per 60mt + esercizi di rapidità (esercizi specifici per sprinters + saltelli +
skip + balzi alternati + hs + corsa calciata + corsa galoppata + corsa circolare ampia e frequente etc.)
per 1 serie + 6x90 mt in progressione veloce
SAB
20’ riscaldamento + 2x10 diagonali
(120 mt) al 70-75% del velocità massima e recupero 30” e 4’ + 15’di corsa a 160 battiti
Aerobia variata cosi: 4x (5’lenti + 3’
medi + 2’ veloci)
per tot 40’consecutivi.
lento= 145 fc
Medio=160-165 fc
veloce=180 fc <°°°>
12’ corsa + 5x800 in circuit training. Ogni sezione: 5 esercitazioni di 1 esercizio di forza a carico naturale per 20’’raccordati con 200 mt in 34’’; quindi 5 esercizi + 4X200 totali
per serzione
5. SECONDO ciclo fondamentale per 800.
Programma riferito ad un corridore dei m.800 uomini
di buona qualificazione.
• Mese di dicembre.
• Piano di lavoro per 4 settimane
(di seguito sono riportare le prime due settimane).
SECONDO ciclo 800. - PRIMA settimana
2
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
GIO
riscaldamento (steps alternati + flessioni AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5 serie di 6
ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2 al 50% (*)
del massimale + 3x25 molleggi per piede con 20kg +
5x60 skip 1 per serie
25’riscaldamento + 2x10 diagonali al
70-75% del max recupero 30” e 4’+
15’corsi a 160 battiti
MER
10’ riscaldamento + moduli:
6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce
+ 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili <°°°>
Rigenerazione
Corsa facile per 30’+ 2 serie di andature tecniche su 60m
+ esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con
recupero al passo
Per chi vale 3’50”:
Martedì:
Riscaldamento + 4x2000 così:
6’50”>6’40”>6’30”>6’20”
recupero: 500 in 2’
MAR
VEN
atleticastudi 3-4/2011
45
Venerdì:
Riscaldamento + 3x600 (1’54”)
+ 3x500 (1’30”) + 3x400 (1’10”); pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra le
serie
SAB
Riscaldamento + brevi andature +
12x70mt in salita del 10% con recupero 2’ e 4’; prove
corsi al 90% del max
+ (4’ medi + 4’ facili) per arrivare a 20’ tot
SECONDO ciclo 800. - SECONDA settimana
2
46
MATTINO
LUN
GIO
riscaldamento (steps alternati + flessioni
AS + addominali + dorsali + molleggi piedi) + esercizi per
i glutei + bicipite femorale per 2 serie + pesi: 1/2 squat (5
serie di 6 ripetizioni svelte di cui 3 eseguite al 75% (*) e 2
al 50% (*) del massima- le + 3x25 molleggi per piede con
20kg +5x60 skip 1 x serie
MER
10’ riscaldamento + moduli:
6’ medi + 4’ facili + 5’ medi+ 3’ facili + 4’ medio>veloce
+ 3’ facili + 3’ medio>veloce + 2’ facili
<°°°>
POMERIGGIO
25’ riscaldamento + 2x10 diagonali al
70-75% del max
recupero 30” e 4’
+ 10’ corsi a 160 battiti
Rigenerazione
MAR
VEN
Corsa facile per 30’+ 2 serie di andature tecniche su 60m
+ esercizi di rapidità + 5x100 in progressione veloce con
recupero al passo
Per chi vale 3’50”:
Martedì:
Riscaldamento + 4x2000 così:
6’40”+6’30”+6’20”+6’10”
recupero: 500 in 2’
Venerdì:
riscaldamento + 3x600 (1’48”) +
4x500 (1’28”) + 4x400 (1’08”)
pausa 1’30” tra le prove e 3’ o 4’ tra
le serie
SAB
Riscaldamento + brevi andature +
2x8x80mt in salita del 10% con recupero
2’ e 4’; prove
corsi al 90% del max
+ 2x (5’ medi + 5’ facili) = 15’ tot
Rigenerazione
atleticastudi 3-4/2011
5. Ciclo Speciale per 1500.
LA VELOCITÀ DI
VO2MAX, INFINE ALLE PROVE MISTE (AERO-
BICO/ANAEROBICO) DI SOSTEGNO AL RITMO GARA.
Se negli anni precedenti e nei mesi precedenti abbiamo curato lo sviluppo graduale dei vari aspetti che riguardano:
• la preparazione mentale al training e alle gare,
• la forza,
• la rapidità,
• la coordinazione,
• in genere l’endurance,
nel periodo preagonistico ci troviamo di fronte a quale strada seguire per ottenere i risultati ipotizzati
per il nostro atleta. La strada più efficace è quella di
focalizzare le gare cruciali della stagione, e da quel periodo risalire a ritroso per le costruzione dei mezzi adeguati.
Mezzi speciali per un 1500ista evoluto
Vengono individuati quattro mezzi speciali per lo sviluppo della forma sportiva di un mezzofondista veloce.
A. DALLE PROVE LUNGHE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE AL-
Questi mezzi si prefiggono lo scopo non solo di incrementare il livello di soglia anerobica, ma anche di
influire positivamente sulla Velocità Aerobica Massima; inoltre promuovono, attraverso uno studio del ritmo via via più prossimo alla velocità di gara, positivi
adattamenti a livello metabolico, biomeccanico-ritmico e coordinativo.
Esempio di uno sviluppo di questi mezzi:
• nel 1° microciclo speciale 3x3000 a velocità vicino
alla soglia anaerobica; pausa di 4’ a 150 battiti;
• nel 2° microciclo speciale 3000+2000+2000+1000
a velocità di soglia pausa: di 4’ a 150 battiti.
• dopo un microciclo (il 3°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con le prove verso il ritmo gara saranno i 1.200 che cresceranno di velocità ogni
microciclo
• nel 4° micro ciclo speciale (atleta con soglia di
3’10”/km): 6x1200 =3’48”+ 3’45”+ 3’42”+ 3’39” +
3’36”+3’33” (es: 3’36” si corrono i 400 in
atleticastudi 3-4/2011
47
74”+72”+70”)
Quindi: 6x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 1’+ 2’+ 3’+ 4’+ 5’
• nel 5° micro ciclo speciale: 5x1200= 3’39”+ 3’36”+
3’33”+ 3’30”+ 3’27” (es: 3’30” si corrono i 400 in
72”+70”+68” )
Quindi: 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 pausa 3’+ 4’+ 5’+ 6’
• dopo un micro ciclo (il 6°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il:
• 7°micro ciclo speciale: 5x1200= 3’33”+ 3’30”+
3’27”+ 3’24”+ 3’21” (es: 3’24”si corrono i 400 in
70”+68”+66”)
Quindi: 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 3’+4’+5’+6’
• 8°micro ciclo speciale: 4x1200= 3’24”+ 3’21”+
3’18”+ 3’15” (es: 3’18” si corrono i 400 in 68”+
66”+ 64”)
Quindi: 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 4’+ 5’+ 6’
• Dopo un micro ciclo (il 9°) di rigenerazione o di “scarico” si riprenderà con il:
• 10° micro ciclo speciale: 4x1200=3’18”+ 3’15”+
3’12”+ 3’09” (es: 3’12” si correranno i 400 in
66”+64”+62”)
Quindi: 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400- - pausa 6’+ 7’+ 8’
• 11°micro ciclo speciale: 3x1200=3’09”+ 3’06” +
3’03” (es: 3’06” si correranno i 400 in 64”+62”+60”)
Quindi 3x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 8’+ 10’
• Dopo ci sarà un micro ciclo (il 12°) di rigenerazione
o di “scarico”.
B. Si era già arrivati al termine della preparazione fondamentale a sviluppare la forza veloce con opportune esercitazioni (vedi es. di potenziamento
generale e specifico descritti nella precedentemente)
ma anche con sprints in salita dai 30 agli 80mt. Via
via la forza veloce aveva acquisito maggior resistenza con più prove sui 100mt in salita; si tratta
ora di qualificare la resistenza alla velocità, naturalmente in funzione della gara dei 1500 mt. e cioè:
• 6x100 in salita del 10% al 90% velocità max
recupero 3’e 8’+ 6x100 al 90% con cintura; recupero 5’
• 6x100 al 90% con cintura + 6x100 in ampiezza al
90%; recupero 4’-5’ e 8’ tra serie
• 12x100 (6+6) in ampiezza al 90%; recupero 5’ e 8’
• 6 x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90%
48
atleticastudi 3-4/2011
recupero 5’ e 8’
• 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90%
recupero 5’ e 9’
• 2x (5x150) curva in frequenza e rettilineo in ampiezza all’88-90% della velocità max; recupero 7’e 10’
• 2x (4x200)curva in frequenza e rettilineo in ampiezza: all’85-88% del max recupero 7’e 10’
• 3x (3x200) curva in frequenza e rettilineo in ampiezza all’85-88%;
recupero 8’ e 12’
N.B. queste esercitazioni vengono al termine di qualche gara indoor, dopo quindi una preparazione alla
forza con appropriati mezzi che via via si evolvono sino a usare nell’evoluto anche i sovraccarichi (in maniera veloce/dinamica), devono avere nell’aspetto
tecnico la parte predominante. Difatti i tempi di appoggio, l’ampiezza e la frequenza del passo, gli spostamenti verticali + orizzontali del baricentro, l’azione
dei vari segmenti corporei in movimento vanno analizzati e curati in modo particolare. L’uso delle andature tecniche della corsa aiuta a migliorare la forza
veloce e la coordinazione se vengono a fondersi con
la corsa veloce.
C. DALLE PROVE FRAZIONATE MEDIO/LUNGHE E MEDIE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE DI POTENZA AEROBICA MASSIMA , INFINE ALLE PROVE DI RESISTENZA SPECIFICA A
VELOCITÀ CRESCENTE.
Queste esercitazioni hanno lo scopo di completare lo
sviluppo del lavoro “A” con ritmi via via prossimi e poi
più veloci della velocità di gara, per favorire degli adattamenti specifici alle varie esigenze metaboliche, ritmiche e tattiche della gara dei mt 1500.
Esempio primo lavoro:
• da 2x800 + 2x700—-3x600—-3x400 p. 3’e 5’ tra
coppie e triple (6.000mt);
esempio soglia a 3’10” si corre ritmo del 12% più
veloce cioè 2’50”/km gli 800 e 700 e poi del 18%
più veloci i 600 e 500= 2’40”/km circa cioè 800:
2’16” e 700: 2’00”//600:1’36”; 500:1’24” e 400:
1’04” nelle settimane seguenti si guadagna 1 secondo ogni 400mt in tutte le prove.
Esempio secondo lavoro:
• 800
(2’14”)+700—800+700+600—600+500
(1’19”)+600p. 3’e 5’ (5.300mt)
• 800(2’12”)+700(1’55”)—500+600+500—3x500
(1’18”)
p.3’e
5’
(4.600mt)
2x700 (1’53”)—-700+600 (1’33”)—-3x500 (1’17”)
p. 3’ e 6’ (4.200mt)
• 800 (2’08”)+700 (1’51”)+600 (1’32”)—700-6005 0 0 ( 1 ’ 1 6 ” ) p . 4 ’ + 7 ’ ( m 3 . 9 0 0 )
700(1’50”)+600(1’30”)+500(1’15”)—700+600+500p.
4’e 8’ (3.600 mt)
• 800 (2’04”)+700 (1’48”) — 3x600 (1’28”/29”)
p. 5’ e 8’ (3.300 mt) 800 (2’02”)+700 (1’45”) 3x500
(1’12”/1’13”) p. 5’ e 10’ (3.000mt)
D. DALLE PROVE FRAZIONATE BREVI (E PAUSA BREVE) DI POTENZA AEROBICA MASSIMA ALLE PROVE MISTE CON INTENSITÀ CRESCENTE; (con soglia a 3’10”: si inizia col
correre il 15-16% più veloci).
Questi lavori hanno lo scopo di favorire adattamenti
progressivi verso velocità sempre più elevate, per
completare quel mix di utilizzo di Potenza Aerobica Massima e di Capacità Lattacida che caratterizza il mezzofondo veloce.
Esempi:
• 3x4x400 pausa 1’e 4’ (mt.4.800) tempi: 65”-66”
• 3x (5x300) pausa 1’ e 4’ (mt 4.500)
tempi: 46”-47”
• 3x (2x400+2x300 ) pausa 1’e 4’ (mt.4.200)
tempi: 63”+46”
• 3x (400+300+300+200) pausa 2’ e 5’ (3.600 mt.)
tempi:62”+44”+28”
• 2x4x400
p.
2’e
6’
(3.200
mt.)
tempi: 60”-61”
• 2x4x400 p.2’/3’/4’+ 6’ tra sets (3.200 mt)
tempi: 62”+60”+58”+56”
• 3x3x300 a velocità crescente pause 2’-4’ e 6’ tra
sets (2.700 mt.) tempi: 44”+42”+40”
• 2x4x300 a velocità crescente pause 2’-3’-4’ e 6’
(2.400 mt.) tempi: 42”+41”+40”+39”
In tal modo si sono affinate tutte le principali componenti organiche che costituiscono la gara dei 1500 per
un atleta evoluto. Per i giovani il percorso sarà più breve nel tempo, meno intenso e di minor quantità per
dare opportunità di lavorare anche sull’aspetto formativo.
Si ipotizza per l’evoluto dei cicli di 16 giorni in cui completare 2 microcicli di lavoro, seguiti da 5 giorni (3 settimane) di recupero e diversificazione degli stimoli con
lavori meno intensi, in minor volume; in totale si potranno fare 3 cicli di 16gg + 5gg di recupero: cioè 3x3
settimane (9 settimane) seguiti da 2 cicli di 10 + 4gg
(4 settimane); per un totale di 13 settimane, cioè 3 mesi circa.
NB- E’ una ipotesi: i tempi li danno la condizione e la
capacità di recupero e crescita.
Si è verificato in diverse occasioni che dopo i lavori più
impegnativi sono necessarie non le 48 ore previste
(che permettono quindi lavori speciali a giorni alterni),
bensì 72 ore: cioè lavori speciali seguiti da 2 giorni di
lavoro differenziato e meno intenso e lavoro speciale
il 4° giorno successivo (es: Lunedì lavoro speciale e
giovedì lavoro speciale).
Per uno Junior si pensa a 1 ciclo di 16 + 5 giorni
(3 settimane) + 4 cicli 10 + 4 (8 settimane) totale = 11
settimane
Per un allievo si prevedono 5 cicli di 10 + 4 giorni
(2 setti- mane) totale = 10 settimane.
Anche con i più giovani i tempi sono determinati non
solo dall’entità dello stimolo e dalle capacità di ricupero, ma anche dalla quantità di allenamenti settimanali svolti.
L’ideale sarebbe arrivare al top delle rispettive esercitazioni (A,B,C e D) ad alta intensità una ventina di giorni prima delle gare cruciali programmate con lavori del
tipo:
A = 3x 1.200 per mt 3.600 totali
B = 10x 150mt oppure 9x200 per mt 1.500>1800
totali
C = 800+700+3x500 per mt. 3.000 totali
D = 2x (4x300) per mt 2.400 totali
atleticastudi 3-4/2011
49
Esempio di un ciclo speciale intermedio per un atleta 1500ista evoluto:
MATTINO
50
LUN
5x1200: da 3’33” a 3’21” con crescita ogni giro
(esempio: 73”+71”+69”) recuperi 3’ 4’ 5’ 6’
MAR
Riscaldamento + potenziamento generale +
specifico (*)
MER
6x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al
90% del max recuperi 5’ e 8’
GIO
Andature tecniche di corsa per 60 mt + 12x100
su prato a ritmo gara recupero 1’
VEN
(800+700+600) + (700+600+500)
tempi: 2’08”+ 1’51” + 1’32” + 1’16”
recuperi: 3’e 6’ tra serie
SAB
25’ aerobia a 150 battiti + andature tecniche per 40 mt
+ 15’a 165 btm + 10’ a 180.
DOM
2 serie di: 4x400 in 60”
pause: 2’ e 6’ modalità esecutiva:
curva frequenza + rettilineo in ampiezza
LUN
30’ corsa facile + 3x6x60 in salita al 95%
del max; pausa 1’ e 5’ + 15’ a 165 btm
MAR
4x1200: da 3’21”a 3’12” con crescita ogni giro (es:
69”+67”+65”) recuperi 4’+ 5’+ 6’
MER
Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*)
GIO
6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90%
pause 5’ e 9’
VEN
40’ corsa facile + andature tecniche di corsa per 70 mt
+ 12x100 su prato a ritmo gara
recupero 1’
SAB
(700+600+500) + (700+600+500)
totale metri: 3600
tempi: 1’50”/1’30”/1’15” pause 4’ e 7’
DOM
Rigenerazione
atleticastudi 3-4/2011
POMERIGGIO
5x (4’corsa facile a 140 btm + 6’ corsa media a 165-170). Totale di 50’
4x (6’a 150 battiti +
5’ a 165 + 4’a 180) per 60’ totali
consecutivi
5x (4’ corsa facile a 140 btm + 6’ corsa media a 165-170). Totale di 50’
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
25’ aerobia a 150 btm + andature tecniche per 50 mt +
15’a 165 btm + 10’ a 180.
MAR
2x4x400 da 62”+60”+58”+56”
pause: 2’- 3’- 4’ e 6’ tra le serie modalità esecutiva: curva frequenza + rettilineo in ampiezza
MER
corsa facile per 45’ con variazioni libere
GIO
30’ corsa facile + 3x6x50 in salita al 95% del max
pausa 1’e 5’
VEN
30’ corsa facile + andature tecniche per 60 mt +
2x10x100mt su prato a ritmo gara
pause: 1’/4’
SAB
5’ a 140 btm + 10’ a 170 + 5’ a 140 + 10’ a 175
+ 5’ a 140 + 10’ a 180 consecutivi
DOM
Rigenerazione
Nota alla tabella sopra:
(*) Per potenziamento generale si propone 1 circuito in
cui vengono potenziati i principali i distretti muscolari:
addominali,
dorso- lombari, cingolo scapolo-omerale, glutei, quadricipite + bicipite femorale, tricipite surale, esercizi per le braccia.
Per potenziamento specifico del 1500ista: step alternato con leggero sovraccarico + molleggi + balzi +
saltelli; tutti a forte intensità e per un numero crescente
di ripetizioni in serie fino metà del tempo gara totale.
Mezzi speciali per un 800ista evoluto
A. DALLE PROVE LUNGHE DI POTENZA AEROBICA A QUELLE ALLA VELOCITÀ DI VO2MAX, INFINE ALLE PROVE MISTE (AEROBICO/ANAEROBICO) DI SOSTEGNO AL RITMO GARA.
Analogamente come per il 1500sta, vengono proposti i 12 microcicli per un 800sta.
Esempio di uno sviluppo di questi mezzi:
• nel 1° microciclo speciale 5 x1200 = 3’45”+
3’42”+3’39”+ 3’36”+3’33” (es: 3’36” si corrono i 400
in 74”+72”+70”)
• Quindi : 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 2’+3’+4’+5’;
• nel 2° microciclo speciale 5x1200= 3’39”+ 3’36”+
3’33”+3’30”+ 3’27” (es: 3’30” si corrono i 400 in
72”+70”+68”)
• Quindi 5x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 4’+5’+6’.
• Dopo un micro ciclo (il 3°) di rigenerazione o
di “scarico” si riprenderà con il:
• nel 4° micro ciclo speciale:
4x1200= 3’30”+3’27”+3’24”+3’ 21” (es: 3’24”si corrono i 400 in 70”+68”+66”)
Quindi 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 5’+6’+7’
• nel 5°micro ciclo speciale:
4x1200= 3’24”+3’21”+3’18”+3’15” (es: 3’18” si corrono i 400 in 68”+66”+64”)
• Quindi 4x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 6’+ 8’
• Dopo un micro ciclo (il 6°) di rigenerazione o di
“scarico” si riprenderà con il:
• 7°micro ciclo speciale:
3x1200=3’15”+3’12”+3’09” (es: 3’12” si correranno i 400 in 66”+64”+62”)
• Quindi 3x1200 a velocità crescente tra prove e ogni
400- pausa 7’+8’+9
• 8°micro ciclo speciale:
• 3x1000=2’40”+2’36”+ 2’32” (es: 2’32” si correranno i 400 in 63”+61”+e 200 in 28”)
atleticastudi 3-4/2011
51
• Quindi 3x1000 a velocità crescente tra prove e ogni
400 e pausa 8’+ 10’
• Dopo un micro ciclo (il 9°) di rigenerazione o di
“scarico” si riprenderà con il:
• 10° micro ciclo speciale:
1000=2’32”rec. 9’+800=1’58”rec. 8’+600=1’26”rec.
7’+400=56”rec.7’ +200= 26”
• 11°micro ciclo speciale:
1000=2’30”rec 10’+800=1’56”rec 9’+ 2x500= 1’09”
rec. 5’
• Quindi 1000+800 a velocità crescente e
600/500/400/200 a vel. uniforme
• Dopo ci sarà un micro ciclo (il 12°) di rigenerazione o di “scarico”.
B. Si era già arrivati al termine della preparazione fondamentale a sviluppare la forza veloce con opportune esercitazioni (vedi es. di potenziamento
generale e specifico descritti nella preparazione del
mezzofondista veloce), ma anche con sprints in
salita dai 30 agli 70mt.
Via via la forza veloce aveva acquisito maggior resistenza con più prove anche sui 100m in salita; si
tratta ora di qualificare la resistenza alla velocità, naturalmente in funzione della gara dei mt. 800 e cioè:
• 8x80salita del 10% al 90% d. max. rec 3’ e
8’+8x80=90% c. cintura rec 5’
• 6x100salita del 10% al 90% d. max. rec 3’ e
8’+6x100=90% c. cintura rec 5’
• 6x100 al 90% con cintura +6x100 in ampiezza al
90% rec 4’/5’ e 8’ tra serie
• 12x100 (6+6) in ampiezza al 90% pausa 5’ e 8’
• 6 x100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90%
pausa 5’ e 8’
• 6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90%
pausa 5’ e 9’
• 2x (5x150) curva in freq e rettilineo+ampio: all’8890% del max rec. 6’ e 10’
• 2x (4x200) curva in freq e rettil.+ampio: all’88-90%
del max rec. 8’e 12’
C. Dalle prove frazionate medie di Pot Aerobica> a quelle di Velocità Aerobica Massima infine alle prove di
Resistenza specifica tutte a velocità crescente.
Queste esercitazioni hanno lo scopo di completare lo sviluppo del lavoro “A” con ritmi via via prossimi e alla fine anche più veloci della velocità di
gara, per costruire degli adattameti specifici alle
varie esigenze metaboliche, ritmiche e tattiche della gara dei mt 800; e cioè:
52
atleticastudi 3-4/2011
• 4x(2x600)= con soglia a 3’10”si corre + 2x1’48” +
2x1’45” + 2x1’42” 2x1’39” con crescita ogni
200mt e pausa di 2’ e 4’ tra coppie (=8x600)
• 3x600= 1’42”+2x600=1’39”+2x600=1’36” pausa=2’e 4’(7x600)
• 3x600= 1’39”+2x600=1’36”+2x600=1’33” pausa=3’/6’=(7x600)
• 2x600=1’36”+2x600=1’33”+2x600=1’30” pausa=
3’/6’=(6x600)
• 2x600=1’33”+2x600=1’30”+2x600=1’28””p.=3’
e 6’ tra coppie =(6x600)
• 1x600=1’32”+1’30”+1’28”+1’27”+1’26”pausa=3’+4’+5’+6’ (5x600)
• 1x600=1’32”+1’30”+1’28”+1’26”+1’24”p=4’+5’
+6’+7’ (5x600)
• 3x600=1’27”+1’24”+1’21”+ pausa:
4’+6’+8’+2x300=39”/40” p: 3’
D. Dalle prove frazionate brevi un po’più svelte della
Velocità Aerobica Massima (e con pausa breve) alle prove miste con intensità crescente; (con soglia
a 3’10”: si inizia col correre il 18% + veloci cioè a
2’40” circa x km). Questi lavori hanno lo scopo di
favorire adattamenti progressivi verso velocità sempre più elevate, per completare quel mix di utilizzo
di Potenza Aerobica Massima e di Capacità Lattacida che caratterizza una parte importante della
preparazione dell’ottocentista.
• 5x(2x400=64”) pausa 2’ e 4’ (mt 4000)
• 4x(3x300=47”+46”+45”) pausa 2’e 4’ a (mt.3600)
• 3x300=46”+3x400=62”+3x300=44”pausa 2’ e 4’
(mt 3300)
• 2x(5x300=45”+44”+43”+42”+41”) p=1’+2’+3’+4’
e 6’ (mt.3000)
• 3x300x 3 serie (es: 44”+42”+40”) pausa 2’+3’e 5’
(2700 mt.)
• 4x300x 2 serie (es: 43”+42”+41”+40”) p. 2’+3’+4’
e 6’ (2400 mt.)
• 2x(400+300+400) es: 54”+39”+54“ p:5’+4’+e 8’
(2200 mt.)
• 2x(300+400+300) es: 39”+53”+39“ p. 4’+5’ e 10’
(2000 mt.)
L’ ideale sarebbe arrivare al top delle rispettive esercitazioni ad alta intensità una ventina di giorni prima delle gare cruciali programmate e cioè:
A = 1.000+800+2x500 per mt 2.800 totali
B = 10x 150mt oppure 8 x200 per mt 1.500/1600
totali
C = 3x600+2x300 per mt. 2400 totali
D = 2x(300+400+300) per mt 2000 totali
MATTINO
POMERIGGIO
LUN
3x1200: 3’24”+3’18”+3’12” con crescita ogni giro (es:
68”+66”+64”) rec 5’ 6’
MAR
Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*)
MER
6x 100 in ampiezza + 6x100 in frequenza al 90% del max
rec 5’ e 8’
GIO
30’corsa facile + and. Tec.d.corsa x 60 mt+12x100 su
prato a ritmo gara rec 1’
VEN
6x600
così:
2x600
=1’33”+
2x600=1’30”
+1x600=1’28”+1x600=1’26” rec. 3’/ 5’/ 6’
SAB
20’aerobia a 150 battiti + and tec. per 40 mt+12’ a 165
b.+ 8’ 180 battiti
DOM
3 serie di : 3x3x300=44”+42”+40”pausa 2’+3’e 5’( tot
=2700mt)
LUN
30’corsa facile + 3x (6x60) in salita pausa 1’ e 5’ al 95%
del max
MAR
3x1000:da 2’40”+2’36”+2’32”con crescita ogni giro (es:
63”+61+200 in 28”)
MER
Riscaldamento + potenziamento generale + specifico (*)
GIO
6 x120 in ampiezza + 6x120 in frequenza al 90% pausa
5’ e 9’
VEN
30’ corsa facile + and. Tec.d.corsa x 60 mt+12x100 su
prato a ritmo gara rec 1’
SAB
5x600=1’34”+1’32”+1’30”+1’27”+1’25”
3’+4’+5’+6’
DOM
Rigenerazione
LUN
20’aerobia a 150 battiti + and tec. per 40 mt+12’ a 165
b.+ 8’ 180 battiti
MAR
2x4x300=43”+42”+41”+40”+p:2’+3’+4’ e 6’ tot= 2400mt
curva freq. rettil. ampio
MER
corsa facile per 40’ con variazioni libere
GIO
30’ corsa facile + 3x (6x50) in salita pausa 1’ e 5’ al 95%
del max
VEN
30’ c. facile + and.Tec. per 60 mt+ 2x10 x100mt su prato a ritmo gara p.1’/4’
SAB
4’ a 140 battiti+8’ a 170poi 4’a 140+8’ a 175 poi 4’ a
140+8’ a180 battiti consecutivam.
DOM
Rigenerazione
5’ corsa media (160/170 batt)+3’ c.
facile (140 b) x24’
5’ corsa media (160/170 batt)+3’ c.
facile (140 b) x30’
pausa
Questo è un ciclo di 16 gg. di lavoro intenso e 5 di lavoro + leggero; totale= 21 gg.
Desidero ringraziare Silvano Danzi per il prezioso aiuto nella
rilettura e nell’organizzazione grafica del testo.
atleticastudi 3-4/2011
53
S
2011/3-4
metodologia
allenamento
La resistenza
lattacida del 400ista
Filippo Di Mulo
54
atleticastudi 3-4/2011
Alla luce delle esperienze fatte in questi anni nella conduzione dell’allenamento del quattrocentista e alla luce delle conoscenze delle metodologie utilizzate anche
in paesi stranieri, la nuova idea di lavoro che cerco di
portare avanti già dal 2006 per lo sviluppo della “Resistenza Specifica” del 400ista (resistenza lattacida e
resistenza alla velocità) prevede una strategia diversa
dal passato. Da un certo momento in poi nella preparazione dello specialista dei 400m. la resistenza specifica va costruita sia con le prove corte (R.V.) che con
le prove lunghe o medio lunghe. In entrambe le situazioni bisogna sempre più avvicinarsi alle velocità di gara. Pertanto, diversamente dalla vecchia metodologia,
i recuperi si ridurranno sempre di più a discapito apparente delle velocità di percorrenza. Per esempio, un
atleta che si prefigge di correre in 45 secondi i 400 m
significa in pratica correre 4 volte i 100 metri in 11”25
senza recupero. Quindi, per l’atleta in questione, significa sviluppare in allenamento la capacità di correre dei 100 m. in 10”9-11”0 con pochissimo recupero
(un minuto e anche meno). Solo così si può pensare
che l’atleta, in una ipotetica gara, potrà correre mediamente in 11”25 per 400 m consecutivi.
Analogamente, lo stesso discorso vale anche per la
Resistenza Lattacida utilizzando le distanze intermedie (100-150-200-300m); più si avvicina il periodo di
forma e più si devono sviluppare le velocità di “Crociera”. Anche in questo caso le velocità di corsa devono tendere a quelle ipotizzate per la gara.
Es. 2x200 rec. 1’ in 22”3-22”5, questo lavoro è più
specifico di 2x200 fatti in 21”3-21”5 con recupero 12’
quando l’obiettivo dell’allenamento è la resistenza specifica.
Le “prove ripetute” restano valide fino al periodo agonistico. Le classiche “serie di ripetizioni” che nella vecchia metodologia venivano fatte scomparire perché
incompatibili con le intensità di lavoro tipiche dei cicli
speciale e di rifinitura, ora vengono modificate nelle distanze e continuate secondo una metodologia diversa. I ritmi delle prove si avvicinano il più possibile a
quelli di gara o poco meglio. I recuperi si accorciano
fino a farli diventare molto ristretti. (vedi tab.1)
Tab. 1 - Lavoro Lattacido: intensità (somma dei tempi) rapportate ai 45” auspicati
Intensità di
lavoro rispetto al
tempo presunto
93%
95%
98%
100%
103,5%
Serie di ripetizioni
fondamentale
intensivo
speciale
rifinitura
agonistico
2000
1600
1200
800
400
100+300
150+250
200+200
250+150
300+100
Rec. 4’-8’
100+300
150+250
250+150
300+100
100+300
250+150
300+100
100+300
300+100
300+100
Rec. 3’-10’
Rec. 2’-12’
Rec. 2’-15’
Rec. 1’
48”40
47”40
45”90
45”00
43”50
Metri totali
Come variante
Si possono
Utilizzare solo
I 200 metri
Somma tempi
atleticastudi 3-4/2011
55
In ciascun ciclo di carico si inseriscono due lavori settimanali, uno di prove ripetute classiche e uno di serie di ripetizioni vedi tab. 1. Le distanze da utilizzare
possono essere, oltre a quelle descritte in tabella, anche e solo i 200 m; importante che la somma dei tempi da realizzare per ciascuna coppia di lavoro si avvicini
moltissimo a quella descritta per ciascun ciclo di carico in maniera tale da spingersi progressivamente,
come da esempio, da 48 secondi del 1° ciclo a 43 secondi circa del periodo agonistico.
Parallelamente, anche il lavoro di resistenza alla velo-
cità con le prove corte (80\100 m) che inizialmente si
effettua in modo pressoché classico, dal ciclo intensivo in poi si comincia a modificare prendendo come
riferimento non più le intensità del 93%-95% del record personale sulla stessa distanza, ma velocità di
crociera da tenere in gara (come da es. 45”: 4 =11”25),
o poco più forte (2 decimi circa); naturalmente il recupero deve diventare molto ristretto un 1’ al massimo.
Da questo momento in poi i lavori di resistenza alla velocità devono essere sempre più specifici ed interessare sempre più la velocità di gara. (vedi tab. 2)
Anche per la Resistenza alla velocità due sedute settimanali su distanze di 100 m.
Tab. 2
• 3-4x(4x100) rec. 3’-8’
• 3-4x(4x100) rec. 3’-2’-1’ \ 10’
• 3x(4x100) rec. 1’-10’
• 2x(4x100) rec. 45”- 1’ \ 12’
ciclo fondamentale
ciclo intensivo
ciclo speciale
ciclo rifinitura-agonistico
(metodo classico)
(metodo novo)
(“)
(“)
VARIANTE per atleta che abbia già utilizzato la metodologia sopra descritta:
Tab.3
• 4x(4x100) rec. 3’ – 6’
• 4x(4x100) rec. 2’ – 6’
• 3x(4x100) rec. 1’ – 6’
• 2x(4x100) rec. 45”– 6’
ciclo fondamentale post indoor
ciclo intensivo
ciclo speciale
ciclo rifinitura
*Progressivamente, la micro pausa tra le prove si riduce e la macropausa tra le serie, di contro, aumenta o resta costante in atleti molto evoluti.
Note: Le prove lunghe o corte con recuperi ampi a velocità elevate restano comunque valide ma avranno
una valenza diversa, servono per stimolare la “potenza lattacida” o per valutare la “velocità” di base.
Questa metodologia, diversa per molti aspetti dalla
56
atleticastudi 3-4/2011
(metodo classico)
(metodo novo)
(“)
(“)
precedente, è stata utilizzata con Claudio Licciardello e con altri atleti, i risultati sono stati interessanti, ma è necessario che venga meglio studiata
attraverso un sostegno scientifico. Verificare su più
atleti quanto lattato si produce dopo un lavoro di resistenza lattacida con la metodologia proposta e dopo un lavoro con prove ripetute classiche, quale
correlazione c’è con la prestazione in gara, e ancora,
quale correlazione esiste tra il test che utilizzo:
300+100 rec. 1’ e la competizione. Dopo anni di espe-
rienze posso dire che se l’atleta riesce a realizzare una
somma di 44 secondi nel test oppure in due prove di
200 metri con 1’ di recupero, sicuramente sarà in grado di correre in gara tra 45”20 e 45”30.
Dalla fisiologia alla pratica
Secondo numerosi autori, tra cui il dott. Arcelli, uno
degli obiettivi dell’allenamento del 400ista è quello di
sviluppare nei muscoli che intervengono nella prestazione quelle condizioni che permettono di resistere
meglio alla fatica e di migliorare l’efficienza muscolare
nel tratto finale della gara.
In un tratto di gara di 300 m. non si ha l’intervento al
limite di tutte le fibre muscolari (ma difatti non si può
sempre ripetere la gara dei 400 m) allora si devono
sviluppare allenamenti che tendano ad allenare la “capacità lattacida” di un gran numero di fibre, e se possibile ancora meglio di quello che succederebbe se
ripetessi la gara completa. Si devono dunque ricercare nel muscolo gli adattamenti specifici, in pratica,
si cerca di arrivare a concentrazioni elevate di H+ (PH
critico) nella maggioranza delle fibre muscolari attraverso delle prove di corsa che determinano grandi
quantità di H+ con intervalli tali (recuperi brevi) da non
consentire il ritorno alla norma di tali fibre, essendo
queste ancora fuorigioco, o ci vanno nel corso della
successiva prova, queste verranno sostituite da fibre
diverse. (fibre di tipo II e dopo anche le fibre di tipo I)
A completamento dell’allenamento, per favorire anche
l’aumento dei carrier nelle fibre diverse da quelle specifiche per l’attività lattacida, vanno aumentate le ripetute magari con distanze via via più lunghe e dunque
più lente coinvolgendo perciò fibre meno esplosive.
Secondo il mio parere, supportato anche dai nuovi
input che arrivano dalla ricerca scientifica tra cui l’ultima fatta dal dott. Arcelli, bisogna ricreare in allenamento situazioni sempre più simili a quelle di gara per
migliorare i seguenti punti:
• aumento dei tamponi dentro la fibra
• aumento della velocità di uscita dalla fibra degli idrogenioni (H+)
• aumento del volume della fibra (sviluppo della forza
tipico dello sprinter)
Prove di allenamento per cercare di creare gli adattamenti specifici di cui ha bisogno il quattrocentista:
• RESISTENZA LATTACIDA, SERIE DI RIPETIZIONI
(vedi tab. n°1)
• RESISTENZA ALLA VELOCITA’ SPECIFICA (vedi tabelle 2 -3)
• PROVE RIPETUTE, distanze tra i 300 e 500 o meglio ancora tra i 350 e i 450 (con recuperi medio lunghi 6’- 8’-10’) per un volume totale di 1800-2000m
• PROVE SINGOLE a sostegno finale di altri lavori (come per es. le salite): prove di 500m o meglio 300m
+100m di skip con l’obiettivo finale costringere a lavorare le fibre muscolari in condizioni di grande difficoltà per cercare di reclutare tutte le fibre ancora
disponibili e fare lavorare quest’ultime in condizioni
in presenza di grandi quantità di lattato e per stimolare anche il meccanismo aerobico a dare il proprio
piccolo ma importante contributo visto che lo stesso si attiva dopo un certo periodo di tempo dall’inizio dello sforzo. Una delle cose che il muscolo perde
in presenza di grandi quantità di lattato è l’elasticità
muscolare; effettuare lo skip dopo uno sforzo di 3538sec. costringe la muscolatura ad esprimere forza
elastica in condizioni di difficoltà, ecco perché lo skip
in successione alla prova di corsa.
• PROVE MISTE: prove singole di 60m, 80m, o 100m
da abbinate a prove lunghe tra i 600-450m.
esempi:
3-4 x (60 max. + 600 ) rec. 3’- 8’
3-4 x (80 max. + 500) rec. 4’ -10’
3-4 x (100 max. + 500 oppure 450) rec. 5’-12’
• PROVE IN SALITA, distanze comprese tra 60-100
m. in prove ripetute o serie di ripetizioni. A completamento delle salite è bene inserire un lavoro in pista, per esempio una o due prove di 300+100m.
SKIP rec.. 10’ oppure 1\2 x 600mt.
L’organizzazione dell’allenamento nel suo complesso
viene descritta nella preparazione sotto esposta relativa all’atleta Licciardello Claudio applicata nel 2008
in vista delle Olimpiadi di Pechino dove sono stati applicati quasi tutti i mezzi dell’allenamento sopra descritti ad eccezione delle prove miste (prove veloci e
prove lunghe in coppia).
note: per quanto riguarda il lavoro di forza, al momento, in attesa di una vera sperimentazione che chiarisca meglio quale strada intraprendere, è preferibile
organizzare l’allenamento secondo uno schema simile a quello di un velocista.
atleticastudi 3-4/2011
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Licciardello Claudio: PROGRAMMAZIONE - m 400 STAG. 2008 - PERIODIZZAZIONE DOPPIA
OBIETTIVI PRINCIPALI: Olimpiadi di Pechino (Obiettivo raggiunto, l’atleta ha centrato il record personale a
Pechino: 45”25)
DAL 15 AGOSTO AL 24 AGOSTO 2008
• Obiettivi tecnici: Tecnica di corsa; Distribuzione dello sforzo; partenza dai blocchi
• Obiettivi fisici: AUMENTO della Forza Esplosivo-Elastica; Resistenza specifica; Velocità
• Gare secondarie 200mt. (21”22)
• Stagione indoor: verifica e controllo dell’allenamento (46”57)
PRIMO MACROCICLO - Periodizzazione DOPPIA – CONTROLLO DELL’ALLENAMENTO
• CICLO RIPRESA
dal 21 \ 10 \ 07
al 4 \ 11 \ 07
2 settimane
• CICLO INTRODUTTIVO dal 05 \ 11 \ 07
al 02 \ 12 \ 07 3+1
• CICLO FONDAMENTALE dal 03 \ 12 \ 07 al 30 \ 12 \ 07 3+1
• CICLO CONTROLLO
dal 28 \ 01 \ 08 al 24 \ 02 \ 08 4 SETTIMANE
• CONTROLLO (2carico.+1sc.+1sc)
SECONDO MACROCICLO STAG. OPEN OBIETTIVO: OLIMPIADI DI PECHINO
PERIODIZZAZIONE DOPPIA
CICLO FONDAME. classico
CICLO FOND. INTENSIVO
CICLO SPECIALE
CICLO RIFINITURA
CICLO AGONISTICO 1
CICLO SPECIALE 2
dal 03 \ 03 \ 08
dal 31 \ 03 \ 08
dal 28 \ 04 \ 08
dal 26 \ 05 \ 08
dal 23 \ 06 \ 08
dal 21 \ 07 \ 07
al 30 \ 03 \ 08
al 27 \ 04 \ 08
al 25 \ 05 \ 08
al 22 \ 06 \ 08
al 20 \ 07 \ 08
al 31 \ 8 \ 07
3+1
3+1
2c.+1sc.+1sc. coppa camp.
3+1 con coppa EUROPA
1c.+1sc.+1sc.+1sc. (finale Scudetto)
PREPARAZIONE OLIMPICA
Licciardello Claudio ( 1986) CICLO INTRODUTTIVO DAL 21 – 10 – 07 AL 4 – 11 – 07
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
Forza in circuito:
20 addo.; Flessori av.
Cav. ( 10+10 ) 20
Dorsali; braccia;
Forza: tecnica girata
3-4 x 5 rip. fino al
100% p.c.
4-5 Serie x squat su
1 arto
6 rip. c.n.
4-5 serie x 1\2 sq
cont.
6 rip. x 100% p.c.
allunghi sull’erba
Allunghi sull’erba
Pot. Aerobica
continua
15’ cross vario:
alternare 200mt. forti
ogni 500mt. lenti
5’ stretching
15’ corsa ritmo
costante
58
atleticastudi 3-4/2011
VENERDI
SABATO
Forza in circuito:
20 addo.; Flessori av.
Cav. (10+10 ) 20
Dorsali; braccia;
Forza in circuito:
molleggi (15+15); 20
addo.
Flessori av. Cav.
(10+10 )
20 Dorsali; 10+10
leg. Extetion; div.
Sag. 10 passi
10-20kg.
Allunghi sull’erba
Pot. Aerobica
frazionata
4 x 1000mt. rec. 4’
(200 forti +200
piano)
Forza: tecnica girata
3-4 x 5 rip. fino al
100% p.c.
4-5 Serie x squat su
1 arto
6 rip. c.n.
4-5 serie x 1\2 sq
cont.
6 rip. x 100% p.c.
10 allunghi sull’erba
allunghi sull’erba
15’ corsa ritmo
progressivo
20’ corsa ritmo
costante
Policoncorrenza:
10 x dorsali x 4kg.
10 x frontali x 4kg.
Pot. Aerob. Fraz.
1000-600-1000-600
rec. 5’
ROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO
CICLO FONDAMENTALE - dal 05 \ 11 \ 07
al 02 \ 12 \ 07
Licciardello Claudio
LUNEDI
Riscaldamento:
10’ corsa 10’
allungamento
Forza: Slancio
3 x 8 x 80% p.c.
Seduta A
1\2 Squat Pr. 5x 8x
140 % p.c.
MARTEDI
Pot. Localizzato
4 serie:
add. - Dors. –
braccia – flessori av.
Cav. (20+20)
tibiali (20+20)
MERCOLEDI
Riscaldamento:
10’ corsa 10’
allungamento
Forza: Strappo
4 x 10 x 60% p.c.
Seduta B
Squat 6x 5x 150%
p.c.
GIOVEDI
Pot. Localizzato
4 serie:
add. - Dors. – braccia – flessori av. Cav.
(20+20)
tibiali (20+20)
VENERDI
Riscaldamento:
10’ corsa 10’
allungamento
Forza: Slancio
3x 8 x 80% p.c.
Seduta A
1\2 Squat Pr.5x 8x
140 % p.c.
1\2 sq Pr.1
arto5x8x70% p.c.
1\2 sq. V. 6 x 8 x
150% p.c.
1\2 sq Pr.1 arto5x8x70% p.c.
molleggi 40+40 x
arto x 3s.
Div. sag. 4x16p.x
20%p.c.
molleggi 40+40 x
arto x 3s.
15’ mobilità articolare
15’ mobilità articolare
15’ mobilità articolare
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
andature varie su
30mt.
G. T. Av. – Fless. Aff.
– Fless. Spinta –
Rullata – Calciata
dietro rimbalz.
Tecnica Corsa
+
pot. Aerob. Fraz.
8-10-12 x 200mt.
rec. 2’
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
15’ corsa 10’
allungamento
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
andature varie su
30mt.
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
15’ corsa 10’
allungamento
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
andature varie su
30mt.
calciata dietro con
cav.
3 x 20mt. .
rec. 2’ –3’
Tecnica di corsa
Accelerazioni:
6x20mt.
Esercizi analitici con
Hs.
Attacco –richiamo ; 1
- 2 gamba ; passaggi centrali
Con 3-5 passi.
+
Pot. Aerob. Cont.
cross 3 km.
calciata sotto con
cavigliere 20mt. rec.
2’ – 3’
tecnica di Corsa
+
Progressivi 8 x
20mt. finali
Rec. 4’
Tecnica Corsa
+
Salite:
8 x 40mt.
rec. 4’
allunghi in pista
8x80mt. 3’
(in 27’’)
tecnica di Corsa
+
Pot. Aerob. Frazionata
SABATO
POMERIGGIO
Riscaldamento:
es. con funicella
3 x 10 policoncorreza
10’ es. con funicella
Andature estensive
Skip lungo 3x120
toccate
tecnica di Corsa
+
Pot. Aerob. fraz.
(Variaz.)
800-600-800-600200 rec. 5’
Alternato con
3x500 +4 x 400
rec. 4’ \ 5’
3 x 1000 (100
F.+100 supp.)
rec. 5’
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO
CICLO FONDAMENTALE INTENSIVO - dal 03-12-07 al 30-12-07 ( 3+1) Licciardello Claudio - Pr.
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
Riscaldamento:
15’ corsa
30’ mobilità\
allungamento
\es. con funicella
andature varie su 30mt.
Forza: tec. Slancio
3x5x80% p.c. 8 serie
1\2 sq. Pr. 8 x 150%
p.c.
+
1\2sq. V. 1arto 6x 75%
p.c.
rec. 3’ per esercizio
+
molleggi 40+40 x arto
Tecnica di corsa
+
pot. Aerob. Fraz.
andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt. andature varie su 30mt.
Andature estensive:
2x40-50mt. skip;
2x40mt. trottata
alternata
2x40mt. calciata sotto
con cavigliere
Forza: tec. Strappo
4 x 4 x70% p.c.
8 serie
1\2Sq. pr. 4x 200%
p.c.
+
1\2sq.V. 8x100% p.c.
Pot. Localizzato
3 serie:
add. - Dors. – braccia – flessori av. Cav.
(20+20) – calciata
sotto con cavigliere
20mt. rec. 1’ – 3’
Tecnica Corsa
+
Salite:
8x60mt. rec. 2’
Div. sag. 4x30-40mt.
Allunghi
Tecnica Corsa
+
Pot. Aerob. Fraz. Mista
tecnica di accelerazione: 8x20mt.
oppure:
Progressivi 4x20mt. finali
Rec. 4’
4 x 600 rec. 4’
8’
200MT.
2 x (5x 200) rec. 3’-8’
allunghi in pista
6x80mt. 3’
+
Pot. Aerob. Cont.
in 27”00
cross 2 forti
Forza: tec. slancio
3x10x60% p.c.
8 serie
1\2 sq.Pr. 8 x 150%
p.c.
+
1\2 sq. V. 1arto 6x
75% p.c.
rec. 3’ per esercizio
+
molleggi 3x 40 x
100%
Tecnica Corsa
Rod. Meccanico
10x80mt. 3’
Balzi con Hs. 5x6rip.
Esercizi analitici con Hs.
Attacco –richiamo ; 1 2 gamba; passaggi
centrali
Con 3-5 passi.
Tecnica Corsa
+
Pot. Aerobica Fraz. Mista
100-150-200-300400-300-200-150-100
1^ sett.\ 3^ sett.
rec. 3’-3’-3’-3’\ 6’-6’6’-6’
2^ sett. rec. 6’-6’-6’ 6’\ 3’-3’-3’-3’
atleticastudi 3-4/2011
59
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO
CICLO speciale indoor dal 31-12-07 al 27-01-08 (3 sett. + 1)
Licciardello Claudio - Pr.
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
FORZA
STRAPPO: 4x8x60%
6 serie
1\2 sq.V 6 r.x.220%
p.c.
contrasto
1\2 sq.Pr.x 6 r. x160%
p.c.
contrasto
1\2 sq. J. c.n. 6 rip.
15’ corsa
Pot. Localizzato
4 x ( addom.– dors. –
braccia – glutei - tibiali)
flessori av. Con
cavigliere 3 x 20 x arto
FORZA
Strappo: 4x4x100%
6 serie
1\2 Sq.V. 6 x 200%
p.c.
contrasto
1\2 sq.V. 1 arto 6 x
80%
15’ corsa
Pot. Localizzato
4 x ( addom. –dors.–
braccia – glutei - tibiali)
FORZA
STRAPPO: 4x8x60%
6 serie
1\2 sq.V 6 r.x.220%
p.c.
contrasto
1\2 sq.Pr.x 6 r.
x160% p.c.
contrasto
1\2 sq. J. c.n. 6 rip.
Div. Sag. 3S. x 10p.x
50kg
Molleggi 1 arto 3 x
(50+50)
allunghi x Tec. Corsa
Pot. Aerobica.
Frazionata
5 x 200 rec. 3’-10’
4 x 300 rec. 4’
24’’5 - 38’’3
Molleggi 3 x 40 x
100%
Allunghi sull’erba
Andature estensive:
2x40mt. skip con
cavigliere
2x50mt. trottata
alternata
2x50mt. calciata sotto
con rimbalzo
allunghi x tec. Corsa
Salite:
10x80mt. rec. 3’
Andature varie su
30mt.
Tecnica di
accelerazione
Sprint : 8x30mt.
Cross: 2 km. forti
mt. tot. 2200
Progressivi 3x20mt.
finali
Rec. 4’
2 x 600mt. in
variazione
(100suppless+100f.)
rec. 6’
SABATO
Andature varie su
30mt. +
calciata sotto con cavigliere 3 x 40mt. rec.
3’
allunghi x tec. Corsa
Pot. Aerob. Fraz.Mista
400-300-400300\300\200
rec. 5’-5’-5’ \ 8’ \ 8’
alternare con
3x600 rec. 6’
8’
300 forte
Andature varie su
30mt.
Balzi con Hs. 5x6rip.
Esercizi analitici con
allunghi x Tec. Corsa Hs.
Attacco –richiamo; 1 Rod. Meccanico
2 gamba
2 x (6x80mt.) 2’-6’
Pot. Aerobica Fraz.
Mista
100-150-200 \ 150200-300 \ 200-150100
rec. 3’-3’-10’-5’-5’ \
10’ \ 10’ oppure
100-150-200-300400-200-150-100 rec.
3’-3’-5’-5’\ 10’ \ 10’
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
Settimana di Scarico:
TEST
Andature Allunghi
4 x 80 + 500mt.
progress.
Forza strappo
200 \ 200 - 200+200
allunghi
TEST
1\2 sq. v.
Rec. 10’ – 3’
300 + 100 rec. 1’
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO
CICLO CONTROLLO INDOOR dal 28-01-08 al 10-02-08
Licciardello Claudio - Pr. - 2 Settimane Carico
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
Andature varie su 30
mt.
Calciata sotto
Calciata dietro
Skip lungo
G.T.Avanti
Trottata
Allunghi
5 X 100 mt. FACILI
ED. AL RITMO
6 x 150mt.
rec. 6’
Andature varie su 30
mt.
Calciata sotto
Calciata dietro
Skip lungo
G.T.Avanti
Allunghi
Forza
4 serie: strappo 6x
70%p.c.
4serie
1\2 sq. v. 6 x
200%p.c.
skip rapido
andature varie
Ed. al ritmo
6 x 100mt. 1/2 Curva
+1/2 Rettilineo
rec. 4’-5’
Andature varie su 30
mt.
Calciata sotto
Calciata dietro
G.T.Avant
Allunghi
R. V. mista
5 X 80mt.
REC. 3’-10’
2x500mt. in progressione
rec. 10’
Forza
4 serie: strappo 6x
70% p.c.
4serie
1\2sq. v. 6 x
200%p.c.
skip rapido
andature varie
Ed. al ritmo
6 x 100mt. 1/2 Curva
+1/2 Rettilineo
rec. 4’-5’
Andature varie su 30
mt.
Calciata sotto
Calciata dietro
Skip lungo
G.T.Avanti
Trottata
Allunghi
Resistenza Lattacida
Forza
4serie
1\2 sq. v. 6 x
200%p.c.
skip rapido
ANDATURE VARIE
Allunghi
Educazione al ritmo
6 x 100mt. in 11”5
ANDATURE VARIE
Allunghi
R. V. mista
4 X 100mt.
REC. 3’ \ 10’
500mt. in progressione
Forza
4 serie: strappo 6x
70%p.c.
Andature varie su
30mt.
Allunghi
Resistenza
LATTACIDA
100+300 Rec. 2’ – 15’
100+300 Rec. 2’
ANDATURE VARIE
Allunghi
Educazione al ritmo
5 x 150mt. in 17”0
rec. 7’
60
Resistenza
LATTACIDA
250+150 Rec. 3’ – 10’
100+300 Rec. 3’ – 10’
250+150 Rec. 3’
ANDATURE VARIE
Allunghi
Resistenza lattacida
500-400-200
rec. 12’-12’
atleticastudi 3-4/2011
ANDATURE VARIE
Allunghi
facili
sull’erba
2 x 200mt. rec. 10’ \
10’
2 x 200 rec. 2’
PROGRAMMAZIONE –mt. 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - PRIMO MACROCICLO
CICLO AGO. INDOOR dal 11-02-08 al 24-02-08
Licciardello Claudio - Pr. - 2 Settimane con: Coppa Europa Indoor e Campionati Italiani Assoluti
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
R. latt.
200-150-100
Rec. 8’-4’
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
Riposo
viaggio
MOSCA
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
COPPA EUROPA
6 allunghi facili
6 allunghi facili
EDUCAZ. AL RITMO
2x150mt. REC10’
Media 16” 5
LUNEDÌ
MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
GIOVEDÌ
VENERDÌ
SABATO
Andature varie
Allunghi sull’erba
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
allunghi
6 allunghi facili
Andature varie su
30mt.
skip – calciata G.T.Avanti – rullata
Riposo
Ita assoluti
Ore 11,30
Bt. 47”53
Ore 17,00
Finale 46”57
Campione Ita.
allunghi
6 allunghi facili
100-150-300
Rec. 10’
400MT.
46”57
Rec. Pers.
4 allunghi facili
Uscite di curva
allunghi
6 allunghi facili
ed. al ritmo
2 x 150mt. rec.10’
Note: dopo le due gare indoor e’ seguita una settimana di ripristino con esercitazioni blande
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - SECONDO MACROCICLO
CICLO FONDAMENTALE classico - dal 03 - 03 - 08 al 30 - 03 - 08
LICCIARDELO CLAUDIO (Pr.) (3+1) note: giovedì inseriti due volte i 400 con gli ultimi 100 metri di skip (300+100 skip)
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
15’ corsa
30’ mobilità \
allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \
allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
R.V.
1^ sett.
4 x (4x100)
rec. 1’30’’ – 5’
RESIST. LATTACIDA
FORZA
SALITE
FORZA
Resistenza Lattacida
500 \ 300 - 500\ 300 200 \ 200
REC. 8’-10’-8’-10’ \ 4’
STRAPPO
2 x (5 x 100)
2’30’’ – 8’
+
2 x 400 mt.
(300+100 skip)
REC. 8’-10’
OPPURE
2 x 500 in progressione
rec.6’
volume
1800mt.
STRAPPO
Serie di ripetizioni
1\2 SQ. V.120% p.c.
1\2 sq. J 30% p.c.
allunghi
100-300 \ 150-250 \
200-200 \ 250-150 \
300-100
somma tempi 48” 5
Circa
REC.
4’ – 8’
93% di intensità rispetto al tempo presunto (45”05)
2^ SETT.
4 x (5x80)
1’30” – 5’
3^ SETT.
4 x (4x100)
1’30” - 7’
Volume
1600mt.
alternare
5x 350 rec. 8’
90%
volume
2000mt. circa
4 x 1\2 SQ. V.130%
p.c.
4 x 1\2 sq. 1 arto
30% p.c.
Allunghi tecnica di corsa
cross
1 km.
cross
1 km. facile
volume
2000mt.
atleticastudi 3-4/2011
61
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE DOPPIA - SECONDO MACROCICLO
CICLO FOND. INTENSIVO OPEN dal 31\ 3\08 al 27\4\08 (3 + 1)
Licciardello Claudio - Pr. LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
15’ corsa
30’ mobilità \
allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \
allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
15’ corsa
30’ mobilità \ allungamento
\ es. con funicella
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
andature varie su
30mt.
Forza:
Strappo 3x8x50kg.
MOLLEGGI
3X50XARTO
4 serie x 30 rip.
div. rap. con balzo
20% p.c.
FLESSORI AV. CAV.
+
R.V.
2 x (5 x 80)
rec. 3’-8’
4x100mt. 2’-10’
4x100mt. 1’
skip con cintura
3x50tocc.
Forza
Strappo 5x8x30kg.
6 serie
1\2 sq.V. C. M.
8x150% p.c.
1\2 sq. J.. 8x30% p.c.
Balzi con hs.
Forza:
Strappo 3x6x40kg.
6 serie
1\2 sq. V. 5x 250%
p.c.
1\2 sq. C. M. 6x150%
p.c.
+
4 serie x 30 rip.
div. rap. con balzo
20% p.c.
FLESSORI AV. CAV
allunghi
tec. di corsa
+
ACCELERAZIONI
Resist. Lattacida
Serie di rip.
100-300 \ 150-250
250-150 \ 300-100
rec. 3’-12’
Volume
1600 mt.
Resist.. LATT. Mista
500-500
200-200-200
300-300
REC. 12’ \ 12’\ 3’3’\10’ 8’
Oppure
450-350
rec.12’
+
accelerazioni
8x20mt.
6 x allunghi
tec. di corsa
Salite
10 x 100 rec. 3’
+
allunghi in pista 10’
+
2 x 400mt.
rec. 12’
(300mt+100skip)
Volume
1800 mt.
volume
2200 – 800mt.
int. 95%
somma 47”50
volume
1600mt.
OPPURE
PROGRESSIVI FACILI
Note: il lavoro del sabato è stato svolto ad una intensità superiore a quella prevista.
PROGRAMMAZIONE -m 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE SINGOLA - SECONDO MACROCICLO
CICLO SPECIALE Open - dal 28 Aprile 2008 al 25 Maggio 2008 (2 carico+1sc.+1sc. Con la 1^ gara 46”32)
Licciardello Claudio - Pr. Lavoro svolto nelle 2 settimane di carico
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
Andature varie su
30mt.
Andature varie su
30mt.
Forza
Andature varie su
30mt.
Forza
Andature varie su
30mt.
Balzi con hs.
Resist. LATT. Mista
500 / 400 / 300
Rec.15’ \ 15’ / 15’
R.V.
3 x (4 x 100)
rec. 3’- 8’
95%
62
Oppure
2x350
rec.15’
90% intensità
atleticastudi 3-4/2011
1\2 sq. V 200% p.c.
1\2 sq.j c.m.20% p.c.
skip con cintura
3x50tocc.
+
accelerazioni
8x20mt.
6 x allunghi
tec. di corsa
Balzi con hs.
R.V.
2 x (4x 80mt.)
+
2 x (3x100mt.)
rec. 2’ \ 8’
rec. 1’ \ 10’ – 15’
+
600mt.
1\2 sq. V. c.m.
150% p.c.
1\2 sq.J. 30% p.c.
+
allunghi
tec. di corsa
+
SPRINT
6X30MT.
Resistenza Lattacida
Serie rip.
100-300
300-100
100-300
int. 98%
somma 45”8
Oppure
rec. 2’-15’
2 x (3x200)
rec.8’- 3’ \ 15’
PROGRAMMAZIONE - mt 400 STAG. 2008 PERIODIZZAZIONE SINGOLA - SECONDO MACROCICLO
CICLO RIFINITURA AGONISTICO OPEN dal 26-5-08 al 13-7-08 SETTIMANA PER SETTIMANA
Licciardello Claudio - Pr. –
Lunedì 26 – 5 - 08
Martedì
riposo
Andature e allunghi
Mercoledì
200-150-100
Rec. 10’- 4’
Giovedì
scarico
Martedì
R.V.
3 x (3x100)
REC. 4’-10’ \ 3’10’\ 1’
Mercoledì
scarico
Giovedì
R. Latt. pr. rip.
2x300mt. 20’
32”61-33”21
Lunedì 9-6-08
Pot. Latt.
150 / 150 / 150 /
150
rec. 10’
Martedì
Giovedì
ALLUNGHI
SULL’ERBA
Venerdì
ALLUNGHI
SULL’ERBA
Sabato 26-6-07
RIPOSO
scarico
Mercoledì
Andature varie
PROGRESSIVI
FAVILI
D. 15\6
Varsavia
Gara
45”52
Lunedì 16-6-08
riposo
Martedì
Andature varie
allunghi
Mercoledì
Ed. ritmo
2x200 mt.
10’
Giovedì
riposo
Venerdì
riscaldamento
Sabato 21-6-08
ANNECY
GARA
45”57
D.
Gara
4x400mt.
Lunedì 23-6-08
riposo
Martedì
scarico
Mercoledì
Resist. Lattacida
Rec. lungo \ corto
2 x (3x200)
8’-4’ \ 12’ \ 8’-4’
Giovedì
riposo
Venerdì
riscaldamento
Sabato 28 - 6 – 08
Firenze
Gara 4 x 400mt.
D.
riposo
Lunedì 30-6-08
R. latt. Serie rip.
3 x (2x200)
rec. 4’-10’
Martedì
scarico
Mercoledì
scarico
Giovedì
R. V.
3 x (3x100)
rec. 3’-8’ \ 3’-8’\1’
Venerdì
Ed. al ritmo
3x150mt. 8’-10’
Sabato
riposo
D.6-7-08
Palermo
Gara 4x400mt
facile
Lunedì 8-7-08
riposo
Martedì
Sprint: 2x30 +
50mt.
Pot. Latt.
2x200mt. rec.15’
20”44 – 21”50
Mercoledì
scarico
Giovedì
riposo
Venerdì 11-7-08
ROMA
GOLDEN GALA
Gara 400mt.
45”61
Sabato
RIPOSO
D.
riposo
Lunedì 14-7-08
Pot. Lattacida
80-100-150 rec. 8’
8”20-10”09-16”10
Martedì
Sprint blocchi
Mercoledì
Sprint blocchi
Giovedì
riposo
Venerdì
CAGLIARI
GARA 200MT.
21”18
Sabato
RIPOSO
D.
scarico
Lunedì 21-7-08
massoterapia
scarico
Preparaz. Olimpica
Martedì
Riposo
Lunedì
Andature
allunghi
Martedì
R. Latt. Specifica
100-300 \ 300-100
rec. 3’-18’
int. 100%
Mercoledì
riposo
Giovedì
R.V.
3x (3x100)
rec. 2’-10’ \2’-10’
\1’
Venerdì 1-8-08
scarico
Sabato
R. Latt.
500mt.
61”22
D.
riposo
Lunedì 4-8-08
scarico
Martedì 5-8-08
TEST 250 + 150
REC. 1’
27”16 – 17”16
Int. 101,6 %
Mercoledì
RIPOSO
PARTENZA
PECHINO
Giovedì
REC. FUSO
ORARIO
CORSA
SULL’ERBA
Venerdì
ALLUNGHI
SULL’ERBA
Sabato
ALLUNGHI
FACILI IN PISTA
D
Allunghi
chiodate
Lunedì 11-8-08
R. latt. Lungo\corto
200-200 \ 100
rec. 10’- 4’
Martedì
scarico
Mercoledì
13-8-08 Ed. al ritmo
200-150-150
20”94-16”06-16”40
Giovedì
scarico
Venerdì
Andature Allunghi
11”40 circa
Sabato
riposo
D.
scarico
Lunedì 18-8-08
Olimpiadi Bt. 45”25
Record Personale
3°posto
Martedì 19-8-08
Semifinale
45”61
Mercoledì
riposo
Giovedì
riposo
Venerdì
riposo
Sabato
riposo
D.
riposo
Lunedì 2-06-08
riposo
Venerdì
riposo
Sabato 31-5-08
GINEVRA
GARA: 45”68
Venerdì
Sabato
ANDATURE VARIE
Andature varie
CON PASSAGGIO 200-200-150-100
ALLA CORSA
rec. 10’-10’ \ 4’
+
20”96-21”66 15”31
ALLUNGHI
11”15
Mercoledì 23-7-08
Giovedì
Venerdì
Sabato
Resit. Latt.
R. LATT.Specifica
Scarico Terapia
R.V. Mista
2x(3x200)
300-100 \ 300-100 Ecografia controllo 2x(4x100) 1’20” -10’
rec. 4’-10’
rec. 2’-15’ int. 95%
(15’) 300mt.
solo una serie x
fatica
D
riposo
D
riposo
D.
riposo
atleticastudi 3-4/2011
63
Dopo le Olimpiadi di Pechino, la preparazione è proseguita con alcuni allenamenti leggeri e 2 gare: Losanna (45”90) e Rieti (45”78). L’atleta dopo questi due
appuntamenti è apparso stanco e appagato, pertanto
la stagione viene conclusa il 7-9-08 anche se intervallando alcuni lavori blandi, senza nessun impegno, si è
difatti allungata fino al 27 settembre per chiudere con
l’impegno dei campionati di società (Libertas Catania)
dove ha comunque corso in 46”84.
Riepilogo gare: 46”32 (CT) – 45”68 (Ginevra) – 45”52
(Varsavia) – 45”57 (Annecy) – 45”61 (Roma)
21”22 (Cagliari); 45”25 bt. - 45”61 S.F. (Pechino); 45”90
(Losanna) – 45”78 (Rieti) —- 46”84 (Lodi)
La preparazione è stata centrata in pieno, l’atleta ha raggiunto non solo l’obiettivo preventivato in sede di programmazione ma è andato oltre, infatti, a Pechino l’atleta
è arrivato in perfetta forma e ha migliorato il proprio record personale stabilendo con 45”25 il record italiano
under 23 e la seconda prestazione italiana di sempre,
prestazione che gli ha permesso di superare il turno di
qualificazione e di correre una semifinale olimpica.
Nella preparazione sopra descritta l’atleta ha percorso complessivamente 129.920 metri, di cui 67.680
nel 1° macrociclo e 62.240 nel 2° macrociclo.
Il primo periodo di preparazione che prevedeva una
verifica indoor ha avuto il seguente andamento: vedi
tab. 1
Riposo fino al 12-10-08
Tab. 1
ciclo
introduttivo
fondamentale
intensivo
rif.- agonistico
Riepilogo1°macrociclo
volume
intensita’
21.710 mt.
80,93 %
19.790 mt.
83,71 %
16.670 mt.
85,16 %
9.510 mt.
94,23 %
67.780 mt.
86,01 %
note: nel calcolo dei metri totali percorsi sono escluse le prove in salita e le gare.
Il secondo periodo di preparazione iniziato dopo la verifica indoor ha avuto il seguente andamento: vedi tab. 2
Tab. 2
ciclo
volume
intensita’
Fondamentale Intensivo Open
Open
18.640 mt.
86,52 %
16.290 mt.
92,11 %
Speciale 1
rifinitura
Ago. 1
Speciale 2
Ago. 2
Riepilogo 2°
macrociclo
9.100 mt.
93,79 %
4.120 mt.
97,16 %
7.190 mt.
96,34 %
6.100 mt.
92,85 %
800 mt.
100,32%
62.240mt.
94,17 %
Nell’arco dell’intera preparazione sono state utilizzate
nelle varie forme di allenamento le distanze dai 30mt.
ai 1000mt, e tra queste quelle comprese tra i 100 e
300mt. hanno avuto la maggiore prevalenza; in particolare la distanza dei 200mt. è stata quella maggiormente utilizzata. Vedi tab. 3
Tab. 3
Distanza
Mt. tot.
Media
64
30mt.
780
3”48
50mt.
50
5”31
60mt.
180
6”58
atleticastudi 3-4/2011
80mt. 100mt. 150mt. 200mt. 250mt. 300mt. 350mt. 400mt. 450mt. 500mt. 600mt. 800mt.
5280 14900 9000 31600 3250 15900 2450 3200
450
8000 12600 10200
8”71 11”37 16”80 24”15 29”06 36”98 43”00 59”92 57”5 70”78 103”05 151”9
1000mt.
1000
178”0
Sommando i metri percorsi con le distanze 100, 150,
200, 250 e 300mt. si arriva a 74.650mt. praticamente il 57,5% dell’intera preparazione di cui ben il 43%
è rappresentato dai 31.600 metri fatti con la sola distanza dei 200mt.
Nell’arco della preparazione, oltre alle gare, l’atleta ha
stabilito in quasi tutte le distanze di allenamento i propri record personali: vedi tab. 4
Tab. 4
Distanza
R.P.
2008
Gara
45”59
45”25
80mt.
8”30
8”20
100mt.
10”00
10”09
200mt.
20”55
20”44
Per quanto riguarda le esercitazioni di forza, sono state svolte 51 sedute con sovraccarico, di cui 32 sedute fino al 1° macro ciclo (indoor) e 19 fino al ciclo
speciale open. Dopo questa data non è stata svolta
nessuna seduta di forza con sovraccarico.
In fine, per quanto riguarda i test, nel corso della pre-
250mt.
26”89
26”39
300mt.
32”80
32”30
350mt.
39”82
38”95
500 mt.
1’02”80
1’01”22
parazione sono stati eseguiti dei test di controllo per
sondare la capacità “lattacida” dell’atleta:
• Test 500mt. 5 \ 2 \ 08 - 62”59
• Test 500mt. 2 \ 8 \ 08 - 61”22
• Test 250 +150 rec. 1’ - (26”39 + 17”23 = 43”62)
Grafico n° 1 - distanze utilizzate e medie dei tempi per ciascuna distanza Licciardello stag. 2008 (vedi tab.1)
atleticastudi 3-4/2011
65
Grafico n° 2 - quadro riassuntivo delle sedute di lavoro dedicate alla resistenza specifica (serie di ripetizioni) Licciardello stag. 2008
Grafico n° 3 - Licciardello andamento annuale del carico stag. 2008 (vedi tab.1-2)
66
atleticastudi 3-4/2011
S
2011/3-4
studi e statistiche
biomeccanica
Cinematica 3d della partenza
dai blocchi: confronto tra
generi. Il top level
Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni
Introduzione
Nella valutazione della performance del velocista, soprattutto sui 60
e 100m, la partenza dai blocchi e
la successiva accelerazione risultano due fasi determinanti per il
tempo finale. Per questo motivo,
come già visto anche in lavori precedenti (Ciacci et al. AS, 4, 2010),
risulta copiosa la letteratura che
studia i parametri cinematici e dinamici della posizione dell’atleta
sui blocchi di partenza e sul suo
comportamento negli appoggi
successivi durante l’accelerazione (Tellez, Doolittle 1984; Mero
1988; Bhowmick et al. 1988, Mero and Komi 1990; Guissardet al.
1992; Mero et al 1992; Schot and
Knutzen 1992; Harland and Steele 1997, Coh et al. 1998 e 2007,
Parry et al 2006, Bezodis et al.
2008, Slawinski et al 2010a e
2010b). I risultati ottenuti e la loro
applicabilità dipendono dal livello
di prestazione del soggetto, dai sistemi di analisi utilizzati e dalle valutazioni critiche sui dati trovati. Lo
sviluppo di moderne tecnologie
biomeccaniche ha permesso di
migliorare in maniera sensibile
l’accuratezza delle misure e l’analisi dei fattori chiave che spiegano
la performance dello sprint.
Tellez e Doolittle (1984) mostrano
che le due fasi di partenza e accelerazione dai blocchi costituiscono il 64% del risultato totale
dei 100 m. Sono diversi gli studi
(Mero 1988; Schot and Knutzen
1992; Guissard et al. 1992; Harland and Steele 1997) che sono
in accordo nel dire che l’efficienza della partenza dipende principalmente dalla posizione assunta
sui blocchi, dal centro di massa
nella posizione iniziale, dal tempo
di reazione e dalla velocità di uscita dai blocchi (definita come la risultante tra le velocità del centro
di massa corporea al momento in
cui il piede anteriore lascia il blocco).
La relazione ottimale tra la partenza e l’accelerazione risiede in
un problema motorio specifico in
cui l’atleta deve integrare in termini di spazio e tempo, un movimento aciclico in un movimento
ciclico. L’accelerazione è una fase dove i parametri cinematici del
passo (fase di appoggio, di volo,
frequenza e ampiezza, comportamento del baricentro) cambiano
molto dinamicamente e non risultano biomeccanicamente uguali a
quelli della corsa lanciata. Tutti
questi parametri sono interdipendenti e ognuno è condizionato dal
processo di regolazione del movimento centrale, da abilità moto-
rie, da processi energetici e dalle
caratteristiche morfologiche dell’atleta (Mann and Sprague 1980;
Mero et al.1992). Luhtanen and
Komi (1980) hanno diviso la fase
di contatto del passo di sprint durante la corsa lanciata in una fase
di frenata e una fase di propulsione. Nello specifico, il rapporto tra
le 2 fasi, pur variando in base al riferimento preso per identificare
l’inversione tra queste (Ciacci,
2010), risulta approssimativamente in una percentuale del
40%-60% rispettivamente, la stessa percentuale che regola anche
il rapporto tra fase di contatto e di
volo. Questi 2 rapporti e la durata
totale del contatto sono tra i più
importanti generatori di efficienza
nella velocità dello sprint. Risulta
importante sottolineare come il dimensionamento dei 2 rapporti
suddetti è valido per la fase lanciata della corsa, mentre in accelerazione la fase di contatto risulta
più lunga della fase di volo fino
all’8° appoggio, come evidenziato da Coh et al (2006) nell’analisi
di 1 atleta top class. In questa ricerca lo studioso analizza i parametri cinematici della partenza e
dell’accelerazione che più influenzano la prestazione e cioè la lunghezza ed i tempi di contatto e
volo dei primi 8 passi. Nello specifico, i dati relativi ai primi 2 passi dopo la partenza riferiscono di
lunghezze pari a 103,6 cm ± 1,34
per il primo passo e 103.8 cm +
3.42 per il secondo, e, rispettivamente, di tempi di contatto di 172
ms e 142 ms e di volo di 62 ms e
86 ms.
Valori simili sono stati trovati da altri ricercatori (Mero 1988; Mero
and Komi 1990; Harland and
Steele 1997) in un gruppo di atleti di élite.
Sempre in relazione alla fase di ac-
atleticastudi 3-4/2011
67
celerazione, Hunter et al (2005)
sofferma l’attenzione sul centro di
massa e sull’analisi dei dati angolari delle 3 articolazioni dell’arto allo stacco del piede durante la
corsa lanciata dopo 25m di accelerazione (198° ± 5° per l’anca,
163° ± 5° per il ginocchio e 116°
± 6° per la caviglia); in questo studio vengono però esclusi dall’analisi i primi appoggi dopo la
partenza dai blocchi.
Riguardo invece alla posizione assunta sui blocchi, risulta particolarmente interessante lo studio di
Shot e Knutzen (1992), in cui gli
autori confrontano 4 posizioni di-
68
atleticastudi 3-4/2011
verse di partenza ed evidenziano
differenze significative tra le posizioni allo start, nella lunghezza del
primo passo e nella velocità orizzontale alla fine del primo passo
(nello specifico una partenza allungata produce valori più grandi
della partenza raggruppata). Guissard et al. (1992) hanno riportato
che la velocità e la lunghezza dei
primi 2 passi all’uscita dai blocchi
incrementano, quando l’inclinazione del blocco frontale è ridotta
(30° contro 50° e 70°).
Slawinski et al. (2010b) identificano nella lunghezza del primo passo e nella posizione del piede
all’impatto del primo appoggio i
parametri fondamentali per l’efficienza dei primi 10m di accelerazione. Questo studio confronta i
più importanti parametri cinematici e cinetici della partenza degli
sprinters d’élite con quelli di minor
livello, ma comunque ben allenati. I risultati indicano che gli sprinter di élite nel momento “ai vostri
posti” e al “pronti” mostrano una
posizione più compatta con il
COM più vicina alla linea di partenza ed inoltre, sempre al “pronti”, presentano anche una
maggiore estensione delle articolazioni del ginocchio (posteriore
135,5° ± 11,4° vs 117.3° ± 10.1°,
anteriore 110,7° ± 9,3° vs 106,1°
± 13,7°) rispetto ai ben allenati. Le
differenze tra i 2 gruppi in esame
proseguono anche nei primi 2 appoggi dove si evidenziano dati
maggiori nel gruppo élite sia riguardo agli spostamenti del COM
sul piano orizzontale e verticale,
sia per ciò che riguarda la forza
sviluppata. Per ciò che concerne
invece i dati angolari, quelli mostrati dagli atleti di élite sono confermati anche dallo studio
condotto da Harland and Steele
(1997), i quali mostrano alla posizione del “pronti” valori che vanno dai 90° ai 110° per il ginocchio
anteriore, mentre i valori del ginocchio posteriore variano da
115° a 130°.
Come ultima osservazione Slawinski in questo studio mette anche in risalto un dato molto
importante per la valutazione della corretta partenza dai blocchi e
cioè l’inclinazione del corpo rispetto al terreno al momento del-
la spinta dell’arto del blocco anteriore, identificando per entrambi i gruppi di atleti un angolo di
uscita di circa 34°.
Anche Murphy (2003) indaga sui
parametri cinematici che spiegano i motivi di un’accelerazione migliore nei soggetti di livello più
elevato, rispetto a quelli con performance peggiori. Il gruppo di
soggetti più veloci mostra tempi
significativamente minori in tutti gli
appoggi del piede (non oltre
0.20s, con differenze col gruppo
più lento fino a 0.6s). Inoltre, la frequenza del passo è significativamente più alta (1,82 Hz circa), se
comparata con quella dei soggetti
più lenti (circa 1,67 Hz). Nell’analisi cinematica angolare, l’unico
dato differente tra i 2 gruppi che
assume significatività statistica è
quello dell’estensione del ginocchio allo stacco del 3° appoggio,
che risulta minore nel gruppo più
veloce
(142,3°±10,9°
vs
153,7°±6,9°). Anche sul 1° passo, l’estensione del ginocchio al-
la spinta sul blocco anteriore tende alla significatività, con il gruppo più veloce che, a differenza del
lavoro di Slawinski et al. (2010b)
registra circa il 5% in meno di
estensione (147,8° ± 9,8° contro
156,1° ± 9,5°).
In sostanza gli studi mostrati evidenzierebbero come la differenza
di prestazione tra atleti di livello diverso siano legati soprattutto ad
espressioni di forza (esplosiva e
stiffness) e ad altre qualità di tipo
condizionale (rapidità e velocità)
piuttosto che a variazione dei parametri cinematici lineari e angolari che sembrano abbastanza
standardizzati in tutti i campioni
analizzati (vedi 1^ parte articolo
AS, 2010,4).
E’ anche vero che la quasi totalità dei lavori che mettono a confronto 2 gruppi di atleti, considera
sempre livelli diversi di prestazione o tipologie diverse di superficie
su cui viene compiuto il gesto
(McKenna 2007), mentre raramente vengono analizzate le differenze di genere su atleti del
medesimo livello. Lo scopo pertanto di questo lavoro è verificare
se effettivamente anche confrontando i 2 generi in atleti top level
mondiali possa presentarsi un
comportamento standardizzato
nell’esecuzione tecnica della partenza dai blocchi.
Metodi
Per la ricostruzione tridimensionale del movimento è stato utilizzato
SIMI MOTION (Unterschleissheim,
D.), mentre i video sono stati acquisiti con 3 telecamere con frequenza di campionamento di 50hz.
Sono stati analizzati 8 atleti top
class mondiali, 4 uomini (altezza
189+1.4 cm, peso 79.5+7.7 kg, record personale 9”91+0”14), e 4
atleticastudi 3-4/2011
69
donne (altezza 162,8+5.0 cm, peso 54.8+3.4 kg, record personale
10”92+0”17) che hanno disputato
la finale di una tappa dei Meeting
Diamond League 2010 di atletica
leggera.
È stata analizzata la partenza dai
blocchi e i successivi due appoggi
coi rispettivi stacchi di tutti i soggetti considerati. (fig. 1 e 2)
Fig. 1
Risultati
Analizzando i parametri temporali
(tab. 2) si può affermare che globalmente non compaiano differenze significative. Vi è quindi una
similitudine e una stabilità di dati
evidente che può portare a supporre che le differenze presenti in
questi primi appoggi siano a carico di interpretazioni tecniche personali o di espressioni di forza,
osservazione che però necessiterebbe di essere confermata tramite un’analisi dinamica specifica.
Per ciò che riguarda invece gli spostamenti lineari (tab. 3) si può osservare che solo la lunghezza del
primo passo mostra una differenza
significativa (nel maschio in media
0,07 cm più lungo). Ciò comporta
nel totale una differenza tra i 2 generi che comunque non risulta significativa.
Tab. 1
Tab. 2
Fig. 2
SOGGETTI
Legenda: Diff. Blocchi (tempo che intercorre tra i 2 stacchi dai blocchi): Volo 1 (dallo stacco blocco ant al 1° appoggio), 1° appoggio (tempo tot. del 1° appoggio), volo 2 (dal 1° appoggio al 2° appoggio); 2°
appoggio (tempo tot. del 2° appoggio); Totale (media della somma dei
precedenti).
Per la ricostruzione degli atleti sono stati identificati diciannove punti di repere (tab. 1).
Il Centro di Massa (COM) è stato
calcolato con il modello De Leva.
Dei dati acquisiti sono state calcolate le correlazioni con la prestazione finale e le differenze
significative tra i 2 generi con il test
T di Student.
70
atleticastudi 3-4/2011
Tab. 3
SOGGETTI
Anche per ciò che concerne gli
spostamenti del COM (tab. 4) i dati non presentano differenze significative: alla fine del 2° passo infatti
il COM degli atleti maschi ha percorso solamente 24 cm in più rispetto a quello delle donne.
Tab. 4
F,
SOGGETTI
Legenda: Blocchi (distanza percorsa tra i 2 stacchi dai blocchi): Volo 1 (distanza percorsa dallo stacco blocco ant al 1° appoggio), 1° passo (somma dei precedenti), 1° appoggio (distanza percorsa durante il 1° appoggio),
volo 2 (distanza percorsa dal 1° appoggio al 2° appoggio); 2° passo (somma dei precedenti); Totale (somma dei precedenti).
Le tabella 5 e 6, invece, riportano i
valori angolari di anca e ginocchio relativi alla posizione sui blocchi: i dati
non mostrano differenze significative
eccezion fatta per l’angolo dell’anca
allo stacco dal blocco anteriore che
è più aperto nelle donne rispetto agli
uomini (154,90° vs 147,52°).
E’ interessante notare che la donna
presenta sempre una flessione più
marcata rispetto all’uomo tranne allo stacco posteriore, sia prendendo
in considerazione l’angolo dell’anca
che quello del ginocchio (tab. 6).
Tab. 5
Body
SOGGETTI
Tab.6
SOGGETTI
M donne
DS donne
M maschi
DS donne
TEST T
r prestazione-gruppi
r prestazione-donne
r prestazione-uomini
GINOCCHIO
Blocco post
Blocco ant
Stacco post
Stacco ant
116,46
22,76
129,52
10,18
0,335
-0,28
0,88
-0,64
94,20
7,42
94,80
8,16
0,917
0,12
0,71
0,64
100,42
9,26
106,55
12,40
0,458
-0,33
0,52
-0,73
159,90
5,26
154,76
4,69
0,196
0,50
-0,23
0,31
atleticastudi 3-4/2011
71
Questo atteggiamento si riscontra
anche sul 1° e successivamente sul
2° appoggio, ma con differenze via
via meno evidenti. La body inclination (tab. 5) è simile in tutti i momenti, a testimonianza del fatto che
appare altamente standardizzata.
CORRELAZIONI
Ai fini di una maggiore comprensione dei parametri analizzati, sono state valutate 2 tipi di
correlazioni: quella tra le variabili
e la prestazione di tutto il gruppo
di atleti (r prestazione-gruppi) e
quelle distinte relative ai 2 generi
(.r prestazione-donne e r prestazione-uomini)
CORRELAZIONI DEI 2 GRUPPI
Osservando le correlazioni delle variabili esaminate rispetto alla prestazione cronometrica della gara di
tutto il gruppo di velocisti analizzato, sono 3 i parametri che manifestano legami evidenti:
1. lunghezza del primo passo, (R=0,75) all’aumentare della lunghezza, la prestazione in secondi
72
atleticastudi 3-4/2011
si abbassa, pertanto migliora;
2. spostamenti totali del COM (R=0,58): il maggiore spostamento
orizzontale del baricentro è legato alla migliore prestazione finale;
3. angolo dell’anca allo stacco posteriore (R= -0.64): all’aumentare dell’angolo, la prestazione
migliora; ossia se l’angolo risulta più aperto, il tempo finale diminuisce.
CORRELAZIONI INTERCLASSI
Analizzando le correlazioni all’interno dei singoli generi e considerando i parametri temporali, si può
osservare che nel tempo che intercorre tra lo stacco dai blocchi entrambi i sessi presentano una
correlazione inversa con la prestazione; si noti però come solo nelle
donne questo dato risulta rilevante
(r=-0,70).
Questa situazione si ritrova anche
sul secondo tempo di volo.
Passando agli spostamenti (tab 3),
è interessante soffermarsi sul secondo passo e sulla lunghezza totale: in entrambi i sessi sono
correlati al tempo finale, ma mentre nella donna la correlazione è negativa, nell’uomo risulta positiva.
Ciò significa che la miglior prestazione nell’uomo sembra sia legata
alla riduzione della lunghezza dei
passi, pertanto alla ricerca di una
maggiore frequenza di questi, mentre nella donna, al contrario, sembra che il miglioramento della
performance sia legata alla ricerca
dell’ampiezza del passo.
Per quanto riguarda il baricentro
(tab. 5) nelle donne è molto più
chiaro che più la distanza percorsa è maggiore, più la prestazione
sia buona così nel 1° passo (r=0.75), come nel secondo (r=-0.72),
che nel totale (-0.84). Anche negli
uomini in questo caso si evidenzia
la stessa tipologia di correlazione,
però, solo nel secondo passo, (r=0.90) e nel dato complessivo (0.68).
Probabilmente questo dato è causato da una ricerca del “taglio” della lunghezza del primo passo, a
favore di una frequenza maggiore.
Riguardo ai dati angolari è interessante altresì notare come la flessione del ginocchio e dell’anca sul
blocco posteriore e allo stacco da
questo sia correlato fortemente alla prestazione sia negli uomini che
nelle donne, ma in modo opposto;
ciò a testimoniare che nelle donne
è maggiormente performante una
posizione più “chiusa” sia sui blocchi che in uscita da questi, mentre
nell’uomo sembra sia maggiormente conveniente per l’esito finale mantenere un atteggiamento di
maggiore “apertura”.
Dai dati statistici elaborati in questo studio, la body inclination sembra non essere correlata alla
prestazione, anche se bisogna evidenziare come sia un parametro altamente standardizzato, poiché è
simile in tutti i soggetti; questa osservazione conferma il fatto che, al
di là delle correlazioni, questo parametro sia un aspetto tecnico molto importante ai fini della buona
distribuzione ritmica della corsa. Per
questo motivo nell’alto livello non è
una discriminante della miglior performance, mentre altri studi dimostrano esserlo in atleti non evoluti
o di livello più basso.
Discussione
La partenza d’élite appare altamente standardizzata. Il comportamento di entrambi i gruppi è molto
similare, ma su alcuni punti presenta dati contrastanti, che possono essere spiegati con fattori
intrinseci (forza e caratteristiche antropometriche) o estrinseci (personalizzazione della tecnica).
A livello generale si ha la prima correlazione con la prestazione nella
lunghezza del primo passo (r= 0,75). Questo dato risulta conforme sia alla letteratura che anche
alla pratica da campo, che indica
in un’azione potente e ampia sul 1°
passo una necessità tecnica imprescindibile. E’ interessante però
notare come all’interno dei due
gruppi ci siano correlazioni opposte tra il valore del secondo passo
e il totale dei due passi rispetto alla prestazione. Infatti nell’uomo
sembra che la performance sia legata ad una minore ampiezza del
2° passo, contrariamente che nelle donne dove è la lunghezza di
questo la discriminante per un miglior risultato finale: si può pensare che l’uomo, per motivi
probabilmente antropometrici, necessiti di “tagliare” i passi iniziali per
favorire nei primi istanti una frequenza maggiore, pur rimanendo
fermo l’intento tecnico di aprire la
falcata sui primi appoggi (Mero et
al. 1992, Coh 2006).
Osservando gli spostamenti del
COM è evidente una profonda
omogeneità del gesto, infatti non si
sottolineano differenze significative. Si trova correlazione tra percorso totale e prestazione, sia negli
uomini come nelle donne, dato anche confortato da gli studi effettuati
sulla forza di reazione al suolo di
Hunter (2005) ed è in linea con i valori riportati da Slawinski (2010).
Per ciò che riguarda invece gli angoli sui blocchi ed allo stacco da
questi in entrambi i sessi, quello relativo al ginocchio e all’anca posteriore risulta legato alla
prestazione, ma anche in questo
caso in modo opposto. L’angolo al
ginocchio è in media 116° circa
nella donna e 129° circa nell’uomo,
in accordo con le ricerche di Murphy (2003). L’angolo del ginocchio
anteriore in media è praticamente
identico (circa 94° per entrambi i
sessi), come anche quello dell’anca anteriore (media di circa 66°
per le donne e 68° per gli uomini)
Nonostante quindi appaia chiaro
dai dati acquisiti che la posizione
sui blocchi e la partenza siano gesti fortemente standardizzati, si
noti come nell’uomo sia correlato
alla prestazione l’apertura del ginocchio e dell’anca corrispondenti
al blocco posteriore, mentre nella
donna gli stessi angoli sono correlati all’esito finale se maggiormente chiusi.
Quindi, nel gruppo delle donne si
può osservare la tendenza a una
posizione più compatta, più flessa,
probabilmente mirata a ricercare
una maggiore espressione di esplosività.
A livello dello stacco dal blocco anteriore, la donna presenta rispetto
all’uomo sia una maggiore estensione al ginocchio (160° circa contro i 154° circa dell’uomo) che
all’anca (154° circa contro i 147°
circa dell’uomo, statisticamente significativa). Partendo pertanto, come visto sopra, da posizioni di
maggior flessione, si evince che il
ROM articolare dell’arto posizionato sul blocco anteriore sia maggiore nella donna rispetto all’uomo
(88°vs79° e 65°vs60° per anca e
ginocchio rispettivamente). L’estensione della donna è maggiore rispetto quella dell’uomo e, seppur
di poco, anche la body inclination:
probabilmente queste differenze
possono legarsi a fattori antropometrici,
L’apertura dell’anca allo stacco dai
blocchi è correlato alla prestazione, ma dal punto di vista tecnico è
importante verificare che sia colle-
gata ad una corretta body inclination. Ciò significa che l’estensione
dell’anca e dell’arto in toto risulta
efficiente nella spinta se proietta il
COM prevalentemente sull’asse
orizzontale e tale elemento è garantito a fronte di un’inclinazione
corretta del corpo, così come evidenziato dagli atleti analizzati: diversamente, una maggior apertura
dell’anca con proiezione del COM
verso l’alto, porterà a una peggiore prestazione oltre ad essere considerato uno dei più gravi errori
tecnici.
Alla luce di quanto visto sopra, si
può quindi affermare che, probabilmente, gli uomini e le donne seguano differenti strategie per
ottenere lo stesso obiettivo: considerando infatti la body inclination e
lo spostamento del COM sull’asse
orizzontale come elementi fondamentali per la corretta uscita dai
blocchi e come descrittori di efficienza dell’accelerazione, questi
parametri risultano molto simili sia
negli uomini che nelle donne, ma
mentre i primi ottengono lo scopo
partendo da una posizione sul
“pronti” più aperta e distesa e tagliando il passo sui primi appoggi,
le seconde raggiungono lo stesso
risultato partendo da una posizione più chiusa e compatta e con
una ricerca più evidente di ampiezza del passo nei primissimi metri di
corsa.
A conferma di come la body inclination possa offrire indicazioni interessanti sulla correttezza tecnica
del gesto, osservando i grafici 1 e
2 si può notare come, seppur mediamente gli atleti presentino una
crescita progressiva di quest’angolo ed il dato non sia correlato al
tempo finale, i due soggetti, un maschio e una femmina, con la peggiore performance finale evidenzino
una curva di andamento dei dati
atleticastudi 3-4/2011
73
anomala, con un’inclinazione maggiore nel 1° appoggio (2° punto) rispetto al secondo (3° punto), a
testimonianza che il comportamento di questo parametro potrebbe rappresentare un marker di
errore esecutivo.
Conclusioni
In conclusione si può affermare che
la partenza dai blocchi ad alto livello
risulta fortemente standardizzata.
Le poche differenze riscontrate
sembrano collegarsi a fattori an-
Grafico 1
Grafico 2
74
atleticastudi 3-4/2011
tropometrici o condizionali più che
ad aspetti legati alla tecnica: questo ci porta ad affermare che nella
pratica da campo risulta importante soprattutto riporre l’attenzione
su alcuni parametri basilari come
l’apertura degli angoli articolari dell’arto posizionato sul blocco posteriore durante il pronti e al via e
l’inclinazione del busto durante i primi appoggi. Nell’uomo questa inclinazione
viene
mantenuta
cercando di tagliare i primissimi
passi in uscita dai blocchi, mentre
nella donna è possibile sfruttare
maggiormente i range articolari di
anca e ginocchio degli arti in appoggio.
I limiti evidenziati dalla ricerca risiedono in parte nella strumentazione,
perché le telecamere da 50 Hz non
sono adatte a fornire informazioni
complete su alcune variabili specifiche. Inoltre sarebbe interessante
approfondire gli aspetti relativi alle
GRF (Ground Reaction Forces) tramite l’utilizzo della dinamica inversa, dato che, come detto, l’utilizzo
delle pedane di forza comporterebbe l’applicazione dello studio in
laboratorio e non in condizioni di
gara.
Pertanto uno spunto di sviluppo di
questo studio sarebbe quello di
raccogliere i dati con telecamere a
più alta frequenza (almeno 100hz)
e applicare l’acquisizione ad un numero ancora maggiore di atleti. In
questo modo si potrebbero valutare anche le differenze con atleti di
livello inferiore, oppure studiare se
i parametri valutati possono essere influenzati o meno dall’allenamento in particolare della forza.
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atleticastudi 3-4/2011
75
Analisi della tecnica
Firenze, 4 giugno 2011, Coppa Italia
!
"
Diapo 1
Dopo il preliminare (torsione del busto verso destra) il peso del
corpo è caricato prevalentemente sulla gamba destra, con piede ben fissato a terra, questo facilita l’inizio della rotazione all’esterno sull’avampiede sinistro e il pre-stiramento degli
adduttori e della muscolatura dei trasversi addominali, il busto
è leggermente inclinato avanti, il braccio sinistro allineato con
l’asse delle spalle.
Diapo 2
Veloce rotazione all’esterno di piede (pre-stiramento dei tibiali, peronei e di parte della muscolatura del polpaccio), gamba
76
atleticastudi 3-4/2011
!
"
e coscia sinistra, mantenimento del fronte rivolto in direzione
contraria a quella di lancio cercando la massima decontrazione della parte superiore del corpo (spalle e muscolatura alta
dorsale) per favorire la stabilità e agevolare il successivo spostamento del peso del corpo sul piede sinistro.
Diapo 3
Quando il piede sinistro ha ruotato di 90° seguito da ginocchio
e anca, il peso del corpo si sposta gradualmente sulla gamba
sinistra che fungerà da perno della rotazione antioraria, in questo momento entrambi gli adduttori sono in massima tensione,
il piede destro dovrebbe spingere in avanti per far ruotare più
Getto del peso: Chiara Rosa, metri 18.59
velocemente l’anca destra all’esterno e creare una maggiore
velocità angolare e anticipo rispetto alla spalla destra, essendo però l’atleta “in leggero anticipo con le spalle ” l’azione non
è così efficace.
Diapo 4
Il peso del corpo è completamente sull’arto inferiore sinistro,
sulla zona centrale dell’avampiede in modo da dare il massimo
equilibrio, tutto il corpo inizia a ruotare, la coscia “richiamata”
dal precedente stiramento degli adduttori gira esternamente,
leggero ritardo della gamba destra con piede arretrato, continua l’allineamento del braccio sinistro all’asse delle spalle, precoce l’estensione del busto che rallenta leggermente la rotazione
e provoca uno sbilanciamento verso il centro pedana.
Diapo 5
L’azione della gamba destra agevola il completamento della rotazione del piede sinistro che continua a fungere da “perno attivo” e permette all’anca destra di ruotare ben esterna, resta
arretrata la gamba destra con l’inizio di un’azione “ un po’ troppo calciata”, il capo leggermente flesso e lo sguardo in basso
continuano a sbilanciare e rallentare leggermente l’azione.
Diapo 6
Buona la rotazione del sinistro, la coscia (quadricipite), dopo
aver lavorato in modo isometrico, inizia un grande lavoro eccentrico, la gamba destra con l’anca continua a ruotare all’esterno, ancora ceduta del busto in avanti causata sempre
dalla flessione del capo, accelerazione angolare dell’asse delle spalle con “perdita di torsione” rispetto alle anche.
Diapo 7
Notevole caricamento e lavoro eccentrico della coscia sinistra,
inizio del recupero del ritardo della gamba destra che compie
un passaggio esterno sufficientemente circolare, creando una
velocità periferica elevata che “recupera parzialmente” il necessario anticipo dell’asse delle anche su quello delle spalle, il
capo ritorna in posizione eretta.
Diapo 8
Blocco della rotazione del busto, ora sufficientemente decontratto
e conseguente “recupero” dell’anca e della gamba destra, il piede destro, conseguentemente al buon lavoro eccentrico della coscia sinistra, si abbassa preparando l’azione di arrivo in centro
pedana, ceduta laterale della spalla sinistra
Diapo 9
Completamento della rotazione dell’anca destra 180° intorno
alla gamba sinistra, leggero arretramento dell’anca sinistra e
flessione del busto avanti, ceduta del braccio sinistro per evitare irrigidimenti della parte superiore che non consentirebbero l’ulteriore avanzamento dell’asse delle anche.
Diapo 10
Continua la rotazione del piede sinistro con estensione della gamba che dopo aver completato il ruolo di perno, si scarica a livello
della coscia, continuando il caricamento del piede e della muscolatura del polpaccio, per ricercare poi sia il movimento riflesso sia
un’azione attiva, passaggio “radente” della gamba destra per ricercare il centro pedana, ancora pre-stiramento degli adduttori.
Diapo 11
Minimizzata la fase senza appoggi a terra, tentativo di recupero della torsione dell’asse delle spalle nel momento di “volo”,
cercando la decontrazione del busto e spostando il braccio sinistro in avanti dopo che per tutto il tempo si era mantenuto in
asse con le spalle, la ricerca porta però anche ad una ceduta
del busto avanti e troppo in basso del braccio sinistro.
Diapo 12
Arrivo del piede destro a terra in centro pedana con eccessiva
rotazione a sinistra (superiore ai 90°), chiusura della coscia sinistra vicino alla destra per velocizzare ancora la rotazione delle anche rispetto alle spalle.
Diapo 13
Buona “centratura” del peso del corpo, sulla gamba destra in
centro pedana, continua la rotazione del piede con buon caricamento al ginocchio, ora sufficiente decontrazione del busto.
Diapo 14
Centratura del peso del corpo sulla gamba destra, l’atleta inizia a cercare “l’entrata del piede-ginocchio”, leggero ritardo
della rotazione dell’anca destra causato anche dalla ripresa di
tensione dei muscoli bassi dorsali e dell’ileo-psoas, piede sinistro ancora troppo alto, anticipo della rotazione del capo e dello sguardo in direzione di lancio che causa ancora una volta
una leggera perdita della torsione.
Diapo 15
Posizione di doppio appoggio e massimo caricamento sulla gamba destra con azione continua del piede corrispondente, piede
sinistro, indietro rispetto al fermapiede e ruotato sulla sinistra, notevole e anticipata accelerazione dell’asse delle spalle.
Diapo 16
Azione continua del piede destro, leggero anticipo dell’asse delle spalle con ceduta della parte sinistra del corpo che non permetterà il completo stiramento dei pettorali e soprattutto il
passaggio sopra la sinistra del peso del corpo e il rilascio del
peso oltre la proiezione verticale del fermapiedi.
Diapo 17
Buona estensione in avanti alto di entrambe le gambe con accentuazione della spinta verticale causata dalla divaricata troppo stretta, precoce l’azione della gamba sinistra che spinge
verso l’alto in leggero anticipo rispetto al completamento della spinta della destra, inizio dell’estensione del braccio destro
dopo la completa estensione della gamba destra.
Diapo 18
Buon avanzamento dell’anca destra anche se l’azione della
gamba sinistra (anticipata) non ha permesso il completo avanzamento del corpo in direzione di lancio, estensione completa
del braccio lanciante, azione in fuori e leggera flessione del
braccio sinistro per “controbilanciare”.
Diapo 19/20
Azione di “cambio” continuando la rotazione e usando la gamba sinistra come “bilanciere”.
commento di Enzo Agostini
atleticastudi 3-4/2011
77
Analisi della tecnica
Chiara contro Chiara
(confronto cinematico)
a cura di Nicola Silvaggi
Si propone di seguito un confronto cinematico tra due lanci le cui
prestazioni finali sono marcatamente diverse: 16,22 m il primo
lancio e 18,59 m il secondo lancio
figure 5 - 13. I due lanci sono stati
analizzati con apposito software in
due modalità diverse.
ANALISI CINEMATICA
SOVRAPPOSTA
I due lanci presi in esame sono sta-
78
atleticastudi 3-4/2011
ti sovrapposti tra loro fino a formare un'unica figura. Nelle fasi di lancio dove i movimenti sono uguali tra
loro le immagini si presentano perfettamente sovrapposte tra loro,
mentre si vedono sfasature di immagini dove si presentano movimenti diversi tra un lancio e l’altro.
Vengono presentate di seguito quattro fasi fondamentali del lancio.
Nella figura 1, momento fondamentale della partenza, non si evi-
denziano differenze sostanziali tra i
due lanci. Nella figura 2, arrivo del
piede destro a centro pedana, si
nota solo un leggero arretramento
del piede sinistro riferito al lancio di
18,59. La figura 3 mostra la fase del
finale dei due lanci, in cui si evidenzia solo una leggera sfasatura
tra la spalla e il piede sinistro. La figura 4, infine, mostra la fase immediatamente successiva al rilascio
dell’attrezzo: qui si può notare una
posizione leggermente diversa dell’attrezzo (evidenziato con l’asterisco rosso). Sostanzialmente i due
lanci non presentano differenze tecniche tali da giustificare la differenza di 2,37 m, pertanto la causa o
le cause che hanno determinato tale diversità di prestazione sono da
ricercare in altri dati.
ANALISI CINEMATICA CON DATI
Nei fotogrammi a seguire si analizzano nuovamente i due lanci precedenti (16,22m e 18,59m) con
l’aggiunta di dati riferiti ai tempi di
esecuzione delle principali fasi del
lancio.
Nella figura 5 si evidenzia il momento in cui l’atleta stacca il piede
destro dalla pedana ed inizia la fase di rotazione sul singolo appoggio della gamba sinistra. È stato
misurato il tempo di lavoro della
gamba sinistra dal momento in cui
viene staccato il piede destro fino
al momento dello stacco dello stesso piede sinistro, momento questo
in cui inizia la fase di volo. Dai dati
rilevati si evince che lo stacco del
piede destro avviene nello stesso
istante nei due lanci (dicitura “appoggio sx “ e tempo all’istante zero). La figura 6 mostra il momento
in cui viene staccato il piede sinistro del lancio di 16,22m ed inizia
la fase di volo (dicitura “volo” e tempo all’istante zero). Il tempo di spinta del piede sinistro di quest’ultimo
lancio è stato di 513 millisecondi. Il
piede sinistro del lancio di 18,59 m
è, invece, leggermente più lungo:
precisamente di 20 millisecondi (fig.
7). Anche i tempi di volo dei due
lanci sono leggermente diversi tra
loro.
Nella figura 7 si può notare che il
momento in cui inizia la fase di volo del lancio di 18,59 m (dicitura
“volo” istante zero) è successivo a
quello del lancio di 16,22 m di 20
millisecondi.
Il tempo di volo dei due lanci è invece sostanzialmente uguale
(46ms per il lancio di sinistra e di
43ms per il lancio di destra) fig. 9.
Nella figura 8 si nota la fine della fase
di volo del lancio di 16,22m e l’inizio
dell’appoggio del piede destro.
atleticastudi 3-4/2011
79
Analisi della tecnica
Questa fase termina nel momento
in cui viene appoggiato il piede sinistro in prossimità del fermapiedi
Da qui inizia la fase finale del lancio
da 16,22m, riportato in fig. 10.
La durata del singolo appoggio del
piede destro è sostanzialmente diversa tra i due lanci (223ms per il
lancio di sinistra e 250ms per quello destro) fig. 11.
Anche il finale del lancio ha un andamento diverso. Nel lancio di
16,22 m ha una durata più lunga rispetto all’altro, ma termina un attimo prima rispetto al lancio di 18,59
m (fig. 12). Il tempo della fase finale si considera dal momento dell’appoggio del piede sinistro fino al
momento in cui si stacca il peso
dalla mano. Esso risulta essere di
200ms per il primo lancio e di
170ms per il secondo fig. 12.
Nella figura 13 si possono notare
tutti i tempi delle varie fasi compreso il tempo totale dei due lanci
presi dal momento in cui si stacca
il piede destro in partenza fino al
momento del rilascio del peso dalla mano.
Dai dati illustrati non emergono differenze sostanziali tali da motivare
la diversa prestazione.
Concludendo, si può senza ombra
di dubbio affermare che una sola
analisi cinematica, anche se dettagliata, non è in grado di darci delle
risposte concrete per giustificare le
differenze metriche tra i due lanci.
Per avere delle risposte più concrete bisognerebbe abbinare all’analisi cinematica un’analisi
dinamica cioè la misurazione delle
forze espresse dall’atleta durante
le varie fasi analizzate.
Solo espressioni di forze diverse da
parte dell’atleta possono giustifi-
80
atleticastudi 3-4/2011
care differenze di prestazioni così
consistenti.
S
2011/3-4
metodologia
allenamento
Dall’attività giovanile
all’alta prestazione
quale allenamento?
Angelo Zamperin
Nelle due precedenti convention
dei tecnici (Ancona 2008/2010)
sono stati trattati, in riferimento
al salto in alto, due argomenti
molto importanti. Nel 2008 l’argomento principale è stato lo
“sviluppo, maturazione e tutela
del talento” con particolare attenzione al percorso didatticometodologico dello sviluppo. Nel
2010 gli argomenti trattati sono
stati prevalentemente tecnici, con
una particolare attenzione alla rincorsa e la preparazione dello
stacco. Inoltre sono stati analizzati filmati e dati tecnici relativi alla rincorsa in comparazione ai
dati estrapolati dalle finali dei
G.O. di Pechino 2008. Parallelamente è stato presentato il filmato, realizzato dal settore salti,
“esercizi di sviluppo della capacita’ di salto per i saltatori in alto”,
con relative esercitazioni pratiche
eseguite da alcuni atleti.
La logica conseguenza, sul piano
metodologico programmatico, di
queste problematiche è affrontare,
nella prospettiva di migliorare la
prestazione, l’argomento dell’allenamento.
Quale allenamento nel passaggio dall’attività giovanile a quella assoluta?
Non esiste una contrapposizione
tra l’attività giovanile e quella assoluta. La seconda è l’evoluzione delle prima e ne è fortemente
influenzata, positivamente o negativamente. Questo dipende dal lavoro svolto nelle categorie giovanili
e se è stato effettuato in modo corretto, rispettando i ritmi auxologici
e l’evoluzione psicofisica.
Non solo le “promesse” non devono allenarsi come gli “allievi”, ma
già nelle categorie “juniores” si devono evidenziare e accentuare gli
stimoli, legati al processo di allenamento, che affiancano e sostengono le ultime fasi dello sviluppo
auxologico e fisiologico naturale.
Nella convention del 2008, nelle osservazioni preliminari, presentammo uno studio che prendeva in
esame primati, graduatorie e medie statistiche relative al salto in alto. Questo lavoro evidenziava e
sottolineava come i primatisti nazionali e mondiali, delle categorie
giovanili (allievi/e e juniores), non
avevano avuto, ad eccezione di Sotomajor, un particolare incremento
di prestazione nell’attività assoluta.
La ricerca del “record prestigioso”
di categoria fa compiere, a volte,
errori metodologici gravi.
Il salto in alto è senza dubbio la
specialità più precoce in assoluto
del programma dell’atletica leggera, ma è anche una delle più traumatiche.
Dal punto di vista statistico, nella
storia dell’atletica moderna, il salto
in alto presenta molti giovani finalisti e un valore medio di età, corrispondente alla migliore prestazione,
nella carriera di un atleta, molto
basso: 24/25 anni. Questa precocità è più accentuata nelle categorie giovanili.
Un’osservazione molto interessante è notare come molti “campioni”
sono in grado di esprimersi ad alto
livello, se non addirittura a migliorarsi, anche in età statisticamente
avanzata per un atleta top. Ne sono un esempio anche alcuni atleti/e italiani:
• Simeoni Sara 2,00 a 31 anni
(1984)
• Di Martino Antonietta 2,04 a
33 anni (2011)
• Bettinelli Andrea 2,30 a 30
anni (2008)
• Ciotti Giulio 2,31 a 33 anni
(2009)
• Ciotti Nicola 2,28 a 35 anni
(2011)
A parte la Simeoni (3 medaglie
olimpiche) gli altri atleti sono ancora in attività. Questa situazione è
osservabile anche a livello internazionale, dove sono sempre più presenti atleti ultra trentenni. La cosa
interessante è che nessuno di questi 5 atleti/e è stato un grande talento giovanile, anche se hanno
iniziato l’attività molto presto.
Come è possibile definire il salto in
alto una specialità ”precoce” alla lu-
atleticastudi 3-4/2011
81
ce di queste considerazioni, se non
mettendo in dubbio il concetto di
talento?
Inoltre, perché la loro carriera è così longeva rispetto alla media degli
atleti/e, in termini di progressione
di risultati?
Nella relazione del 2008 si evidenziava che :
1. l’età media a cui corrisponde la
miglior prestazione della carriera nel salto in alto è inferiore rispetto alle altre specialità
tecniche
2. i record delle categorie giovanili, nel salto in alto, sono percentualmente più prossimi a quelli
della categoria assoluta rispetto
alle altre specialità
3. i primatisti giovanili troppo spesso non evolvono nella categoria
assoluta
4. gli atleti/e che realizzano grandi
prestazioni, nella maggior parte
dei casi non sono talenti precoci ma riescono a progredire con
maggior continuità.
A questo punto quattro interrogativi risultano impellenti e fondamentali:
1. cos’è dunque il “talento”?
2. come si esprime e come si misura?
3. quanto e come incide l’allenamento per poter sviluppare al
meglio il “talento”?
4. che correlazione c’è tra “predisposizione talentuosa” e rischi
traumatici e come è possibile ridurne l’incidenza statistica?
Nel dare una risposta a questi quesiti si è evidenziato che:
il “miglior talento” non è chi realizza un’ottima prestazione in età precoce, ma chi evidenzia e sviluppa
le qualità in modo equilibrato e ordinato, in modo da garantire uno
sviluppo continuo e prolungato,
con risultati sicuramente migliori in
età atleticamente matura. E’ quin-
82
atleticastudi 3-4/2011
di compito del tecnico scoprire ed
evidenziare le qualità dell’atleta e
predisporre un piano, metodologicamente efficace, per esaltarne le
doti al fine di raggiungere prestazioni elevate.
1. La valutazione dell’espressione
del talento non è cosa facile prescindendo dal risultato agonistico. Spesso i valori dei comuni
test condizionali non sono correlati ai valori della prestazione,
in particolare nelle fasce tipica-
mente giovanili. Non è corretto
confrontare i dati dei test dei vari atleti, ma è più corretto valutare il loro andamento nel medio e
lungo termine. Spesso si evidenziano elementi tecnici che
sfuggono ad una valutazione parametrica, ma che sono molto significativi agli effetti di una
evoluzione positiva del talento
espresso. Gli atleti/e che evidenziano progressivamente lunghe carriere e che esprimono
livelli di prestazione elevata, hanno evidentemente sfruttato condizioni favorevoli e solide basi per
sviluppare le loro qualità. Mentre
i “precoci”, che non hanno sviluppato il loro talento in tempi
medio lunghi, hanno evidenziato carenze del loro allenamento
sul piano programmatico-metodologico e spesso subito traumi, fortemente condizionanti,
causati da errori di impostazione tecnica.
2. Sembra evidente che la differenza, più qualitativa che quantitativa, è proprio sul piano della
organizzazione dell’allenamento. Si osserva spesso che un
atleta precoce e il suo tecnico
istintivamente sono portati a
sottovalutare l’importanza e gli
effetti positivi dell’allenamento,
in quanto già molto gratificati dai
risultati sin qui raggiunti.
L’attenzione, la disponibilità e la
partecipazione degli atleti sono
sicuramente influenzate dall’esito dei sacrifici profusi nell’allenamento, esito che, se
positivo, si traduce in un miglioramento della prestazione. Ovviamente tutto questo non può
prescindere da un’organizzazione dell’allenamento metodologicamente corretta e basata su
presupposti che devono valorizzare le qualità evidenziate. Parallelamente si devono sviluppare
le basi e creare le premesse per
garantire innanzitutto un’attività
scarsamente traumatica.
3. Le problematiche relative ad una
ipotetica correlazione tra prestazioni elevate in età precoce e
predisposizione ad eventi traumatici sono sempre state oggetto di studi e discussioni.
Analizzando in termini biomeccanici l’origine della prestazione, è evidente che ad un
risultato di elevato livello corrisponde un valore di potenza reattiva espressa altrettanto
elevata. Queste potenze elevate, espresse e sopportate da
una struttura giovane,in fase di
sviluppo e maturazione, sono
ovviamente un rischio per la
struttura, se mal gestite. Non è
solo una questione di tecnica
di salto, di movimenti precisi e
selezionati, ma anche e soprattutto di una politica di consolidamento strutturale.
Questa attività è finalizzata a
proteggere e garantire un’attività atletica di lungo termine, con
le premesse per uno sviluppo
prestativo continuo e razionale.
Come si è arrivati a questo tipo
di ipotesi?
E’ indubbio che il Flop, nella sua
evoluzione e per le sue caratteristiche, ha permesso ai giovani
e alle atlete di affrancarsi, in parte, dalla necessità di dotarsi di
elevati livelli di forza massimale.
Per realizzare elevate prestazioni è stato necessario aumentare la velocità della rincorsa con
un corrispondente aumento di
energia cinetica da utilizzare nello stacco come elemento sovrastirante e scatenante l’effetto
riflesso. Questo fattore, collegato a inclinazioni del corpo e posizioni del piede di stacco che
spesso inducono un eccesso di
pronazione, crea una situazione
fortemente critica e rischiosa allo stacco per soggetti carenti di
solida stiffness strutturale.
Il Flop è uno stile di salto che
ben si addice allo spirito e alle
caratteristiche dei giovani, è relativamente facile, divertente e
stimola la fantasia del volo. Nella sua relativa semplicità induce
facilmente ad eccedere nella velocità di rincorsa, nella convin-
zione di poter così “salire più in
alto”. Tutto questo porta ad
espressioni tecniche poco curate e controllate, che nel tempo, consolidandosi, strutturano
delle pregiudiziali che limitano
fortemente il percorso di sviluppo tecnico e prestativo. La ricerca del risultato sensazionale
comporta una serie di rischi e a
pagare di più, spesso, sono proprio i cosiddetti “talenti”.
Conclusioni e prospettive.
Il concetto di talento è istintivo e facilmente associabile alla prestazione. Sarebbe invece auspicabile e
molto più corretto e funzionale, associarlo ad una prospettiva di prestazione, considerando oltre che le
qualità fisiche e strutturali, le abilità
e le qualità psicologiche fondamentali in un percorso di medio e
lungo termine. Le probabilità di maturazione e salvaguardia delle caratteristiche emerse o latenti di un
talento, sono fortemente condizionate dal percorso educativo-metodologico del piano organizzativo
dell’allenamento, possibilmente pluriennale.
Le tappe intermedie e i vari obiettivi del percorso devono garantire
sempre la continuazione del progetto. Condizione inderogabile è la
salvaguardia dell’integrità strutturale della catena dinamica e l’acquisizione continua di abilità legate
al progetto tecnico globale.
Per realizzare questo progetto è necessario strutturare un piano programmatico di attività ed
esercitazioni che prevedano prioritariamente le seguenti fasi:
a) sviluppo del consolidamento
strutturale
b) acquisizione degli elementi fondamentali e sviluppo della capacità di salto
atleticastudi 3-4/2011
83
c) apprendimento e sviluppo tecnico degli esercizi di potenziamento: a carico naturale e con
sovraccarichi
d) basi ed elementi della tecnica di
salto Flop
e) lavoro e ricerca di una fine ed efficace impostazione della tecnica di salto Flop
In sintesi, il percorso metodologico
da realizzarsi, attraverso l’allenamento, deve avere come obiettivi:
• sviluppo tecnico
• consolidamento strutturale e
sviluppo capacità di salto
• temperamento e maturità psicologica
• miglioramento e incremento
della capacità di carico (allenabilità)
La capacità di carico in generale:
• è una capacità dell’organismo
(fisica, psichica) e in particolare dei diversi tessuti e sistemi
• è posta in relazione al carico
sportivo
• è caratterizzata dalla tolleranza dei tessuti e dei sistemi biologici rispetto al carico motorio
e alle richieste in termini di prestazione. Ciò significa che l’organismo, dopo essere stato
sottoposto al carico, recupera e si ripristina
G. Frohner (Atletica Studi
4/2010)
E’ evidente come questa capacità sia difficilmente parametrabile,
essendo costituita da un insieme
di valori non sommabili tra loro,
ma è di fondamentale importanza
per lo sviluppo e l’incremento di
tutte le altre.
Questa capacità che si esprime
compiutamente e si esalta nell’allenamento di alto livello, deve essere attivata e costruita, attraverso
opportuni dosaggi, fin dalle cate-
84
atleticastudi 3-4/2011
gorie giovanili, in quanto di fondamentale importanza per sostenere
l’impegno psico-fisico di un allenamento sistematico.
Il talento, con l’affievolirsi delle
spinte biologiche naturali di accrescimento, deve utilizzare essenzialmente stimoli dell’allenamento
per continuare a migliorare e incrementare le sue capacità.
In questa fase diventa determinante la capacità di carico acquisita, sia dal punto di vista fisico
che psichico. L’allenamento è innanzi tutto un sistema educativo
che si basa sul rapporto atleta-allenatore e deve trovare stimoli da
un ottimale rapporto di fiducia e
stima.
L’obiettivo finale dell’allenamento
è la prestazione in gara e tutti gli
effetti indotti.
Fig 1- da Frohner 1993
La prestazione è l’interazione di
tre componenti fondamentali:
1. capacità tecnica
2. capacità condizionale
3. temperamento e qualità psicologiche
Capacità che vengono costruite in
un rapporto interattivo utilizzando
la capacità di carico (allenabilità).
Questo processo di costruzione
delle capacità motorie e psichiche
viene comunemente definito come
“allenamento”.
Il principio base della stesura del
programma di allenamento è
l’adattamento come reazione allo
stimolo:
noi “siamo”, in “reazione” a quello che “facciamo”
L’equilibrio naturale omeostatico
viene spostato, sotto la spinta sti-
Fig 2
molo/adattamento, verso l’alto, cercando nuovi equilibri fisiologici di livello tale da permettere un
incremento della prestazione.
Il passaggio dall’addestramento,
delle categorie giovanili, all’allenamento delle categorie assolute, deve avvenire con gradualità ed ha la
fase critica nella categoria juniores.
Quale allenamento?
Nella letteratura sono numerose le
definizioni di allenamento. In Italia,
la più conosciuta e completa, è
quella descritta dal Prof. Vittori che,
in sintesi, definiva l’allenamento:
un processo psicologico educativo complesso, costituito dall’organizzazione delle attività fisiche, con
l’obiettivo di stimolare, utilizzando
le esercitazioni, i processi biochi-
mici di supercompensazione e
adattamento, al fine di migliorare la
prestazione in gara.
L’obiettivo dell’allenamento è dunque migliorare la prestazione in gara, attraverso l’incremento e
l’affinamento delle varie componenti.
Pertanto, quella che viene comunemente definita tecnica di salto,
diventa strettamente collegata all’evoluzione delle capacità condizionali.
Nell’interpretazione moderna dell’allenamento non c’è contrapposizione tra l’elemento tecnico e
quello condizionale: ogni esercitazione è costituita da tutte e due le
componenti che interagiscono.
Inoltre, tutte le espressioni motorie
che gli atleti evidenziano e che, con
diverse sfumature, sono classificate come:
velocità, forza, potenza, resistenza,
rapidità, estensibilità, mobilità ecc.
sono espressione di un’unica entità psicofisica:
l’ATLETA
Lo stesso apparato psico-motore,
modulando i parametri espressivi,
sviluppa tutte queste attività.
Quindi l’allenamento, nelle sue fasi
e componenti, deve agire e coinvolgere tutta la biotipicità dell’atleta.
Concetti strutturali dell’allenamento di un saltatore in alto
(esperienze di settore)
atleticastudi 3-4/2011
85
GIORNI DELLA 1° SETTIMANA
1
2
4
5
6
......
X
X
......
X
X
......
X
......
X
X
......
X
......
X
X
......
X
......
X
......
X
X
......
X
......
X
X
......
X
......
X
......
X
X
......
X
X
......
X
......
......
X
A
X
......
X
......
X
B
X
......
X
X
......
X
C
X
......
X
D
X
......
X
E
F
X
......
X
X
......
X
......
X
......
X
3
X
......
......
Principi fondamentali:
• adattamento come reazione allo stimolo
• esercitazioni con stimoli efficaci
• continuità degli stimoli e ottimizzazione della supercompensazione
• variabilità dei mezzi e delle
esercitazioni
• progressività dei carichi
• modulazione del rapporto
tra volume e intensità
• ottimizzazione della densità
86
SETT. SUCC.
atleticastudi 3-4/2011
•
•
•
7
1
2
X
......
......
X
......
X
X
......
X
X
......
......
X
......
X
X
......
X
......
X
......
X
......
X
......
X
......
X
......
X
X
......
X
......
......
X
......
X
X
......
X
......
individualizzazione dell’allenamento
valorizzazione della gara
giusto rapporto tra allenamento e gara
Questi principi, a volte complessi
ma fondamentali, costituiscono la
teoria della pianificazione, periodizzazione e programmazione dell’allenamento.
Oggetto di questo studio è la programmazione dell’allenamento di
un saltatore in alto, cioè la stesura
di un programma di allenamento,
X
......
X
X
......
X
......
......
X
secondo le nostre esperienze di
settore.
Per prima cosa dobbiamo individuare gli obiettivi, fissare i tempi, i
cicli e le unità di allenamento in relazione agli obiettivi stessi. E’ necessario tenere conto anche della
disponibilità degli atleti e della situazione logistica delle strutture e
delle attrezzature.
La programmazione del settore, in
questi anni, si è regolata secondo
queste linee:
periodo
n° sedute
INTRODUTTIVO
6–8
FONDAMENTALE
1 GENERALE
8 – 10
FONDAMENTALE
2 INTENSIVO
10 – 8
SPECIALE 1
8–6
SPECIALE 2
PREAGONISTICO
6–5
AGONISTICO
5–3
È interessante osservare come alcuni tecnici, nella loro esperienza,
hanno impostato le sedute di allenamento durante la settimana e come le combinazioni possono
variare.
Esempio di periodo fondamentale
1 generale (2008 – 2011) 8 – 10
all./sett.
Le differenze di strutturazione del microciclo settimanale non sono casuali.
Rispettano le scelte
metodologiche funzionali al posizionamento delle varie esercitazioni, in
relazione agli obiettivi, caratteristiche
dell’atleta e situazioni logistiche.
Perché le doppie sedute
giornaliere?
Ricordando che il principio base del
programma di allenamento è
l’”adattamento come reazione allo
stimolo”:
• reiterando gli stimoli più volte, nel
microciclo settimanale, rinforziamo questo principio fisiologico
• con più sedute settimanali possiamo utilizzare più mezzi e ripeterli più volte
• la doppia seduta giornaliera, con
un recupero di almeno quattro
ore, ci permette di avere un periodo più lungo di tempo per applicare gli stimoli e potere avere,
se necessario, una intensità o un
volume maggiore con una densità ottimale
• questo è possibile se l’atleta ha
una capacità di carico (costruita
negli anni precedenti) funzionale
e compatibile
• la doppia seduta giornaliera consente di utilizzare più mezzi di allenamento in forma di contrasto
e/o complementare salvaguardando la qualità degli elementi
tecnici
Struttura della seduta
di allenamento
I parametri dell’unità di allenamento sono:
1. durata temporale
2. caratteristiche del carico: rapporto volume/intensità
3. densità
4. tipologia e qualità dei mezzi
1) durata della seduta: varia in funzione dei mezzi, degli obiettivi,
del periodo e se siamo in regime
di singola o doppia seduta giornaliera. Mediamente il tempo varia tra i 120 e i 180 minuti.
Percentualmente:
• 25% dedicato al cosiddetto “riscaldamento”
• 50% dedicato ai compiti dell’attività principale
• 25% dedicato ad esercizi
complementari di contrasto o
compenso
La cura dell’elemento tecnico è
sempre presente in tutte le fasi
e i collegamenti tra le diverse
esercitazioni devono sempre es-
sere chiari ed evidenti e l’atleta
deve essere educato ed informato a questa metodologia del
controllo e del feedback motorio.
I trasfert neuromotori avvengono
sia a breve che a medio termine
e sono fondamentali sia quelli tecnici che quelli condizionali.
2) La caratteristica del carico (gli
esercizi), nel rapporto volume/intensità, la densità e la capacità di carico dell’atleta
definiscono la tipologia dello stimolo e la sua efficacia.
Il riscaldamento
Il riscaldamento acquista una sua
particolare importanza nel processo tecnico- educativo. E’ necessario evitare la banalizzazione e la
standardizzazione monotona e ripetitiva di questa fase introduttiva
della seduta di allenamento.
E’ necessario ripudiare la prassi,
purtroppo spesso consolidata, del
binomio (molto comodo) “corsa e
stretching”.
E’ fondamentale organizzare modelli di riscaldamento che siano dei
contenitori di esercitazioni varie e
attività stimolanti, correlate con le
esercitazioni principali della seduta
e del periodo.
FUNZIONI DEL RISCALDAMENTO:
• Preparare
organicamente
l’atleta:
temperatura, viscosità, circolazione, pressione sanguigna,
ossigenazione ecc.
• Migliorare la coordinazione generale, feedback motorio, sensibilità propriocettiva generale
e locale
• Introdurre elementi tecnici
semplici per attivare le capacità di collegamento e transfert
motorio
• Possibilità di introdurre ele-
atleticastudi 3-4/2011
87
Esempi di riscaldamento in funzione della parte principale della seduta:
COMPITO PRINCIPALE
FORZA MAX DINAMICA
TECNICA DI SALTO
CAPACITA’ DI SALTO
(balzi, andature, pliometria)
CORSA GENERALE E/O
SPECIFICA
menti di sviluppo di potenziamento generale
• Sviluppo della flessibilità generale e specifica (estensibilità muscolare + articolarità)
• Sviluppo posturale, stabilità e
stiffness generale
• Costruzione di catene dinamiche con esercizi vari: corsa,
salti, marcia, andature, lanci
ecc.
88
atleticastudi 3-4/2011
RISCALDAMENTO
• Corsa lenta alternata ad esercizi di estensibilità muscolare
• Flessibilità generale
• Esercizi con palle mediche + lanci
• Esercizi di potenziamento generale con piccoli attrezzi o bilanciere, es: 3 esercizi per 2/3 serie, collegati agli esercizi di F. Max.
Din.
• Corsa lenta variando la forma e l’appoggio del piede
• Variazioni, alternando corsa e andature
• Esercizi di flessibilità generale e specifica + slanci
• Andature tecniche, generali e specifiche, di corsa
• Elementi di acrobatica generale e specifica
• Corsa lenta variando l’intensità e l’appoggio
• Esercizi estensibilità e mobilità tibiotarsica
• Esercizi di flessibilità generale e localizzata
• Variazioni e combinazioni di corsa e andature
• Esercizi di agilità con ostacoli e/o andature tecniche per i balzi
• Corsa lenta a varie intensità
• Esercizi estensibilità generale
• Andature di corsa + progressivi
• Esercizi di rapidità con “over” (5- 30cm) e/o esercizi di agilità
con ostacoli
Le esercitazioni attivate devono prioritariamente essere collegate all’attività principale della seduta e pertanto
necessitano della presenza del tecnico che deve avere un ruolo di:
• guida
• controllo
• verifica
• correzione
Dei mezzi e delle esercitazioni utilizzate.
esercizi con plinti
altri tipi di esercizi e attrezzi utili ai
fini del riscaldamento
Fondamentale è il principio della
correlazione tecnico/dinamica con
la parte principale della seduta di
allenamento.
E’ ovvio che in queste condizioni è obbligatoria la presenza del tecnico
altrimenti
corsa e stretching
ESERCITAZIONI
ED OBIETTIVI DEL RI -
Fig. 3
SCALDAMENTO
• Condizionamento organico
• Flessibilità generale
• Flessibilità specifica della colonna
• Mobilità e controllo del bacino
• Agilità e destrezza
• Capacità di decontrazione
• Equilibrio
• Postura ed esercitazioni per la
stiffness del sistema
• Propriocettività dei piedi
• Mobilità e controllo del bacino
• Esercitazioni analitiche della corsa
• Esercitazioni analitiche per i salti
• Esercizi introduttivi alle esercitazioni di forza/potenza
Le esercitazioni nelle sedute
di allenamento
Le sedute vengono organizzate in
modo sistematico, utilizzando le
esercitazioni come stimolo per raggiungere un adattamento funzionale al miglioramento della prestazione.
atleticastudi 3-4/2011
89
Questo processo per realizzarsi ha
bisogno di continuità nel tempo e
di reiterazione degli stimoli, regolando l’alternanza dei carichi e la
densità.
La prestazione è il risultato della
combinazione delle qualità tecniche e condizionali coordinata dalle
qualità psicologiche e temperamentali, in gara come nell’allenamento. Nell’allenamento ha
un’importanza fondamentale la capacità di carico e l’aspetto motiva-
zionale.
Pertanto, per organizzare secondo
criteri metodologici, sistematici e
funzionali tutto l’allenamento, è necessario, per comodità strutturale,
usare gruppi di esercitazioni, tra loro omogenee e correlate, che qualificano e quantificano lo stimolo.
Pertanto avremo un prospetto del
rapporto della prestazione coi mezzi dell’allenamento del tipo:
Questo schema va integrato con la
piramide dello sviluppo della po-
PRESTAZIONE
Capacità di salto
Forza esplosiva
Forza max dinamica
Forza generale
Stiffness strutturale
Muscolazione localizzata
Fig.4
90
atleticastudi 3-4/2011
tenza reattiva che caratterizza la
prestazione.
Queste classificazioni sono riferite,
per comodità d’uso e interpretazione, alle diverse forme di espressione dinamica che l’atleta può
esprimere usando un unico “sistema”. Questo sistema è costituito
dal suo complesso apparato neuromotorio che nell’attività non modifica la sua costituzione biologica
ma solo la qualità funzionale biochimica.
• distribuzione del carico in modo omogeneo e funzionale
• alternare lavoro e pause per il
ripristino e il recupero
• la sequenza e la frequenza dei
vari stimoli devono essere funzionali ai principi biologici dell’adattamento
• la distribuzione e l’alternanza
delle diverse esercitazioni devono essere correlate agli
Organizzazione e stesura
del microciclo settimanale
L’accorpamento dei vari mezzi ed
esercitazioni in gruppi omogenei facilita l’organizzazione dei cicli settimanali dei periodi di lavoro.
Il microciclo settimanale deve soddisfare le seguenti esigenze:
obiettivi del periodo
• l’alternanza dei gruppi di esercizi deve stimolare, per somma, contrasto e adattamento,
la risposta dell’organismo
• i mezzi, che caratterizzano una
categoria di esercitazioni, devono essere correlati funzionalmente tra loro, in modo da
potere essere identificati come un unico stimolo
Esempio n° 1
FONDAMENTALE 1 GENERALE (NOVEMBRE)
1
f.max.din
+
compenso.
---------½ cap.salto
+
corsa
2
---------tecnica
+
corsa
3
---------cap. salto
+
corsa
+
musc. loc.
4
f.max. din
+
compenso.
---------corsa
+
acrobatica
5
---------tecnica
+
corsa
6
7
cap. salto
+
corsa
+
musc. loc.
----------
riposo
+
fisioterapia
6
7
FONDAMENTALE 2 INTENSIVO (DICEMBRE)
1
---------tecnica
+
corsa
2
f.max.din
+
compenso.
---------½ cap.salto
+
corsa
3
---------cap.salto
+
corsa
+
musc.loc
4
---------tecnica
+
corsa
5
f.max.din
+
compenso.
----------
cap. salto
+
corsa
+
posture
----------
riposo
+
fisioterapia
atleticastudi 3-4/2011
91
DISTRIBUZIONE DEI MEZZI NEL MICROCICLO SETTIMANALE
A prescindere dall’organizzazione
dei periodi e dei mesocicli, l’unità
più identificativa del programma di
allenamento, è il microciclo settimanale.
Si possono organizzare anche microcicli di 3/10 giorni ma sono più
difficili da gestire.
L’organizzazione del microciclo
nella settimana di 7 giorni ci permette di tener conto delle attività
relazionali dell’atleta e delle strutture logistiche. Affinché il processo stimolo – adattamento sia il più
efficace possibile è necessario
che gli stimoli, caratterizzati degli
esercizi e dalle loro combinazioni, si ripetano più volte nell’arco
della settimana e a volte della
giornata.
La distribuzione dei gruppi omogenei di esercizi e il rapporto tra
loro è in funzione del periodo e
degli obiettivi del periodo stesso.
Vediamo due esempi, nei periodi
di preparazione fondamentale 1
e 2, dove si possono avere delle
differenti distribuzioni in quanto
gli obiettivi dei mesocicli sono diversi.
Esempio n° 2
FONDAMENTALE 1 GENERALE (NOVEMBRE)
1
2
f.max.din
+
compenso.
---------½ cap.salto
+
corsa
---------tecnica
+
corsa
+
musc.loc
3
f.max. din
+
compenso.
---------½ cap salto
+
corsa
4
riposo
attivo
5
---------tecnica
+
corsa
+
musc.loc
6
f.max. din
+
compenso.
---------cap salto
+
corsa
7
riposo
+
fisioterapia
FONDAMENTALE 2 INTENSIVO (DICEMBRE)
1
2
f.max.din
+
compenso.
---------tecnica
+
corsa
92
---------cap salto
+
corsa
+
musc.loc
atleticastudi 3-4/2011
3
f.max. din
+
compenso.
---------½ cap salto
+
corsa
4
riposo
attivo
5
---------tecnica
+
corsa
+
posture
6
f.max. din
+
compenso.
---------cap salto
+
corsa
7
riposo
+
fisioterapia
Forza max dinamica
Capacità di salto
Tecnica
Corsa
Esempio 1
2
3/4
2
6
Nei due esempi si evidenziano alcune caratteristiche e differenze in
relazione agli obiettivi:
• Nel fondamentale 1 si privilegia il lavoro di forza massima
dinamica e di forza esplosiva
• Nel fondamentale 2 si privilegia il lavoro di capacità di salto e di tecnica di salto
• La corsa è sempre presente,
in tutte le sedute, nelle sue varie espressioni
• Nel microciclo settimanale abbiamo una frequenza da 2 a 4
volte dei mezzi più importanti
E’ evidente che le esercitazioni di
capacità di salto, avendo lo stesso
principio neuromuscolare, si sommano come stimolo alla tecnica di
salto e pertanto il carico deve essere modulato a seconda delle necessità e delle caratteristiche della
seduta.
VOLUME DEL CARICO DELLE
ESERCITAZIONI
Non è facile quantificare generalizzando il concetto, il numero degli
stimoli deve variare in relazione al
tipo di esercitazione, gli esercizi non
sono tutti uguali come dispendio
energetico neuromuscolare.
Nell’esperienza di settore ci siamo
regolati approssimativamente secondo queste indicazioni nell’ambito di una seduta:
forza max dinamica 80/100 stimoli
(esclusi gli esercizi per i piedi)
Esempio 2
3
3
2
5
capacità di salto 80/150 balzi / salti
salti tecnici 20/40
corsa 500/1200 metri
Esempio di organizzazione
di sedute di allenamento
FORZA MAX DINAMICA
a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, andature, esercizi di flessibilità
b) introduzione con esercizi di
forza generale e muscolazione localizzata: palle mediche,
lanci, 3 esercizi x 2/3 serie,
con riferimento agli esercizi
principali della seduta
c) parte principale:
• 1 esercizio di forza esplosiva: girata o strappo o combinazione 4 / 6 serie x 1 / 5
ripetizioni
• 2 esercizi per estensori
gambe o simili: varie tipologie di ½ squat, step, jump.
4 / 8 serie x 5 / 8 ripetizioni
per esercizio
• 1 esercizio per i piedi: 3 / 5
serie x 10 / 20 ripetizioni
Tra i vari esercizi vengono
eseguiti balzi, cadute, progressivi, andature in forma
compensativa
d) compenso: esercizi in corsa,
andature, esercizi di elasticità, balzi ecc.
Le sedute di forza max dinamica
hanno come obiettivo lo sviluppo
della forza massima ed esplosiva,
in modo dinamico
Nella seduta si alternano esercizi
con diversi indici di resistenza, diversa velocità e angolo di lavoro.
La velocità di esecuzione è la
massima consentita dal carico
esterno e quindi è massimo il carico interno.
Tra gli esercizi con sovraccarico
vengono eseguiti esercizi a carico naturale per stimolare il sistema neuromuscolare a velocità più
elevate, utilizzando il metodo a
contrasto. Al termine della seduta gli esercizi di compenso hanno il compito di riportare tutto il
sistema ad un regime di lavoro
naturalmente dinamico, attivando il sistema elastico – reattivo
presente negli esercizi di corsa e
nei salti (ricordarsi di essere saltatori).
Gli esercizi usati con carico aggiuntivo sono modulati, oltre che
nella velocità di esecuzione e nella
cinematica anche nell’angolo di lavoro. L’angolo, nell’ambito della
periodizzazione, deve avvicinarsi
progressivamente a quello del salto di riferimento.
CAPACITÀ DI SALTO
a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, flessibilità, esercizi tibiotarsica
b) riscaldamento specifico (a
scelta)
• andature e /o esercizi tecnici per i balzi
• esercizi con funicella
• elasticità con “over” o altri
attrezzi
c) parte principale: 3 / 5 esercizi di tipologie diverse
• salti in sequenza con 2 / 3
/ 4 passi e con 4 / 5 hs
• balzi multipli estensivi, alternati e successivi
• balzi a piedi pari in avanzamento con hs da 20 a 107
cm
atleticastudi 3-4/2011
93
cede la seduta, e le esercitazioni di
corsa, di compenso e/o di contrasto, successive, diventano un unico sistema con l’esercitazione
principale, ai fini di ottimizzare lo stimolo.
TECNICA DI SALTO
a) riscaldamento organico: corsa, variazioni, flessibilità, andature
b) flessibilità specifica e /o acrobatica
c) svincoli a piedi pari da fermi e
con alcuni passi
d) eventuali tecniche di salto
semplice: frontale, forbice,
doppia forbice
e) salto flop con 4/10 passi
f) esercizi di corsa come compenso e/o decontrazione
• balzi a piedi pari verticali
con hs da 50 a 120 cm
• pliometria generale e specifica
• esercizi anche con sovraccarico (cinture, giubbetti
ecc)
d) esercitazione tecnica di corsa: in curva, rettilinea, mista,
ritmica, con hs
Il prof. Kreer, in un incontro del
2006, stigmatizzava che nella realtà si evidenziano diverse capacità
di salto:
• capacità di salto verticale
(antigravitazionale)
• capacità di salto orizzontale (mantenimento della velocità)
• capacità di salto pliometria
(caduta e rimbalzo)
• capacità di salto di forza
94
atleticastudi 3-4/2011
(con sovraccarico)
Le sedute che hanno come obiettivo lo sviluppo della capacità di salto, sono organizzate in modo che
nell’arco del microciclo settimanale siano presenti, possibilmente,
tutte le forme di salto, con diversa
percentuale in relazione al mesociclo di lavoro.
All’inizio, nei primi cicli preparatori,
saranno prevalenti gli esercizi tipicamente esplosivi, in forma estensiva e quelli a piedi pari nelle varie
tipologie.
Nei periodi successivi, verso l’attività agonistica, saranno prevalenti
gli esercizi tipicamente reattivi, a velocità maggiore, con tempo di contatto inferiore e più specifici in
relazione al gesto tecnico di riferimento.
Il riscaldamento specifico che pre-
Gli obiettivi della seduta tecnica sono numerosi:
• strutturare e automatizzare
nel modo più efficace i movimenti tecnici
• trasferire nel salto gli incrementi di potenza reattiva
derivati dal lavoro di sviluppo della capacità di salto e
di forza max dinamica
• innalzare le soglie inibitrici fisiologiche e psicologiche utilizzando misure crescenti
• sviluppare una capacità di
resistenza al salto
• pianificare strategie di gara
utilizzando varie progressioni e pause
• produrre stimoli molto forti
e grande correlazione con il
gesto gara per l’incremento della potenza reattiva
• acquisire stabilità tecnica e
autostima in funzione della
gestione della gara
• abituarsi ad affrontare, in allenamento, misure crescenti
vicine al proprio record
MUSCOLAZIONE GENERALE LOCALIZZATA
Esercizi in forma globale e/o analitica eseguiti in circuito a stazioni:
6/10 esercizi per 3/4 serie per 8/12
ripetizioni in funzione delle esigenze e necessità.
PROCESSO DI SVILUPPO DELLA FORZA/
POTENZA
E’ più corretto usare il termine potenza, essendo il gesto di riferimento un movimento molto
dinamico di tipo esplosivo-riflesso,
inoltre il termine forza è un concetto molto generico che necessita
sempre delle precisazioni in merito
al contesto dell’applicazione.
Lo sviluppo della forza reattiva/potenza è l’anello cardine di tutto il
processo di allenamento, quello
che attraverso lo sviluppo della capacità di salto, nei suoi vari aspetti, ci permette di incrementare la
prestazione gara. E’ indubbiamente la fase più complessa, più discussa e controversa.
In passato si strutturavano, nei periodi, allenamenti che presentavano sedute estenuanti di forza max
(carichi pesanti), altre di velocità, al-
tre ancora di tecnica e balzi. Questo metodo, non necessariamente
a blocchi, aveva pochi collegamenti
tra le esercitazioni e le varie sedute, impoveriva l’allenamento e ne limitava lo sviluppo.
Si evidenziavano scarsi collegamenti e trasferimenti di abilità e capacità.
E’, quindi, necessario arricchire il percorso dello sviluppo con mezzi ed
esercizi più specifici e più correlati
con la prestazione. I carichi devono
essere modulati nel volume e nelle
intensità durante gli allenamenti.
Le sedute di “forza” non devono
essere standardizzate e monotone, ma avere un mix di forza max,
esplosiva, elastico-reattiva + compenso/stimolo finale con corsa, andature, esercizi di salto.
Non è il “muscolo” che deve essere stimolato nel suo metabolismo,
ma tutto il sistema neuro-muscolo-osteo-articolare.
Gli obiettivi del lavoro per l’incremento della forza reattiva/potenza
sono funzionali all’incremento della prestazione:
a) incremento della potenza reattiva
• miglioramento del reclutamento e della coordinazione neuromuscolare
• valorizzazione dell’utilizzo
dell’energia elastica
• potenziamento del sistema
del riflesso miotattico
• aumento della forza max
b) riduzione dell’assorbimento e
della dispersione energetica
• incremento della stiffness
strutturale
c) innalzamento della soglia inibitoria
• adattamento dei sistemi di
protezione muscolo-tendinei
E’ evidente ed è assolutamente
necessario che il lavoro di forza
massima dinamica sia strettamente interconnesso con quello
della capacità di salto e dello sviluppo della velocità di corsa/rincorsa.
D’altronde non bisogna mai dimenticare che l’atleta è un’unica
entità psico-fisica che può meccanicamente e fisiologicamente
esprimersi in “modi” differenti.
atleticastudi 3-4/2011
95
S
2011/3-4
metodologia
allenamento
Interdisciplinarietà
del mezzofondista:
pianificazione cross,
pista, strada
e montagna.
Silvano Danzi
Settore tecnico mezzofondo e fondo
La corsa in montagna e il mezzofondo, sono figli dello stesso gesto naturale e quindi inevitabilmente esistono dei punti di contatto e dei passaggi metodologici
importanti in comune, elementi di forza nei contenuti
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atleticastudi 3-4/2011
e nelle rispettive esperienze che possono essere di
aiuto in qualsiasi ambito, anche a fronte di notevoli differenze tecniche.
1. Dal punto di vista del mezzofondo.
Abbiamo sempre sostenuto che i passaggi fondamentali di crescita per un giovane mezzofondista devono essere i cross e la pista. I cross sono esperienze
in cui le qualità organiche, tecniche e muscolari sono
stimolate al massimo e sono “palestre di fatica” indispensabili per la mentalità dell’atleta.
In pista quello che è fondamentale è “la multilateralità
specifica” dei nostri ragazzi: la capacità di correre tutte le distanze del mezzofondo con e senza ostacoli.
Deve essere un’impostazione con forti implicazioni tecniche, metodologiche ed agonistiche con conseguenti
contenuti nell’allenamento e nella scelte delle gare.
Quest’approccio non esclude la corsa in montagna e
non contraddice l’oggetto dell’articolo, ma anzi, ne è
fondamento: la corsa in montagna è un valore aggiunto
alla crescita di un giovane corridore!! Così come l’attività in pista, con tutte le esercitazioni correlate, possono esser di aiuto all’altro settore. L’attività della
così impostata permetterà ai nostri atleti di avere ancora successivi margini di miglioramento anche dopo
i 20 anni; è questo vale per qualsiasi tipo di corridore.
montagna rappresenta un’ottima esperienza nella direzione della multilateralità e si avvicina tantissimo alla corsa campestre.
Questo legame è testimoniato da alcuni recenti risultati ottenuti dall’Italia nel cross in cui l’apporto degli
atleti provenienti dalla corsa in montagna è stato decisivo.
Se è vero che nella formazione dei giovani non bisogna
avere paura dei volumi di corsa, che devono essere
arricchiti di varietà e di molte esperienze, sostenuti
dai giusti livelli di forza e che non dobbiamo far perdere la gioia e il piacere di correre, molte volte questi elementi sono più evidenti nei giovani provenienti
dalla montagna. E’ quindi molto forte il collegamento
metodologico nella formazione giovanile.
E’ importante rispettare il presupposto dei criteri di formazione che non vadano nella direzione della specificità, ma che siano “aperti” alla capacità di correre bene
in tutte le situazioni e a tutte le velocità. Una strada
D’altra parte la corsa in salita è un mezzo di allenamento speciale di enorme utilizzo nella preparazione
di qualsiasi mezzofondista, veloce e/o prolungato.
Le varietà delle proposte (vedi tabella a fianco) sono
molte e il loro utilizzo nella programmazione è vasto:
in tutto l’anno, dal periodo fondamentale a quello agonistico. Il rapporto tra sviluppo della forza attraverso
la corsa in salita e gli stimoli per l’incremento delle qualità aerobiche (la potenza per prima), è molto interessante e ricco di esperienze, di spunti di riflessione. I
contenuti si alternano e/o si seguono in sedute successive, nella stessa giornata e, negli atleti evoluti, nella stessa seduta di allenamento.
L’utilizzo della corsa in salita nell’allenamento di un
mezzofondista è un argomento molto discusso e non
è scopo di questo intervento entrare nello specifico.
E’ la categoria allievi/e la fascia di età più importante
nella costruzione delle qualità di base ed è proprio qui
che è auspicabile e fattibile il rapporto agonistico,
tecnico e programmatico tra corsa campestre, montagna, strada e pista.
Manca Immagine
2. Mezzofondo-montagna: quali differenze.
A LIVELLO FISIOLOGICO
Fermiamoci un attimo ad analizzare due test del lattato fatti nel 2006 a Formia durante un raduno del “ta-
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• tempi e modalità di appoggio dei piedi;
• rapporto tra muscoli agonisti-antagonisti;
• regime di contrazione con evidenti fasi eccentriche nella corsa in discesa;
• estrema importanza dell’elasticità muscolare nelle gare in pista;
• coordinazione con il busto e gli arti superiori;
• applicazione di forza (intensità e tempi di applicazione);
• percorsi gara, specialmente alternanza salita-discesa;
• tecnica di corsa in discesa;
• condizioni ambientali.
lento” a due giovani molto promettenti, uno della corsa in montagna ed uno della pista.
Sono due test di buon livello con valori di lattato ai 4
mml superiori ai 19 km/h ed uno sviluppo grafico della curva che evidenzia per tutte e due qualità aerobiche di prim’ordine. Se volessimo scegliere quale è il
migliore, sicuramente sarebbe da indicare quello dell’atleta della corsa in montagna: non solamente per il
valore alla soglia anaerobica, ma anche, e soprattutto, per come è “aperta” la curva lattato-velocità di corsa, specialmente nella zona mista attorno alla soglia
anaerobica.
In altre parole: da questo test le qualità organiche del
corridore in montagna non sono per niente inferiori, anzi. Le propensioni evidenziate sono le stesse anche per
il mezzofondo prolungato. Questo dato è stato confermato anche da alcuni risultati dei cross dove i due sono stati protagonisti assoluti anche a livello europeo,
vincendo medaglie importanti. Dal punto di vista fisiologico, come potenziale, non ci sono differenze tra le
due tipologie di corridori e spesso quello maggiore è
espresso dagli specialisti della montagna. I molti test di
Conconi fatti negli anni confermano lo stesso dato.
A LIVELLO MECCANICO
E’ questa la differenza maggiore tra le due specialità.
In modo sintetico, vorrei elencare quelle principali:
• rapporto ampiezza-frequenza di corsa nel complesso di una prestazione;
• ancor più marcata la differenza ampiezza-frequenza nei cambiamenti che le diverse fasi della
gara in montagna impongono (salita, discesa);
• velocità e tempi di gara;
98
atleticastudi 3-4/2011
Se queste differenze non sono così evidenti da allievi,
anche nei risultati di gare in pista, la successiva specializzazione porta ad un’estrema evidenziazione delle difficoltà tecniche nel passaggio da un ambiente
all’altro. Molti corridori di montagna perdono nel corso degli anni qualità elastiche e meccaniche e l’azione di corsa diventa sempre più rigida, anche nelle
azioni del tronco e degli arti superiori, con tensioni marcate specialmente quando occorre saper esprimere
velocità di corsa diverse e più elevate.
Anche a fronte di evidenti miglioramenti dei parametri
fisiologici, rilevabili dai test di valutazione, non si riscontrano incrementi delle prestazioni soprattutto in
pista, meno su strada e nei cross. Comunque anche
nella corsa campestre, servono percorsi “lenti” e/o duri, pesanti e con molto fango, per permettere agli atleti della corsa in montagna di essere competitivi ai
massimi livelli.
Allo stesso modo, diversi atleti di buon livello, provenienti dalla pista e dalla strada, pur avendo buone propensioni strutturali ed organiche per la montagna,
trovano evidenti difficoltà tecniche.
Sarebbe interessante aprire una discussione di carattere metodologico e tecnico se serve (se è possibile,
ma ancor più come) “coltivare” atleti più ecclettici. La
mia poca e limitata esperienza nella corsa in montagna mi impedisce una risposta esaustiva e il quesito
lo rimando a chi ha più elementi di valutazione di me.
2. Mezzofondo-montagna: la (possibile) strada in
comune.
LA PROGRAMMAZIONE
Nelle categorie cadetti/e ed allievi/e c’è un enorme
spazio di intervento e di possibile cooperazione e condivisione. Gli obiettivi primari devono essere quelli del-
la crescita, non quelli della ricerca esasperata dei risultati. La strutturazione della stagione agonistica, che
si sviluppa in un arco di mesi molto ampio, lascia spazio a molte esperienze. Non è molto difficile trovare
una giusta programmazione degli impegni.
Semplicemente e schematicamente potrebbe essere:
• la stagione invernale dedicata alla corsa campestre con i campionati nazionali a fine gennaio e i
campionati di società entro marzo
• nei mesi di marzo, aprile e prima metà di maggio
si potrebbe proporre un’attività mista con inserimento di qualche gara di corsa in montagna (e i
campionati nazionali) come naturale collegamento
con i cross invernali;
• nei mesi di maggio e giugno i ragazzi farebbero
la prima parte dell’attività in pista;
• settembre ed ottobre, seconda parte della pista
e campionati italiani di categoria.
Uno dei nostri miglior giovani, corridore dei 1500, da
cadetto aveva vinto il titolo italiano di corsa in montagna e questo non gli ha precluso di sviluppare tutte le
caratteristiche, organiche e tecniche, per correre forte in pista. Tutto dipende molto dall’equilibrio che il
tecnico riesce a dare al lavoro di costruzione generale, in particolare se a fronte di queste esperienze vengono anche proposte tutte le esercitazioni di carattere
ritmico e tecnico alla base della formazione di un corridore.
Il caso più eclatante è quello di uno dei giovani italiani più forte di sempre sui 400 metri, medagliato agli
europei 2011 di categoria, che da cadetto ha fatto
esperienze di corsa in montagna.
La storia di questa specialità è ricca di questi esempi,
da tanti anni a questa parte.
Sicuramente è molto più difficile la programmazione
dalla categoria junior.
L’attività invernale deve essere ancora incentrata sul
cross e un passaggio in comune con i mezzofondisti
prolungati può essere la fase regionale dei metri 10.000
fatto come test di verifica del lavoro di costruzione.
Molto più difficile il periodo estivo. Il calendario è
schiacciato ed entro giugno sono condensati tutti gli
appuntamenti importanti, sia della montagna e sia
della pista.
E’ da qui che occorre fare una prima scelta di programmazione, anche se io non sarei molto drastico e
lascerei ancora delle importanti esperienze di crescita generale.
Nei contenuti dell’allenamento le tappe fondamentali
hanno grosse affinità.
Il lavoro di costruzione organica di base e il successivo sviluppo della potenza aerobica sono elementi comuni, così come lo sviluppo della forza attraverso i
circuiti, le salite, le cronoscalate e i lavori misti. I volumi di lavoro dei corridori in montagna non sono molto diversi da chi prepara i cross. I punti in comune nella
preparazione invernale sono quindi tantissimi: metodologici e agonistici. Occorre quindi un’organicità delle proposte:
• tecniche,
• metodologiche
• agonistiche e di calendario-gare.
Il confronto tra le due discipline deve far scaturire delle iniziative e delle sinergie che non possono che far
bene a tutti.
Sono da valutare anche dei raduni di allenamento in
comune, specialmente fino alla categoria allievi, sia
centrali-nazionali e sia periferici.
Il progetto “corsa in montagna-siepi” (atleticastudi n 4
del 2010 pagina 62 “Dalla montagna alle … siepi”),
promosso dal comitato regionale piemontese nel 2010
e continuato in questa stagione, è sicuramente un valido esempio di come si possa attuare un ponte di collegamento con evidenti risultati positivi per tutti. Sono
momenti di avvicinamento dei tecnici periferici, di confronto con le loro esperienze e con le loro difficoltà.
Questo convegno è un contributo rilevante di collaborazione e per questo ringrazio, a nome mio e di tutta la struttura del mezzofondo nazionale, gli
organizzatori per l’invito che mi è stato fatto.
Nota finale:
la presentazione in formato Power Point’97 è scaricabile all’indirizzo: http://db.tt/E0eJa6z
Tratto dal convegno “Aspetti tecnici e fisiologici della
corsa in montagna”. Zelbio (CO), 20 agosto 2011
atleticastudi 3-4/2011
99
S/rubriche
STORIA E CULTURA
In comunione
con gli antenati
Atletica e forza tra i Bororo,
indios del Mato Grosso
Marco Martini
Così come nel panorama sportivo occidentale esistono numerose forme in cui esprimere la propria forza
senza che una di queste in particolare possa essere
preferibile per assegnare una sorta di titolo di “uomo
più forte del mondo”, anche tra i popoli di interesse
etnologico il concetto di forza varia a seconda delle
singole tradizioni. In diverse etnie delle zone fredde
dell’ovest dell’America Settentrionale, i nativi praticano gare che consistono nel sollevamento e trasporto
per brevi distanze di pesanti macigni, uno sport che
non ha paralleli nella nostra società, dove il sollevamento pesi non è abbinato alla deambulazione. Qualcosa di simile ma molto più spettacolare, tanto che è
persino diventato richiamo turistico (o per lo meno per
appassionati occidentali), lo incontriamo tra gli indios
Bakoróro
(a sinistra) e
Itubóri (a destra),
i più importanti
Esseri ultraterreni
nel culto degli
antenati dei
Bororo, di cui
fanno parte
anche i riti
sportivi descritti.
Impugnano i loro
personali
strumenti
musicali, íka e
panno.
100
atleticastudi 3-4/2011
della famiglia linguistica Gê, soprattutto i Timbira del
nord-est brasiliano, che gareggiano a staffetta a trasportare per due o tre chilometri dei ceppi di tronco
d’albero pesanti anche fino a 100 chili, alternando i
frazionisti, che scaricano sulle spalle del compagno il
pesante fardello quando, sfiniti, hanno esaurito le energie. In queste pagine andremo a esaminare ciò che
accade in una tribù di cacciatori-pescatori raccoglitori del Mato Grosso, linguisticamente a se stante (e
quindi non apparentata con altre etnie del Sud America), le cui credenze religiose sono basate su un culto degli antenati decisamente anomalo per degli indios:
i Bororo.
Anche in questa tribù il concetto di forza si estrinseca
attraverso la combinazione tra il sollevamento e il trasporto di un peso. Due sono le occasioni in cui vi si ricorre. Una è una danza denominata Marído (o
Maríddo) Aróe, che è di grande impegno atletico e fa
parte del ciclo funebre attraverso il quale si ricordano
i morti e venerano allo stesso tempo gli antenati. Marído è la palma di buriti (Mauritia flexuosa), una grande palma che cresce in località ricche di acqua,
fornisce una sorta di noci di cocco e un midollo sfruttabili a scopi alimentari, materia prima per corde e intrecci, e una linfa ottima da bere. Aróe significa anima.
Questa danza si svolge nell’ambito dei riti per la morte di un membro del villaggio, dopo molti altri canti e
rituali, e dopo che la carne è stata completamente rimossa dalle ossa del defunto. Gruppi di uomini si recano nel bosco per prelevare rami delle palme di buriti,
a cui tolgono le foglie; con i grandi gambi vengono approntate delle bacchette, che vengono legate e compattate tra loro con le foglie. Le fascine ottenute sono
poi unite tra loro e arrotolate fino a formare due enormi ruote ulteriormente saldate con corde e altro materiale. Una più grande e una un po’ più piccola, le
due ruote sono solennemente trasportate al centro
della piazza del villaggio, una fianco all’altra; gli indigeni le connotano con gli appellativi di maschio e femmina. Poi due gruppi di uomini, in un luogo appartato,
si acconciano per la cerimonia con gli ornamenti appropriati al ruolo che devono svolgere; entrambe le fazioni rappresentano gli spiriti degli antenati che
discendono nel villaggio per condividere quel momento
con i vivi. Con qualità da attori consumati, gli indios
che impersonano gli spiriti degli avi si muovono in maniera diversa da quella in cui si muovono i vivi: esitante, impalpabile, eterea. Poi, d’improvviso, la cerimonia
si accende. Gli altri uomini, sempre divisi in due gruppi, sollevano le ruote e se le caricano sulle spalle. «La
babilmente sia la forza generatrice del maschio sia la
fecondità femminile. Ma, soprattutto, è la presenza
degli antenati a rendere il rito efficace, in primo luogo
Bakoróro e Itubóri (o Itubóre), primi due Bororo mai
esistiti e Signori delle due zone in cui questi indios credono sia diviso il Regno dei Defunti. Avendo essi, con
le loro imprese, istituito la cultura bororo (essi rappresentano in realtà uno sdoppiamento di alcuni degli
aspetti dell’iniziale capo supremo della etnia dei Bororo, Baitogógo), la loro presenza nei riti equivale a ripetere l’atto creativo della società bororo. Mediante
canti e danze le loro gesta vengono riattualizzate, l’intera comunità ritorna simbolicamente al momento dell’atto creativo, alla Fonte della Vita, e ne esce
rigenerata. Le cerimonie funebri vanno poi avanti ancora per qualche giorno, e riguardano le ossa del defunto, che alla fine vengono sotterrate.
La seconda occasione in cui il concetto bororo di forza si manifesta sotto forma di combinazione tra il sollevamento e il trasporto di un peso, è di carattere più
specificamente sportivo. Si tratta di una gara podistica in cui i corridori trasportano, in maniera simile a
quanto sopra accennato per gli indios Timbira di lin-
Due foto degli anni Trenta scattate durante il Marído, che
rendono bene l’idea di quale fosse un tempo il variopinto
abbigliamento dei protagonisti anche nella gara di corsa, della
quale abbiamo solo immagini più recenti. A sinistra nella
fotografia in basso (consacrazione delle ruote) si può notare
Bakoróro (strisce orizzontali).
scena smarrì il suo iniziale carattere mistico, divenendo un terreno sul quale i giovani del villaggio misero in
mostra la forza dei loro muscoli, in un’atmosfera in cui
si mescolavano sudore, divertimento e agonismo, fino a quando, sfiniti, scaricavano sulle spalle di qualcun altro l’enorme e pesante fascio di legna e fogliame
freschi» (Lévi Strauss 1961, p. 228). Una fazione impersona i viventi, l’altra i morti, e gli spostamenti degli
atletici danzatori carichi del fardello che passa da un
protagonista all’altro simboleggiano l’interazione di vivi e morti per il benessere della società. L’energia vitale che deve circolare tra le due dimensioni affinchè
la vita possa prosperare è forse vieppiù incrementata
dal simbolismo delle ruote, che rappresentano pro-
Inizio (ruote
issate sulle
spalle dei
partecipanti)
e fine (ruote
deposte al
centro del
villaggio) del
Marído.
atleticastudi 3-4/2011
101
gua Gê, un pesante fascio vegetale simile a quello che
i Bororo approntano per la danza Marído. È denominata Máno (o Mánno) Aróe, e vi si scontrano due squadre; il fardello che passa dalle spalle di un atleta a
quelle di un altro è un grande cilindro di talli di banano, di peso variabile (da 10 a 100 chili). La gara è organizzata esclusivamente dal clan Aróroe, e si realizza
al di fuori del cerimoniale funebre già ricordato, che si
ripete ogniqualvolta un abitante del villaggio muore,
però fa sempre parte del culto degli antenati.
Gli uomini si recano nel luogo dove si trovano i «caeté» (banano della boscaglia), con i talli di questa marantacea delle zone paludose fabbricano delle
bacchette, e li portano alla capanna centrale del villaggio. Lì le donne raccolgono il materiale e lo trasportano in una località appositamente scelta a circa
500 metri dall’abitato, espressamente ripulita per l’occasione. Poi le donne tornano da dove sono venute e
gli uomini, comprimendo il materiale, lo legano in fasci; poi si dipingono e ornano in varia maniera a seconda dell’antenato che impersonano, all’interno della
capanna centrale (cioè la grande capanna rituale). Successivamente, cingendo attorno al capo un paríko,
grande diadema di penne di ara, prendono a correre
al suono dell’íka, lo strumento musicale di Bakoróro.
Donne e bambini rimangono nascosti nelle capanne,
perché i concorrenti in quel momento non sono esseri
umani ma anime, e non possono essere visti che dai
maschi che già hanno superato la cerimonia di iniziazione. Giunti sul luogo scelto, divisi nei due team che
rappresentano le due metà del villaggio, gli uomini stringono ulteriormente con delle corde i fasci, che sono
quattro e non due, li percuotono con dei bastoni e,
stringendoli al massimo con tutta la forza possibile, li
trasformano in quattro grandi cilindri (in genere di un
metro di diametro e mezzo metro di altezza). Poi collocano i cilindri ritti in verticale nel mezzo dell’area ripulita, e un anziano ne verifica la grandezza; i più
pesanti vengono assegnati a uno specifico clan, quelli
Veduta generale di un villaggio bororo, a forma di cerchio e
con la grande casa cultuale al centro.
102
atleticastudi 3-4/2011
meno pesanti a un altro clan. Subito dopo i quattro cilindri vengono ornati nella parte superiore con un po’
di akíri, lanugine bianca incollata con resina. Terminata questa operazione, i membri dei due clan danzano
attorno ai propri cilindri, e li consegnano a chi se li deve caricare sulle spalle. Si adoperano due cilindri per
squadra; due rappresentano un antenato e una antenata di un clan, gli altri due un antenato e una antenata dell’altro clan. Finalmente comincia la corsa.
Gareggiano due atleti per squadra, però aiutati da altri giovani che li attorniano; gli atleti possono anche
essere sostituiti dagli aiutanti per un tratto del tragitto, ma l’onore di rappresentare gli avi resta sempre ai
quattro che erano stati inizialmente prescelti. I concorrenti, che in quel momento, ricordiamo, non sono
più esseri umani ma antenati, vengono preceduti sul
percorso da un suonatore di íka, che con la sua musica avverte donne e bambini perché si vadano a nascondere. Arrivati al patio centrale del villaggio, gli atleti
scaricano i loro fardelli a terra, vanno a bagnarsi, e
rientrano alle loro abitazioni. Quindi donne e uomini si
riuniscono tutti attorno ai cilindri per eseguire un canto in cui vengono ricordati i quattro avi. Conclude l’intera cerimonia un banchetto, pasto al quale, secondo
le credenze indigene, sono presenti anche le anime
degli antenati.
Il termine Máno deriva dal nome del leggendario antenato che per primo realizzò questo rito sportivo, Máno Kuriréu. Questo rito è, secondo il missionario
salesiano che più di tutti ha dedicato il suo tempo allo studio dei Bororo, insieme al Marído, «uno dei giochi nazionali, durante il quale gli uomini si abbelliscono
con un grandissimo numero di ornamenti» (Colbacchini 1932, p. 43). Ciò che colpisce di più, anzi che
colpiva perché come si può vedere dalle foto più moderne certi aspetti sono andati perduti, è forse l’appena ricordato “grandissimo numero di ornamenti”
adoperato. La spiegazione del perché è complessa.
Per i Bororo ogni essere umano possiede due parti
immateriali, l’anima (aróe) e l’energia vitale. L’aróe, dopo la morte, se ne va nel Regno dei Defunti. Máno e
altri hanno stabilito fissa dimora nel regno dei trapassati, invece le altre aróe, dopo un certo periodo, tornano sulla Terra e si incarnano in diversi animali, tra i
quali soprattutto i pappagalli. Questo animale è la principale connessione con il mondo degli antenati nella
metamorfosi dell’anima dopo la morte. Gli indios di
questa tribù addomesticano un notevole numero di
pappagalli, e li allevano con grande riguardo nei villaggi, affinchè le anime dei defunti possano entrarvi
Gara di corsa del Máno datata 1986. I protagonisti, come si vede, sono vestiti con abiti di taglio occidentale, e i fardelli non sono
di forma cilindrica come un tempo, ma assomigliano alle ruote usate nel Marído (deve essersi forse instaurata una standardizzazione). Benchè il rito sportivo del Máno abbia perduto certe particolarità, almeno nel villaggio bororo di Meruri, da dove provengono queste immagini, altre tradizioni sono state conservate, come l’esclusione delle donne, che non compaiono in alcuna
foto. Le 6 istantanee di questa pagina mostrano un giovane che trasporta al villaggio il materiale raccolto nei boschi, che verrà
poi sgrezzato, tre distinte fasi della preparazione delle due ruote vegetali, e due momenti della competizione, nel primo dei quali
si può notare un bambino che precede il gruppo suonando l’íka, lo strumento musicale di Bakoróro (le fotografie del Máno 1986
sono state gentilmente concesse dall’antropologa Sylvia Caiuby Novaes, che le ha scattate di persona).
atleticastudi 3-4/2011
103
energie. Le fotografie più recenti, mostrano come nonostante il disgregamento del sistema sociale antico
e di quasi tutto ciò che era legato ad esso come l’abbigliamento e le acconciature piumate, il Máno mantenga il significato religioso, perché nell’ultima
istantanea, scattata dopo la conclusione della prova,
l’atmosfera prima solamente ludica torna ad essere
cerimoniale (si può notare lo specialista del sacro con
il testa il paríko, che effettua il rito di fine gara munito
di sacri sonagli). Anche vestito in blue jeans e T-shirt,
l’indio bororo in cuor suo, oggi, vive la medesima esperienza di un tempo: quando gareggia non è più se
stesso, ma è Máno Kuriréu che vive e corre in lui.
A fine gara ci si riunisce attorno allo specialista del sacro che,
con sul capo il sacro paríko di penne di pappagallo, massimo
oggetto bororo di connessione con il mondo degli antenati, effettua il rito finale.
dentro, non soffrire quindi la fame e non avere motivo
per risentimenti contro i vivi. L’essenza di Bakoróro entra in un gran numero di oggetti adoperati nei riti, ma
soprattutto nelle penne dei pappagalli, e durante il rito sportivo del Máno si può notare come i principali
ornamenti dell’abbigliamento dei partecipanti siano
costituiti da penne di pappagallo. Quelle blu, gialle e
rosse del petto del macao vengono incollate a fischietti,
sonagli, ecc; quelle più lunghe della coda vengono
usate per fabbricare il paríko. Il paríko è una raggiera,
una sorta di ventaglio semicircolare di penne di macao calzato sulla testa, che può essere anche “a tre
corna”, cioè fatto di tre penne o gruppetti di penne
(Colbacchini 1932, pp. 44/47 e 76, e Crocker 1985,
pp. 29/35).
Tecniche, materiali usati, stili, delle acconciature di penne, paríko in primis, sono in stretta relazione all’unità
sociale di appartenenza e alla condotta cerimoniale
che si deve seguire. Il prodotto finale ha un suo significato specifico per ogni singolo individuo, che suscita emozioni e comunica ruoli e valori sociali, collegati
a un complicato gioco di relazioni, interne ed esterne
a «metà» (ogni villaggio è diviso in due metà), clan e
classi. Il significato globale si ricollega invece alla gara rituale in sé, disputata per entrare in comunione con
l’antenato Máno per le richieste e le necessità dell’occasione, che si allarga poi all’intero culto degli avi
dei Bororo, in cui quello che conta non è tanto vincere – la vittoria è solo garanzia di massimo impegno –
ma aver effettuato il rito profondendo tutte le proprie
104
atleticastudi 3-4/2011
Questi è Thiago Aipobureu
Marquez, nato nel 1898.
Indio bororo educato dai
Salesiani, che da ragazzo
lo portarono anche a
Roma dal Papa, è qui
ritratto in paramenti rituali
nel 1935. I Bororo non
hanno mai dimenticato le
loro tradizioni.
Bibliografia
Albisetti César e Venturelli Angelo Jayme, Enciclopédia
Bororo, volumi 1 (Vocabulariós e etnografia) e 2 (Lendas
e antropônimos), Museu Regional Dom Bosco, Campo
Grande 1962
Colbacchini Antonio, I Bororos orientali, SEI, Torino
1932
Crocker Christopher, My brother the parrot: in: AA. VV.,
Animal myths and metaphors in South America,
University of Utah press, Salt Lake City 1985
Di Nola Alfonso, Mato Grosso; in: Enciclopedia delle
Religioni, volume 4, Vallecchi, Firenze 1972
Ferraro Dorta Sonia, Paríko, Museu Paulista, Sao Paulo
1981
Lévi Strauss Claude, A world on the wane, Criterion
books, New York 1961
Lévi Strauss Claude, Saudades do Brasil, Il Saggiatore,
Milano 2003
S/rubriche
FORMAZIONE CONTINUA
Formazione istituzionale
CORSO NAZIONALE
ALLENATORI
Ancona - Palaindoor, 29 ottobre
/ 3 novembre 2011
E’ il corso di formazione per l’acquisizione del 2° livello tecnico federale. Il Centro Studi della FIDAL,
nell’applicazione dei piani di formazione per i tecnici federali, bandisce periodicamente il corso
Nazionale Allenatori solitamente a
carattere residenziale.
Si tratta di un momento importante per il percorso del tecnico poiché il profilo dell’attività di un
Allenatore consente una piena autonomia nella progettazione e nell’operatività, con atleti di ogni fascia
di età, dalla specializzazione giovanile alla cura dei talenti.
Il corso è strutturato in 4 moduli,
volti all’insegnamento delle abilità
e conoscenze – generali e specifiche - necessarie alle competenze
sopraindicate i cui esiti di apprendimento corrispondono complessivamente a n. 20 crediti, per 60
ore di lezione in Aula e sul campo.
- Modulo 1 - Teorico-scientifico
- Modulo 2 - Tecnico metodologico
- Modulo 3 - Tecnico teorico
- Modulo 4 - Tecnico pratico
Qui di seguito il programma, con i
relatori, del corso svolto nel 2011
ad Ancona dal 29 ottobre al 3 novembre 2011.
In collaborazione con:
Modulo 1 – TEORICO-SCIENTIFICO
Modulo 2 – TECNICO-METODOLOGICO
Principi generali dell’allenamento giovanile
Psicologia dello sport
Il ruolo dell’allenatore nella gestione dell’atleta
Fisiologia dello sport, medicina e nutrizione
Metodologia dell’insegnamento
Sviluppo della forza e princìpi di biomeccanica
Metodologia della valutazione
Preparazione motoria di base
I lanci (teoria)
Renato Manno
Fabrizio Sabattini
Giovanni Esposito
Marco De Angelis
Claudio Mantovani
Nicola Silvaggi
Piero Incalza
Claudio Mazzaufo
Nicola Silvaggi
Modulo 3 - TECNICO-TEORICO
Modulo 4 - TECNICO-PRATICO
La velocità (teoria)
I lanci: giavellotto e disco
I lanci: peso e martello
La velocità
Mezzofondo e fondo (teoria)
Mezzofondo e fondo
I salti (teoria)
Salti in estensione
Salto in alto
Gli ostacoli (teoria)
Gli ostacoli
Salto con l’asta
Marcia
Prove multiple (teoria)
Valutazione formativa
Antonio Laguardia
Francesco Angius
Renzo Roverato
Roberto Piscitelli
Pietro Endrizzi
Pietro Endrizzi
Angelo Zamperin
Enrico Lazzarin
Giuliano Corradi
Giuseppe Mannella
Gino Falcetta
Fabio Pilori
Patrizio Parcesepe
Francesco Butteri
C. Studi
atleticastudi 3-4/2011
105
Dalla letteratura internazionale
Sintesi di articoli scientifici
Attività giovanile
Valutazione della capacità di
sprint dei giovani – Aspetti metodologici. Attendibilità e dati
sulla perfomance (Assessing
Youth Sprint Ability – Methodological Issues, Reliability and Perfomance data)
Michael C. Rumpf1, John B.
Cronin1, Jon L. Oliver2, Michael
Hughes2
1
2
University of Technology
University of Wales Institute
Pediatric Exercise Science,
2011, 23, pp. 442-467
Lo scopo primario del lavoro è di
indagare le problematiche metodologiche e l’attendibilità correlate
alle valutazioni utilizzate per quantificare la capacità di sprint in giovani atleti di età dagli 8 ai 18 anni.
Test e misurazioni per la valutazione della velocità sono importanti
per il confronto tra atleti, per l’efficienza della corsa, per l’identificazione del talento e per l’allenamento
a lungo termine. Vengono utilizzate diverse tecnologie per valutare
le capacità di sprint degli atleti, con
vantaggi e limiti, soprattutto con i
giovani. Obiettivo dell’articolo è di
presentare le reciproche attendibilità dei test e evidenziare quale valutazione è più appropriata per
avere i dati sulla prestazione.
I test di sprint su pista sono i più attendibili e comunemente usati per
la valutazione della prestazione dei
giovani. Inoltre, i dati sulla presta-
106
atleticastudi 3-4/2011
zione vengono tratti da distanze tra
i 5 ed i 40 metri e sono indicati in
34 articoli, correlati con l’età cronologica. E’ stato utilizzato con accettabile attendibilità il nastro
trasportatore per quantificare la capacità di sprint; questa tecnologia
consente indagini più approfondite per la cinetica e la cinematica
dello sprint; tuttavia ci sono pochi
dati sulla prestazione sui giovani testati con il nastro trasportatore. Si
suggerisce che future ricerche dovrebbero utilizzare questa tecnologia con i giovani per comprendere
meglio i cambiamenti dovuti alla
crescita, alla maturazione e all’allenamento.
Tra gli articoli esaminati segnaliamo
i seguenti elaborati da ricercatori
italiani:
- Colella D., Morano M., Robazza
C., Bortoli L. (2009) Body image,
perceived physical ability and motor perfomance in nonoverweight
and overweight Italian children.
Percept. Mot. Skills, 108, pp.
209-218.
- Di Salvo V., Baron R., Tschan H.,
Calderon Montero F.J., Bacl N.,
pigozzi F. (2007) Perfomance characteristics according to playing
position in elite soccer. Int. J.
Sports Med., 28, pp. 222-227
Dalla letteratura
internazionale Articoli scientifici
Attività giovanile
L’influenza dell’allenamento della forza sulle prestazioni sportive in età evolutiva
Michael Behringer1, Andreas
vom Heede1, Joachim Mester2
1
Collaboratore presso l’Istituto di
scienze motorie e di informatica per
lo sport della Scuola tedesca di alta formazione sportiva di Köln
2
Pedagogo, dottore honoris causa
e direttore dell´Istituto di cui sopra
Da Leistungssport 1/2010
Titolo originale: “Der Einfluss von
Krafttraining auf die Leistungsfähigkeit im Nachwuchssport“
Nella maggior parte delle ricerche
di carattere generale pubblicate sino ad ora, emerge che l’allenamento della forza è in grado di
generare effetti positivi su alcuni
aspetti specifici della prestazione
muscolare, prima e durante la fase
puberale. Tuttavia, al fine di poterne valutare in modo più dettagliato
l’importanza per le prestazioni sportive in età giovanile, il presente contributo tratta dell’influenza esercitata
dall’allenamento della forza sulle
abilità motorie specifiche per le varie discipline sportive. Il punto di
partenza per l’inserimento delle ricerche nella presente review è stato l’utilizzo dei test sportivo-motori
classici e specifici, descritti in diversi programmi di allenamento, oltre che nei materiali didattici delle
varie discipline sportive; gli stessi
test sono utilizzati nella pratica per
analizzare gli effetti dell’allenamen-
to. Ai fini della presente ricerca sono state riassunte ed analizzate
pubblicazioni in lingua tedesca e inglese, raccolte tramite ricerca bibliografica.
L’analisi dei lavori sperimentali mostra come programmi di allenamento per la forza sia a carattere
generale che speciale, siano efficaci per incrementare già in età giovanile alcuni aspetti della capacità
di prestazione sportivo-motoria. In
particolare, le percentuali di incremento della prestazione nei test di
salto, sprint e lancio/getto, si attestano rispettivamente al 9,8%,
2,9% e 12,9%. Per quanto riguarda la prestazione specifica per le
discipline sportive, negli sport individuali, e in particolare nel nuoto, si
sono evidenziati buoni effetti di transfer dell’allenamento della forza sulla prestazione specifica. Negli sport
di squadra, invece, non si sono riscontrati incrementi statisticamente significativi nella performance, a
causa di carenze di tipo metodologico e strutturale delle ricerche che
hanno affrontato questa tematica.
I risultati della ricerca scientifica sul
tema, oltre a riconoscere gli influssi positivi e noti dell’allenamento
della forza sulla tutela della salute
e sulla capacità di carico, rivalutano positivamente l’allenamento della forza in età evolutiva, anche dal
punto di vista delle prestazioni
sportive.
1. Introduzione
Per molti anni, l’applicazione sistematica di un allenamento della forza in età evolutiva è stata
considerata, oltre che poco efficace, anche potenzialmente dannosa per la salute. Tuttavia, negli ultimi
tempi è aumentato il numero di
pubblicazioni, perlopiù internazionali, in grado di documentare l’ef-
ficacia e la sicurezza di una tale forma di allenamento, già a partire dall’età prepuberale. Recenti studi di
carattere generale, considerati rilevanti per il tema della presente review, dimostrano che in seguito ad
un allenamento della forza, in taluni casi anche di durata inferiore alle otto settimane, i bambini
possono aumentare la loro forza
muscolare addirittura del 30-40%
(Feigenbaum, 2008). Inoltre, su
soggetti in fase di crescita si ravvisano ulteriori effetti positivi legati all’allenamento della forza, quali la
profilassi degli infortuni ed il miglioramento della composizione corporea, nonché influssi psicologici
positivi (Feigenbaum, 2007). Il rischio per la salute, invece, è assai
limitato: meno dell’1% degli studi
presi in considerazione parla di infortuni, peraltro di lieve entità. La
spesso paventata lesione delle epifisi non è stata osservata in nessuna delle ricerche pubblicate. Già a
partire dagli anni ‘90, istituzioni internazionalmente riconosciute hanno rivisto la loro posizione
originariamente critica rispetto all’allenamento della forza in età infantile e giovanile, pubblicando le
prime prese di posizione e classificando questa forma di allenamento come efficace e sicura anche per
i primi stadi di sviluppo (Nelson et
al., 1990). Questo cambiamento di
paradigma ha avuto i suoi riflessi
anche sull’allenamento sportivo in
età evolutiva, concretizzandosi in
manuali orientati alla pratica, redatti
perlopiù in lingua inglese (Kraemer
& Fleck, 1993).
Nonostante le evidenze scientifiche
citate in precedenza, rispetto all’allenamento della forza nello sport in
età evolutiva permangono ancor
oggi incomprensioni e numerosi
stereotipi, i quali si ripercuotono direttamente sui programmi di alle-
namento, sui materiali didattici delle varie discipline, nonché sulle linee-guida delle federazioni, da
sempre considerate un riferimento
pratico fondamentale per l’organizzazione dell’allenamento giovanile. Le teorie secondo cui durante
l’età prescolare e scolare (sino a circa 10 anni) è sbagliato mettere in
pratica un allenamento sistematico
della forza e, al contrario, ci si deve orientare a forme di esercizio ludico, quali ad esempio la ginnastica
ludico-motoria ed i giochi “di presa” (Adomeit, 2000; Katzenbogner,
2004), hanno sicuramente contribuito in passato a rafforzare pregiudizi preesistenti.
Nel frattempo, nonostante in alcuni settori, quali ad esempio la ginnastica
artistica
femminile
(Federazione tedesca di ginnastica,
2007), le pubblicazioni federali promuovano espressamente l’allenamento della forza già a partire
dall’età evolutiva, molte altre discipline sono ancora lontane dal fornire indicazioni di questo tipo.
Persino nelle linee guida federali più
attuali, si possono trovare raccomandazioni da lungo tempo superate. Ad esempio, riguardo al carico
si consiglia di organizzare sino all’età puberale un allenamento della forza basato sui volumi ed
esclusivamente a corpo libero o, al
massimo, con sovraccarichi leggeri (sandbag, palle zavorrate) (Grosser & Schönborn, 2008). Inoltre, si
afferma anche che un allenamento
con carichi massimali o submassimali, ma anche un allenamento generico con i manubri, visto il
potenziale di sovraccarico disponibile, inibisce in genere il raggiungimento dell’efficacia nelle prestazioni
sportive (Grosser et al., 2008; Grosser & Schönborn, 2008; Schubert
& Späte, 2008).
In alcune discipline sportive, il mo-
atleticastudi 3-4/2011
107
mento cruciale per lo sviluppo della forza si osserva nella pubertà e
nell’adolescenza. Ciononostante,
nella tappa della formazione sportiva di base è prassi consolidata finalizzare l’allenamento della forza
alla prevenzione posturale o, più in
generale, alla compensazione di
eventuali squilibri muscolari (Condovici, 1999; Ehlenz et al., 2003).
Al contrario, in età adulta si osserva un ricorso massivo all’allenamento della forza, al fine di
esercitare un influsso mirato sulla
performance sportiva. Se e in quale misura l’allenamento della forza
possa però contribuire ad aumentare la capacità di prestazione anche in età evolutiva, è una tematica
sino ad ora non ancora approfondita a sufficienza. L’obiettivo del
presente contributo è quindi quello di mostrare, sulla base di studi
considerati rilevanti, se un allenamento della forza in età evolutiva,
oltre ai già citati incrementi della forza muscolare del 30-40%, possa
anche aumentare la capacità di
prestazione specifica per ogni disciplina. Inoltre, il presente studio
mira a delineare, a partire dallo stato attuale della ricerca, raccomandazioni metodologiche da poter
applicare nella pratica.
2. Metodi d’indagine
Per la realizzazione della presente
revisione della letteratura, e per la
raccolta di tutte le pubblicazioni rilevanti sul tema, è stata condotta
una ricerca internet su banche dati mediche (Pubmed e Medline) e
dell’ambito delle scienze motorie
(SportDiscus, SpoWiss, SpoNet e
SpoLit). A tal proposito, sono stati
utilizzati in diverse combinazioni i
seguenti termini di “allenamento”,
“evolutivo”, “sport”, “capacità prestative motorie”, “sviluppo” ecc.
108
atleticastudi 3-4/2011
Internazionali: “children”, “youth”,
“adolescents”, “strength”, “resistance”, “weight”, “training”, “exercise”, “sport”, “sport specific
performance”, “motor performance” ecc.
Nella ricerca sono stati inseriti anche i riferimenti degli articoli sperimentali presi in considerazione, e
sono stati inoltre inclusi i manuali
didattici che trattano dell’argomento in esame. Il presupposto per
l’inserimento degli studi nel presente contributo è stato, anzitutto,
quello di essere strutturati sull‘allenamento della forza in età giovanile (età media dei soggetti presi a
campione < 18 anni). Un ulteriore
criterio di inclusione è stato l’utilizzo di prove di valutazione motoriosportive e/o specifiche per
disciplina. In totale, sono state 27
le pubblicazioni che hanno soddisfatto questi criteri e che sono state quindi analizzate e valutate in
merito ai parametri del carico e agli
effetti dell’allenamento.
3. Risultati della ricerca e
discussione delle procedure di
valutazione motorio-sportiva
Numerosi programmi di allenamento e materiali didattici delle diverse discipline si soffermano
sull’importanza basilare della valutazione motorio - sportiva nella verifica dei progressi prestativi
generati dall’allenamento. Tuttavia,
numerosi lavori scientifici stanno
ancora valutando in che misura l’allenamento della forza in età evolutiva sia in grado di influenzare il
risultato di questi test.
Al fine di valutare le capacità sportivo-motorie, i valori derivanti dai
test descritti nelle pubblicazioni prese in analisi sono stati suddivisi nei
seguenti gruppi:
test di rapidità e agilità (corsa a na-
vetta, sprint)
test di salto (salto in alto da fermo,
salto in lungo da fermo, drop jump),
test di getto e di lancio (getto della
palla medica, lancio della palla medica).
Dall’analisi degli studi in lingua inglese e tedesca presi in considerazione, si è riscontrato un
miglioramento medio del 9,8 %
(0,8% settimanale) nei test di salto,
con ricerche della durata media di
17 settimane. I test di rapidità ed
agilità hanno presentato, invece, un
miglioramento medio pari al 2,9%
(0,3% settimanale), con una durata media di 10,6 settimane. I progressi più rilevanti, pari al 12,9%
(1,1% settimanale), si registrano invece nei test di getto e di lancio,
per una durata media di 17,1 settimane. La tabella 1 (sulla doppia
pagina a seguire) offre una visione
generale delle ricerche prese in
considerazione, con l’indicazione
dei valori di riferimento e delle relative informazioni metodologiche.
Nelle figure da 1 a 3 sono riportate
le variazioni percentuali riscontrate
nei test di rapidità, salto e getto/lancio rispetto all’età cronologica del
gruppo di riferimento. A causa della diversa durata delle ricerche prese in considerazione, sono stati
riportati gli effetti settimanali dell’allenamento. I progressi prestativi riscontrati nei test di rapidità, di salto
e di lancio sono ben distribuiti tra le
varie fasce di età dei soggetti, e
pertanto non è possibile dedurre alcuna dipendenza tra i progressi
prestativi e l’età cronologica dei
soggetti. Soltanto nella variazione
settimanale del test di rapidità si è
riscontrata una lieve tendenza alla
“migliore allenabilità” da parte dei
bambini più maturi (cfr. con figura
1). Tuttavia, la correlazione tra le
prestazioni nei test di valutazione e
l’età dei soggetti andrebbe appro-
fondita in futuro, tramite studi meta-analitici. La presupposizione che
l’età eserciti poca, o addirittura nessuna, influenza sull’allenabilità, è
sostenuta anche dalla ricerca di
Steinmann (1990), nella quale l’influenza dell’età è stata verificata tramite il metodo statistico. L’autore è
giunto alla conclusione che i soggetti da 11 a 14 anni, in seguito all’allenamento, migliorano il loro
livello di forza rapida in modo assimilabile tra loro. Soltanto nel test di
salto in alto da fermo i quattordicenni raggiungono, in seguito ad
un allenamento della forza di 8 settimane, incrementi prestativi significativamente più elevati. Come
hanno potuto mostrare Diekmann e
Letztelter (1987), anche il sesso dei
soggetti presi a campione non è di
importanza decisiva ai fini dell’efficacia dell’allenamento della forza.
Oltre alle già citate caratteristiche
dei soggetti presi in esame (età e
sesso), vi sono una moltitudine di
parametri di carico riferiti all’allenamento, quali ad esempio il numero
di unità di allenamento settimanali, la specificità dell’allenamento della forza o l’intensità del carico, che
esercitano un certo effetto sull’allenamento della forza. Confrontando, sulla base della frequenza
dell’allenamento, i progressi settimanali riportati nelle ricerche di cui
in tabella 1, si riscontra che due
unità di allenamento settimanali
hanno portato, di regola, ad effetti
molto migliori nelle capacità sportivo-motorie, rispetto ad una sola
unità di allenamento settimanale.
Come sostenuto anche dallo studio sopraccitato (Steinmann, 1990),
l’inserimento di una terza unità di
allenamento, almeno nella fase iniziale di un allenamento della forza,
si è dimostrato ininfluente. Riguardo alla specificità dell’allenamento
della forza, un gruppo di lavoro di-
retto da Faigenbaum (2006) ha
messo a confronto l’efficacia di un
allenamento generale della forza
con quella di un allenamento generale della forza combinato a esercitazioni a carattere pliometrico. Se,
da una parte, l’allenamento combinato di forza e esercitazioni a carattere pliometrico ha portato a
variazioni significative nei test di salto in alto da fermo con l’uso delle
braccia, di salto in lungo da fermo,
della corsa a navetta e del getto
della palla medica, il gruppo di allenamento della forza ha fatto registrare miglioramenti soltanto
nell’ultima di queste prove. Visti gli
effetti sinergici dell’allenamento pliometrico e di quello di forza generale,
gli
autori
concludono
suggerendo di prendere in considerazione una tale combinazione
di stimoli allenanti anche per il settore giovanile.
Considerazioni assimilabili si possono trarre anche da una visione
d’insieme della review teorica, dalla quale si evince che le ricerche in
cui si è utilizzata la pliometria, o in
cui si sono impiegate forme combinate di allenamento, hanno fatto
registrare in genere risultati eccellenti (cfr. con tabella 1).
Oltre alla tipologia di allenamento
della forza, sono state altresì indagate in modo scientifico intensità di
allenamento e forme di resistenza
differenti. Flanagan e collaboratori
(2002) hanno comparato l’efficacia
di un allenamento della forza alle
macchine isotoniche con uno a
corpo libero. Dopo 10 settimane,
nessuna delle due forme di allenamento si è rivelata più efficace rispetto all’altra, per quanto
concerne il miglioramento delle capacità motorio-sportive. Anche
considerando l’insieme degli studi
sull’argomento (Tabella 1) non si è
potuto identificare un mezzo di al-
lenamento più efficace rispetto agli
altri: l’allenamento con i manubri,
quello con le macchine isotoniche
e quello a corpo libero hanno condotto, infatti, a miglioramenti del tutto similari.
In uno studio sull’allenamento della forza condotto da ricercatori
americani (Faigenbaum et al.), i
soggetti si sono allenati con carichi
elevati (da 6 a 10 RM) o moderati
(da 15 a 20 RM). In seguito ad un
allenamento della durata di 8 settimane, il primo gruppo ha fatto registrare miglioramenti nella forza di
salto verticale e orizzontale rispettivamente del 3,3% e del 4,4%,
mentre il gruppo che si allenava con
carichi moderati ha migliorato le
proprie prestazioni del 4,8% e del
7,3%. Tuttavia, non si sono riscontrate differenze significative tra i due
gruppi.
Capacità di prestazione
specifica per disciplina sportiva
Oltre ai test generali presi in considerazione precedentemente, esistono test strettamente correlati alla
tecnica specifica, che presentano
correlazioni se possibile ancora
maggiori con la capacità di prestazione in una determinata disciplina
sportiva. Ciononostante, gli studi in
cui si è fatto ricorso a tali prove di
verifica sono rari (cfr. con tabella 2)
e, in parte, risultano essere gravati
da carenze di natura metodologica, quali ad esempio la mancanza
di un gruppo di controllo (Bulgakova et al., 1990; Wiedner & Pfeiffer,
2006) o la presenza di un numero
di soggetti limitato (Christou et al.,
2006).
Siccome nello sport in età evolutiva è difficile discernere gli effetti dell’allenamento da quelli ad esso
sinergici dei processi di maturazione fisica, per gli studi con soggetti
atleticastudi 3-4/2011
109
Tabella 1: Miglioramenti nei test a carattere sportivo-motori in seguito all’allenamento della forza – I parte
Autore, anno
Età
[anni]
S.
Durata/
Frequenza
Durata/ Num.
sedute
UA
N
totali
N
GS.
Brown et al, 1986
26
X
15,0±0,7 M
12 sett./ 3x a
settimana
Weltman et al.,
1986
26
16
8,2 ±1,3
M
33
8
M
14 sett./ 3x a 45 min
settimana
3x12 sett./ 2x 30-45 min
a settimana
33
8
F
33
9
M
33
9
F
33
10
M
33
10
F
X
11,3
M
X
11,3
M
X
14,3
X
Diekmann &
Letzelter, 1987 (1)
Diekmann &
Letzelter, 1987 (2)
Diekmann &
Letzeiter, 1987 (3)
Steinmann, 1990
Umbach & Fach,
1990
66
¥
66
66
10
6
n. sign. salto in alto da fermo s.b. (11,1%)
sign. salto in alto da fermo c.b. (12,4%);
3
10
?
Max. num.
rip./ 30 s
?
30-45 min
?
?
?
30-45 min
?
?
?
30-45 min
?
9
?
30-45 min
?
?
?
30-45 min
?
?
1
n. sign. salto in lungo da fermo (3%)
sign. salto in lungo da fermi c.b. (10,4%);
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (7,2%)
10-m-sprint s. sign (0,8%) getto della
palla medica s. sign. (27,5%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (8,4%)
10-m-sprint s. sign. (2,5%) getto della
palla medica s. sign. (17,1%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (8,1%)
10-m-sprint s. sign. (3,5%) getto della
palla medica s. sign. (11,7%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (5,6%)
10-m-sprint s. sign. (2,6%) getto della
palla medica s. sign. (11,8%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (6,8%)
10-m-sprint s. sign. (1,8%)
getto della palla medica s. sign. (10,1%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (6,6%)
10-m-sprint s. sign. (2,7%) |
getto della palla medica s. sign. (8,9%)
sign. 20-m sprint (1,7%) – sign. salto
sestuplo (3,2%) - sign. lancio della palla
medica (5,3%) – sign. getto della palla
medica (7,6%) - sign. salto in alto da
fermo s.b. (4,6%);
sign. 20-m-sprint (4,6%) - sign. salto
sestuplo (7,2%) - sign. lancio della palla
medica (17,9%) - sign. getto della palla
medica (16,3%) - sign. salto in alto da
fermo s.b. (9,3%)
sign. 20-m-sprint (1,8%) - sign. salto
sestuplo (2,3%) - sign. lancio della palla
medica (5,2%) - sign. getto della palla
medica (4,5%) - sign. salto in alto da
fermo s.b. (5,8%)
?
2-4
6-8
4-6
8 sett./
2x a
settimana
?
2-4
6-8
4-6
M
8 sett./
1x a
settimana
?
2-4
6-8
4-6
14,3
M
8 sett./
2x a
settimana
?
2-4
6-8
4-6
54
11,0
M
104 sett./ 2x
pro Woche
?
7
15-20
6
54
11,6
F
104 sett./ 2x
a settimana
?
7
15-20
6
M 8 sett./
+ F 2x a
settimana
M 12 sett./ 2x a
settimana
35 min
3
10-15
7
40 min
3
1-15
?
?
2-3
6-20
7
?
3
10
9
Faigenbaum et al.,
1993
23
14
10,8
Falk & Mor, 19%
29
14
6,4 ±0,4
Faigenbaum et al.,
19%
24
15
Hetzler et al., 1997
(parte A)
30
10
10,8±0,4 M 8 sett./
+F 2x a
settimana
13,8
M 12 sett./ 3x a
±0,6
settimana
(cea)
Miglioramento CSM1)
3
?
?
192
108
3x 12 sett./
2x a
settimana
3x 12 sett./
2x a
settimana
3x 12 sett./
2x a
settimana
3x 12 sett./
2x a
settimana
3x 12 sett./
2x a
settimana
8 sett./
1x a
settimana
NE
NR.
sign. 20-m-sprint (4,2%) - sign. salto
sestuplo (4,4%) - sign. lancio della palla
medica (10,6%) - sign. getto della palla
medica (10,7%) - - sign. salto in alto da
fermo s.b. (8,1%)
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (23,1%)
salto in lungo da fermi s. sign.(18,4%)
getto della palla medica s. sign. (26,8%);
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (35,8%)
salto in lungo da fermi s. sign.(18,5%)
getto della palla medica s. sign. (47,3%);
sign. salto in alto da fermo c.b. (13,8%)
sign. getto della palla medica da seduti
(4%);
n. sign. getto della palla medica (4,7%)
sign. salto in lungo da fermi (13,9%) n.
sign. corsa a/r (1,6%);
sign. salto in alto da fermo c.b. (6%);
sign. salto in alto da fermo c.b. (8,7%)
sign. sprint 36,6 m (4,1%);
Didascalia: Miglioramenti percentuali nei test sportivo-motori in seguito ad allenamenti diversi. Legenda:
1 Per la definizione dei test di verifica è stata utilizzata la terminologia di Weineck (2007)
* = misurazione con tappetino di contatto; d.g.p. = da ginocchia piegate; IC= intensità di carico; VC = volume di carico; GS= gruppo sperimentale; S = sesso; X = nessun dato; c.b., = con braccia; cea. = con esperienza nell’allenamento; n. sign. = non significativo; s.b. = senza braccia; s.
sign. = senza indicazione di significatività; sea = senza esperienza di allenamento; sign. = significativo; CSM= capacità sportivo - motoria; UA =
unità di allenamento; afm = allenamento della forza con le macchine; acl= allenamento a corpo libero; NE = numero esercizi; sett. = settimane; NR
= numero ripetizioni
110
atleticastudi 3-4/2011
Tabella 1: Miglioramenti nei test di verifica sportivo-motori successivamente ad interventi di allenamento della forza- II parte
Autore, anno
N
totali
N
GS.
Età [anni]
S.
Durata/
Durata/ UA Num.
Frequenza
sedute
10
13,2 ±0,9
M
10
12,3 ±0,4
M
22
10,2 ±1,4
M
+F
20
9,7 ±1,4
M
+F
14
8,8±0,5
M
+F
24
8,6 ±0,49 ‫ݱ‬
19
10,4±1,5
43
12
10,4±1,2
Athanasiou et al.,
2006
20
10
13-15
Faigenbaum &
Mediate, 2006
118
69
15-16
Christou et al., 2006
26
9
13,8±0,4
Kotzamanidis, 2006
30
15
11,1±0,5
M
12
12-17
M
9
12-17
F
52 sett./ 1x a
settimana
12
12-17
M
9
12-17
Hetzler et al., 1997
(Parte B)
Diallo et al., 2001
Faigenbaum et al.,
2002
Flanagan et al., 2002
Faigenbaum et al.,
2005
Wiedner & Pfeiffer,
2006 (1)
Wiedner & Pfeiffer,
2006 (2)
20
55
58
21
21
NE
NR.
Miglioramento CSM1)
12 sett./ 3x a
settimana
(sea)
10 sett./ 3x a
sett.
?
3
10
9
sign. salto in alto da fermo c.b. (8,7%) sign.
Sprint 36,6 m (3,6%)
?
5
?
?
8 sett./
1x a
settimana
8 sett./
2x a
settimana
1 0 s e t t . / 2x
a settimana
(afm)
1 0 s e t t . / 2x
a sett. (acl)
30 min
1
10-15
12
sign. salto in alto da fermo s.b. (11,6%) - sign.
salto in alto da fermo d.g.p. (7,3%) - sign.
20-m-sprint (2,7%) - sign. salto quintuplo (5,7%);
n. sign. Salto in alto da fermo m.A. (5,7%) ! ; n.
sign. Salto in lungo da fermi (5,1%) \ \
30 min
1
10-15
12
n. sign. salto in alto da fermo c.b. (7,7%) n. sign.
salto in lungo da fermi (9,2%);
40 min
1-3
8-15
8
40 min
variabil
e
n. sign. getto della palla medica (4,4%)
n. sign. salto in lungo da fermi (10,7%)
n. sign. corsa a/r (2,5%);
sign. getto della palla medica (14,4%) n. sign.
salto in lungo da fermi (4,6%) n. sign. corsa a/r
(3,1%)
n. sign. salto in lungo da fermi (4,4%) n. sign.
salto in alto da fermo c.b. (3,3%);
M
+F
8 sett./2x a
30 min
sett. (6-10
RM)
M 8 sett./
30 min
+ F 2x a
settimana
(15-20 RM)
M 8 sett. /
?
2x a
settimana
M+ F 6 sett./
10-15 min
2x a
settimana
M 16 sett./ 2x a
?
settimana
variabile 5
1
6-10
9
1
15-20
9
n. sign. salto in lungo da fermo (7,3%) n. sign.
salto in alto da fermo c.b. (4,8%)
3-8
4-15
15
salto in alto da fermo c.b. s. sign. (0,2%);
1-3
5-15
1540
2-3
8-15
?
6-10
10
7
?
?
?
?
?
52 sett./ 2x a 20-15 min
settimana
?
?
w
52 sett./ 2x a 20-15 min
settimana
?
?
1 0 s e t t . / ?x
a settimana
52 sett./ 1x a
settimana
Ingle et al., 2006
54
33
12,3
M
12 sett./ 3x a 60-75 min
settimana
1-3
6-15
Faigenbaum et al.,
2007b
27
13
13,9 ±0,9
M
6 sett./
2x a
settimana
1-3
6-15
Faigenbaum et al.,
2007a
22
22
13,9 ±0,4
M
3
1-25
Mikkola et al., 2007
25
13
17,3 ±0,9
2-3
6-10
Santos & Janeira,
2008
25
15
14,7 ±0,5
2-3
10-12
90 min
9 sett./
90 min
2x a
settimana
M + 8 sett./
30-60 min
W 1x a
settimana
?
M 1 0 s e t t . / 2x
a settimana
sign. corsa a/r (6,7%) - sign. salto in lungo da
fermi (9%) - sign. getto della palla medica
(18,6%) - n. sign. sprint 9,1 m (0,3%);
10 n. sign. 10-m-sprint (3,3%) - sign. 30-m-sprint
(2,6%) - sign. corsa a/r (5,4%) - sign. salto in alto
da fermo d.g.p. (30,1%) - sign. salto in alto da
fermo s.b. (23,1%);
?
sign. 30-m-sprint (2,5%)
sign. salto in alto da fermo c.b. (35,2%);
sign. salto in alto da fermo s.b. (8,3%) - sign.
?
salto in alto da fermo c.b.* (8%) - sign. salto in
alto da fermo c.b. (8,9%) - sign. salto quintuplo
(4,3%) - sign. 30-m-sprint (3,1%);
n. sign. salto in alto da fermo s.b. (6,5%) - n.
?
sign. salto in alto da fermo c.b.* (1,6%) - n. sign.
salto in alto da fermo c.b. (2,2%) - sign. salto
quintuplo (4%) - sign. 30-m-sprint (2,6%);
sign. salto in alto da fermo s.b. (6,1%) - sign.
8
salto in alto da fermo c.b.* (7,6%) - sign. salto in
alto da fermo c.b. (12%) - sign. salto quintuplo
(6,6%) - n. sign. 30-m-sprint (1,4%);
8
sign. salto in alto da fermo s.b. (9,9%) - sign.
salto in alto da fermo c.b.* (8,1%) - sign. salto in
alto da fermo c.b. (6,6%) - sign. salto quintuplo
(6%) - n. sign. 30-m-sprint (0,6%);
8
sign. salto in alto da fermo c.b. (4%) - n. sign.
salto in lungo da fermi (1,6%) - sign. getto della
palla da basket (3,1%) - sign. 40-m-sprint
(3,2%);
10- sign. salto in alto da fermo c.b. (7,9%) - sign.
12 salto in lungo da fermi (6%) - n. sign. sprint 9,1
m(0,2%) - sign. corsa a/r (3,6%) - sign. getto
della palla medica (12,3%);
sign. sprints (34,6%) - sign. getto della palla
9
medica (3,3%) - sign. salto in alto da fermo c.b.
(4,5%) ;
sign. 30-m-sprint (1,2%);
6
6
sign. salto in alto da fermo d.g.p. (13%) - sign.
salto in alto da fermo s.b. (10,5%) - sign. test di
Abalakov (10,5%) - n. sign. drop jump (5,6%) sign. lancio della palla medica (19,6%);
atleticastudi 3-4/2011
111
in questa fascia d’età è necessario
poter disporre di un gruppo di controllo adeguato. Inoltre, per circoscrivere gli effetti dell’allenamento
della forza sul condizionamento generato dall’allenamento specifico
per una certa disciplina sportiva, è
necessario che anche il gruppo di
controllo esegua un allenamento
tecnico per quella disciplina. Ad oggi, queste esigenze sono state soddisfatte soltanto da tre ricerche
(Blanskby & Gregor, 1981; Gorostiaga et al., 1999; Christou et al.,
2006).
La maggior parte degli studi riportati in tabella 2 presenta gli effetti di
un allenamento della forza su giovani nuotatori. In seguito ad un allenamento della forza attuato nel
corso della preparazione invernale,
Blanskby e Gregor (1981) hanno
osservato nel gruppo sperimentale una significativa riduzione, del
9,8%, del tempo necessario per
coprire la distanza delle 100 iarde
(91,4 m) a stile libero. Al contrario,
nel gruppo di controllo, che si è
sottoposto al solo allenamento
specifico per il nuoto, non si sono
riscontrati miglioramenti significativi. Bulgakova e collaboratori (1990)
hanno confrontato gli effetti di un
allenamento della forza specifico
per il nuoto e svolto in acqua con
gli elastici, con quelli di un allenamento della forza eseguito per
mezzo di una macchina appositamente sviluppata per il nuoto (Huttel Mertens device). Gli effetti sono
stati quantificati sulla base dell’andamento della curva forza-tempo
in particolari fasi della bracciata a
stile libero, oltre che sulla massima
velocità di nuoto sulla distanza dei
20 metri. Grazie all’allenamento della forza in acqua è possibile ottenere una tecnica di trazione più
efficace, come dimostrano i valori
di forza significativamente più ele-
112
atleticastudi 3-4/2011
vati raggiunti nella fase di trazione
e spinta della bracciata. Ciò spiega anche perché il gruppo sperimentale, al quale è stato chiesto di
eseguire movimenti specifici, ha potuto incrementare la velocità massima nel nuoto, al contrario del
gruppo di controllo, che ha effettuato un allenamento generale della forza. Wiedner e Pfeiffer (2006)
hanno condotto uno studio longitudinale della durata di due anni
con giovani nuotatori nella tappa
dell’allenamento di costruzione e
prestazione. Lo scopo della ricerca è stato quello di verificare l’efficacia degli esercizi di salto e di
sprint, in aggiunta all’allenamento
specifico, al fine di migliorare le prestazioni di forza veloce in acqua. Le
misure sono state effettuate sia tramite test classici eseguiti sulla terraferma, sia in acqua con prove
specifiche per il nuoto. Il miglioramento medio delle prestazioni specifiche si è attestato, nel primo
anno di ricerca, attorno al 3%,
mentre nel secondo attorno al
3,4%. In entrambe le fasi della ricerca, la percentuale di incremento è stata in gran parte più elevata
rispetto a quella degli altri atleti di
livello nazionale. Inoltre, nella stessa ricerca è stato analizzato, per via
analitica e tramite l’analisi delle correlazioni, se e in che misura i parametri di prestazione condizionali
sulla terraferma siano collegati con
le specifiche prestazioni di nuoto in
acqua. In particolare, si segnalano,
tra gli altri, coefficienti di correlazione mediamente ed altamente significativi tra il salto in alto da fermo
con l’utilizzo delle braccia e la partenza sui 7,5 m (r = -0,55; p <
0,01), oltre che con la rapidità di virata (r = 0,64; p < 0,05) e con lo
sprint a stile libero sui 10-m (r = 0,65; p < 0,01). Visti i risultati delle
loro ricerche, gli autori hanno quin-
di concluso che un miglioramento
mirato delle prestazioni generali di
forza veloce sulla terraferma debba essere considerato come un
obiettivo primario nell’allenamento
del nuoto in età giovanile.
Tuttavia, a causa delle scarse e
controverse conoscenze in merito,
rimane ancora da chiarire se si possano rintracciare relazioni di questo
tipo anche nei giochi sportivi. Negli
studi analizzati nel presente contributo, non sono stati considerati alcuni effetti dell’allenamento della
forza, e ciò è da ricondurre al fatto
che gli autori hanno utilizzato, tra gli
altri, test di verifica inadeguati (Christou et al., 2006), programmi di allenamento estremamente aspecifici
(Gorostiaga et al., 1999), oppure al
fatto che è stata trascurata l’indicazione degli altri contenuti dell’allenamento, quale ad esempio
l’allenamento della tecnica (Ford &
Puckett, 1983). Come lascia tuttavia intuire la ricerca di Gorostiaga
et al. (1999), nella quale è stato
possibile aumentare in modo significativo la velocità di lancio di giovani giocatori di pallamano, anche
negli sport di squadra ci si possono attendere miglioramenti delle
principali caratteristiche del gesto
tecnico, in seguito all’allenamento
della forza. L’incremento di abilità
motorie quali ad esempio la velocità di lancio della palla nella pallamano o la velocità con cui viene
calciato il pallone nel calcio, è di
fondamentale importanza se si
pensa che i professionisti si distinguono dagli amatori, tra le altre cose, proprio per questo motivo
(Weineck, 2007).
Tabella 2: Effetti dell’allenamento della forza sulle capacità prestative specifiche per disciplina sportiva
Autore, anno
N
totali
Blanksby & Gregor,
1981
Ford
1983
&
Puckett,
Bulgakova et al.,
1990
Gorostiaga
1999
et
al.,
Wiedner & Pfeiffer,
2006 (1)
Wiedner & Pfeiffer,
2006 (2)
Christou etal., 2006
32
37
18
21
N
GS.
Età
[anni]
S.
Durata/
Frequenza
Durata/ Num.
UA
sedute
M + Stagione
45 min
F
invernale/ 3x
a settimana
M
6 sett./
?
4x a
settimana
?
24 sett./ 2x a 50 min
settimana
NR.
?
10-14
17
14,2
21
11-12
16
11-12
?
9
15,1±0,7
M
12
12-17
M
9
12-17
F
52 sett./ 1x a ?
settimana
12
12-17
M
9
12-17
F
52 sett./ 2x a 20-15min
settimana
?
?
9
12-15
M
16 sett./
2x a
settimana
2-3
8-15
Miglioramento CPS1)
2
8-12
7 sign. tempo di nuoto (9,8%)
?
?
18
10-30
18
10-33
4
3-12
n. sign. colpi andati a segno (-2,2%) : n.
sign. velocità di passaggio (9,4%) n. sign.
velocità di dribbling (5,1%)
1 max. tempo di nuoto s. sign. (X) sign. forza
in fase di trazione (X) sign. forza in fase di
pressione (X)
1 o max. tempo di nuoto s. sign. (X) n. sign.
forza in fase di trazione (X) sign. forza in
fase di pressione (X)
5 sign. velocità di getto (3,2%)
1
?
?
?
?
52 sett./ 2x a 20-15 min ?
settimana
?
24 sett./ 2x a 50 min
settimana(A
F a terra)
6 sett./
40 min
2x a
settimana
52 sett./ 1x a ?
settimana
21
26
N
E
?
4
? sign. tuffo (5,5%)
sign. partenza 7,5 m (4,3%)
n. sign. partenza 15 m (2,7%)
sign. virata (8 9o) ;
n. sign. virata 10 m (2,4%)
sign. sprint 10 m (3%)
n. sign. delfino (3,1%);
? n. sign. tuffo (3,4%)
sign. partenza 7,5 m (3,0%) ;
sign. partenza 15 m (1,8%)
n. sign. virata (1,4%)
n. sign. virata 10 m (2,3%)
sign. sprint 10 m (2,3%)
n. sign. delfino (1,7%);
8 sign. tuffo (11,7%) ,f .
n. sign. partenza 7,5 m (4,9%)
sign. partenza 15 m (2,8%)
sign. velocità di virata (6%)
sign. velocità di virata 10 m (4,2%)
sign. sprint 10 m (1,4%)
n. sign. delfino (4,4%);
sign. tuffo (6,7%)
8
n. sign. partenza 7,5 m (5,7 90)
n. sign. partenza 15 m (1,5%) j
n. sign. velocità di virata (0,7%)
sign. velocità di virata 10 m (1,1%)
n. sign. sprint 10 m (1,0%)
sign. delfino (4,4%)
10 n. sign. velocità di dribbling 14 m (7,5%)
Didascalia: Effetti dell’allenamento della forza su diversi aspetti della capacità prestativa specifica per disciplina in atleti in età evolutiva
Legenda: GS = gruppo sperimentale; S = sesso; NE = numero esercizi; AF = allenamento della forza; n. sign. = non significativo; s. sign. = senza
indicazione di significatività; sign. = significativo; CPS = capacità di prestazione specifica; sett. = settimane
atleticastudi 3-4/2011
113
Tabella 3: L’allenamento della forza nello sport in età evolutiva
Livello
Principianti
Azione
Concentrica ed
muscolare
eccentrica
Scelta esercizi Mono e pluriarticolare
Intensità
Volumi
Tempo di
recupero
Velocità di
movimento
Esperti
Concentrica ed
Concentrica ed
eccentrica
eccentrica
Mono e pluriarticolare Mono e pluriarticolare
50-70% 1RM
60-80% 1RM
1-2 serie da 10-15 rip.
2-3 serie da 8-12 rip.
1 min
1-2 min
2-3 min
moderata
moderata
moderata
2-3
2-3
3-4
Frequenza
(gg/sett.)
4. Conclusioni e
raccomandazioni per la pratica
dell’allenamento
L’obiettivo del presente contributo
è quello di verificare l’efficacia dell’allenamento della forza per l’età
evolutiva. A tal fine, sono stati analizzati lavori sperimentali che hanno valutato le prestazioni motorie
con prove assimilabili al gesto sportivo. Queste ricerche hanno utilizzato prove di valutazione
motorio-sportive le quali, secondo
quando fissato dalle indicazioni federali per l’allenamento, assumono un ruolo centrale nella diagnosi
delle prestazioni, nonché nella gestione dell’allenamento, sia livello
federale che societario. I risultati di
questi studi documentano che programmi di allenamento per la forza, sia a carattere generale che
speciale, sono adeguati per migliorare diversi aspetti della capacità sportivo - motoria. In seguito
ad un allenamento della forza, si
sono osservati progressi soprattutto nelle prestazioni di lancio, getto e salto. I progressi registrati si
sono attestati, in particolare, tra il
10% e il 13%.
Nelle ricerche analizzate, contra-
114
Avanzato
atleticastudi 3-4/2011
70-85% 1RM
3 serie da 6-10 rip.
riamente a quanto si sia portati a
pensare, né il sesso né l’età hanno
influito in modo determinante sull’efficacia dell’allenamento della forza. Sulla base dei dati a
disposizione, non è tuttavia stato
possibile analizzare l’influsso biologico nei miglioramenti che sono
stati rilevati (fase pre- e post- puberale). Infatti, solo in una piccola
parte degli studi analizzati è stata
effettuata una classificazione in base al livello di maturità biologica;
inoltre, nessuna di queste pubblicazioni ha caratteristiche tali da poter essere considerata uno studio
comparativo. Oltre ai già citati miglioramenti nei test sportivo-motori, gli effetti dell’allenamento della
forza si sono riscontrati anche nei
test specifici per ciascuna disciplina sportiva. In particolare, nell’allenamento del nuoto in età evolutiva,
si sono registrati buoni adattamenti specifici, rispetto ai diversi interventi di allenamento effettuati. In
questo modo, è stato possibile migliorare significativamente la velocità di nuoto, di virata e di partenza.
Per i giochi sportivi, sino ad ora oggetto solo di un numero limitato di
studi, peraltro problematici dal punto di vista metodologico, sussiste
un urgente bisogno di ricerca. Proprio in quest’ottica, in futuro si dovranno selezionare test di verifica i
quali, oltre ad essere predisposti
per una disciplina sportiva, siano altresì strettamente legati alla forza
muscolare. I test di verifica comuni
per i giochi sportivi, come la misurazione della velocità di dribbling o
del numero di colpi andati a segno,
in cui le capacità di forza hanno un
ruolo secondario, sarebbero invece da evitare negli studi relativi all’allenamento della forza.
Riassumendo, è possibile affermare che un allenamento della forza
generale dovrebbe essere parte integrante dell’allenamento fisico in
età evolutiva, poiché, come è stato dimostrato, esso conduce a vantaggi per lo stato di salute, per il
benessere e per le capacità di prestazione sportivo-motorie. In particolare, nello sport agonistico in età
evolutiva, uno degli obiettivi è quello di costruire la capacità di carico
necessaria per sostenere l’attività
di allenamento e di gara (Mester et
al., 2009). A tal proposito, l’allenamento della forza può fornire un importante contributo al fine di
aumentare la forza muscolare e di
fissare le strutture passive dell’or-
ganismo (ossa, tendini e legamenti). Ragionando nel lungo periodo,
partendo da un allenamento muscolare aspecifico è possibile ampliare il programma di allenamento
con esercizi che, da una parte, siano in grado di influenzare in maniera mirata le capacità di forza
necessarie per una determinata disciplina sportiva (forza massimale, forza resistente, forza
esplosivo-elastica ecc.) e, dall’altra, presentino anche una stretta
relazione con determinati aspetti
della tecnica.
Per realizzare un allenamento della forza generale e aspecifico rivolto all’attività sportiva, si
possono citare le raccomandazioni della National Strenght and
Conditioning Association (cfr. con
tabella 3), pubblicate quest’anno
sul Journal of Strength and Conditioning Research (Faigenbaum
et al., 2009). Esse corrispondono
in ampia misura ai parametri di carico utilizzati altresì dalla maggioranza degli studi analizzati nel
presente contributo (cfr. con tabella 1). In generale, si consiglia di
effettuare, entro i limiti di carico noti, una variazione sistematica dei
parametri di intensità e volume del
carico, all’interno di una periodizzazione a blocchi o ad onda, al fine di mantenere l’efficacia su livelli
elevati, e di ottenere inoltre ripercussioni equilibrate sulle capacità
di forza. Come filo conduttore, può
essere utilizzato il modello sviluppato da Fleck e Kramer (2004), finalizzato alla gestione delle diverse
espressioni della forza (cfr. con tabella 4). Per organizzare in modo
sicuro un allenamento della forza
rivolto a soggetti in età evolutiva,
nella pianificazione e gestione dell’allenamento dovrebbero essere
osservate con attenzione le raccomandazioni pubblicate da or-
ganizzazioni riconosciute a livello
internazionale e, inoltre, l’allenamento dovrebbe essere svolto
esclusivamente in presenza di personale competente (Small et al.,
2008; Behm et al., 2008).
Ad oggi, non esistono raccomandazioni riguardo all’allenamento
della forza specifico per disciplina
sportiva, rivolto ad atleti in età evolutiva. Una spiegazione di quanto
appena affermato consiste sicuramente nel fatto che un allenamento della forza potrebbe essere
classificato come assolutamente
somigliante ai movimenti specifici
di ciascuna disciplina e, pertanto,
dovrebbe essere sviluppato singolarmente per ciascuna di esse
(Grosser et al., 2008). Per trovare
modalità di carico adeguate a questo scopo devono essere chiariti,
oltre agli aspetti cinematici, quali
ad esempio la velocità di movi-
mento, l’ampiezza del movimento
o le forme di contrazione dei muscoli primariamente coinvolti, anche i presupposti metabolici
(modalità di approntamento energetico) della disciplina sportiva.
(Fleck & Kraemer, 2004). Al contrario, le raccomandazioni sino ad
ora disponibili per l’organizzazione dell’allenamento della forza
specifico per disciplina si basano
quasi esclusivamente sulla selezione dei gruppi muscolari rilevanti per il movimento, ignorando in
questo modo gli aspetti metabolici e meccanici dello stesso (Kraemer & Fleck, 2005). Nel presente
contributo non è stato possibile
approfondire l’organizzazione di un
allenamento della forza rapida e reattiva. Il lettore interessato faccia
riferimento alla letteratura specifica in materia (Bompa, 2000; Chu
et al., 2006).
Tabella 4: La periodizzazione nell’allenamento della forza
Ciclo di
allenamento
Numero
di serie
Ripetizioni
Intensità
„Base"
1-3
10-15
< 70% 1RM
(Forza di
resistenza)
„Strength"
1-3
6-10
70 - 85%
(Costruzione
1RM
muscolare)
2-3
6-8
< 60% 1RM*
„Power" (Forza
veloce)
„Peak"
1-2
6-8
80 - 85%
(Forza massimale)
1RM
„Active Resting" Attività scarsamente intensive, misure di
(Rigenerazione)
rigenerazione
Durata del
ciclo (in
settimane)
6
6
6
6
2
Didascalia: Periodizzazione nell’allenamento della forza con atleti in fase prepuberale e in fase
di crescita (tratto da Fleck & Kraemer, 2004 e modificato)
(* = esecuzione di movimento esplosivo)
atleticastudi 3-4/2011
115
5. Considerazioni finali
e prospettive future
L’analisi dell’attuale stato della ricerca evidenzia come grazie all’allenamento della forza è possibile
migliorare a tutte le età non solo la
forza muscolare, ma anche altri
aspetti selezionati della capacità di
prestazione motoria, generale e
specifica per disciplina. L’allenamento della forza si è affermato come
parte
integrante
dell’allenamento in età evolutiva soprattutto nel territorio anglo-americano. In Germania, come
documentano anche i piani di allenamento federali delle diverse discipline sportive, una simile
inversione di rotta non si è ancora
manifestata in tutti i settori. In alcuni
di essi, infatti, sono ritenuti ancora
validi metodi che dovrebbero essere efficacemente revisionati. Per
poter integrare a breve termine l’allenamento della forza nell’allenamento agonistico in età evolutiva
devono essere ricercati nuovi percorsi, in grado di sostenere il complicato processo della messa in
pratica di nuove metodologie di allenamento (cfr. con tabella 4), oltre
che di superare il ritardo accumulato, bypassando la distanza tra ricerca e pratica.
Traduzione italiana a cura di Debora De Stefani, revisione tecnica di
Luca Del Curto
116
atleticastudi 3-4/2011
Rassegna
bibliografica
In collaborazione con la Scuola dello Sport della Sicilia, Settore Documentazione.
BIOMECCANICA, BIOLOGIA
E ALLENAMENTO
Si delinea una nuova prospettiva
sull’allenamento della forza con lo
studio di Wirth et al. sugli effetti dell’allenamento eccentrico con carico sovramassimale sulla forza
massimale esplosiva negli arti superiori. (Wirth K. – Beck A.J.,
Schmidtbleicher D. – Auswirkungen eines exzentrischen Krafttrainings für die obere Extremität auf
unterschiedliche Maximal und
Schnellkraftparameter – Effetti di un
allenamento di forza eccentrico per
gli arti superiori sul parametro della forza massimale ed esplosiva –
Leistungsport, 41, 3, 19-24). Un altro contributo sulla questione dell’allenamento eccentrico della forza
viene fornito da Vio e Pozzo, che
analizzano le evidenze sull’efficacia
dell’allenamento eccentrico, ed in
particolare focalizzano l’attenzione
sull’impiego di macchine inerziali,
che dovrebbero permettere di adattare meglio la modalità di espressione della forza alla situazione
reale della competizione. (Vio V.,
Pozzo M. – Allenamento eccentrico. Basi fisiologiche, applicazioni e
nuove tecnologie – Scienza e sport,
12, 45-49).
Nel primo numero della rivista IAAF
“NSA”, uscito da poco, troviamo i
consueti studi biomeccanici: il primo, effettuato in occasione dei
Campionati Mondiali sulla velocità
ed ostacoli; il secondo di Coh et al.
sulla tecnica rotatoria nel getto del
peso (Graubner R. – Nixdorf E.
– Biomechanical analysis of the
Sprint and hurdles events at the
2009 IAAF World Championships
in Athletics – Analisi biomeccanica
della velocità e degli ostacoli ai
Campionati Mondiali IAAF 2009 di
Atletica; Lipovsek, S., Skof B.,
Stuhec, S., Coh M. – Biomechanical factors of competitive success
with the rotational shot put technique – Fattori biomeccanici del successo competitivo con la tecnica
rotatoria del getto del peso - New
Studies in Athletics, 26,1-2, 19-53;
101-109.)
Sempre nella stessa rivista segnaliamo due articoli che riguardano
l’allenamento delle specialità di
sprint di alto livello: nel primo si analizza la questione del “plateau” della velocità, indicando una serie di
mezzi e metodi per cercare di superare questo stallo nella prestazione; nel secondo si presenta un
modello di sprinter che vada sotto
i 10” (Schiffer J. – Training to overcome the plateau speed – Allenamento per superare il “plateau”
della velocità ; Richmond J. – Modelling a sub-10 second 100m
sprinter using Newton’s equations
of motion – Modellare uno sprinter
che nei 100m. vada sotto i 10”
usando le equazioni del moto di
Newton – New Studies in Athletics
– 26, 1-2, 7-16; 69-77).
Per quanto riguarda il mezzofondo
veloce la rivista Nuova atletica riporta un’analisi dell’andamento del consumo di ossigeno nella corsa degli
800 metri e le implicazioni per la scelta dell’andatura da tenere (Arcelli
E., Riboli A. – Il consumo di ossigeno nelle varie fasi degli 800 metri
– nuova atletica – 39, 226, 23-31.)
MEDICINA DELLO SPORT
Il modo migliore per evitare gli infortuni è realizzare una vera azione
preventiva, basata su una corretta
analisi del movimento da eseguire
e di eventuali deficit dell’atleta: la rivista tedesca Leichathletiktraining
propone cinque esercizi per mantenere stabile il tronco al fine di prevenire problematiche alla colonna
vertebrale, zona molto sollecitata
in tutte le specialità. (Boller R. –
Fünf Übungen für einen stabilen
Rumpf – Cinque esercizi per un
tronco stabile – Leichathletiktraining, 22, 6, 26-29).
PSICOLOGIA DELLO SPORT
Nella rivista „Track coach“ viene riportata un tavola rotonda sugli
aspetti psicologici, distinta in due
parti, tenuta da due psicologi sportivi ed un allenatore di „High
school“, che esaminano come la
psicologia e gli aspetti mentali influenzino la prestazione, affrontando tematiche di rilevanza pratica
nella gestione quotidinana degli allenamenti e della gara. Nella seconda parte sono riportati pareri di
altri psicologi sulle questioni trattate nella prima (AA.VV. – Sport psychology roundtable I e II – Tavola
rotonda I e II – Track Coach, 197.
6271-6283; 6293-6296)
TECNICA E DIDATTICA
DELLE SPECIALITA’
Sempre nella rivista tedesca “Leichtathletiktraining”, viene dedicato
un articolo al lancio del martello, distinto in due parti, individuando alcuni aspetti fisici e biomeccanici che
influenzano la definizione del programma tecnico da sviluppare per
migliorare la prestazione. Nella prima parte si analizza il lancio dal punto di vista biomeccanico, attraverso
l’identificazione di alcuni parametri e
una prospettiva comparativa, basata sull’analisi di fotogrammi dei lanci
di Betti Heidler, di una giovane martellista tedesca e di un alunno, per
evidenziarne le differenze. Nella se-
conda parte si concentra l’attenzione sulla velocità di rotazione (Bartonietz, K. – Sakr, M. – Stabil stehen,
schnell drehen! – Essere stabili, ruotare veloci! - Leichtathletiktraining,
2011, 22, 5, 29-33/7, 4-13).
SCUOLA E GIOVANI
La stessa casa editrice della rivista
Leichtathletiktraining, ha pubblicato
un manuale interessante sull’atletica
leggera giovanile della Federazione
di Atletica Tedesca. Si tratta di un testo in cui si trovato tutte le notizie utili
per la programmazione, per l’insegnamento della tecnica delle varie
discipline e per la definizione della
prestazione sportiva, nella fascia di
età che va dai 15 ai 19 anni, il tutto
corredato da numerosi esempi di
esercizi pratici. (DLV – Jugendleichathletik Basics – Basi dell’atletica
leggera giovanile - 2011 – 240p. –
PhilippkaVerlag).
Dalla succitata rivista estrapoliamo
gli spazi dedicati ai bambini: un primo articolo continua la serie degli
esempi di organizzazione di attività
motoria in palestra, mentre il secondo offre degli spunti per avviare i bambini alla specialista del
lancio del martello, attraverso giochi, esercizi ed attività diverse.
(Huecklekemkes, J. – So organisieren Sie ihr Hallentraining – Così
organizzate l’allenamento in palestra – Lütgeharm R. - Erst drehen,
dann werfen – Prima girare e poi
lanciare – Leichathletiktraining, 22,4,
12-16 - 22, 5, 24-28)
Nel penultimo numero si trova un
dossier particolare sulle competizioni per i bambini, che pone l’accento sull’organizzazione e la
tecnica, proponendo delle modalità di svolgimento di queste competizioni a livello scolastico; nella
seconda parte si illustrano, per ogni
gruppo di discipline, le tipologie di
competizioni, distinte su tre cate-
gorie (Under 8, 10,12), con numerose illustrazioni esemplificative. (Ulrich D., Deister D. – Kinder sind
für Wettkämpfe – Wettkämpfe für
kinder - I bambini sono per le gare,
le gare per i bambini – Leichtathletiktraining, 22, 9-10, 4-46).
Sempre nella stessa rivista si trova
un articolo pratico sull’insegnamento agli adolescenti degli esercizi con sovraccarico, fase
introduttiva indispensabile all’allenamento di forza con i pesi. L’articolo è corredato da numerose foto,
che illustrano la tecnica corretta.
Nella parte finale si trovano anche
alcuni suggerimenti di tipo metodologico (Oltmanns K., Zawija,
M. – Kinder lernen Krafttraining – I
bambini apprendono l’allenamento di forza – Leichtathletiktraining,
22, 8, 14-20).
Nell’altra rivista tedesca sportiva
“Leistungsport” da segnalare un articolo sull’organizzazione dell’attività motoria per i bambini all’interno
della società sportiva, che focalizza l’attenzione non tanto sulla prestazione sportiva, quanto su un
approccio interdisciplinare formativo (Campus Y Wilant N. – Innovationen für den Kindersport im
Verein – Innovazioni per lo sport dei
bambini nella società sportiva – Leistungssport, 41, 4, 42-44.)
Infine nella rivista “Universo Atletica” è riportata una sintesi delle relazioni che sono state tenute al
Convegno Nazionale sulle Metodologie dell’allenamento Giornale,
organizzato dalla Comitato Regionale Fidal Lombardo: gli interventi
sono di Boris Mikuz sulle strategie
giovanili della Federazione Slovena,
di Gilles Follereau della Federazione Francese, Wolfagang Killing della Federazione Tedesca e Antonio
La Torre per la Federazione Italiana. (Universo Atletica, dic 2011,
p.3-21)
atleticastudi 3-4/2011
117
MANAGEMENT DELLO SPORT
Un interessante articolo affronta la
problematica „doping“ dal punto di
vista della gestione complessiva
dell’organizzazione della lotta antidoping, mettendo a confronto gli approcci della FIFA e della IAAF nei
confronti dell’Agenzia mondiale Anti-doping (Wagner U. – Towards the
construction of the World Anti-Doping Agency: analyzing the approaches of FIFA and IAAF to Doping
in sport – Verso la costruzione
dell’Agenzia Mondiale Anti-doping:
analisi degli approcci al doping della
FIFA e della IAAF – European Sport
Management Quarterly – 11, 5, 445470). Sul piano più specifico della gestione delle società sportive ed in
particolare del reperimento di risorse, segnaliamo un articolo sui rapporti tra associazioni sportive e gli
stakeholder interessati, partendo
dall’analisi di alcune società della Catalogna. (Esteve M., Di Lorenzo F.,
Inglès E., Puig N. – Empirical evidence of stakeholder management
in sports clubs: the impact of the board of directors – Evidenze empiriche
della gestione degli stakeholder nelle società sportive: l’impatto del comitato dei direttori – European Sport
Management Quarterly – 11, 4, 423440).
Nella rivista „Educazione Fisica e
sport nella scuola“ viene illustrata la
nuova strategia di formazione continua dei tecnici della Fidal alla luce
della nuove esigenze della società in
trasformazione. Questo nuovo modello rielaborato si ispira alla sistema
SNAQ definito dal Coni, per adeguarsi alle indicazioni UE, ma pone anche una grande attenzione all’attività
giovanile, per collegarsi con il mondo dell’educazione fisica e della
scuola. (Carbonaro G., - La formazione dei tecnici di atletica leggera –
Educazione fisica e sport nella scuola, 64, 231-232, 32-40).
118
atleticastudi 3-4/2011
Convegni, seminari, workshop
Attività svolte in collaborazione con:
Centro Studi & Ricerche
Metodologie di allenamento
giovanile a confronto in Europa
Milano, 22-23 ottobre 2011
Programma
Sabato 22 ottobre
• Scelte metodologiche dell’atletica giovanile in Germania, Wolfgang Killing – resp. Scuola
allenatori Federazione Tedesca
• La scuola francese dell’atletica
giovanile, Gilles Follereau - Fed.
Francese di atletica
• La metodologia generale dell’atletica giovanile in Slovenia, Boris Mikuz - Fed. slovena di
atletica
• Atletica giovanile in Italia, Antonio La Torre – CONI, FIDAL
Moderatori: Elio Locatelli e Francesco Uguagliati
Domenica 23 ottobre
• Le principali esercitazioni metodologiche atte allo sviluppo tecnico e condizionale in relazione
alle tappe di sviluppo della programmazione a lungo termine del
settore giovanile, Ennio Preatoni e Claudio Botton.
Organizzazione: FIDAL - CR Lombardia, Centro Studi & Ricerche FIDAL, ASSITAL
Il talento sportivo: come identificarlo, promuoverlo, gestirlo
Modena, 3 dicembre 2011
Obiettivi
Anche per il 2011 l’impegno congiunto della Scuola Regionale dello Sport dell’Emilia Romagna e del
Comitato Provinciale CONI di Modena si concretizza nella riconferma del tradizionale Convegno
tecnico-scientifico di fine anno, un
evento culturale di primaria importanza per gli allenatori ed operatori dell’intero sistema sportivo
regionale e nazionale. Quest’anno
il tema prescelto “L’allenamento
funzionale della forza negli sport di
squadra” è di particolare importanza, non soltanto per la qualità ed il
prestigio internazionale dei relatori
invitati, ma soprattutto in quanto si
posiziona come naturale complemento delle quattro giornate di studio organizzate nel 2009 e dedicate
allo sviluppo della forza negli sport
individuali. La partnership che negli ultimi anni si è consolidata sia
con la Facoltà di Scienze Motorie
dell’Università degli Studi di Bologna, apprezzata per la qualità didattica e gli interessanti lavori di
ricerca applicata, sia con la Federazione Italiana di Atletica Leggera,
il cui Centro Studi e Ricerche da
decenni è fortemente impegnato
sul fronte culturale, costituisce un
importante valore aggiunto al Convegno.
Programma
• Il Ruolo dei programmi di
identificazione e promozione
del talento nello Sport, Antonio La Torre - Facoltà di Scien-
ze Motorie Università degli studi
di Milano – Consulente CONI.
Moderatore: Mario Gulinelli
• Identificazione del Talento,
Roel Vaeyens - Dipartimento di
Scienze dello Sport,Facoltà di
Medicina e salute dell’Università
di Ghent Belgio. Moderatore:
Giorgio Carbonaro
• Sviluppo del Talento, Franco
Impellizzeri - CeRiSM, Università degli Studi di Verona. Moderatore: Franco Merni
• La gestione del Talento
:aspetti psicologici, Alberto
Cei - Università di Tor Vergata,
Roma. Moderatori: Andrea Ceciliani, Simone Ciacci
Organizzazione: CONI Comitato Provinciale Modena, Scuola Regionale
dello Sport Emilia-Romagna
Coordinamento scientifico: Luigi
Trotta, Giuliano Grandi, Mario Gulinelli, Giorgio Carbonaro
Comitato organizzatore:
Franco Bertoli, Presidente Coni
Modena. William Reverberi, Presidente Coni Emilia Romagna. Antonino Marino, Assessore allo Sport
Comune di Modena. Carlo Bottari,
Preside della Facoltà di Scienze
Motorie di Bologna. Franco Merni,
Presidente Corso di Studi Laurea
Magistrale Scienze Motorie Bologna. Stefano Gobbi, Presidente CSI
Modena. Andrea Covi, Presidente
UISP Modena
“ATLETICAmente 2011” La scienza e la tecnica al servizio dello sport
Abano Terme, 5-6 novembre 2011
Programma
1^ sessione: sabato 5 novembre
• L’organizzazione sportiva nel
Mondo-in Europa-in Italia, Elio Lo-
catelli – IAAF, CONI
• Strategie e modello organizzativo dell’Atletica in Francia e Germania, André Gimenez D.T.
Nazionale Francese Atletica Leggera -Idriss Gonschinska D.T. Nazionale Tedesca Atletica Leggera
• Modello organizzativo dell’Atletica in Italia, Francesco Uguagliati
- D.T. F.I.D.A.L.
• Criticità di sistema: globale e nazionale, Antonio La Torre - Università di Milano - CONI-FIDAL
2^ sessione: domenica 6 novembre
• Tributo a Carmelo Bosco: Intuizioni - pensiero - strumenti
• La Valutazione e la sua evoluzione
• Dall’intuizione alla sua prima pedana: la sua matrice e la sua eredità, Elio Locatelli – IAAF, CONI
• La sua matrice e la sua eredità,
Paavo Komi, Università Jyvaskylà Finlandia
• La Valutazione e la sua evoluzione, Marco Cardinale - Univ. Aberdeen - Gran Bretagna, British
Olympic Association
• Interventi Programmati:
• Carlo Tranquilli Direttore Ist.
Scienze dello Sport CONI
• Studi recenti sull’accelerazione e
sulla modalità di espressione della potenza, Nicola Silvaggi - Università di Tor Vergata - Roma FIDAL
Organizzazione: FIDAL - CR Veneto, CONI Scuola Regionale dello
Sport Veneto
Aggiornamento per Insegnanti
di Educazione Fisica
Camerino, 26-29 agosto 2011
Seminario di aggiornamento per insegnanti di Educazione Fisica delle scuole finaliste ai Campionati
Studenteschi
Programma
• Attività tecniche e didattiche per
la promozione dell’atletica, Giuseppe Scorzoso, Osvaldo Zucchetta
• Princìpi generali della preparazione giovanile, Giorgio Carbonaro
• Schemi e abilità motorie - la corsa e la marcia, teoria e pratica,
Antonio Laguardia
• Schemi e abilità motorie - i lanci:
teoria e pratica, Francesco Angius
• Schemi e abilità motorie – i salti:
teoria e pratica, Claudio Mazzaufo
Coordinatore del seminario: Piero
Incalza
Organizzazione: FIDAL Centro Studi – Attività tecniche territoriali
Seminario: la programmazione
dell’evento
Ancona, 12 novembre 2011
Obiettivi
Costruire la programmazione annuale partendo dall’evento a ritroso rispettando tutte le tappe. I
mezzi utilizzati nelle varie tappe
della programmazione hanno tempi diversi affinché gli effetti che
producono sull’organismo dell’atleta diventino efficaci e stabili.
In considerazione di ciò il tecnico
studia il modo migliore perché la
somma degli effetti dei mezzi utilizzati in tutti gli allenamenti della
programmazione attivino al meglio
le capacità dell’atleta in prossimità dell’evento.
Il seminario intende fissare i tempi delle varie tappe, i mezzi e i
contenuti che in esse devono essere sviluppate per far si che la loro efficacia sia ottimale. Ogni
settore ed ogni specialità ha sue
strategie, i propri mezzi di allena-
atleticastudi 3-4/2011
119
mento i propri contenuti che verranno analizzate dai tecnici specialisti di settore dopo una
introduzione nella quale verranno
fissati i principi fondamentali della
programmazione a tappe.
Programma
• I principi delle programmazione a
tappe: riferimenti a mezzi e contenuti delle varie tappe nei lanci,
Nicola Silvaggi - Responsabile
Lanci del Settore Tecnico Nazionale
• Mezzi e contenuti delle varie tappe nella velocità ed ostacoli, Sergio Biagetti - Responsabile
Velocità del Settore Tecnico Regionale
• Mezzi e contenuti delle varie tappe nei salti, Robertais Del Moro,
Responsabile Salti del Settore
Tecnico Regionale
• Mezzi e contenuti delle varie tappe nel mezzofondo e marcia, Angelo Angeletti - Responsabile
Mezzofondo del Settore Tecnico
Regionale
Organizzazione: FIDAL - CR Marche, Settore Tecnico
“Tecnica, metodologia e prevenzione nella moderna metodica dell’allenamento degli
sport, con particolare riferimento agli sport con azioni di
lancio ‘overhead’”
Bari, 19 novembre 2011
Relatori
• Nicola Silvaggi - Responsabile
Lanci del Settore Tecnico Nazionale
• Domenico Di Molfetta - Responsabile Nazionale FIDAL lancio del
giavellotto
• La spalla del lanciatore: la instabilità, Renato La Forgia
• Anatomia funzionale dello scapo-
120
atleticastudi 3-4/2011
lo-omerale, Francesco Bizzarri
• La rottura della cuffia dei rotatori, Biagio Moretti
Organizzazione: FIDAL - Cus Bari
“Dentro l’atletica” – Approfondimenti tecnici
Parma, 29 ottobre / 3 dicembre
2011
Obiettivi
Considerata l’importanza dell’atletica leggera nell’ambito delle
altre discipline sportive, è stata
promossa una serie di attività formative tese alla conoscenza degli
aspetti più significativi di alcune
specialità dell’atletica leggera. Tali aspetti sono importanti, non solo per chi già allena l’atletica, ma
anche per studenti e laureati in
Scienze Motorie o per chi si occupa di preparazione atletica.
Programma
• 29 ottobre: Individuazione e presupposti metodologici per l’allenamento del giovane velocista,
Giovanni Bongiorni
• 12 novembre: Aspetti tecnici e didattici dei salti in estensione nell’avviamento dei giovani atleti,
Claudio Mazzaufo
• 26 novembre: La postura corretta nell’ambito delle discipline dell’atletica leggera, Vincenzo Canali
• 3 dicembre: La corsa ad ostacoli: aspetti teorici e tecnici delle
specialità dei 110hs e dei 400hs,
Eddy e Laurent Ottoz
Organizzazione: Cus Parma
“I giovani, le ansie, la tecnica”:
2a Convention dei tecnici
abruzzesi.
Sulmona, 27 novembre 2011
Programma
• Le competenze didattiche del
tecnico di atletica leggera: i compiti, le funzioni e le responsabilità
del tecnico - Claudio Mantovani,
collaboratore CONI-SdS
• Presupposti e contenuti di un
programma mental-training in
atletica leggera - Massimo Di
Paolo, psicologo e docente SRdS
• Parliamo di velocità e staffetta: come istruire i velocisti e allenare gli
staffettisti anche nelle proprie sedi
- Roberto Piscitelli, collaboratore
settore tecnico velocità FIDAL
Organizzazione: FIDAL-CR Abruzzo
Convegno salto con l’asta: la
scuola tedesca
Schio, 27 novembre 2011
Programma
• La tecnica del salto con l’asta
femminile secondo la scuola tedesca
• La programmazione nella preparazionje delle atlete tedesche
• Esercitazioni tecniche specifiche
• Tavola rotonda
Herbert Czingon, responsabile
salto con l’asta femminile della DLV
(Federazione Tedesca di Atletica
leggera)
Organizzazione: FIDAL - CR Veneto
Tecnica della programmazione
e mezzi di allenamento
Roma, 3 dicembre 2011
Programma
• Princìpi della programmazione,
Gioacchino Paci
• Filosofia della programmazione,
Mauro Pascolini
• Mezzi di allenamento per lanci e
muscolazione, Nicola Silvaggi
• Mezzi di allenamento per salti,
Claudio Mazzaufo
• Mezzi di allenamento per la corsa, Piero Incalza
• Posturale al suolo ed in acqua,
Renato Marino
• Il gioco tecnico, Tamara Triossi
• Flessibilità: come, quando, perché, Vincenzo D’Onofrio
Organizzazione: ASD Sport-Race,
Esercito ‘sport-giovani’, ASSITAL,
CR FIDAL Lazio
Multilateralità e Prove Multiple:
teoria o realtà?
Torino, 11 dicembre 2011
Programma
• La multilateralità: i libri la spiegano, ma noi ci crediamo?, Giorgio
Ripamonti
• Le prove multiple e i giovani: un
percorso in salita? Graziano Camellini
• Le esercitazioni propedeutiche
per la corsa ad ostacoli come
strumento per migliorare le ca-
pacità motorie, Eddy Ottoz
• Lo sviluppo delle capacità condizionali: bilancieri e manubri o c’è
dell’altro? Gennaro Boccia
Moderatore: Paolo Moisè
Organizzazione: FIDAL Comitato
Regionale Piemonte, ASSITAL
ca trattata.
Organizzazione: FIDAL Comitato
Regionale Lazio
La corsa ad ostacoli
Roma, 18 dicembre 2011
Seminario tecnico per istruttori/allenatori con dibattito conclusivo
La corsa ad ostacoli
Roma, 18 dicembre 2011
Seminario tecnico per istruttori/allenatori con dibattito conclusivo
Programma
• Peculiarità del passaggio dell’ostacolo e necessità nella proposta metodologica, Luca
Grandinetti – Allenatore Specialista
• Esercizi propedeutici, esercizi a
carattere generale e specifico e
ritmica, Laurent Ottoz, Allenatore Specialista
• Parte pratica: esercitazioni tecniche e sviluppo della parte teori-
Programma
• Peculiarità del passaggio dell’ostacolo e necessità nella proposta metodologica, Luca
Grandinetti – Allenatore Specialista
• Esercizi propedeutici, esercizi a
carattere generale e specifico e
ritmica, Laurent Ottoz, Allenatore
Specialista
• Parte pratica: esercitazioni tecniche e sviluppo della parte teorica
trattata.
Organizzazione: FIDAL Comitato
Regionale Lazio
atleticastudi 3-4/2011
121
S/rubriche
RECENSIONI
AEBS - ATHLETICS EFFICACY
BELIEFS SCALE
Per la misurazione dell’efficacia percepita nell’atletica leggera
Patrizia Steca, Andrea Greco,
Francesca Castellini e Antonio
La Torre
• Casa Editrice: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali
www.giuntios.it
• Anno di pubblicazione: 2012
• Destinatari: Atleti praticanti le diverse specialità dell’atletica leggera
• Somministrazione: 15’-20’ minuti
• Numero di item: 30 item comuni più 7-9 item per la parte
specifica
• Campione italiano: 936 atleti
agonisti (553 uomini e 383 donne) di età compresa tra 14 e 65
anni (2010-2011)
• Qualifica richiesta: Psicologi
122
atleticastudi 3-4/2011
dello sport, allenatori, società
sportive
La Athletics Efficacy Beliefs Scale
(AEBS) è il primo strumento sviluppato in Italia per la misurazione delle convinzioni di efficacia percepita
nelle diverse specialità dell’atletica
leggera. Il test, costruito sulla base
della social-cognitive theory di A.
Bandura unita a una profonda conoscenza di questa disciplina sportiva, rappresenta un valido
strumento da utilizzare in percorsi
di miglioramento, sia in gara che in
allenamento, della performance del
singolo atleta, che viene accuratamente valutato per ogni specialità
praticata (corsa, lanci e salti).
Lo psicologo dello sport, l’allenatore o lo staff tecnico – adeguatamente formati – possono rilevare
con l’AEBS punti di forza e di debolezza dell’atleta e studiare programmi di prevenzione e intervento,
grazie anche alle tecniche di potenziamento proposte nel manuale.
Caratteristiche chiave
• Facilità di somministrazione.
• Scoring immediato grazie al modulo autoscoring.
• Ampia rassegna di tecniche di
potenziamento.
Struttura
La AEBS è costituita da una scala
per la valutazione dell’autoefficacia
percepita, composta da due parti:
Parte generale comune a tutti
gli atleti (30 item): indaga l’efficacia percepita dell’atleta in relazione
a sei aree: Concentrazione e gestione delle forze, Gestione dei mo-
menti critici, Autoregolazione e gestione delle relazioni, Gestione delle
condizioni
atmosferiche,
Atletica/vita privata e Gestione dell’avversario.
Parte specifica variabile in funzione della specialità praticata
(7-9 item): misura le convinzioni degli atleti di saper gestire e mettere
in pratica aspetti tecnico-tattici relativi alla propria specialità (corsa:
100, 200 e 400 metri piani, 100110 e 400 metri con ostacoli, marcia, gare di fondo; lancio del
martello, del giavellotto, del disco e
del peso; salto in alto, in lungo e
con l’asta).
Utilizzo
La AEBS può essere utilizzata per
individuare gli elementi e le situazioni che ostacolano l’atleta nel raggiungimento di una performance
ottimale, siano essi dovuti a fattori
esterni o intrinseci (stress, distraibilità, burnout, ecc.).
La rilevazione di aree di forza e di
debolezza permette di impostare un
adeguato piano di potenziamento,
volto a rafforzare la convinzione di
efficacia percepita dai soggetti, e al
monitoraggio della conquista degli
obiettivi prefissati durante e al termine del programma.
Anche in assenza di obiettivi specifici, inoltre, la AEBS è un utile strumento di valutazione nel tempo
delle convinzioni degli atleti in merito alle proprie capacità.
Materiali
Il test è costituito da: manuale di
istruzioni, fascicoli con domande e
moduli di risposta autoscoring.
L’atleta compila il modulo di risposta e il somministratore, in modo
agile e veloce, elabora i risultati in
base alle indicazioni fornite dal manuale.
Gli autori
- Patrizia Steca, professore associato di Psicologia generale
presso la Facoltà di Psicologia
dell’Università di Milano-Bicocca.
- Andrea Greco, dottorando di
Psicologia sociale, cognitiva e clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi
di Milano-Bicocca.
- Francesca Castellini, laureata
in Psicologia delle organizzazioni
e dei comportamenti di consumo
presso l’Università degli Studi di
Milano-Bicocca.
- Antonio La Torre, professore
associato di Metodi e didattiche
delle attività sportive presso la Facoltà di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Milano.
Casa editrice
assessment psicologicoclinico
gestione delle risorse umane scuola orientamento
Collaborazione
Il Centro Studi & Ricerche FIDAL ha
collaborato per la ricerca pubblicata, diffondendo l’informazione presso l’associazionismo e in occasione
di alcuni eventi. Obiettivo della ricerca è lo studio dell’autoefficacia percepita degli atleti, ovvero
le convinzioni che l’atleta ha relativamente alle proprie capacità di organizzare ed eseguire azioni per
raggiungere obiettivi stabiliti. Si indagano poi le relazioni che intercorrono tra l’autoefficacia percepita
e altre dimensioni psicologiche importanti in ambito sportivo come i
tratti di personalità, l’orientamento motivazionale, la coesione di gruppo e la prestazione.
Importanti dati di ricerca sottolineano come le persone con forti
convinzioni di autoefficacia sono sicure di potersi esprimere al meglio
delle proprie potenzialità, hanno
aspirazioni ambiziose, si impegnano nelle attività che fanno e si riprendono rapidamente dagli
insuccessi; tutti questi sono elementi importanti per una presta-
zione di successo.
L’utilizzo dei questionari è utile sia agli
atleti che agli allenatori, in quanto:
- gli atleti, dal profilo emergente
dalle risposte al questionario,
avrebbero la possibilità di ragionare sulle attività o le azioni relative alla propria vita sportiva che
sentono di poter padroneggiare
meglio e quali, invece, li mettono
più in difficoltà;
- gli allenatori, dal profilo emergente dalle risposte al questionario di ogni singolo atleta,
avrebbero la possibilità di personalizzare gli allenamenti, tenendo
anche in considerazione le convinzioni del proprio atleta di saper
padroneggiare le diverse attività
o azioni importanti nella pratica
sportiva, sia in allenamento che
in gara.
I questionari sono compilati da atleti agonisti (sia maschi che femmine con età superiore ai 14 anni)
praticanti gare in maniera costante
e continuativa durante l’anno.
I questionari si differenziano a seconda della specialità praticata
dall’atleta e sono raggruppati in 3
diverse batterie:
batteria per praticanti corse (comprende 100-200-400 metri piani,
100-110-400 hs, mezzofondo e
marcia);
- batteria per praticanti lanci (comprende lancio del peso, del giavellotto, del disco e del martello);
- batteria per praticanti salti (comprende salto in lungo, triplo, in alto, con l’asta).
Tutte le informazioni ricavate dai
questionari vengono trattate nel
massimo rispetto delle leggi sulla
privacy, e sono utilizzate solo a scopo di studio e di ricerca ed interamente analizzate in forma
aggregata.
La ricerca è stata condotta dall’Università degli Studi di Milano-
Bicocca, in collaborazione con il
Centro Studi & Ricerche. Sono state contattate numerose società di
atletica, che ringraziamo per aver
fornito la disponibilità di atleti e tecnici. Le società sono state coinvolte direttamente e in occasione delle
seguenti manifestazioni:
Trofeo della Liberazione, Modena
25 aprile 2009, Maratona del Piceno, Porto S.Giorgio 17 maggio
2009, Finale CdS su pista u.23, Viterbo 10-11 ottobre 2009. Si ringraziano anche le organizzazioni di
queste manifestazioni.
ELENCO SOCIETÀ DI
ATLETICA PARTECIPANTI
ALLA RICERCA
Abruzzo
A.S.D. Bruni pubblicità Atletica Vomano, Teramo
Atletica Gran Sasso, Teramo
U.S. Aterno Pescara, Pescara
Basilicata
Polisportiva Rocco Scotellaro Matera
S.S. “Podistica Bernaldese”, Matera
Bolzano
Athletic Club 96, Bolzano
Calabria
A.S.D. Nuova Artemide, Cosenza
G.S. Atletica Cosenza, Cosenza
Campania
Libertas Polisportiva Amatori Atletica Benevento
G.S. Fiamme Argento
Emilia Romagna
A.S.D. Calcestruzzi Corradini Excelsior Rubiera, Reggio Emilia
Atletica Estense, Ferrara
Atletica Imola Sacmi Avis, BolognaAtletica Lugo e Atletica Imola
Sacmi Avis
Atletica Piacenza, Piacenza
Atletica Ravenna, Ravenna
Casa Modena Atletica, Reggio Emilia
Cus Parma, Parma
atleticastudi 3-4/2011
123
Delta Atletica Sassuolo, Modena
G.S. Carabinieri
Podistica Cesenate, Forlì-Cesena
Polisportiva Sirio Nonantola, Modena
Reggio Event’s, Reggio Emilia
Self Atletica Montanari&Gruzza,
Reggio Emilia
Mollificio Modenese Cittadella
Friuli Venezia Giulia
A.S.D. Marathon U.O.E.I. Trieste,
Trieste
A.S.D. Polisportiva Triveneto Trieste, Trieste
Associazione Maratonina Udinese,
Udine
Atletica Alto Friuli, Udine
Atletica Brugnera Friul Intagli, Pordenone
Atletica Udinese Malignani, Udine
Cus Trieste, Trieste
Lazio
A.S. Roma CUS Atletica, Roma
A.S.D. Atletica Colleferro, Roma
A.S.D. Atletica Villa De Sanctis, Roma
A.S.D. Free Runners Lariano, Roma
A.S.D. Pegaso, Roma
ASD Atletica Alto Lazio Colavene, Viterbo
Asi Atletica Latina 80, Latina
Atletica Studentesca Reatina
CA.RI.RI., Rieti
C.S. Aeronautica Militare
C.S. Esercito
E-Servizi Atletica Futura Roma, Roma
Fashion Sporting Team, Roma
Fiamme Gialle G.Simoni, Roma
G.M.S. Subiaco, Roma
G.S. Arcobaleno, Roma
G.S. Esercito ‘Flight Runners’
G.S. Forestale
Gruppo Fondiaria SAI Atletica, Roma
Ostia Runners AVIS, Roma
Podistica dei fiori, Roma
Polisportiva Roma XIII, Roma
Running Club Futura, Roma
Liguria
Atletica spezia carispe, La Spezia
124
atleticastudi 3-4/2011
S.S. Trionfo Ligure, Genova
Lombardia
A.S.D. Atletica Brescia 1950, Brescia
A.S.D. Gruppo Alpinistico Vertovese, Bergamo
Atletica 100 Torri Pavia, Pavia
Atletica Bergamo 1959, Bergamo
Atletica Lecco Colombo Costruzioni, Lecco
Atletica Riccardi Milano, Milano
Atletica Saletti A.S.D., Nembro,
Bergamo
Atletica Sestese Femminile
Atletica Valle Brembana, Bergamo
Atletica Virtus Castenedolo, Brescia
Ginnastica Comense 1872, Como
Italgest Athletic Club, Milano
Medirun Cus Bergamo, Bergamo
Nuova Atletica Fanfulla Lodigiana
Pro Sesto Atletica, Milano
S.S. ABC Progetto Azzurri, Milano
Sporting Club Alzano Lombardo,
Bergamo
Marche
A.S.D. Atletica Maxicar Civitanova
Marche, Macerata
A.S.D. Montegiorgio, Fermo
ASD Atletica Fabriano, Ancona
Associazione Sportiva Atletica Jesi, Ancona
Atletica Avis Macerata, Macerata
Atletica Marche Ancona, Ancona
Atletica Montecassiano, Macerata
Atletica Monturanese, Ascoli Piceno
Podistica Amatori Tolentino A.S.D.,
Macerata
Podistica Valtenna, Ascoli Piceno
Sport Atletica Fermo, Fermo
Tecno Adriatletica Marche
Piemonte
Atletica Alessandria, Alessandria
Atletica Canavesana, Torino
Atletica Mizuno Piemonte
Atletica Vercelli 1978, Vercelli
AVIS Atletica Ivrea, Torino
CO-VER Sportiva Mapei A.S.D.,
Verbania
Puglia
A.D.P. Gravina Aelecti, Atletica Gravina in Puglia, Bari
A.S.D. Kankudai, Bari
A.S.D. Olimpia Club Molfetta, Bari
A.S.D. Podistica Carovigno, Brindisi
Altratletica Locorotondo
Amici del ciclo - sezione podismo,
Lecce
CUS Lecce
Sardegna
S.G. Amsicora, Cagliari
Sicilia
A.C.S.D. New Time Canicattì, Agrigento
A.P.B. Bagheria, Palermo
A.S.D. Agatocle Sciacca, Palermo
A.S.D. Milone, Siracusa
A.S.D. Palermo H.1330, Palermo
A.S.D. Universitas Palermo, PalermoASD Sport Club Catania
CUS Palermo, Palermo
Polisportiva Femminile Lib. Diana
Siracusa, Siracusa
Toscana
A.S.D. Atletica Castello, Firenze
Assi Giglio Rosso, Firenze
Atletica Firenze Marathon, Firenze
Atletica Grosseto Banca della Maremma, Grosseto
Atletica Vinci, Firenze
Società Atletica Massimo Pellegrini, Grosseto
Toscana Atletica Empoli Nissan
UISP Atletica Siena Terre Cablate,
Siena
Trento
G.S. Valsugana Trentino, Trento
Umbria
A.S. Athlon Bastia, Perugia
ASD Athletic Terni, Terni
CDP-T&RB Group, Perugia
G.S. Amleto Monti, Terni
Veneto
Associazione Sportiva Padova, PD
Atletica Bassano Running Store
A.S.D., Vicenza
Atletica Riviera del Brenta, Venezia
G.S. Fiamme Oro
Polisportiva Caprioli San Vito di Cadore, Belluno
FISIOLOGIA DELL’ESERCIZIO
IN ETÀ GIOVANILE
di Rowland Thomas W.
ISBN: 9788860281449
Pagine: 300
Anno edizione: 2011
Il testo introduce alle principali differenze fra l’apparato fisiologico dei
bambini e quello degli adulti analizzando in particolare i meccanismi
alla base di tali diversità legati alla
biochimica, alle differenze neuromuscolari, ai ritardi nella maturazione ormonale e sessuale. E’ stato
l’interesse nei confronti dell’esercizio fisico nei ragazzi che ha portato allo sviluppo di una intensa
ricerca, i cui risultati hanno evidenziato le peculiarità della fisiologia di
un adulto in divenire.
Agli occhi di un lettore alla ricerca
di certezze, i pochi, pochissimi
dogmi asseriti in questo libro per
precisa scelta dell’autore, sembreranno poco rassicuranti ma è solo
per correttezza scientifica che è
stato scelto un atteggiamento giustificato dalla parzialità delle attuali
conoscenze sulla fisiologia dell’esercizio in età pediatrica che rende lo studio della materia per certi
versi frustrante e per lo stesso motivo anche molto stimolante.
Uno strumento di lavoro inteso per
un pubblico ampio che comprende studenti, professionisti in campo medico, educatori e riabilitatori
fisici, professionisti della salute pubblica, scienziati e ricercatori in materia di esercizio fisico, per il mondo
dello sport tutto; fondamentale per
l’importanza come fonte di spunti
bibliografici e come libro di testo
per i corsi dedicati all’esercizio fisico in pediatria.
Questa seconda edizione americana, novità assoluta per l’Italia, è
particolarmente ricca nei questionari e nel glossario e ogni capitolo è preceduto da una esauriente
e chiarissima introduzione degli argomenti trattati. Di notevole rilievo
i nuovi importanti motivi di riflessione introdotti sul massimo consumo di ossigeno, sulla potenza
aerobica dei bambini e sul ruolo del
sistema nervoso centrale.
Per informazioni:
il sito della Calzetti-Mariucci
CAPITOLO 2 - ACCRESCIMENTO
ED ESERCIZIO FISICO
Influenza dei fattori di crescita sul
benessere fisico
Effetti dell’esercizio fisico sulla crescita
CAPITOLO 3 L’IMPATTO DELLA PUBERTA’
La fase della pubertà
L’espressione fisiologica e anatomica della maturazione sessuale
Gli effetti della pubertà sull’efficienza fisica
Influenza esercitata dall’attività fisica sulla maturazione sessuale
CAPITOLO 4 IL SISTEMA METABOLICO
Concetti base della fisiologia dell’esercizio fisico
Riserve di ATP in condizione di riposo
La glicolisi
Il metabolismo aerobico
Gli effetti dell’allenamento
I bambini sono dei “non-specialisti”
dal punto di vista metabolico?
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
Variazioni della curva di sviluppo
fisiologico
Fattori ontogenetici e filogenetici
Fattori determinanti dello sviluppo
fisiologico
Il principio dello sviluppo secondo
la teoria della simmorfosi
CAPITOLO 5 L’ATTIVITA’ AEROBICA
Lo sviluppo del VO2max
Esponenti ontogenetici per VO2max
Il VO2max (o VO2 di picco) è davvero
il VO2max? Fisiologia e Semantica
Il significato fisiologico dell’efficienza aerobica
Il VO2max è in relazione con lo sviluppo dell’efficienza sotto sforzo?
Cinetica del consumo di ossigeno
Relazione tra efficienza aerobica e
attività fisica
Differenze di genere nel VO2max
CAPITOLO 1 - L’IMPORTANZA
DELLE DIMENSIONI CORPOREE
Dimensioni e funzioni: lezioni dall’allometria
Adattare le variabili fisiologiche alle
dimensioni corporee
CAPITOLO 6 - RISPOSTE
DELL’APPARATO
CARDIOVASCOLARE ALL’ATTIVITA’ FISICA
Mettere in rapporto le variabili cardiache alle dimensioni corporee
INDICE
atleticastudi 3-4/2011
125
Risposte del sistema circolatorio all’attività fisica: principi di base
Risposte cardiovascolari ad un improvviso aumento progressivo dell’attività fisica
Esercizio fisico costante prolungato nel tempo
Dinamiche cardiache di recupero
Il fabbisogno energetico del miocardio
Ereditarietà delle dimensioni cardiache
L’esercizio isometrico (statico)
po: lo sprint
Soglia anaerobica della ventilazione
Potenza esplosiva: salto in alto
CAPITOLO 7 RISPOSTE VENTILATORIE
Variazioni delle componenti ventilatorie nel corso dello sviluppo
Meccanica Ventilatoria
Controllo della Ventilazione
Mantenimento dei normali livelli di
ossigeno nel sangue
Esercizio prolungato allo stato stazionario
CAPITOLO 11 - LE RISPOSTE
ALL’ALLENAMENTO
L’allenamento della forza
Allenabilità dell’efficienza fisica in
attività brevi e intense
Allenabilità aerobica
CAPITOLO 8 - RICHIESTA
ENERGETICA DELLA
LOCOMOZIONE CON
SPOSTAMENTO DI UN CARICO
Il significato dell’economia: il metodo allometrico è adeguato?
Frequenza del passo
Ipotesi del costo per la generazione della forza
Efficienza del passo e richiamo elastico
Efficienza muscolare
Co-contrazione muscolare
Differenze sessuali nell’economia
dell’esercizio
Corsa in salita e in discesa
Implicazioni per il fitness aerobico
CAPITOLO 9 - ATTIVITA’ BREVE
E INTENSA E FITNESS
ANAEROBICO
Fitness metabolico anaerobico
Fitness anaerobico in laboratorio:
il test Wingate al cicloergometro
Attività di breve durata sul cam-
126
atleticastudi 3-4/2011
CAPITOLO 10 LA FORZA MUSCOLARE
La teoria della dimensionalità e la
distribuzione allometrica
Sviluppo della forza muscolare
Fattori determinanti dello sviluppo
della forza muscolare
Spiegare i cambiamenti qualitativi
Danni muscolari
CAPITOLO 12 TERMOREGOLAZIONE
Variazioni legate alla maturazione
Intolleranza al caldo e all’esercizio
Bilancio idrico
CAPITOLO 13 - SISTEMA
NERVOSO CENTRALE E
FITNESS
FISIOLOGICO
Il CNS come “Regolatore”
Percezione dello stress da attività
fisica
Influenze del sistema nervoso autonomo
Controllo del CNS sull’attività fisica
GLOSSARIO
NOTE BIBLIOGRAFICHE
AUTORE
PESISTICA: SPORT PER TUTTI GLI
SPORT DI ANTONIO URSO
ISBN: 9788860282231
Pagine: 280
Anno edizione: 2011
Una caratteristica peculiare della pesistica è quella che, nonostante il passare del
tempo, è capace di ringiovanire, di non
lasciarsi rughe, ma al contrario, di sapersi adattare al tempo, alle esigenze dello
sport moderno e di ogni atleta che vuole sviluppare la propria forza. È uno sport
che
ha
dentro
la
“forza”.
Questo ringiovanimento è dato anche dal
fatto che conosce bene la storia dell’uomo e dello sport, è tra le più antiche discipline al mondo, ma, in particolare, è
capace di allenare ogni sport essendo
ancora oggi uno dei migliori sistemi conosciuti. Per tale ragione deve, inevitabilmente, mostrare freschezza ed appeal.
In questo volume, è stata trattata la
pesistica olimpica, ma non solo. Sono
stati presi in considerazione tutti gli strumenti per trasferire questo modello di allenamento ad altri sport: dalla corretta
tecnica di sollevamento, alla prevenzione
e correzione degli errori, così come, alla
distribuzione del carico e dell’intensità di
allenamento, prendendo in esame vari
modelli di prestazione sportiva, , consigliando per ognuno di loro il metodo di
allenamento.
Sono stati analizzati inoltre argomenti come la composizione corporea e l’influenza che la stessa ha sulla prestazione di
forza, la prevenzione dei traumi, così come, illustrati concetti di riabilitazione funzionale. L’allenamento della forza generale
e specifico di ogni sport, non può non
avere correlazione con il metodo di allenamento della pesistica, ne è convinta la
FIPE (Federazione Italiana Pesistica), il
suo staff tecnico e scientifico e la NSCAItalia; da tali convinzioni è nato questo volume destinato a tutti coloro i quali
operano nell’ambito dello sviluppo forza.
Per informazioni: il sito della Calzetti-Mariucci
INDICE
RINGRAZIAMENTI
PRESENTAZIONE
Capitolo 1 - DAL SOLLEVAMENTO
PESI ALLA PESISTICA MODERNA
Le origini del sollevamento pesi
Il 1800 un secolo determinante
L’evoluzione tecnico-stilistica nella pesistica
Il perché delle categorie
La pesistica femminile
Capitolo 2 - ANALISI BIOMECCANICA QUALITATIVA DELLA PESISTICA OLIMPICA
Mezzi e limiti
Modelli biomeccanici qualitativi degli esercizi olimpici
Considerazioni tecniche dal punto di vista della meccanica
Uno studio italiano
Capitolo 3 - LA TECNICA NELLA PESISTICA
Considerazioni generali
La traiettoria del bilanciere nello stacco e
nella tirata
La traiettoria nella spinta di slancio
Dinamica e cinematica dello strappo e
della girata di slancio Dinamica e cinematica della spinta di slancio
Capitolo 4 - L’UTILIZZAZIONE DEL
BILANCIERE
L’impugnatura
Il passo
Capitolo 5 - LA TIPOLOGIA DEGLI
ESERCIZI
Esercizi da gara: lo strappo
Lo slancio: girata
La spinta
Esercizi ausiliari per lo strappo
Esercizi ausiliari per lo slancio: esercizi per
la girata
Esercizi ausiliari per la spinta
Esercizi per lo sviluppo della forza specifica nello strappo
Esercizi per lo sviluppo della forza specifica nello slancio
Capitolo 6 - I PRINCIPALI
ERRORI TECNICI E LA LORO
CORREZIONE
Le condizioni che possono favorire gli
errori
Concetto d’errore
Causa degli errori nello strappo
Cause di errore nella girata
Cause di errore nella spinta
Analisi delle possibili cause dei movimenti
sbagliati
L’errore in competizione
Relazione tra prestazione ed errore
Capitolo 7 - LA TECNICA
E L’ALLENAMENTO
Concetti generali
Apprendimento della tecnica
Evoluzione dell’apprendimento
Principi didattici
I passi da seguire
Capitolo 8 - INSEGNAMENTO
DEGLI ESERCIZI OLIMPICI
Il metodo Druzhinin
Valutazione della tecnica sportiva
Capitolo 9 LA PIANIFICAZIONE
DELL’ALLENAMENTO NELLA
PESISTICA MODERNA
La programmazione
Concetto di allenamento
Struttura dell’allenamento
Indicazioni generali sulla distribuzione del
carico di allenamento
Pianificazione del volume del carico settimanale
Intensità del carico di allenamento
Distribuzione dei sollevamenti nelle differenti zone d’intensità
I limiti della periodizzazione classica nella pesistica
Ulteriori considerazioni
Capitolo 10 - GLI ESERCIZI FONDAMENTALI DELLA
PESISTICA E I PRINCIPALI GESTI
SPORTIVI
Concetto di similitudine biomeccanica tra
esercizi della pesistica e altri sport
Similitudini con i principali gesti sportivi
Il sollevamento pesi per gli altri sport
L’utilizzazione della pesistica nei vari sport
La pesistica adattata
Capitolo 11 - COMPOSIZIONE
CORPOREA NEL
SOLLEVAMENTO PESI
Dr. Massimiliano Febbi
Dr. Carmine Orlandi
Studio della composizione corporea
Modello tricompartimentale
Nostra esperienza condotta su atleti olimpici della nazionale italiana
Capitolo 12 - INFORTUNI
NELLA PESISTICA
Dr. Massimiliano Febbi
Dr. Stefano Spaccapanico
Introduzione
Patologie a carico del ginocchio
Patologie a carico del rachide lombare
Patologie a carico della spalla
Proposte di terapie nella patologia del pesista
BIBLIOGRAFIA
SDS - SCUOLA DELLO SPORT RIVISTA DI CULTURA
SPORTIVA ANNO XXX N. 91
Sommario
Alcuni scenari formativi
Marco Arpino
atleticastudi 3-4/2011
127
La formazione del sistema della
preparazione degli allenatori nei Paesi
dell’Unione europea
La professionalizzazione del settore
sportivo e la formazione dell’allenatore
Corrado Beccarini, Claudio Mantovani
Processi formativi nei diversi Paesi europei e il progetto Life Long Learning
per lo sport
La terza volta di Londra
Giovanni Esposito
A Londra 2012 vince la sostenibilità
TRAINER’S DIGEST
A cura di Mario Gulinelli
Prima va ucciso l’orso
Leggere l’avversario? possibilità e
limiti
Gerhard Lehmann
La capacità di riuscire a “leggere”
l’avversario: definizione, limiti e possibilità di sua formazione
Analisi biomeccanica del gioco delle
bocce
Daniela Longo, Francesco Lucertin,
Emanuele Lattanzi, Marino Serafini, Ario
Federici
Una analisi del movimento del gioco
delle bocce basata su tecniche optoelettroniche
Inserto: 45° anniversario della scuola dello sport
Intervista al Segretario Generale del
Coni dott. Raffaele Pagnozzi
Offerta formativa Scuola dello Sport
128
atleticastudi 3-4/2011
verso Londra 2012
Pubblicazioni consigliate
Indice di massa corporea e consumo
d’ossigeno nell’adolescenza
Mario Bellucci, Angelo Tulli, Carmelo
Bazzano, Avery D. Faigenbaum,
Valentina Cipriani, Michele Panzarino,
Rita Casella, Caterina Pesce
Relazione tra il rapporto staturo-ponderale e il massimo consumo di ossigeno in alunni dai 12 ai 14 anni
TRAINER’S DIGEST
A cura di Mario Gulinelli
Sovrappeso e obesità giovanili: quale attività fisica?
Agility
Gereon Berschin, Mario Hartmann
Importanza, allenamento e esame della
capacità di cambiare direzione nei giochi
sportivi: l’esempio del calcio
L’apprendimento della tecnica
calcistica
Stefano D’Ottavio
Istruzioni per l’uso: come rendere funzionale l’insegnamento
Commento giuridico
Marco Ferrante, Giuliana Conte, Marco
Arpino
Aspetti giuridici della lotta al doping
SDS - SCUOLA DELLO SPORT - RIVISTA DI CULTURA
SPORTIVA ANNO XXX N. 92
Sommario
Il libro bianco sullo sport
Marco Ferrante, Giuliana Conte, Marco
Arpino
Nuovi scenari e prospettive
Talento e tutor
Stefano Baldini
Una ricerca sul talento e il suo tutoraggio: l’esempio dell’atletica leggera
Una informazione ecologica ed efficace
Bruno Ruscello, Laura Pantanella, Gianluca Iaccarino, Stefano D’Ottavio
La conduzione tattica della gara: un aiuto all’allenatore dall’uso di Data Mining e
di video Match Analysis in real-time, nell’esempio dell’Hockey di livello internazionale femminile
Il cervello: un organo con il quale
pensiamo che pensiamo
Klaus Bartonietz
Prima parte: un panorama introduttivo
sullo stato della ricerca neurologica
Dai master all’allenamento per la salute
Renato Manno
Le modificazioni delle capacità di forza
nell’età avanzata e possibilità di allenarle
TRAINER’S DIGEST
A cura di Olga Yurchenko
La biomeccanica dell’affaticamento nella corsa
La capacità di carico nello sport giovanile
Gudrun Fröhner
Consigli medico-sportivi su come garantire la capacità di carico nello sport giovanile di alto livello. Decima parte: la
prevenzione nei giochi sportivi d’invasione – calcio, handball, hockey prato
TRAINER’S DIGEST
A cura di Mario Gulinelli
Intensità o volume?
I meccanismi lesionali della muscolatura flessoria dell’arto inferiore
Gian Nicola Bisciotti
Eziologia e prevenzione delle lesioni muscolari della muscolatura flessoria degli
arti inferiori
S/rubriche
ABSTRACT
L’allenamento della forza nell’età evolutiva. La
specificità femminile esempio degli arti inferiori
nelle donne
Renato Manno
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp.
Strength training in adolescents. The female
specificity: example of lower limbs in women
Renato Manno
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42,
pp.
L’articolo affronta il tema dell’allenamento della forza nei
giovanissimi. L’età evolutiva è infatti un’età di formazione che ha diverse fragilità, ma anche notevoli punti di
forza, fra cui una grande disponibilità a plasmarsi in funzione di ciò che si fa. Uno degli effetti più utili del lavoro
di forza è il rafforzamento dell’apparato locomotore (maggior contenuto di calcio e fosforo), tendini e legamenti,
oltre che dei muscoli. Queste caratteristiche hanno delle specificità che si evidenziano in modo particolare nelle ragazze. Quest’ultime infatti hanno delle caratteristiche
che sono tipiche delle donne non allenate, cioé una minore prontezza nella contrazione, che porta ad una minore protezione delle articolazioni in particolare
dell’articolazione del ginocchio con conseguente maggiore incidenza di infortuni.
Un incremento degli infortuni avviene proprio dopo la
maturazione sessuale, che però scende progressivamente con la preparazione dell’atleta. Per evitare tanti
incidenti, occorre accentuare l’allenamento della forza
nelle adolescenti, in particolare della pliometria in modo
progressivo, che sembra avere effetti, anche veloci, nella prevenzione degli incidenti al ginocchio in particolare
della rottura del crociato anteriore, diminuendo la violenza dell’impatto nell’atterraggio dopo un salto.
The paper deals with the topic of strength training
in very young people. The evolutive age is a formative
period, with a number of weak points, but also some
strong points, among them a great availability to
mould yourself based on what you are doing. One
of the most useful effects of strength training is the
strengthening of the locomotor system (greater
content in calcium and phosphor), of tendons and
ligaments, besides muscles. These characteristics
have some specificities, which are especially pointed
out in girls. Actually these latter show some features
typical of women, which are not trained, that is a less
readiness in the contraction, leading to a smaller joint
protection, in particular knee joint with consequent
greater incidence of injuries. An increase in injuries
happens just after the sexual maturation, but after it
progressively decreases along with athlete’s
preparation. To avoid so may injuries, it is necessary
to stress strength training in female adolescents,
especially using plyometric training in a gradual way,
which seems to have rapid effects on the prevention
of knee injuries, especially anterior cruciate rupture,
reducing the impact of landing in a jump.
Parole-chiave: ALLENAMENTO DELLA FORZA / GIOVANI / DONNE / ARTI INFERIORI.
Key-words: STRENGTH TRAINING /ADOLESCENT / GIRL /
WOMAN / KNEE//PREVENTION / PLYOMETRIC TRAINING / WOMAN
La gestione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive - Una ricerca sulle buone
prassi italiane: Maratona di Treviso, Pallacanestro Virtus Roma, Padova Calcio e Federazione
Motociclistica Italiana
Giovanni Esposito
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42,
pp.
The management of the social responsibility in
sports organizations - A research on Italian good
practices: Marathon of Treviso, Pallacanestro
Virtus Roma, Padova Calcio and Italian
Motorcycle Federation
Giovanni Esposito
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42,
pp.
atleticastudi 3-4/2011
129
130
La responsabilità sociale, il suo rapporto con lo sport e
gli strumenti più idonei per la sua gestione sono i temi
dell’articolo per verificare se esistono buone prassi nello sport italiano. Con il metodo dello studio di caso sono state analizzate quattro organizzazioni sportive
opportunamente scelte. I risultati confermano come la
responsabilità sociale rappresenti una grande opportunità di sviluppo per le organizzazioni sportive. Non
esistono processi di responsabilità sociale migliori di altri, ma solo risultati differenti raggiungibili attraverso percorsi che non sono uguali l’uno all’altro e che
propongono una diversa integrazione della responsabilità sociale nella gestione quotidiana dell’intera catena del valore. Il “valore” è la somma di quello che gli
stakeholder sono disposti ad offrire per ciò che l’organizzazione sportiva fornisce e che loro hanno percepito. Condivisione e promozione dei valori garantiscono
un valore di lungo periodo, con la componente economica, le dimensioni competitive ed agonistiche dello
sport oltre a quelle etiche, sociali ed ambientali.
The social responsibility, its relationship with sport
and the most appropriate instruments for its
management are the topics of the paper to verify
whether there are good practices in Italian sport.
With the method of the case study four sports
organizations, opportunely chosen, were analyzed.
The results confirm how the social responsibility
represents a great opportunity of development for
sports organizations. There are no processes of
social responsibility better than others, but only
different results reachable through different pathways,
proposing a different integration of the social
responsibility in the daily management of the whole
bond of values. The “value” is the sum of what the
stakeholders are willing to offer for what the sport
organization provides and what they perceived. The
sharing and the promotion of the values guarantee
a long-term value, with the economic component,
the competitive dimensions of sport, in addition to
the ethical, social and environmental ones.
Parole-chiave: SOCIOLOGIA DELLO SPORT / SOCIETA’ SPORTIVA / ORGANIZZAZIONE SPORTIVA
Key-words: SOCIOLOGY/
STAKEHOLDER/VALUE
Cinematica 3d della partenza dai blocchi: confronto tra generi. Il top level
Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp.
3D block start kinematics: gender comparison.
The top level
Simone Ciacci, Eleonora Tagliati, Franco Merni
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp.
In questa seconda parte del confronto tra generi nella partenza dai blocchi in atletica leggera (cfr 1^ parte AS 2010/4), viene analizzato il livello top mondiale.
In questa ricerca sono analizzati 4 atleti maschi e 4
femmine top class internazionali, acquisiti durante il
Golden Gala 2010. Per l’analisi tridimensionale si è utilizzato SIMI Motion System e si sono studiate le variabili cinematiche, angolari e temporali della posizione
sul “pronti” e dei primi 2 appoggi. Anche in questo caso, così come nell’analisi sviluppata nella prima parte
dell’articolo, i risultati mostrano una sostanziale standardizzazione del gesto nei 2 generi con una predilezione nelle donne a mantenere una posizione sui
blocchi più chiusa e compatta rispetto agli uomini. Le
poche differenze riscontrate sembrano collegarsi a fattori antropometrici o condizionali più che ad aspetti legati alla tecnica: questo ci porta ad affermare che nella
pratica da campo risulta importante soprattutto riporre l’attenzione su alcuni parametri basilari come l’apertura degli angoli articolari dell’arto posizionato sul
blocco posteriore durante il pronti e al via e l’inclina-
In this second part there is a comparison between
genders in world top level track and field block start
(1st part AS 2010/4). In this research 4 male and 4
female athletes, belonging to the international top class
were analyzed, through data acquired during Golden
Gala 2010. For the three-dimensional analysis SIMI
Motion System was used and kinematic, angular and
temporal variables of the “set” position and of the first
two steps were examined. Also in this case, as well
as in the analysis developed in the first part of the
paper, the results show a general standardization of
the action in the two genders with a particular trend
in women to keep a closer position on the starting
blocks in comparison to men. The scarce differences
seem to be connected to anthropometric or conditional
factors more than to technical aspects: this leads to
assert that in field practice it is particularly important
to focus some basic parameters such as the angles
of the limbs on the rear block during “set” and “go”
and the inclination of the trunk during the first steps.
In men this inclination is kept, trying to reduce the first
atleticastudi 3-4/2011
SPORT
/
CLUB / ASSOCIATION /
zione del busto durante i primi appoggi. Nell’uomo
questa inclinazione viene mantenuta cercando di tagliare i primissimi passi in uscita dai blocchi, mentre
nella donna è possibile sfruttare maggiormente i range articolari di anca e ginocchio degli arti in appoggio.
E’ interessante notare come l’inclinazione del busto
all’uscita dai blocchi sia molto simile in tutti gli atleti e
che i 2 atleti (1 per genere) che commettono un errore tecnico su questo parametro, siano quelli che presenteranno il risultato finale peggiore, mostrando così
come il sistema utilizzato possa tornare utile anche
nell’evidenziare errori tecnici individuali.
steps from the blocks, while in women it is possible
to exploit more joint range of hip and knee of the limbs
in support. It is interesting to notice how the inclination
of trunk, in the first steps, is very similar in all the
athletes and that the two athletes (one for each gender)
making a technical mistake as to this parameter, are
the ones, showing the worse final result, testifying,
thus, how the used system can be useful also in
pointing out individual technical mistakes.
Parole-chiave: BIOMECCANICA / ANALISI CINEMATICA / VELOCITA’ / PARTENZE / TOP LEVEL / GOLDEN GALA
Key-words: KINEMATIC ANALYSIS /
SPRINTING / ELITE ATHLETE / BLOCK
BIOMECHANICS
START
/
/
GENDER
DIFFERENCE
Tasso di abbandono fra i lanciatori finalisti dei
campionati mondiali juniores
Guerriero Aristide, Comotto Stefania, Bonato Matteo,
La Torre Antonio, Piacentini Maria Francesca.
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42,
pp.
Drop-out rate among throwers finalists at the
Junior World Chamionships
Guerriero Aristide, Comotto Stefania, Bonato Matteo,
La Torre Antonio, Piacentini Maria Francesca.
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42,
pp.
Scopo dello studio è stato quello di indagare il fenomeno del drop-out nelle specialità dei lanci nell’atletica leggera. Sono stati monitorati quali e quanti atleti
finalisti delle quattro edizioni dei campionati del mondo juniores dal 2002 al 2008 siano riusciti a rimanere
nella top-10 del ranking mondiale assoluto fino al 2010.
Sono stati presi in considerazione i 10 finalisti delle
specialità dei lanci divisi per genere che hanno partecipato ai mondiali juniores nelle edizioni di Kingston
2002, Grosseto 2004, Beijing 2008 e Bydygoszcz
2008. Tramite un calcolatore elettronico e il programma di Excel per l’elaborazione dei dati è stata monitorata l’età e la posizione nel ranking mondiale assoluto
a partire dall’anno del mondiale fino al 2010. Per dropout è stata considerata l’assenza dell’atleta nella graduatoria internazionale assoluta per due anni
successivi. Di tutti gli atleti presi in considerazione verranno presentati i risultati relativi ai tassi di drop-out
suddivisi per mondiale juniores. Questi poi verranno
distinti per genere e specialità. In generale si assiste
ad un incremento del tasso di abbandono nella specialità in cui il passaggio da una categoria a quella successiva comporta un aumento significativo del peso
dell’attrezzo, rendendo gli adattamenti riguardanti sia
gli aspetti condizionali che coordinativi difficili ad attuare.
The purpose of the study was of investigating the
phenomenon of drop-out in track and field throwing
events. The number of the finalists of the last four
editions of Junior World Championships from 2002 to
2008 was monitored, identifying which of them were
able to remain in the top-10 of the absolute world
ranking until 2010.
10 finalists of the throwing events, divided according
to the gender, participating to the Junior World
Championships of Kingston 2002, Grosseto 2004,
Beijing 2008 and Bydygoszcz 2008, were taken into
account. Using a computer and Excel software for
data processing, age and absolute world ranking were
calculated from the year of the world championship
until 2010. Drop-out was considered as the absence
of the athlete in the absolute international ranking for
the next two years. The results, related to the dropout rates for each world championships for the all
athletes considered, are presented, distinguishing
gender and event. In general there is a drop-out rate
in the disciplines, where the transition from a category
to the next one involves a significant increase in the
weight of the tool, making it difficult realizing the
adaptations both in the conditioning and coordination
aspects.
atleticastudi 3-4/2011
131
Parole-chiave: ATLETICA LEGGERA / LANCIATORI / CATEGORIA JUNIORES / DROP-OUT
Key-words: THROWING EVENT / JUNIOR / DROP-OUT / ELITE
ATHLETE / WORLD CHAMPIONSHIP / STATISTICS
La resistenza lattacida del 4000ista
Filippo Di Mulo
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp.
Lactacid endurance of 400 m. runner.
Filippo Di Mulo
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp.
L‘articolo descrive la preparazione di Claudio Licciardello effettuata nell’anno delle Olimpiadi di Pechino.
La preparazione viene descritta fedelmente e rappresenta tutto il lavoro fatto nell’anno olimpico. Inoltre nell’articolo viene descritta, in sintesi, una nuova idea di
metodologia per lo sviluppo della resistenza specifica
per il 400ista. Per la metodologia, è diversa dal passato dove progressivamente le serie di ripetizioni venivano abbandonate per lasciare spazio alle sole prove
ripetute con recuperi sempre più lunghi, in questo caso vengono mantenute e anzi estremizzate: la metodologia prevede recuperi sempre più corti e intensità
non elevate ma rapportate alla velocità di crociera presunta o meglio auspicata. Le serie di ripetizioni vengono organizzate nel seguente modo: sommare
400mt. con prove in coppia es. 100+300; 150+250;
200+200; 250+150; 300+100 con micro pause sempre più corte e macro pause sempre più lunghe, la
somma dei tempi deve progressivamente raggiungere la velocità di gara per poi superarla.
The paper accurately describes Claudio Licciardello’s
preparation, carried out in the year of Beijing Olympic
Games, illustrating the whole work performed in that year. In addition a new idea of training method for the specific endurance of 400 meter runner is synthetically
explained. This methodology is different from the past,
when the series of repetitions were progressively dropped to give more space to the distance run with longer
and longer pauses. In this new method they are kept
and rather leaded to the extremes: the methodology
provides shorter and shorter pauses, but not very high
intensities, which are correlated to the speed presumed
or better wished during the competition. The series of
repetitions are organized in the following way to get to
the total of 400mt., with two single distances run in pair
for ex. 100+300; 150+250; 200+200; 250+150;
300+100 with shorter and shorter micro-pauses and
longer and longer macro-pauses, the sum of the laps
has to reach progressively the speed wished during the
competition, and then also it overcomes it.
/ CORSA M. 400 /
/ PERIODIZZAZIONE / METODOLOGIA / LIC-
CIARDELLO
Key-words: endurance/ lactate /400 m./ design / periodization / method / licciardello, C./training/training
load/ SPECIFICITY OF TRAINING/
Dall’attività giovanile all’alta prestazione quale
allenamento?
Angelo Zamperin
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42, pp.
From youth activity to high level performance:
what training?
Angelo Zamperin
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp.
L’articolo affronta il tema del rapporto tra attività giovanile e raggiungimento dei risultati di alta prestazione, in riferimento alla specialità del salto in alto. Per
comprendere quali sono i principali fattori determinanti
nella piena realizzazione del talento, l’autore indica, in
generale, i seguenti: il consolidamento strutturale, la
capacità di carico e quindi l’impegno psico-fisico. In
funzione di ciò vengono trattati i temi riguardanti l’allenamento: l’organizzazione delle sedute di allenamento, la periodizzazione dell’allenamento, il
riscaldamento, riferiti al salto in alto di alto livello.
Parole-chiave: TALENTO / SALTO IN ALTO / PROGRAMMAZIONE / PERIODIZZAZIONE / PRESTAZIONE
The paper deals with the relationship between youth
activity and the attainment of high level performance
referred to high jump. To understand the main factors,
determining the complete fulfilment of the talent, the
author indicates, in general, the following aspects:
structural strengthening, load capacity and thus the
psycho-physical commitment. According to these
aspects, the topics concerning training are addressed:
the organization of weekly training sessions, training
periodization, warm-up for high level high jump
Parole-chiave:
RESISTENZA LATTACIDA
PROGRAMMAZIONE
132
atleticastudi 3-4/2011
Key-words: APTITUDE /HIGH JUMP /
/ PERIODIZATION / WARM-UP
ATHLETE
PROGRAM
/
ELITE
Interdisciplinarietà del mezzofondista: pianificazione cross, pista, strada e montagna.
Silvano Danzi
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42,
pp.
Middle distance runners’ interdisciplinary
approach: planning cross-country, track, road
and mountain running.
Silvano Danzi
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42, pp.
L’autore tratta il tema della multidisciplinarietà nella formazione del giovane mezzofondista. E’ fondamentale impegnare l’atleta nelle varie specialità: cross, pista,
strada, montagna. Ciascuna delle diverse specialità
ha vantaggi dal punto di vista della preparazione. A tale scopo l’autore descrive i vari elementi della preparazione: lo sviluppo della tecnica e della forza, le qualità
fisiologiche e psicologiche.
The author deals with the topic of interdisciplinary
approach in training young middle distance runners.
It is of primary importance to make the athlete try the
different events: cross-country, track, road, mountain
running. Each different event present advantages from
the point of view of preparation. To this purpose the
author describes a variety of elements in the
preparation: technique and strength development,
physiological and psychological qualities.
Parole-chiave: CORSE DI MEZZOFONDO / CROSS / CORSA
/ GIOVANI
Key-words: MIDDLE DISTANCE RUNNING / CROSS-COUNTRY
RUNNING / MOUNTAIN RUNNING /ADOLESCENT
IN MONTAGNA
Cicli fondamentali e speciali nella preparazione
del mezzofondista veloce evoluto: alcune precisazioni su programmazione e periodizzazione.
Gianni Ghidini
Atletica Studi n. 3/4, luglio-dicembre 2011, anno 42,
pp.
L’articolo affronta il tema della programmazione e della periodizzazione dell’allenamento per i mezzofondisti dei metri 800 e 1500. Per entrambe le specialità
vengono descritti i programmi di allenamento divisi secondo i vari periodi, con la descrizione dei metodi e
dei mezzi. Il testo è integrato da tabelle riguardanti i
vari microcicli di allenamento, con l’indicazione dei diversi obiettivi di allenamento.
Parole-chiave: CORSE
/ MICROCICLI
DIZZAZIONE
DI MEZZOFONDO VELOCE
/
PERIO-
Main and special cycles in middle distance
runners’ training (800m. and 1500m): some
specifications on planning and periodization.
Gianni Ghidini
Atletica Studi no. 3/4, July-December 2011, year 42,
pp.
The paper deals with the topic of planning and
periodization of middle distance runners’ training for
800 m. and 1500 m.. For both disciplines training
programs are illustrated, distinguishing them according
to the different periods and describing methods and
means. The publication is completed with tables
regarding the various training microcycles, indicating
the different training goals.
Key-words: MIDDLE DISTANCE RUNNINIG / 800 M. / 1500
/ PERIODIZATION / MICROCYCLE
M.
atleticastudi 3-4/2011
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134
atleticastudi 3-4/2011